la
maggior parte delle fotografie di gara sono di Filippo Gualtieri e provengono da
www.Lasicilia.it
RETI:
nel pt 29' Maxi
Lopez su rigore, nel st 21' Pellissier.
Catania
(4-1-4-1): Andujar 6, Bellusci 6 (35’ st Augustyn sv),
Silvestre 5.5, Spolli 5.5, Capuano 5.5, Carboni 6, Gomez 5.5,
Ledesma 5.5, Pesce 6 (24' st Martinho 5.5), Llama 5 (21' st
Mascara 6), Maxi Lopez 6.5. (30 Campagnolo, 12 Marchese, 26
Sciacca, 19 Ricchiuti). All. Giampaolo 5.
Chievo (4-3-1-2): Sorrentino 6.5, Frey 6.5, Cesar 6, Mandelli 6,
Mantovani 5.5, Fernandes 6, Rigoni 5.5 (15' st Guana 6),
Constant 6.5, Bogliacino 5 (32' st Marcolini 5.5), Pellissier
6.5, Thereau 5.5 (39' Granoche sv). (18 Squizzi, 20 Sardo, 3
Andreolli, 80 Moscardelli). All. Pioli 6.
Arbitro: Celi di Campobasso 6. Note: angoli 4-2 per il Chievo.
Recupero 0' e 4'. Ammoniti Mantovani, Bellusci e Fernandes per
gioco scorretto. Spettatori paganti 3.505, abbonati 9.283,
incasso 45.522 euro.
Poco
Catania, molti affanni. Rossazzurri fermati sul pari
dal Chievo. Maxi Lopez sblocca il risultato su rigore (foto
Galtieri), Pellissier replica nella ripresa. Netto passo
indietro degli etnei, troppo timorosi, poco incisivi in avanti e
alle prese con i soliti problemi nella gestione del risultato
Anno nuovo, vita vecchia. Il 2011 continua a essere stregato per
il Catania. Reduce da quattro sconfitte nelle ultime cinque
giornate di campionato e ancora a caccia del primo risultato
utile dopo la sosta natalizia, la formazione di Giampaolo
raccoglie contro il Chievo un punticino che serve a poco sia per
la classifica che per il morale.
Opposti
a un avversario che non se la passa meglio (una sola vittoria
negli ultimi undici turni), gli etnei mostrano di attraversare
un momento difficile compiendo un netto passo indietro sul piano
del gioco rispetto alle esibizioni offerte contro Roma e Inter e
confermando i recenti problemi nella gestione del risultato
(terza rimonta subita di fila).
Troppo
solo Maxi Lopez, lasciato a battagliare contro la difesa
veronese, troppo esigua la spinta sulle fasce, dove i
rossazzurri non trovano mai il cambio di passo. E anche
l'atteggiamento, eccessivamente prudente, palesato dopo il
vantaggio non convince, tanto da scatenare, a fine gara, non
pochi fischi all'indirizzo della squadra, protagonista di un
vistoso calo fisico, e di Giampaolo, nel mirino anche per il
tardivo cambio di Llama.
L'uno
a uno va sicuramente meglio al Chievo, a sua volta alle prese
con un momento non particolarmente brillante. Pur evitando di
restare rintanati nella propria metà campo, i clivensi faticano
a costruire occasioni da gol di rilievo, ma nella ripresa
approfittano dei tremori catanesi per venire avanti sino al
pari, siglato dal solito Pellissier.
I
punti in palio pesano e la partita resta a lungo bloccata. Le
due formazioni non rinunciano a proporsi in avanti, ma sfondare
non è semplice. Per trovare un varco negli ultimi venti metri
serve una giocata di qualità. E' Gomez, autore in precedenza di
due conclusioni senza pretese dal limite, a individuare il varco
giusto imbeccando in area Ledesma, il cui inserimento sorprende
Mandelli, che strattona il centrocampista rossazzurro mettendolo
giù.
