la maggior parte delle fotografie di gara sono di Filippo Gualtieri e provengono da www.Lasicilia.it

 

RETI: nel pt 29' Maxi Lopez su rigore, nel st 21' Pellissier.  

 

Catania (4-1-4-1): Andujar 6, Bellusci 6 (35’ st Augustyn sv), Silvestre 5.5, Spolli 5.5, Capuano 5.5, Carboni 6, Gomez 5.5, Ledesma 5.5, Pesce 6 (24' st Martinho 5.5), Llama 5 (21' st Mascara 6), Maxi Lopez 6.5. (30 Campagnolo, 12 Marchese, 26 Sciacca, 19 Ricchiuti). All. Giampaolo 5.
Chievo (4-3-1-2): Sorrentino 6.5, Frey 6.5, Cesar 6, Mandelli 6, Mantovani 5.5, Fernandes 6, Rigoni 5.5 (15' st Guana 6), Constant 6.5, Bogliacino 5 (32' st Marcolini 5.5), Pellissier 6.5, Thereau 5.5 (39' Granoche sv). (18 Squizzi, 20 Sardo, 3 Andreolli, 80 Moscardelli). All. Pioli 6.
Arbitro: Celi di Campobasso 6. Note: angoli 4-2 per il Chievo. Recupero 0' e 4'. Ammoniti Mantovani, Bellusci e Fernandes per gioco scorretto. Spettatori paganti 3.505, abbonati 9.283, incasso 45.522 euro.

Poco Catania, molti affanni.  Rossazzurri fermati sul pari dal Chievo. Maxi Lopez sblocca il risultato su rigore (foto Galtieri), Pellissier replica nella ripresa. Netto passo indietro degli etnei, troppo timorosi, poco incisivi in avanti e alle prese con i soliti problemi nella gestione del risultato
Anno nuovo, vita vecchia. Il 2011 continua a essere stregato per il Catania. Reduce da quattro sconfitte nelle ultime cinque giornate di campionato e ancora a caccia del primo risultato utile dopo la sosta natalizia, la formazione di Giampaolo raccoglie contro il Chievo un punticino che serve a poco sia per la classifica che per il morale.

Opposti a un avversario che non se la passa meglio (una sola vittoria negli ultimi undici turni), gli etnei mostrano di attraversare un momento difficile compiendo un netto passo indietro sul piano del gioco rispetto alle esibizioni offerte contro Roma e Inter e confermando i recenti problemi nella gestione del risultato (terza rimonta subita di fila).

Troppo solo Maxi Lopez, lasciato a battagliare contro la difesa veronese, troppo esigua la spinta sulle fasce, dove i rossazzurri non trovano mai il cambio di passo. E anche l'atteggiamento, eccessivamente prudente, palesato dopo il vantaggio non convince, tanto da scatenare, a fine gara, non pochi fischi all'indirizzo della squadra, protagonista di un vistoso calo fisico, e di Giampaolo, nel mirino anche per il tardivo cambio di Llama.

L'uno a uno va sicuramente meglio al Chievo, a sua volta alle prese con un momento non particolarmente brillante. Pur evitando di restare rintanati nella propria metà campo, i clivensi faticano a costruire occasioni da gol di rilievo, ma nella ripresa approfittano dei tremori catanesi per venire avanti sino al pari, siglato dal solito Pellissier.

I punti in palio pesano e la partita resta a lungo bloccata. Le due formazioni non rinunciano a proporsi in avanti, ma sfondare non è semplice. Per trovare un varco negli ultimi venti metri serve una giocata di qualità. E' Gomez, autore in precedenza di due conclusioni senza pretese dal limite, a individuare il varco giusto imbeccando in area Ledesma, il cui inserimento sorprende Mandelli, che strattona il centrocampista rossazzurro mettendolo giù.

Celi decreta il rigore, trasformato con freddezza da Maxi Lopez spiazzando Sorrentino. Quattro minuti e il Chievo ha la palla buona per il pari immediato: Bogliacino raccoglie una carambola all'altezza del dischetto calciando al volo a botta sicura ma trovando la grande risposta di Andujar, che in tuffo salva la porta.

Il vantaggio induce – consapevolmente o meno - il Catania ad abbassare troppo il baricentro a protezione del risultato. Il Chievo può così sistemarsi stabilmente la trequarti etnea nella ripresa senza però costruire serie occasioni da gol nei primi venti minuti. I clivensi passano alla prima vera opportunità: Frey, lasciato libero sulla destra, può crossare basso in area, dove Pellissier indovina la girata vincente.

I padroni di casa provano a reagire cercando, senza trovarla, la porta di Sorrentino per due volte con il nuovo entrato Mascara, poi tocca a Maxi Lopez farsi largo in area venendo chiuso da Sorrentino in uscita. Nel recupero la palla buona capita sulla testa di Augustyn, ma Sorrentino si salva d'istinto.

Coraggiosa scelta della Società: via Giampaolo (finalmente!). Non era quello giusto.

Dispiace, ma è la legge del calcio. I risultati non davano ragione a Giampaolo e, così, l'allenatore abruzzese ha pagato con l'abbandono prematuro della società rossazzurra. Lo ha reso noto il sito ufficiale del Catania con uno striminzito comunicato stampa in cui si sottolinea la risoluzione consensuale del contratto. Tuttavia, non è solo ai risultati non esaltanti che Giampaolo deve il suo fallimento a Catania, bensì a tutta una serie di improcrastinabili considerazioni effettuate dalla società di Via Ferrante Aporti, dal contrastato rapporto con lo spogliatoio all'eccessiva rigidità tattica, dalla mancanza di carattere evidenziata dalla squadra alla pervicace resistenza alla valorizzazione di elementi importanti in chiave futura come Barrientos e Sciacca. Si pensava che si potesse assegnare un'ultima chance al trainer ex senese a Parma, ma evidentemente la società etnea ha pensato di anticipare i tempi per programmare il futuro.

L'argentino Diego Pablo Simeone, ex giocatore di Inter e Lazio ed ex allenatore di Racing Avellaneda, Estudiantes, River Plate e San Lorenzo, è il nuovo allenatore del Catania.

La società ha ufficializzato in mattinata il nome del nuovo allenatore chiamato a sostituire Giampaolo. Per Simeone un contratto che lo vincolerà al Catania fino al 30 giugno 2012.

La presentazione oggi alle 13:00

Ritenuto uno dei migliori incontristi di sempre, durante la sua carriera di giocatore ha ricoperto il ruolo di centrocampista completo in grado sia di recuperare palloni che di far ripartire l'azione con una grande abilità anche in zona gol. Figura al terzo posto nella graduatoria delle presenze con la Nazionale argentina.

Da allenatore ha allenato l'Estudiantes de la Plata, dove ha ritrovato il suo compagno di club Verón. Il 13 dicembre 2006, battendo allo spareggio il Boca Juniors, Simeone ha condotto la sua squadra alla vittoria nel campionato di apertura, a 23 anni dall'ultima vittoria in campionato.

Nel dicembre 2007 è passato alla guida del River Plate di Buenos Aires. A distanza di sei mesi dal suo insediamento e con una giornata di anticipo, l'8 giugno 2008 ha portato il River Plate alla conquista del titolo di Clausura che mancava al club dal 2004.
Il 16 aprile 2009 firma con il San Lorenzo de Almagro. LA sua esperienza al San Lorenzo dura però solo un anno, il 4 aprile 2010 ha deciso di dimettersi dalla carica di allenatore.

Le motivazioni 

Il Catania ha affidato l'incarico della conduzione tecnica della prima squadra a Diego Pablo Simeone, vincolato contrattualmente fino al 30 giugno 2012. Il tecnico ha battuto la concorrenza degli allenatori italiani attualmente liberi ed è stato preferito al connazionale Nestor Sensini, sotto contratto col Newell's Old Boys. L'amministratore delegato Pietro Lo Monaco, dunque, piazza ancora una volta un 'colpo' albiceleste e porta sulla panchina del "Massimino" un argentino che avrà a disposizione la squadra più argentina d'Europa.

"La scelta di Simeone è stata una scelta voluta - ha detto l'ad etneo - abbiamo puntato su un tecnico che conosce l'Italia e il nostro sistema calcistico. Abbiamo voluto un mister giovane che ha voglia di fare. Ci auguriamo che riesca a trasmettere alla squadra la sua voglia di imporsi. Riteniamo di avere l'organico più forte di sempre e il fatto di doversi accontentare di salvarsi all'ultima giornata non ci sta più bene. Vogliamo puntare più in alto e ci auguriamo che finalmente si cambi marcia".

E il neo-tecnico del Catania è sembrato carico e più che pronto per cominciare nel migliore dei modi l'avventura ai piedi dell'Etna: "Sarà un’esperienza importante per me, una bella sfida. Qui trovo tanti giocatori argentini, ma ci sono anche numerosi giovani italiani di talento in squadra. In questo momento per noi conta soprattutto l’aspetto psicologico. Mi aspetto che la squadra si mantenga corta, grintosa soprattutto. L’idea è quella di adottare un 4-3-1-2 o 4-2-3-1, ma più del modulo conta l’atteggiamento di chi scende in campo. Ho parlato con il direttore Lo Monaco, mi è piaciuto molto il centro sportivo, è un fatto importantissimo per chiunque avere strutture d'allenamento all’altezza. Se sentirò Mihajlovic in questi giorni? Perché no, ha fatto tanto bene qui ed è un amico".

La squadra ha già preso contatti ieri con il nuovo allenatore, che già oggi pomeriggio dirigerà il suo secondo allenamento da tecnico del Catania. Al nuovo centro sportivo di Torre del Grifo, i rossazzurri sosterranno una seduta a porte chiuse per preparare la trasferta di sabato pomeriggio a Parma. Intanto oggi hanno parlato in conferenza stampa Maxi Lopez ed Augustyn, che hanno commentato il cambio di allenatore e hanno parlato della prossima sfida di campionato.

"Dispiace per l'esonero di Giampaolo - ha detto l'attaccante argentino - ora speriamo di cambiare marcia. Simeone ha carattere, con lui giocheremo un calcio veloce, ha detto che mi garantirà un maggiore supporto e la notizia non può che farmi piacere. Parma? L'obiettivo è vincere, ma dovremo dare tutto per riuscirci". Così, invece, il difensore: "Adesso dobbiamo sentirci ancora più responsabilizzati. Andremo a Parma per vincere e allontanarci dalla zona retrocessione. Guardiamo avanti con ottimismo, è arrivato il momento di dare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Reti: nel st 11' Candreva, 17' Giovinco.

 

(4-3-3): Mirante 6, Zaccardo 6, Paletta 6, Lucarelli 6, Gobbi 6, Candreva 6, Dzemaili 6 (39' pt Morrone 6), Valiani 6, Angelo 6.5, Crespo 6 (43' st Galloppa sv), Giovinco 6.5 (27' st Palladino 6). (1 Pavarini, 23 Modesto, 2 Feltscher, 8 Marques). All.: Marino 6.
Catania (4-2-3-1): Andujar 5.5, Alvarez 5.5, Silvestre 5.5 (39' st Bellusci sv), Spolli 6, Capuano 6, Ledesma 6, Sciacca 6.5, Gomez 6 (34' st Pesce sv), Ricchiuti 5.5 (18' st Antenucci 5), Mascara 5.5, Maxi Lopez 6. (30 Campagnolo, 5 Carboni, 20 Martinho, 15 Morimoto). All.: Simeone 6.
Arbitro: Peruzzo di Schio 6.

Note: angoli 4-3 per il Catania. Recupero: 2' e 3'. Ammoniti: Zaccardo e Candreva per gioco scorretto; Mascara per proteste. Recupero: 2' e 3'. Spettatori: 12.372, di cui paganti 1.738, per un incasso di 112.528 euro.RETI: nel pt 29' Maxi Lopez su rigore, nel st 21' Pellissier.  

La prima del ‘Cholo’
“Ringrazio la dirigenza per avermi riportato in Italia, questa è una nuova sfida e voglio vincerla”. Lapidario e schietto, senza tanti fronzoli, il pensiero di Diego Pablo Simeone nel giorno della sua presentazione da tecnico del Calcio Catania. Reduce dalle esperienze in patria con Racing Avellaneda, Estudiantes, River Plate, San Lorenzo e dagli ammiccamenti, tra l’altro non confermati dallo stesso Simeone, con l’Inter per il post-Benitez ecco l’occasione buona per allenare nel campionato italiano che lo vide già protagonista come calciatore con le maglie di Pisa, Inter e Lazio. Far rendere al massimo il Catania, ovvero la formazione italiana più argentina d’Europa: ecco la sfida del “Cholo”. Una sfida affascinante che prenderà inizio dallo stadio “Ennio Tardini” di Parma contro i ducali di Pasquale Marino che di sfide vinte in rossazzurro se ne intende alla grande. Dopo Walter Zenga e Sinisa Mihajlovic ecco un altro ex nerazzurro pronto a valorizzare la ‘rosa’ etnea ed, allo stesso tempo, a valorizzarsi in rossazzurro: due in uno..

 

Don Pasquale all’ultima spiaggia
La roboante vittoria colta in casa della Juventus, nella prima gara del 2011, aveva rilanciato le quotazioni di un Parma che nella prima parte dell’attuale campionato era andato a corrente alternata. Ma le successive sconfitte contro Cagliari, al “Tardini”, e Brescia, in trasferta, hanno demolito quei buoni propositi nati dal post – Juve lasciando spazio, invece, a cattivi pensieri. Le parole del presidente Ghirardi :“Mi auguro per il bene del mister, dei tifosi e di tutti che sabato si faccia risultato” suonano come un campanello dall’allarme per il tecnico Pasquale Marino (amato ex rossazzurro). La pazienza c’è ma ha un linite. Storicamente, poi, gennaio è un mese duro per le formazioni allenate da Marino: un ‘letargo’ abitudinale che, stavolta in caso di sconfitta contro il Catania, potrebbe costar caro al tecnico marsalese.

Un nuovo campionato..
Archiviata la parentesi Giampaolo, che ha portato 22 punti in venti giornate con 3 punti di margine sulla zona retrocessione, la formazione rossazzurra in quel di Parma inizia un nuovo torneo con il chiaro obiettivo di migliorare la classifica attraverso il gioco. Basta sofferenza, basta con le vittorie striminzite ed alchimie tattiche di ogni genere; spazio al calcio giocato vero, l’unico in grado di regalare emozioni autentiche, provando ad essere più cinici e concreti e ad avere più carattere rispetto al recente passato. La situazione in classifica non è così allarmante ma per questo Catania, considerato come l’organico migliore di sempre, è nettamente insufficiente rispetto alle attese di tutti. La gara del “Tardini”, contro un Parma che ha gli stessi punti degli etnei, è la gara ideale per mettere in pratica i buoni propositi espressi negli ultimi giorni. Che sia chiaro, mister Simeone è arrivato a Catania solo da qualche  giorno quindi, bacchetta magica a parte, è difficile immaginare una squadra trasformata di sana pianta. Difficile, ma non impossibile.. – 21 all’Alba “Vamos Catania, vamos!”

Simeone ‘rispolvera’ Ricchiuti
Nella sfida che segnerà il suo debutto sulla panchina di una formazione di serie A il neo tecnico degli etnei Diego Pablo ‘Sime One’ dovrà fare i conti con le uniche assenze, tutte per problemi fisici, di Biagianti, Izco, Llama e Potenza. Out anche Terlizzi, sempre fuori rosa; convocati i ‘presunti’ partenti Antenucci e Ricchiuti, con quest’ultimo ‘catapultato’ tra i titolari. Per quanto concerne il modulo da utilizzare, presumibile la scelta del 4-2-3-1 con: Andujar in porta; Alvarez sulla corsia destra, Capuano sulla sinistra, Silvestre e Spolli coppia centrale; Carboni e Pablo Ledesma saranno i due mediani; batteria di trequartisti composta da Gomez, Ricchiuti e da capitan Mascara; in avanti Maxi Lopez. Da non scartare l’ipotesi 4-3-1-2 con l’inserimento di un centrocampista (Pesce) per un trequartista (Ricchiuti) con Mascara in avanti assie

 

Tre domande a "Jeanpaul" (di Max Licari mondocatania.com)


E' sempre spiacevole "riesumare" e "rievocare" il passato, anche se recentissimo. Tuttavia, gli accadimenti delle ultime settimane impongono alcune riflessioni sull'operato dell'ex tecnico Giampaolo. Anzi, domande secche:

1- Come mai il Catania, al secondo turno del girone di ritorno, mostra di avere una condizione atletica insufficiente? E' ormai accaduto troppe volte: la squadra cede agli avversari nella seconda parte della gara, mostrando di averne poca. Non è solo, quindi una questione di "carattere", ma anche di gamba. Simeone dovrà lavorare sulla "benzina".

2- Come mai Fabio Sciacca, oggi migliore in campo, qualità e quantità a iosa, non ha mai trovato posto in squadra?

3- Pablo Barrientos era atleticamente "inadatto" al campionato italiano? In Argentina si corre di meno? In Argentina si picchia di meno? No, perché il "pitu" ha segnato due gol nelle prime due partite disputate nel campionato albiceleste con l'Estudiantes. Reti da fuoriclasse. Sarebbe servito?

Fabio, il futuro
Rimango stupito. E affranto. Vedendo giocare oggi Fabio Sciacca, catanesissimo di San Giorgio, mi "pinno", ma tanto tanto tanto. Come sia stato possibile emarginarlo dalla squadra titolare, addirittura spesso anche dalla panchina, appare un mistero buffo. Cosa dovesse fare Fabio per sperare di giocare, per sperare di "convincere" lo scienziato di Bellinzona, non lo so, non lo so proprio. Ha disputato due partite: Juventus-Catania di Coppa Italia e Parma-Catania. In entrambe è risultato il migliore dei suoi. Per questo benedico l'arrivo di Simeone, che lo ha subito promosso titalare. Grande partita, di personalità, contrasti, regia, conclusioni pericolose dalla distanza. E sì, Fabio ha anche il tiro in porta, merce rara fra i centrocampisti rossazzurri. Qualcuno dice che il Catania abbia bisogno di un centrocampista di qualità. Non sono d'accordo, lo abbiamo già in casa, direttamente dalla "cantera", basta solo dargli fiducia. Sciacca ha la testa giusta per diventare un ottimo giocatore di Serie A.

Crederci contro Ibra
Serve e urge una svolta. L'anno scorso, dopo la "prima" disastrosa con il Livorno (sconfitta in casa con rete di Danilevicius), Mihajlovic la ottenne a Torino contro la Juve, in una gara dai più data per sepolta in partenza. Più o meno quello che quasi tutti pensano del prossimo match interno contro il Milan di Zlatan Ibrahimovic. Io, al contrario, penso che ce la possiamo fare a ottenere un grande risultato. Basterà giocare per 90' come la prima ora di oggi. Corti, compatti, aggressivi, qualitativi nelle rifiniture. E segnare. Perché si è sbagliato troppo, da Maxi a Gomez. Il Milan a Lecce ha dimostrato di soffrire l'aggressività. Proviamoci, con la differenza che il Catania, qualitativamente, è di gran lunga più forte dei salentini. Lo scrivo e lo sottoscrivo. Giocatori come Mascara e lo stesso Maxi, gente di esperienza e di qualità, dovranno dimostrare sul campo, e non più solo a parole, di essere quelli che pensano di essere. Tutto qui. Del resto, Sime One avrà una settimana in più per "penetrare" nelle menti dei suoi giocatori. E, magari, per dare qualche scappellotto affettuoso. Ma, forse, anche qualche "mala iangata" non guasterebbe. Let's go, Liotru, let's go.

 

 

 

 

 

 

 Reti: 58' Robinho - 84'  Ibrahimovic.

CATANIA (4-3-3): Andujar; Augustyn (65' Ricchiuti), Silvestre, Spolli, Capuano; Sciacca (81' Morimoto), Carboni (45' Pesce), P.Ledesma; Gomez, Maxi Lopez, Mascara. A disp.: 1 Kosicky, 12 Marchese, 20 Martinho, 29 Cuomo. All: Simeone.

MILAN (4-3-1-2): Abbiati; Bonera, Thiago Silva, Yepes, Antonini; Van Bommel, Ambrosini, Merkel (46' Emanuelson); Robinho; Cassano (58' Oddo), Ibrahimovic. A disp.: 30 Roma, 18 Jankulovski, 15 Sokratis, 54 Calvano, 7 Pato. All: Allegri.

ARBITRO: Tagliavento di Terni; Romagnoli-Nicoletti; IV Morganti.

INDISPONIBILI: Terlizzi (fuori rosa), Biagianti, Alvarez, Bellusci, Campagnolo, Potenza, Llama, Izco; Boateng, Zambrotta, Inzaghi, Amelia, Flamini, Pirlo, Abate, Nesta, Gattuso, Seedorf. SQUALIFICATI: - DIFFIDATI: Alvarez, Silvestre, Mascara; Pirlo. AMMONITI: Merkel, Van Bommel, Spolli, Yepes, Ambrosini, Mascara.

 

Rimanere lucidi

Comprendo come non sia assolutamente semplice. Ma è proprio in momenti di tal fatta che rimanere lucidi risulta essenziale. La delusione è tanta, più per il modo in cui è giunta l'ennesima sconfitta, la sesta in sette gare, che per il risultato stesso, che obiettivamente ci poteva stare, considerata la differenza di valori in campo. Il Catania di questa sera è da considerarsi quasi nullo. Tuttavia, sarebbe troppo facile salire sul carro nei momenti felici e scenderne, "italico modo", quando le cose vanno male. Io non lo faccio. Dico che bisogna analizzare a fondo, criticare anche duramente, invitare giocatori, allenatori e società a un cambiamento repentino, ma in generale AIUTARE, SOSTENERE, non distruggere, perché il bene della massima serie è troppo importante per tutti, e la maglia è la nostra, non di Maxi, Mascara o Andujar, di tutti. Per questo mi fa molto male rileggere puntualmente tutto il fango vomitato in occasione della scorsa stagione, quando il Catania veniva dato per spacciato (adesso è solo al limite della zona retrocessione...). Se non restiamo razionali, sì che andiamo a fondo. E razionalità significa proporre analisi equilibrate, non dettate dalla delusione del frangente. Innanzitutto, si può partire dai numeri, impietosi nelle ultime sette giornate, ma ancora "aperti". E' vero che le sconfitte sono tante, è vero che i gol subiti sono troppi (addirittura 11 in 6 gare), è vero che si segna poco, ma è confortante che malgrado ciò i rossazzurri siano ancora fuori (in attesa delle gare di domani) dalla zona caldissima. Una consolazione in apparenza magra, giacché rimane implicito che, migliorando un tantino, ci siano corpose possibilità di tirarsi fuori dalle sabbie mobili della bassa classifica.

