ARBITRO:
Bergonzi di Genova. NOTE: ammoniti Mantovani, Alvarez, Mascara
Come
ogni anno, mi premuro di rassicurare tutti: il calcio è
sempre lo stesso, non è cambiato. Cioè, conta sempre il campo,
conta sempre il tempo. Cioè, non mi azzarderò a trinciare
giudizi di qualsiasi tipo dopo 90' di gioco. Cioè, calma e
gesso. Come un anno fa i rossazzurri cominciano maluccio,
incassando una sconfitta figlia di un secondo tempo in netto
calando atletico, ma sappiamo bene come andò a finire quel
torneo... Ci vorrà un po' di tempo per valutare il lavoro del
nuovo tecnico Giampaolo, e noi glielo daremo senza colpo ferire.
Allo stato attuale si può solamente constatare come ci sia
molto da lavorare... "Questo" Catania non è ancora il
Catania di Giampaolo, negli schemi e nelle scelte. Dopo aver
provato il 4-4-2 per tutto il precampionato, il trainer ex
senese si è accorto, e ciò appare comunque sintomo di
intelligenza, di non avere gli uomini adatti a quel modulo e ha
virato sul più sicuro 4-3-1-2, non trovando tuttavia, nel
computo dei 90', risposte definitive nemmeno in questo senso. In
sostanza, non potendo contare su Barrientos e Gomez, in pratica
i due esterni argentini di qualità che avrebbero dovuto rendere
"nobile" il 4-4-2 del tecnico (non dimenticando Llama...),
si è affidato al "vecchio" Catania. Stessa difesa di
Miha, centrocampo con Carboni al posto dello squalificato
Biagianti, Izco e il redivivo Ledesma, attacco
Ricchiuti-Mascara-Maxi. Al cospetto di un Chievo, anch'esso
"vecchio", con la sola rilevante eccezione del
centravanti Moscardelli, acquisto dell'ultima ora, il Catania, a
mio parere, ha fatto vedere discrete cose nella prima frazione,
dove Ledesma e Ricchiuti sono riusciti a lavorare efficacemente
in fase di possesso palla, fornendo geometrie e
verticalizzazioni. Unico problema: la difesa, da rivedere. Al di
à del grave errore di Silvestre in occasione del vantaggio di
Moscardelli, complessivamente è sembrato "timido"
tutto il reparto arretrato, soprattutto gli esterni Alvarez e
Capuano, quasi mai propositivi in fase avanzata. Ad aggravare la
situazione, l'infortunio di Terlizzi, sostituito da Spolli a
inizio ripresa. In ogni caso, il pareggio di Ricchiuti,
splendido, testimonia la capacità di reazione dei rossazzurri,
una qualità che verrà buona in futuro, se si considera che
anche nel finale, sotto per il rigore (inesistente) trasformato
al 84' da Pellissier, gli etnei sono riusciti a sfiorare il
pareggio con Capuano (traversa). Però, la ripresa del Catania
non mi è piaciuta per niente. Un Chievo in nulla superiore, sol
correndo un pochino in più, ha legittimato la vittoria
sciorinando non più di un paio di azioni ficcanti, peraltro non
pericolosissime dalle parti di Andujar. Sottolineo, un Chievo
modesto, non trascendentale in difesa (nelle poche volte che il
Catania ha accelerato ha quasi semtre fatto male), poco creativo
in mediana (solo Marcolini all'altezza) e poco "tosto"
negli attaccanti. Ciò deve fare riflettere e consigliare a
Giampaolo i giusti correttivi. Che poi la sconfitta sia giunta
sulla base di una decisione errata di Bergonzi (fuori area il
fallo di Alvarez su Pellissier), può lasciare l'amaro in bocca,
ma non deve creare alibi pericolosi. Faranno, infine, discutere
per due settimane (la sosta "nazionale" incombe) le
scelte in corsa di Giampaolo. Sinceramente, io non avrei
sostituito, sull'1-1, il pur non scintillante Maxi Lopez per il
"peso leggero" Antenucci, togliendo alla squadra un
punto di riferimento centrale di tutta sicurezza. Non solo,
Mihajlovic sapeva che Ricchiuti in quella posizione di
centrocampo dura al massimo un'ora, e lo sostituiva giustamente.
Lui non lo ha fatto... Inutile sottolineare come io non sia un
tecnico, e quindi Giampaolo avrà sicuramente tutte le risposte
del caso. Comunque, la mia opinione la esprimo tranquillamente:
per adesso sospendo il giudizio, ma oggi non mi ha convinto del
tutto. Lo attendo alla riprova, con tutta la stima di questo
mondo, dato che lo considero un ottimo allenatore.
Max
Licari (calciocatania.com)
RETI:
12' Mascara (rig.); 36' Antenucci (rig.), 46' st Giovinco.
CATANIA
(4-3-1-2): Andujar; Potenza, Spolli, Silvestre, Capuano; Izco
(12' st Gomez), Biagianti, Ledesma; Ricchiuti (12' st Carboni);
Lopez (34 st Antenucci), Mascara. A disposizione: Campagnolo,
Alvarez, Terlizzi, Delvecchio. All.: Giampaolo. Squalificati:
nessuno. Indisponibili:
Sciacca, Gomez, Llama.
PARMA
(4-3-3): Mirante; Zaccardo, Paci, A. Lucarelli, Antonelli;
Valiani, Morrone, Gobbi (16' st Candreva); Giovinco, Bojinov
(16' st Crespo), Marques. A disposizione: Pavarini, Paletta,
Dellafiore, Dzemaili, Pisano. All.: Marino. Squalificati:
nessuno. Indisponibili:
Galloppa, Paloschi.
Arbitro:
Tommasi di Bassano del Grappa. Assistenti di gara De Luca e
Giallatini. Quarto uomo Tozzi.
L’occhio
vola subito alla panchina. Latitudine Parma, dove siede un
ospite gradito al Massimino. Pasquale Marino torna, da
avversario, e si apre, per un attimo, l’album dei ricordi:
alla guida del Catania in due stagioni, protagonista della
promozione in A. Alla lavagna tattica, si affrontano due tra i
tecnici emergenti della scuola italiana. Coach anni Sessanta, si
direbbe: il nuovo che parte dalla provincia, Giampaolo e Marino.
Filosofie offensive a confronto. Sogni da tre punti per il
Catania nella fantasia di Ricchiuti, alle spalle della coppia
con Maxi Lopez e Mascara; il Parma cala sul biliardo del
Massimino il tridente Marques, Bojinov e Giovinco. I 30 gradi di
Catania non sono una sorpresa per gli etnei: e quando sale la
temperatura, aumenta anche la pressione del Catania. Al primo
affondo, la squadra di Giampaolo trova il jolly di giornata: è
il 12’, Spolli cade in area dagli sviluppi di un calcio d’angolo,
per Tommasi è rigore. L’architetto della balistica, Giuseppe
Mascara, non perdona. L’avvio sprint del Catania è una
valanga che non si arresta, nemmeno dopo l’1-0. 20’:
Ricchiuti, il più piccolo del gruppo, incorna di testa e la
palla è a un soffio dal palo. Il copione cambia di colpo a
metà del primo tempo: inizia la domenica lunatica del Catania.
Gli etnei scompaiono, e offrono la regia del match al Parma. Le
incursioni di Zaccardo e Antonelli sono puntuali, ma è il
tridente a non pungere. Parma dal fiato lungo e dal volto
aggressivo, ma i colpi non arrivano al volto dell’avversario e
non fanno male: ci provano due volte Zaccardo, poi Paci nel
finale, e sempre dagli sviluppi di calci da fermo. Per Andujar
è una domenica da straordinari.
Il
Parma ci crede. Marino in avvio non cambia niente, e dà ordine
di assaltare il fortino etneo. Nella ripresa la sofferenza della
squadra di Giampaolo continua: sembra un pugile suonato macinato
dal ritmo gialloblu. Zaccardo conferma il trand: è lui l’attaccante
aggiunto, e continua la sfida personale con Marques (6’). Poi
Giovinco si ricorda di avere un piede di velluto e al 13’
prende il palo pieno. Nulla da fare. Il Parma non passa. Marino
pesca dalla panchina Candreva e Crespo, e sbilancia l’asse
della squadra. Si apre la caccia al pari, ma la spinta del Parma
si esaurisce a metà ripresa. Belli gli ospiti, ma vince il
Catania. E i titoli di coda calano quando Antenucci si conquista
il secondo rigore di giornata (al 37’: sgambetto di Paci).
Rincorsa e gol dagli undici metri. Marino si fa espellere per
proteste (nel finale rosso anche per Lucarelli); c’è ancora
tempo per il 2-1 di Giovinco su punizione. Poi il Catania
festeggia. Così è, se vi pare.
Mario
Pagliara (gazzetta dello sport)
A
tratti sofferta ma complessivamente meritata, proprio alla luce
del notevole spessore caratteriale esibito nei frangenti della
gara in cui l'avversario ha espresso evidenti qualità: è la
sintesi della vittoria del Catania, che batte per 2-1 il Parma e
si regala davanti al suo pubblico il primo successo in
campionato. L'ottima partenza dei rossazzurri è coronata al 12'
dalla rete di Mascara, che già in precedenza aveva impegnato
Mirante: il Capitano, al 31° gol nella massima serie con la
maglia dell'Elefante, trasforma spiazzando il portiere ospite un
calcio di rigore concesso per un fallo ai danni di Spolli.
Ricchiuti, poco dopo, va vicino al 2-0 con un insidioso colpo di
testa. Il Parma cresce nella seconda metà della prima frazione
ed inanella un paio di opportunità: al 33', in particolare,
Andujar è straordinario nell'opporsi a Paci. Nella ripresa, i
ducali intensificano la pressione: Zaccardo, sempre molto attivo
anche in fase offensiva, trova sulla sua strada nuovamente
Andujar già al 6', mentre al 13' Giovinco coglie il palo su
punizione. La sofferenza rende ancora più forte il Catania, che
rinviene nella seconda metà della seconda frazione. Esaurita
l'onda d'urto del Parma, i padroni di casa tornano infatti a
spingere. Le sostituzioni esprimono la capacità di lettura
dell'incontro di mister Giampaolo: laddove serviva più
compattezza tra le linee per non lasciare spazio ai
palleggiatori gialloblù, tocca a Carboni; per ritornare ad
avere il guizzo giusto nell'uno contro uno, dentro Gomez; per
approfittare della stanchezza dei centrali difensivi ospiti,
provati dal dispendioso confronto con l'energico Lopez, spazio
al guizzante Antenucci. Proprio Mirco, che in settimana ha
compiuto 26 anni, si regala uno spunto eccellente al 37',
costringendo Paci al fallo da rigore. Mascara lascia che sia lo
stesso Antenucci, a calciare dal dischetto, ed il numero 9
rossazzurro realizza il suo primo gol in serie A superando
Mirante: palo interno e sfera in fondo al sacco. Espulsi per
proteste, nel Parma, l'ex tecnico rossazzurro Pasquale Marino
prima ed il difensore Lucarelli poi. Al 91', punizione vincente
di Giovinco, ma il Catania regge bene nel recupero e può
festeggiare i primi 3 punti. In vista dell'anticipo in programma
sabato 18 settembre al "Meazza", i rossazzurri
torneranno ad allenarsi già domani. Alle 15, in campo i
protagonisti odierni per una seduta essenzialmente defaticante;
alle 16, per gli altri, partitella con gli Allievi Nazionali.
calciocatania.it
RETI:
27' Capuano; 45' Inzaghi.
Milan
(4-3-1-2): Abbiati; Bonera, Nesta, Thiago Silva, Antonini;
Boateng, Pirlo, Seedorf (45' st Gattuso); Inzaghi (40' st
Oduamadi), Ibrahimovic, Ronaldinho. A disposizione: Amelia,
Zambrotta, Yepes, Abate, Papasthatopoulos. All. Allegri
Catania (4-3-1-2): Andujar; Potenza (37' st Alvarez), Silvestre,
Spolli, Capuano; Biagianti, Izco, Carboni (30' st Delvecchio);
Ricchiuti (15' st Ledesma); Lopez, Mascara. A disposizione:
Campagnolo, Terlizzi, Gomez, Antenucci. All. Giampaolo
Arbitro: Morganti Ammoniti: Boateng, Pirlo (M), Biagianti,
Capuano (C)
Un
guizzo di Inzaghi salva il Milan dalla vergogna.
Capuano
spaventa il Diavolo, poi arriva «SuperPippo» e i
rossoneri si salvano. Finisce 1-1 Milan-Catania,
anticipo serale della terza giornata di serie A.
Ottima
la prestazione degli etnei di Giampaolo che nel primo
tempo giocano una gara tatticamente perfetta non
concedendo nulla ai padroni di casa e sfiorando più
volte il gol con ripartenze micidiali. Se c'è una
squadra che può recriminare per questo pareggio è
proprio il Catania che dopo essere passato in vantaggio
al 27' con uno splendido sinistro al volo dai 30 metri
di Capuano, sfiora almeno in 3 occasioni lo 0-2 per poi
incassare, al 45', il gol dell'1-1 siglato da Inzaghi su
assist di Ronaldinho.
Da
rivedere il Milan che dopo la sconfitta di Cesena
sembrava essersi ritrovato in Champions League con
l'Auxerre: così non è. Senza Ambrosini, Pato e
Robinho, Allegri non rinuncia al 4-3-3, inserisce
Boateng a centrocampo e Inzaghi nel tridente, spostando
Ibrahimovic sulla destra. Giampaolo risponde con un
4-1-4-1 molto elastico con Ricchiuti e Mascara pronti a
dar man forte a Maxi Lopez. È un bel Catania, mentre il
Milan fatica a trovare gli spazi.
Ricchiuti
subito pericoloso, poi è Inzaghi, al 14', a divorarsi
un gol fatto su assist di Ibrahimovic. Il «Diavolo»
soffre le ripartenze dei rossazzurri che si fanno vedere
con Ricchiuti e Potenza. Al 27' Catania meritatamente in
vantaggio con uno splendido sinistro al volo dai 30
metri di Capuano. Il Milan non reagisce, si scopre e
rischia. Ricchiuti, Maxi Lopez, Izco e Silvestre
sbagliano il 2-0 e, al 45', Inzaghi punisce i siciliani
con un gol dei suoi sul filo del fuorigioco e su assist
di Ronaldinho.
Nella
ripresa il Milan parte forte, Seedorf prova il destro su
assist di tacco di Ibra, ma Andujar c'è. Il Catania
tiene bene il campo, ma non è più pericoloso come nel
primo tempo, anche perchè Giampaolo, dopo 15 minuti,
toglie Ricchiuti e inserisce Ledesma coprendosi un po'.
Tra
i rossoneri bene Boateng, uomo ovunque e bravo a fare le
due fasi. Un po' in ombra Ibra, qualche lampo per
Ronaldinho, ma il Diavolo non riesce a tenere alto il
ritmo e il Catania è bravo a chiudere gli spazi e a
ripartire. Un paio di tentativi di Mascara, qualche
tentativo dalla distanza dei rossoneri, ma il risultato
non cambia, finisce 1-1. Ottimo Catania, Milan
deludente.
SAN
CIRO!
Se
qualcuno desiderava una risposta seria dal Catania dopo
le prime due gare di campionato, giocate magari non
benissimo seppur con risultati discreti (una vittoria e
una sconfitta di misura), l'ha ricevuta in maniera
inequivocabile dal match di Milano contro i rossoneri
"stellari" di Allegri: quella rossazzurra è
una squadra vera, la stessa del girone di ritorno della
scorsa stagione, con i medesimi contenuti agonistici,
mentali e tecnici. Insomma, una prestazione che attesta
la tanto invocata "continuità" rispetto alle
mirabilie mihajloviciane, una prestazione che
tranquillizza e lascia intravedere margini di
miglioramento importanti proiettati nell'immediato
futuro. Una convincente esibizione che, soprattutto, fa
emergere per la prima volta a tutto tondo la figura di
Giampaolo, un tecnico serio e preparato che ancora
viveva di scomodi "paragoni" rispetto al
recente passato. Ha vinto lui, presentando a San Siro
una squadra equilibrata, coesa nei tre reparti e, cosa
fondamentale, mai rinunciataria, rapida a ripartire a
ogni occasione, pronta a evitare in ogni modo di venir
schiacciata dalla superiore tecnica rossonera. Adesso,
questa compagine e questo tecnico sono attesi da un
doppio impegno casalingo emiliano-romagnolo (Cesena
mercoledì e Bologna domenica) che potrebbe addirittura
consentire un importante passo in avanti in classifica,
una classica peraltro già buona, considerato che gli
etnei, attestatisi a 4 punti, si trovano in compagnia
dello stesso Milan...
Contro
un Milan schierato a sorpresa con un 4-3-3 anomalo (Ibra
attaccante esterno a destra e Inzaghi centravanti),
nonché orfano di Pato e Ambrosini, Giampaolo ha messo
in campo la formazione ideale per creare parecchie
problematiche al poco mobile centrocampo allestito da
Allegri: una sorta di 4-5-1 con una cerniera mediana
robusta composta da Izco, Carboni e Biagianti, due mezze
punte (Mascara e Ricchiuti) e un centravanti assai
mobile e pronto al sacrificio (Maxi Lopez). Uno
schieramento che ha subito proposto notevoli difficoltà
di manovra a Pirlo, Seedorf e Boateng, imbottigliati nel
pressing rossazzurro, ben coadiuvato dai laterali bassi
Potenza e Capuano, alla fine risultati migliori in
campo, e di gran lunga per giunta. In questo modo, anche
Ronaldinho e Ibra sono stati resi quasi inoffensivi,
consentendo al team dell'Elefante rapide ripartenze in
grado di spaccare in due la compassata difesa rossonera.
Un primo tempo perfetto, quello sciorinato dagli uomini
di Giampaolo, condito da un gol (Capuano),
quattro-cinque contropiede quasi letali (e quanto
rammarico provano i tifosi catanesi a ripetersi quel
"quasi"...) e tanti anticipi/verticalizzazioni
da parte dei vari Biagianti, Carboni e company. E'
mancato solo il colpo del KO, quel saper approfittare
con cinismo dello sbandamento dell'avversario tipico
delle squadre abituate a stare da anni a certi livelli.
Quando si farà anche questo salto di qualità, ne
vedremo delle belle... Sull'1-0, a riprova di ciò, ben
tre volte il Catania si è presentato con estrema
pericolosità dalle parti di Abbiati, senza trarne
profitto. Peccato, poi, per le uniche due disattenzioni,
entrambe ascrivibili a imperfezioni nell'attuazione
della tattica del fuorigioco, ancora non del tutto
perfezionata, che hanno permesso a quella vecchia volpe
di Inzaghi prima (sullo 0-0) di mangiarsi un gol fatto a
tu per tu con il sempre bravo Andujar, poi di realizzare
il pareggio in beata solitudine (assist di Dinho). Se
andiamo ad analizzare, infatti, quanto accaduto nella
ripresa, possiamo constatare come si tratti di ben poca
roba (quasi niente, solo qualche mischia in area etnea),
se commisurata alla "potenza di fuoco" di cui
era accreditato il Milan "sulla carta" nei
confronti del "piccolo" Catania. Inoltre, il
tecnico rossazzurro mi è piaciuto, ancora una volta,
nei cambi, azzeccatissimi nei tempi e nei modi.