Celi
decreta il rigore, trasformato con freddezza da Maxi Lopez
spiazzando Sorrentino. Quattro minuti e il Chievo ha la palla
buona per il pari immediato: Bogliacino raccoglie una carambola
all'altezza del dischetto calciando al volo a botta sicura ma
trovando la grande risposta di Andujar, che in tuffo salva la
porta.
Il
vantaggio induce – consapevolmente o meno - il Catania ad
abbassare troppo il baricentro a protezione del risultato. Il
Chievo può così sistemarsi stabilmente la trequarti etnea
nella ripresa senza però costruire serie occasioni da gol nei
primi venti minuti. I clivensi passano alla prima vera
opportunità: Frey, lasciato libero sulla destra, può crossare
basso in area, dove Pellissier indovina la girata vincente.
I
padroni di casa provano a reagire cercando, senza trovarla, la
porta di Sorrentino per due volte con il nuovo entrato Mascara,
poi tocca a Maxi Lopez farsi largo in area venendo chiuso da
Sorrentino in uscita. Nel recupero la palla buona capita sulla
testa di Augustyn, ma Sorrentino si salva d'istinto.
Coraggiosa
scelta della Società: via Giampaolo (finalmente!). Non era
quello giusto.
Dispiace,
ma è la legge del calcio. I risultati non davano ragione a
Giampaolo e, così, l'allenatore abruzzese ha pagato con
l'abbandono prematuro della società rossazzurra. Lo ha reso
noto il sito ufficiale del Catania con uno striminzito
comunicato stampa
in cui si sottolinea la risoluzione consensuale del contratto.
Tuttavia, non è solo ai risultati non esaltanti che Giampaolo
deve il suo fallimento a Catania, bensì a tutta una serie di
improcrastinabili considerazioni effettuate dalla società di
Via Ferrante Aporti, dal contrastato rapporto con lo spogliatoio
all'eccessiva rigidità tattica, dalla mancanza di carattere
evidenziata dalla squadra alla pervicace resistenza alla
valorizzazione di elementi importanti in chiave futura come
Barrientos e Sciacca. Si pensava che si potesse assegnare
un'ultima chance al trainer ex senese a Parma, ma evidentemente
la società etnea ha pensato di anticipare i tempi per
programmare il futuro.
L'argentino
Diego Pablo Simeone, ex giocatore di Inter e Lazio ed ex
allenatore di Racing Avellaneda, Estudiantes, River Plate e San
Lorenzo, è il nuovo allenatore del Catania.
La
società ha ufficializzato in mattinata il nome del nuovo
allenatore chiamato a sostituire Giampaolo. Per Simeone un
contratto che lo vincolerà al Catania fino al 30 giugno 2012.
La
presentazione oggi alle 13:00
Ritenuto
uno dei migliori incontristi di sempre, durante la sua carriera
di giocatore ha ricoperto il ruolo di centrocampista completo in
grado sia di recuperare palloni che di far ripartire l'azione
con una grande abilità anche in zona gol. Figura al terzo posto
nella graduatoria delle presenze con la Nazionale argentina.
Da
allenatore ha allenato l'Estudiantes de la Plata, dove ha
ritrovato il suo compagno di club Verón. Il 13 dicembre 2006,
battendo allo spareggio il Boca Juniors, Simeone ha condotto la
sua squadra alla vittoria nel campionato di apertura, a 23 anni
dall'ultima vittoria in campionato.
Nel
dicembre 2007 è passato alla guida del River Plate di Buenos
Aires. A distanza di sei mesi dal suo insediamento e con una
giornata di anticipo, l'8 giugno 2008 ha portato il River Plate
alla conquista del titolo di Clausura che mancava al club dal
2004.
Il 16 aprile 2009 firma con il San Lorenzo de Almagro. LA sua
esperienza al San Lorenzo dura però solo un anno, il 4 aprile
2010 ha deciso di dimettersi dalla carica di allenatore.