Un Catania inoffensivo e atleticamente giù

Poi, si giunge ad approfondire un tantino di più i problemi tecnici, tattici e atletici. E ci si accorge che bisogna lavorarci su tanto. E urgentemente. Lo sta facendo il Cholo, ma le "scorie" di un'Era Giampaolo -lo dico assumendomene tutte le responsabilità- più dannosa dell'Atomica di Hiroshima appaiono evidenti e, soprattutto, macroscopiche. Il succo: il Catania non ha un gioco offensivo (qualcuno vuole imputarlo a Simeone?); non ha carattere (e qui il guerriero della Pampa deve lavorare sodo); è out atleticamente, se è vero come è vero che negli ultimi 30' di tutte le ultime partite il calo si mostra evidentissimo. La gara odierna giocata al cospetto di un Milan oberato da 11 assenze, in campo con un ragazzo della Primavera (Merkel), un nuovo acquisto fallosisismo (Van Bommel) e molte seconde linee come Bonera, Yepes e Antonini, appare paradignatica e riassuntiva. Il Catania ha sparato a salve per un'ora (non un tiro in porta) di fronte a un avversario in giornata non felicissima (0 tiri pericolosi verso Andujar pure da parte dell'undici di Allegri), è andato in superiorità numerica per la giusta espulsione del centrocampista olandese Van Bommel (perfetto -e non condizionato- Tagliavento, uno dei migliori arbitri italiani) e... si è sciolto nel finale, prendendo due gol evitabilissimi (Robinho, con la complicità di Andujar, non esaltante nella respinta sulla fucilata di Ibra dai 25 metri, e lo stesso Ibra su ennesimo errore di posizione dello sconsiderato Capuano), nonché altre tre ripartenze potenzialmente letali. Un velo pietoso sugli errori sotto porta dell'ultimo quarto d'ora è doveroso stenderlo. Non sarebbe giusto infierire. Ricchiuti fallisce l'unica palla gol seria costruita con un tiraccio sopra la traversa da buona posizione, Morimoto da solo davanti ad Abbiati ciabatta debolmente rasoterra e, soprattutto, Pesce riesce a sparacchiare sopra la traversa da 30 centimentri davanti alla linea di porta senza portiere... Meglio soprassedere. Devo dire che sono rimasto molto, molto deluso dalla partita del Catania, anche sotto il profilo del carattere. Pensavo si sarebbe sciorinata una grande prestazione, tutta "anema e core". E, invcece, probabilmente si è giocata una delle peggiori partite del campionato. A parte un immenso Spolli, tutti gli altri hanno giocato sotto tono. E non vale l'alibi delle assenze, dei giocatori fuori ruolo (Augustyn a destra per la contemporanea assenza di Alvarez e Potenza) e affini. Una squadra con le palle le supera. Male, malisismo da centrocampo in su. Carboni, come sempre generoso, non è elemento in grado di far girare il gioco della squadra (oltre tutto, si è infortunato, lasciando campo a Pesce. Voto al "vichingo" 5,5; 5 al sostituto). Sciacca non ha ripetuto Parma, ma non si può certo dare tutta la responsabilità a un ragazzo di 20 anni, su cui è necessario in ogni caso insistere. Maluccio Ledesma, prova priva di personalità. Malissimo Mascara, probabilmente limitato dalle ripetute voci di mercato che lo vogliono a Napoli (ma se è così, non sarebbe meglio lasciarlo "riposare"?). A intermittenza Gomez, bene una mezzora, poi sparisce (capita spesso ultimamente...). Desolato Maxi Lopez, impossibilitato a giocare, considerato che non gli arriva una palla che una. Non infierisco attribuendo un giudizio ai sostituti, i quali pochi colpe hanno. Appare evidente quale sia il problema più grosso: la concatenazione mediana-attacco in fase di possesso palla. Non va. Il Catania, al momento, è fra le squadre meno brillanti in zona offensiva. Non si riesce a verticalizzare praticamente mai. Non si indovina una rifinitura. Non si mette dentro un cross decente. Bisogna migliorare. E per migliorare, è chiaro, potrebbe servire qualcos'altro. La società lo sa e sta provvedendo, in piena sintonia con il nuovo tecnico argentino.

Nodo mercato

Mi fa solamente sorridere di gusto chi afferma che questo Catania sia scarso e inadeguato alla categoria. L'unica risposta (ma proprio perché la si vuole dare, vista l'inadeguatezza delle argomentazioni) è questa: andate a rileggervi gli organici dei precedenti quattro Catania, se non sbaglio "salvi" in Serie A. Fuoriclasse inarrivabili come Rossini e Minelli ci regalarono la A. Sardo e Sabato, Millesi e Lucenti, Edusei e Nardini. Quindi, bando alle minchiate tipiche del "momento catanese" (in sostanza, le solite di similari frangenti, trite e ritrite: "semu 'nda B", "società pezzente", "ci volunu cincu iucaturi", "il gatto e la volpe", "Puvvirenti nesci i soddi", "Sogno un Catania senza quei due" -spero di non aver dimenticato qualcosa di significativo), è necessario andare al cuore del problema piuttosto che pontificare (anche perché, poi, qualcuno dovrebbe dirmi quale sia l'alternativa, a Catania, al presidente Pulvirenti...). E lo si fa semplicemente andando ad ascoltare le parole di "Sime One" nel postgara. Frasi facili facili che anche i geniali prìncipi del tiro al piccione -e pure masochisti, considerate le innumerevoli e reiterate malacumpasse cui sono stati sottoposti negli ultimi anni (memorabile quella della scorsa "stagione di caccia", ma pare che la Storia non insegni nulla a Catania, altrimenti non sarebbe Catania...) possono comprendere. "Stiamo discutendo con la società, sanno quello che devono fare". Chiaro? Ma può esistere a Catania, dopo tanti anni, ancora qualche sprovveduto capace di credere che dirigenti "attenti" ai fattori economici come Pulvirenti e Lo Monaco vogliano rischirae di compromettere tutto il bel lavoro fin qui svolto per non investire qualche euro in uno o due giocatori? Se ci sarà da fare qualcosa lo faranno. E sanno che qualcosa va fatto. Al di là delle dichiarazioni di prammatica, lavorano in questo senso da mesi. E negli ultimi giorni qualcosa si vedrà. A mio parere, in attacco e a centrocampo. Anche se, a mio parere, appare improcrastinabile la sistemazione della corsia laterale sinistra difensiva, zona in cui il Catania risulta fra i team meno attrezzati della categoria. Non vorrei infierire, ma andate a rivedere i due gol presi oggi e ditemi in cosa differiscono dalla decina incassati precedentemente... Detto questo, e lo ribadisco non per coerenza, ma perché ci credo, anche così il Catania ha l'organico per salvarsi. Però, c'è un però. Ce l'ha se i giocatori più rappresentativi cominceranno a giocare secondo le proprie potenzialità. Per adesso, non lo stanno facendo. Solo colpa loro?

A Cesena una finale
Lo ha detto anche "Sime One", mercoledì sera, in occasione del turno infrasettimanale, i rossazzurri giocheranno una "finale" a Cesena. Non avremmo mai voluto dirlo, ma si è giunti a questo punto. Bisogna evitare di fallire. Però, se si gioca come stasera, le possibilità che lo si faccia aumentano a dismisura. Bisogna cambiare registro, al di là delle risultanze del mercato. Più carattere, più corsa e più gioco offensivo. E, soprattutto, bisogna mettere la palla dentro. A Maxi e compagnia il compito di risollevare le sorti di una tifoseria "attapirata".

Max Licari (calciocatania.com)

 

Ecco Bergessio, Lodi e Schelotto

Ingaggiati l'attaccante del Saint Etienne, il trequartista ex Frosinone e l'esterno del Cesena. Mascara passa al Napoli a titolo definitivo (accordo sino al 2013) e saluta la piazza etnea: "Grazie a tutti, mi hanno trattato come un principe"
Tre arrivi e una partenza eccellente. Il Catania chiude così la sessione di mercato di gennaio.

Il primo volto nuovo è quello di Francesco Lodi, trequartista proveniente dal Frosinone (23 presenze e 7 reti nella stagione in corso). Classe '84, napoletano, Lodi in passato ha vestito le maglie di Empoli, Vicenza e Udinese facendosi notare per le proprie qualità tecniche e le buone doti realizzative. Il nuovo acquisto etneo, in grado di ricoprire più ruoli a centrocampo, arriva con la formula della compartecipazione.

Nel pomeriggio, il secondo acquisto, quello di Gonzalo Bergessio. L'attaccante argentino, classe '84, è stato prelevato dai francesi del Saint Etienne. Ex Benfica e San Lorenzo, la punta sudamericana, già nel mirino del Catania nel recente passato, arriva in prestito, con l'opzione del diritto di riscatto del cartellino a fine campionato.

In extremis - tanto da dare vita a un piccolo giallo - è stato perfezionato anche l'ingaggio di Matias Ezequiel Schelotto dal Cesena. Esterno destro in grado di giocare in difesa come a centrocampo, classe '89, l'argentino naturalizzato arriva con la formula del prestito con diritto di riscatto della metà del cartellino.

 

Peppe, buona fortuna! Ma meritavi ben altra uscita, non cosi!

A salutare, invece, è Peppe Mascara. Il capitano catanese, in scadenza di contratto a giugno, passa al Napoli a titolo definitivo (accordo sino al 2013). Mascara, 31 anni, lascia la maglia rossazzurra da recordman di marcature in Serie A (31 gol) e con un bilancio complessivo di 225 presenze e 58 reti tra Serie A, B e C1.

"Ringrazio il Catania per la possibilità che mi ha dato: mi hanno trattato come un principe", ha detto Mascara, parlando da ex capitano degli etnei e da neo acquisto del Napoli. "Arrivo a Napoli con umiltà ed entusiasmo - ha aggiunto Mascara a Radio Kiss Kiss Napoli - la trattativa non è stata semplice. Per me è un onore far parte di questo gruppo disposto a raggiungere obiettivi importanti. Contro il Chievo non giocherò per squalifica meglio così perchè in questo modo potrò essere sempre a disposizione della squadra. Mia moglie è campana, vengo con grande entusiasmo e anche un pò di esperienza nel calcio che conta".

Mascara arriva a Napoli "con grande umiltà". "Il numero di maglia? Priorità assoluta - ha sottolineato - a quelli che ci sono; non ho ancora parlato con nessuno della società. Scudetto o Champions? Non lo so, è difficile, ma ribadisco che vengo a Napoli con tanta umiltà ed entusiasmo. Non è facile - ha concluso Mascara - ma ci sarò anch'io a dare il mio contributo per questo sogno".

 

La storia non si cancella. 

“Si viene e si va comunque ballando, pensando ‘una vita forse non basterà’. Si viene e si va cercandoci un senso, che poi alla fine il senso è tutto qua”. Si viene e si va, così come recita una canzone di Luciano Ligabue di qualche anno addietro. Si cerca un senso, quel senso che alla fine è tutto qua: Mascara al Napoli, evviva Mascara! Si viene e si va, comunque ballando: il Catania è ancora in A, evviva il Catania! Con la cessione di Giuseppe Mascara al Napoli si chiude un capitolo (e che capitolo!) della recente storia del Calcio Catania 1946. Si chiude un capitolo, ma non la storia rossazzurra pronta a scrivere uno, due, tre mila capitoli nuovi. La vita continua, il pallone rotola ancora..

Un capitolo di storia si chiude, un capitolo di storia si apre; ma l’Elefante ha buona memoria e, nel bene o nel male, non dimentica nulla. Mascara al Napoli ed ecco le ‘presumibili’ reazioni di una piazza che si spacca: “Traditore! Abbandoni la nave prima che affondi, codardo ed opportunista!” oppure “Mercenario! Solo la Maglia amiamo solo la Maglia!” La Maglia, la Maglia.. Domanda: quante volte Mascara ha indossato e difeso la Maglia del Catania? Rossazzurra, bianca, nera, rossa, blunotte, blu arancio ma pur sempre con il ‘Liotru’ stampato sul petto, quante volte? Quante volte a far un ‘mestiere’ non suo, trasformato dai Baldini, dagli Atzori e dai Giampaolo, in tornante, in terzino aggiunto, a far su e giù per la fascia per dar manforte alla difesa. Quante volte, tante. Chiedere ai numeri: 149 presenze in serie A. 77 in serie B, 11 in coppa Italia per un totale di 226 presenze impreziosite da 60 reti complessive distribuite nei vari tornei, nelle sei stagioni e mezza di rossazzurro. 60 reti, non male per un terzino. Terzino, centrocampista, attaccante.. non ricordo bene il ruolo ricoperto da Mascara con la Maglia rossazzurra. Ma la Storia, quella non la si può dimenticare, perché è scritta ed é indelebile.. Una Maglia e la sua Storia, del Catania.

Catania, 7 settembre 2003, serie B, Catania – Cagliari 0 – 3. Catania, 22 gennaio 2011, serie A, Catania – Milan 0 – 2. L’esordio ed il congedo di Beppe Mascara in rossazzuro. Una storia che si apre e si chiude con due sconfitte, ma in mezzo quanti successi, quante soddisfazioni. Di corsa, veloce, rievocando le tappe, gli aneddoti di Mascara con la Maglia del Catania. Il primo gol: 20 settembre allo stadio “Arechi” di Salerno, di testa; l’ultimo: il calcio di rigore realizzato al Parma lo scorso 12 settembre. Serie B, 2003/04: prelevato dal Genoa dalla famiglia Gaucci Beppe Mascara da Caltagirone diventa un calciatore del Catania, e fu subito amore: 41 presenze e 13 reti, alcune delle quali spettacolari come i pallonetti al Venezia del ‘povero’ Soviero, la perla alla Ternana, il gol allo 94’ al Treviso al “Massimino”. Perle di un Mascara, col 20 sulle spalle, che distribuisce magie lungo la fascia sinistra nel 4-4-2 di mister Colantuono. Al termine della stagione Catania nono (con rimpianti) e Società che passa dai Gaucci a Pulvirenti. Società e non parco giocatori, non Mascara. Ma non è un addio, è un arrivederci. Dopo una stagione di ‘esilio’, più o meno forzato, Mascara ritorna a Catania: 2005/06, l’anno della promozione in serie A. Il numero di maglia è diverso, il 9, le magie in campo le stesse: la gemma di Rimini, la rete del sorpasso a Bergamo, la tripletta al Mantova, la serie A conquistata il 28 maggio 2006 al “Massimino”. Serie A 2006/07: le reti nei derby contro Palermo e Messina, la prodezza di Milano contro l’Inter sono in parte vanificate dalle tre espulsioni rimediate contro Messina, Torino e Roma nelle prime dodici giornate. L’approccio con la nuova categoria non è proprio dei migliori. Travolto dal 2 febbraio anche Beppe vivacchia nel grigiore di una squadra che sembra alla deriva. Sembra, perché alla fine emerge: il 27 maggio 2007 a Bologna contro il Chievo in campo, in una formazione decimata, Beppe c’è! La stagione seguente, con Baldini in panca, Mascara si ‘riscopre’ terzino, abbandonando cilindro, magie e gol (appena 4 reti), soffrendo e sfiancandosi per conquistare quella salvezza che arriverà all’ultimo respiro del 18 maggio 2008 contro la Roma. Stagione 2008/09, la ‘Consacrazione’: 34 presenze e 12 reti (record personale in serie A) con la fantascientifica prodezza del “Barbera” del primo marzo 2009 a far da copertina. Poco più tardi arriverà anche il riconoscimento azzurro: 6 giugno 2009, a Pisa, contro l’Irlanda del Nord giunge il debutto con la maglia della nazionale italiana. Stagione 2009/10, è tempo di record: il 12 marzo 2010 con un rigore da infarto, a nove minuti dal termine, beffa l’interista Julio Cesar portando in vantaggio il Catania sull’Inter e raggiungendo, a quota 29, il compianto Memo Prenna come marcatore principe dei rossazzurri in A. Qualche settimana più tardi, è 24 marzo 2010, con il gol realizzato alla Fiorentina stacca Prenna nel trono dei bomber rossazzurri nella massima serie. Storia scritta che non si cancella.

Mascara al Napoli? A far la panchina, a far la riserva a Lavezzi. Possibilmente sarà così, ma poco importa. Certi treni passano una volta sola: Napoli secondo in classifica a quattro punti dal Milan capolista, quindi, in piena lotta scudetto. Un evento che , almanacco alla mano, non accadeva da più di vent’anni. Gli anni di Maradona, di Careca e dei due scudetti all’ombra del Vesuvio. Metterlo in croce per questo? No, perché alla soglia dei 32 anni (da compiere il 22 agosto) con tante energie date ( e non sprecate!) per la ‘Causa Rossazzurra’ le ‘cartucce’ ancora da sparare sono davvero poche. Quindi, meglio cederlo ai partenopei per 1,2 milioni di euro che svincolato a parametro zero tra qualche mese. È triste parlar in questi termini, ma è questo è il dogma del calcio moderno.

Chiudendo gli occhi, cercando di rievocare il ricordo più bello del ‘Capitolo Mascara’ in rossazzurro si finisce a trovarsi in un ingorgo di gol, emozioni e gesti di pazzia. In quasi sette anni di ricordi ce ne sono tanti, ma qual è il più bello? Forse il ‘cucchiaio’ (o se preferite u ‘cuppinu’) all’Inter o la meteorite scagliata a Palermo; forse la tripletta al Mantova o quella al Torino. Forse si, forse no. Personalmente, il ricordo più bello è quel gol realizzato al “Via del Mare” di Lecce il 21 maggio 2006 contro il Catanzaro: quel gol giunto dopo quindici minuti di silenzioso e religioso silenzio in memoria di Fabio e Carmelo, fratelli rossazzurri, scomparsi per un tragico incidente stradale solo qualche ora prima. Il suo gol arrivato durante il primo coro che spezzò quel silenzio surreale: “Alè Vulcano! Alè Capitano!” Catania ti ha fatto grande e tu hai fatto grande il Catania! Grazie Beppe, in bocca al lupo!

(Calciocatania.com)


 

 

 

 

 

 

 

Reti:  8' Maxi Lopez, 31' Jimenez.

CESENA (4-3-2-1): Antonioli; Ceccarelli, Pellegrino, Von Bergen, Santon; Caserta, Parolo, Appiah (61' Sammarco); Jimenez, Giaccherini (80' Rosina); Bogdani (65' Budan). A disp.: 33 Calderoni, 5 Felipe, 29 Dellafiore, 17 Malonga, 84 Rosina. All.: Ficcadenti.

CATANIA (4-3-1-2): Andujar; Augustyn (70' Bellusci), Silvestre, Spolli, Marchese; Ledesma, Lodi, Ricchiuti (78' Llama); Gomez; Morimoto (57' Martinho), Maxi Lopez. A disp.: 1 Kosicky, 23 Terlizzi, 29 Cuomo, 24 Pesce, 16 Llama. All.: Simeone.

ARBITRO: Gervasoni di Mantova. INDISPONIBILI: Capuano, Campagnolo, Alvarez, Potenza, Izco, Biagianti, Carboni e Sciacca SQUALIFICATI: Lauro (1) e Colucci (1). DIFFIDATI: Bogdani, Jimenez e Benalouane; Alvarez e Silvestre. AMMONITI: Marchese, Parolo, Morimoto.

Un punto che fa morale
Non ci voleva l'incredibile (e fortunata, ma non è una novità, visto che i giallorossi pugliesi sono da considerare una sorta di filiale del Superenalotto) vittoria del Lecce all'ultimo minuto a Parma. E nemmeno il pareggio del Brescia del redivivo Iachini a Roma. Tuttavia, a questo punto, i risultati degli altri non possono e non devono pesare come macigni. Anzi, devono costituire uno stimolo supplementare. Perché, è chiaro, ormai il Catania è lì, sul fronte, dietro la linea a lottare per evitare la retrocessione, e presumibilmente ci sarà da farlo fino in fondo. A quota 23 punti, quart'ultimi a due punti dal Cesena terz'ultimo, con 15 gare da disputare, bisognerà recuperare il sacro furore dei bei tempi, impugnare l'ascia del guerriero e pregare tutti gli Dei del Walhalla. Non ce lo aspettavamo, a dire la verità, ma è la realtà. Il vantaggio è, però, evidente: i rossazzurri ci sono abituati, sanno navigare le acque perigliose della bassa classifica, sanno tirare fuori gli artigli nrl frangnte giusto. Lo hanno fatto nelle precedenti quattro stagioni, lo faranno anche adesso, seppur inaspettatamente, considerato il "ranking" di inizio campionato e l'obiettiva pochezza tecnica, sulla carta, di alcune squadre "minori". Una di queste, proprio il Cesena di Ficcadenti. Il punto conquistato stasera al "Manuzzi" è da considerarsi un "primo passo" verso la guarigione. Fa sicuramente morale, visto che perdere sarebbe risultato tragico. Non solo, diversi aspetti del match in terra romagnola possono, seppur moderatamente, far sperare in un futuro più prospero. Innanzitutto, una ritrovata volontà "offensiva". Il Catania, risistemato nel modulo, ha cercato di fare gioco, magari in maniera più velleitaria che effettiva, ma lo ha fatto. Non per niente è passato subito in vantaggio con la sesta rete stagionale di Lopez, migliore in campo, imbeccato da Ricchiuti. Significativo il fatto che Simeone abbia operato questa piccola "rivoluzione" in uno "spareggio" drammatico, limitato da ben 8 assenze di rilievo. In buona sostanza, è sceso in campo una sorta di Catania B, con elementi come Augustyn, Marchese e Morimoto che difficilmente troveranno spazio in futuro. Segnale che il coraggio non manca. E qui veniamo al secondo punto. Sotto il profilo del carattere la squadra ha inviato messaggi di miglioramento. Tanto che, pur subendo in tempi relativamente rapidi il solito pareggio balordo (evitabilissima stoccata sotto misura del cileno Jimenez, favorito da un marchiano errore in marcatura di Ledesma), non si è notato il tracollo mentale di altre gare, testimone una ripresa non scintillante, ma almeno "tosta" dal punto di vista dell'attenzione e della grinta. E della corsa, dato che non si è riscontrato il crollo atletico dei precedenti incontri. Poche occasioni da rete, poca personalità in fase di rifinitura, è vero, ma un'unico brivido è corso sulle schiene dei tifosi rossazzurri, a seguito di un pericoloso inserimento "mancino" di Giaccherini, ben stoppato da un Andujar finalmente decisivo. Su questa ritrovata tenuta mentale, in una partita così decisiva, dovrà lavorare Simeone, innestandovi ben più corposi miglioramenti in termini di gioco e personalità. Mi sembra che a poco a poco il Cholo si stia rendendo conto del materiale a disposizione, delle caratteristiche tecniche, agonistiche e mentali di ciascun giocatore, del miglior modo di disporre tatticamente in campo tali risorse umane. Con il rientro di elementi fondamentali come Alvarez, Biagianti, Carboni e Sciacca, nonché l'inserimento dei nuovi Schelotto e Bergessio, potrebbe trovare la "quadra" definitiva. Ma il tempo non è molto. Bisogna affrettarsi. Proprio la mancanza di spazi temporali adeguati costituirà l'handicap più rilevante per il Cholo nell'imediato futuro.

futuro 4-4-2
E a proposito di futuro. Mi sembra di poter prevedere che il modulo adottato oggi, il 4-4-2 "spinto", possa rivelarsi l'atteggiamento tattico prescelto per le prossime partite, anche in relazione alle risultanze del mercato di riparazione. Il Cholo ha messo Gomez e Ricchiuti sulle fasce, Ledesma e Lodi al centro, Morimoto e Lopez di punta. A parte il nuovo arrivato e la "gallina", gli altri non hanno fatto benisismo, ma il risultato d'insieme mi pare incoraggiante. La squadra pressa più alto, Lopez riceve più palle, è più assistito insomma, la difesa gioca più d'anticipo. Certo, serve cambiare più di un interprete. I terzini in primis, probabilmente Ricchiuti (anche se Adrian ha fatto benino per un tempo, non è il ruolo adatto a lui), di sicuro Morimoto. Il solito Morimoto, volenteroso, impreciso e a tratti abulico. Interpreto il suo innesto come una chiara prova "preBergessio". Già a Bologna, suppongo, scenderà in campo l'ex Saint'Etienne, a formare uan coppia più "solida", fisica e tecnica con Maxi. La mia idea di base (la svilupperò più avanti nel mio editoriale) è che, confermando Bellusci a destra e spostando Alvarez a sinistra le corsie laterali "basse" possano risultare più munite e di maggior supporto agli esterni, sui quali "Sime One" potrebbe avere maggiori opzioni: Gomez-Schelotto, Schelotto-Martinho, Gomez-Llama, Gomez-Martinho, Schelotto-Llama, per esempio. Anche in mezzo, ci sarebbe da scegliere. In attesa di Biagianti e tenendo come punto di riferimento Lodi, unico per caratteristiche: Sciacca-Lodi, Carboni-Lodi, Ledesma-Lodi. In avanti, in certe partite si potrebbe togliere una punta e inserire un terquartista come Ricchiuti, o gli stessi Martinho e Llama in appoggio. Ma starà a Simeone scegliere. Ciò che conta è avere le opzioni.