Significa che sta sempre più comprendendo l'universo in
cui si è calato da un paio di mesi. Ricchiuti, a mio
parere strepitoso nel primo tempo con la sua capacità
di galleggiare fra le linee e proporre ripartenze
centrali palla al piede (un paio di occasioni nitide
davanti ad Abbiati se le è mangiate lui...), sostituito
dopo un'oretta (la sua autonomia in quel ruolo) con un
ottimo Ledesma, un giocatore che sta riproponendosi con
autorità e sul quale si può puntare con fiducia;
l'acciaccato (ma bravissimo) Carboni con un Delvecchio
finalmente (è la prima volta) convincente nel ruolo di
mediano (seppur con caratteristiche completamente
differenti rispetto al "vichingo" argentino);
Alvarez ad avvicendare l'esausto Potenza, protagonista
di una prestazione formidabile in difesa su Ronaldinho e
in propulsione (ha addirittura sfiorato il gol con uno
slalom "tombesco" in piena area di rigore). La
compagine rossazzurra ha, come naturale, un po' sofferto
l'arrembaggio finale di Pirlo e soci, ma ha retto alla
grande, non offrendo palle-gol facili al più quotato
contendente. Del resto, non si può correre per tutti i
90' a un ritmo costante. E a proposito, anche da questo
punto di vista, la squadra ha mostrato confortarti
segnali di progresso: la condizione fisica migliora,
sebbene il Milan, mi preme sottolinearlo, sotto tale
profilo, non costituisca un cimento insormontabile. In
buona sostanza, i rossoneri vanno a 2 all'ora,
assimilabili a un incrocio fra un bradipo della Guyana
francese e una lumaca del lago Titicaca.
Ne
aveva siglato uno bello contro la Reggina il 22 febbraio
2009, per giunta decisivo, ma di gol come quello di San
Siro non aveva mai sognato di realizzarne. Tiro al volo
da 31 metri a 110 Km/h, roba da autovelox! Una
"pizza" sensazionale, da Champions League, che
ha mandato in visibilio i pochi sostenitori etnei
presenti al "Meazza" e i tanti davanti alla
televisione. Ma non solo. Prestazione da 10 in difesa su
Ibra e poi su Oduamadi (e Boateng, quando si spostava
dalla sua parte), da 11 in fase di propulsione, con il
povero Bonera (non certo un fuoriclasse) a impazzire
dietro alle sue accelerazioni. Il miglior Capuano di
sempre in maglia rossazzurra. Un altro giocatore
rispetto al discontinuo terzino mancino della scorsa
stagione. Evidentemente la cura Giampaolo a lui e a
Potenza fa bene. Benissimo. Probabilmente a ragione di
una migliore adattabilità al nuovo assetto tattico
voluto dal trainer ex senese rispetto a qualche compagno
di squadra...
Se
ne sono dette tante sulla "galina". Lui ha
risposto a tutti, tecnico compreso, sul campo, fornendo
una prestazione atleticamente, tatticamente e
qualitativamente di alto livello. Non so perché il
"Meazza" lo stimoli in maniera così
particolare, ma fatto sta che in questo campo il
centravanti argentino si scatena. Prima frazione da
applausi: rientri profondi, sponde precise, mobilità a
tutto campo, accelerazioni in verticale, assist e una
"palombella" che, se in porta, avrebbe tirato
giù il terzo anello dello stadio. E' ancora lui. Ma non
avevamo dubbi. Farà tanti gol anche quest'anno...
I
rossazzurri infliggono la prima sconfitta stagionale all'ex
capolista Cesena salendo al quarto posto in classifica: 2-0 con
reti di Silvestre e Maxi Lopez . Ancora progressi per gli etnei,
romagnoli mai pericolosi
La prima volta di Maxi Lopez e quella del Cesena. Nella serata
degli inediti stagionali, è il Catania a fare festa. Il bomber
rossazzurro per eccellenza si sblocca giusto in tempo per
mettere la firma sul 2-0 che interrompe la corsa della
rivelazione di questo avvio di campionato.
I
romagnoli non hanno lo slancio e la brillantezza delle prime
giornate. Merito del Catania. I meccanismi di Ficcadenti
s'inceppano di fronte alla compattezza della squadra etnea,
confermatasi in costante progresso e capace di inanellare il
terzo risultato positivo, utile per ritagliarsi una posizione
nobile di classifica, a ridosso delle primissime.
Giampaolo
cambia un paio di pedine nell'undici di partenza (Ledesma e
Gomez per Izco e Ricchiuti) tenendo alti gli esterni offensivi,
ma evitando di prestare il fianco alle ripartenze avversarie
grazie alla copertura garantita dai tre mediani. Il Cesena non
trova lo spazio vitale per innescare la velocità di Schelotto e
Giaccherini rimanendo inoffensivo quasi per l'intero incontro.
Più
spigliati gli etnei, che si rendono pericolosi con Gomez
(sinistro deviato in angolo da Antonioli), Spolli (colpo di
testa alto su corner di Mascara) e Maxi Lopez (inzuccata fuori
bersaglio su traversone di Potenza). Il vantaggio catanese
arriva su calcio piazzato: punizione di Mascara, Silvestre
scappa alla guardia di Von Bergen e sul secondo palo trova la
correzione aerea vincente.
Per
vedere una fiammata bianconera bisogna attendere il primo minuto
della ripresa, quando Giaccherini non impatta per un soffio un
cross di Schelotto. I romagnoli sanno di dover cambiare registro
e provano ad alzare il ritmo, ma è il Catania a colpire ancora:
duetto Gomez-Ledesma e palla a Maxi Lopez, che sul filo del
fuorigioco raccoglie in area e batte Antonioli con un rasoterra.
Ficcadenti
prova a dare la scossa ai suoi con un doppio cambio, ma non si
va oltre un destro centrale del nuovo entrato Malonga, poi è
Mascara a scoccare un destro a giro fuori di poco su elegante
assist di Maxi Lopez. Il Catania amministra il vantaggio senza
rischiare e incassa la seconda vittoria interna
stagionale su altrettanti incontri disputati al Massimino.
ARBITRO:
Gava di Conegliano Veneto (Barbirati, De Pinto), IV Baracani. AMMONITI: Di Vaio, Perez, Gimenez,
Maxi Lopez.
Marchese
per Capuano Non recupera in tempo l'esterno rossazzurro
uscito malconcio dalla partita di mercoledì scorso contro il
Cesena, il suo posto sull'out sinistro è occupato da Marchese,
per il resto completano la difesa Silvestre, Spolli e Potenza,
il centrocampo è confermato in blocco con Carboni vertice
basso, poi Biagianti, Ledesma, Gomez e Mascara, in avanti Maxi
Lopez, in porta Andujar. Si accomodano di nuovo in panchina
Ricchiutie e Izco. Il Bologna risponde con una formazione sulla
carta sfrontata, Viviano in porta, in difesa Garics Portanova
Britos e Rubin, a centrocampo Mudingay Mutarelli e Perez, due
mezze punte come Siligardi e Jimenez e l'unica punta avanzata
Marco Di Vaio; lo schieramento di mister Malesani può essere
tradotto in un 4-3-2-1. Un tiro un gol Il Catania parte forte, i rossazzurri sono
consci dell'importanza di una partita come quella odierna, il
doppio turno casalingo deve essere sfruttato al meglio. Già al
primo minuto una combinazione Biagianti Mascara porta
quest'ultimo a concludere al volo da fuori area, il pallone si
alza di poco sopra la traversa. Dopo la fiammata iniziale la
partita rallenta su ritmi meno elevati, lo schieramento del
Bologna che sulla carta sembrava propositivo una volta in campo
si trasforma in una specie di 4-5-1, a centrocampo i felsinei
fanno densità e provano a bloccare le fonti del gioco
rossazzuro. Il Catania prova a far girare la palla sulle fasce
con Marchese a sinistra e Gomez a destra, ma i diversi cross che
piovono in area non trovano altrettante conclusioni verso lo
specchio della porta difesa da Viviano. Un'arma in più da
giocare i rossazzurri la cercano nelle palle da fermo, al 20°
su una punizione da destra il Catania sfiora il vantaggio:
calcia Mascara, spizza al centro Gomez e proprio mentre Spolli,
appostato sul secondo palo sta per depositare in rete un colpo
di reni all'ultimo istante di Rubin devia la sfera in angolo
salvando, di fatto, un gol. Sei minuti dopo, ancora su
punizione, Mascara impegna severamente Viviano in angolo. Al
31° sugli sviluppi di un angolo ci prova Gomez che scarica un
destro ad incrociare sul primo palo, solo esterno della rete per
lui. Il Bologna non si è ancora visto dalle parti dell'area di
rigore etnea, gli uomini di Malesani si limitano a controllare e
a rompere le trame di gioco rossazzurre, al 38° però accade
l'imprevedibile, Siligardi riceve palla in area sulla destra e
nel corpo a corpo con Marchese in area finisce a terra, il sig.
Gava, arbitro dell'incontro, dopo qualche istante di esitazione
assegna il rigore. Sul dischetto si presenta Di Vaio, calcia di
destro ma Andujar con un guizzo respinge a mano aperta,
sfortunatamente per il Catania il pallone rimane lì nella terra
di nessuno e il primo ad avventarsi è ancora Di Vaio che non ha
difficoltà a ribadire in gol: 0-1, incredibile, un tiro e un
gol. Il Catania dopo il gol subito riparte con la bava alla
bocca, rabbioso si getta in avanti, al 41° Maxi Lopez viene
atterrato sul limite dell'area, tutti gridano al rigore ma
l'arbitro assegna solo una punizione dal limite tra le vibranti
proteste generali.
Il
Catania meritava la vittoria La ripresa si apre con un
cambio per il Catania, dentro Ricchiuti e fuori Ledesma,
l'ingresso del trequartista giova ai rossazzurri che ritrovano
linfa e idee fresche nella zona nevralgica del campo. Subito al
47° Ricchiuti serve in area Mascara che stoppa di petto e poi
clamorosamente, solo davanti a Viviano, scarica sul fondo oltre
il secondo palo. Due minuto dopo Gomez dalla destra serve al
centro per Lopez che realizza ma il guardalinee ravvisa il
fuorigioco del biondo attaccante argentino. Il Bologna come nel
primo tempo non si propone mai in avanti, solo in un'occasione
al 50° su azione d'angolo Britos può colpire di testa ma alza
la mira sopra la traversa. Cominciano i cambi, al 50°
Meggiorini rileva Gimenez e poco dopo Casarini prende il posto
di Siligardi. Al 62° occasione ghiottissima per Maxi Lopez,
Mascara intercetta un pallone sulla trequarti e serve il bomber
rossazzurro tutto solo davanti a Viviano, il destro però è
debole e Viviano ha il tempo di bloccare in presa bassa.
Giampaolo cerca idee in panchina, richiama Gomez e butta nella
mischia Antenucci, vuole maggiore perso offensivo e una spalla
per Lopez. La porta del Bologna che oggi sembra stregata viene
violata nel modo più tragicomico, su un cross dalla sinistra di
Marchese Britos si avvita in una goffissima deviazione volante e
trafigge l'incredulo Viviano: 1-1! Il Catania adesso ci crede,
mancano ancora diversi minuti alla fine dell'incontro e tutto lo
stadio incita desideroso di portare a casa la posta piena. Al
74° Mascara, smarcato da una bella iniziativa di Ricchiuti,
prova il pallonetto, la sfera supera Viviano ma si spegna sulla
traversa; il Bologna pare cinto d'assedio e i rossazzurri
premono sull'acceleratore con le forze residue, al 76° ci prova
Ricchiuti con una rasoiata di sinistro che fa la barba al palo.
Maxi Lopez e Antenucci lì davanti si battono su ogni pallone,
sgomitano, sbuffano ma non riescono mai a trovare un varco
giusto per sfoderare il tiro vincente. Il Bologna si chiude a
riccio e sfinisce le forze dei rossazzurri che dopo tre partite
in 7 giorni sono ormai al lumicino. Si chiude con un pari che va
strettissimo al Catania, le occasioni capitate sui piedi dei
rossazzurri sono state diverse, alcune delle quali clamorose, il
Bologna invece con un tiro in porta stava per portare via dal
Massimino ben tre punti, per fortuna esiste una sorta di
giustizia nel calcio e la più clamorosa delle autoreti rimette
quasi le cose a posto. Quasi, però, perchè oggi il Catania
meritava la vittoria, peccato, vincendo oggi i rossazzurri si
sarebbero sistemati in vetta alla classifica.
Orazio Cutrona (Calciocatania.it)
Catania
(4-1-4-1): 21M. Andujar, 2A. Potenza, 6M. Silvestre, 3N. Spolli,
33C. Capuano, 5E. Carboni(8P. Ledesma dal 60'), 19A.
Ricchiuti(9M. Antenucci dal 60') 13M. Izco(17A. Gomez dal 70')
), 27 M. Biagianti, 7G. Mascara, 11G. Maxi Lopez A disposizione:
30A. Campagnolo, 4G. Delvecchio, 22P. Alvarez, 23C. Terlizzi.
All.: Giampaolo Squalificati: nessuno Indisponibili: Sciacca,
Llama, Augustyn
Arbitro:Pierpaoli
di Firenze. Assistenti Tonolini e Passeri, IV uomo Giancola.
Occasione sprecata per i rossazzurri, che fanno la partita a
Lecce ma non sono abbastanza cattivi in avanti con Maxi Lopez e
vengono castigati dal gol di Corvia. Confusa e sterile la
pressione nella ripresa. La squadra di Giampaolo non trova il
ritmo giusto e conferma le difficoltà contro avversari che
aspettano e ripartono
Belli, magari un po' belli, ma troppo lenti, però e mai
cattivi. Peccato, perché il Catania di Marco Giampaolo va a
giocare a Lecce, così come quasi quasi a San Siro contro il
Milan, provando per 45' ad imporre il suo gioco, il suo
ragionamento in mezzo al campo, la sua intelligenza tattica e
strategica.
Ma
non colpisce, ci va spesso abbastanza vicino, ma non affonda
quando crea, anzi con la stessa facilità con cui crea, il
Catania distrugge. Problema, nemmeno da poco, perché dopo un
primo tempo in cui Maxi Lopez divorava un gol fatto, uno quasi e
si era giocato in pratica a porta romana, con Andujar in gita di
piacere nel Salento, il Lecce sbucava da sinistra all’improvviso
con Oliveira e sfondava inesorabilmente da destra con Corvia.
Inimmaginabile,
perché se per tutto quel tempo c’era stato in campo soltanto
il Catania, bisognava aprire e chiudere la pratica Lecce,
evitando di prestarsi al gioco della squadra di De Canio, che si
chiudeva in atteggiamento protettivo e sornione, aspettava
quadrata nella sua metà campo gli attacchi rossazzurri, provava
a ripartire con Jeda e gli altri, ma sempre timidamente e
rischiando poco.
Il
peccato è grosso, il rischio mortale, perché quando gli altri
ti aspettano, come il Bologna otto giorni fa, i rossazzurri
perdono il tempo e smarriscono il ritmo, e questo per il gioco
di Giampaolo è estremamente controproducente. Tradotto sul
campo significa che il Catania giocava tanto, ma a vuoto, il
Lecce veniva avanti una volta e ti puniva. Ma sembra pure
evidente che quando le cose si mettono così, Maxi Lopez là
davanti diventa troppo solo, tanto più con gli astri che per
ora si sono messi di traverso e non gli riescono le cose più
semplici, i gol a porta quasi spalancata.
Giampaolo
correggeva il Catania, ma stavolta non funzionava, perché fuori
Carboni dentro Ledesma non aggiungeva molto alla manovra
rossazzurra, mentre fuori Ricchiuti dentro Antenucci e se
accresceva il peso davanti, non c’era corrispondenza di tiri e
occasioni per pareggiare. Quando entrava anche Gomez il Catania
stava producendo la spinta estrema, ma mai tanto confusa, mai
tanto sterile. Non più bello, non più incisivo nemmeno per
caso, ma soprattutto oltre che lento come prima anche con troppi
palloni gettati via a casaccio, palloni alti, lanciati senza
pensarci su.
Non
se ne cavava più nulla, il Lecce si difendeva con atteggiamento
rude, ma efficace, il Catania rincorreva un pareggio che nel
primo tempo sarebbe stato poco, nella ripresa forse anche
troppo. Incidente di percorso, mentale soprattutto, due o tre
passi indietro rispetto alle partite precedenti. Molto da
rifare, ripartendo dalle teste dei giocatori di Giampaolo.
Arbitro:
Bergonzi di Genova(Viazzi e Nicoletti, IV Celi) RETI:
39' Cavani, 64' Gomez. Espulso
Cannavaro al 91'.
Pari
alla sudamericana (lasicilia.it)
Il
Catania muove la classifica con l'1-1 contro il Napoli: Cavani
firma il vantaggio della squadra di Mazzarri, i rossazzurri nel
secondo tempo le provano tutte e trovano il gol con Gomez (foto
Galtieri). Llama in campo dopo 7 mesi Piccoli passi. Il Catania si rimette in moto, il Napoli
prosegue la striscia positiva. Un punto non è nulla di
stratosferico sotto l'aspetto numerico, ma basta per muovere la
classifica di etnei e partenopei grazie a un pareggio a firma
sudamericana.
Faceva
bene il tecnico Mazzarri a tenere alta la soglia d'attenzione
alla viglia della trasferta al Massimino. Il fatto che De
Sanctis sia di gran lunga il migliore in campo conferma come la
formazione di Giampaolo abbia saputo creare più di un problema
agli azzurri, che possono comunque coltivare qualche rammarico
per un paio di occasioni non sfruttate nel finale, in
particolare l'ottima opportunità fallita da Cavani allo
scoccare del novantesimo.
Tre
interventi importanti di De Sanctis e un errore difensivo che
spiana la strada proprio a Cavani racchiudono un primo tempo nel
quale il Catania fa le cose migliori sbattendo però contro il
portiere avversario, bravo a opporsi nel giro di 40 secondi a un
destro sotto la traversa di Mascara e a un colpo di testa di
Silvestre, imbeccato dallo stesso Mascara. Combinazione,
quest'ultima, che si ripete più tardi con il medesimo esito:
inzuccata del centrale argentino e ottimo riflesso dell'estremo
difensore partenopeo.
Il
Napoli corre qualche rischio sui calci piazzati etnei e mantiene
un ritmo compassato. Il movimento tra le linee dei trequartisti
non sembra produrre i frutti sperati, ma basta un cross dalla
sinistra di Lavezzi per mettere in crisi Capuano, che si fa
trovare fuori posizione e libera Cavani, inesorabile nel battere
Andujar per il sesto centro personale in campionato.
Un
tentativo aereo del solito Silvestre con palla di poco a lato
apre una ripresa nella quale per forza di cose il Catania deve
sbilanciarsi concedendo così qualcosa in più alle ripartenze
napoletane. Le frequenze etnee salgono, ma la porta ospite pare
stregata: De Sanctis si conferma in vena di prodezze
distendendosi in tuffo su un colpo di testa a botta quasi sicura
di Spolli.
