Intervista a Vincenzo Spampinato

Rime tempestose

di William Molducci

 

Vincenzo Spampinato è presente sulla scena artistica sin dagli anni settanta in qualità di autore, musicista ed interprete, cultore di discipline quali danza (ha alle spalle anni di studio di mimo), teatro e ogni forma artistica, che gli possa creare stimoli ed interesse.

Partecipa al Festivalbar 1978 con il brano E' sera, ottenendo il primo grande successo, negli anni seguenti seguiranno brani quali Battiuncolpo Maria, Voglio un angelo, L, Napoleone, I separati, L'amore nuovo, Milano dei miracoli e decine di altri successi. Tra la fine degli anni '70 e la prima metà degli anni '80 ha realizzato tre album: Vincenzo Spampinato, Dolce e amaro e Rime Tempestose, quest'ultimo pubblicato sotto lo pseudonimo di Pietro Pan.

Contemporaneamente alla sua carriera di cantante lavora come autore per numerosi artisti quali Viola Valentino, Riccardo Fogli, Patrizia Bulgari, Fausto Leali, Irene Fargo e Milva.Tra le tante canzoni citiamo Torna a sorridere, Sulla buona strada (Sanremo 1985) e Per Lucia (Eurofestival 1983), portate al successo da Riccardo Fogli, Sola ed Arriva, Arriva (Sanremo 1983), eseguite da Viola Valentino, inoltre, insieme a Maurizio Fabrizio, ha scritto la sigla degli spot televisivi del settimanale Sorrisi e canzoni.

Gli anni novanta

Nel 1989, dopo alcuni anni di silenzio, pubblica il disco Dolce amnesia dell’elefante, un album intimo ed introspettivo, completato da due brani in dialetto siciliano, che le case discografiche precedenti gli avevano impedito di incidere. L'autore gioca con l'antinomia del titolo (la contrapposizione della parola dolce con amnesia, soprattutto perché riferita all'elefante, simbolo di buona memoria), proponendo testi che si possono leggere come capitoli di un romanzo, musicati con melodie mediterranee. Nel disco è inserito anche il brano Per Lucia, portato al successo da Riccardo Fogli. Come dichiarato anche nella nostra intervista, Spampinato tiene molto a questo brano e gli piace credere che, nel suo piccolo, abbia contribuito ad abbattere il muro di Berlino. La canzone narra di un amore berlinese, reso impossibile dagli steccati ideologici della guerra fredda: “... oltre il muro che cosa c'è, trattieni il fiato e poi salta verso me, i colpi di fucile sono oramai lontani, apriremo il cielo con le mani”.

Nel 1990 esce Antico suono degli dei (altro titolo atipico), realizzato con la collaborazione di Tony Carbone dei Denovo ed Alfio Antico, cantante e musicista, tra i maggiori interpreti

della tammorra (strumento musicale a percussione). Gli arrangiamenti sono sviluppati grazie al largo utilizzo di strumenti quali zampogne, mandolino, cornamusa, arpa celtica, oltre agli archi scritti e diretti da Massimo di Vecchio e la presenza dell'Orchestra sinfonica Nova Amadeus di Roma. Questo è il disco della nostalgia e dell'amore perduto, che risente ancora nei testi dell'introspezione intimista dell'album precedente, ma che in una sorta di contrapposizione musicale, propone ritmi ed arrangiamenti brillanti ed allegri.

Durante alcune tappe del Cantagiro 1991, Vincenzo ha eseguito il brano Antico suono degli dei insieme ai Matia Bazar.

Nel 1992, esce il disco che forse lo rappresenta al meglio: L’amore nuovo, il cosiddetto “disco della rinascita”, dove il filo conduttore è rappresentato dalla speranza (individuale e sociale). L'album è arricchito dalla presenza di Lucio Dalla nel brano Bella e il mare (“stavo cercando un tenore che interpretasse il mare e Lucio si propose...”) e da Franco Battiato in L’amore nuovo. La playlist comprende canzoni quali C'è di mezzo il mare, un brano pieno di riferimenti alla cronaca, dove viene descritta la Sicilia dei misteri, con riferimenti anche alla strage di Ustica. Il brano, nato da un moto di sofferenza, rabbia e ribellione, si apre con un coro alpino che canta: “... lassù sulle montagne libero vola il falcone”, con chiari riferimenti alle figure di Libero Grassi e Giovanni Falcone. Segnaliamo anche I separati:”... e ricordarsi di comprare il pane e ricordarsi di dimenticare...” (anche in questo caso notiamo un riferimento all'amnesia come perdita di memoria temporanea e quindi oblio necessario per lenire il dolore), così come suggerito nel titolo del suo disco del 1989)

Judas del 1995 è l'album considerato della protesta, della rivolta e della rivendicazione. In Judas l'impronta musicale etnica è meno marcata, la struttura della canzoni è più essenziale, in linea con i temi trattati. La lista dei brani propone dieci perle, tra queste: Napoleone, Campanellina, La tarantella di Socrate, Il portiere, il suggeritore... gli altri e Il passo dell'elefante.

Vincenzo e il terzo millennio

Nel 2000 esce Kòkalos.3 disco di canzoni vecchie e nuove interamente in lingua siciliana, definito dall'autore come il suo “disco del cuore”. Il titolo misterioso omaggia Kòkalos l'antico re dei Sicani, mentre il tre viene utilizzato in quanto numero ciclico e misterioso.

Nel 2006 è stata pubblicata la raccolta Ri-Vintage, che contiene numerose canzoni inedite e versioni dei vecchi successi in versione mai pubblicata, il suo autore la definisce “Analogicantologia”, consigliata per chi vuole iniziare a conoscere questo grande artista.

Nel 2012 Vincenzo pubblica il suo ultimo CD intitolato “Muddichedda muddichedda”, che prende il titolo dal brano vincitore dell'undicesima edizione del Festival della nuova canzone siciliana. L'album propone brani in lingua siciliana, di cui metà inediti e l'altra metà provenienti da Kòkalos.3, queste ultime debitamente rimasterizzate. Nella track list è presente anche Aspittammu u ventu (già inserita in Kòkalos.3), eseguita con l'Orchestra dei Rondò Veneziano diretti da Giampiero Reverberi.

 

 

L'intervista

“Venditore di nuvole” è il titolo dello spettacolo che da tre anni stai portando in giro per l'Italia, dove tra citazioni, filmati, aneddoti e racconti inediti, proponi il tuo vasto repertorio, in una sorta di percorso artistico ed umano. Vuoi parlarci di questo spettacolo?

Ognuno di noi è (se vuole) “il venditore di nuvole o sogni”. Una vendita metaforica, dove si chiede soltanto di sognare in compagnia, in un Paese dove ormai tutti si credono creatori

o padroni dei sogni degli altri. L’idea nasce dall’esigenza di presentarsi in maniera semplice e sincera al pubblico, che a parer mio è stanco dell’arroganza che si vede in giro e nei media.

Un musicista che vende nuvole e sogni ha ancora la possibilità di farsi apprezzare in una società sempre più chiusa ed egoista? Su quali leve deve agire?

Credo che ogni essere umano, dunque anche noi suonatori, viva sempre in bilico sulla bilancia della qualità o quantità. Io spero sempre, di divertire gli ascoltatori con intelligenza. Non per fare il saputello, ma semplicemente perché la gente non è così stupida come ci vogliono far credere i reality.