Lodi...cevamo
Che mancasse un uomo d'ordine in mezzo lodi...cevamo un po' tutti. Era lampante. E' giunto questo talentuoso ragazzo ventiseienne dal Frosinone, a una delle ultime chiamate nel calcio che conta dopo il fallimento di Udine. Può giocare in diversi ruoli: trequartista, seconda punta, attaccante esterno, mezzala, regista. In Friuli Marino aveva tentato di farne un nuovo D'Agostino, non riuscendovi. A Catania, a quanto pare, Simeone ci ritenterà. L'inizio risulta incoraggiante. Ordinato, preciso in appoggio, pronto al tiro. Ha giocato una discreta gara, mutando in meglio l'impostazione di gioco degli etnei. Non dimentichiamo, inoltre, che Lodi ha segnato una settantina di reti in B, mettendo in mostra un tiro devastante dalla distanza e, in particolare, su calcio piazzato. Anche in questo caso, il profilo che mancava al Catania: un centrocampista bravo nelle stoccate in porta e negli inserimenti centrali. Non carichiamolo di troppe responsabilità, non cantiamo vittoria troppo presto, ma seguiamolo, sosteniamolo e incitiamolo. La sua "riuscita" potrebbe significare salvezza certa per il Catania.

Togliamoci... le fasce
Anche la gara odierna mette in mostra uno dei principali limiti del Catania: le corsie laterali "basse". Tanti, troppi gol subiti o occasioni da rete regalate dagli esterni, in questa stagione. Se a destra si era risolto il problema con Alvarez (che poi Conan "Jeanpaul" ha tentato beatamente di dstruggere, riuscendovi solo in parte), a sinistra il problema è rimasto. Capuano è discreto in fase offensiva, poco attento in quella difensiva (eufemismo). In aggiunta, le alternative o risultano non eccezionali (Potenza e Marchese) o fuori ruolo, come Bellusci o Augustyn. Si pensava che potesse giungere l'argentino Angeleri a gennaio, non è stato possibile. Al momento, l'unica soluzione per evitare di prendere troppi gol dalle fasce mi pare quella di sistemare un buon difensore come Bellusci sulla destra (in un ruolo che ha comunque occupato in diverse occasioni, nella U21 di Casiraghi e nello stesso Catania) e spostare "Comu finiu" Alvarez sulla sinistra, pure in questo caso in un ruolo da lui tante volte "esperito" in passato. "Augustyneggiamenti" e affini non ce ne possiamo più permettere.

Bologna, nodo cruciale
Il pareggio del Bologna a Udine, squadra fra le più in forma del momento, dimostra la bontà dell'undici felsineo allenato da Malesani, compagine che sta disputando un eccezionale campionato, se consideriamo le complesse vicissitudini societarie subite negli ultimi mesi. I rossobù hanno incamerato finora 29 punti reali, 26 nominali a seguito della penalizzazione di 3 lunghezze inflitta loro dalla giustizia sportiva. Non pochi. E sono maledettamente in salute, con un bomber, Di Vaio, capace di realizzare 14 reti pesantissime. Servirà un Catania del tutto "guarito" in gioco e convinzione per fare risultato. Purtroppo, non sarà possibile NON fare risultato, la classifica lo richiede (il Brescia ospiterà il Bari...). Quindi, ci aspettiamo una gara all'arma bianca da parte dei rossazzurri, magari impreziositi da alcuni recuperi importanti (Alvarez e Sciacca, per esempio) e dall'ingresso in campo dal primo minuto dei nuovi innesti Bergessio e Schelotto. Siamo impazienti di "testarli".

Max Licari (calciocatania.com)

 

 

 

 

 

Reti:  40' Portanova

Bologna (4-3-1-2): Viviano 6, Moras 6, Portanova 7, Britos 6.5 (24' st Esposito 6), Rubin 6, Perez 7, Mudingayi 6 (1' st Casarini 5.5), Ekdal 6.5, Della Rocca 6.5, Meggiorini 6 (34' st Gimenez sv), Di Vaio 6. (22 Lupatelli, 3 Morleo, 5 Mutarelli, 10 Ramirez). All.: Malesani 6.5.
Catania (4-2-3-1): Andujar 6, Alvarez 4, Silvestre 5.5, Spolli 5.5, Marchese 5.5, Lodi 6 (9' st Martinho 5.5), Ledesma 5, Schelotto 5.5 (29' st Llama sv), Ricchiuti 6.5, Lopez 6, Gomez 5.5 (39' st Morimoto sv). (1 Kosicky, 18 Augustin, 29 Cuomo, 24 Pesce). All.: Simeone 5.5.
Arbitro: Banti di Livorno 5.5.
Note: angoli 6-5 per il Catania. Recupero: 1' e 7'. Espulso: al 20' pt Alvarez per doppia ammonizione, entrambe per fallo da dietro. Ammoniti: Britos, Della Rocca, Schelotto, Spolli, Portanova, Llama per gioco scorretto, Ledesma per proteste. Spettatori: 15.107 (di cui 10.823 abbonati), per un incasso di 201.917 euro (rateo abbonati 151.446).

 

Catania, codice rosso
L'espulsione di Alvarez  dopo soli venti minuti taglia le gambe agli etnei e spiana la strada al Bologna, che vince di misura con gol di Portanova. Gara dura e nervosa. Soliti problemi offensivi per la squadra di Simeone, classifica sempre più complicata
Nessuna svolta. Le indicazioni positive emerse dall'uscita infrasettimanale di Cesena non hanno seguito. Il Catania ripiomba in piena serie negativa e perde a Bologna uno scontro diretto nelle zone calde della classifica che rende sempre più complicata la situazione di graduatoria degli etnei, ora con un solo punto di vantaggio sul terz'ultimo posto.

Neppure al quarto tentativo Simeone riesce a conquistare il primo successo della sua gestione. Al contrario, i rossazzurri continuano a restare a digiuno di vittorie nel 2011 proseguendo un momento no che nelle ultime sette giornate li ha visti perdere cinque volte e pareggiare due. Ritmi da retrocessione, che Silvestre e compagni non riescono a velocizzare neppure a Bologna.

Una gara, quella del Dall'Ara, condizionata in modo decisivo dalla rapida espulsione di Alvarez, che nel giro di venti minuti riesce a collezionare due cartellini gialli lasciando i compagni in dieci. Positivo in avvio, il Catania deve rinunciare presto al 4-2-3-1 annunciato. Il discreto fraseggio sulla trequarti esibito da Schelotto, Ricchiuti e Gomez viene sacrificato per un 4-4-1 con Schelotto basso in difesa e Ricchiuti e Gomez sugli esterni.

La partita, da subito piuttosto combattuta, si accende diventando fisica e nervosa. Ledesma, in difficoltà in mediana, viene ammonito e rischia in due occasioni l'espulsione. Il Bologna continua a spingere a sinistra, dove Schelotto è costretto ad adattarsi rimediando anche un cartellino giallo. E proprio dalla sinistra arriva il gol che decide la gara: una punizione di Di Vaio viene deviata dalla barriera e finisce a Perez, che ruba il tempo a Ledesma e Lodi e mette in mezzo un pallone sul quale si avventa Portanova.

Il Catania cerca subito la replica con un sinistro incrociato di Lodi sul quale Viviano arriva in tuffo e nella ripresa Simeone passa alla difesa a tre per un inedito 3-2-3-1 avanzando nuovamente Schelotto e inserendo Martinho dopo nove minuti. Gli etnei cercano di giocarsela anche con l'uomo in meno, ma inevitabilmente offrono agli emiliani l'occasione per raddoppiare: Di Vaio si vede prima respinta una conclusione di destro da Andujar e poi spreca clamorosamente da pochi passi non trovando lo specchio della porta dopo un duetto con Meggiorini.

Il Bologna cala, complici i problemi in difesa (Britos fuori per uno scontro aereo con Schelotto, Moras acciaccato), e i rossazzurri si fanno avanti senza però trovare soluzioni offensive vincenti. Maxi Lopez prova a fare tutto da solo con un sinistro da posizione defilata che Viviano neutralizza, poi in contropiede Martinho conclude alto di sinistro dal limite dell'area.

L'ultimo quarto d'ora si disputa quasi in parità numerica perchè Ekdal, claudicante, resta fermo in avanti (Malesani ha esaurito le sostituzioni), sfiorando persino la rete con un rasoterra di poco fuori. Il Catania continua a provarci su calcio d'angolo, ma la girata di testa di Ricchiuti, il più continuo dei rossazzurri, nel cuore dell'area è debole e non raggiungibile per il nuovo entrato Morimoto.


 

 

 

 

 

Reti:  46' Silvestre; 56' Jeda; 65' Munari, 78' e 85' Lodi.
CATANIA (4-2-3-1): Andujar; Schelotto, Silvestre, Spolli, Capuano (10' Terlizzi); Sciacca (63' Morimoto), Ledesma; Gomez, Ricchiuti, Llama (46' Lodi); Maxi Lopez. A disp.: 1 Kosicky, 18 Augustyn, 5 Carboni, 20 Martinho. All: Simeone.

LECCE (4-3-2-1): Rosati; Donati (58' Rispoli), Gustavo, Ferrario, Brivio; Munari, Vives (90' Corvia), Giacomazzi; Olivera, Grossmuller (75' Mesbah); Jeda. A disp.: 81 Benassi, 33 Rispoli, 19 Piatti, 92 Bertolacci, 23 Chevanton. All: De Canio.

SQUALIFICATI: Alvarez; Fabbiano.

INDISPONIBILI: Campagnolo, Biagianti, Izco, Bellusci, Potenza, Marchese e Bergessio; Giuliatto, Ofere, Tomovic, Di Michele.

ARBITRO: Romeo di Verona; Maggiani-Padovan; IV Rizzoli.DIFFIDATI: Silvestre, Alvarez, Spolli; Ferrario, Di Michele, Gustavo, Grossmuller, Giacomazzi, Jeda, Olivera.

AMMONITI: Donati, Jeda, Gustavo, Rispoli, Vives, Maxi Lopez, Olivera.ESPULSI: 95' Giacomazzi per comportamento non regolamentare.

 Partita vietata ai deboli di cuore,

CATANIA, 13 febbraio 2011 - il 3-2 del Catania sul Lecce. Vittoria da tre punti che vale il doppio perché è la prima di Diego Simeone dopo tre sconfitte e un pareggio e perché significa sorpasso su una diretta concorrente nella lotta salvezza. L'eroe di giornata è Francesco Lodi, prelevato dal Frosinone nel mercato di gennaio: entra a inizio ripresa e in sei minuti ribalta il punteggio con due punizioni-gioiello, due colpi di sinistro imparabili per Rosati. Le colpe del Lecce sono da ricercare altrove, negli errori in attacco di Jeda e Olivera, incapaci di sfruttare più d'un contropiede in superiorità numerica dopo aver trovato con Munari il momentaneo 1-2. Finale incandescente, De Canio a muso duro con l'arbitro Romeo che espelle Giacomazzi per proteste a partita conclusa.

GOL ED ERRORI — Sette giorni dopo il regalo al Palermo, il Lecce ne confeziona un altro per il Catania, sotto 1-2 in casa al 16' della ripresa. Fin lì partita nervosa, sbloccata dai padroni di casa a fine primo tempo con un tocco di Silvestre in area, riacciuffata da Jeda a inizio secondo tempo con un facile colpo di testa su cross di Munari. Equilibrio perfetto di gol fatti e mancati, come quelli di Maxi Lopez al cambio di campo, uno splendido sinistro al volo fuori di niente e poi un destro in corsa troppo lento per impensierire Rosati. Sul ribaltamento lo splendido uno-due Olivera-Munari, palo del primo e rete in ribattuta del secondo. Poteva finire qui, o nei due contropiedi successivi del Lecce in superiorità numerica, ma prima il palo e poi Schelotto tengono in partita i siciliani. E allora si scatena Lodi.

 

 

MAGIE E VELENI — La prima punizione assegnata da Romeo è per un fallo di Rispoli su Gomez più dentro (linea) che fuori dall'area. Il fantasista ex Empoli, Udinese e Frosinone sistema la sfera e come fosse un rigore la piazza dove Rosati non può arrivare. Il pareggio al 35' della ripresa rianima un Catania impaziente di trovare il primo successo dell'era Simeone. Passano 5' e Romeo fischia un'altra punizione dal limite per i siciliani, stavolta per presunto fallo di Spolli su Maxi Lopez. Va ancora Lodi, è il sorpasso: esplode la gioia del Massimino sugli spalti, la rabbia di De Canio in campo.

FINALE CALDO — Il Lecce non ha più forze per rispondere al secondo svantaggio del match, finisce 3-2 dopo il 2-4 casalingo contro il Palermo. Per De Canio, che si vede ammoniti i diffidati Gustavo, Olivera e Jeda, è troppo: va a muso duro contro Romeo, mentre il fischietto di Verona espelle Giacomazzi per proteste. Tre dirigenti si mettono in mezzo per evitare che la situazione degeneri, mentre il Catania festeggia sotto la curva la vittoria del sorpasso e dell'aggancio al Parma a quota 26. Simeone è riuscito a trasmettere la grinta ai suoi, ora deve lavorare sul gioco perché i siciliani sono ancora troppo timidi nell'attaccare palla a terra. Per i pugliesi, invece, il bel gioco non paga: cala la notte, fonda.

Claudio Lenzi

Partita bloccata,

 il Lecce ha un atteggiamento rinunciatario, chiuso bloccato sulle proprie posizioni, il Catania fatica a sfondare, Gomez a destra è mobilissimo ma le sue iniziative si infrangono spesso sulla doppia linea difensiva salentina, LLama a sinistra prova con qualche cross ma Lopez al centro è francobollato dai due centrali. Al 11° la prima occasione, da destra Lopez mette in mezzo un pallone invitante, Llama viene preso in controtempo ma alle sue spalle si avventa Capuano che in scivolata prova la conclusione sul primo palo, Rosati si allunga in tuffo e respinge sulla sua destra. Pochi minuti dopo proprio il terzino rossazzurro è costretto ad abbandonare il terreno di gioco per infortunio, al suo posto si piazza a sinistra Terlizzi. La partita rimane bruttina, molti passaggi sbagliati, poche occasioni, col passare dei minuti il Lecce comincia a portarsi in avanti con qualche iniziativa pericolosa, frutto più di disattenzioni difensie etnee che di vere e proprie manovre salentine. Al 25° Grossmuller ha sui piedi un pallone d'oro ma tutto solo davanti ad Andujar si lascia ipnotizzare, il portiere argentino respinge di piede. Passato lo spavento il Catania si riversa nuovamente nella metà campo leccese, al 34° Schelotto libera il destro in area ma Rosati devia in angolo con un bel colpo di reni. Il più pericoloso del Lecce è Grossmuller che al 41°sfrutta una nuova disattenzione difensiva per liberare il destro, ancora una volta Andujar dice no. I rossazzurri con una difesa d'emergenza ballano un pò quando vengono attaccati sulle fasce. A mettere tutti d'accordo ci pensa Silvestre che al 45° spizza di testa una punizione dalla trequarti di Llama e mette la sfera alle spalle di un immobile Rosati, 1-0!

Ripresa da 10 e Lodi Al rientro dagli spogliatoi Lodi prende il posto di Llama claudicante, il Catania si risistema con un 4-3-2-1 con Gomez e Ricchiuti a sostegno di Lopez; in cabina di regia si piazza il numero 10 rossazzurro e i risultati si cominciano a vedere, il Catania trova giometrie e spazi anche forti del vantaggio che lascia sbilanciare un pizzico di più i salentini. Al 48° Ledesma da destra serve un pallone in mezzo per Lopez che all'altezza del dischetto del rigore, spalle alla porta, si gira e carica il sinistro, il diagonale finisce un paio di centimetri oltre il palo alla sinistra di Rosati. Un paio di minuti dopo Ricchiuti in verticale serve ancora Lopez che qualche passo dentro l'area calcia di destro debolmente favorendo la parata dell'estremo difensore leccese. Due occasioni da gol fallite che costano tantissimo ai rossazzurri, infatti il Lecce in azione di rimessa trova il pari con Jeda che sfrutta un cross dalla destra e tutto solo di testa batte Andujar, 1-1 al 55°. Il Catania accusa il colpo e generosamente si butta in avanti ma il Lecce abilissimo a sfruttare tutte le occasioni si porta addirittura in vantaggio al 60°: tiro di Olivera da fuori area e palo pieno, sulla ribattuta arriva Munari che ribadisce in rere, 1-2 e Catania sotto shock. E' il peggiore momento dell'intero campionato rossazzurro, il Catania sta perdendo in casa una partita che doveva vincere a tutti i costi, sotto il profilo psicologico è un trauma enorme, ci vuole forza, ci vuole coraggio ma soprattutto carattere e cuore. Per fortuna se c'è una dote che non manca a questa squadra è il cuore che permette di superare anche gli ostacoli più difficili. Simeone non ha più nulla da perdere e inserisce Morimoto per Sciacca, Catania a trazione anteriore ma scoperto dietro che rischia tantissimo di subire il terzo gol che avrebbe concluso virtualmente la partita. Al 72° il Lecce in contropiede 4 contro 1 conclude l'azione colpendo un clamoroso palo, in diverse altre occasioni i salentini partono in contropiedi sulla carta letali ma non riescono a concludere nemmeno in porta, grazie anche ai recuperi miracolosi di Schelotto, Silvestre e Spolli. Un Catania alle corde pesca dal mazzo il jolly che risponde al nome di Francesco Lodi, uomo capace di trasformare nel giro di 5 minuti due punizione dal limite in due gol meravigliosi che ribaltano completamente il risultato: due pennellate di sinistro, due parabole morbide e beffarde che finiscono entrambe sotto l'incrocio dei pali alla destra di Rosati, rimonta e sorpasso, anche in classifica, completato, 3-2 al 84°. I restanti minuti servono solo al Catania per mordere le caviglie degli avversari che di fatto non riescono più ad impensierire Andujar, anzi al 89° Morimoto con un'azione personale rischia di far saltare il banco siglando la quarta rete. Finisce con la vittoria più sofferta di questa stagione, sofferta ma meritata, forse non tanto per il gioco espresso che deve essere ancora migliorato ma per il carattere che questa squadra ha tirato fuori nel momento peggiore della stagione. La vittoria fa compiere un bel balzo in avanti in classifica ai rossazzurri, le concorrenti dirette per la salvezza infatti hanno perso tutte, adesso il Catania si trova a +4 dal terz'ultimo posto a quota 26 in coabitazione col Parma: non vincere oggi sarebbe stato un delitto.

di Orazio Cutrona

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Reti: 25'  Zuniga

NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis; Santacroce, Cannavaro, Aronica; Maggio, Yebda, Pazienza (75' Gargano), Zuniga (78' Dossena); Hamsik, Sosa (61' Mascara); Cavani. A disp.: 1 Iezzo, 4 Ruiz, 25 Cribari, 99 Lucarelli. All: Mazzarri.

CATANIA (4-2-3-1): Andujar; Potenza, Silvestre, Spolli, Marchese; Ledesma, Lodi; Schelotto (63' Maxi Lopez), Martinho (42' Morimoto), Gomez (71' Ricchiuti); Bergessio. A disp.: 1 Kosicky, 18 Augustyn, 5 Carboni, 22 Alvarez. All: Simeone.

ARBITRO: Gava di Conegliano Veneto; Iannello-Ayroldi; Peruzzo.

INDISPONIBILI: Vitale e Grava; Bellusci, Biagianti, Capuano, Terlizzi, Sciacca, Izco. SQUALIFICATI: Campagnaro (1) e Lavezzi (3).

DIFFIDATI: Cavani, Maggio, Dossena; Silvestre, Alvarez, Spolli. AMMONITI: Yebda, Andujar, Hamsick, Santacroce, Bergessio, Spolli.