Il
tabù cade a metà della ripresa, quando Gomez si avventa su un
cross dalla sinistra del nuovo entrato Ricchiuti trovando il gol
con un sinistro al volo. Giampaolo butta della mischia anche
Llama, al ritorno in campo dopo sette mesi d'assenza, ma nella
manciata di minuti finale è il Napoli a mancare per due volte
con Maggio la correzione vincente sottomisura. Il vero pallone
da tre punti arriva sui piedi di Cavani proprio allo scadere:
l'uruguaiano spreca tutto calciando alto da pochi passi.
Pulvirenti:
"Accetto l'espulsione"
"Ho solo detto un no al signor Bergonzi, ma l'ho fatto in
modo molto plateale, perciò la decisione è stata giusta. Con
l'arbitro c'è già stato un chiarimento"
CATANIA - "La mia espulsione? Ho detto soltanto un 'no', ma
il signor Bergonzi, poi, mi ha spiegato che mi ha mostrato il
cartellino rosso perché ho fatto un gesto plateale e devo dire
che mi ha convinto". Il presidente del Catania, Antonino
Pulvirenti, accetta la decisione dell'arbitro per una protesta
evidente nella fase finale di gioco.
"Il
gesto è stato veramente plateale - ammette il presidente
sorridendo - e l'espulsione ci sta e l'accetto. Con il signor
Bergonzi ci siamo chiariti. La nostra società ha grande
rispetto per gli arbitri, per tutti".
CATANIA
- Da un campo difficile, dove nessuno passa da 15 partite, il
Napoli torna con un buon punto che gli consente di rimanere nel
gruppo di testa. Resta il rimpianto per non aver gestito al
meglio il gol iniziale di Cavani e per aver mancato nel finale
l'1-2. Ma va anche detto che il Catania ha legittimato il pari
con un avvio di ripresa dirompente in cui ha messo alle corte
gli azzurri fino a farli inevitabilmente capitolare.
NAPOLI,
PROBLEMA PALLA INATTIVE - Pur in campo, in pratica, con la
stessa formazione che ha sconfitto la Roma, eccezion fatta per
l'innesto di Grava al posto di Aronica, il Napoli nel primo
tempo è apparso a lungo troppo timido. Per mezz'ora si è
limitato a contenere le iniziative di un Catania volenteroso
quanto arruffone, capace di mettere in difficoltà De Sanctis
solo su palle inattive. E, tra l'altro, proprio in queste
circostanze, tre soprattutto, gli azzurri hanno dimostrato di
soffrire non poco, specie gli inserimenti dei centrali difensivi
Silvestre e Spolli, lasciati troppo liberi di andare alla
battuta aerea.
GOMEZ
REPLICA A CAVANI - Salvatosi in un paio di occasioni, il Napoli
è passato alla prima occasione con un magnifico duetto
Lavezzi-Cavani chiuso dall'uruguaiano con un perfetto destro in
diagonale. Il gol ha caricato il Catania che, nella ripresa,
spingendo a testa bassa, ha chiuso i partenopei nella propria
area. E, alla lunga, ha trovato il meritato pari con Gomez,
lesto a girare in rete al volo di sinistro un assist del
neo-entrato Ricchiuti.
MAGGIO
E CAVANI FALLISCONO L'1-2 - A questo punto il Napoli ha
dimostrato di essere maturato riprendendo in mano le redini
dell'incontro
senza vacillare. La squadra ha sfruttato meglio le fasce e, a
più riprese, ha fatto tremare Andujar. Le migliori occasioni
per siglare il gol-vittoria sono passate attraverso i piedi di
Maggio e Cavani che, però, da due passi hanno calciato
malamente alto. Catania, così, resta tabù per il 7° anno di
fila per gli azzurri. Ma quel che importa per Mazzarri è che
può tornare ancora una volta a casa soddisfatto. La squadra ha
carattere ed è sulla strada giusta per diventare grandeLopez
sfida il futuro
"Il Napoli lo vuole"
Lo Monaco, ad della società siciliana, conferma:
"L'attaccante argentino a fine stagione andrà in una
grossa squadra. Gli azzurri sono una delle possibili
destinazioni". Però poi aggiunge: "A gennaio non
andrà via, neanche per un'offerta irrinunciabile" LOPEZ LASCERA' CATANIA" - Pietro Lo Monaco ammette
che a fine stagione sarà quasi impossibile trattenere
l'attaccante argentino e il Napoli è una delle possibili
destinazioni, almeno stando alle voci di mercato. "A giugno
Maxi Lopez andrà via, il terreno è fertile, ci sono già
arrivate alcune offerte - annuncia Lo Monaco - Non so se piace a
Mazzarri o a Bigon, so che non posso immaginare cosa potrebbe
diventare l'attacco del Napoli con Lavezzi, Cavani e Maxi Lopez.
Roba da far venire i capelli dritti". E' invece escluso che
l'attaccante faccia le valigie prima. "Maxi Lopez è del
Catania, gioca a Catania ma dovrebbe far parte di una grande
squadra - spiega ancora l'ad -, il vento non si può trattenere,
dopo un anno e mezzo faremmo un peccato di lesa maestà. A
giugno non mancheranno le occasioni per esaudire il suo sogno ed
anche un nostro desiderio. Se arrivasse un'offerta
irrinunciabile a gennaio? Resterebbe con noi, perché al di là
del business, la salvezza del Catania è prioritaria. Togliere
punti di riferimento alla squadra sarebbe controproducente. Al
massimo sono ammissibili correttivi".
RETI:
99' Rossi
Genova
- Genoa: Eduardo; Chico, Ranocchia, Dainelli; Rafinha, Milanetto,
Rossi, Criscito; Palladino, Toni, Rudolf. All.: Gasperini.
Panchina: Scarpi, Tomovic, Kaladze (40' 2T per Milanetto),
Moretti, Zuculini, Mesto (23' 1T per Palladino), Destro (17' 2T
per Rudolf)
Le
dichiarazioni rilasciate a fine partita da Maxi Lopez non
lasciano adito ad alcun dubbio: "Giochiamo troppo per non
prendere gol e troppo poco per farne. Vorrei scendere in campo
con un attaccante al mio fianco"..
Pericolose,
assai pericolose, perché sintomo di un malessere reale che
coinvolge il giocatore più rappresentativo della
"rosa", il terminale offensivo più potente,
l'elemento su cui sono basate (quasi) tutte le speranze di una
buona stagione (cioè: non solo salvezza stentata...) in chiave
rossazzurra. Il tecnico Giampaolo dovrà tenerne fortemente
conto, così come la società dovrà essere brava a gestire tale
situazione, potenzialmente deflagrante. La realtà delle cose è
che il Catania ha perso in maniera incredibile l'ennesima gara
fuori casa, incamerato 2 punti in 4 partite (media
retrocessione) e si ritrova a quota 9, a 2 punti dall'ultimo
posto occupato da Parma e Cagliari. Di più, Maxi Lopez non ha
fatto gol, ha beccato la solita ammonizione e domenica prossima
sarà squalificato in occasione della delicatissima gara interna
contro la Fiorentina dell'ex Mihajlovic (giuarda caso il
"mentore" della punta argentina), anch'essa nelle
condizioni di non poter permettersi passi falsi ulteriori,
malgrado l'ultimo successo al "Franchi" con il Bari di
Ventura. La "questione Maxi" è caldissima e
dibattutissima fra i tifosi. L'unico, forse, a non averne avuto
sentore è proprio Giampaolo, che continua imperterrito a
riproporre il "puntero" ex Barca nello stesso ruolo e
all'interno dello stesso modulo che il medesimo Maxi mostra
apertamente di non gradire, viste le "facce" al
momento della sostituzione odierna e le già citate
"piccate" dichiarazioni postpartita. L'ho già detto a
inizio campionato: l'allenatore svizzero dovrà stare molto
attento, perché su questa faccenda si può giocare la panchina.
Difatti, se è vero come è vero che sui quotidiani nazionali il
nome di Lopez è sempre molto "hot" in relazione
all'interessamento di grandi club come Juve o Napoli, non si
deve comunque perdere di vista una considerazione apparentemente
scontata: se Maxi, come suggerisce il trend di questi primi 8
turni, continuerà a "non" segnare (direi, a non
essere messo nelle condizioni di segnare), in che modo potrà
essere realizzata la famosa pulsvalenza di 20 milioni di euro a
giugno prossimo? Un attaccante che fa 3 o 4 gol in campionato si
deprezza, pur chiamandosi Maxi Lopez... Il Catania perderebbe il
miglior affare della sua storia. E, sotto questo profilo, la
dirigenza rossazzurra è "molto attenta". Per tali
motivi rischia Giampaolo. E sul fatto che Maxi sia il miglior
giocatore della storia del Catania, non penso che qualcuno possa
nutrire dubbi di sorta. In verità, è il Catania, non Maxi, a
non aver, per l'ennesima volta, "bucato" la rete, e
questo è un "segnale" cui bisogna giocoforza porre
attenzione. L'undici etneo è una squadra che gioca con ordine,
dà sempre l'impressione di non soffrire l'avversario,
addirittura di poterne disporre facilmente e poi... nulla. Poche
occasioni da rete, pochi tiri in porta e, fatalmente, golletto
preso in una delle poche occasioni concesse all'avversario
(direi, "qualsiasi" avversario, Lecce docet), come
capitato oggi contro un modestissimo Genoa dimezzato (anche il
Lecce era dimezzato, oooops...), capace di capitalizzare al
massimo l'incursione di Rossi, lasciato incredibilmente solo in
piena area, al 23' del secondo tempo, dalla difesa etnea,
peraltro ancora una volta disattenta sulla fascia sinistra in
Capuano, assai distante da Mesto in occasione del cross vincente
(un caso che gran parte dei gol subiti dal Catania provenga da
errori similari?). Una disdetta? sfortuna? Non credo, perché
questa è una situazione che si ripete. E quando le situazioni
"sfortunate" si susseguono con una certa frequenza
appare necessario rifletterci su, evitando di liquidare il tutto
con le solite frasi fatte. Giampolo è un tecnico preparato, uno
"studioso", uno che mastica calcio 24 ore su 24, di
sicuro non sarà tanto superficiale da pensare che il destino
cinico e baro si stia accanendo contro la sua squadra. Magari,
comincerà a domandarsi se sia la strada giusta, questa; strada
criticata dal suo giocatore più rappresentativo e non
supportata dai risultati. Dicono i ben informati che il
bellinzonese sia un "profilo" di trainer che abbisogni
di tre mesi per far volare una squadra secondo i suoi dettami.
Il mio augurio è che sia così, stimando il professionista. Ma
qualche dubbio, anche corposo, comincia a insinuarsi nel mio
candido cervello, per giunta assai ben disposto (quasi a
prescindere) verso il tecnico.
Giampaolo,
mosse conservative Lo dico subito, per me questa partita la perde Giampaolo,
non la vince Gasperini. Tralasciando tutte le discussioni sul
modulo a unica punta (oggi 4-3-2-1 "formale" con
Martinho, ma sempre 4-5-1 nei fatti, dato che Mascara e Gomez
fanno mooooooolto più i centrocampisti che gli attaccanti),
sulle difficoltà di Maxi, etc., un dato di fatto si mostra
certo: dopo un buon primo tempo, in cui (come di consueto) non
concedi quasi nulla e magari rischi di andare in vantaggio, non
puoi al 20' della ripresa sostituire un centrocampista offensivo
(Martinho) con un mediano spaccalegna (Carboni) e la tua unica
punta con un pari ruolo (Antenucci)! Così invii a tutti, anche
agli steward dell'ultimo anello, un segnale unico: voglio
pareggiare. E, di default, prendi il gol (perché un episodio
può sempre capitare) e non hai nessun attaccante in panchina in
grado di cambiarti le sorti della gara. Non solo: ti metti
contro Maxi, i tifosi (che pensano che tu sia
"fissato" a non voler giocare con due punte), il mondo
intero. Una mossa, a mio parere, errata pure sotto il profilo
psicologico. Una mossa che "annulla" il coraggioso
innesto di Martinho dal primo minuto, elemento di buona
prospettiva e protagonista di un buon primo tempo (nella ripresa
non ne aveva più, giusto sostituirlo) sulla corsia sinistra,
prestazione fatta di corsa e piedi buoni. A quel punto, non
sarebbe stato meglio dare un segnale diverso? Del tipo: voglio
vincerla, magari inserendo al posto del brasiliano Antenucci o
Ricchiuti, giocatore che i fatti dicono insostituibile...
Ricchiuti,
imprescindibile
Non
riesco a comprendere. Le prime sette giornate di campionato
hanno detto che il Catania senza Ricchiuti non ha fantasia, non
crea gioco. Appena entra Adrian tutto cambia. Ultimo esempio:
Catania-Napoli. Il diktat dovrebbe essere contario: prima in
campo Ricchiuti, poi gli altri. E invece, il fantasista (profilo
unico nel Catania) va regolarmente in panchina!!! Inutile
sottolineare come anche oggi, appena entrato, ecco fioccare tre
occasioni da rete bell'e buone (Ricchiuti stesso, davanti alla
porta; due volte Antenucci). Ma è così difficile prendere atto
che si creano occasioni da rete quasi esclusivamente con Adrian
in campo? Non lo dico io, lo dicono i fatti. Non solo. Il
Catania nel girone di ritorno dello scorso campionato aveva
trovato l'alchimia giusta: 4-3-3 con Ricchiuti in mezzo, due
esterni offensivi e Maxi. Così si sono fatti 3 gol all'Inter e
giocate partite meravigliose. Avevamo un impiato certo, una
certa facilità a trovare la rete e, per dirne una, il miglior
terzino destro del campionato (Alvarez), adesso
"desaparecido"... Considerato che l'organico è
praticamente rimasto intatto (solo Martinez via), perché
stravolgere tutto e cambiare completamente filosofia? Non
sarebbe stato meglio operare in continuità? Anche perché, che
sia chiaro, i confronti non si fanno con il girone d'andata,
inesistente, dello scorso anno, ma con quello di ritorno,
eccezionale, dato che si vuole migliorare e non tornare
indietro. Quindi...
Martinho,
sorpresa positiva
Arrivato
il transfer, subito in campo, a dimostrazione della stima di
Giampaolo. E il brasiliano Martinho, ennesima scommessa (a naso,
direi che sarà vinta...) di Lo Monaco, ha giocato un buon primo
tempo. Impiegato da interno ha fatto bene, buona corsa e buon
piede, ma l'impressione è che sia più un esterno di
centrocampo. A inizio ripresa non ne aveva più, ma l'impatto
con il nostro calcio mi è sembrato buono. Vedremo in futuro. Se
son rose fioriranno...
Contro
Miha vietato sbagliare...
Una cosa è certa. Dopo l'ennesima gara persa nel "solitissimo"
modo, giocatori e tecnico devono confrontarsi nel chiuso dello
spogliatoio e trovare una via d'uscita agli equivoci tattici.
Perché di "scontenti" ce ne sono. E, soprattutto,
preparare bene la gara con la Fiorentina (la Coppa Italia di
mercoledì sera con il Varese conta, ma il campionato è altra
cosa...) dell'ex Mihajlovic, una squadra che verrà al
"Massimino" con il sangue agli occhi. Attendiamo
magari meno "compattezza scientifica" e più
concretezza "pane e salame"; in poche parole meno
chiacchiere "einsteniane" e più gol e occasioni per
farne. Nel calcio dei tre punti, sovente il pareggio si tramuta
in una sconfitta. L'auspicio è che Giampaolo riesca a trovare
la strada definitiva, quella che porti il Catania nella
posizione di classifica consona al suo organico. Che non è
quella attuale. Anche perché vedere un team come il Lecce, a
dir poco inesistente, avanti in graduatoria (fortuna o non
fortuna), appare un insulto al Dio del Calcio. In tutto questo,
la speranza è che il "Massimino" si riempia, grazie
anche alla nuova, giustissima politica (al ribasso) dei prezzi
operata dalla società. Il sostegno dei tifosi diventa decisivo.
Let's go, Liotru, let's go!!!
Arbitro:
Rizzoli di Bologna, assistenti Dobosz Passeri, IV Giannoccaro.
Tutto
dipende "Che il bianco sia bianco, che il nero sia nero, che
uno e uno siano due, che la scienza dice il vero, dipende"
cantava qualche anno fa il mitico Jarabe de Palo. E mai parole
furono più consone al Catania attuale. Devo dire che
l'intervista postgara del tecnico Giampaolo mi ha convinto. In
buona sostanza, il bellinzonese ha espresso un paio di concetti
"papali papali" cui nulla può opporsi. Riassumendo:
questo è un campionato difficile come dimostrano i risultati
delle prime 9 giornate; ci sono 13 squadre racchiuse in 5 punti,
dalle ultime (Parma, Bologna, Bari e Cesena) a quota 8
all'Udinese (13); il Catania sta facendo bene, essendo in linea
di galleggiamento nell'ambito di queste difficoltà
generalizzate (come testimoniano Fiorentina, Palermo e Genoa in
posizioni di rincalzo) e al momento sarebbe salvo avendo 6
squadre sotto, in perfetta sintonia con gli obiettivi della
società, che sono chiari. Detto ciò, detto tutto. Nulla da
eccepire, potrei chiudere l'editoriale, dimenticando anche i 3
punti in 5 match e la distanza di due lunghezze dall'ultimo
posto. Non solo, rimarco ancora una volta con forza che
Giampaolo mi straconvince, perché è verissimo che le cose
stanno così. Rimane solo l'amarezza, magari, di essermi un
tantino illuso che con questo organico (a mio parere il migliore
da quando i rossazzurri sono in A) l'asticella delle aspettative
potesse essere innalzata di un centimetro. No. Secondo tale
ineccepibile visione, il Catania è quello di sempre, dovrà
lottare con il coltello fra i denti fino alle ultime giornate.
Come da prammatica. Il mio, però, è errore in buona fede.
Vedendo giocare il Catania nello scorso girone di ritorno e
apprezzando fortemente l'operato societario in sede di
calciomercato, teso a mantenere pressocché inalterata la
"rosa", avevo pensato di issarmi sulle ali ddella
fiducia mostrata dallo stesso presidente Pulvirenti, sognando,
chissà, qualcosina di più. Giusto essere risvegliato
dall'acqua fredda del sacrosanto "vero", perché forse
troppo mi ero lasciato andare. Giampaolo, sottolineando la
complessità di questo campionato e la temporanea (nel senso:
ancora per quest'anno) limitatezza degli orizzonti rossazzurri,
mi riporta ovviamente sulla retta via. Niente posso e devo
obiettare. Del resto, continuo a pensare che quello attuale sia
un buon allenatore cui debba essere lasciato il tempo per
radicare una certa filosofia di gioco nel gruppo. Tuttavia, va
da sé come unicamente il campo debba fornire il responso
definitivo, bontà o meno dell'allenatore in carica. Se
Giampaolo porterà risultati, verrà osannato, se non li
porterà, subirà le conseguenze del caso, come dappertutto in
Italia. Al momento, purtroppo, i "conti del campo" non
arridono del tutto al Catania, dato che pareggio in casa e
sconfitta fuori, trend delle ultime 5 gare, costituiscono una
media da retrocessione "manualistica".