Le
motivazioni
Il
Catania ha affidato l'incarico della conduzione tecnica della
prima squadra a Diego Pablo Simeone, vincolato contrattualmente
fino al 30 giugno 2012. Il tecnico ha battuto la concorrenza
degli allenatori italiani attualmente liberi ed è stato
preferito al connazionale Nestor Sensini, sotto contratto col
Newell's Old Boys. L'amministratore delegato Pietro Lo Monaco,
dunque, piazza ancora
una volta un 'colpo' albiceleste e porta sulla panchina del
"Massimino" un argentino che avrà a disposizione la
squadra più argentina d'Europa.
"La
scelta di Simeone è stata una scelta voluta - ha detto l'ad
etneo - abbiamo puntato su un tecnico che conosce l'Italia e il
nostro sistema calcistico. Abbiamo voluto un mister giovane che
ha voglia di fare. Ci auguriamo che riesca a trasmettere alla
squadra la sua voglia di imporsi. Riteniamo di avere
l'organico più forte di sempre e il fatto di doversi
accontentare di salvarsi all'ultima giornata non ci sta più
bene. Vogliamo puntare più in alto e ci auguriamo che
finalmente si cambi marcia".
E
il neo-tecnico del Catania è sembrato carico e più che pronto
per cominciare nel migliore dei modi l'avventura ai piedi
dell'Etna: "Sarà un’esperienza importante per me, una
bella sfida. Qui trovo tanti giocatori argentini, ma ci sono
anche numerosi giovani italiani di talento in squadra. In questo
momento per noi conta soprattutto l’aspetto psicologico. Mi
aspetto che la squadra si mantenga corta, grintosa soprattutto.
L’idea è quella di adottare un 4-3-1-2 o 4-2-3-1, ma più del
modulo conta l’atteggiamento di chi scende in campo. Ho
parlato con il direttore Lo Monaco, mi è piaciuto molto il
centro sportivo, è un fatto importantissimo per chiunque avere
strutture d'allenamento all’altezza. Se sentirò Mihajlovic in
questi giorni? Perché no, ha fatto tanto bene qui ed è un
amico".
La
squadra ha già preso contatti ieri con il nuovo allenatore, che
già oggi pomeriggio dirigerà il suo secondo allenamento da
tecnico del Catania. Al nuovo centro sportivo di Torre del
Grifo, i rossazzurri sosterranno una seduta a porte chiuse per
preparare la trasferta di sabato pomeriggio a Parma. Intanto
oggi hanno parlato in conferenza stampa Maxi Lopez ed Augustyn,
che hanno commentato il cambio di allenatore e hanno parlato
della prossima sfida di campionato.
"Dispiace
per l'esonero di Giampaolo - ha detto l'attaccante argentino -
ora speriamo di cambiare marcia. Simeone ha carattere, con lui
giocheremo un calcio veloce, ha detto che mi garantirà un
maggiore supporto e la notizia non può che farmi piacere.
Parma? L'obiettivo è vincere, ma dovremo dare tutto per
riuscirci". Così, invece, il difensore: "Adesso
dobbiamo sentirci ancora più responsabilizzati. Andremo a Parma
per vincere e allontanarci dalla zona retrocessione. Guardiamo
avanti con ottimismo, è arrivato il momento di dare.
Note:
angoli 4-3 per il Catania. Recupero: 2' e 3'. Ammoniti: Zaccardo
e Candreva per gioco scorretto; Mascara per proteste. Recupero:
2' e 3'. Spettatori: 12.372, di cui paganti 1.738, per un
incasso di 112.528 euro.RETI: nel pt 29' Maxi
Lopez su rigore, nel st 21' Pellissier.
La
prima del ‘Cholo’
“Ringrazio la dirigenza per avermi riportato in Italia, questa
è una nuova sfida e voglio vincerla”. Lapidario e schietto,
senza tanti fronzoli, il pensiero di Diego Pablo Simeone nel
giorno della sua presentazione da tecnico del Calcio Catania.