Cholo, la mano si vede
Il Catania ha disputato una buona partita, considerato che si giocava nella "tana" della seconda in classifica, seppur "limitata" dalla stanchezza susseguente all'impegnativo turno di ottavi di finale di Europa League giocato giovedì scorso contro il Villareal di Giuseppe Rossi. Ha perso, sì, ma senza meritarlo. Il punto è che questa squadra non segna nemmeno, come si dice dalle nostre parti, "a coppi 'i lignu". E in relazione a tale deficit di mira, mi pare, nessuna colpa specifica possa adossarsi al Cholo. La realtà inconfutabile è che adesso il Catania ha una parvenza di squadra vera. Ha un'anima, al di là delle scelte contingenti dell'allenatore, alcune anche clamorose e discutibili come l'esclusione iniziale oggi "inflitta" al miglior giocatore etneo, al secolo Maxi Lopez (un'esclusione che gli servirà, alla grande. Questa è una scelta da allenatore vero, che non guarda in faccia nessuno; ne ricordo, per esempio, alcune comminate al "dominator" Mascara da Zenga e Miha...). I rossazzurri paiono compatti, ben messi in campo, lottano e non rinunciano mai a proporre gioco, come testimoniato dai due ultimi secondi tempi condotti all'arma bianca contro Lecce e, appunto, Napoli. Ma non si segna, non si segna se non a seguito di estemporanee prodezze come quelle di Lodi o sporadiche inzuccate su calcio piazzato (Silvestre docet). E non buttando la palla in buca, non si fanno punti. Lapalissiano. E' questo il problema più rilevante del Catania, al momento. Tuttavia, rimango fiducioso, analizzando la prestazione complessiva dell'undici rossazzurro, perché prima o poi, continuando su questa strada, si dovrà ottenere la meritata ricompensa, anche in trasferta, dove il Catania continua a mantenere un rendimento disastroso (soli 4 punti conquistati, frutto di 4 pareggi). Francamente, non riesco a comprendere le critiche a Simeone. E parto dai numeri. Il trainer argentino è giunto un mese fa al capezzale del Catania con la squadra a 2 punti dal terz'ultimo posto; dopo 6 gare la stessa squadra, al di là dei risultati, si trova a 3 punti dal medesimo terz'ultimo gradino della classifica. Tutti erano concordi sul fatto che il Catania giocava malissimo, non aveva coraggio, segnava poco e incassava molto; e lo testimoniano le parole dello stesso ex Mascara non più tardi di qualche giorno fa. Non erano invenzioni giornalistiche, né ubbie da tifoso incallito, ma riflessioni reali dello spogliatoio rossazzurro e della dirigenza. Simeone è giunto dal Sudamerica senza aver "fatto" la squadra, "ex abrupto", al fine di cercare di portare in salvo il salvabile e programmare un futuro migliore. Ebbene, adesso il Catania gioca sicuramente meglio, va all'attacco anche con 10.000 punte (ricordate le partite giocate con un Maxi desolato e desolante?), ha carattere (ha chiuso il Napoli nella propria area nell'ultima mezzora di partita oggi al "San Paolo") e rimane sempre più o meno alla stessa distanza dalla zona calda, con in più la consapevolezza e la speranza concreta di poter compiere il famoso salto di qualità.

E cosa sento: gli stessi che volevano tagliuzzare con il machete Giampaolo, adesso sputano veleno su uno che ha meno colpe di San Francesco d'Assisi!!! Ogni allenatore ha le sue idee, ovvio. E Simeone ha le sue. Oggi ha preparato la partita in un certo modo, e lo ha spiegato abbondantemente nel postgara (primo tempo "tosto" a far stancare il Napoli con una formazione dinamica a centrocampo e in attacco -leggasi Martinho e Bergessio- ripresa a "rompere" inserendo Maxi Lopez e Morimoto), e per poco non gli andava bene. Se, infatti, si può invocare la buona sorte in occasione del rigore fallito dal "matador" Cavani al 10' (penalty che in Italia non si fischia mai, ma questa è un'altra storia), non si può dire che la fortuna sia stata amica dell'Elefante nell'azione del fortuito gol di Zuniga, viziato in partenza da una clamorosa rimessa laterale "invertita" dallo scandalosamente inadeguato collaboratore di linea di Gava, Ayroldi (lo stesso che aveva indotto l'arbitro a fischiare il rigore per una veniale "trattenutina" di Marchese su Sosa), e "aiutato" da una mancata chiusura di Schelotto sullo stesso laterale colombiano. E, se proprio vogliamo parlare di "fortuna", che peccato che i rossazzurri siano sempre "sfortunati" con Gava, il quale ha negato due chiari rigori agli etnei (falli in piena area su Ledesma e Spolli). Ma anche questa è un'altra storia, storia che parte dai pianti del sempre lacrimoso Mazzarri, dalle incredibili "panholade" a oscurare sputi evidentissimi, dalle battute del simpaticissimo De Laurentiis et similia. Io penso che oggi Simeone abbia avuto "un'idea" della partita e l'abbia sviluppata con estremo coraggio, se si considera l'esclusione di Maxi e il "lancio" di Bergessio dal primo minuto. E ritengo che, a differenza della gara interna con il Lecce, pur vinta, alcuni giocatori si siano espressi meglio. Grandissimo Silvestre su Cavani, da dominatore. Meglio Spolli, meglio Ledesma (ma ancora siamo lontani da standard ottimali), meglio Lodi, meglio Morimoto. Un po' peggio Schelotto da esterno di centrocampo, ma ci sta. Male Marchese, troppo ingenuo e palesemente inadeguato alla categoria dal punto di vista tecnico (ma, chiediamoci, se gioca lui e non Alvarez, in che condizioni fisiche versa il mitico "comu finiu"?). E, soprattutto, bella e coraggiosa la scelta delle tre punte.

Ripresa benaugurante
Si dovrà ripartire da lì, dal tridente, dall'ultima mezzora, davvero convincente. Le scelte in corsa di Simeone mi sono piaciute: coraggio a tutto spiano. Il Catania ha chiuso nella sua area il Napoli e fallito tre occasioni da rete (Morimoto, Bergessio e Maxi Lopez). Errori, vero, ma anche sfortuna. Molte volte si sbaglia e si segna: che si stia vivendo una stagione poco baciata dalla buona sorte lo si vede pure da questi particolari. Tuttavia, il Catania ha mostrato personalità, cosa che non era successa in passato nelle gare in trasferta. Oltre tutto, Simeone ha cambiato modulo in corsa, a seconda delle esigenze della partita: 4-2-3-1, 4-4-2, 4-3-3. E con risultati consoni allo svolgimento della stessa. Il Napoli, in pratica, a parte il gol fortuito e una legnata dai 20 metri di Hamsik ben parata in corner da Andujar, non ha fatto un tiro in porta. Pertanto, eviterei di "tartassare" e cercherei, contestualmente, di sostenere questa nuova linea, sperando che porti i frutti sperati. Le premesse sembrano esserci, dopo tutto.

Del resto, appare chiaro, chiarissimo come, purtroppo, le cose non siano andate per il verso giusto quest'anno e che ci sarà da lottare fino in fondo; il Cholo è stato chiamato per questo. Siccome ci siamo abituati (non vedo differenze rispetto al passato), rimbocchiamoci le mani e lottiamo. Solo nella seconda stagione di Zenga, d'altronde, il Catania si è salvato con largo anticipo; per il resto, lancia in resta e sofferenza a iosa, fino a 5' dalla fine. Mettiamocelo in testa e combattiamo. Poi, a fine stagione, a bocce ferme e con la Serie A in mano, si faranno tutte le riflessioni del caso e, sono sicuro, la dirigenza non mancherà di provvedere alla "rivoluzione" che necessita per far compiere un reale salto di qualità tecnico e mentale a questa squadra. Si sperava che lo facesse questo gruppo, rodato da una mezza stagione fenomenale con in sella Mihajlovic, ma ci si sbagliava. Ritentiamoci, saremo più fortunati. Sono d'accordo, per carità, con quanti vorrebbero evitare di soffrire come cani e, magari, gradirebbero un'innalzamento della famosa asticella degli obiettivi stagionali. Sono convinto anch'io che il modello vincente per una società come quella etnea non possa in alcun modo essere costituito dalla Reggina (salvezza miracolosa stagione dopo stagione e retrocessione inevitabile, prima o poi), ma quello rappresentato dall'Udinese di Pozzo. Ma siamo agli inizi della "costruzione". Ci vogliono anni e anni. E non tutte le ciambelle riescono con il buco. Quindi, prima v'è da conquistare la salvezza. Tutti insieme. Poi, si "spinge" la società a dimostrare con i fatti che, dal punto di vista tecnico, si vuole fare meglio. Poi.

Bergessio ingiudicabile
Dobbiamo fare come quei commentatori e/o tifosi juventini che dopo la "prima" palermitana di Matri in bianconero, deludente e pregna di errori sotto porta, bollarono l'ex cagliaritano come "bufala" di mercato? Spererei di no. Bergessio ha esordito in una partita difficile, ha dato il suo, ha lottato, ha anche sbagliato un gol, ma mi pare troppo presto per giudicarlo. Facciamogli giocare qualche altra gara, per lo meno... Come caratteristiche, a naso, mi sembra possa benissimo coesistere con Maxi. Anzi, nella ripresa il Catania ha giocato bene con entrambi: il "lavandina" decentrato, la "gallina" nel cuore dell'attacco. L'ex Saint'Etienne svaria molto, Maxi è più centravanti d'area. Non mi pare che le concorrenti nella lotta per la salvezza possano contare su un potenziale del genere. Ma sono discorsi "sulla carta", naturalmente. Aspettiamoli alla riprova. Solo il campo potrà essere giudice infallibile.

Max Licari (calciocatania.com)


Napoli, una scelta tormentata. Vorrei che questa partita venisse cancellata dal calendario.

NAPOLI. Sembrava una cosa impossibile, dopo le cinque stagioni di A vissute all’ombra dell’Etna, dopo il campionato vissuto ad alta tensione fra i cadetti.
Dopo i 31 gol realizzati nella massima Serie, con tanto di record certificato. Sembrava improbabile, anzi impossibile, che il Catania dovesse studiare l’avversario Peppe Mascara. Eppure stasera, con l’argentino Lavezzi appiedato per tre turni, con il pubblico che iscenerà una protesta clamorosa e collettiva prima della partita contro la squalifica dell’argentino, mica contro il sostituto, perché Mascara sarà in campo contro quelli che erano, fino a qualche giorno fa, i suoi ex compagni di squadra.
Nei giorni scorsi, Mascara è tornato a parlare del Catania e della partita che dovrebbe vederlo protagonista, in ogni caso: «Ho un amore infinito per la città di Catania, che mi ha dato tanto, e verso i tifosi rossazzurri, che mi sono stati sempre vicini. Per me è stata una scelta tormentata andare a Napoli, ma sapevo che giocare con i partenopei sarebbe stato un passo importante, a livello calcistico, per la mia carriera. Non ho tradito nessuno e avrei preferito che la partita di domenica non arrivasse mai e che fosse cancellata dal calendario del campionato di Serie A, ma so che non è possibile».
Invece, eccola. Con Mascara che ripenserà alle gesta più importanti compiute in casacca rossazzurra. Lo ha già fatto, ha già pensato, perché adesso è concentrato sulla partita da gestire. Il gol al Palermo resta nella hit, così come la convocazione in Nazionale, la promozione in A, il gol a San Siro da posizione proibita, un altro a Udine, la tripletta al Mantova in B, il gol al Catanzaro sul neutro di Lecce, in un giorno di festa e lutto. E, ancora, il pallonetto da centrocampo che diede, a Vicenza, il 2-0 a un Catania lanciato verso il salto in Serie A: una mossa degna dei Mondiali di curling.

Ecco, sono soltanto frammenti sparsi, pescati a casaccio, del passato in rossazzurro di un calciatore che ha fatto epoca. Perché sei stagioni non si possono ingabbiare in cento righe di giornale.C’è dell’altro: il rapporto con la città di Catania, con i tifosi organizzati, l’abitudine di riservare alla famiglia un trattamento speciale, così come speciali sono e saranno sempre gli amici di Comiso, i fratelli che lo seguono quando possono. I pranzi al ristorante ogni domenica, dopo la partita interna, con la moglie Ramona e i figli Francesco, Marcello, Nicolò; la partita a calcio con i due bimbi più grandi, Marcello e Francesco, lungo il corridoio di casa, dopo il più faticoso degli allenamenti, quell’esame di diploma preparato in gran segreto (lo sapevano soltanto presidente e amministratore delegato del Catania) dopo il lavoro…
Insomma, oggi i tifosi sembrano aver dimenticato Mascara. Qualcuno lo critica aspramente per la scelta. A torto o a ragione, non sta a noi commentare. Ma giovedì sera, quando Mascara è sceso in campo per la partita di Europa League, moltissimi sostenitori rossazzurri hanno provato una piccola, segreta, emozione nel vedere l’ex capitano in campo da titolare, con la maglia azzurri del club partenopeo appiccicata sulla sua pelle.
Quella di oggi no. Quella di oggi sarà una partita che i tifosi marca liotru vivranno sotto un’unica bandiera, senza sentimentalismi di sorta. Forse, l’emozione più grande la vivrà, dentro di lui, Peppino.
Che Napoli sarà? Con Mascara in avanti, preda di Alvarez, con De Santis che ha chiuso la porta da 562 minuti, con Lopez che cercherà gol importanti anche per il suo futuro. E con Simeone che torna nello stadio che fu di Diego, il numero uno del Mondo. Dunque, una partita non come le altre. Una partita a lume di candela, come una cena importante, che conta. Conta per Mascara, ovvio. Ma conta di più, soprattutto, per il Catania.  Una serata davvero particolare per il ragazzo di Caltagirone che potrebbe giocare con la sua squadra del cuore
Giovanni Finocchiaro - La Sicilia, 20.2.2011

 

 

 

 

 

 

 

 

Reti: 19' Floro Flores; 50' Maxi Lopez; 55' Bergessio

CATANIA (4-3-1-2): Andujar; Potenza (46' Schelotto), Silvestre, Augustyn, Alvarez; Lodi, Ledesma (46' Ricchiuti), Carboni; Gomez (78' Marchese); Maxi Lopez, Bergessio. A disp.: 1 Kosicky, 24 Pesce, 16 Llama, 15 Morimoto.

GENOA (4-4-2): Genoa (4-4-2): Eduardo; Moretti (51' Antonelli), Kaladze, Dainelli, Criscito; Rossi, Kucka (70' Paloschi), Veloso, Mesto; Floro Flores (68' Jankovic), Palacio. A disp.: 73 Scarpi, 35 Polenta, 30 Sturaro, 43 Paloschi, 9 Boselli. All.: Ballardini.

ARBITRO: Giannoccaro di Lecce; Comito-Meli; Pierpaoli. INDISPONIBILI: Martinho, Bellusci, Biagianti, Sciacca e Capuano; Destro, Konko, Milanetto e Chico. SQUALIFICATI: Spolli; Rafinha. DIFFIDATI: Silvestre, Alvarez, Andujar; Criscito, Destro, Veloso.

AMMONITI: Veloso, Moretti, Potenza, Bergessio, Augustyn, Maxi Lopez. ESPULSI: 67' Criscito, Floro Flores, Ballardini; 75' Augustyn

Cholo duro!!!
"Sime One", uno con le palle...Le palle, una riprova
Le palle. Quelle che dimostra, dopo sei mesi, di avere il Catania, giacché non si recuperano due partite come quelle con Lecce e Genoa, peraltro in condizioni ambientali assurdamente difficili, senza averle ben corpose (sì, una volta potrebbe apparire un caso, due suona come una conferma...). Le palle. Come quelle che non bisognerebbe scassare al buon "Sime One" e, invece, puntualmente Soloni, principi della Tattica post-mortem, baristi autostimantisi incroci fra Capello e Van Gaal, allenatori dei p
ulcini presentati come maghi di herreriana memoria, commentatori in difficoltà con l'italiano proprio degli infanti in età evolutiva, "scotolamunnizza" da operetta e pseudotifosi in malafede continuano a frantumare o, meglio, a tentare di farlo, dimostrando di non capire nulla non solo di calcio (il quale non è la scienza esatta che qualcuno crede sia...), ma anche (e soprattutto) di psicologia. E sì, non è difficile comprendere come, in un frangente così delicato per il futuro della stagione, spaccare i maroni a un allenatore giunto a rimediare le devastazioni dell'infausta epoca giampaoliana (in poco tempo e con una squadra non costruita da lui) possa risultare la cosa più deleteria dell'Universo. Ma tant'è.

 Ci siamo abituati. Catania è questa. Io non mi arrendo, che sia chiaro. Diceva Natalie Clifford Barney: "Il fatalismo è la via più stravagante per accettare l'inevitabile". Io non lo accetto. Non lo accetterò mai.

Sono strasicuro che domani sentirò e leggerò similguardiolisti sottolineare il "tempo regalato" (il primo) dal Cholo al Genoa, proponendo dotti paralleli con la gara di Napoli, piuttosto che annotare i cambi azzeccati della ripresa, la grinta trasmessa alla squadra e al pubblico, i tre punti di platino, i progressi di Lodi, Ricchiuti e Bergessio, il fatto che il Catania adesso segna e gioca in attacco piuttosto che subire unicamente i soliti gol, etc. Del resto, dopo aver avuto l'esperienza postnapoletana, ci sta tutto. Al "San Paolo" i padroni di casa, secondi in classifica, avevano vinto con un mezzo tiro in porta, a seguito di un arbitraggio discutibile e graziati ben quattro volte da un Catania molto più pericoloso. Eppure sembrava che il Catania di Simeone avesse perso ignominiosamente contro un branco di pellegrini. Senza un minimo di memoria storica, "solito more", senza aver l'onestà intellettuale di rimarcare un dato assai semplice da rilevare: quante squadre a Napoli hanno fatto meglio dei rossazzurri? Ma lasciamo stare. Ripeto, se qualcuno pensa che il nostro destino sia affogare nel "masopessimismo", io non ci sto. Per niente. Oggi i ragazzi, soffrendo e lottando, ci hanno regalato una delle pagine più epiche della recente storia etnea, un "lunch match" che rimarrà indelebile nella nostra memoria. Cosa importa se nel primo tempo si è giocato male e nella ripresa splendidamente? Le partite durano 90' e rimbalzano tra episodi determinanti e altalenanti vicende psicologiche e tecniche. Ciò che conta è che si sia portato a casa un risultato fondamentale, che si sia toccata quota 29 (-10 alla meta con 11 match da giocare), mettendo insieme anche buone trame, pali, azioni da rete ripetute, emozioni spettacolari. Questo è il calcio, che diamine! Il valore di questo risultato è incommensurabile, non solo perché le lunghezze di distanza dal terz'ultimo posto sono diventate 4 (Cesena, vittorioso sul Chievo). Incommensurabile dal punto di vista psicologico, dell'autostima; incommensurabile perché i rossazzurri si lasciano dietro 5 squadre: Bari, Brescia (fermato in casa dal "rimontante" Lecce), Cesena, Lecce e Parma (buon punto mariniano a Roma). Una bagarre finale, sì, ma una bagarre in cui il Catania parte da uno stallo avanti.

Le critiche bisogna farle "giuste". E, allora, se proprio vogliamo dire qualcosa al tecnico etneo, diciamogli: "Auuu, Cholo, ora basta con gli esperimenti, la squadra è quella della ripresa". Punto. Non funziona il 4-3-1-2 proposto nel primo tempo. Non funziona Gomez dietro le punte. Non funziona per niente l'assenza di gioco sulle fasce, deleterio per le due ottime punte che ha il Catania, quasi un lusso. Non funziona Ledesma, prendiamone atto: lento, impreciso, a tratti indisponente. I primi 45' odierni si mostrano come paradigmatici, al di là del fatto che il gol del vantaggio genoano di Floro Flores fosse viziato da un netto off-side. Squadra lenta e impacciata, drammaticamente povera di sostanza a centrocampo, dominato da Kucka e Veloso, dove il solo Lodi (fra i migliori) predica nel deserto, corsie laterali asfaltate da Mesto, Moretti, Rossi e Criscito, punte isolate e abbandonate a sé stesse e... Augustyn. Improponibile a questi livelli. Un suo chiaro fallo in area su Floro aveva "spaventato" i tifosi rossazzurri sugli spalti. Un errore, quello di Giannoccaro e dei suoi collaboratori. Uno dei tanti. La sola occasione fallita da Ledesma (incapace di mettere la palla dentro da qualche centimetro) non può bastare. Non può bastare se si pensa al chiaro predominio rossoblù e al clamoroso palo di Rossi, seguito dal miracolo di Andujar sullo stesso centrocampista ligure. Funziona, di contro, il 4-4-2 della ripresa, durante la quale tutto cambia, psicologicamente (Simeone "spara" negli spogliatoi) e tatticamente. Schelotto (per il deludente Potenza) e Gomez (per Ledesma) a riequilibrare le fasce, Carboni, Lodi e Ricchiuti in mezzo, Bergessio e Maxi da tandem di punta più accentrato, più "vicino". Si vede fin dai primi minuti che il "clima" è cambiato. Con ancora nelle orecchie cori e fischi, i rossazzurri si fiondano in avanti, sommergendo gli ospiti. I due gol di Maxi (su calcio piazzato) e Bergessio (gran botta sotto misura deviata da Criscito) risultano la più chiara risultanza di questo dominio. 

Rinato Alvarez sulla sinistra, bene Schelotto a limitare Criscito, di gran lunga meglio Gomez da esterno, sempre lucido in regia Lodi, scatenati in pressing i due attaccanti. Ma è soprattutto un giocatore a cambiare la partita: Adrian Ricchiuti, messo nel ruolo "mihajloviciano". Il suo, quello dei "50 minuti". Devastante palla al piede in percussione, decisivo in occasione delle due reti, geniale in alcuni assist, mai banale. Il regista offensivo che serve a questa squadra. Direi imprescindibile. Il Cholo deve farsene una ragione. Oltre tutto, la gara si era messa benissimo a seguito dell'espulsione di Criscito per fallo da ultimo uomo su Lodi. Peccato che fosse rigore. Nell'occasione si fanno buttare fuori anche Floro (già in panca, sostituito da Paloschi) e Ballardini, per inutili e immotivate proteste. Altro errore di Giannoccaro di Lecce... L'unica "pecca" del Catania è non chiudere la partita. Per imprecisione con Maxi, per sfortuna con Lodi (palo su conclusione a giro di rara bellezza). E quando sbagli, rischi di pagare. Rischi se hai la sfortuna di dover sostituire lo squalificato Spolli con un elemento inadeguato alla categoria come Augustyn. Al secondo tentativo ci riesce, il polacco: si fa anticipare da Paloschi su un cross innocuo dalla destra e lo trattiene a due passi dalla porta rossazzurra, procurando rigore ed espulsione. Questa volta è impossibile "fallare" per Giannoccaro. Ma è destino, i canovacci delle imprese calcistiche leggendarie richiedono anche situazioni del genere: batte Veloso e Andujar, in un solo colpo, riscatta una stagione negativa (chiare colpe pure sul primo gol del Genoa, quando non riesce a trattenere un facile tiro dal limite). Straordinaria la parata del portiere della Nazionale "albiceleste" sul tiro ben indirizzato dal portoghese Veloso. Poi, sofferenza, urla, Cholo scatenato a incitare il pubblico, sofferenza e trionfo. Il "sale" del calcio.
di Max Licari (calciocatania.com)

 

 

 

 

 

 

 

Reti: 21' Mutu, 24' Mutu, 60' Gilardino

FIORENTINA (4-3-1-2): Boruc; Comotto, Gamberini, Natali, Pasqual; Behrami, Donadel, Montolivo; Santana; Gilardino (80' Babacar), Mutu (70' Vargas). A disp.: 89 Neto, 29 De Silvestri, 31 Camporese, 22 Ljajic, 32 Marchionni. All: Mihajlovic.