Calci
piazzati e dintorni
C'è un'altro convincimento che mi accomuna a Giampaolo. E'
verissimo che il Catania, a parte un'oretta con il Parma
(paradossalmente, gara vinta), non è stato finora messo sotto
da nessun contendente, a cominciare dal Milan
"stellare" di Allegri. Quella etnea è sicuramente una
compagine compatta, restia a concedere occasioni all'avversario,
incline addirittura a far giocare costantemente male questo
avversario. Il problema è che ncosì come raramente incontra
soverchi problemi da superare, altrettanto non ne crea. Cioè, i
pochi gol presi e le rare occasioni concesse vanno a braccetto
con i pochi gol fatti e le poche occasioni create. O, per meglio
dire, il Catania crea occasioni principalmente su calcio
piazzato, vedi la gara con il Napoli e quella odierna con la
Fiorentina, nell'ambito della quale ho contato due nitide
palle-gol: traversa di Mascara su punizione e deviazione aerea
di un soffio alta del "papu" Gomez su corner dalla
destra dello stesso Topolinik. Segno di studio approfondito, e
sul fatto che Giampaolo sia un trainer preparato e maniacale nel
lavoro pochi dubbi nutro. Dovrebbe, però, il tecnico far sì
che la squadra riuscisse a creare un maggior volume di gioco
offensivo, cosa per adesso accostabile all'Utopia di Thomas
More. Anche in questo caso, richiamo a Jarabe d'obbligo: da cosa
dipende? Dal modulo, il 4-1-4-1, come pensano molti osservatori?
Dalle caratteristiche dei giocatori (gli stessi dei 3 gol
all'Inter)? Dalla sfortuna, che ha impedito a Maxi e Ricchiuti
di realizzare facili reti "a tu per tu" con il
portiere avversario? Allo stesso Giampaolo il compito di fornire
risposte, giacché appare pacifico che se non si segna qualche
golletto, non si vince; e se non si vince, non ci si salva.
Una
partita "bloccata"
Per giocare al calcio bisogna essere in due. Talora si è soli.
Qualche altra volta si è però in due a non voler affondare il
colpo, magari per paura di una sconfitta devastante. Giampaolo e
l'ex Mihajlovic, tutto sommato ben accolto al
"Massimino", provenivano da risultati non certo
esaltanti, pertanto hanno impostato una gara prudente, molto
bloccata a centrocampo, condita da rare sortite offensive. Una
partita in cui la paura di perdere sovrastava la volontà di
vincere. In queste condizioni, se una delle due squadre non
avrà la fortuna di sbloccare il risultato in maniera magari
estemporanea, il risultato non potrà che attestarsi sullo 0-0.
E 0-0 classicissimo è stato. Un paio di occasioni per parte e
via, con gli ultimi 20 minuti giocati con la consapevolezza di
non dover sbagliare nulla per non concedere nulla. E dire che:
-Giampaolo,
alla fine, aveva deviso di rischiare il suo personalissimo 6 al
Superenalotto, facendo giocare insieme Ricchiuti e Gomez,
nonché posizionando Biagianti nel naturale ruolo di metodista,
con il contemporaneo accantonamento del fido Carboni;
-Mihajlovic,
pur privo all'ultimo momento dell'applaudito ex Vargas, aveva
ritrovato, dopo lunga assenza, il rumeno Mutu, fuoriclasse di
cristallina classe che nei primi 20 minuti supponeva di essere
Maradona redivivo, mettendo a soqquadro la difesa etnea (bravo
Andujar su una sua deviazione aerea da pochi passi).
Certo,
gli infortuni di Capuano e Spolli, entrambi vittime di acciacchi
di una certa importanza, non aiutano Giampolo, ma se i due
sostituti, Alvarez e Bellusci (al debutto), danno risposte
altamente positive come quelle fornite oggi, forse non tutti i
mali vengono per nuocere. Ma si tratta di difensori. E il
problema del Catania non è la difesa, "cattigghiata"
(come si dice dalle nostre parti) dall'ectoplasmatico Gilardino
e dalle (assai supposte) discese di Santana e Marchionni sugli
esterni. E nemmeno i mediani, dato che Biagianti e Izco (male
nel primo tempo, meglio nella ripresa), forse anche a fasi
alterne, il proprio dovere quasi sempre lo fanno.
Il problema è che oggi Ricchiuti non gira a pieno regime, Gomez
non è scintillante, Mascara si sbatte ma non trova il guizzo
vincente (la traversa, comunque, è tutta sua), Antenucci si
muove alla grande, spaziando su tutto il fronte d'attacco, ma
conclude poco (stretto nella morsa di Natali e Gamberini, nel
medesimo ruolo di Maxi Lopez, il che lascia ai più supporre
come non si tratti di una problematica di forma fisica e
psicologica della "gallina", dato che l'ex ascolano
gira a mille al momento), a dimostrazione che la fisicità di
Maxi Lopez risulta fondamentale per questa squadra. Non solo.
Avendo dovuto bruciare due cambi per infortuni a difensori,
Giampolo può tentare poco dal punto di vista tattico, se non un
tardivo ingresso di Llama per l'ennesimo acciaccato, Mascara. Se
ci aggiungiamo che la Fiorentina, malgrado il 60% finale di
possesso palla, si difende a prescindere per buona parte della
gara, con l'evidente unico scopo di portare a casa lo 0-0, il
dado è tratto. E' evidente come per sbloccare gare del genere
serva qualcosa di diverso, non solo un pizzico di buona sorte in
più. Due punte (Maxi e Antenucci)? Un centrocampista di
riferimento in grado di far "girare" il modulo del
tecnico che, per come è impostato, potrebbe non prescindere da
un profilo similare (ma c'è in "rosa" il solo
Ledesma, perennemente acciaccato)? Anche in questo caso, le
risposte sono da richiedere all'allenatore...
"Comu
finiu", bentornato!
Già ho accennato ad Alvarez, oggi di nuovo ai suoi livelli.
Nella scorsa sagione era stato fra i migliori, divenendo mio
idolo incontrastato. Persosi nelle nebbie della zona
giampaoliana, lo rivediamo tosto, incazzato, attento e preciso
sulla corsia sinistra (non la sua preferita) a devastare lo
sperduto Marchionni. E' un giocatore fra i migliori della
"rosa", speriamo riesca a convincere il tecnico della
propria bontà...
A
Genova serve il risultato
Si ritorna al "Ferraris", dopo la brutta esperienza
vissuta con il modesto Genoa. Questa volta si gioca con la Samp
"decassanizzata", reduce da 7 punti in 3 partite
(compreso il pareggio a Milano conl'Inter). Appare chiaro come
un'ulteriore sconfitta esterna che confermasse il pessimo trend
attuale risulterebbe altamente destabilizzante e procurerebbe
scricchiolii sinistri alla panchina di Giampalo. Quindi, urgono
risposte concrete da parte dei giocatori, i quali devono
dimostrare di credere nell'allenatore e nel suo lavoro,
disputando una gara all'ultimo sangue e, soprattutto, foriera di
un buon risultato. Anche un pareggio "ben giocato"
sulla falsa riga di Milano sarebbe ben accetto. Non sarà
facile, ma se è vero che il lavoro certosinamente svolto in
settimana non può non portare, prima o poi, ai risultati, non
ci sarebbe modo migliore per cominciare a invertire una tendenza
pericolosa. Ciò potrebbe costituire l'inizio di una nuova era
nella gestione Giampolo e l'avvio, chissà, di nuove prospettive
fatte di consapevolezza nei propri mezzi e fiducia nelle
risultanze pratiche di un certo tipo di approccio alla gara. Il
mio più accorato auspicio è che Giampaolo abbia ragione,
ragionissima e che si sia alle porte di una svolta che metta le
ali al Catania.
(Max
Licari - calciocatania.com)
Sampdoria
(4-4-2): Curci, Zauri, Gastaldello, Lucchini, Ziegler Koman,
Palombo, Tissone (al 23' st Poli), Guberti (al 23' st Mannini);
Marilungo (al 41' st Fornaroli), Pazzini. A disp.: Da Costa,
Accardi, Volta, Dessena. All. Di Carlo.
Catania (4-1-4-1): Andujar; Alvarez, Silvestre, Bellusci,
Potenza, Carboni, Gomez (al 41' st Ricchiuti), Izco, Ledesma (al
14' st Del Vecchio), Mascara (al 31' st Lllama), Lopez. A disp.:
Campagnolo, Marchese, Martinho, Antenucci. All. Giampaolo.
Arbitro: Giannoccaro di Lecce Ammoniti: Marilungo, Potenza
Cassano/ I tifosi della Sampdoria sin dall’inizio si sono
schierati con Garrone nella ‘vicenda Cassano‘.
Oggi allo
Stadio Ferraris di Genoa, prima di Sampdoria-Catania gli ultrà
doriani hanno confermato la presa di parte con uno striscione
chiaro:“Forza Duccio, tutti uniti per la Samp“. A favore di
Cassano niente cori e un solo piccolo striscione con scritto “Garrone
perdonalo”, che ha tutta l’aria di essere un’iniziativa di
un singolo supporter.
Catania,
avanti adagio.
Il
pareggio senza reti a Marassi contro la Sampdoria conferma quel
che già si sapeva sui rossazzurri: solidi in difesa, poco
efficaci in attacco (307 minuti senza gol all'attivo). Partita
priva di lampi, pochissime occasioni da rete. Bellusci (foto
Galtieri) il migliore degli etnei
Stesso stadio, partita simile, risultato diverso. Il Catania
torna a Marassi a soli quindici giorni di distanza dalla
sconfitta con il Genoa e stavolta porta a casa un risultato
positivo impattando con la Sampdoria. Il pareggio senza reti
contro i doriani conferma quanto già si sapeva sulla formazione
di Giampaolo, precisa dietro e leggera in avanti.
I
rossazzurri ribadiscono la loro solidità in fase difensiva,
nonostante le assenze che hanno decimato l'organico. Orfano
degli infortunati
Spolli, Capuano, Terlizzi e Augustyn, il reparto arretrato si
presenta in versione assolutamente inedita con Bellusci, al
debutto dal primo minuto in questo campionato, al centro accanto
a Silvestre e Alvarez preferito a Marchese sulla sinistra
cavandosela più che bene contro un attacco, quello ligure, che
può vantare clienti difficili come Pazzini.
E
proprio l'esordiente Bellusci spicca per precisione e
puntualità nelle chiusure concedendo nulla al centravanti della
Samp. I padroni di casa non riescono a rendersi pericolosi e
quando, nella ripresa, trovano uno spiraglio è Andujar a
disimpegnarsi con efficacia opponendosi a Guberti (diagonale
dalla sinistra) e Ziegler (punizione dal limite).
L'altra
faccia delle medaglia è rappresentata dalla scarsa incisività
in attacco. Anche a Marassi, il Catania non riesce ad andare a
segno giungendo così al terzo incontro consecutivo senza gol
all'attivo e a ben 307 minuti di astinenza realizzativa. Un
filotto che va di pari passo con il digiuno di vittorie che
perdura da ormai sei incontri e che impedisce a Mascara e
compagni di scalare qualche posizione in graduatoria.
Non
basta il rientro di Maxi Lopez per dare vivacità all'attacco.
Come contro il Genoa, il bomber argentino mostra di non
attraversare un buon periodo di forma, ma paga anche la penuria
di rifornimenti. I rossazzurri, spigliati in avvio, hanno
l'occasione migliore al quarto d'ora su palla inattiva con
Bellusci (colpo di testa alto nell'area piccola su angolo di
Mascara), ma restano a lungo troppo lontani dalla porta
avversaria.
Qualche
rara accelerazione di Gomez sulla destra e un paio di iniziative
di Izco, il più intraprendente del centrocampo, non sono
sufficienti per creare problemi alla Sampdoria in un incontro in
cui le palle gol sono rarissime. Gli innesti di Delvecchio,
Llama e Ricchiuti nel finale conferiscono energie nuove senza
però cambiare gli equilibri. Il problema finalizzativo -
strettamente legato all'assenza di vittorie - rimane, a
Giampaolo il compito di risolverlo.
07/11/2010
Rete:
nel st 15’ Maxi Lopez.
Catania
(4-3-1-2): Andujar 6, Alvarez 6, Bellusci 6 (23' pt Terlizzi 6),
Silvestre 6.5, Marchese 6, Izco 6, Biagianti 6 (30' st Carboni
6), Ledesma 5, Mascara 6, Maxi Lopez 6.5, Antenucci 5 (18' st
Gomez 6). (30 Campagnolo, 4 Delvecchio, 15 Morimoto, 20 Martinho).
All. Giampaolo 6.
Udinese (3-5-2): Handanovic 6, Benatia 6, Coda 6 (36' st
Cuadrado sv), Domizzi 6, Isla 6, Pinzi 5.5 (23' st Floro Flores
6), Inler 6.5, Asamoah 6.5, Armero 6.5, Sanchez 6.5, Denis 5 (27’
st Corradi). (6 Belardi, 19 Badu, 26 Pasquale, 45 Angella). All.
Guidolin 6.
Arbitro: De Marco di Chiavari 5.5.
Note: angoli 6-5 per il Catania. Recupero 1' e 4'. Espulso
Ledesma (40' st per doppia) ammonizione. Allontanati dalla
panchina Pasquale e il tecnico dell'Udinese, Guidolin (38' st),
entrambi per proteste. Ammoniti Terlizzi e Armero per
comportamento non regolamentare, Pinzi e Ledesma per gioco
scorretto, Benatia per proteste. Spettatori paganti 3.135,
abbonati 9.283, incasso 41.121.
Catania,
il digiuno è finito I rossazzurri tornano al gol dopo 367 minuti e alla vittoria
dopo sei giornate battendo l'Udinese per 1-0. Decide un colpo di
testa di Maxi Lopez. Espulso Ledesma nel finale Il Catania spezza la serie di sei incontri senza vittorie e
di 307 minuti senza gol all'attivo. A incaricarsi di rompere il
sortilegio è Maxi Lopez, chi se non lui.
Dopo
avere battagliato a lungo con la difesa avversaria, il bomber
argentino trova il guizzo di testa che decide la partita con
l'Udinese firmando così la sua seconda rete stagionale e
interrompendo a sua volta un'astinenza personale che durava
dalla gara interna col Cesena.
Non
è stato semplice per gli etnei avere ragione dei friulani
nonostante la decisione di Giampaolo di passare a un assetto
più offensivo optando per un 4-3-1-2 con Mascara suggeritore e
Lopez affiancato da un altro attaccante, Antenucci.
Il
cambio di modulo non aggiunge particolare incisività alla
manovra etnea. Nell’intero primo tempo gli etnei non vanno
oltre una punizione dal limite di Mascara respinta da Handanovic
e due tiri dalla distanza di Biagianti fuori bersaglio.
Antenucci e Maxi Lopez cercano di non dare riferimenti
scambiandosi spesso di posizione, ma l’Udinese, corta e
compatta a centrocampo, tiene bene il campo.
Qualche
affanno in più ce l'hanno i rossazzurri quando i friulani
alzano le frequenze affidandosi alla qualità di Sanchez, non di
rado capace di mettere in apprensione il reparto arretrato
etneo, in versione d’emergenza e costretto a perdere un altro
pezzo a metà del primo tempo, quando Bellusci accusa un
problema muscolare e cede il posto a Terlizzi. Neppure i
bianconeri, comunque, impegnano Andujar più di tanto reclamando
due volte il penalty con Denis e dando vita a un paio di mischie
in area che non producono effetti.
La
partita è bloccata: pochi spazi e molto equilibrio. A imprimere
la svolta all’incontro è il gol di Maxi Lopez. E’ del
bomber argentino il colpo di testa vincente su corner di Mascara
che sblocca il Catania. Guidolin modifica subito l’assetto
inserendo una punta in più (Floro Flores per Pinzi) e buttando
poi nella mischia anche Corradi, ma l’Udinese è deficitaria
in fase di finalizzazione e non riesce mai a impegnare Andujar.
La
palla buona per gli ospiti, dopo l’espulsione per doppia
ammonizione di Ledesma e quella dalla panchina di Pasquale e
Guidolin, arriva sui piedi di Cuadrado a cinque minuti dallo
scadere, ma la deviazione sottomisura del nuovo entrato si perde
oltre la traversa. Final..Maxi!!!
di
Max Licari (calciocatania.com)
Maxi
Lopez, finalmente...Rivoluzione "Jeanpaul""
In un colpo solo, risultato, classifica e Maxi Lopez. Giampaolo
non poteva chiedere di più al match casalingo contro i
bianconeri friulani di Guidolin (privo del suo uomo migliore, Di
Natale) e, soprattutto, non poteva approcciare in modo migliore
il difficile derby di domenica prossima a Palermo, come al
solito una delle gare più sentite dalla tifoseria rossazzurra.
Il Catania, con l'odierna vittoria di misura, si attesta a metà
classifica (14 punti), in condominio proprio con i rosanero e
l'Udinese, sfata il tabù gol (in rete dopo 3 match in
"bianco") e si pone in condizione di guardare al
futuro con maggiore serenità, senza l'assillo del risultato a
qualsiasi costo. Molti tifosi attribuiranno tali accadimenti
alla cosiddetta "rivoluzione" giampaoliana: in
pratica, dentro il tanto sospirato tandem Maxi-Antenucci, con
Mascara a sostegno (trequartista nell'ambito del 4-3-1-2
prescelto) e, addirittura, Ledesma al posto di Carboni a
centrocampo. Fuori Carboni, Ricchiuti e Gomez, fra i più
utilizzati durante l'attuale gestione. Quattro giocatori
offensivi in campo, per di più (a differenza del
"sistema" Ricchiuti-Gomez-Mascara-Maxi della partita
contro la Fiorentina) con due punte vere a dividersi i compiti
in avanti. In tanti penseranno che, seppur non sciorinando
calcio d'alta scuola, macinando poche occasioni da rete (ma
l'Udinese ha "cattigghiato" Silvestre & co,
diciamolo, compreso il pur bravo Sanchez, mal supportato dallo
scandaloso Denis, "tanke" da birreria fuori porta, in
tutti i sensi), soffrendo come sempre si soffre nel nostro
equilibratissimo campionato (chiedere stasera a Juve e
Inter...), proprio il fatto di poter mettere pressione
all'avversario con un maggior numero di elementi offensivi abbia
nuovamente condotto il Catania al successo dopo 6 lunghi turni.
Ebbene, ritengo che questa possa risultare una sorta di mezza
verità o, se preferite, mezza bugia. E' vero che, prestando
finalmente ascolto alle invocazioni mistiche della
"piazza" e di metà della sua stessa squadra,
Giampaolo ha, se non altro, inviato un segnale ai naviganti, in
special modo ai propri giocatori; in buona sostanza, il succo:
io vi aiuto, ora aiutatevi. Un segnale positivo che ha giovato a
tutto l'ambiente, in quanto ha tranquillizzato, e non poco, i
tifosi impazienti di assistere a prestazioni più
"coraggiose". Tuttavia, e il primo tempo lo dimostra,
non è che si possa mutare pelle in un "amen", due,
tre o mille punte che siano. La vera differenza l'ha fatta la
voglia più che il modulo o il numero di giocatori d'attacco in
campo. Si è visto subito, malgrado le difficoltà già citate,
un approccio diverso, più "cattivo", da parte di
Maxi, di Biagianti, di Mascara, di tutta la compagine etnea.