Reduce dalle esperienze in patria con Racing Avellaneda,
Estudiantes, River Plate, San Lorenzo e dagli ammiccamenti, tra
l’altro non confermati dallo stesso Simeone, con l’Inter per
il post-Benitez ecco l’occasione buona per allenare nel
campionato italiano che lo vide già protagonista come
calciatore con le maglie di Pisa, Inter e Lazio. Far rendere al
massimo il Catania, ovvero la formazione italiana più argentina
d’Europa: ecco la sfida del “Cholo”. Una sfida
affascinante che prenderà inizio dallo stadio “Ennio Tardini”
di Parma contro i ducali di Pasquale Marino che di sfide vinte
in rossazzurro se ne intende alla grande. Dopo Walter Zenga e
Sinisa Mihajlovic ecco un altro ex nerazzurro pronto a
valorizzare la ‘rosa’ etnea ed, allo stesso tempo, a
valorizzarsi in rossazzurro: due in uno..
Don
Pasquale all’ultima spiaggia
La roboante vittoria colta in casa della Juventus, nella prima
gara del 2011, aveva rilanciato le quotazioni di un Parma che
nella prima parte dell’attuale campionato era andato a
corrente alternata. Ma le successive sconfitte contro Cagliari,
al “Tardini”, e Brescia, in trasferta, hanno demolito quei
buoni propositi nati dal post – Juve lasciando spazio, invece,
a cattivi pensieri. Le parole del presidente Ghirardi :“Mi
auguro per il bene del mister, dei tifosi e di tutti che sabato
si faccia risultato” suonano come un campanello dall’allarme
per il tecnico Pasquale Marino (amato ex rossazzurro). La
pazienza c’è ma ha un linite. Storicamente, poi, gennaio è
un mese duro per le formazioni allenate da Marino: un ‘letargo’
abitudinale che, stavolta in caso di sconfitta contro il
Catania, potrebbe costar caro al tecnico marsalese.
Un
nuovo campionato..
Archiviata la parentesi Giampaolo, che ha portato 22 punti in
venti giornate con 3 punti di margine sulla zona retrocessione,
la formazione rossazzurra in quel di Parma inizia un nuovo
torneo con il chiaro obiettivo di migliorare la classifica
attraverso il gioco. Basta sofferenza, basta con le vittorie
striminzite ed alchimie tattiche di ogni genere; spazio al
calcio giocato vero, l’unico in grado di regalare emozioni
autentiche, provando ad essere più cinici e concreti e ad avere
più carattere rispetto al recente passato. La situazione in
classifica non è così allarmante ma per questo Catania,
considerato come l’organico migliore di sempre, è nettamente
insufficiente rispetto alle attese di tutti. La gara del “Tardini”,
contro un Parma che ha gli stessi punti degli etnei, è la gara
ideale per mettere in pratica i buoni propositi espressi negli
ultimi giorni. Che sia chiaro, mister Simeone è arrivato a
Catania solo da qualche
giorno quindi, bacchetta magica a parte,
è difficile immaginare una squadra trasformata di sana pianta.
Difficile, ma non impossibile.. – 21 all’Alba “Vamos
Catania, vamos!”