CATANIA (4-3-1-2): Andujar; Schelotto, Silvestre, Spolli, Alvarez; Lodi, Carboni (51' Ricchiuti), Pesce (66' Ledesma); Gomez (70' Llama); Bergessio, Maxi Lopez. A disp.: 1 Kosicki, 12 Marchese, 23 Terlizzi, 16 Llama, 15 Morimoto. All: Simeone.

ARBITRO: Celi di Campobasso; Agrisani-Schenone; Corletto.

INDISPONIBILI: Kroldrup, Jovetic, Frey, D’Agostino; Capuano, Izco, Biagianti, Bellusci, Sciacca e Martinho.SQUALIFICATI: Augustyn (1).

DIFFIDATI: Boruc, Donadel, Marchionni; Silvestre, Alvarez, Andujar, Maxi Lopez.


Due reti in tre minuti del romeno (nella foto il 2-0) spianano la strada alla Fiorentina, che triplica nella ripresa con un gol irregolare di Gilardino. Etnei poco aggressivi e in netta difficoltà a centrocampo. E la classifica si complica
Nessuna svolta. In trasferta, il Catania continua a combinare poco o nulla. A digiuno di vittorie esterne da oltre un anno, gli etnei tornano a mani vuote anche da Firenze vedendo nuovamente complicarsi la classifica in una domenica in cui tutte le rivali in coda vanno a punti, eccezion fatta per il derelitto Bari.

I rossazzurri, adesso solamente a +1 sulla zona retrocessione, confermano tutti i loro limiti esterni in una gara in cui l'aggressività e il temperamento che dovrebbe trasmettere Simeone dalla panchina proprio non si vedono. A nulla serve la scelta del Cholo di schierare un undici d'attacco con Schelotto basso a destra e Gomez e Bergessio a supporto di Maxi Lopez.

La squadra ha caratteristiche offensive che però non sfrutta soffrendo soprattutto a centrocampo, dove il terzetto formato da Lodi, Carboni e Pesce è in costante sofferenza. La Fiorentina, pur senza strafare, ha gioco facile. A spianare la strada agli uomini di Mihajlovic è il ritrovato Mutu, che nel giro di tre minuti, sfruttando le esitazioni difensive avversarie, sigla la doppietta che segna l'incontro.

Il romeno, tutto solo in area, sblocca il risultato con un colpo di testa sotto misura sugli sviluppi di un angolo di Santana prolungato da Gilardino e si ripete poco dopo approfittando degli errori in sequenza di Alvarez (saltato da Santana), Carboni e Lodi (in vantaggio sul pallone ma incapaci di chiudere) e infine di Andujar (incerto su un rasoterra non irresistibile).

Le modifiche tattiche di Simeone, che passa al 4-3-1-2 con Gomez dietro le due punte, producono due opportunità per Bergessio (destro troppo centrale su assist di Gomez) e Gomez (bella conclusione che sorvola l'incrocio), ma non basta, così come non basta inserire Ricchiuti nella ripresa per passare a uno sbilanciato 4-2-3-1 con i soli Lodi e Pesce in mediana.

Un pallonetto alto di Bergessio e un diagonale fuori d'un soffio di Maxi Lopez sembrano offrire qualche speranza ai tifosi catanesi, ma da una giocata sbagliata di Lodi nasce il contropiede viola che frutta il 3-0 di Gilardino, servito da Montolivo, in posizione di chiaro fuorigioco non rilevata da arbitro e guardalinee. La gara finisce qui: i tentativi di Alvarez, Bergessio e Ledesma da una parte e di Montolivo e Babacar dall'altra non cambiano il risultato.

(lasicilia.it)

SIMEONE: RESPONSABILITA' SCONFITTA SONO MIE
Il Catania fuori casa continua ad avere grosse difficoltà, come conferma il 3-0 subito a Firenze. "E' difficile capire come uscirne, ci stiamo pensando ma succede sempre la stessa cosa: in trasferta non riusciamo a esprimerci bene - afferma Diego Simeone - Mi sento il responsabile di questa sconfitta, perchè io scelgo i giocatori e la partita non è stata buona. Ora dobbiamo lavorare per fare tre punti in casa". La classifica si fa sempre più preoccupante per gli etnei. "Se mi sento pressione? Quello sempre, adesso mi tocca lottare per non retrocedere come successo col Racing in Argentina - aggiunge il Cholo - Dobbiamo lavorare e cercare di trasmettere quello di cui abbiamo bisogno, per giocare come nei secondi tempi con Genoa, Napoli e Bologna".
(06/03/2011) (Spr)

 

 

 

 

 

 

 

 

Reti: 30' st. Llama

CATANIA (4-2-3-1): Andujar 6; Alvarez 5,5 (8' st Llama 7), Silvestre 6, Spolli 6, Marchese 6,5; Carboni 6,5, Lodi 6; Gomez 6 (1' st Schelotto 6), Ricchiuti 6, Bergessio 6; Lopez 5,5 (32' st Ledesma sv). (Kosicky, Augustyn, Terlizzi, Morimoto). All: Simeone 6,5.
SAMPDORIA (3-5-1-1): Curci 6; Zauri 6,5, Volta 6, Martinez 6; Mannini 6, Dessena 6, Tissone 5, Poli 6 (34' st Biabiany sv), Laczko 5,5 (18' st Koman 5); Guberti 6 (1' st Ziegler 5,5); Maccarone 5,5. (Da Costa, Perticone, Obiang, Padalino). All: Cavasin 5,5
Arbitro: Rizzoli 6  Ammoniti: Tissone (S), Laczko (S), Guberti (S), Gomez (C), Alvarez (C), Marchese (C). Espulsi: Tissone (S).

 

Su un terreno ai limiti della praticabilità, i rossoazzurri battono i blucerchiati con un'invenzione dell'argentino al 30' della ripresa. Genovesi in dieci per l'espulsione di Tissone
di FEDERICO SALA (La Repubblica)

CATANIA - Il Catania di Simeone conquista tre punti fondamentali in chiave salvezza battendo la Sampdoria grazie ad una 'magià di Llama alla mezz'ora del secondo tempo. Su un terreno infame, reso pesantissimo dalla pioggia, gli ospiti resistono in dieci contro undici per 50' circa ma nulla possono sulla girata vincente del centrocampista, inserito dal tecnico rossoazzurro all'8' della ripresa.

PROTAGONISTA LA PIOGGIA - Simeone schiera un Catania molto offensivo con Maxi Lopez punta unica, ma supportato da un tridente composto da Bergessio, Ricchiuti e Gomez. Esordio sulla panchina blucerchiata per Cavasin e subito emergenza: con Gastaldello squalificato e diversi infortunati, l'allenatore opta per un 3-5-2 con una difesa a tre formata da Zauri, Volta e Martinez. A sinistra, sulla linea di centrocampo, Laczko viene preferito a Ziegler; davanti ci sono Guberti e Maccarone. Come dicevamo, la vera protagonista del match è la pioggia che rende il terreno del Massimino impraticabile, soprattutto sulle corsie laterali. I giocatori in campo faticano ad adattarsi subito e fioccano i falli per entrate fuori tempo.

ROSSO PER TISSONE - La prima occasione è sui piedi di Maccarone che all'8' sfrutta un rimbalzo fasullo della palla sul terreno zuppo, ma la sua conclusione, da posizione defilata, termina sul fondo. Dicevamo dei falli; a commetterne due, da cartellino giallo, è Tissione: prima all'11' e poi, molto ingenuamente, al 23', quando trattiene per la maglia Gomez. Rizzoli lo caccia e la Samp si ritrova in inferiorità numerica. Ma, anche grazie al terreno pesante, la differenza di uomini in campo non si nota molto nel primo tempo. Complici anche i troppi lanci lunghi che cerca di fare la formazione di casa. Occasioni pochissime: segnaliamo un tiro dal limite di Carboni al 35' (a lato) e una bellissima conclusione al volo di Marchese, in area, con pallone di poco alto sopra la traversa.

LLAMA DECISIVO - Ad inizio ripresa i due tecnici cambiano uomini: Cavasin inserisce Ziegler al posto di Guberti, che non aveva fatto malissimo. Simeone invece sceglie Schelotto per Gomez, già ammonito. Quando viene mostrato un giallo anche ad Alvarez, il Cholo leva anche lui e inserisce Llama (all'8'). La gara non decolla a livello spettacolare, ma il Catania dà la sensazione di crederci di più e costringe la Sampdoria a difendersi esclusivamente, con Maccarone isolatissimo in attacco. Dopo un sinistro di Ricchiuti deviato in corner, arriviamo all'episodio decisivo, al 30'. Calcio d'angolo per i rossoazzurri che Lodi batte in modo anomalo, servendo direttamente Llama al limite dell'area. L'argentino, solissimo, si inventa una girata al volo che non dà scampo a Curci. Esplode il Massimino e con lui Simeone, per un gol che può significare la salvezza. Grazie ai tre punti, infatti, gli etnei superano in classifica proprio la Samp, portandosi a quota 32. I genovesi restano a 31 e la Serie B è di poco sotto, a soli 3 punti.

Franco Carraro Presidente. CATANIA E GENOA: PARERE CONTRARIO
Il rosso e l'azzurro, anche nella sua variante cromatica più scura, non sono sicuramente i colori preferiti del 'Poltronissimo', soprannome che a ragion veduta è stato affibbiato a Carraro, dominatore incontrastato della “comodità” visto che passa da una poltrona all'altra, dalla Figc alla Lega, passando per il Coni, di cui fu presidente dal 1978 al 1987. Catania e Genoa, avallate dal Palermo, si opporranno con forza alla sua candidatura in Lega Calcio. L’amministratore delegato del club etneo Pietro Lo Monaco è sceso sul piede di guerra: “Se torna Carraro faremo le barricate” ha detto ieri. Una dichiarazione forte proferita da un uomo che di certo non le manda a dire. Ma c’è un però: se “Poltronissimo” dovesse essere eletto quale dazio dovrà pagare il Catania trovandosi, per così dire, all’opposizione nel Governo del calcio? Sviste arbitrali? La serie B? “A pensar male si fa peccato ma a volte non ci si sbaglia” disse tempo fa il politico e scrittore Giulio Andreotti, e allora non vorremmo fare dietrologia ma pensando alla fine che fece il Bologna e il suo presidente Gazzoni Frascara dopo aver attaccato Carraro, ci viene spontaneo dire a Lo Monaco di non toccare i fili dell’alta tensione…
Catania, Ricchiuti: "In settimana prolungo il contratto"

Il centrocampista Adrian Ricchiuti nella mix zone dello stadio Massimino ha parlato del match vinto con la Sampdoria in esclusiva ai microfoni di Itasportpress. "E' stata una gara difficile contro un avversario che si è difeso per quasi tutti i 90' minuti e non è stato facile metterlo sotto. Il campo pesante non ci hatto giocare come volevamo ma alla fine il gol è arrivato sugli sviluppi di un corner. Vittoria meritata che ci fa allontanare dalla zona retrocessione e tira dentro la Sampdoria. Io sono felice per i nostri tifosi e anche per me stesso che in settimana prolungherò il contratto con il club etneo. E' la conferma che quando si lavora con impegno e serietà i risultati arrivano"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Reti: 21'  Inler, 75' Di Natale

UDINESE (3-5-2): Handanovic; Benatia, Zapata, Domizzi; Isla, Pinzi, Inler, Asamoah, Armero; Sanchez, Di Natale. A disp.: 6 Belardi, 13 Coda, 26 Pasquale, 4 Cuadrado, 23 Abdi, 16 Denis, 9 Corradi. All: Guidolin.

CATANIA (4-2-3-1): Andujar; Augustyn, Silvestre, Spolli, Marchese; Carboni, Lodi; Schelotto (23' Morimoto), Ricchiuti, Gomez (68' Llama); Bergessio (62' Maxi Lopez). A disp.: 1 Kosicky, 23 Terlizzi, 24 Pesce, 8 Ledesma. All: Simeone.

ARBITRO: Russo di Nola; Dobosz-Passeri; IV Merchiori.

INDISPONIBILI: Basta, Ferronetti e Angella; Capuano, Biagianti, Izco, Martinho, Bellusci, Sciacca e Potenza. SQUALIFICATI: P. Alvarez (1).

DIFFIDATI: Handanovic, Inler, Abdi e Pinzi; Andujar, Maxi Lopez, Silvestre e Llama.  AMMONITI: Gomez, Pinzi, Llama.

 

Catania, il solito stop
Nuova sconfitta esterna dei rossazzurri, battuti per 2-0 dall'Udinese con reti di Inler e Di Natale su rigore (foto Galtieri). Friulani meno brillanti del solito, agli etnei mancano cinismo sotto porta e il cambio di passo nella ripresa
Udinese cinica, Catania no. Copione strano, quello del Friuli. Opposti alla squadra più in forma del momento, gli etnei proseguono la serie negativa in trasferta, ma lo fanno concedendo poco agli avversari, non nella loro giornata migliore.

La qualità del duo d'attacco bianconero è nota, ma stavolta emerge in maniera molto meno dirompente che nelle ultime settimane. I friulani passano solo con un bel tiro al volo di Inler e raddoppiano nella ripresa grazie a un guizzo di Sanchez, che salta Spolli e va giù sulla chiusura di Marchese per un penalty che Di Natale trasforma con freddezza.

Per il resto, però, i padroni di casa non riescono a esprimere l'abituale brillantezza di gioco. Merito anche del Catania, che resta corto e limita gli spazi sugli esterni, dove le proiezioni di Isla e Armero vengono contenute grazie ai continui raddoppi sulle fasce in un 4-3-3 che in fase difensiva si trasforma in 4-5-1.

I rossazzurri non riescono a portare a casa un risultato positivo che non sarebbe stato impossibile da centrare perchè nei primi venti minuti - la fase migliore della gara dei catanesi - non capitalizzano come potrebbero un paio di buone opportunità per interrompere l'imbattibilità di Handanovic.

L'assist di Ricchiuti non sfruttato da Bergessio e l'occasionissima di Lodi - conclusione in piena area finita addosso a Zapata dopo un bell'affondo di Schelotto a destra - avrebbero potuto cambiare il volto di una gara che invece gira a favore dei friulani con il jolly pescato da Inler.

Neppure il sinistro dal limite di Marchese, finito fuori d'un soffio, serve a rimettere in carreggiata il Catania, che nella ripresa evita di prestare il fianco alle temute ripartenze avversarie senza però trovare il cambio di passo necessario per mettere l'Udinese sotto pressione.

Rigore a parte, l'undici di Guidolin si fa vedere solo con un destro di Isla controllato da Andujar senza problemi. Neppure gli etnei, nonostante l'ingresso in campo di Maxi Lopez, riescono a impegnare Handanovic seriamente tornando a casa con una sconfitta che sul piano della classifica ha comunque ripercussioni limitate: gli uomini di Simeone restano a +4 sulla zona retrocessione.

(Lasicilia.it)

CALCIO, CATANIA; SIMEONE: 15 GIORNI PER PREPARARE IL DERBY
E' polemico Diego Simeone al termine della sconfitta di Udine. "Rigore dell'Udinese? Dubbio no... lo fanno i ragazzini quando giocano a calcetto. E' andata male per l'arbitro". Adesso, ci sono quindici giorni per pensare al derby di Palermo. "Adesso abbiamo il pensiero al derby, con tranquillità in questi 15 giorni prepareremo quella gara importante per tutta la città".

Il Catania tiene Lo sviluppo della partita era prevedibile, l’Udinese con la sua manovra avvolgente prova ad affondare, il Catania ben messo in campo da Simeone tiene bene e si chiude a dovere, anzi sono proprio i rossazzurri a rendersi pericolosi dalle parti dell’area bianconera; al 9° Ricchiuti conquista un gran pallone sulla trequarti e serve Berghessio, l’ex Sant’Etienne una volta in area prova a rientrare sul sinistro ma Benatia è bravo a fermarlo, era un’ottima occasione tre contro due. L’Udinese fatica a trovare varchi, la squadra friulana non riesce a distendersi, d’altronde i bianconeri com’è noto si esprimono meglio in trasferta, il Catania rimane attento e continua con le sortite offensive, al 19° Schelotto va via a destra e dal fondo mette un bel pallone a rimorchio per Lodi all’altezza del dischetto, la conclusione di sinistro dell’ex di turno viene rimpallata da Zapata; un minuto dopo Ricchiuti serve in verticale Berghessio che di sinistro calcia in corsa, pallone a lato. Al 21° arriva il gol dell’Udinese, quasi casualmente, un cross dalla destra viene respinto corto della difesa etnea, arriva per il sinistro al volo Inler che di collo esterno la piazza nell’angolino basso alla sinistra di Andujar. Il gran gol del vantaggio friulano avrebbe potuto spianare la strada ai bianconeri che invece subiscono il ritorno del Catania convinto a non darsi per perduto. Al 23° Simeone deve sostituire Schelotto infortunato con Morimoto, Gomez si sposta a destra per fare spazio al giapponese a sinistra. Al 31° una bella azione manovrata porta Lodi in area, assist telecomandato per Marchese sul latro opposto, sinistro di prima intenzione del terzino che incrocia sfiorando il palo alla destra di Handanovic. Prima della fine del primo tempo Simeone muove ancora qualcosa sul suo scacchiere, Morimoto va a sistemarsi come punta centrale mentre Berghessio va a sinistra.
Chiude Di Natale dal dischetto Il Catania si presenta in campo con gli stessi uomini, anche l’atteggiamento è lo stesso, si deve raddrizzare il risultato ma non bisogna squilibrarsi eccessivamente, lasciare spazi agli attaccanti friulani sarebbe un errore grave. I rossazzurri come nella prima parte dell’incontro rimangono quadrati, attendono l’Udinese nella propria metà campo ma si rendono molto pericolosi con delle brucianti ripartenze, al 60° una bella azione in verticale porta al tiro Gomez dalla destra, il diagonale pericoloso viene deviato sull’esterno della rete. Il Catania si appoggia spesso a Morimoto, il giapponese è sempre pronto allo scatto, sempre il verticale, le sue iniziative tengono in apprensione la retroguardia friulana. Dopo il quarto d’ora della ripresa Simeone inserisce forze fresche, Maxi Lopez rileva Bergessio mentre Llama subentra al posto di Gomez. I rossazzurri si risistemano in campo con Morimoto sulla destra e il neoentrato argentino a sinistra. Gli sforzi del Catania non vengono premiati, anzi al 72° l’Udinese chiude i conti: Sanchez va via a destra, con una serpentina si incunea in area, su di lui interviene Marchese che lo atterra, l’arbitro assegna la massima punizione. Dagli undici metri si presenta Di Natale, Andujar non riesce a ripetere il miracolo di qualche settimana fa e il capocannoniere del campionato fa centro, 2-0. Il doppio svantaggio è troppo per i rossazzurri che non riescono a rialzare al testa, il Catania ci prova ancora con le ultime energie ma la convinzione va scemando col passare dei minuti. Arriva una nuova sconfitta esterna ma questa volta il Catania non ha demeritato affatto di fronte alla squadra più in forma del campionato; per fortuna la sconfitta non lascia strascichi in quanto le dirette concorrenti nella lotta salvezza non hanno saputo fare di meglio, il vantaggio quindi sul terz’ultimo posto rimane invariato, +4 sul Lecce sconfitto a Milano. Adesso 15 giorni di pausa per ricaricare le pile in vista del derby col Palermo e del rush finale del campionato che sarà stremante.

Di Orazio Cutrona

 

 

 

 

Reti: 48' Balzaretti (autogol), 61' Bergessio, 67' Ledesma, 76' Pesce

CATANIA (4-2-3-1): Andujar; Alvarez, Silvestre, Spolli, Marchese; Carboni, Lodi (70' Pesce); Schelotto, Ricchiuti (68 Lopez)', Bergessio (65' Ledesma); Maxi Lopez. A disp.: 30 Campagnolo, 23 Terlizzi, 18 Augustyn, 15 Morimoto. All. Simeone.

PALERMO (3-5-2): Sirigu; Bovo, Goian, Munoz; Cassani, Nocerino, Migliaccio, Bacinovic 51' Pastore), Balzaretti; Hernandez, Pinilla. A disp.: 99 Benussi, 66 Andelkovic, 36 Darmian, 94 Acquah, 77 Kurtic, 10 Miccoli. All. Cosmi.

ARBITRO: Morganti di Ascoli (Giachero-Comito/Celi).

AMMONITI: Silvestre, Munoz, Pastore, Hernandez, Migliaccio.

 

Stadio “Angelo Massimino” di Catania, 31ma giornata di campionato: va in scena il derby di Sicilia. All'andata a Palermo finì 3-1 per i rosa e sulle panchine c'erano Delio Rossi e Marco Giampaolo, oggi le due squadre si presentano all'appuntamento con Diego Simeone e Serse Cosmi dopo gli esoneri dei loro predecessori. Spettacolo già a partire dalle formazioni ufficiali, con Ricchiuti, Bergessio e Maxi Lopez a guidare il Catania italo-argentino e con Pinilla ed Hernandez titolari per un Palermo che rinuncia dal primo minuto sia a capitan Miccoli che alla stella Pastore.

Match subito vivo, dopo appena un minuto l'arbitro Morganti estrae il primo giallo nei confronti di Silvestre per un duro fallo su Pinilla. Grinta e velocità per le due squadre: sugli sviluppi di una punizione etnea conquistata da Schelotto, al 4' il rosa Nocerino si inventa un gran contropiede chiuso da Hernandez con un bel tiro che però non centra lo specchio della porta. Problemi per Balzaretti, il Catania quindi insiste su quella fascia con continui lanci a cercare Schelotto. Ritmo alto nel primo quarto d'ora, coi rossazzurri che collezionano calci d'angolo; buon avvio di Lodi e Ricchiuti da una parte, di Nocerino ed Hernandez dall'altra.

Ottima azione al 18' per Maxi Lopez sulla corsia di destra: l'argentino si beve tutti e poi crossa in mezzo senza però trovare Bergessio; poco dopo tiro da lontano di Bacinovic che non inquadra la porta e tre minuti dopo colpo di testa di Hernandez leggermente alto. Il Catania vuole sfruttare i lanci di Lodi per Schelotto, il Palermo preferisce la manovra e gli appoggi su Pinilla: questi i temi ricorrenti della prima frazione di gioco. Scatenati Schelotto e Nocerino, il numero sette rossazzurro al 25' fa ammonire Munoz; match piacevole, anche se privo di vere occasioni da gol. Sulle panchine i due tecnici caricano le squadre, il Catania di Simeone cerca sempre di più Ricchiuti tra le linee.