Voleva vincere, voleva il sospirato gol e, nell'ambito di una
ripresa di certo maggiormente propositiva, ha ottenuto tutto
ciò, per giunta facendo "bingo": rete di Lopez, prima
di testa nel campionato italiano. E non sfugga che la segnatura
sia giunta su calcio piazzato e non su azione, a testimonianza
che risiede proprio nelle "palle ferme",
magistralmente calciate da Mascara, il punto di forza della
squadra. Quelle stesse palle ferme "nemiche" contro
Bologna, Napoli e Fiorentina, per esempio. Quindi, piano con
elucubrazioni tattiche, scandagli filosofici e minchiate (cito
lo stesso Lo Monaco) similari. Un fondo di verità c'è, ma
ancora siamo agli inizi, andiamoci piano. Godiamoci la vittoria,
la seconda migliore difesa del campionato, la classifica
tranquilla e proiettiamoci verso il derby di Palermo con
passione e civiltà.
Maxi,
nuova vita
Che
le paturnie della "gallina" possano cessare appare, a
questo, punto pacifico. Ha fatto gol (il secondo in campionato),
ha giocato accanto a una punta vera per buona parte della gara,
ha disputato una parita d'impegno, volitiva, di sostanza, ha
segnato un punto a suo favore nella diatriba con l'allenatore.
Adesso, però, basta, niente più alibi. Può tornare
serenamente a essere Maxi Lopez, a segnare, a far sognare i
tifosi del Liotru. La cosa che fa più ben sperare è che, anche
dopo la sostituzione di Antenucci (sufficiente la sua
prestazione, ma ci attendiamo di più da uno del suo valore),
con Gomez (un esterno di centrocampo, quindi) in campo,
l'argentino ha continuato a lottare, a pressare, a sferragliare,
senza incupirsi in fumiganti contorcimenti mentali dovuti a
presunta assenza di adeguato accompagnamento offensivo. Un
"salto di qualità" evidente. Anche perché le
probabilità che Giampaolo schieri contemporaneamente lui e
Mirko al "Barbera" sono uguali a quelle che Ruby
"rubacuori" entri in un convento delle Orsoline.
Ledesma,
dolce e amaro
Pablo, croce e delizia del pubblico catanese. A sorpresa in
campo, ha giocato discretamente, producendosi in alcune
verticalizzazioni che nel Catania solo il suo piede vellutato
produce. E correndo, lottando... Poi, l'espulsione, giusta,
comminatagli dall'arbitro De Marco per un doppio fallo da
ammonizione. Un "rosso" evitabile che, fra l'altro, ha
fatto soffrire non poco negli ultimi 10' i suoi compagni,
pressati dall'Udinese di Guidolin (anch'egli espulso per
proteste, come il panchinaro Pasquale). Ecco, Pablo dovrebbe
evitare, per la squadra e per sé stesso. Salterà Palermo e uno
dai piedi buoni, nelle ripartenze, sarebbe servito contro i
rosanero, cui fra l'altro (se ben rimenmbro) ha già segnato...
Disdetta
Bellusci
La maledizione della difesa si abbatte ancora sul Catania. Dopo
Spolli e Capuano, ecco il giovane ex ascolano, che stava facendo
benissimo. Esce dopo pochi minuti, sostituito dal solito, solido
Terlizzi (e meno male...). Speriamo non sia niente di grave,
sebbene a Palermo si possa contare sul rientro dalla squalifica
di Potenza.
Il
derby della civiltà
Mai come questa volta il risultato sarà in secondo piano nel
derby dei derby. L'imperativo categorico sarà fare bella
figura, dimostrare al mondo che tutto è cambiato, che Catania e
Palermo sono isole di civiltà, gettando nell'oblio il passato
di violenza che, purtroppo, ancora troppo spesso continua ad
aleggiare in talune solipsistiche ricostruzioni mediatiche o
pseudotali. I tifosi del Catania saranno ospitati al
"Barbera" e, ne sono sicuro, daranno esempio di
maturità, così come faranno i supporters rosanero. Questa
"apertura" dobbiamo meritarcela fino in fondo. Certo,
se poi giungesse da Palermo, come in occasione di un famoso 1
marzo, un certo grido, poi un altro, successivamente un terzo e
infine un quarto (ma ci si accontenterebbe di qualcosina in
meno...), il tifoso catanese chiuderebbe il cerchio della
Beatitudine.
RETI:
nel pt 33' Pastore; nel st 1' Terlizzi, 2' e 40' Pastore.
Palermo
(4-3-2-1): Sirigu 6.5, Cassani 6, Munoz 6, Bovo 6, Balzaretti
6.5, Migliaccio 6.5, Bacinovic 6, Nocerino 6, Pastore 8 (42' st
Goian sv), Ilicic 7 (47' st Kasami sv), Miccoli 6.5 (19' st
Maccarone 6). (99 Benussi, 29 Garcia, 24 Rigoni, 90 Jara
Marinez). All.: D. Rossi 6.5.
Catania (4-1-4-1): Andujar 5.5, Potenza 5.5, Silvestre 6,
Terlizzi 6.5, Marchese 5, Biagianti 6, Gomez 6 (14' st Ricchiuti
6), G. Delvecchio 5 (1' st Izco 6), Martinho 6.5 (39' st
Antenucci sv), Mascara 6, M. Lopez 6. (30 Campagnolo, 22 P.
Alvarez, 16 Llama, 26 Sciacca). All.: Giampaolo 6. Arbitro:
Valeri di Roma 6.
Note: angoli 6-4 per il Palermo. Recupero: 0' e 3'. Ammoniti:
Bacinovic e Munoz per gioco falloso, Mascara per proteste.
Spettatori: 25.532, per un incasso di 375.397 euro.
Il tango è del Palermo
In un derby spettacolo l'argentino decisivo è quello rosanero:
Pastore segna una tripletta e stende il Catania. Pareggio
provvisorio di Terlizzi, gara equilibrata e piena di emozioni.
Nel prologo Pulvirenti e Zamparini insieme in campo
Tango argentino per il derby di Sicilia. A ballare, però, è
solo il Palermo. Nonostante la colonia sudamericana del Catania
sia sempre più nutrita, l'uomo del match veste la maglia
rosanero. E' Javier Pastore. Il trequartista fa la differenza
con una tripletta che testimonia la sua classe e decide una gara
equilibrata e piena di emozioni.
Dato in dubbio sino alle immediate ore della vigilia a causa
dell'infortunio rimediato a San Siro contro il Milan, Pastore
trascina la formazione di Rossi a un gioia che nella grande
classica del calcio siciliano mancava da qualche tempo. Il
Catania se la gioca con cuore e tenacia, ma non affonda i colpi
quando potrebbe e stavolta palesa qualche lacuna in difesa
vedendo così interrompersi un'imbattibilità che durava da tre
gare.
Il prologo conciliante con Pulvirenti e Zamparini in campo a
salutare entrambe le tifoserie lascia presto spazio a una
partita intensa. La fase di studio dura venti minuti, al termine
dei quali Lopez divora una maxi palla gol concludendo alto a
porta spalancata dopo un tiro di Gomez - bravo a saltare
Bacinovic - respinto da Sirigu. I rosanero replicano con un
colpo di testa di Migliaccio fuori bersaglio di poco, ma il
Catania, incisivo nelle ripartenze, mostra di essere nel vivo
del gioco sfiorando nuovamente la rete con Martinho, che da
pochi passi alza sopra la traversa un pallone messo in mezzo da
Maxi Lopez, e con lo stesso bomber argentino, autore di un colpo
di testa che sorvola la porta di Sirigu.
Gli etnei hanno il torto di non sfruttare il buon momento e
il Palermo viene fuori spingendo a sinistra, dove Balzaretti si
propone con continuità. E’ proprio il laterale mancino a
servire a Miccoli un pallone che il capitano gira in porta
trovando il bel riflesso di Andujar. Il gol arriva un minuto
più tardi, quando un cross di Balzaretti viene corretto in
fondo al sacco dall’inzuccata vincente di Pastore, dimenticato
in piena area dalla difesa catanese.
Fuochi d’artificio in avvio di ripresa. Neppure sessanta
secondi e Terlizzi pareggia sfruttando un corner di Mascara che
filtra in mezzo, dove il centrale rossazzurro è libero di
calciare a rete. Palla al centro e il Palermo torna in
vantaggio: Miccoli serve Pastore sulla destra, l’argentino
prova il destro da posizione defilata e sorprende Andujar
riportando avanti i padroni di casa.
Doccia freddissima per il Catania, costretto a correre altri
brividi su due tiri dalla distanza di Miccoli e Ilicic.
Giampaolo, che ha già rimpiazzato Delvecchio con Izco, manda in
campo Ricchiuti per Gomez. Rossi risponde avvicendando Miccoli
con Maccarone e il nuovo entrato fallisce due ottime
opportunità nel giro di un minuto facendosi prima murare da
Andujar e poi calciando fuori un pallone respinto corto da
Potenza. Big Mac ci riprova poco più tardi, ma stavolta è
Andujar a salvarsi di piede.
Costretto a scoprirsi, il Catania rischia dietro ma riesce a
farsi vivo in avanti con un’iniziativa di Lopez (tiro alto) e
soprattutto con Izco, il cui inserimento in area si conclude con
un destro che va a timbrare la traversa. I ritmi restano alti,
le emozioni si susseguono. Sirigu deve superarsi a un quarto d’ora
dalla fine per opporsi a un colpo di testa di Ricchiuti su
corner di Mascara, quindi è Bovo ad andare vicino al gol con
una punizione ben calibrata. A chiudere la partita è il solito
Pastore, pronto a sfruttare un'accelerazione di Maccarone.
14/11/2010 (Lasicilia.it)
Una
tripletta di Pastore per trionfare nel derby contro il
Catania. Delio Rossi, ai microfoni di Sky Sport, ha così
commentato la prestazione del suo Palermo: “Le due squadre
hanno cercato la vittoria in ogni modo. Abbiamo vinto perché
siamo stati migliori,
ma onore e merito alla gran partita del Catania. Il risultato è
fuorviante rispetto alla loro grandezza. Siamo contenti di aver
regalato questa gioia alla nostra gente. C’abbiamo messo
quello che serviva per vincere un derby. Pastore? E’ un
ragazzo a cui Dio ha dato il talento. I giocatori si vedono
nelle partite importanti. Se continuerà così, parleremo di un
giocatore di livello molto, molto alto. I cali di tensione della
difesa? Ci stiamo lavorando. Abbiamo nuovi giocatori venuti da
oltre-oceano: schieriamo titolari in Serie A giovani che altri
non prenderebbero neanche. E’ difficile trovare il giusto
equilibrio”.
“Il Palermo, grazie a Zamparini, è da 5-6 anni nella prima
metà della classifica – ha proseguito Rossi -. Chiaro che,
vendendo sempre i grandi giovani, non cresceremo mai. Dobbiamo
competere con le grandi non dal punto di vista economico, ma
grazie ad una migliore azione di scouting. Noi sappiamo giocare
a calcio, ma dobbiamo smettere di fare così tanti errori.
Dobbiamo trovare il giusto metro: il Palermo ha una
potenzialità pari a quella di molte squadre. Chiaro che le
richieste dei club prestigiosi ci costringano a vendere, ma non
abbiamo venduto nessuno che sia andato a giocare in squadre
migliori di questa. Dobbiamo stare sempre dietro alle grandi, ma
se un anno va male, rischi pure di retrocedere”.
RETI:
nel st 37' Terlizzi.
Catania
(4-3-3): Andujar 6, Potenza 6, Silvestre 6, Terlizzi 7, Alvarez
6, Izco 5 (14' st Ledesma 6), Biagianti 6, Ricchiuti 5.5 (35' st
Morimoto sv), Gomez 6.5, Maxi Lopez 5, Mascara 6 (14' st Llama
6.5). (30 Campagnolo, 12 Marchese, 20 Martinho, 26 Sciacca).
All. Giampaolo 6.
Bari (4-4-2): Gillet 7, Raggi 6, Belmonte 6, Rossi 5.5, Parisi
6, Galasso 5.5 (45' st Strambelli
sv), Pulzetti 6, Gazzi 6, Crimi 5.5 (38' st Rana sv), Alvarez 6
(28' st D'Alessandro 5.5), Caputo 5. (25 Padelli, 6 Rinaldi, 35
Cilfone, 39 Giandolfo). All. Ventura 6.
Arbitro: Russo di Nola 5.5. Note: angoli 11-1 per il Catania.
Recupero 1' e 4'. Espulso Maxi Lopez (34' st) per proteste.
Ammoniti Pulzetti, Rossi, Alvarez e Belmonte per gioco
scorretto. Spettatori paganti 2.290, abbonati 9.283, incasso
25.532.
Il
bomber è Terlizzi
Un colpo di testa del difensore rossazzurro (foto Galtieri),
alla seconda rete consecutiva, risolve la gara con il Bari.
Brutto primo tempo, nella ripresa il Catania aumenta la
pressione e passa dopo l'espulsione di Maxi Lopez per proteste
Ancora Terlizzi. Come a Palermo, anzi meglio. A sette giorni di
distanza dal gol messo a segno nel derby di Sicilia, il
difensore rossazzurro si ripete. Ma se la rete realizzata al
Barbera si era rivelata ininfluente ai fini del risultato,
stavolta l'inzuccata del centrale etneo vale tre punti pesanti.
Così
il Catania risolve a proprio favore una gara molto più
complicata di quanto classifica e difficoltà contingenti
dell'avversario potessero far presumere. La formazione di
Giampaolo la spunta sul Bari solo a sette minuti dalla fine e
per di più inferiorità numerica a causa dell'espulsione di Maxi
Lopez frustrando le speranze dei biancorossi, presentatisi al
Massimino in grave emergenza (undici indisponibili tra
squalificati e infortunati) e capaci di reggere con tenacia
prima di incassare una sconfitta che acuisce una crisi ormai
sempre più lunga (ultimo posto in graduatoria e un solo punto
nelle ultime sette giornate).
Nonostante
i problemi dell'avversario, il Catania gira a vuoto per l'intero
primo tempo, o quasi. I ritmi modesti rendono sterile il
perdurante possesso di palla dei rossazzurri, ai quali manca il
cambio di passo: Gillet viene impegnato seriamente solo da un
colpo di testa di Mascara su cross di Alvarez e corre un altro
brivido su un'inzuccata a lato di Silvestre su corner di
Mascara.
Il
Bari fa quel che può intasando la propria metà campo per
togliere respiro alla manovra etnea e affidando le rare
ripartenze a Caputo e soprattutto alla velocità di Alvarez, che
appena si affaccia sulla trequarti prova a tirare da ogni
posizione senza però trovare mai la porta di Andujar.
Un
destro dalla distanza di Gomez respinto in tuffo da Gillet apre
una ripresa nella quale il Catania aumenta la pressione
guadagnando metri. Giampaolo passa a un assetto più offensivo
rimpiazzando Izco e Mascara con Ledesma e Llama e avanzando
Ricchiuti. Russo annulla un gol di Gomez per un fallo su Parisi,
poi una girata di testa di Maxi Lopez sfiora il palo alla
sinistra di Gillet.
Il
Bari non esce più dalla propria metà campo, i rossazzurri
insistono. Gillet si oppone a una conclusione ravvicinata di
Ricchiuti, ma proprio nel momento di maggiore pressione il
Catania resta in dieci a causa dell'evitabile cartellino rosso
rimediato da Maxi Lopez per proteste. Paradossalmente, la
squadra di Giampaolo passa proprio inferiorità numerica:
punizione dalla sinistra di Llama e Terlizzi stacca in area
battendo Gillet. Il Bari si riversa in avanti, ma è troppo
tardi.
(Lasicilia.it)
Il
tecnico dei pugliesi: «Ci mancano troppi giocatori».
Giampaolo: «La vittoria di oggi era importante»
CATANIA,
21 novembre - «Il Bari ha un collettivo affiatato e grande
spirito di squadra, non è stato facile batterlo». Così Marco
Giampaolo fotografa la vittoria del suo Catania, giunta quando
gli etnei erano in 10 per l'espulsione di Maxi Lopez.
«L'importante era guadagnare i tre punti - aggiunge il tecnico
- e la squadra li ha ottenuti producendo un grande lavoro con il
massimo impegno. Abbiamo una discreta classifica, e con questo
campionato equilibrato bisogna tenere alta l'attenzione,
sempre».
VENTURA:
«NEL PRIMO TEMPO CONCESSO POCO» - È invece
"immeritata" per Giampiero Ventura la sconfitta del
suo Bari al Massimino. «Avevamo molte assenze, ma nonostante
ciò - osserva l'allenatore dei pugliesi - nel primo tempo non
abbiamo concesso alcunchè al Catania. Non meritavamo di perdere
a otto minuti dalla fine e senza aver subito un tiro in porta
nell'arco del gara». L'allenatore parla anche dell'ultimo posto
in classifica occupato dal Bari: «Nella mia lunga carriera -
osserva - non ricordo un momento così nero, ma devo essere
contento e orgoglioso di quanto fatto dalla squadra anche
oggi».
«SPERIAMO
DI RIAVERE GLI INFORTUNATI» - Ventura guarda la futuro con
ottimismo: «Quando rientraranno gli infortunati - si dice certo
- rinasceremo e torneremo a essere il Bari di sempre, quello
vero». Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, spiega
così le difficoltà incontrate dalla sua squadra: «Loro si
difendevano in undici e abbiamo fatto fatica a trovare gli spazi
liberi, noi abbiamo cambiato ritmo nel secondo tempo e abbiamo
trovato il gol del successo, e la vittoria ci sta tutta».
Amareggiato Alessandro Parisi per «un gol preso a sette minuti
dalla fine con un uomo in più». «Il campionato è difficile -
aggiunge il difensore del Bari - non vinciamo da tempo e per noi
è dura, ma abbiamo dimostrato di non volere mollare e piano
piano i risultari arriveranno». Maxi Lopez non svela i
contenuti dello scambio di vedute con l'arbitro che lo ha
espulso: «Ha deciso lui - si limita a dire l'attaccante
argentino - e io imparerò a non parlare più con loro».
Arbitro:
Gava di Conegliano Veneto (Musolino-Vuoto, IV Celi). Ammoniti:
Silvestre, Morimoto, Hernanes.
Giampaolazio
Continuità
di risultati Nelle ultime 8 gare, fra campionato e Coppa
Italia, il Catania ne ha persa una. Si trova agli ottavi nella
prima competizione, in attesa dello scontro con la Juventus;
occupa il centro classifica, a quota 18 (6 punti di distanza
dalla zona Champions e altrettanti dal terz'ultimo posto), nella
seconda, a 5 partite dalla conclusione del girone d'andata,
anche in questo caso in attesa di incontrare l'undici torinese
in maglia bianconera. Potremmo finire qui e passare oltre, al di
là di qualsiasi
considerazione su gioco, modulo, scelte tecniche o quant'altro.