Hai iniziato la tua carriera negli anni '70, partecipando, tra gli altri, anche al tour “Primo concerto” insieme a Vasco Rossi, Marco Ferradini, Alberto Fortis e Renzo Zenobi. Praticamente avete esordito insieme. Vuoi raccontarci di quell'esperienza e delle vostre speranze di allora?

Eravamo molto giovani e affamati di successo, è stata un’esperienza unica ed irripetibile, che comunque ad ognuno di noi ha tracciato la via che dovevamo e volevamo seguire.

Hai vissuto l'epoca dei festival e delle rassegne canore, oggi sempre più spesso trasformate in format televisivi, cosa ti manca di quel modo di fare conoscere la propria musica?

Era ovvio che i media si modificassero, ma francamente pensare che la Musica non avrebbe avuto più spazi in TV era impensabile. Credo che quello che manca a noi musicisti, manca sicuramente anche al pubblico.

Internet, dove tu sei presente con Facebook e sito ufficiale, è uno strumento di comunicazione che elimina ogni tipo di filtro, cosa ti ha portato l'avere un rapporto

 iretto con i tuoi fan?

Io non ho mai avuto né filtri né barriere con gli ascoltatori. Ho sempre avuto un rapporto leale e diretto. Non sono come certi colleghi, che trincerati nelle loro puerili torri d’orgoglio, hanno dimenticato che esistono, perché la gente li fa esistere.

Hai scritto brani importanti per cantanti quali Riccardo Fogli, Viola Valentino, Fausto Leali, Milva, Beans, Irene Fargo e Patrizia Bulgari. Il donare una canzone è senza dubbio un gesto di generosità e di amore, cosa provi ad ascoltare la tua musica e le tue parole interpretate dagli altri?

Una grandissima gioia! Oggi si potrebbe spiegare o paragonare, come quando condividono su Facebook una foto o un tuo pensiero!

Uno dei tuoi brani più conosciuti è Per Lucia, interpretato da Riccardo Fogli e portato all'Eurofestival nel 1983. Cosa ha rappresentato per te questa canzone e come mai hai scelto di inciderla nove anni dopo in La dolce amnesia dell'elefante?

Per Lucia è stato il primo colpo di “piccone” sul muro di Berlino. Nonostante fosse ancora lontana l’ipotesi del crollo di quella vergogna di cemento e mattoni, ho voluto credere che

 senza retorica) l’Amore non si ferma davanti a niente. Ho voluto cantarla perché appartiene profondamente al mio vissuto musicale.

Nel 1987 il tuo brano Il mio grande papà si classificato secondo allo Zecchino d'oro, quale è stata la genesi di quella canzone?

Visto che ero ormai grande per parteciparvi come cantante, non avendo altra scelta… beh diciamo la verità: l’ho scritta per mio figlio e per dirla come Gianni Rodari, un po’ anche per i figli degli altri.

Lucio Dalla, Franco Battiato, due incontri importanti culminati con la loro partecipazione a L'amore nuovo, l'album della rinascita ...

Ci è dato sempre di rinascere…in musica naturalmente. Ricordi la celeberrima song dei Beatles With a little help from my friends? Due cari Amici, mi hanno dato un piccolo grande

aiuto.

Hai detto che le canzoni una volta create camminano con le loro gambe, ma cosa si prova quando le si incontra all'improvviso?

Forse un effetto Dorian Grey. Non so perché, ma credo che le canzoni non invecchiano… sono immortali.

Sino a qualche anno fa era normale entrare in una rivendita di dischi ed interagire con altre persone. Cosa abbiamo guadagnato e cosa si è perso in cambio di un download da iTunes?

Anche la Musica risponde ai sensi, a tutti i sensi : manca il tatto… col disco avevi sempre qualcosa di tangibile. Sarò un nostalgico ma mi manca tantissimo il vinile.

Hai vinto l'11 edizione del Festival della nuova canzone siciliana, con il brano che porta il titolo del tuo ultimo CD "Muddichedda muddichedda". Tu hai spesso alternato canzoni in dialetto siciliano a quelle in italiano, qual è la motivazione che giustifica la scelta di una o dell'altra lingua?

Quando ho paura, nostalgia, insomma sentimenti decisamente più forti, ho bisogno di parlare e cantare nella mia lingua: il Siciliano!

Uno dei tuoi dischi più difficili da reperire è sempre stato Judas, vuoi parlarcene ora che finalmente è rintracciabile su Internet?

Judas ha avuto una genesi difficoltosa (in quel periodo la DDD veniva venduta alla BMG, senza che noi artisti ne fossimo a conoscenza) è stato un disco travagliato ma intenso. Io lo considero uno dei più belli che sono riuscito a scrivere.

Ri-vintage è una tua antologia pubblicata nel 2006, con numerosi inediti, che ha il vantaggio di essere tuttora facilmente rintracciabile nei negozi on-line, la ritieni un

buon punto di partenza per chi vuole conoscerti?

Solo il live fa conoscere a fondo un artista. Lì sei con la guardia abbassata, sei sulla fune, sei il clown che cerca l’applauso nel circo della Musica… Fellini docet!

Hai appena ultimato il tour estivo, quali progetti hai all'orizzonte?

Un nuovo disco e diversi tour all’estero, anche se mi piacerebbe portare in tutti i piccoli teatri italiani “Venditore di Nuvole”, ma purtroppo l’Italia manageriale e televisiva, dà spazio

sempre ai soliti raccomandati.

 

Testo Copyright © by William Molducci

Fotografie Copyright © by Vincenzo Spampinato

http://www.italoamericano.com/story/2014-4-16/Spampinato#.U2h7yVft24I

 

 

70 ma non li dimostra-no” Astorina e Spampinato tra la gente di Zafferana

foto-servizio di Enzo Stroscio | 02/08/2013        

Esilarante e musicalmente ‘nostro’ il Concerto-Cabaret di Vincenzo Spampinato e Gino Astorina all’Arena di Zafferana Etnea (Catania) per Etna in Scena 2013

 

Il falò è acceso. I famosi e mitici successi degli anni ’70, rivisitati e corretti con la voce del cantautore siciliano Vincenzo Spampinato e le gag del cabarettista del Gatto Blu, Gino Astorina. Tutto riecheggia in una caldo-fresca serata etnea nell’anfiteatro di Zafferana Etnea, con la voce e con il suono delle chitarre di Spampinato e con i monologhi di Astorina, una coppia per certi aspetti inedita, scritturata dagli eventi storici per raccontare in modo originale, da musical-cabaret, usi e costumi degli anni ’70.

Tutto in chiave emozionale-poetica e musicale condita da tantissime risate, con due semplici testimoni delle nostre esperienze e del nostro vissuto nel quale, in molti, durante lo spettacolo ci siamo specchiati, partecipando agli stimoli lanciati nell’area da Astorina, accompagnando con il coro-canto le melodie storiche recitate ed interpretate dallo splendido cantore che è Spampinato. E allora Baglioni, Battisti, Procol Harum, Rokes, Equipe 84, per poi passare, con foto-filmati, ai Beatles di Abbey Road (in chiave siculo-etnea), tutto in salsa comica ma musicalmente perfetta.

Bellissima nel bis (simpaticamente Gino-indotto) la ever-green versione della Tarantella di Socrate, brano scritto e musicato dallo stesso Spampinato.

Buono l’audio, meno il complesso luci, specie quando i due protagonisti si muovevano nell’antipalco.