Al 36' primo tiro nello specchio della porta per Bacinovic, dopo tre tentativi: palla controllata da Andujar con tranquillità. Il Catania costruisce un buon numero di azioni, ma non riesce ad impensierire seriamente Sirigu, il Palermo gioca con minore frenesia e attacca con pochi uomini; maggior possesso di palla per i padroni di casa, ma le migliori occasioni sono degli ospiti. Al 42' grande azione di Pinilla che fa un bel numero in area, ma il suo passaggio al centro è facile preda del portiere. Al 44' Andujar para in due tempi una punizione di Bovo, ultima azione da segnalare per il primo tempo: zero a zero giusto al termine della prima parte del match.

Nessun cambio ad inizio secondo tempo, torna in campo anche Balzaretti con qualche problema ad una caviglia. Dopo 3' minuti passa in vantaggio il Catania: contropiede guidato da Maxi Lopez, cross al centro dell'area e pasticcio di Balzaretti che di petto cerca Sirigu ma insacca nella propria porta con l'estremo difensore sardo beffato anche dal tentativo di Lodi che non riesce ad intervenire sul pallone. Si tratta di autogol del terzino della Nazionale azzurra. Prende coraggio la formazione di casa e appena due minuti dopo ci prova Bergessio, conquistando l'ennesimo corner della partita. Risponde al 7' Pinilla con un tiro da fuori, Andujar mette in angolo. Entra in campo Pastore al posto di un deludente Bacinovic.

Ancora ottimo Maxi Lopez, che al 10' tira da lontano mettendo di poco a lato. L'argentino poi subisce un fallo di Pastore, prontamente ammonito dall'arbitro Morganti: il 'flaco' era diffidato. Al 12' combinazione Hernandez-Pinilla, col primo che sfiora il pareggio con un bel tiro che esce di pochissimo. Il Palermo è vivo, brivido per il Catania. Al quarto d'ora, però, arriva il due a zero con Bergessio, abile a battere Sirigu dopo un ottimo lancio di Lodi che inventa una gran giocata a centrocampo. Prova a reagire il Palermo: gran destro di Balzaretti al 18' e calcio d'angolo dopo la buona risposta di Andujar. Entra Ledesma al 20', Simeone chiama fuori e abbraccia Bergessio.

Scatenato il Catania: al 22' subito Ledesma! Il nuovo entrato si inserisce in area con i tempi giusti e insacca sulla ribattuta di Sirigu che aveva negato il gol a Maxi Lopez. Tre a zero e partita chiusa. Applausi al “Massimino”, al 24' esce l'ottimo Ricchiuti ed entra il 'papu' Gomez. Subito dopo fuori Lodi, dentro Pesce. Niente da fare per il Palermo: al 28' Munoz di testa su punizione di Bovo, palla innocua per il portiere. Si scalda Miccoli, intanto in campo lotta Pinilla. Alla mezz'ora bel contropiede del Catania, bene Gomez ma il suo tiro-cross basso non va. Un minuto dopo c'è il poker rossazzurro con il pallonetto di Pesce, altro giocatore appena entrato. Cambi perfetti per Simeone.

Volano i cartellini per il Palermo: giallo anche per Hernandez e Migliaccio, anche lui già diffidato e quindi assente domenica prossima contro il Cesena. Nel frattempo il pubblico chiede il pokerissimo e Gomez al 36' ci prova da fuori area: la deviazione procura ancora una volta un calcio d'angolo per la formazione etnea. Letteralmente uscito dal campo il Palermo nel finale di gara, al 39' Hernandez prova un'azione personale ma viene chiuso dai difensori rossazzurri. Il Catania gestisce la palla per non infierire. Pessima partita per Pastore, entrato in campo senza la giusta mentalità e con un atteggiamento di sufficienza che mal si adatta ad un match così importante.

Il match si chiude con il trionfo del Catania di Simeone, per il Palermo sesta sconfitta nelle ultime sette partite: tre ko per Delio Rossi, tre per Serse Cosmi. La squadra rossazzurra ha vinto il derby giocando con grande intensità e ripartendo molto bene in contropiede: successo fondametale in chiave salvezza. Il centrocampista Ezequiel Carboni a fine gara ha dichiarato: “Abbiamo fatto capire dal primo minuto che volevamo i tre punti. La città teneva al derby, il gruppo ci ha sempre creduto. Con questi tre punti siamo lì ad un passo dalla salvezza. Siamo tutti uniti sin dal primo minuto della stagione, la vittoria la dedichiamo a tutta la gente che lavora per questa squadra”.
(calciocatania.com)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Reti: 33' Gazzi, 43' Maxi Lopez

BARI (4-3-2-1): Gillet; A. Masiello, Belmonte, Rossi, Parisi; Bentivoglio, Almiron (69' Donati), Gazzi; Huseklepp (85' Ghezzal), Alvarez (60' Rivas); Rudolf. A disp.: 25 Padelli, 52 Glik, 3 Codrea, 84 Raggi. All.: Mutti.

CATANIA (4-3-1-2): Andujar; Pablo Alvarez, Augustyn, Terlizzi, Marchese; Lodi (46' Schelotto), Carboni, Ledesma; Ricchiuti (58' Gomez); Bergessio (84' Capuano), Maxi Lopez. A disp.: 30 Campagnolo, 24 Pesce, 27 Biagianti, 15 Morimoto. All: Simeone.

ARBITRO: Valeri di Roma; Carrer-Costanzo; Bagalini.

INDISPONIBILI: S. Masiello, Kutuzov, Okaka, Barreto, Castillo e Romero; Martinho, Bellusci, Llama, Sciacca.

SQUALIFICATI: Silvestre  DIFFIDATI: Raggi, Glik, Donati, A. Masiello e Ghezzal; Andujar, Maxi Lopez e Gomez. AMMONITI: A. Masiello.

Il Catania spreca ma la salvezza si avvicina

Coppia centrale d'emergenza La contemporanea assenza di Silvestre per squalifica e di  Spolli per infortunio costringono mister Simeone a schierare una coppia di centrali difensivi assolutamente inedita, davanti ad Andujar si schierano infatti Terlizzi e Augustyn, a destra va Alvarez e a sinistra Marchese, a centrocampo Carboni Lodi e Ledesma con Ricchiuti e Bergessio a supporto di Maxi Lopez, un modulo riassumibile in un 4-3-2-1. Sulla panchina del Bari Bortolo Mutti deve fare a meno di diversi uomini, così si affida a Gillet per i pali, a Masiello Belmonte Rossi e Parisi per la difesa a quattro, poi Bentivoglio Almiron e Gazzi a centrocampo e Huseklepp e Alvarez a supporto di Rudolf unica punta, modulo speculare a quello rossazzurro.

Succede poco, gol a parte Strana partita quella del San Nicola, chi si aspettava un Bari all'arma bianca vista la disastrosa condizione di classifica rimane presto deluso, gli uomini di Bortolo Mutti non affondano, si affidano alle iniziative di Alvarez che prova a sfruttare la sua velocità palla al piede, ma non riescono mai a rendersi pericolosi dalle parti dell'area rossazzurra. Il Catania dal canto suo rimane in controllo, i rossazzurri fanno girare il pallone con molta calma, i ritmi sono bassi e per molti minuti non si registrano occasioni da rete; c'è molto caldo e la temperatura si fa sentire nei muscoli dei calciatori che dosano le energie. Al 32° il Bari a sorpresa passa in vantaggio, su azione d'angolo Gazzi si libera in piena area per colpire di testa all'altezza del primo palo e fredda Andujar impossibilitato ad intervenire, 1-0 per i biancorossi al primo vero tiro verso la porta. Il Catania reagisce immediatamente, i ragazzi di Simeone si riversano subito nella metà campo barese e la occupano stabilmente; al 38° una bella azione personale di Bergessio si conclude con un bel diagonale di destro che sfiora il palo alla destra di Gillet, cinque minuti dopo invece arriva il giusto pareggio: azione insistita di Maxi Lopez che vince un rimpallo al limite dell'area e poi di destro calcia verso il secondo palo, una deviazione beffa Gillet, 1-1 al 43°.

Occasione sprecata Il Catania si ripresenta in campo con Schelotto al posto di Lodi e con un nuovo assetto tattico, i rossazzurri si schierano con un 4-2-3-1, il neoentrato si piazza come terzo a destra alle spalle di Lopez. La mossa di Simeone è un segnale alla squadra alla quale chiedere di vincere questa partita e di non accontentarsi del pari. Al 4°st Rudolf spaventa Andujar con una punizione che scheggia la traversa prima di spegnersi sul fondo. Qualche minuto c'è un nuovo cambio per il Catania, Simeone richiama Ricchiuti in panchina e inserisce Gomez, a lui chiede velocità e corsa; Mutti risponde con con Rivas per un impalpabile Alvarez. Al 22°st Schelotto vola sulla destra in contropiede, arriva quasi sul fondo, mette un pallone dietro per il 'rimorchio' di Gomez, tiro di prima intenzione e pallone sul fondo; in questa fase centrale del secondo tempo il Catania domina l'incontro, Lopez al  26°st si libera con una spallata di Rossi e si presenta davanti a Gillet, il tiro di piattone dell'argentino trova la respinta dell'estremo difensore barese. Due minuti dopo ancora Lopez allarga per Bergessio che prova il collo esterno sinistro indirizzato nell'angolino basso, ancora una volta Gillet ci mette una pezza deviando in angolo. Il Catania domina ma spreca troppe occasioni, la più clamorosa è sui piedi di Bergessio che al 33°st viene lanciato da Gomez in verticale e si ritrova all'altezza del dischetto tutto solo con Gillet in uscita, il tentativo di scavalcarlo con un colpo sotto riesce male e la sfera finisce larga sul fondo. Del Bari non si ha notizia, Mutti ha provato con gli innesti di Ghezzal e Donati al posto di Huseklepp e Almiron senza ottenere risultati apprezzabili. I minuti finali sono palpitanti perché il Catania cala di condizione, forse per il caldo, e i biancorossi invece si fanno vedere dalle parti di Andujar con un paio di colpi di testa su azioni da palla inattiva. Per fortuna non accade nulla che poteva suonare davvero come una tremenda beffa, in ogni caso i rossazzurri hanno commesso un grave peccato nel non concretizzare le tante palle gol create nella ripresa, palle gol che sarebbero valse la vittoria quasi sicuramente con conseguenti tre punti in classifica e discorso salvezza praticamente archiviato. Invece ci sarà ancora da lottare, il Cesena in extremis strappa un punto in trasferta e ristabilisce le distanze, ancora +5 per il Catania; i rossazzurri hanno anche il vantaggio di avere diverse squadre alle spalle che non se la ‘passano’ certo bene, Parma e Sampdoria su tutte. Come sempre, la storia del Catania insegna, saranno fondamentali le gare interne al Massimino, a partite da quella di domenica prossima contro la Lazio.

di Orazio Cutrona (Calciocatania.it)

 

Estudiantes, Enzo Perez: "Che talento Barrientos!"
Enzo Perez, centrocampista argentino dell'Estudiantes, ha parlato di Pablo Barrientos, ex fantasista del Catania arrivato a La Plata lo scorso mese. Proprio Perez che poteva indossare la casacca rossazzurra è rimasto sorpreso dallo stato di forma e dalle prodezze che il 'Pitu' ha regalato nelle ultime apparizioni con il club argentino. “Pablo ha una grande tecnica e un'ottima visione di gioco – ha dichiarato Perez a radio Del Plata – Pensavo stava peggio fisicamente ed invece ha fatto vedere buone cose nel precampionato. Ho parlato con lui, sta bene e spera di migliorare ancora. Con il 3-4-2-1 riusciamo ad esprimere un gioco migliore. L'arrivo del Pitu è stato importante ma i dirigenti sono stati bravi a non smantellare il gruppo che ha vinto l'ultimo Apertura”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Reti: 40' Hernanes; 47' Schelotto, 55' Mauri, 78' Floccari, 89' Zarate.

 

CATANIA (4-2-3-1): Andujar; Alvarez, Silvestre, Terlizzi, Capuano; Carboni, Lodi (53' Ledesma); Schelotto (79' Morimoto), Ricchiuti (70' Gomez), Bergessio; M. Lopez. A disp.: 30 Campagnolo, 3 Spolli, 12 Marchese, 27 Biagianti. All.: Simeone.

LAZIO (4-2-3-1): Muslera; Lichtsteiner, Biava (85' Stendardo), Dias, Radu; Bresciano (75' Gonzalez), Ledesma; Mauri, Hernanes, Sculli (13' Zarate); Floccari. A disp.: 12 Berni, 5 Scaloni, 14 Garrido, 18 Kozak. All.: Reja.

ARBITRO: Rizzoli di Bologna; Stefani-Faverani; Russo. SQUALIFICATI: Matuzalem (2). INDISPONIBILI: Bellusci, Sciacca e Llama; Diakitè, Brocchi e Rocchi. DIFFIDATI: Andujar, Maxi Lopez e Gomez; Kozak, Brocchi e Stendardo. AMMONITI: Dias, Radu, Biava, Bresciano, Morimoto.

Non drammatizziamo
Spolli in panchina Capuano in campo Il centrale difensivo recupera ma Simeone lo fa accomodare in panchina, la coppia di mercatori è composta da Terlizzi e capitan Silvestre, sulle fasce Alvarez a destra e il rientrante Capuano a sinistra, a centrocampo Carboni e Lodi, sulla trequarti si schierano Schelotto Ricchiuti e Berghessio, in avanti Maxi Lopez. La Lazio di Reja si presenta con un 4-3-1-2: Muslera in porta, Lichtsteiner Biava Dias e Radu in difesa, a centrocampo Bresciano Ledesma e Mauri, in avanti Hernanes Sculli e Floccari.

Ancora Hernanes E' un Catania attendista quello che Simeone mette in campo, i rossazzurri si sistemano quasi con un 4-1-4-1 in attesa delle offensive biancocelesti. L'allenatore argentino sembra aver impostato la gara sulle ripartenze, mentre il pallino del gioco viene lasciato alla Lazio. La prima occasione è per la testa di Sculli che colpisce debolmente favorendo l'intervento facile di Andujar; poco dopo l'esterno ex Genoa è costrento ad abbandonare il terreno di gioco per infortunio, al suo posto entra Mauro Zarate. La partita non è veloce, la trama dei capitolini è lenta ma trova un buon sfogo sulle fasce, specialmente sulla destra dove Zarate impensierisce la retroguardia rossazzurra; altri pericoli per il Catania arrivano dai calci da fermo che Ledesma e Hernanes calciano sempre in maniera pericolosa. L'occasione più clamorosa per il Catania arriva al 24° quando Silvestre di testa sfrutta un angolo di Lodi e costringe Bresciano al salvataggio praticamente sulla linea di porta. La Lazio risponde al 38° con Hernanes che su punizione calcia forte, Andujar si tuffa e respinge di pugno. Un minuto dopo la Lazio colpisce: cross dalla destra in area, Mauri spizza di testa e fa proseguire la sfera verso il secondo palo dove è ben appostato propiro Hernanes, tocco sotto misura facile facile e biancocelesti in vantaggio, 0-1! La reazione del Catania non si fa attendere, i piani tattici di Simeone sono saltati e ai rossazzurri non rimane altro che riversarsi nella metà campo avversaria, al 42° Lopez libera il sinistro in diagonale ma la sua conclusione si spegne sul fondo oltre il secondo palo; poco dopo ci prova Carboni con una rasoiata di sinistro, ancora sul fondo. La pressione del Catania spaventa i biancocelesti che si rifugiano in qualche fallo di troppo, finiscono sul taccuino dell'arbitro Radu e Biava, in precedenza era stato ammonito anche Dias.

Tracollo nella ripresa Il secondo tempo si apre in maniera perfetta per il Catania, Ricchiuti trova la percussione centrale, serve in verticale Bergessio che prova la conclusione di destro appena dentro l'area, Muslera respinge sui piedi di Schelotto che non fallisce la conclusione sotto misura, 1-1! Ristabilità la parità purtroppo la Lazio torna ad essere padrona del campo, i biancocelesti fanno girare il pallone con intelligenza e si affidano all'estro e ai dribbling di Zarate, vera spina nel fianco per la retroguardia rossazzurra. Al 53° Lichtsteiner si presenta tutto solo davanti ad Andujar e prova il diagonale di destro, respinge l'estremo difensore argentino, sulla ribattuta ancora il terzino laziale riprova e ancora una volta Andujar col la collaborazione di Terlizzi sventano la minaccia. La pressione della Lazio è costante e al 53° i biancocelesti ritornano avanti: Zarate a destra fa il bello e il cattivo tempo e serve Mauri in evidente posizione di fuorigioco, il guardalinee non segnala e il centrocampista realizza l'1-2! Per la seconda volta il gol subito e lo svantaggio svegliano il Catania, i rossazzurri si riportano in avanti, Simeone ha già cambiato Lodi per Ledesma e poco dopo inserisce Gomez per Ricchiuti. Al 65° una bella punizione di Berghessio dal limite trova la splendida parata di Muslera che vola a deviare in angolo, al 73° ci prova Terlizzi di testa ma la conclusione finisce abbondantemente sopra la traversa. Col passare dei minuti la foga del Catania diminuisce e anzi è la Lazio a sembrare più pericolosa con frequenti contropiede; al 77° il break decisivo, al termine di una veloce ripartenza ancora Zarate da destra serve Floccari in area, ancora una facile conclusione sotto porta per il gol del 1-3. Il Catania dopo il terzo gol non ha più le idee e la forza per reagire, si attende solo il fischio finale, prima della conclusione però c'è il tempo per vedere la bella punizione di Zarate che dopo due assist firma personalmente il cartellino: 1-4. Giornata da buttare per il Catania che oggi vincendo avrebbe avuto trequarti di salvezza in tasca, invece la brutta battuta d'arresto rimette in gioco tutto per quello che si preannuncia un caldissimo finale di campionato. Il vantaggio sul terz'ultimo posto, occupato adesso dalla Sampdoria, scende a 4 punti, ma Lecce Cesena e Parma si rifanno tutte sotto. Ci sarà ancora tanto da soffrire e per ottenere l'agognata salvezza tutti dovranno dare qualcosa in più.

di Orazio Cutrona

Entra Zarate, esce il Catania
La Lazio dilaga al Massimino con un poker e interrompe la serie casalinga dei rossazzurri, in giornata decisamente no. Schelotto risponde a Hernanes, poi l'argentino (punito da Reja con la panchina per un ritardo) decide la partita con due assist e un gol. Si complica la corsa verso la salvezza degli etnei
Scusate il ritardo. Messo in castigo (e in panchina) per essersi presentato un'ora dopo l'orario fissato per la seduta di rifinitura, Mauro Zarate si fa perdonare in fretta. E' lui, buttato nella mischia dopo neppure un quarto d'ora a causa dell'infortunio di Sculli, il grande protagonista del colpo grosso della Lazio a Catania: una rete, due assist e tanta vivacità.

I biancocelesti dilagano al Massimino, dove non s'imponevano da 50 anni e dove i padroni di casa avevano vinto le ultime quattro partite disputate, incamerando tre punti pesantissimi nella corsa per la Champions League. A proprio agio sin dai primi minuti, la squadra di Reja mostra fluidità di manovra e buona condizione atletica approfittando con puntualità degli sbandamenti di un Catania in giornata decisamente no.

I rossazzurri complicano la loro corsa verso la salvezza offrendo una prestazione più che mediocre, frutto di un approccio alla gara sbagliato sia dal punto di vista mentale che tattico. C'è poco da salvare nella squadra di Simeone, slegata, impacciata e troppo timorosa sin dai primi minuti. Gli etnei restano raccolti dietro la linea della palla per limitare il fraseggio avversario sulla trequarti, ma non riescono a ripartire lasciando Maxi Lopez a lungo isolato e rendendosi pericolosi solo su calcio piazzato, quando Bresciano salva sulla linea su colpo di testa di Silvestre, imbeccato da un corner di Lodi.

L'incontro è in mano ai biancocelesti, che cercano la porta di Andujar con Floccari, Hernanes e Dias passando a cinque minuti dall'intervallo con Hernanes, lesto a correggere sul secondo palo un cross dalla destra di Lichtsteiner prolungato di testa da Mauri. I rossazzurri offrono qualche segnale di risveglio con un sinistro a lato d'un soffio di Maxi Lopez e un rasoterra dal limite fuori bersaglio di Carboni. E' il preludio al pareggio, che giunge dopo soli 27 secondi della ripresa: Ricchiuti serve Bergessio, il cui tiro viene respinto da Muslera sui piedi di Schelotto, libero di insaccare da pochi passi.

Ma l'equilibrio dura poco. Schelotto ci prova ancora da limite, poi Andujar si salva due volte su Lichtsteiner (la seconda con l'aiuto di Terlizzi) al termine di un'azione avvolgente dei laziali. La formazione di Reja raddoppia pochi istanti più tardi con Mauri, che, in posizione irregolare non rilevata dal guardalinee, spinge in fondo al sacco un assist di Zarate. Il clima al Massimino s'accende, il Catania prova a spingere chiamando Muslera all'intervento su una punizione dal limite calciata da Bergessio.

Gli etnei, però, si sbilanciano permettendo agli ospiti di colpire in contropiede. L’azione che chiude la partita nasce ancora da Hernanes, autore di un servizio in profondità che innesca Zarate, pronto a servire al centro un pallone che Floccari deve solo appoggiare in fondo al sacco. Allo scadere, il solito Zarate completa l'opera con una punizione dal limite che s'insacca a fil di palo al cospetto di un immobile Andujar.   (Lasicilia.it)

Addio grande Cina!

Tanti bei ricordi calcistici sono legati a Cinesino, una mezzala di impostazione classica con un piede di velluto e una classe eccelsa oltre i limiti.
Nato a Rio Grande in Brasile l’1/1/1935, Sidney Cunha detto "Cinesinho", mostrò le sue doti di palleggio e tecnica raffinata nel Palmeiras, squadra brasiliana dalle grandi tradizioni, dove si mise in mostra. Il grande interno brasiliano Vavà, campione del mondo di calcio nei mondiali in Svezia, ne decantò le grandi doti.

Venne in Italia negli anni '60 e fu acquistato dal Modena con cui giocò nell’anno 1962/1963 sull’onda dell’entusiasmo per la promozione degli emiliani nella massima serie.

Dal Modena nell’anno 1963/64 fu trasferito al Catania che allora militava in Serie A e qui disputò due annate memorabili, che ancora oggi i vecchi tifosi catanesi ricordano, e memorabili furono le sue punizioni in puro stile brasiliano.
A Catania disputò cinquantanove partite e segnò in tutto quattro reti, ma emerse specialmente per la sua innata propensione a costruire l’azione. Il suo lancio, preferibilmente da trenta metri, tagliava il campo e mandava in goal gli attaccanti soprattutto se gli attaccanti rossazzurri di allora si chiamavano Danova e Facchin.
Fu abbastanza costante nel rendimento e diede alla squadra quel tasso di classe che fece crescere il Catania dal punto di vista tecnico, in quegli anni.