Per adesso i risultati danno ragione a Giampaolo e alla
società. Nient'altro da dire. Anche il sottoscritto, estimatore
del calcio d'attacco (e lo sarò sempre), non può che esprimere
soddisfazione per il trend della squadra, più che positivo. Del
resto, io ho sempre apprezzato un certo tipo di giudizio, anche
"contro" (o assai "contro"), ma costruttivo;
pertanto, mi risultano incomprensibili le critiche feroci al
tecnico di Bellinzona, anche dopo aver pareggiato in trasferta
con le prime due in classifica... Questi risultati, che per un
tifoso del Barcellona o del Manchester United potrebbero pure
sembrare discreti, non piacciono evidentemente a una parte della
tifoseria, abituata negli anni a scintillanti esibizioni in
Europa League (o forse Champions?) e a rutilanti performance di
campioni cristianoronaldeschi. Capisco... Tuttavia, se vogliamo
possedere un minimo di credibilità e, direi, di dignità, forse
dovremmo ascoltare le dichiarazioni postpartita di Brocchi o
Reja in merito all'attuale forza del Catania. Altrimenti
rischiamo di rimanere ancorati alla nostra triste condizione di
effimeri consumatori di fantascienza di terz'ordine. Una
considerazione "costruttiva", per esempio è che non
è il Catania a giocare in maniera così, diciamo,
"solida" (eufemismo per "accorta"), ma tutto
il calcio italiano.
La
Lazio gioca così, e infatti ha trovato (come prevedevo) grandi
difficoltà a superare la ragnatela tattica approntata da
Giampaolo. Il Milan gioca con tre mediani spaccagambe e vince
con 4 azioni da rete a partita (dimenticando il
4-2-fantasia...). La Juve non ne parliamo. Il Napoli? Lo
stendiamo un velo pietoso sul gioco di Mazzarri? La Fiorentina
dell'ex Miha? L'avete vista una partita del Chievo o della
Sampdoria? E
allora, se diciamo che è tutto il nostro calcio a dover fare un
passo avanti sul piano del gioco offensivo e della capacità di
offrire uno spettacolo più intrigante o un prodotto
commercialmente più appetibile (o, almeno, non assai meno
appetibile rispetto a Premier e Liga), ci siamo. Se affermiamo
che il tecnico del Catania è l'unica "pecora nera"
pseudodifensivista nell'ambito del Paradiso Terrestre del Calcio
Champagne, be', siamo da ricovero. L'unica realtà dell'oggi è
che il Catania pare aver
trovato quella continuità di risultati che a inizio campionato
era mancata. Per un team che ha un preciso obiettivo (salvezza),
è più che positivo. Direi pazzescamente positivo. Contro la
Lazio abbiamo assistito, al di là delle scelte tecniche del
trainer, alla partita che tutti attendevamo. Buona
organizzazione difensiva, qualche ripartenza, grande
pericolosità sugli eventuali calci piazzati, situazioni in cui
il Catania è maestro, avendo battitori sopraffini come Mascara
o Llama e colpitori di testa magnifici come Terlizzi o
Silvestri. Questo è il Catania, questo sarà il Catania. Punto.
Se consideriamo che mancava il nostro miglior giocatore, Maxi
Lopez, sostituito da un Morimoto assai poco reattivo, possiamo
comprendere la dimensione del risultato odierno. Si è
addirittura rischiato di vincere, se al 94' Gomez finalizza come
si deve un facile contropiede 3 contro 2. Non sarebbe stato
giusto, perché il pareggio fotografa perfettamente l'equilibrio
delle forze in campo, ma il calcio è questo, lo sappiamo.
Giampaolo,
scelte sorprendenti
Alzi la mano chi non è rimasto sorpreso dalle scelte iniziali
del tecnico rossazzurro. Non di modulo, ovviamente, perché il
4-1-4-1 non si tocca. Ma di uomini. Ledesma a centrocampo, Llama
interno sinistro, Gomez e Mascara esterni di centrocampo. Unico
"falegname", il buon Biagianti, orfano dei "Carbonizcodelvecchisti"
di inizio campionato. In pratica, quattro giocatori di qualità
contemporaneamente in campo, segno che Giampolo nota un
miglioramento della condizione atletica generale del gruppo e si
fida di più. Certo, l'atteggiamento rimane quello di sempre,
quello che abbiamo definito "solido", teso a non
concedere spazi all'avversario e a ripartire rapidamente con
ficcanti azioni portate avanti da uomini come Llama o Gomez, ma
rimane l'intenzione di fornire maggiore organicità al gioco,
puntando su elementi maggiormente tecnici. La Lazio, così, ha
avuto poche occasioni di mettersi in mostra, quasi unicamente
con la mobilità di Floccari, sul quale fa un miracolo Andujar a
inizio partita, i tiri dalla distanza del giovane fuoriclasse
brasiliano Hernanes (migliore dei suoi), e Zarate. E sui calci
piazzati i rossazzurri sono micidiali. Il gol di Silvestre al
44' (secondo stagionale) è la fotocopia di quelli di Terlizzi.
Peccato che...
Peccati
di concentrazione
... sembra ci sia una maledizione sul Catania da trasferta. Dopo
Palermo, altro inspiegabile (soprattutto per una squadra che
difende in 10 dietro la linea del pallone come il Catania...)
calo di concentrazione che annulla la prodezza precedente nel
giro di un minuto., Questa volta tocca a Llama perdere una palla
a centrocampo e ai centrali difensivi non uscire su Hernanes
che, dopo essersi fatto 30 metri in beata solitudine
"centrale" (nel campionato italiano, questa sì,
fantascienza), spara un destro dai 20 metri che Andujar riesce
solo a toccare, ma non a deviare fuori. Un pareggio fulmineo che
non ci sta per niente. Il secondo tempo giocato in vantaggio
sarebbe stato un'altra cosa, anche perché abbiamo poi visto le
difficoltà dei padroni di casa a superare il muro catanese. Ci
sarebbe stata la concreta possibilità di portare a casa la
prima vittoria esterna stagionale, contro la seconda in
classifica... Ripeto, queste sono defaiances che non ti aspetti
da una squadra organizzata come il Catania. Su queste cose
bisogna proporre critiche costruttive, ritengo. In queste
circostanze negative (reiterate) bisogna chiedere qualcosa in
più a tecnico e giocatori!
Cambi
perfetti
La ripresa è un compendio della filosofia giampaoliana. Lazio
imbrigliata senza speranze (un paio di parate di Andujar su
Zarate e Hernanes, ma sempre su tiri dalla distanza); sporadiche
ripartenze che non possono avere buon fine con un Mascara sotto
tono, uno Llama ancora non al 100% e un Morimoto francamente
deludente; cambi funzionali al raggiungimento dell'obiettivo
(come accaduto in occasione della gara del "Massimino"
contro il Bari). Malgrado Izco non azzecchi un passaggio da
circa sei mesi (preoccupante l'involuzione del simpatico
Marianito), la sua corsa, congiunta a quella di Martinho, ha
fornito le giuste contromisure tattiche agli ingressi di Foggia,
Matuzalem e Rocchi, comandati da Reja con l'intenzione di
conferire maggior peso offensivo al gioco dei padroni di casa.
Assolutamente corretto, in quella situazione, sostituire lo
spento Mascara e lo stanco Llama, che comunque avevano dato il
loro contributo fino a quel momento. Lo stesso ingresso di
Antenucci per Morimoto mi è parso azzeccato, tanto che il
Catania ha pure rischiato di vincere in contropiede. Però, una
riflessione sulla punta nipponica dobbiamo farla. E' chiaro come
abbia tutte le giustificazioni di questo mondo. Ha fatto quasi
sempre tribuna e non può in nessun modo avere il ritmo partita.
Tuttavia, non mi sembra che possa avere le caratteristiche
giuste per il gioco di Giampolo. Non è giocatore da
"spalle alla porta", giacché raramente riesce a
tenere palla permettendo alla squadra di salire (qualche
difficoltà in fase di palleggio esiste...); non ha una
"fisicità" determinante, non è costituzionalmente in
grado di sfruttare il gioco aereo. Non è, insomma, a onta di
quanto dice Giampaolo (che pare averlo "scoperto" dopo
avergli sempre preferito Antenucci), uno in grado di fare
reparto da solo. Ha, di contro, bisogno di essere lanciato
profondo in velocità con una certa continuità, in modo da
sfruttare una buona rapidità nei sedici metri. E il Catania non
mi pare che faccia questo tipo di gioco... Al momento, mi pare
indubbio che Antenucci sia più indicato a interpretare il ruolo
di unica punta centrale proprio dei dettami tattici di
Giampaolo. Poi, è chiaro che il mercato sia un'altra cosa.
Ovvio che Antenucci, dopo le 24 reti messe a segno nella scorsa
stagione in B e alcune buone esibizioni in campionato e Coppa
(condite da qualche gollettino che mai guasta), abbia più
richieste e maggiori possibilità di costituire una importante
plusvalenza per una società giustamente sempre oculata come
quella rossazzurra. Quindi, tutto nella normalità. "Tirem
innanz"...
Hanno
risuscitato Pablo
De
Gregori cantava della sua uccisione, ma Pablo è vivo, anzi
risuscitato! Finalmente una buona prestazione, sia sotto il
profilo fisico, sia dal punto di vista tecnico-tattico, fornita
da questo ottimo giocatore troppo spesso sotto tono, in quanto
condizionato da problemi fisici. Si è detto spesso che il
Catania abbisogni di un centrocampista di qualità in grado di
dettare i ritmi del gioco. Ledesma ha queste doti, l'acquisto
l'abbiamo già in organico; però Pablo deve riuscire a dare
continuità alle sue prestazioni, in modo da convincere tutti.
Questa bella prestazione dell'Olimpico, dove si è segnalato
come il migliore dei suoi, assegna un punto a suo favore...
Gran
Gala con la Juve
Malgrado i prezzi stellari, ci sarà per la prima volta in
stagione il "tutto esaurito" al "Massimino".
Ciò dovrebbe far riflettere. Saranno presenti i soliti 10.000
supporters etnei e 12.000 tifosi juventini. E' questo quello che
vogliamo? A voi la risposta. Per il resto, con questa squadra
possiamo star tranquilli che Delneri (allenatore della stessa
scuola di Giampaolo) non verrà a Catania a fare spettacolo
(c'è qualche tifoso bianconero che glielo chiede?). Soffrirà
le pene dell'inferno. Sosteniamo e aiutiamo concretamente,
riponendo le minchiate nella "sacchetta", che è
meglio... CALCIO, CATANIA; LO
MONACO: NON CEDIAMO MAXI LOPEZ
Pietro
Lo Monaco, amministratore delegato del Catania, a
calciomercato.it risponde così alle domande sull'ipotesi di una
cessione di Maxi Lopez: "Maxi Lopez via a gennaio?
Assolutamente no. Non c'è niente di nuovo, la società si è
già espressa e non vogliamo tornare sull'argomento. La Juve
troverà pane per i suoi denti. Rispettiamo tantissimo i
bianconeri, ma sono sicuro che li affronteremo con il piglio
giusto".
Reti:
nel pt 35' Pepe, 37' Morimoto, 44' Quagliarella; nel st 13'
Quagliarella.
Catania (4-3-1-2): Andujar 6,
Potenza 5, Silvestre 5, Terlizzi 5.5, Alvarez 6, Ledesma 6,
Biagianti 5, Martinho 6.5 (43' st Carboni sv), Gomez 6.5 (26' st
Ricchiuti 5.5), Morimoto 6.5 (23' st Antenucci 5.5), Maxi Lopez
5.5. (30 Campagnolo, 7 Mascara, 13 Izco, 33 Capuano). All.
Giampaolo 5.5.
Juventus (4-4-2): Storari 7, Sorensen 5.5, Bonucci 6, Chiellini
7, Grosso 5, Krasic 6, Aquilani 5 (12' st Sissoko 6), Felipe
Melo 6.5, Pepe 6.5 (37' st Salihamidzic sv), Iaquinta 7,
Quagliarella 7.5 (35' st Del Piero sv). (13 Manninger, 2 Motta,
20 Lanzafame, 33 Legrottaglie). All. Del Neri 7.
Arbitro: Damato di Barletta 5.
Note: angoli 9-4 per il Catania. Recupero: 1' e 4'. Ammoniti:
Storari per comportamento non regolamentare. Spettatori: paganti
7.273, abbonati 9.283, incasso 395.365 euro.
Sulla
giusta strada Cominciamo dai paradossi tipici di una piazza come Catania.
Fino a tre ore prima del posticipo domenicale di gran gala con
la Juve di Delneri, molti tifosi volevano "gia...mpalare"
il tecnico rossazzurro che, a onta di una classifica di tutto
rispetto, non faceva divertire il pubblico, interpretando un
calcio sparagnino e poco spettacolare. A cominciare dal 15'
della ripresa, gli stessi fieri emuli di Vlad Tepes l'Impalatore,
lancia (o palo?) in resta, volevano ghigliottinare (sempre
strumento d'esecuzione è...) il suddetto povero trainer ex
senese, imputandogli la grave colpa di aver messo in campo la
squadra proprio, esattamente proprio come volevano che fosse
disposta essi stessi prima della gara!!! I medesimi insulti
rivolti al Giampaolo difensivista vengono così rivolti al
Giampaolo "scriteriato" offensivista, capace di
regalare a una "grande squadretta" -da notare
l'ossimoro, a significare che la Juve è una grande di nome, una
piccola nei fatti- giunta peraltro al quattordicesimo risultato
utile consecutivo, un match che una compagine come il Catania
doveva giocare, di contro, "umilmente", con 9
giocatori davanti alla linea di porta! Cioè, Giampaolo schiera
a sorpresa due punte pure (Maxi-Morimoto), un trequartista
(Gomez), due centrocampisti offensivi (Ledesma-Martinho) e il
solo sventurato Biagianti a correre e mordere le (costose)
caviglie piemontesi, e già i draculei sostenitori del
"tutto e il contrario di tutto" si disperano per
quella carenza di "equilibrio tattico" che tanto
avevano sbeffeggiato nelle loro cattedratiche disamine della
"supercazzola", volgarismo (ma lo è) per il più
colto e latineggiante "ad minchiam" di scogliana
memoria. Delle due l'una: ci siamo o ci facciamo? La coerenza e
l'onestà intellettuale, pur rendendomi conto di come siano doti
per lo più sconosciute, le vogliamo dare sempre,
irrimediabilmente sempre, "al gabinetto", citando un
Dalla
d'annata e dannato? Io non mi accodo, perché altrimenti si
potrebbe veramente pensare che tutti i giudizi siano unicamente
condizionati dal risultato. A me il Catania è piaciuto,
Giampaolo è piaciuto, penso che siamo sulla retta via per
disputare un buon campionato, al di là della sconfitta con i
bianconeri, che ci può stare, dato che Quagliarella e soci
hanno dimostrato inequivocabilmente (e ci mancherebbe altro...)
di avere qualcosa in più rispetto ai rossazzurri. Un'ottima
squadra differisce da una buona squadra dalla capacità di
sfruttare le occasioni con cinico opportunismo, pur trovandosi
talora in difficoltà. Ebbene, la Juve è un'ottima compagine,
in grado di far male agli avversari nelle poche occasioni a
disposizione. Il Catania non lo è ancora. Se andiamo a
fotografare prestazione e numeri delle due squadre, ci
accorgiamo che, a fronte di una grande prima mezzora del
Catania, straripante con Gomez, Martinho e Ledesma sul
centrocampo ospite (male Aquilani e Melo), si contano 3 azioni
da rete e 0 gol. Al contrario, nei 15 minuti di supremazia (per
così dire) dei bianconeri, contiamo 2 reti valide (Pepe e
Quagliarella), una regolare non convalidata (clamoroso l'errore
di Damato e collaboratore sulla staffilata al volo dell'ex
napoletano, che prima coglie la traversa e poi si spegne 30 cm
dentro la porta catanese) contro un solo gol del Catania, il
fulmineo pareggio di destro realizzato da Morimoto su gran cross
di Gomez dalla sinistra. Nella ripresa, generalmente pro-Juve, 5
nitide occasioni (clamorose quelle di Del Piero e Krasic) e un
gol per la Juve, 3 grosse palle gol (Morimoto, Antenucci,
Ledesma) e nessuna rete per i rossazzurri. Questa è la
differenza, facciamocene una ragione. Non Giampaolo, che a mio
parere ha messo in campo una gran bella formazione (per giunta
limitato dalle cattive condizioni di Mascara, costretto alla
panchina), uno schieramento propositivo e volitivo capace di
mettere inizialmente in grossa difficoltà gli uomini di Delneri
e, complessivamente, offrire una buona prestazione in grado di
farci ben sperare per il futuro. La differenza la fanno gli
uomini, insomma. Il Catania ha commesso tre gravi errori
difensivi, errori individuali (Terlizzi e Potenza in occasione
del primo gol; Silvestre nel secondo; Biagianti nel terzo), la
Juve no. Punto.
Onore agli ospiti che hanno sbagliato di meno e, nel complesso,
meritato la vittoria. Capitolo chiuso e proseguiamo per la
nostra strada, che è sempre quella della salvezza, nella quale
siamo avvantaggiati. Se si dà, infatti, uno sguardo attento
alla classifica, ci si accorge che, a parte il Chievo (a 20
punti con una gara da recuperare a Bologna), tutte le dirette
concorrenti sono sotto (o, a limite, pari, come il Parma) quota
18 occupata dal Catania. Le terz'ultime sono a 6 punti, avendo
tutte perso. E male... Considerati gli obiettivi, solo questo ha
un senso. E il fatto di aver finalmente visto il calcio che
piace a gran parte dei tifosi. Quello offensivo. Poco conta che
Maxi, forse oberato da troppo forti pressioni "Juventineggianti",
non abbia disputato una gran partita, o che Gomez si sia spento
dopo una una prima frazione straordinaria oppure che Biagianti e
Silvestre abbiano commesso errori marchiani che solitamente non
commettono, o magari i terzini Potenza (soprattutto) e Alvarez
siano stati messi in croce da Pepe e Krasic (i gol e le azioni
pericolose della Juve sono quasi sempre giunti in fotocopia:
discesa sulla fascia di uno dei due o di Iaquinta, palla al
centro per l'accorrente attaccante pronto a mettere dentro da
posizione invitante). Capita. Appuntiamo, invece, l'attenzione
sulle cose che sono piaciute. Il già ricordato Gomez in
posizione centrale, da riprovare. Martinho, una furia sulla
sinistra, seppur anche lui alla lunga con il fiatone. Ledesma,
sempre più "convinto". Morimoto di nuovo in gol (e ne
ha sfiorato un altro). Tutte indicazioni che verrano buone per
il prosieguo del campionato.
Cercasi
Llama
Semmai, una domanda a Giampaolo sarebbe da rivolgere in merito a
Llama. Da sicuro titolare a "desaparecido" in tribuna:
perché? Io uno come lui, se in condizione, lo farei sempre
giocare, soprattutto se manca Mascara e a maggior ragione contro
un team allenato da Delneri, che punta tutto sulle corsie
laterali. La sua capacità di corsa, dribbling, cross e tiro
sulla sinistra avrebbe fatto comodo, in specie nella ripresa
quando la Juve sembrava aver preso in mano il pallino delle
operazioni. L'auspicio è che torni presto a esser titolare.