 L’acustica Guild di Spampinato ed il Fender Rhodes 88 di Astorina hanno fatto cantare tutto il teatro, interagendo con il pubblico, con gli odori e i sapori di quegli anni ’70, descritti possibili e nello stesso tempo difficili, uscendo dai canoni del ‘tutto facile fratello’ per entrare in quello del ‘Pisellone’ (Peace and Love), ovvero l’arte dell’arrangiarsi.

 E prendendosi in giro, attraverso i ricordi, le esperienze e i trucchetti per ‘l’acchiappo’ la serata è diventata davvero unica e ‘incredibile’ per un amarcord che ha lasciato tutti gli ospiti dell’anfiteatro contenti e soddisfatti ...e dato il momento che attraversiamo non è poco, e perlomeno ci rinfranchiamo nell’arte del ‘nostro’ ricordo!

 

 

 

PREVENDITA : tel 095 604177 Teatro "Turi Ferro" Via Galatea 92 Acireale  INGRESSO 10 euro

Eccolo lo spettacolo di Vincenzo Spampinato, che pur essendo da solo sul palcoscenico (con le basi e la chitarra), riesce a riempirlo tutto. Si presenta al pubblico entrando dalla sala cantando “Over the rainbow” e duettando virtualmente con la grande Judy Garland, nel filmato originale degli anni quaranta del Mago di Oz. Comincia così il nuovissimo show di Vincenzo, il sogno, mentre le luci disegnano un bellissimo arcobaleno. Un singolare concerto internazionale, dove il cantautore, con la sua verve, la sua ironia e la grande esperienza artistica, regalerà non solo le sue più belle canzoni, ma anche le più belle songs d’amore di tutti i tempi. Un viaggio ora introspettivo, ora open, dove il raccontare l’amore (in italiano e in inglese) è un mix di emozioni, per arrivare al cuore del pubblico, emozionandolo e divertendolo con intelligenza. Ascolteremo le sue poetiche canzoni e qualche successo di grandi star internazionali con citazioni, video e un’immensa fantasia. Vincenzo racconterà in musica, in una veste simpatica e originale...tutto l’amore del mondo! Lo spettacolo si articola oltre che con le canzoni, con gags, qualche effetto a sorpresa e di magia; un helzapoppin di arte e intrattenimento, un caleidoscopio di suoni e visioni, insomma uno concerto intrigante e per certi versi unico nel suo genere.

 

 

 

...e se invece di parlar di crisi ballassimo l'hully gully? Canteremo e balleremo i mitici anni 60-70-80-90

 

Cari Amici, in una sera piovosa ci siamo ritrovati a casa di amici in montagna, davanti al fuoco che "caliava" le castagne e il rosso dell'Etna, nettare degli dei, che colorava le nostre guance, come tarocchi di Palagonia!
Una vecchia chitarra orfana del Mi cantino, ci guardava silenziosa, ammiccando e facendoci la corte. Impossibile resistere e così improvvisamente,
come capelli di rame, le sue corde cominciarono a vibrare nelle nostre mani, tornando indietro nel tempo che fu delle canzoni di quando eravamo picciriddi (bambini per gli Amici del Nord).
I Beatles, Battisti, Modugno, i Giganti, la Pavone, I Rokes e Nicola di Bari, che ho risentito qualche giorno fa, in procinto di partire per il Sudamerica. A dire il vero ho risentito anche il mitico Shel Shapiro dei Rokes! Sta bene il "gigante" di Sarà una bella società!
Ogni canzone apriva una porta della nostra memoria. I primi pantaloni a "zampa", il cappello alla Lennon, gli stivaletti alla Beatles, le camice a fiori...il BEAT.
Le poesie di Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti. Così miei carissimi, un lampo e ho pensato di fare degli spettacoli al Giardino Club di Capomulini, con quelle favolose canzoni d'amore e di protesta. Un tuffo all'indietro, nelle antiche onde della vita, nuotando a dorso nei ricordi yè yè.
Se vi fa piacere venitemi a trovare (per adesso comincio dalla Sicilia, dal Giardino Club, poi si vedrà) perchè queste canzoni vanno cantate e ballate insieme...che ne dite?
Dice il saggio...contro la crisi...ballate l'hully gully!

 Buona strada a tutti...anzi buon HULLY GULLY a tutti noi. 

 

Vincenzo Spampinato

 

SI COMINCIA VENERDI 5 Novembre
INFO: Il Giardino Club Via Nissoria, 9 - CAPO MULINI Fraz. di Acireale (CT)
Tel./Fax +39 095 7672285
PARCHEGGIO PRIVATO

 

16 luglio 2010 ore 21:00 al Cortile Platamone per la Rassegna del Teatro Stabile

"VENDITORE DI NUVOLE " il nuovo Concerto di VINCENZO SPAMPINATO

 

Venditore di Nuvole è un singolare concerto con arrangiamenti curatissimi, che Spampinato con la sua verve, la sua ironia e la sua grande esperienza artistica porterà in giro nei Teatri di tutta la Sicilia in prima uscita e in secondo tempo in tutto il territorio nazionale.
Accompagnato da "La Piccola Orchestra del Sole" un ensemble di cinque professori d'orchestra, Vincenzo, vincitore in maggio dell'undicesimo Festival della Nuova Canzone Siciliana, con la canzone "Muddichedda muddichedda", presenterà i suoi successi in una veste completamente inedita. Un percorso che parte dalla sua affermazione al Festival Bar 1978 fino ad arrivare alle nuove canzoni di un cd di prossima pubblicazione. Citazioni, video e foto di numerose apparizioni televisive nazionali e internazionali dove Spampinato è stato ospite, un excursus di trent'anni di discografia italiana con aneddoti e storie mai rivelate, faranno da cornice alla musica, alla canzone d'autore, in un tributo d'emozioni, sorrisi e nostalgiche incursioni nel repertorio italiano presente e passato.

 

10 euro PREVENDITA BOX-OFFICE CATANIA

 

www.lengi.com

www.vincenzospampinato.it

Canale Ufficiale Youtube

 

Intervista a Vincenzo Spampinato

Sei nato a Catania nel ‘53. Com’era la città in quegli anni?

Com’era la città negli anni ‘50? Ero così piccolo che non me la ricordo, ovviamente, ma crescendo, piano piano, mi sono trovato in una città bella, in bianco e nero, con quel barocco giusto e poetico. 

Man mano poi, ovviamente, sul basolato di lava non c’erano più poche macchine, ma tantissime macchine.

Noi si cresceva nel quartiere, il Borgo, un quartiere tranquillo, popolare, giocando dei giochi molto antichi, con i sassi, con i legni, facendo il bagno nella fontana, rincorrendoci.  Erano questi i nostri giochi, era questo il mio mondo. 

Sei nato cantautore o lo sei diventato negli anni?

Io sono nato secondo me con la musica e poi, senza nessuna prosopopea, per la musica.

Lo so che può sembrare scontato, retorico, ma mi calmavo solamente quando sentivo la musica, mi diceva mia mamma, per cui evidentemente quest’arte entrava dentro di me piano piano e non mi mollava. Ecco, questo, sicuramente.

Nel ‘69 incidi con i Rovers l’album “Sono le otto/Nei tuoi sogni”. Che ricordo hai di quell’esperienza?