Insieme a Turra e Biagini completò il centrocampo rossazzurro. Durante il suo primo anno a Catania, nel 1963/64, in occasione di Catania-Lazio (5/4/1964) al Cibali, segnò la rete decisiva dell'incontro; il 31 maggio segnò una doppietta decisiva a Roma, in Roma-Catania (risultato finale 4-4); e il 7/3/1965 al Cibali, sempre contro la Roma dei LoJacono, Losi, Manfredini e Angelillo, segnò un goal: l’incontro si concluse quattro a zero a favore del Catania.
Di Bella per lui aveva un debole, stravedeva per quelle giocate magiche e talentose.

Dopo i due anni passati a Catania la Juventus lo chiama a Torino. I risultati furono lampanti: la Juventus, quell’anno guidata da Heriberto Herrera , vinse lo scudetto con Cinesinho che era il suo faro in campo e che diede il suo apporto nella vittoria finale.

Di Cinesinho vogliamo anche ricordare una curiosità, dovuta ad un particolare anagrafico messo in evidenza in sede contrattuale. Fermo restando che sull'anno di nascita, 1935, erano tutti d'accordo, rimase dei dubbi riguardo al giorno: essa sarebbe avvenuta a Rio Grande il 28 giugno secondo quanto riferirono il Modena, il Catania e la Juventus; ma il Lanerossi Vicenza sostenne la tesi della nascita avvenuta il primo gennaio. L’Albo degli allenatori lo registrò con la data del 13 gennaio 1935. ll diretto interessato ha sempre sostenuto la data del 1/1/1935.

Raffaello Brullo  (www.cataniaperte.com)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 19' (rig.), 37' Del Piero; 81' Gomez, 94' Lodi.

JUVENTUS (4-4-2): Buffon; Motta (46' Sorensen), Bonucci, Barzagli, Grosso; Krasic, Aquilani, Melo, Marchisio; Del Piero (75' Pepe), Matri (66' Toni). A disp.: 30 Storari, 17 Traoré, 36 Giandonato, 7 Salihamidzic. All: Delneri.

CATANIA (4-2-3-1): Andujar; Alvarez (85' Schelotto), Silvestre, Spolli, Capuano; Carboni, Ledesma (58' Lodi); Gomez, Ricchiuti, Izco (46' Bergessio); Maxi Lopez. A disp: 30 Campagnolo, 23 Terlizzi, 12 Marchese, 24 Pesce. All: Simeone.

ARBITRO: Bergonzi di Genova; Manganelli–De Luca; Calvarese. DIFFIDATI: Matri, Krasic, Marchisio e Bonucci; Andujar, Maxi Lopez, Gomez e Morimoto.

AMMONITI: Motta, Spolli, Silvestre, Ledesma, Grosso, Carboni, Melo.
Facce di bronzo
Con quale faccia giocatori e tecnico juventini possano presentarsi in sala stampa lamentandosi della direzione di Bergonzi, reo di aver fischiato un calcio di punizione dal limite per un "mani" di Melo al 94', rimane uno dei misteri buffi del calcio. Io, avessi ricevuto un favore macroscopico come quello relativo al farsesco rigore concesso per supposto (solo supposto) fallo di mani in area di Alvarez, starei zitto e ringrazierei il Dio della Sudditanza Psicologica, sempre prodigo di graziose elargizioni nel Bel Paese. Ma la faccia di bronzo è un tratto tipico dell'italico imprinting, e quindi nessuna meraviglia. Ma lo sconcerto rimane; non esiste pudore, purtroppo, dalle nostre parti. Che Bergonzi fosse uno dei direttori di gara più scarsi del globo terracqueo lo si sapeva anche prima della partita. Piuttosto, c'è da chiedersi come Braschi mandi un arbitro di Genova a dirigere il Catania in un finale di torneo tanto infuocato... L'unica cosa certa è che un'inguardabile Juve aveva avuto la strada spianata da quell'errore, pur al cospetto di un altrettanto inguardabile Catania. Due mezzi tiri, due gol. Il rigore inesistente trasformato da Del Piero e un rimpallo fortunoso dello stesso "Pinturicchio", a "strutturare" una doppietta nel deserto tattico di un match da Biafra tecnico. Sembrava si stesse materializzando la solita disfatta tipica del "catanicchio" di questa non certo esaltante stagione. E, invece, il Calcio con la C maiuscola, quello che sfugge a ogni catalogazione scientifica, riserva ancora sorprese e colpi di scena degni del miglior Rocambole. Il suo eterno fascino, del resto. La ripresa sciorinata dai rossazzurri, "aiutata" dai cambi di un Simeone ravvedutosi rispetto ai chiari errori commessi nella prima frazione, legittima il delirio del 94' susseguente al capolavoro di Lodi su punizione. Dominio totale nell'ultima mezzora, almeno cinque nitide occasioni da rete, una traversa di Gomez, due reti, quella citata di Lodi e il tap-in di Gomez, migliore in campo, su cross dell'altro subentrato Bergessio. Basta e avanza per distruggere sul nascere ogni recriminazione da operetta messa in campo da una squadra, quella bianconera, pallida parente delle Juventus che furono. Una squadra di enorme scarsezza (in relazione agli obiettivi, ovviamente) che ha meritato la punizione finale. Punto.

Punto di valore incalcolabile
Punto. Sì, punto di platino che può pesare come un macigno in chiave salvezza, non tanto sotto il profilo meramente numerico, che pure ha una sua rilevanza, ma soprattutto sotto quello morale e psicologico. Il 34mo turno si era messo male, malissimo. Risultati "strani" in fondo alla classifica. Farsa a Bologna (devono stare attenti i felsinei, troppo "facili" alle elargizioni), scontata gita doriana a Bari, incredibile "atto di pirateria" del Parma a Udine. Solo Lecce, giustamente sommerso di gol a Genova dagli uomini di Ballardini, gli unici, mi sembra, a prendere sul serio questo finale di campionato, e Brescia, punito in casa dal Milan capolista e quasi scudettato, avevano "bucato" l'impegno. I rossazzurri si trovavano a un punto dal terz'ultimo posto (35) occupato dai salentini e dai blucerchiati, scavalcati da ducali e romagnoli. Il punto conquistato in extremis allontana un tantino il Catania (37) dalla zona caldissima (in realtà sono 3 le lunghezze da Samp e Lecce, avendo gli etnei a proprio favore gli scontri diretti con la prima e la differeza reti con il secondo), ma soprattutto assicura un vantaggio psicologico enorme, dato che un punto conquistato in una trasferta tanto difficile appare in grado di spostare le montagne. Il prossimo turno prevede Chievo-Lecce, con i veronesi a quota 39 impossibilitati a fare regali, Cesena-Inter, Parma-Palermo e lo scontro diretto Samp-Brescia. Una 35ma giornata tutta da vivere.

Cambi miracolosi
Anche a Torino Simeone non aveva azzeccato la formazione iniziale. Le perplessità sull'impiego di Izco dopo 4 mesi si sono rivelate giuste. Marianito poco poteva dare e poco ha dato, nell'ambito di un centrocampo sulla carta "irrobustito" dall'innesto di Ledesma al posto di Lodi, ma nei fatti molle e impreciso, seppur Gomez e Ricchiuti tentassero di tanto in tanto la classica "predica nel deserto". Il Cholo voleva coprirsi, con il risultato di consegnarsi a una Juve svogliata e poco qualitativa, nella quale i vari Aquilani, Krasic e Matri latitavano, lasciando ai soli veterani Grosso e Del Piero il compito di cantare e portare la croce. Brutto e di scarsa sostanza quantitativa e qualitativa il primo tempo del Catania, mai in grado di impensierire con l'isolatissimo Maxi Lopez la non certo impermeabile difesa bianconera, priva dell'infortunato Chiellini. Nella ripresa, invece, il Cholo si è giocato bene le carte della disperazione. Perso per perso, dentro centrocampisti offensivi e attaccanti... e tutto cambia. La mossa decisiva risulta essere Lodi per Ledesma (58'), con le ripartenze che cominciano a funzionare graze alla precisione negli appoggi in uscita dell'ex frusinate; ma anche prima, con Bergessio per Izco, si era cominciato a vedere qualcosa di positivo. Proprio Lodi e Bergessio, insieme a uno scatenato Gomez, risultano le carte vincenti di Simeone. Dopo aver fallito occasionissime con Gomez (traversa), il "lavandina" e Spolli (clamorosa sparacchiata in curva di una palla solo da appoggiare nelal rete sguarnita), ecco il gol del "papu" su assist dello stesso attaccante ex Saint Etienne e, dopo altre due occasioni in mischia fallite da Silvestre e compagni, il pareggio di Lodi su magistrale calcio di punizione dal limite, concesso fra le proteste dei bianconeri. Il delirio del centrocampista rossazzurro è quello di un'intera tifoseria.

 

 

Maalox e dintorni
Quanto Maalox devono aver ingurgitato a fine partita quegli pseudo-tifosi etnei che già pregustavano una settimana di insulti, illazioni e fangate varie nei confronti della dirigenza rossazzurra!!! Avevano già cominciato a vomitare melma durante il match, ma "MiracoLodi" li ha "rintuzzati"... Non parlo, naturalmente, dei tanti tifosi "normali" che si disperano, imprecano, si scoraggiano durante una partita giocata male dalla propria squadra. Parlo degli imbrattatori di professione, quelli che non fanno legittimi commenti tecnico-tattici, anche duri o durissimi; quelli che non si attengono all'argomento calcio, ma vanno oltre, toccando questioni e situazioni estranee al rettangolo verde. Quelli che tentano in ogni momento della loro giornata di spalmare materiale organico su Pulvirenti e Lo Monaco, rei di mantenere in A una città di Z, una città di Serie Z proprio perché abitata da "profili" del genere. Quelli che, fra i tanti insulti infamanti, le tante insinuazioni non provate, non hanno ancora risposto al "Grande Quesito": ma al posto di
Pulvirenti, chi mettiamo? C'è qualcuno di meglio all'orizzonte? Qualcuno che possa garantire, oltre a (quasi) sei anni di fila in A, fra l'altro record nell'ambito dell'inesistente palmares etneo, magari giocatori da leggenda, qualificazioni a coppe e coppette? Posso non esserne a conoscenza io, io che seguo il Catania 24 ore su 24? Possibile, ma almeno illuminatemi sui nomi. Sceicchi? Petrolieri? Americani? Cordate, incordate o scordate, di fantomatici imprenditori locali? Ditemi, ditemi... Per adesso, tali elementi mi ricordano solamente la varia "ciaccheria" del canto VI dell'Inferno di Dante, gente con il fango nel cuore, ormai tanto abituata alla mota da non poterne più venire fuori.

Match-point contro il Cagliari
Il Catania non potrà esimersi dal battere il Cagliari domenica prossima al "Massimino". La salvezza passa essenzialmente da questa "palla del match". Fallirla sarebbe drammatico. A 40 punti, con 3 giornate da giocare, il mondo sarebbe più azzurro per tutto l'ambiente. Proprio per questo servirà uno stadio pieno, pienissimo; caldo, caldissimo. Riponiamo, è la preghiera da rivolgere a tutti, ogni tipo di polemica, di rimostranza, di lamentela. Facciamolo magari solo per questa settimana, ma facciamolo. Il Catania viene prima di tutto; prima di Maxi o di Pulvirenti, di Lo Monaco o dell'ultimo dei magazzinieri. Le riflessioni, peraltro già abbondantemente abbozzate, rimandiamole a salvezza acquisita. Tanto, sappiamo già che si tratta di una stagione non positiva, che in generale la squadra ha deluso le aspettative, che la società proporrà un profondo rinnovamento in estate. I conti sulle scale, insomma. Fino a domenica, sostegno a oltranza. Let's go, Liotru, let's go!!!

 

(Max LIcari - calciocatania.com)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 77' Silvestre, 81' Bergessio

CATANIA(4-2-3-1): Andujar; P.Alvarez, Silvestre, Spolli, Capuano; Carboni, P.Ledesma (62' Lodi); Gomez (70' Schelotto), Ricchiuti; Bergessio; Maxi Lopez (79' Potenza). A disp.: 30 Campagnolo, 27 Biagianti, 24 Pesce, 15 Morimoto. All: Simeone.

CAGLIARI (4-3-2-1): Agazzi; Perico, Canini, Astori, Agostini; Biondini, Conti (81' Ragatzu), Nainggolan; Lazzari, Cossu; Acquafresca (62' Missiroli). A disp.: 25 Pelizzoli, 3 Ariaudo, 28 Magliocchetti, 20 Laner, 32 Cappellini. All. Donadoni.

RETI: 77' Silvestre, 81' Bergessio.

ARBITRO: Peruzzo di Schio; Barbirati-Galloni; Morganti. INDISPONIBILI: Bellusci, Sciacca e Llama; Nenè e Pisano.

DIFFIDATI: Andujar, Maxi Lopez, Gomez, Morimoto, Ledesma e Carboni; Cossu. AMMONITI: Astori, Ledesma, Cossu, Silvestre. ESPULSI: 74' Alvarez.

La vittoria del cuore
Eroici. Solo così possono essere definiti i giocatori rossazzurri che, in 10 contro 11 per la sacrosanta espulsione di Alvarez al 74', in 5' di passione rifilano due reti al Cagliari e si pongono sulla retta via, la via della salvezza. Si è trattato di una delle partite più sofferte della recente storia etnea, e anche di una delle più belle, non tanto per la cifra tecnica espressa -in match del genere difficile trovare bel gioco- ma per la straordinaria grinta, la voglia di vincere profusa a piene mani in campo, nell'ambito di una gara difficile in cui l'avversario non ha regalato nulla, malgrado non avesse particolari motivazioni. Le reti di Silvestre, quinta stagionale, e dello splendido Bergessio (migliore in campo) consegnano 4/5 di salvezza al Catania, in un pomeriggio contrassegnato da scontri diretti importantissimi in zona salvezza. I risultati, per una volta, danno ragione al Catania. Già sabato Pazzini aveva "congelato" il Cesena a 37 punti, ma è la fondamentale vittoria del Chievo sul Lecce ad allontanare di 5 lunghezze il terz'ultimo posto a tre giornate dalla fine. Non solo, il pazzesco pareggio tra Samp e Brescia consegna un piccolo vantaggio agli uomini di Simeone, che dovranno affrontare le "rondinelle" al "Rigamonti" domenica prossima, considerato che a quota 31 l'undici di Iachini si trova con un piede e mezzo in B. Ma non mettiamo il carro davanti ai buoi, ci sarà da soffire. Tuttavia, si soffrirà consapevoli di poter contare sulle proprie forze, senza attendere improbabili aiuti "esterni". In poche parole, il futuro è tutto nelle mani del Catania. Nella partita odierna, poi, l'apporto del pubblico si è rivelato ancora una volta fondamentale. In 15.000 ad incitare fino all'ultimo, senza "protestare" per un risultato che non si sbloccava, senza inveire per l'inevitabile espulsione di Alvarez; in 15.000 a rendersi perfettamente conto del momento e ad "accompagnare" la squadra alla vittoria. Un elemento decisivo, anche questo.

Cholo, sostituzioni azzeccate
Simeone aveva preparato la partita nel modo che ormai conosciamo: primo tempo "tranquillo", impostato sul 4-2-3-1 visto con la Juve, senza cadere nella tentazione di voler tutto e subito e magari cadere nella trappola delle ripartenze sarde di Cossu, Lazzari e Acquafresca; ripresa all'arma bianca alla ricerca del risultato pieno, magari sfruttando la freschezza dei sostituti. Così si spiega l'impiego di Ledesma al posto dell'eroe di Torino, Ciccio Lodi. Pablo avrebbe dovuto conferire sostanza a un reparto che si sarebbe andato a confrontare con gente come Biondini, Conti e Naingolaan, tutti elementi di grande impatto fisico (e buoni piedi...). Una scelta che, a posteriori, non si può certo ritenere eccezionale, considerata la prova non esaltante (ma nemmeno deprimente) del centrocampista argentino; una scelta che, di contro, legittima la strategia iniziale, dato che l'ingresso di Lodi nella ripresa risulta decisivo. Suo il corner da cui scaturisce la rete di Silvestre, in tap-in sulla corta respinta di Agazzi susseguente a un bel colpo di testa di Bergessio. Sua l'imbucata che sfrutta il gran recupero di un altro subentrato, Schelotto (altra mossa vincente), suo il tiro respinto da Agazzi e poi messo dentro da Gonzalo Bergessio, il "lavandina". Candeggio perfetto. Cosa conta, quindi, se nel primo tempo non si è giocato benissimo (ma due o tre occasioni erano state create)? Cosa conta se nella ripresa i rossoblù hanno fallito un paio di gol fatti, clamoroso quello di Acquafresca a tu per tu con Andujar? Il calcio è questo, soprattutto in finali di torneo così infuocati ed equilibrati. Anzi, ciò dovrebbe andare ad onore del Cagliari che ha giocato la propria partita con lealtà. Dovrebbe andare ad onore del Catania che ha superato un ostacolo importante con una forza di volontà incredibile. E in condizioni difficilissime, vista l'espulsione di ALvarez.

Alvarez, sacrificio decisivo
A questo proposito, decisivo si è rivelato proprio Pablo Alvarez. Il terzino destro argentino si è immolato per il bene del Catania. Con Cossu lanciato in solitudine verso Andujar, non poteva fare altrimenti. Un "rosso" ben speso, intelligente. "Comu finiu" ha forse, con questa decisione, salvato la stagione del Catania perché, una volta in svantaggio a 10' dalla fine, il baratro si sarebbe materializzato sotto i piedi dei giocatori in maglia rossazzurra.

Bergessio, grinta da Catania
Non è la prima volta che Gonzalo risulta il migliore dei suoi. Ha segnato 3 reti, tutte decisive e tutte partendo da una posizione che non è la sua, sacrificato all'altare Maxi Lopez. Andate a controllare la classifica del Catania, e pensate a cosa significhino quelle reti. Ma non è nemmeno questa la faccenda. Bergessio è uno che corre, suda, pressa, aiuta, rientra, ci mette il cuore sempre e comunque. E' uno da Catania, insomma. Non so quali programmi abbia la società, non so se ci sia in vista una sua conferma, ma la realtà è che sul campo il "lavandina" sta meritando l'applauso dei tifosi.

Pulvirenti mette un punto
Mi sono piaciute le dichiarazioni del presidente etneo a fine partita. Ha sottolineato chiaramente, senza giri di parole e in modo più che fermo, di "essere il presidente del Catania" e di avere in mano la situazione sotto tutti i punti di vista. Una presa di posizione fondamentale dovendosi confrontare con una piazza sempre troppo propensa a fantasticare illazioni di varia natura sulla struttura dirigenziale della società di Torre del Grifo. "Demarcazioni del territorio" similari non possono che fare bene in proiezione futura. Bene come la "cazziata" del postgara di Catania-Lazio...

A Brescia per chiudere il conto
Adesso il Catania ha la possibilità di raggiungere la salvezza con due giornate d'anticipo. Basterà pareggiare al "Rigamonti" nell'ambito di un match difficilissimo perché per i lombardi si tratterà di un'ultimissima spiaggia. Non sono molte le possibilità di salvezza del Brescia (vincendole tutte potrebbe giungere al massimo a quota 40), ma (come è giusto che sia) se le giocherà tutte in questa partita. L'ultimo Catania, quello di Torino e quello odierno, ha tutte le possibilità di fare risultato. Dopo la sconfitta interna con gli uomini di Reja, gli etnei hanno dimostrato sul campo di avere il carattere giusto per tirarsi fuori da una situazione complicata. Quindi, con fiducia in Lombardia, pur nella consapevolezza della difficoltà del match. Mancherà Ledesma, ammonito e diffidato, ma le alternative, come constatato oggi, non mancano... Let's go, Liotru, let's go!!!

(Max Licari - calciocatania.com)


 

 

 

 

 

RETI: 27' Silvestre, 76' Bergessio, 90' Diamanti

 

BRESCIA (4-3-1-2): Arcari; Zambelli, Zoboli, Bega, Berardi; Konè (49' Jonathas), Hetemaj, Baiocco (66' Lanzafame); Diamanti; Caracciolo, Eder. A disp: 12 Leali, 20 Accardi, 5 Zebina, 4. A. Filippini, 8 Vass. All: Iachini.

CATANIA (4-3-3): Andujar; Potenza, Silvestre, Spolli, Capuano; Ricchiuti (64' Lodi), Carboni, Biagianti (77' Izco); Gomez, Schelotto, Bergessio (86' Maxi Lopez). A disp.: 30 Campagnolo, 24 Pesce, 12 Marchese, 18 Augustyn. All: Simeone.

ARBITRO: Orsato di Schio; Giachero-Romagnoli; Celi. INDISPONIBILI: Sereni, Cordova, Dallamano, C.Zanetti e Mareco; Bellusci, Sciacca e Llama.

SQUALIFICATI: Ledesma (1), Alvarez (1). DIFFIDATI: Arcari, Berardi, Caracciolo, Diamanti, Eder, Kone e Lanzafame; Andujar, Carboni, Gomez, Maxi Lopez e Morimoto. AMMONITI: Baiocco, Diamanti, Lanzafame, Hetemaj. ESPULSI: 80' Lanzafame per gioco violento.

 

La vittoria più importante
Il ritorno del guerriero Biagianti Per la partita piu' importante della stagione Simeone può contare anche sull'apporto di Biagianti, a lungo assente dal campo, rientra anche Potenza dal primo minuto; il mister sceglie un modulo 4-2-3-1 con Spolli e Silvestre centrali, Capuano e Potenza sulle fasce, Carboni e Biagianti davanti la difesa, Ricchiuti Gomez e Schelotto alle spalle di Bergessio unica punta centrale, Andujar ovviamente in porta, si accomoda in panchina invece Maxi Lopez. Il Brescia risponde con una formazione spregiudicata, 4-3-2-1 con Arcari in porta, Zambelli Zoboli Bega e Berardi in difesa, Kone Hetemaj e l'ex rossazzurro Baiocco a centrocampo, Diamanti dietro le punte Caracciolo e Eder.