Fisso.
Scene
da Nippon Tour
Avete presente quando la Juve, l'Inter, il Real o il Manchester
United vanno in estate a prendere soldi in quelle improponibili
amichevoli estive in Asia? Ecco, il "Massimino"
sembrava l'impianto di Osaka o Tokio in occasione di un
ipotetico Nippon Tour dedicato agli "zebrati" del Sol
Levante. Mi dispiace dirlo, ma gli spalti hanno fatto ridere
l'Italia intera. Che tristezza vedere, in una gara casalinga,
alzarsi ed esultare come un sol uomo metà stadio!!! 10.000
juventini "arricugghiuti" (termine tecnico) da ogni
dove a "sculettare" gridolini orgasmici per i bicipiti
di Felipe Melo, a fotografare le chiome di Krasic, a beatificare
l'uccellino di un Del Piero da Tramonto dell'Impero d'Occidente!
Questo sarebbe "o fortino"? E quanto avranno goduto
gli juventini catanesi, pronti da lunedì mattina a gonfiare il
petto con frasi del tipo: "ma chi vulevuuru fari contra a
Juventz? Semu (siamo, cioè "noi piemontesi", ovvio)
troppu fotti"! Nemmeno Vittorio Emanuele avrebbe potuto
sperare in una "integrazione" così riuscita: il
catanese che, colto da allucinazione da peyote peruviano, crede
di essere diventato un cittadino della Mole e comincia a
sputacchiare qualche "nè" d'ordinanza! Come ci siamo
ridotti...
Punti
al "Sant'Elia"
Archiviare questa sconfitta e passare oltre diventa l'imperativo
categorico della settimana a venire. Il Catania ha diputato una
buona gara e da lì deve ripartire, fagocitatndo le buone cose
fatte in attacco e facendo un'attenta riflessione sui clamorosi
errori difensivi commessi, inusuali per un team che dispone di
una delle migliori difese del campionato. A Cagliari, in uno
scontro diretto al cospetto di una squadra a un solo punto di
distanza, bisognerà ricominciare a fare legna, giocando con
coraggio misto ad attenzione. Questo Catania, ne sono sicuro, ha
tutto per fare risultato contro la compagine allenata da
Donadoni. Matri o non Matri.
Max
Licari (calciocatania.com)
Reti:
non importano i minuti: Nenè, Nenè, Nenè..... nemmeno
quello di Riva, Nenè e Albertosi avrebbe fatto tanto.
Troppo
brutto per essere vero
Dopo "Tre scapoli e un bebè", dato che siamo in tema
natalizio, ecco il remake "Tre scoppole e un Nenè"
andato in onda al Sant'Elia, con gli etnei attori non
protagonisti. Davvero, il peggior Catania dell'era Pulvirenti.
Verrebbe da pensare, da "buonista", troppo disastroso
per essere vero. Tuttavia, l'attuale situazione richiede
un'analisi un tantino più approfondita in modo da evitare
brutte soprese in futuro. "Sorprese" perché continuo
a pensare che i rossazzurri siano di due spanne superiori alla
gran parte delle formazioni concorrenti nella lotta per evitare
la retrocessione. La riflessione non partirà dai numeri, di cui
fra poco darò giusto conto, ma proprio dall'approccio mentale
da beach soccer al match del Sant'Elia e dallo svolgimento della
partita. "A pelle" verrebbe da dire che una
prestazione del genere possa essere giustificata solo dalla
volontà di far fuori l'allenatore, tanto orripilante, quasi
"irridente" nei confronti dei tifosi e della stessa
società. Vedere gente che non corre in campo, che non suda la
pagnotta, fa inorridire. Ma questo è successo. E siccome questi
sono per la maggior parte i gladiatori dello scorso girone di
ritorno, nessuno che sia un tantino sano di mente pensa che
possano essersi ridotti a tanta insipienza tecnico-tattica nel
giro di tre o quattro mesi. Ma non regge nemmeno la prima tesi,
perché si sa che la dirigenza del Catania è fra le più
coerenti della Serie A, tanto che Atzori dovette giungere
all'ultimo posto in classifica in solitaria e alle porte di una
retrocessione quasi inevitabile prima che si materializzasse lo
scontato esonero. In tal senso, la prossima partita, ultima del
2010, in casa con il Brescia, scontro diretto divenuto
fondamentale, dirà tutto quello che v'è da dire. La realtà è
che Giampaolo, al momento, non ha trovato la strada definitiva.
Ha cominciato con il 4-1-4-1, ottenendo buona copertura e scarsa
efficacia in zona offensiva, per poi virare (a sorpresa) sul
4-3-1-2, garantendosi uguale insufficienza in zona gol e minore
"impermeabilità" difensiva (eufemismo: sei reti
subite in due partite... e il Cagliari s'è passata una mano
sulla coscienza in 11 contro 9). E lo spogliatoio,
inevitabilmente (lo testimoniano le dichiarazioni di alcuni
giocatori nei due postpartita), comincia a scricchiolare. I
risultati delle dirette concorrenti e i numeri, oltre tutto, non
danno ragione ad Amleto Giampaolo. Le ultime vittorie del
Bologna e i successi interni odierni di Brescia e Lecce
consegnano una
classifica non "pulitissima", trovandosi il Catania, a
quota 18, a soli tre punti dal terz'ultimo posto occupato
proprio da rondinelle e salentini. Non certo il salto di
qualità richiesto da dirigenti e tifosi alla squadra. Per
adesso, il solito "tran tran" da cardiopalmo,
insomma... a dispetto di aspettative (confortate dall'organico)
un pizzichino più elevate. Non solo, non regge più nemmeno
l'alibi della "miglior difesa del campionato".
Infatti, a fronte di un attacco da retrocessione (13 reti, hanno
fatto peggio solo Bari, Cesena e Brescia), la difesa adesso è
soltanto al decimo posto (18 gol subiti). Se ci mettiamo su che
Maxi Lopez, "stella" del mercato, ha segnato solo due
reti, tanto quanto i difensori centrali, il cerchio si chiude.
Ho sempre detto, e lo ripeterò fino alla morte, che
coerentemente giudicherò Giampaolo, il cui gioco non mi
entusiasma in alcun modo, sulla base dei risultati. Ebbene, a
differenza di qualche turno addietro, i numeri non gli sono
amici, anche se al momento il Catania sarebbe salvo. Ma mancano
22 partite e 22 punti a quota 40... Troppo presto per sentirsi
in una botte di ferro. Sebbene, qui lo dico e qui lo nego,
retrocedere con una squadra come il Catania equivarrebbe a far
fallire la Microsoft in tre mesi. La mia impressione
dall'esterno è che ci sia bisogno di un intervento fermo da
parte della società per comprendere dai giocatori stessi quale
sia la situazione e se sussistono malesseri profondi. Quello che
viene fuori da certe dichiarazioni è una certa qual
"maretta"... Ma il silenzio risulterebbe aureo. Non
sono di sicuro i tifosi che scendono in campo e vincono o
perdono. A Cagliari c'erano quattro gatti sugli spalti e i
padroni di casa hanno asfaltato i rossazzurri. Nessuna pressione
sugli ospiti. Inutili, assolutamente inutili, quindi, certe
polemiche con i sostenitori del Catania e relativo
"calore" che continuiamo a sentire. Meglio parlare con
i fatti, con il campo. Altrimenti si fanno figuracce come quella
odierna. E i tifosi s'incazzano ancor di più.
Nessuna
analisi tattica
Di fronte a tale scempio, che analisi tecnico-tattica vuoi fare?
Senza alibi (Biagianti e Alvarez out), hanno giocato malissimo
tutti, con punte "d'eccellenza". Il Catania non ha
fatto un tiro in porta. Dico solo che si è fatto diventare un
fenomeno, dopo Pastore (che almeno un potenziale fenomeno
è...), tale Nenè, finora un solo gol in campionato. E farlo
segnare di testa... Un obbrobrio. Diciamo che metterci una
pietra sopra e ripartire da basi completamente differenti
sarebbe imprescindibile. Di contro, alcune riflessioni sparse si
possono proporre:
-Il
4-3-1-2, almeno con questi uomini, cioè con un centrocampo
atleticamente leggero (Carboni lento e Ledesma inguardabile),
Gomez (mi pare meglio da esterno) e "quelle" due
punte, non funziona. Il Catania è diventato un colabrodo.
Poteva subire 7 gol dalla Juve e 11 dal Cagliari. E ne ha
realizzato uno solo, con un tiro clamorosamente "sgrasciato"
("ciccato" per i non siculofoni) da Taka Morimoto.
-Morimoto.
I fatti dicono che il Catania deve pensarci su molto.
Moltissimo. Rivalutare un giocatore non deve significare il
rischio di una retrocessione. E l'esperienza di Mihajlovic
insegna. Visto oggi, sarebbe il caso di virare rotta. Non riesce
a tenere una palla che una.
-Potenza.
Riesumato da Giampaolo, cui deve tanto, ha soppiantato a destra
uno dei migliori giocatori del Catania, Alvarez. Misteri del
calcio, o meglio, della zona. Nelle ultime gare viene
regolarmente asfaltato. Colpa sua o del mancato aiuto dei
compagni (segnatamente Ledesma)?
Ai posteri l'ardua sentenza. Ma i tifosi c'entrano poco...
-Capuano.
Quanti gol dovrà prendere il Catania sempre nello stesso modo
per consentire a Giampaolo la comprensione di certe cose? E'
vero che rientra da un infortunio, ma lascia rimpiangere un
adattato come Alvarez.
-Terlizzi.
Come può lo splendido centrale che furoreggia a Roma con la
Lazio, segnando anche gol pesantissimi come quello con il Bari,
disputare due partite tragiche come quelle in casa con la Juve e
quella di oggi? Forse siamo giunti al capolinea?
-Difesa
a zona. Si ritorna al discorso di Capuano. Il Catania l'anno
scorso marcava in maniera diversa. E faceva bene. La zona è
nelle corde di questi giocatori? Faccio solo notare che Pastore,
dopo il derby, ha preso 4,5 (ed espulsione) con lo Sparta Praga,
4,5 con il Napoli ed è stato sostituito dopo un tempo contro il
Parma. In tutti i casi marcato da cani da caccia (stile
Pazienza).
-Maxi
Lopez. Ogni giorno è sui giornali. Giocando così uscirà
presto dalle prime pagine dei quotidiani... Anche se non
sappiamo quali siano le sue valutazioni, le sue sensazioni sul
modo d'impiego di Giampaolo. La domanda è sempre quella: può
il fuoriclasse della seconda parte della scorsa stagione essere
diventato improvvisamente un brocco? A voi la risposta.
-Nervosismo.
Due espulsioni. Una ingiusta (Martinho), una sacrosanta (Morimoto).
Troppo nervosismo. Anche questo un segnale che qualcosa da
sistemare ci sia...
-Giampaolo.
Il Catania della seconda parte della scorsa stagione era una
bella squadra, da metà classifica in su. I giocatori sono gli
stessi. Lui, giustamente (io avrei cambiato pochissimo...), ha
voluto imporre la propria personalità. Non con risultati, fin
qui, eccezionali. Deve far vedere qualcosa in più.
Non
sbagliare con il Brescia
Non avrei voluto dirlo. E non lo pensavo nemmeno. Ma quella con
il Brescia diventa una gara molto importante. Una vittoria, i 21
punti, costituirebbero un toccasana essenziale per il futuro.
Per questo non bisogna sbagliare. Non dimentichiamo che negli
scontri diretti il Catania ha 3 vittorie interne, 3 sconfitte
esterne e un pareggio al "Massimino". Bisogna darsi
una mossa. E dare una risposta con i coglioni ai tifosi
giustamente inferociti dopo la comparsata del
"Sant'Elia". Quei 10.000 che vanno regolarmente allo
stadio (circa 7.000 di media in più che al
"sant'Elia" o al "Bentegodi"...) e che non
scendono in campo a Cagliari... L'importante è dimenticare la
gara di Coppa Italia: quello era un altro Brescia. E un altro
Catania. Let's go, Liotru, let's go!!!
Reti:
33' Maxi Lopez
CATANIA
(4-1-4-1): Andujar; Alvarez, Silvestre, Bellusci, Capuano;
Carboni; Gomez (48' st Delvecchio), Ledesma, Ricchiuti (23' st
Izco), Pesce (21' st Llama); Maxi Lopez. (A disposizione: 30
Campagnolo, 9 Antenucci, 12 Marchese, 26 Sciacca). Allenatore:
Marco Giampaolo.
BRESCIA (4-3-3): Sereni; Zambelli, Bega, Mareco, Martinez (26'
st Daprelà); Hetemaj (31' st Taddei), Budel, Baiocco; Diamanti,
Possanzini, Eder (8' st Feczesin). (A disposizione: 1 Arcari, 4
Filippini, 8 Vass, 17 Baiocco). Allenatore: Mario Beretta.
ARBITRO: Daniele Orsato di Schio. Assistenti di linea Bianchi e
Altomare, quarto uomo Velotto.
Maxistrenna
natalizia - La gallina, neopapà, è tornata
Una
settimana fa non quadravano del tutto. Oggi sorridono. E' il
campionato di Serie A. Una partita, in specie uno scontro
diretto, magari giocata a fine anno, può risultare, se non
decisiva, ma di certo mooooooolto importante. Per tante cose.
Classifica, morale, mercato, giocatori, allenatore, società. E
tifosi. Parlo dei numeri, naturalmente. I numeri, dopo la
meritata vittoria contro il Brescia,
danno ragione a Giampaolo. Sono 21 i punti conquistati dal
Catania, accompagnati dall'undicesimo posto (metà classifica) e
da una rassicurante distanza di sicurezza dal terz'ultimo posto
occupato da tre squadre: Brescia, Lecce e Cesena, tutte e tre,
con il Bari, destinate a lottare fino in fondo per non
retrocedere. Facendo un bilancio obiettivi/risultati, ci siamo.
Ovviamente, non consideriamo i numeri complementari, tipo gol
realizzati/gol subiti o numero di vittorie in trasferta. Lì ci
siamo meno (soprattutto per quanto concerne il gioco offensivo),
ma conta relativamente poco. La salvezza è stata richiesta a
"Jeanpaul" e la salvezza sta portando a casa. A due
giornate dal termine del girone d'andata, e considerate le
avversarie, si può dire che soltanto un incrocio fra l'uragano
Katrina e lo tsunami di Sumatra potrebbe generare la remota
possibilità di retrocessione per i rossazzurri. Tuttavia, per
il bene del Catania e dei suoi tifosi, non vanno dimenticate le
due ultime "scoppole", in modo da evitare gli stessi
errori in futuro. Errori del tecnico e dei sostenitori, a mio
parere.
modulo
obbligato
"Venco e mi spieco", come dice Abatantuono. Le ultime
vicessitudini rossazzurre non lasciano adito a dubbi, la
"via tattica" appare obbligata: 4-3-3, 4-1-4-1,
4-4-1-1, chiamiamolo come vogliamo, ma la conformazione della
"rosa" a disposizione di Giampaolo impone che si
prosegua sulla strada tracciata da Mihajlovic. Ne dobbiamo
prendere atto tutti. In primis il sottoscritto. Volevo vedere se
si potesse giocare in modo diverso, magari con due punte. E lo
volevano alcuni giocatori, come quasi tutti i tifosi.
L'allenatore ci ha accontentati. Con quali risultati lo si è
visto: due sconfitte consecutive, 6 reti subite (e il Catania
aveva una delle migliori difese del campionato), un
"epurato", polemiche a non finire. E questi sono
errori nostri. Gli errori del tecnico, oltre al tentativo
tattico "offensivo" colato a picco, si riferiscono
alla mancata "accettazione" di alcuni punti fermi
della precedente gestione. Alvarez, per esempio. Mi auguro che
la contingenza dell'indisposizione di Potenza possa avergli
fatto finalmente comprendere chi debba essere il titolare sulla
corsia destra difensiva... Ma, soprattutto, l'aver voluto
giocare con un centrocampo troppo "operaio". La prima
cosa che il trainer serbo, attualmente alla "viola",
capì all'atto del suo insediamento: via un mediano, dentro un
"fantasista", perché non avendo un regista, il gioco
da qualche parte si doveva pur far scaturire. Oggi si è giocato
alla Miha. Ricchiuti in mezzo, due ali (Gomez e Pesce) e Maxi
prima punta. Un primo passo. Non si è giocato benissimo; Pesce
non è il giocatore più adatto a fare l'esterno offensivo;
probabilmente il "vero" Biagianti è più idoneo di
Carboni a far da perno davanti al reparto arretrato, forse lo
stesso Ricchiuti non è ancora quello della scorsa stagione (e
potrebbe anche essere sostituito da un elemento equivalente in
quella posizione), ma almeno si sono create 4/5 occasioni da
rete e, di contro, si è sofferto poco in difesa. Ricordo solo
una parata di Andujar su Eder e il salvataggio di Carboni sulla
linea. Sarebbe stata una beffa. E il Brescia, pur privo di
Caracciolo, non avrebbe meritato di beffare il Catania,
dimostratosi superiore come impianto e organico. Salvo l'impegno
dell'ex Baiocco, osannato dal pubblico, la buona sostanza di
Hetemaj e qualche giocata di Diamanti, peraltro graziato
dall'arbitro Orsato, in quanto avrebbe dovuto essere espulso per
doppia ammonizione. E Sereni... Si è rivelato il migliore in
campo, con parate importanti su Ricchiuti, Gomez, Lopez e
Silvestre (pazzesca la respinta sul colpo di testa del centrale
difensivo argentino, che avrebbe realizzato il suo terzo gol in
campionato). Inssomma, oggi una prima "mattonella" per
costruire un futuro denso di qualche certezza in più si è
posta. Non penso, infatti, che Giampaolo non si sia reso del
tutto conto della situazione e non sappia come proseguire, senza
dubbi, sulla strada maestra. C'è voluto qualche mese, ma alla
buon'ora!!! La strada, diciamolo, era già tracciata. Bastava (e
basta) seguirla. La impone l'organico, non la filosofia o la
bravura dell'allenatore, anche perché nessuno dubita delle doti
di Zenga, Miha o Giampaolo.
Futuro
Llama
Penso che la partita di oggi possa costituire un "punto di
non ritorno" in proiezione futura. Questa è la strada,
basta inserire i giocatori giusti, una volta recuperati. In
questo senso, il recupero pieno di Llama darà ulteriori
certezze al tecnico etneo. E' il giocatore giusto per riproporre
il 4-3-3 di oggi, con un Ricchiuti o un simil-Ricchiuti in
mezzo. Cristian fornirebbe profondità, dribbling, cross, tiri e
gol. Considerato che Gomez ancora oggi si è dimostrato il
migliore in campo (da manuale il dribbling e il cross dalla
destra per il gol di Lopez), si potrebbe pensare a una
riedizione del Martinez-Lopez-Llama o Mascara-Lopez-Llama.