La prima volta che sono entrato in sala di registrazione con i Rovers, questa questa sala, con tutti questi le,  lucine, sembrava veramente la sala da dove partono le astronavi,i razzi, e sembrava una base americana, come andare sulla luna. Ricordo questa grande emozione, questa grande paura, anche di cimentarmi in delle cose che poi sarebbero rimaste. Però bella, una bella avventura. 

Credo che quella sia stata proprio una cosa che mi ha formato, forgiato, assolutamente.

Nel ‘70 partecipate sempre con i Rovers al Festival d’avanguardia Palermo Pop, organizzato da Joe Napoli, dove suonano anche Aretha Franklin, Brian Auger e Arthur Brown. Com’è stato confrontarsi con artisti di questo calibro?

Quando abbiamo fatto Palermo Pop ‘70, ti devo dire con molto orgoglio, che era l’unica Woodstockstock europea, per cui noi siciliani, che l’avevamo in casa, siamo partiti da Catania con una macchina scalcinata, siamo arrivati allo stadio della Favorita, e ci siamo visti questo po’ po’ di artisti: Aretha Franklin, Brian Auger…

Era veramente il gotha della musica mondiale! Quindi è stata un’esperienza bella, irripetibile. 

E poi è stata anche unica…Beh, ti devo dire che, senza nessuna presunzione, ci sentivamo gasatissimi, come direbbero oggi i ragazzi, carichi ci sentivamo. Ci sentivamo, ci sentivamo anche importanti, pensa un po’…

Nel ‘76 firmi, a soli 23 anni, il tuo primo contratto discografico da solista con la CGD (Messaggierie Musicali). Cos’hai provato in quel momento?

Nel ‘76 i Beans, nella figura, nella persona affettuosa, di Tony Ranno, mi fecero conoscere Gianni Bella, grande artista nostro, e Gianni mi portò in CGD: il mio primo contratto. Veramente lì non si scherzava più, lì si cominciavano a fare i dischi, quelli rotondi col buco in mezzo. Bellissimo, bellissimo, un’esperienza fantastica. Tanti musicisti, mi ricordo la mia prima orchestra. C’erano 32/40 elementi e molti venivano dalla scala. Un’esperienza incredibile sentire suonare questi professori che di solito suonavano la musica classica, sinfonica, ed invece in quella fattispecie suonavano la musica pop, la mia musica.

Quindi bello, una grande esperienza. Sarò per sempre grato a Gianni Bella ed ai Beans. 

Anni fa hai dedicato una canzone molto toccante a Pippo Pernacchia, storico personaggio catanese. Senti anche tu la mancanza in città di personaggi come lui oggi?

Quando c’era questa città che io definivo in bianco e nero, c’erano questi personaggi, semplici. Pippo era un bonaccione, Pippo Pernacchio. Si guadagnava da vivere, si diceva, si raccontava, facendo appunto pernacchie, ed era molto, molto, sui generis. 

Un semplice ma dal cuore d’oro e dalla grande sensibilità ed intelligenza.

L’averlo conosciuto per me è stato un grande privilegio. 

E poi, quando il cielo lo ha chiamato, quando l’ho saputo, ero in via Etnea e salendo verso casa già nasceva la canzone, perché non sapevo come esternare la mia tristezza per questa grossa dipartita.

 Secondo Platone “La musica è per l’anima quello che la ginnastica è per il corpo”. Quanto è stata importante la musica per la tua anima?

Per me Tolstoj è quello che ha centrato più di tutti la questione. Lui definiva la musica la più sensuale delle arti, e quando una cosa ti acchiappa i sensi, te li rapisce, quando ti prende le emozioni, quando ti commuove, quando ti diverte, quando ti fa ballare, quando ti fa piangere, quando ti fa ridere, beh  quello è il cerchio assoluto, la figura perfetta della tua anima. 

Quindi viva la musica, per sempre!

Fonte: https://livesicilia.it/

 

 

 

 

 

 

 

 

«In questi momenti non si trovano mai le parole- commenta a caldo il cantautore etneo - però la gioia è tanta, perché dopo tantissimi anni di musica mi sembra un sogno ricevere un premio così prestigioso proprio nella mia Sicilia». Sotto quei capelli bianchi e scapigliati si nascondono anni di esperienza, una carriera musicale lunghissima fatta di soddisfazioni, ma anche di tante amarezze. Lui, che comincia sempre i suoi spettacoli dal vivo mostrando le ciminiere del petrolchimico di Gela, ama la sua Sicilia in modo viscerale. La racconta, la canta e la spiega come pochi, talmente legato alla sua Isola che quando è cominciata la crisi a Termini Imerese ha venduto la sua auto Fiat in segno di solidarietà nei confronti degli operai in cassa integrazione.
«Vorrei parlare sempre di una Sicilia vincente, non vittimistica e non gattopardiana. Nonna Lucia diceva sempre: muddichedda muddichedda tutto si può aggiustare! Da qui lo slogan per una nuova speranza, un nuovo sogno mediterraneo o per dirla come nei miei concerti L'Utopia del Triangolo, dove prima o poi, l'Isola conquistata conquisterà tutti, diventando caput mundi della cultura e del turismo. Io ci credo».
Spampinato non è mai stato personaggio. Sul palco si emoziona come un bambino davanti a un premio o di fronte a un applauso sincero. E' trasparente e quel suo essere vanesio, che spesso lo messo sulla punta del naso del pubblico, sembra essere svanito con l'età e con la saggezza.
DAL FESTIVAL ALL'ALBUM. Il brano vincitore dell'XI Festival della nuova canzone siciliana di Antenna Sicilia, Muddichedda muddichedda, dà il titolo al suo nuovo album interamente in dialetto che sarà presentato mercoledì prossimo al Polo Tattile multimediale di Catania con il progetto Canzoni al buio - piccolo concerto di sensi, e che conterrà 14 brani sanguigni, di sole e ombra, sale della sua amata "Madreterra". «Il luogo non è stato scelto a caso, l'intento è quello di vivere e sentire i pezzi in modo diverso, non soffermandosi sulle apparenze. La musica - spiega - è per antonomasia l'arte cieca, nel senso nobilissimo dell'accezione: un'arte che illumina anche chi è costretto a fare a meno di quel preziosissimo elemento che è la luce».
Spampinato ha infatti concepito la presentazione del cd in una sala opportunamente oscurata, dove i vedenti si troveranno nelle stesse condizioni ambientali dei non vedenti. Tutti accomunati dalle identiche sensazioni, pubblico e musicisti, per guardarsi con l'anima e nell'anima. Nel disco trovano posto un omaggio al poeta Renzino Barbera e Sarva la pezza, presentata nel '93 al Premio Tenco, la struggente Veni cca, la sua prima canzone in siciliano, scritta nel 1978 e pubblicata solo nel 1988 per insormontabili ostacoli della sua casa discografica di allora, che non accettò il dialetto. Rimanendo fedele alla sua «musica concreta» (fatta di suoni della natura e rumori, intrecciati con le melodie e le armonie) nell'album troveranno spazio anche tracce sperimentali e un brano eseguito con l'Orchestra dei Rondò Veneziano.
La canzone Muddichedda muddichedda farà anche parte della compilation del Festival che, nelle prossime settimane, sarà in vendita in edicola con il nostro quotidiano.
la pagina PDF de La Sicilia

La Sicilia, Sabato 29 Maggio 2010 - Luca Ciliberti

 

 

 

 