Ritmi lenti e gol del capitano Il gran caldo del Rigamonti suggerisce ai 22 in campo di partire con molta calma, i ritmi sono blandi e le occasioni da gol diventano davvero merce rara. Il Catania si sitema in campo molto raccolto, Schelotto e Gomez rimangono bassi e contribuiscono a formare una cerniera di centrocampo solida; i rossazzurri tentano di sorprendere il Brescia con delle ripartenze, da qui la scelta di due brevilinei come Gomez e Bergessio per sfruttare gli spazi, anche l'ex Cesena Schelotto a destra è chiamato alle sgroppate su campo aperto una volta riconquistata palla. Il Brescia incontra difficoltà enormi a trovare spazi, i biancazzurri con fatica cercano di aggredire ma la doppia linea difensiva del Catania tiene senza accusare nessuna crepa; il primo tiro provato dai bresciani è di Diamanti al 6° ma viene deviato sul nascere e finisce largo sul fondo. Il Catania risponde al 20° con un colpo di testa di Schelotto in avvitamento su cross di Capuano, sul fondo anche questa conclusione. Al 26° arriva invece i sigillo del capitano: cross da destra scaturito da una punizione dalla trequarti, pallone sul secondo palo dove sbuca Silvestre che di prima intenzione colpisce al volo freddando Arcari, 0-1! Il gol dei rossazzurri complica ulteriormente le cose per il Brescia che per questioni di classifica deve necessariamente vincere questa partita, la reazione che era lecita aspettarsi però non arriva e anzi Andujar non è mai chiamato in causa se non proprio al 40° quando, su azione d'angolo, si accende una mischia pericolosa in area rossazzurra, il Catania si salva quasi sulla linea.

Gol vittoria di Bergessio Il Brescia si ripresenta in campo con Jonathas al posto di Konè, mosse disperate quelle di Iachini che successivamente inserirà anche Lanzafame al posto di Baiocco. Le 'rondinelle' provano a forzare i tempi a fare un pò di forcing nella metà campo etnea ma dalle parti di Andujar si vedono raramente, anzi a rendersi pericoloso è il Catania che non appena riconquista il pallone parte in contropiede spesso pericoli. All'11°st si involano Schelotto Gomez e Potenza, quest'ultimo nel cuore dell'area avversaria non aggancia un assist al bacio per questioni di centimetri; al 17°st è invece Bergessio che in area ha il pallone sul sinistro, si gira e prova il destro, para Arcari. Simeone al 20°st inserisce Lodi per Ricchiuti e 'rinfresca' cosi le idee a centrocampo. L'occasione migliore per il Brescia arriva al 26°st quando da destra spiove un cross per Diamanti piazzato sul secondo palo, mezza girata volante del fantasista che incrocia sul palo opposto, la conclusione sfiora il legno alla sinistra di Andujar. L'occasione quasi estemporanea per il Brescia scuote i ragazzi di Simeone che alzano di qualche metro il baricentro, non serve però fare molta fatica perchè Gomez al 29°st ruba palla sulla trequarti e serve in verticale Bergessio, ancora palla sul sinistro ma stavolta la punta rossazzurra calcia di prima intenzione e beffa Arcari per il raddoppio, 0-2! La partita finisce quì anche perchè il Brescia perde la testa e perde anche un uomo, Lanzafame, per doppia ammonizione. Sotto di due gol e di un uomo a 15 minuti dalla fine in una partita che devi vincere a tutti i costi è troppo per la squadra di Iachini che si arrende. L'ultimo ad alzare bandiera bianca è Diamanti che a tempo scaduto pennella di sinistro una punizione spettacolare che finisce nell'angolino alto alla sinistra di Andujar, gol del 1-2 finale.

Due parole sulla salvezza Ormai lo sappiamo, le vittorie dei rossazzurri in trasferta si fanno attendere, fanno le preziose ma quando arrivano sono sempre di un peso specifico incalcolabile, leggi il 4-0 a Palermo; anche quella di oggi attesa per un'intera stagione arriva nel momento decisivo perchè con questi 3 punti il Catania è davvero ad un passo dalla salvezza, i 43 punti non assegnano ancora la sicurezza matematica ma poco ci manca. La vittoria del Lecce negli ultimi minuti contro il Napoli ferma la festa dei tifosi del Catania che era già pronta a partire, festa però che potrebbe rinfiammarsi se stasera la Sampdoria non dovesse vincere il derby della lanterna contro il Genoa. Insomma ormai è questione di saper aspettare ma sull'esito di questa corsa per evitare la retrocessione ci sono pochi dubbi.

di Orazio Cutrona

Silvestre parte, Maxi Lopez non so

Per Catania-Roma, domenica al Massimino, ci sarà il tutto esaurito. "Abbiamo fatto una politica dei prezzi particolare per l'ultima partita in casa - spiega l'ad etneo Lo Monaco - per festeggiare la salvezza e la gente ha risposto subito, buon per noi, avremo lo stadio al gran completo".

Lo Monaco, intervenuto telefonicamente a RadioRadio, è tornato a parlare dell'eventualità che il tecnico Diego Pablo Simeone lasci la panchina rossazzurra: "Abbiamo ancora un anno di contratto, ma non tratteniamo nessuno. Se Simeone avesse altre sirene che lo tentano e manifestasse il desiderio di cambiare area non lo bloccheremo, così come non l'abbiamo fatto con Zenga o Mihajlovic".

Lo Monaco, poi, ha smentito l'interessamento a Dario Marcolin quale possibile sostituto del tecnico argentino: "Certamente gode della nostra stima e della nostra fiducia. E' stato qui, conosce il nostro ambiente, ma non ha esperienza e farlo partire dalla Serie A mi sembrerebbe un po' troppo. Il prototipo dell'allenatore del Catania è comunque un tecnico giovane".

Quanto al mercato, l'ad ammette che il difensore Matias Silvestre è tra i sicuri partenti. "È difficile tenerlo - dice - C'è l'interesse di due squadre straniere e due italiane. Un difensore centrale completo come lui, che segna anche sei gol, in Italia non esiste". Su Maxi Lopez, invece, aggiunge: "L'anno scorso c'era l'inferno dietro di lui. Ora, invece l'interesse è scemato e potrebbe essere sottostimato. Dovremo vedere".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 13' Loria, st 32' Bergessio, 51' Gomez

 

CATANIA (4-3-3): Andujar 6, Potenza 5.5, Silvestre 6.5, Spolli 6 (30' pt Terlizzi 6, 22' st Lodi 6.5), Capuano 6, Ledesma 6, Carboni 6.5, Biagianti 6 (8' st Ricchiuti 7), Gomez 7, Maxi Lopez 6.5, Bergessio 7. (30 Campagnolo, 22 Alvarez, 7 Schelotto, 13 Izco). All. Simeone 7.
ROMA (4-4-2): Doni 6.5, Cassetti 5, N. Burdisso 5.5, Juan sv (4' pt Loria 6.5), Riise 5.5, Rosi 5.5, Greco 5.5 (15' st Pizarro 5), Simplicio 5, Taddei 5.5, Totti 5.5, Borriello 5 (1' st Vucinic 5). (1 Lobont, 47 Caprari, 48 Florenzi, 94 Menez). All. Montella 5.
Arbitro: Tagliavento di Terni 5.5.
Note: angoli 7-4 per il Catania. Recuperi: 3' e 5'. Ammoniti: Greco, Terlizzi, Rosi e Simplicio per gioco scorretto. Spettatori: 9.800 paganti, 9.283 abbonati, incasso 134.850 euro.

Capolinea Roma. Ultima fermata, Catania. Al Massimino la festa è tutta rossazzurra. A caccia di un risultato utile per restare in corsa per la Champions League, i giallorossi sbattono contro la formazione etnea, già salva aritmeticamente ma decisa a onorare sino in fondo il campionato e a togliersi uno sfizio extra contro un avversario con il quale esiste una lunga serie di precedenti ad alta intensità.

Gli uomini di Simeone si congedano dal pubblico di casa nel modo più emozionante: successo in rimonta con gol decisivo allo scadere. Il 2-1 siglato da Gomez sfruttando l'ultima palla utile dell'incontro vale per i catanesi il record di punti da quando sono tornati in Serie A (46), quello di vittorie interne in una stagione (11) e quello di vittorie consecutive nel massimo campionato (3). Niente male per un gruppo che sino a otto giorni fa non era neppure certo della salvezza.

Deludente, invece, la prestazione della Roma, dalla quale, in una partita così importante, ci si attendeva decisamente di più. La squadra di Montella, il cui futuro sulla panchina capitolina è sempre più incerto, sembra pensare di poter vivere di rendita sul gol di Loria - buttato nella mischia dopo appena 5 minuti per rilevare l'infortunato Juan - cercando Andujar solo in altre due circostanze nell'arco dell'intera contesa, una delle quali allo scadere addirittura con Doni, proiettatosi all'attacco nel disperato tentativo di trovare il guizzo risolutivo. Troppo poco per sperare di uscire indenni dal campo etneo.

E dire che le cose si erano messe subito bene per gli ospiti. Catania e Roma perdono un centrale difensivo a testa nella prima mezz’ora. Le sostituzioni forzate degli infortunati Juan e Spolli con Loria e Terlizzi premiano i giallorossi, che passano dopo neppure un quarto d’ora con un colpo di testa del nuovo entrato su punizione di Totti.

I rossazzurri hanno un paio di occasioni niente male per fare centro, ma la fortuna non è con loro: il palo colpito in avvio da Maxi Lopez e la traversa scheggiata da Ledesma, giunto a concludere una buona combinazione Biagianti-Gomez sulla sinistra, lasciano a digiuno i padroni di casa, che recriminano anche per una doppia opportunità in chiusura di frazione, quando le conclusioni a botta sicura di Terlizzi e Potenza sugli sviluppi di un corner non vanno a bersaglio.

La Roma cerca di controllare la gara modificando il 4-4-2 di partenza in un 4-2-3-1 in cui gli esterni Rosi e Taddei affiancano Totti sulla trequarti e il ruolo di unica punta spetta a Borriello, al quale Andujar nega il raddoppio chiudendo lo specchio della porta su un diagonale da posizione ravvicinata. Simeone inserisce prima Ricchiuti e poi Lodi per dare impulso alla manovra ricavandone una maggiore pressione offensiva e le plateali rimostranze di Terlizzi, che manda a quel paese il tecnico dopo l’avvicendamento.

Il Catania protesta con Tagliavento per una chiusura in area di Burdisso su Maxi Lopez e un fallo fischiato in mischia a Doni, che in uscita aveva lasciato la porta vuota. Il portiere brasiliano se la cava su un tiro di Ricchiuti, ma pochi istanti più tardi capitola su una punizione di Lodi corretta in porta da Bergessio.

I giallorossi, ai quali il pareggio serve a poco, si riversano in avanti consentendo agli avversari di affondare i colpi in contropiede: Gomez e Bergessio hanno la palla buona, ma la sprecano. Non è ancora finita. Nel recupero Doni va a cercare gloria su calcio piazzato chiamando Andujar alla parata a terra e poi deve capitolare proprio allo scadere, quando Gomez s'invola sull'assist di Bergessio trovando il diagonale che fa esplodere di gioia il Massimino e condanna la Roma.

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 15' Pazzini, 48' Pazzini, 62' Nagatomo, 65' Ledesma

 

INTER (4-4-2): Castellazzi; Nagatomo, Ranocchia (70' Samuel), Lucio, Chivu; Zanetti, Thiago Motta, Kharja; Stankovic (55' Materazzi); Pazzini, Eto'o (46' Milito). A disp.: 21 Orlandoni, 17 Mariga, 29 Coutinho, 27 Pandev. All: Leonardo.

CATANIA (4-3-3): Campagnolo; Alvarez, Potenza, Terlizzi, Marchese; Ledesma, Carboni (54' Lodi); Schelotto (63' Izco), Gomez, Capuano (54' Ricchiuti); Bergessio. A disp.: 1 Kosicki, 18 Augustyn, 20 Martinho, 15 Morimoto. All: Simeone.

RETI: 15' Pazzini e 48'; 62 Nagatomo, 65' Ledesma.

ARBITRO: Pierpaoli di Firenze; Alessandroni-Barbirati; Ruini.

Gita meritata
Non era questa la partita in cui dimostrare qualcosa. Ultima gara di campionato, senza particolari stimoli, festa già consumata in casa con la Roma, condita dal record di punti in A. Quindi, mi si consenta, non articolerò improbabili elucubrazioni tecnico-tattiche su un match in cui Simeone mette in campo Potenza centrale, il demoralizzante Marchese a sinistra o Capuano a centrocampo! Una sconfitta annunciata e indolore, nell'ambito di una partita senza alcun senso. Punto e a capo. Ritengo si sia trattato di una "gita premio", di una "scavallata meneghina" meritata dai rossazzurri sulla base dei risultati pregressi. Non capisco, quindi, i "mugugni" di qualche tifoso relativi a "questo" 3-1 o alla prestazione complessiva. Il Catania, quello che doveva fare, l'aveva già fatto ampiamente, non si poteva pretendere che andasse al "Meazza" a "miracol mostrare". Del resto, basta analizzare i risultati e l'andamento degli altri incontri pomeridiani, tutti "inutili", per capire come l'andazzo fosse comune. Piuttosto, appare necessario proporre un bilancio conclusivo della stagione e proiettarsi nel futuro.

Equilibrio nei giudizi
Penso che, nello stilare un consuntivo in chiave rossazzurra, non bisogni incorrere nel solito errore del "bianco o nero". Serve equilibrio. Pertanto, se si deve porre sul piatto della bilancia il mero risultato finale, cioè l'obiettivo raggiunto e il dato numerico (46 punti e record annesso), nonché l'eccezionale risultato "strutturale" conseguito con l'inaugurazione del Centro Sportivo di Torre del Grifo non più tardi di qualche giorno fa, non si può che esprimere un giudizio positivo sulla stagione del Catania. I numeri sono dalla parte di Simeone, il quale ha certamente fatto un buon lavoro. Il tecnico argentino, giunto all'alba della 22ma di campionato con il Catania (22 punti) a un tiro di schioppo dal terz'ultimo posto, ha racimolato 24 punti in 18 gare. Undicesimo posto in condominio con Chievo e Parma, due squadre come Cagliari e Bologna dietro le spalle, cosa che poteva parere fantascientifica fino a un mese fa. Inoltre, e bisogna sottolinearlo anche a beneficio del predecessore Giampaolo, il Catania non ha mai occupato, in tutto il torneo, la terz'ultima posizione; in buona sostanza non si è mai trovato in piena zona retrocessione. Altro dato significativo, la stagione rossazzurra, a differenza delle ultime "edizioni", si è dipanata in maniera abbastanza uniforme sotto il profilo della classifica, avendo disputato due gironi sostanzialmente equivalenti in fatto di punti. Non cose eccelse, ma in ogni caso "QB" (quanto basta) per raggiungere l'obiettivo minimo. Risultati resi possibili da uno straordinario trend interno e dalle prestazioni di qualità di alcuni giocatori importanti come Silvestre (6 reti), Carboni (impagabile, malgrado sapesse di dover andar via), Gomez (4 reti e tanto fosforo, un punto di partenza per il futuro) e Ricchiuti, forse l'unico "insostituibile" per la capacità di ribaltare l'azione palla al piede e offrire assist illuminanti ai compagni in zona gol. Risultati resi possibili, è giusto ricordarlo per rispetto nei confronti dell'ex tecnico Giampaolo, anche dall'innesto a gennaio di tre elementi come Schelotto, Lodi e Bergessio. L'ex frusinate, con tre punizioni e "mezzo gol", ha in pratica dato la svolta alla stagione del Catania, mentre il "Lavandina", può essere consdiderato a ragione, a parte il già ricordato capitan Silvestre (un fuoricategoria), il miglior giocatore etneo in stagione, capace di realizzare 5 reti decisive e dare un contributo di grinta, forza fisica e sacrificio spesso impagabile. Di contro, se andiamo a considerare le premesse della vigilia e l'organico di partenza, non mi pare si possa considerare "sfavillante" il rendimento della squadra e di alcuni dei suoi interpreti principali. Per esempio, il "mal di trasferta" si è confermato in tutta la sua protervia, segno che il tanto sospirato "salto di qualità" questo gruppo non è riuscito a compierlo. Non solo. Non si può non rimarcare come la stagione di alcuni "pezzi forti" sia risultata deludente o altalenante. Alvarez e Capuano, per esempio. Ledesma e Morimoto. Maxi Lopez. E' vero che la "gallina" ha siglato 8 segnature, capocannoniere rossazzurro, ma è altresì sacrosanto che il suo contributo non sia stato eccezionale come nella passata stagione. Per non parlare dei tanti infortuni, spesso a singhiozzo, a giocatori fondamentali e non, a partire da Biagianti per giungere a Llama e a Martinho, un ragazzo, questo brasiliano, assai interessante. Comunque, a mio parere, il difetto d'origine della stagione è da rinvenirsi nell'inadeguatezza alla piazza del primo allenatore scelto dalla società, Giampaolo. Il tecnico di Bellinzona è sicuramente preparato dal punto di vista tattico e, in aggiunta, è anche una persona dabbene. Tuttavia, fin dall'inizio si è dimostrato poco flessibile e assolutamente inadatto sotto il profilo temperamentale, tanto da perdere, nel giro di poco tempo, il controllo di uno spogliatoio complesso, articolato su gruppi anche etnici. Il suo più grave errore, a dire il vero, è stato quello di non prendere atto della struttura dell'organico a disposizione e dell'impossibilità di "appiccicare" a esso schemi e arzigogoli diversi rispetto alla "quadratura" mihajloviciana. Una squadra di assaltatori da 4-3-3, abituata a ringhiare sull'uomo, non può inventarsi movimenti difensivi come quelli che hanno condotto uno come Capuano a far segnare una decina di gol agli avversari! Bastava fare una telefonata al trainer serbo...

Futuro da scrivere prima nelle relazioni che nel mercato
Sono convinto che il Catania, come società, abbia tutte le carte in regola per costruirsi un futuro solare, a patto che l'ambiente riesca a crescere di un millesimo rispetto alla desolante pochezza del presente. Faccio, tanto per dire, notare come Samp, Eintracht Francoforte, Deportivo la Coruna e Birmingham siano retrocesse in Italia, Germania, Spagna e Inghilterra. Tutti team che, mi pare, vantano un palmares "leggermente" differente rispetto al Catania. Oltre che possibilità economiche di gran lunga più corpose. Il Birmingham addirittura, da retrocessa, disputerà l'Europa League in quanto vincitrice della Carling Cup. Quindi, la cosiddetta "inaccettabilità" della retrocessione di una squadra come quella etnea, la teoria del "Puvvirenti nesci i soddi", sono tutte cose che mi fanno semplicemente ridere. A ogni sconfitta una tragedia, come se fosse il Milan a perdere con il Lecce o il Cagliari! Così non va. Così come non va l'esaltazione al primo accenno di trend positivo, magari un pareggio e una vittoria di fila, anche risicati ovviamente. Qui bisogna partire solo dai dati certi: i risultati sportivi e di bilancio, i record (6 anni di fila in A), il Centro Sportivo all'avanguardia in Europa, la credibilità acquisita. Da questa base solidissima, interamente a merito di una società seria e "cazzuta", bisogna cominciare a "costruire" una relazione finalmente serena tra le varie componenti ambientali in cui, però, la società stessa, direi addirittura in primis, dovrà prendere atto di una ovvietà: i problemi di "rapporto" sorti negli ultimi tempi non vanno unicamente ascritti al tanto abusato eccesso di "ingratitudine" o alla scontata "assuefazione" da pancia piena cui semplicisticamente ci si richiama, perché così si farebbe il solito errore. E, dopo tutti questi anni, sarebbe ora che se ne prendesse atto. Mi parrebbe, invece, necessario rivedere la politica dei prezzi degli abbonamenti, modulandola al ribasso, e fare a meno, magari, di qualche dichiarazione "forte" di troppo, la maggior parte delle volte inutile, evitando così frizioni con la stragrande maggioranza della tifoseria moderata. Cioè quella che va ad abbonarsi... Ergo, basterebbe pochissimo, quasi niente, per far funzionare tutto alla perfezione, considerata la bontà dell'operato della società di Torre del Grifo. Il futuro da scrivere, naturalmente, è anche quello tecnico, ma ci tengo a ribadire come le questioni di mercato vengano "dopo" quelle di relazione con il territorio. Bene. Il nodo principale è l'allenatore. Simeone, che ha fatto bene ed è adeguato alla piazza, rimane? Parrebbe di no. Ma aspettiamo prima... In caso contrario, via con il tototecnico... Da De Canio a Ficcadenti, da Marcolin a Ventura, da Sensini al ritorno, addirittura, di Marino! Ce n'è per tutti i gusti e per tutti i profili. Mi permetto solo di dire che il Catania ha azzeccato la prima scelta solo una volta: Marino. Zenga è una riconferma, essendo subentrato in corsa a Baldini. Se si vuole finalmente fare centro si deve pensare solo a una cosa: è da Catania? Nel senso: oltre alle doti tecnico-tattiche, alla preparazione, alla valenza umana, tutte determinazioni importantissime per carità, questo allenatore è "adeguato all'ambiente catanese"? Per adeguato intendesi uno con le caratteristiche di Mihajlovic o Simeone, anche non essendo un grande ex calciatore come i suddetti. Solo così potranno essere evitate "baldinate" con calci al culo annessi o "giampaolate" con elucubrazioni da scienziato incluse. Non dico "atzorate", perché lì c'è stata solo sfortuna. Atzori è un ottimo tecnico e lo sta dimostrando a Reggio Calabria. E' chiaro, inoltre, che un buon numero di giocatori potranno lasciare il Catania, da pezzi pregiati come Maxi Lopez, Silvestre e Andujar alle comproprietà (Lodi), ai prestiti come Schelotto o Bergessio, ai fine contratto come Carboni (qui v'è certezza) e Terlizzi; per non parlare dei vari Potenza, Marchese, Alvarez, Ledesma, Morimoto, Pesce, Bellusci, Sciacca, etc., tutti elementi che, per motivazioni spesso diversissime, necessitano di più di una riflessione. Una base c'è. Gli Spolli, i Biagianti, i Gomez, i Martinho, i Lodi, i Llama, tanto per fare qualche nome, sono sicurezze. Barrientos, un fuoriclasse, potrebbe tornare. In B (Ascoli), quest'anno si è fatto notare alla grande un futuro campioncino, il centrocampista Moretti. Su questo nucleo, ben vengano a innestarsi i sudamericani che porterà dal suo solito viaggio ispanoamericano Lo Monaco (a quanto pare non solo argentini, ma anche brasiliani e uruguaiani). Non solo, sembrerebbe che si voglia puntare su un bel gruppetto di italiani, scelta in controtendenza rispetto al recente passato. Evidentemente, un motivo ci sarà... Un sogno personale, tanto per dire, l'avrei: poter contare, alla buon'ora, su una coppia di esterni bassi affidabile, cui magari gente come Potenza o Capuano possa fare da buona riserva... Attendiamo con fiducia e, soprattutto, cerchiamo di approcciare la "questione Catania" con criticità costruttiva. Comprendo bene che la passione, il troppo amore a volte possa rendere ciechi, ma almeno tentiamo di farlo questo piccolo sforzo!!! Buona estate a tutti e arrivederci al prossimo campionato!

(calciocatania.com)

grazie Max Licari!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL TIFO ETNEO