L'importante, comunque, è che Giampaolo utilizzi questi 17
giorni di pausa per recuperare tutti gli infortunati, fare il
punto della situazione con la società in merito al mercato in
uscita e lavorare certosinamente al fine di presentare una
squadra consapevole dei propri mezzi e del proprio modulo (basta
più ondeggiamenti) nei cimenti con Roma e Inter.
Maxigol
Un caso che, ritornati ai "mihajloviciamenti", Maxi
giochi la sua miglior partita stagionale? Forse. Ma io ci
rifletterei su. Il Lopez odierno è il vero Lopez. Corre, lotta,
pressa a tutto campo, si smarca in verticale, segna in
acrobazia, dribbla e spara a go go. Un avviso ai naviganti: ci
si è chiariti nello spogliatoio, adesso si torna a macinare gol
e gioco. Con un Costantino in più...
2010,
anno fantastico
Il 2010 può essere considerato il miglior anno della storia
rossazzurra. Partite indimenticabili come quella con l'Inter,
una salvezza portata a termine a ritmi miracolosi, 54 punti
complessivi, la costruzione del Centro Sportivo, le basi per una
ulteriore, tranquilla salvezza. Un ringraziamento d'obbligo va
alla società del presidente Pulvirenti, capace di portare
avanti con bravura un progetto complessivo votato alla crescita.
Un grazie ai giocatori. Un grazie agli allenatori. Anche a
Mihajlovic. Il suo l'ha fatto. E non è bello, né elegante
dimenticarlo... Il 2011 si "snoderà" alla stessa
maniera? Ditemi dove devo firmare...
Arrivederci
Roma
Adesso, sciroppiamoci in tranquillità queste vacanze, per poi
ricominciare da Roma, sponda giallorossa. Una gara difficile, ma
non impossibile. La speranza è che il nuovo anno possa portare
un'altra cosa, fondamentale: il pubblico al "Massimino".
Obiettivamente manca. Sta alla squadra e alla società far
riavvicinare la gente. Con i risultati e con una
"distensione" dei rapporti inevitabile. E proseguendo
con questa politica dei prezzi. Giustissima. Let's go, Liotru,
let's go!!!
Max
Licari (calciocatania.com)
Reti:
Borriello al 5' p.t., Silvestre al 29' p.t., Maxi Lopez al 37'
p.t., Borriello al 2' s.t., Vucinic al 41' s.t., Vucinic al 47'
s.t.
ROMA
(4-3-1-2): Julio Sergio; Cassetti, Méxes, Juan, Riise;
Simplicio (Perrotta dal 1' s.t.), Taddei (Vucinic al 34' s.t.),
De Rossi (Greco dal 1' s.t.); Menez, Totti, Borriello.
Allenatore: Ranieri A disposizione: Doni, Burdisso, Cicinho,
Brighi.
CATANIA (4-1-4-1): Andujar; P.Alvarez, Silvestre, Bellusci,
Capuano; Carboni; Gomez, P.Ledesma (Del Vecchio al 28' s.t.),
Pesce, Llama (Martinho al 22' s.t.); Maxi Lopez. Allenatore:
Giampaolo A disposizione: Campagnolo, Spolli, Marchese, Sciacca,
Ricchiuti, Antenucci.
Arbitro:
Brighi di Cesena Assistenti: Musolino e Angrisani
Ammoniti: Ledesma al 46' p.t., Andujar al 2' s.t., Alvarez al
16' s.t., Silvestre al 30' s.t., Cassetti al 46' s.t.
Furto
con... scarso Meno male che il catanese tipo possiede una virtù unica: la
"liscia", la capacità cioè di sdrammatizzare anceh
le tragedie, di ironizzare nella bufera, di trovare il lato
umoristico delle vicende più strampalate. Altrimenti ci sarebbe
da piangere. Ma non per il Catania; per questo calcio italiano
che non sa e non vuole risollevarsi dal baratro di credibilità
in cui è caduto dopo Calciopoli. Roma-Catania targata
"befana" riporta alle più sconclusionate gag di
Oronzo Canà o Alberto Sordi. Con due protagonisti d'eccezione:
l'arbitro Brighi e il collaboratore (si fa per dire) Musolino.
Un furto con... scarso (l'arbitro) o meglio scarsi (il suddetto
Musolino è ormai un mito). La cosa seria la dico subito:
andrebbero fermati per lunga pezza, in quanto inadeguati alla
direzione di una gara del massimo campionato italiano. Ma poi ci
penso su e mi metto a sorridere, perché si è trattato di una
riedizione altamente umoristica del "peggio"
gialappiano relativo alla sudditanza psicologica: mancavano solo
Albanese o il mitico trio "Aldo Giovanni e Giacomo".
Come si fa a diventare "fischietti" internazionali in
Italia? Semplice, basta arbitrare come Brighi in una
gara-modello come quella odierna.
Riassumendo:
dopo un primo tempo in cui la squadra di casa viene subissata
dalla "piccola" di turno, direi quasi ridicolizzata (e
i fischi dei tifosi della Lupa si sentivano...), ecco fiorire
dal nulla la classica "cattiva giornata arbitrale che ci
può stare", fornita di tutti gli orpelli dle caso, dal
fischio a senso unico (di un umorismo quasi kafkiano), al
cartellino a senso unico, al fuorigioco sbagliato di un metro
fischiato a Maxi Lopez in grado di involarsi in solitudine verso
lo sconsiderato Julio Sergio (inguardabile), al gol del pareggio
di Borriello viziato da un "out" di venti centimetri
sul cross di Riise, alla rete del raddoppio
concessa malgrado un evidente fuorigioco di Vucinic. E mi fermo
qui. Evidentemente i rossazzurri sono sempre
"sfortunati" con i giallorossi. Ma sempre sempre...
Come dimenticare, per citare l'episodio più recente,
l'invenzione petrelliana del corner che consentì alla Roma di
pareggiare al "Massimino" in occasione dlela gara
d'andata dello scorso torneo. Mi sorge un dubbio: è possibile
che le linee di delimitazione del campo si offuschino e
diventino poco visibili proprio quando sono in campo capitolini
ed etnei, giusto giusto solo e invariabilmente dalle parti
dell'estremo difensore rossazzurro? Un caso da segnalare a Piero
Angela? Sono sicuro che una spiegazione scientifica ci sarà. Ma
di "scientifica", purtroppo, si è vista unicamente
una cosa oggi all'Olimpico... Che Musolino si sia sentito in
colpa dopo aver convalidato un sacrosanto gol al Catania
(Silvestre, palla dentro di mezzo metro)? Di solito questi
"gol-nongol" alle "piccole" nel campionato
italiano non si danno, e che diamine! Il presidente Pulvirenti,
che giustamente, e sottolineo "giustamente", ha
ironizzato sull'arbitraggio a fine partita, ha chiesto di andare
a fare un'indagine sulle "pressioni" esercitate dai
giocatori giallorossi sul povero (e inadeguato) collaboratore di
linea subito dopo la convalida della rete di Silvestre... Sarà
fatto? Poco importa. Il succo è che il miglior Catania da
trasferta del Campionato ha perso 4-2, con un un punteggio cioè
abnorme, una partita che non avrebbe mai dovuto e potuto
perdere. Il succo è che il Catania rimane nello score con soli
tre punti in trasferta, frutto di tre pareggi. Certo, la
classifica resta buona, sono ancora sei le lunghezze di
vantaggio sul terz'ultimo posto, ma l'amarezza è tanta, perché
aleggia la certezza di aver subito un torto grande come una
casa. Non è bello. Anche perché ammantato di recidività.
Crescere
in personalità
Giampaolo aveva preparato bene la partita, scegliendo la strada
del futuro: Gomez e Llama a supporto di Maxi, due ali e un
centravanti, come ai bei tempi. E ancora una volta la
"gallina" ha sfoderato una prestazione maiuscola
(anche un palo esterno al suo attivo), prestazione da top team.
Llama, non è ancora al massimo ma in ripresa, Gomez come al
solito il migliore, quasi imprendibile. Da segnalare un buon
Carboni davanti alla difesa e un ordinato Ledesma a fare la
regia. Forse, il solo fuori ruolo (interno sinistro) è
risultato Pesce, bravo nel pressing alto ma troppo impreciso in
appoggio. In definitiva, l'unico appunto che si può fare al
Catania oggi è quello relativo alla personalità. Una squadra
che domina, ribalta il risultato dopo essere passata subito in
svantaggio (Borriello dopo errore di Andujar sulla battuta da
fuori area dell'inconsistente De Rossi) grazie al terzo colpo di
testa vincente di Silvestre e alla splendida
"imbucata" centrale di Maxi (quarto sigillo
stagionale) su assist di Gomez, non può fallire tre, quattro
ripartenze in chiara superiorità numerica. Deve, deve chiudere
la partita con cinsimo. Ancora, sotto questo profilo, il Catania
deve compiere il salto di qualità, il passaggio cioè da
"piccola" a "media". Non parlo di birra,
naturalmente... Pure l'approccio alla ripresa, fatte salve le
nefandezze di Brighi e company, non è apparso congruente e
conseguente all'atteggiamento tenuto nei primi 45', perché non
si è avuta la forza di ripartire con la stessa continuità.
Probabilmente la scelta operata da Ranieri di sostituire i
nefasti De Rossi e Simplicio con Greco e Perrotta (che almeno
corrono...) ha influito, ma non può essere la sola spiegazione.
E' un fattore puramente di personalità. Anche perché, e qui
proprio non capisco, sostituire Ledesma con il monolito
Delvecchio appare un azzardo troppo grosso (Sciacca corre di
meno?)... Di contro, non è che Giampaolo abbia Vucinic in
panca, e quindi stare a disquisire troppo su questioni tattiche
sarebbe superfluo. Del resto, la tattica va a farsi benedire di
fronte a "petrel-musolinate" di natura varia.
(Max
Licari (calciocatania.com)
L'ad
Lo Monaco attacca in conferenza: "A Roma errori
incredibili. Dovevamo vincere, ma abbiamo perso a causa della
sudditanza della terna arbitrale. Il risultato era già scritto.
E in più la multa: cornuti e mazziati"
CATANIA
- "Ieri abbiamo visto cose incredibili. Abbiamo perso la
partita a causa della sudditanza psicologica della terna
arbitrale nei confronti della Roma. La sudditanza psicologica ha
rovinato la partita che è stata irregolare. La nostra è una
denuncia contro il sistema". L'amministratore delegato del
Calcio Catania Pietro Lo Monaco ha usato una conferenza stampa
per esprimere tutta la rabbia del Catania all'indomani della
sconfitta subita dalla squadra etnea all'Olimpico di Roma.
"Non voglio fare polemica con la Roma - ha proseguito Lo
Monaco -, società con cui abbiamo buoni rapporti, ma non
possiamo però assistere alle sceneggiate di diversi giocatori
giallorossi che insultavano la terna arbitrale come se nulla
fosse". Per Lo Monaco, poi, "gli arbitri sono
condizionati non solo dai grandi giocatori ma anche dai media.
Proprio i media nazionali, poi, hanno minimizzato quando di
ingiusto avvenuto ieri all'Olimpico. Ci sentiamo defraudati e
gradiremmo lo stesso peso, la stessa misura per tutte le
squadre".
"Con la vittoria di Roma
- evidenzia Lo Monaco - oggi saremmo ottavi con una posizione di
classifica prestigiosa. Poi, come si dice dalle nostre parti
siamo stati anche 'cornuti e mazziati', oggi sappiamo, infatti,
di dover pagare anche una multa per frasi ingiuriose che avrei
detto solo perché ho invitato l'arbitro a sedare gli
animi".
Lo Monaco ha poi analizzato la partita dettagliatamente:
"Non vogliamo in alcun modo giudicare le decisioni seppur
errate della terna arbitrale. Noi siamo stati sempre una voce
fuori del coro non sindacando mai le decisioni degli arbitri.
Vogliamo dire che abbiamo gli stessi diritti delle grandi. Non
contestiamo che il gol del pareggio della Roma sia avvenuto
attraverso un'azione viziata da una palla fuori di ben mezzo
metro. Non contestiamo che sul 2-2 ci sia stato fischiato un
fuorigioco che non c'era e non contestiamo neanche che il gol
del 3-2 sia stato viziato da un fuorigioco. Quello che ci ha
indisposto e che lo stesso guardalinee che nel primo tempo aveva
preso delle scelte importati in nostro favore è stato poi
ingiuriato pesantemente con offese quali figlio di qua e figlio
di la, ha fatto finta di non sentire ed e entrata in gioco poi
la famosa sudditanza psicologica che lo ha condizionato
pesantemente in quanto ha poi cambiato il suo modo di
comportarsi. Noi non ci stiamo. Che il Signor Nicchi o chi di
dovere dicono che non esiste la sudditanza psicologia non e vero
perche e reale. Esiste e chi ci va di mezzo sono sempre le
piccole: abbiamo gli stessi diritti delle grandi".
L'amministratore delegato rincara: "Non è stata la Roma a
vincere la partita contro il Catania, solo gli errori degli
arbitri non hanno dato la possibilità al Catania di essere oggi
ottavo in classifica. Non vogliamo fare polemiche contro la
Roma, ma solo sottolineare che è giusto punire frasi ingiuriose
dette da grandi giocatori contro il guardalinee che invece non
sono stati neanche sanzionati. Ho visto sceneggiate incredibili
dei giocatori contro l'arbitro e non sono stati sanzionati. Non
penso ci sia mala fede, ma solo sudditanza psicologica. Ieri non
ci hanno rispettato. La stessa cosa sarebbe successa se al
nostro posto ci fossero stati il Lecce o il Cesena. Sono proprio
curioso di vedere chi di dovere come si comporta con questa
terna. Sfido chiunque alla fine della partita a non sentirsi
defraudato di un risultato che il campo aveva detto che doveva
essere diverso. Solo un cieco poteva non vedere quello che è
successo ieri. Eravamo a 6 minuti dalla fine. Il Catania ha
perso la partita per azioni non corrette".
Lo Monaco conclude il suo sfogo: "Sfido chiunque a dirmi
che il risultato di ieri non sia stato scritto. In ballo ci sono
degli obbiettivi e quelli delle piccole sono importanti come
quelli delle grandi. Per noi la salvezza è vitale. Se il
Catania dovesse retrocedere deve essere il campo a dirlo e non
la sudditanza psicologica. Che arbitro mia aspetto per domenica?
Uno che non conosca nemmeno i giocatori. La mia, lo sottolineo,
è una denuncia contro il sistema".
07/01/2011
ARBITRO:
Damato di Barletta. Cariolato e Maggiani gli assistenti; quarto
uomo Giannoccaro di Lecce INDISPONIBILI:
Biagianti, Izco, Potenza, Augustyn, Morimoto; Samuel, Sneijder,
Coutinho, Julio Cesar. SQUALIFICATI:
- DIFFIDATI: Alvarez, Silvestre; Stankovic, Chivu.
Catania,
un'altra beffa
Ancora
una sconfitta immeritata per gli etnei, che attaccano di più
e meglio dell'Inter andando in vantaggio con Gomez (foto
Galtieri). Due disattenzioni difensive permettono però a
Cambiasso di siglare in sei minuti la doppietta che consegna
la vittoria ai nerazzurri
La
settimana delle beffe. Giovedì a Roma, oggi al Massimino. Il
2011 del Catania continua a essere avaro di soddisfazioni.
Dopo la sconfitta esterna all'Olimpico, arriva quella in casa
con l'Inter. Ma se nella capitale era stata la terna arbitrale
a penalizzare i rossazzurri, stavolta sono due disattenzioni
difensive a castigare ben oltre i propri demeriti gli etnei.
La
squadra di Giampaolo sognava di ripetere l'impresa dello
scorso anno per dimenticare le amarezze romane: missione quasi
compiuta grazie a una prestazione attenta nel primo tempo e
arrembante nel secondo. A vincere, però, è stata l'Inter,
concreta, cinica e spietata come ai tempi di Mourinho. I
nerazzurri proseguono la risalita rispolverando la personalità
e la capacità di reazione che ne avevano fatto le fortune nel
recente passato.
Così nasce il colpo di Catania, dove i campioni d'Italia non
carburano per un'ora subendo le iniziative avversarie e
latitando in avanti. Il meritato vantaggio dei padroni di casa
ha però l'effetto di una sveglia sugli interisti, che nel
giro di sei minuti ribaltano la situazione con una doppietta
di Cambiasso, uomo del match e più che mai simbolo del nuovo
ciclo (tre reti in due gare).
Preceduta da una panolada in tribuna con tanto di fazzoletti
bianchi sventolati per protestare contro i torti arbitrali
subiti a Roma, la gara resta a lungo bloccata, senza un solo
tiro in porta per l'intero primo tempo. L'unico tentativo
offensivo degno di tale nome è un rasoterra di Pesce fuori
non di molto a cinque minuti dall'intervallo.
Il resto è una partita a scacchi. Il Catania evita di
abbassare la linea di centrocampo mandando Ledesma e Pesce in
pressing alto sui portatori di palla nerazzurri, ai quali
mancano il tempo e lo spazio per la giocata di qualità. La
formazione di Leonardo non riesce ad accendersi, Eto'o si
allarga a sinistra nella speranza di ricevere qualche pallone
in più, ma gli etnei raddoppiano con puntualità e non
concedono metri.
I ritmi si alzano in avvio di ripresa, quando i rossazzurri
nei primi sette minuti creano due occasioni da rete con
Capuano (sinistro fuori dopo una buona percussione) e Ledesma
(rasoterra dal limite bloccato a terra da Castellazzi).
Leonardo arretra Stankovic dando maggiore licenza di avanzare
a Cambiasso e Thiago Motta, ma è ancora il Catania a farsi
vivo due volte con Maxi Lopez, autore prima di una potente
conclusione poco oltre la traversa e poi di un destro piazzato
sul quale Castellazzi arriva in tuffo.
Giunta all'ora di gioco abbondante senza aver mai impegnato
davvero Andujar, l'Inter cambia modulo passando al 4-2-3-1 con
l'innesto di Pandev al posto di Chivu, rilevato a sinistra da
Zanetti. Leonardo osa e viene premiato. Non subito, però. Il
Catania insiste e sfiora nuovamente la rete con Maxi Lopez,
ben servito da Martinho: Castellazzi si supera in tuffo.
Il primo guizzo di Milito (destro deviato in angolo da Andujar)
fa da prologo al legittimo vantaggio etneo: il solito Maxi
Lopez recupera un pallone sul secondo palo sugli sviluppi di
un angolo e si fa luce in area calciando di sinistro, Lucio
salva sulla linea, ma la palla arriva all'accorrente Gomez,
che da pochi passi scarica in rete. Il Massimino esplode, ma
la gioia catanese dura tre minuti: assist di Stankovic per
Cambiasso, che scatta sul filo del fuorigioco e batte Andujar.
Il Catania accusa il colpo, l'Inter ci crede e colpisce
ancora. E' nuovamente Cambiasso, lasciato troppo solo dalla
difesa di casa, a timbrare il cartellino con un colpo di testa
su cross tagliato di Maicon dalla destra. Nel finale Milito
avrebbe l'opportunità per triplicare, ma dopo un duetto con
Pandev angola troppo il sinistro e non trova la porta.
(Lasicilia.it)