Musicista, cantautore atipico e originale, mai “personaggio”: perché Vincenzo Spampinato, che da sempre ha privilegiato l’essenza, è persona di cuore e talento nel panorama della musica d’autore italiana.
Con l’arrivo della bella stagione, esce “Muddichedda muddichedda”, il suo nuovo CD interamente in lingua siciliana, che prende il titolo dal brano che ha trionfato all’XI Festival della nuova Canzone Siciliana. Un itinerario umano e civile, quello tracciato ancora una volta dall’artista catanese in questa sua ultima fatica discografica: quattordici canzoni sanguigne, di sole e ombra, sale della sua amata “Madreterra” , per la quale ha scritto l'Inno Regionale.
Un album tutto da “sentire”, “Muddichedda muddichedda”, che propone suggestive pagine musicali e poetiche, metà totalmente inedite, metà provenienti dal CD Kokalos.3, ma rimasterizzate e rinvigorite tecnicamente. “Manu granni”, nata da una splendida poesia del compianto poeta palermitano Renzino Barbera, grande amico di Vincenzo. “Sarva la pezza”, presentata nel ’93 al Premio Tenco, suscitando una standing ovation del grande Domenico Modugno: un vero canto di battaglia con esplicito riferimento alla vicenda Fiat di Termini Imerese, aggiornato nel testo rispetto alla prima stesura (“Chiuristi a vita a Termini Imeresi, ti scurdasti tuttu u sangu ca ti resi…” .
E ancora la struggente “Veni cca”, la sua prima canzone in siciliano, scritta nel 1978, una preghiera che ancora oggi, col nuovo arrangiamento, fa venire i brividi. “Quannu nasci lu Signuruzzu”, messaggio natalizio di pace, in una cornice siciliana del secolo scorso, che rievoca l’antica
“nuvena”, i “nanareddi” e i mandarini sugli altari. “Chista è la Terra”, esempio di “musica concreta” sulle orme di Cage, Schaeffer, Henry (Tape-music), in cui la voce di Vulcano tuona sul mare “campionato” della Riviera dei Ciclopi.
Un disco emozionante, con tutto il calore e il colore del Mediterraneo, dove trovano posto anche classici come “Vitti ‘na crozza” e “Vui durmiti ancora”, passando per “Jè a Terra mia” (divenuto ormai l’inno di Acireale), “Pippu Pirnacchiu” (dedicato a un dolcissimo personaggio catanese), l’ironica “Chi nni sai”, la toccante “Ci ni voli tempu”, la brevissima ma esaustiva “Vacci lisciu”, “Aspittamu u ventu” eseguita con l'Orchestra dei Rondò Veneziano.


Che dire di più...Vincenzo e la sua chitarra vi aspettano!

 

 

 

Muddichedda muddichedda

 

Che bedda a Terra mia quannu agghiorna

supra la sciara pari 'na Maronna

cu li capiddi ca ci chiovunu a racina

unni la tocchi sona comu 'na cianciana

ma la pulitica la riddussi a la ruvina

ma idda è sempre additta

e pari 'na riggina.

 

Che bedda a Terra mia quannu chiovi

Speriamu ca a Missina nesci u suli

e me matruzza m'assittava nto pisolu

ravanti a conca arricamava u so linzolu

e nta Girmania ni trattavunu che peri

semu i patruni no non semu i cammareri.

 

Leru leru leru leru la…

Muddichedda muddichedda

t'aia ratu la me vita…leru leru leru leru

 la…Muddichedda muddichedda.

 

Che bedda a Terra mia quannu canta

la po vasari picchì è terra santa

è 'n vinu anticu ca fa sangu e alligria

comu 'n tuppetturu la testa ti furria

ma rimmi comu si ni po' parrari mali

ri sti tri ghita ri pararisu ammensu o mari.

 

Leru leru leru leru

 la…Muddichedda muddichedda

t'aia ratu la me vita…leru leru leru leru

 la…Muddichedda muddichedda.

 

Che bedda a Terra mia quannu scura

macari a genti tinta s'innamura

supra i canceddi abbrancicati i gessumini

co Signuruzzu adduma comu e lampadini

e su sta Terra la vulissumu canciari

iu sugnu prontu ca me vuci e co me cori.

 

Leru leru leru leru la…

Muddichedda muddichedda

 

 

 

 

Give me Five…dammi il 5…di Febbraio!

Ogni anno ti aspetto tra il “merloso” freddo e il verde sugar delle “olivette”. Difficile non tornare bambini, con le carte colorate dei “bomboloni”, sbucciate già dagli occhi.
Sono lì, dalla Calata della Marina fino alla Salita di Sangiuliano, fermo a guardarti con tutte le mie speranze ormai adulte e i miei sogni da sempre…per sempre fanciulli.
Eravamo quasi
vicini quest’anno…quasi accanto, ma ELEPHANTOWN è una città che spesso non riconosce i propri Figli, che non sente le grida di aiuto e di dolore, una città senza lavoro e senza pietà, una città bruciata dal “silenzio” più che dalla lava!
Comunque lo sai che nonostante tutto c’ero…ci sono…ci sarò, pronto a tendere le mie corde vocali urlando, bucando il vento di febbraio:
TUTTI DEVOTI TUTTI.
Vincenzo.

 

 

BIOGRAFIA

Nato a Catania nel 1953, fin da giovanissimo Vincenzo Spampinato studia musica e suona in diversi gruppi, spaziando dal rock al pop sperimentale, fusion e world music. E' di quegli anni la sua partecipazione, appena sedicenne, al raduno internazionale Palermo pop ’70, (prima e unica "woodstock" europea) con il gruppo del fratello I ROVERS.

Presente sulla scena artistica degli anni ’70, ’80 e ’90 come interprete della canzone d’autore, con le più prestigiose case discografiche.

Nel 1978 è secondo al FestivalBar, nel 1979 vince il premio come miglior paroliere, molteplici le sue tournée in tutti i maggiori teatri e palasport italiani.

Singolari i due tour con Vasco Rossi, Fortis, Ferradini ('Primo concerto' 1979) e con i New Trolls (1981).

Nel 1991 canta in coppia con i Matia Bazar al Cantagiro, con la canzone "Antico suono degli dei".

Non solo musicista, Spampinato s’interessa, come cultore della danza (alle spalle scuole di mimo, drammatizzazione, dizione, fonazione, creatività pubblicitaria) del teatro e d’ogni forma artistica.

E’ anche Ispettore Onorario dei Beni Culturali. Sulle orme di Schaeffer, Henry, Cage, da tempo percorre le strade sperimentali della Musica Concreta.

Come compositore ha prodotto brani (milioni di dischi al suo attivo) che sono stati interpretati, tra gli altri, da Fausto Leali, Irene Fargo, Milva, Viola Valentino, Riccardo Fogli. Diversi i successi per Viola Valentino tra cui "Sola" e "Arriva Arriva" (Sanremo 1983). Suoi anche molti successi di Riccardo Fogli tra cui "Sulla buona strada" (Sanremo 1985) e "Per Lucia" (Eurofestival 1983).

Curioso un secondo posto allo Zecchino d’oro del 1987 come autore della canzone "Il mio grande papà". Versatile autore di colonne sonore per film, spot pubblicitari, sigleTV, danza, teatro, alta moda… tra le tante: Premio Regia Televisiva (RAI Uno Teatro Ariston anni 90); 'Di penna e di spada' (sceneggiato su Nino Martoglio per RaiTre); Sorrisi, inno per lo spot del settimanale TV sorrisi e canzoni (primo posto nelle classifiche di vendita nel 1984); 'Delito sull'autostrada', film di Sergio Corbucci con Tomas Milian.

Nella sua carriera anche successi all’estero. Nei primi anni ’80, in Spagna, il cantante Gonzalo interpreta "Mujer de un dia", successivamente nei paesi del Sud America, Sebastian Casanova porta al successo la versione spagnola di "Innamorati di me" con la quale Spampinato ha partecipato al FestivalBar del 1981.

Ma il successo più clamoroso lo ottiene con "Quiero un angel" in Venezuela, dove la cantante Kiara resta in vetta alla classifica per mesi e mesi.

Nel 2001, Patrizia Bulgari esce in Grecia con "La tarantella di Socrate", un Cd con varie canzoni di Vincenzo. Altre sue canzoni vengono tradotte in Africa e in Cina.

La Bastogi editrice ha pubblicato, "Lettere mai spedite", la sua biografia.

Ha collaborato con i Rondò Veneziano, diretti da Giampiero Reverberi, grande arrangiatore del mitico Lucio Battisti. Con loro ha realizzato parte di "Kokalos.3", un Cd interamente in lingua siciliana amalgamando la world mediterranea con le preziose armonie della singolare orchestra, un’unione che ha rispolverato l’antico amore di Spampinato per la musica classica. "Kokalos.3" è stato presentato con successo al Midem di Cannes nel 2000.

Da anni è il Direttore Artistico della Rassegna musicale "Le Ciminiere" di Catania, ma soprattutto da quando è nato è sempre stato un uomo semplice, da sempre interessato ai diritti civili, affabile e contrario ad ogni forma di divismo. Insomma, una persona per bene. 

 

 

Questa la biografia ufficiale. 

Io aggiungo che Vincenzo è un uomo davvero speciale, un'anima pura che sa cogliere ancor oggi i momenti più emozionanti della vita trasformandoli in note sul pentagramma. 

In questo spietato mondo dello spettacolo, manovrato da mezzi di informazione che travolgono molti artisti (compresi quelli che non volevano mai inchinarsi) in un buco nero di reality, suonerie per cellulari, spot televisivi e dubbie apparizioni televisive, lui è rimasto uno dei pochi artisti rimasti attaccati in modo schietto e sincero a questo ruolo, un artista con la A maiuscola.

Innamorato da sempre del proprio mestiere, Spampinato è un po' il menestrello della città di Catania, la sua città alla quale è molto legato. Nel corso della sua carriera si è sempre impegnato in iniziative umanitarie usando come strumento la sua musica. Guccini diceva "Non ho mai detto che a canzoni si fa fan rivoluzioni". Certo, rivoluzioni no (anche se Dylan c'era quasi riuscito), ma se la sua chitarra può servire anche a sfamare qualcuno oltre che a deliziarlo, ben vengano le sue opere. 

La biografia citata all'inizio si conclude così: "insomma, una persona per bene". 

Io aggiungerei: ".... e un vero signore!".

 

E' con immenso piacere che dedico questo spazio a un mio grande amico.

(Mimmo Rapisarda)

 

 

 

DISCOGRAFIA

 

 

Si mette in mostra al Festivalbar 1978 con È sera. Il brano è contenuto anche nel suo primo LP Vincenzo Spampinato, dello stesso anno, prodotto da Roberto Danè e distribuito dalla Wea Italiana. Incide un secondo album di discreto successo, Dolce e amaro, successivamente con lo pseudonimo di Peter Pan fa uscire Rime tempestose, disco semplice e piacevole con arrangiamenti molto curati. Contemporaneamente lavora come autore per Viola Valentino, Riccardo Fogli, Fausto Leali, Irene Fargo, Milva. Dopo alcuni anni finalmente, nel 1989, una nuova uscita: Dolce amnesia dell’elefante che contiene canzoni scorrevoli con molta melodia, tipicamente mediterranea, e due ispirate canzoni in siciliano, Veni ‘cca e Iè a terra mia. L'anno successivo è la volta di Antico suono degli dei in cui collabora Alfio Antico, esperto di musica etnica. Notevole l’impiego di zampogne, mandolino, cornamusa, arpa celtica e un’intera orchestra di archi. Molti i brani in evidenza.  Negli anni '90 altri due Lp: Judas del 1995 - che contiene canzoni dalla struttura essenziale in cui è meno marcata l’impronta etnica - e Il raccolto del 1997. Nel 2000 esce Kokalos.3 disco interamente in lingua siciliana in cui amalgama la world mediterranea con le preziose armonie del Rondò Veneziano, che collabora in alcuni brani. Nel 2002 I diritti dell’uomo (e una canzone d’amore) opera a sfondo sociale dedicata al tema della violazione dei diritti dell’uomo, realizzato con il patrocinio dell’Intergruppo parlamentare per i diritti umani e civili dell’ARS. Nel disco c’è spazio per una sola canzone d’amore, Bella don’t cry. Una parte dei ricavati della vendita è stata devoluta alla Federazione Internazionale dei Diritti dell’uomo della Sicilia e all’Associazione Telefono Arcobaleno. La Bastogi editrice ha pubblicato "Lettere mai spedite", la sua biografia.

 

 

Progetto assolutamente innovativo LA ROCCIA è il prodotto dell’esperienza pluridecennale di Raffaele Guerra e dell’ Associazione Compagnia Nazionale Italiana Danza Classica 80 che,sotto l’egida dell’E. T. I.- Ente Teatrale Italiano- intende visitare i maggiori palcoscenici italiani con una tournèe che chiuderà la sua prima fase a metà dicembre 2004, per proseguire poi dalla primavera per tutta l’estate e affrontare la sua conclusione nell’autunno 2005.

A conferma dell’intento divulgativo attraverso la danza e le arti sceniche in genere, la produzione proporrà per ciascuna delle tappe del tour un duplice appuntamento ovvero quello serale legato al debutto e riservato ad un pubblico adulto e un secondo appuntamento in matinèe per gli studenti spesso preceduto da un incontro con l’autore o il regista.

 

 

 

 

 

Metafora dei vizi capitali, condanna della stoltezza umana e della durezza dei cuori davanti alle emozioni LA ROCCIA racconterà storie di pietra al passo di danza di dieci solisti, guidati nei movimenti coreografici da Alessandra Delle Monache e da Giuseppe Carbone in un percorso composto da sei principali quadri: la "Danza delle Scarpe" in cui si sottintende l’esistenziale quesito su cosa sia giusto o ingiusto; "Giorzia" che per nulla impietosito dal misero aspetto di un uomo gli negò il pane e perciò da questi, rivelatosi essere Dio in persona, venne tramutato in pietra; "Il Bivacco" luogo di raduno per Atlante, Polifemo e Sisifo accumunati dalle loro eterne condanne; "Andromeda" che per la vanità della madre Cassiopea fu ancorata ad una roccia e poi liberata da Perseo; "Defile" pietra contro pietra – pietra con pietra – pietra su pietra ; "Orlando Ritrovato" ovvero la fuga da una follia fatta di monotonia, di assuefazione al quotidiano, di visione piatta del proprio ambiente e l’improvvisa rinascita nella voglia di ricrearsi.

Spettacolo di danza,di musica e di prosa LA ROCCIA ha per interpreti Stefania Graziosi e Gianluigi Fogacci relativamente "Roccia" e "Giorno" diretti da Alessio Pizzech, che li accompagnerà nell’antico dialogo tra l’uomo e la propria origine, nel corso del quale la narrazione delle storie di pietra permetterà di giungere nel più profondo dell’ anima in un luogo di sicura rinascita: le storie raccontate, quasi una finestra aperta sul ricordo di una civiltà antica, si pongono come tappe di un viaggio scomodo per l’uomo contemporaneo ma necessarie per il procedere di una nuova umanità.In questo viaggio Roccia tocca il dolore della contemporaneità, viaggia nel tempo della storia umana e pone al centro l’epocale scontro tra il Bene ed il Male.

E’ proprio in questa logica di incontro/scontro che lo spettacolo ipotizza la rinascita di una nuova luce per l’uomo ed è di questa luce che Roccia diviene portatrice: una nuova luce che sia la strada per uscire dal buio di una notte che Giorno, come spesso ognuno di noi, sta attraversando.

 

 

 

Nel 1992, esce il disco che forse lo rappresenta al meglio: L’amore nuovo. Nel 1993 il disco vince il Premio Tenco.

Oltre alla presenza di importanti collaborazioni è un disco che, insieme a pochi altri,  porterei tranquillamente con me su un'isola deserta o nel caso di catastrofe planetaria. E se dovesse accadere questo, al momento dell'atterraggio su un altro pianeta lo farei ascoltare agli alieni dicendo loro: "vedete, questa qui si chiama ...musica".

L'album è incastonato da perle: la prima è Bella il mare, dove Spampinato gioca con le note e le armonie fino a  costringere il mare a far sentire veramente la sua voce. Il mare, incoraggiato dalle tonalità da tenore che gli presta  Lucio Dalla, canta davvero. Ed è come se fosse costretto a farlo, come se la sua ugola fosse stata stanata, catturata,  tirata fuori. Il finale è la liberazione di un ritrovato cantante (che nemmeno sapeva di esserlo) con travolgenti risacche musicali simili a onde di Libeccio che tornano indietro e poi si infrangono sugli scogli. Sentire la voce del mare, lo garantisco, mette i brividi.

L'amore nuovo, che dà il titolo all'album, è una bellissima ballata cantata in duetto con un eccellente Franco Battiato. Consiglio, a chi si diletta con la chitarra, di provare ad azzeccare il tempo giusto per suonare insieme ai musicisti del pezzo. Se si riesce a farlo e ad entrare nella carreggiata dell'autostrada, si innesca dentro di noi qualcosa di travolgente che ti spinge a  suonare, a cantare, a  muoverti rimanendo stregato dal bellissimo ritmo di questa canzone. Se riusciremo a farlo, questa canzone ci trascinerà in qualcosa che ci fa sognare,  che non puoi scordare,  che ci intreccia come funi, che  riempie queste mani, che ti entra nelle ossa... per poi riprendere follemente la sua corsa.

Velenoso riso è un geniale (ed erotico) scherzo con una particolare strumentazione acustica composta da  flauto, tammorra e con un finale da festa paesana (sempre acustico) suonato dal corpo bandistico V. Bellini Monterosso Almo. Le altre perle che meritano almeno un ascolto sono Milano dei miracoli, C'è di mezzo il mare, E la luna si fermò.

Primosole è lo splendido bambino di questa carovana. E' un quadro 18x18, un piccolo acquerello dipinto in musica da un pittore seduto su un marciapiedi di Via Etnea, nei pressi di Savia. Ma il Brancati della situazione, stavolta, si chiama Vincenzo Spampinato.

(Mimmo Rapisarda) 

 

 

 in esclusiva per questo sito

 

I testi delle canzoni e alcune chicche fotografiche scattate durante la registrazione del disco.

 

Fu che ritornarono i capelloni qui a Elephantwon

e fu che la montagna scese fino al mare

sopra lo stivale spuntò il sole

il profeta diventò più spiritoso

e le mani si cercarono

e le voci si unirono e l’amore,

sì, l’amore diventò … nuovo.

 

 

QUANDO VERRA' IL 3000

Quando verrà il 3000 amore, chissà noi dove mai saremo,

se c'è una vita oltre questa vita, soltanto allore forse lo sapremo,

in quale modo andranno poi vestiti, sarà sparita ogni malattia,

e i fiumi e gli alberi li vedremo soltanto in video o in fotografia.

E quali cose strane mangeranno, su quali fantamacchine andranno in giro,

se gli extraterrestri un giorno arriveranno

e anche con loro poi si accoppieranno.

Se il campionato ancora ci sarà e quale musica si ascolterà,

se i delinquenti li spediranno a calci e sputi nell'aldilà.

Se un altro Cristo tornerà con l'orecchino e il chiodo nero,

sopra una moto luccicante farà un concerto a San Siro.

Se tutti i porci dimagriranno, non sporcheranno più la terra

e quei bastardi se ne andranno da un'altra parte a far la guerra.

Quando sarà il 3000 amore chissà come rinasceremo,

con quale nome ci volteremo e quale faccia nuova indosseremo,

se andremo ancora dai commercialisti,

se ci daranno i consigli per gli acquisti,

se avremo l'allegria in ogni stanza e la vita sarà una lunga vacanza.

 

 

Ernesto Vitolo dei "Napoli Centrale" con un vero

 Hammond C3, prima del "solo" in  "Quando verrà il 3000"

 

MILANO DEI MIRACOLI

E' stagione di sciacalli della lupa ladra, anime alternate dentro l'aria avvelenata,

o mia bella madunina derubata violentata, senti il ritmo dell'autunno scalzo come avanza.

Tutti dentro il ballo ma la musica non cambia, siamo nubi di passaggio con un

cielo da riempire.

Se qualcuno si spostasse si vedrebbe il sole a Milano, Milano,

E’ tempo di darci una mano. Milano,

 Milano, è tempo di darci una mano.

E' che il nostro grande amore è lontano un treno,

 è che noi più ci abbracciamo più ci allontaniamo. 

Siamo muri di cartone.

"Forza Etna" è da scordare, se si aprisse una breccia entrerebbe il sole a...Milano, Milano, è tempo di darci una mano.

Milano, Milano, è tempo di darci una mano.

Ah la lava come lava, ah la lava come lava. Ah la lava come lava.

A mafia n'astuta u suli, a mafia n'astuta u suli e non ci su paroli,

nè santi di priari. La mafia ci spegne il sole, la mafia ci spegne il sole e noi cosa facciamo e noi cosa facciamo?

(coro di bambini) La mafia ci spegne il sole e noi lo riaccendiamo

 

 

 

.Luciano Torani , fonico anche di De Gregori  (sua la produzione

de "La Donna Cannone") e il grande Vincenzino Mancuso.

 

I SEPARATI

I separati sono stelle cadute dentro il fondo di un bicchiere,

sono angeli con le ali al muro, li vedi svegli ma sanno sognare.

Mele mature con un morso solo, sulla tavola del mondo,

chissà chi le finirà di mangiare quando al destino chiederanno il

conto.

I separati davanti alle scuole con i cuccioli d'aspettare e ricordarsi di

comprare il pane e ricordarsi di dimenticare.

Con una mano sanno accarezzare e con l'altra sanno pugnalare,

anno una radio che gli ammazza i pensieri e da una vita un libro da finire.

E vanno, e gli anni se ne vanno, ma dove come e quando ci si guadagna il tempo ricominciando.

E vanno, e gli altri se ne vanno, di come gira il mondo per chi si è perso amando.

Ma i separati sono stelle cadute dentro il fondo di un bicchiere,

se nella vita il treno è già passato, si volta pagina punto e accapo.

BELLA E IL MARE

Bella era nata fra stelle silenziose,

lungo la strada che rotolava giù per la mattina,

e sotto i suoi capelli conchiglie mai accese da qualche mano buona.

E la sua bocca rossa sembrava la porta dell'inferno,

invece era il Paradiso, soltanto che era chiusa sbarrata dall'interno,

di notte sulla spiaggia l'orecchio sulla sabbia, piangendo.

E il mare, il mare, non chiama e non risponde,

quante volte con un sasso hai rotto le sue onde.

E il mare, il mare, sia maledetto il mare,

uove le sue labbra eppure non si fa sentire.

Bella certa gente è più sorda di te,

la verità è una bugia mai scoperta,

qui nessuno ha niente da dire e se potessi e se tu volessi

come Zorba io ti farei danzare.

E il mare, il mare, non chiama e non risponde,

quante volte con un sasso hai rotto le sue onde.

E il mare, il mare, sia maledetto il mare.

Ed una sera chiara chiara, come in fondo al sole,

raccolse un'onda con le sue mani a bicchiere,

bevendola d'un fiato il mare scese al suo cuore.

Fino a farsi sentire.

 

 

Dalla che ha appena finito

di cantare in Bella e il Mare

 

 

 

C'E' DI MEZZO IL MARE

Noi di terra abbiamo solo queste mani per scavare tra la gente,

corvi bianchi sul triangolo del sole, matematica, tangente.

Per un miglio di ignoranza ci allontanano

dal tempio, Nostradamus lo aveva detto in tempo;

sopra Ustica il gabbiano fu abbattuto dal silenzio,

la risposta, amore mio, sta nel vento.

C'è di mezzo il mare, c'è di mezzo il mare

per incontrarci in questa vita.

Dalla chiesa suggerivano il perdono, i martelli e le bandiere,

ma Gerusalemme ancora non è stata liberata

ed Orlando scopre i pupi con la spada,

questa terra prima era una bella cartolina,

guarda i mandorli armati già in collina.

Com'è difficile vivere qui, com'è difficile dire di sì.

C'è di mezzo il mare, c'è di mezzo il mare

per incontrarci in questa vita.

c'è di mezzo il mare, c'è di mezzo il male.

 

 

 

 

Vincenzo e il Dott. Locasciulli

(fuori concorso)

 

 

E LA LUNA SI FERMO'

E la luna si fermò, notizie fresche avvolte in un giornale,

il sole a nascondino tra le vele,

bimbi giù a rincorrere le onde

riempirono le madri di sguardi e di domande.

E la luna si fermò, mi disse non esiste più l'amore,

la gente non ha tempo per sognare

ed al tramonto mi vedrai partire.

Dimmi che fai, silenziosa luna.

Io senza te mi perderei, io senza te come vivrei.

Con chi mi fermerò a parlare, a chi leggerò le cose che ho dentro di me.

E la luna si fermò, con gli occhi poi mi cominciò a parlare,

la sabbia prese forma dell'amore,

dal cielo come neve giù i gabbiani.

E furono parole, poi furono le mani.

In un silenzio magico irreale, mi disse sono stanca d'aspettare

ed al tramonto mi vedrai partire.

Dimmi che fai silenziosa luna, io senza te mi perderei,

io senza te come vivrei.

Con chi mi fermerò a parlare a chi leggerò le cose che ho dentro di me.

E la luna si fermò, cavalli accesi dietro il lungomare

e la sua mano pronta a sventolare, ma il vento disse forte tu rimani,

la rotolò dal cielo e si impigliò tra i rami.

E la luna mi abbracciò.

 

 

 

VELENOSO RISO

Mi ricordo che pioveva al Grand Hotel Champagne e Riso,

io ti assaggiai con i miei occhi: per antipasto il tuo sorriso.

E slegasti i tuoi capelli e le mie mani già forchetta,

spaghetti al vento odor di timo, mi dicesti "Questo è il primo".

La luna dentro il miele, ubriaca ormai d'amore,

spegnesti la tua sete, la tua bocca verso Sud.

Io verrò, io verrò, io verrò, tu aspettami su al davanzale.

Io verrò, io verrò io verrò, sentirai i miei rami tremare,

io verrò, io verrò, quando i salici a ogni soffio di maggio sorridono,

e le onde laggiù poi s'ingrossano e le nere boscaglie s'imbiancano.

Sbottonasti le tue nuvole, mi arrampicai sopra i tuoi monti,

da lì vedevo tutto il mondo, dicesti "Questo è il secondo".

Scendendo fino a valle rischiavo la mia pelle

E nel tuo labirinto io mi persi e mi trovai.

Io verrò, io verrò, io verrò, tu aspettami su al davanzale.

Io verrò, io verrò io verrò, sentirai i miei rami tremare,

io verrò, io verrò, quando i salici a ogni soffio di maggio sorridono,

e le onde laggiù poi s'ingrossano e le nere boscaglie s'imbiancano.

Profuma di città il risveglio. Chiamai:

rispose un tuo biglietto, scappasti con il cameriere.

Salato il conto da pagare.

 

Il corpo bandistico "V. Bellini"  Monterosso Almo

di Velenoso riso

 

 

PRIMOSOLE

Torna il sole al Giardino Bellini,

i soldati partiti in vacanza,

dai gelati si affacciano i bambini.

tornerà a suonare la banda.

Tu puoi andare la notte in giro,

c'è il cammino di un'altra speranza,

anche se questo non sarà mai vero

tornerà a suonare la banda.

 

 

L'AMORE NUOVO

Se dentro te porti i segni di amori feroci,

se ti hanno fatto del male parole veloci,

quando il silenzio spaventa il digiuno del cuore

io ci sarò.

Se un quintale di errori ti curva la schiena

ti hanno costretto a passare dentro la cruna

ti toglierò alla notte e con le mie erbe

tu mi guarirai.

Come un giunco ti rialzerai, come un giunco ti rialzerai.

E' l'amore nuovo quello che ci fa sognare.

E' l'amore nuovo quello che non puoi scordare.

E' l'amore nuovo che ci indica la strada.

Sì è l'amore nuovo, t'innamori della vita, è l'amore nuovo.

A piccoli sorsi berremo le nostre stagioni,

ci riempiremo la bocca di nuove canzoni

e fino all'anima con gli occhi tuoi veneziani

mi spoglierai.

Le tue sabbie mosse calmerai. Le tue sabbie mosse calmerai.

E' l'amore nuovo quello che ci fa sognare.

E' l'amore nuovo quello che non puoi scordare.

E' l'amore nuovo che ci intreccia come funi.

Sì è l'amore nuovo, che riempie queste mani.

E' l'amore nuovo quello che ci fa sperare,

sì è l'amore nuovo quello che non puoi scordare.

E' l'amore nuovo che ti entra nelle ossa.

E' l'amore nuovo e riprendi la tua corsa.

E ti rimette in gioco, è l'amore nuovo, ti dà tutto e chiede poco.

E' l'amore nuovo.

 

Battiato pronto per cantare l'Amore Nuovo.