Simeone
‘rispolvera’ Ricchiuti
Nella sfida che segnerà il suo debutto sulla panchina di una
formazione di serie A il neo tecnico degli etnei Diego Pablo ‘Sime
One’ dovrà fare i conti con le uniche assenze, tutte per
problemi fisici, di Biagianti, Izco, Llama e Potenza. Out anche
Terlizzi, sempre fuori rosa; convocati i ‘presunti’ partenti
Antenucci e Ricchiuti, con quest’ultimo ‘catapultato’ tra
i titolari. Per quanto concerne il modulo da utilizzare,
presumibile la scelta del 4-2-3-1 con: Andujar in porta; Alvarez
sulla corsia destra, Capuano sulla sinistra, Silvestre e Spolli
coppia centrale; Carboni e Pablo Ledesma saranno i due mediani;
batteria di trequartisti composta da Gomez, Ricchiuti e da
capitan Mascara; in avanti Maxi Lopez. Da non scartare l’ipotesi
4-3-1-2 con l’inserimento di un centrocampista (Pesce) per un
trequartista (Ricchiuti) con Mascara in avanti assie
Tre
domande a "Jeanpaul" (di
Max Licari mondocatania.com)
E' sempre spiacevole
"riesumare" e "rievocare" il passato, anche
se recentissimo. Tuttavia, gli accadimenti delle ultime
settimane impongono alcune riflessioni sull'operato dell'ex
tecnico Giampaolo. Anzi, domande secche:
1-
Come mai il Catania, al secondo turno del girone di ritorno,
mostra di avere una condizione atletica insufficiente? E' ormai
accaduto troppe volte: la squadra cede agli avversari nella
seconda parte della gara, mostrando di averne poca. Non è solo,
quindi una questione di "carattere", ma anche di
gamba. Simeone dovrà lavorare sulla "benzina".
2-
Come mai Fabio Sciacca, oggi migliore in campo, qualità e
quantità a iosa, non ha mai trovato posto
in squadra?
3-
Pablo Barrientos era atleticamente "inadatto" al
campionato italiano? In Argentina si corre di meno? In Argentina
si picchia di meno? No, perché il "pitu" ha segnato
due gol nelle prime due partite disputate nel campionato
albiceleste con l'Estudiantes. Reti da fuoriclasse. Sarebbe
servito?
Fabio,
il futuro
Rimango stupito. E affranto. Vedendo giocare oggi Fabio Sciacca,
catanesissimo di San Giorgio, mi "pinno", ma tanto
tanto tanto. Come sia stato possibile emarginarlo dalla squadra
titolare, addirittura spesso anche dalla panchina, appare un
mistero buffo. Cosa dovesse fare Fabio per sperare di giocare,
per sperare di "convincere" lo scienziato di
Bellinzona, non lo so, non lo so proprio. Ha disputato due
partite: Juventus-Catania di Coppa Italia e Parma-Catania. In
entrambe è risultato il migliore dei suoi. Per questo benedico
l'arrivo di Simeone, che lo ha subito promosso titalare. Grande
partita, di personalità, contrasti, regia, conclusioni
pericolose dalla distanza. E sì, Fabio ha anche il tiro in
porta, merce rara fra i centrocampisti rossazzurri. Qualcuno
dice che il Catania abbia bisogno di un centrocampista di
qualità. Non sono d'accordo, lo abbiamo già in casa,
direttamente dalla "cantera", basta solo dargli
fiducia. Sciacca ha la testa giusta per diventare un ottimo
giocatore di Serie A.
Crederci
contro Ibra
Serve e urge una svolta. L'anno scorso, dopo la
"prima" disastrosa con il Livorno (sconfitta in casa
con rete di Danilevicius), Mihajlovic la ottenne a Torino contro
la Juve, in una gara dai più data per sepolta in partenza. Più
o meno quello che quasi tutti pensano del prossimo match interno
contro il Milan di Zlatan Ibrahimovic. Io, al contrario, penso
che ce la possiamo fare a ottenere un grande risultato. Basterà
giocare per 90' come la prima ora di oggi. Corti, compatti,
aggressivi, qualitativi nelle rifiniture. E segnare. Perché si
è sbagliato troppo, da Maxi a Gomez. Il Milan a Lecce ha
dimostrato di soffrire l'aggressività. Proviamoci, con la
differenza che il Catania, qualitativamente, è di gran lunga
più forte dei salentini. Lo scrivo e lo sottoscrivo. Giocatori
come Mascara e lo stesso Maxi, gente di esperienza e di
qualità, dovranno dimostrare sul campo, e non più solo a
parole, di essere quelli che pensano di essere. Tutto qui. Del
resto, Sime One avrà una settimana in più per
"penetrare" nelle menti dei suoi giocatori. E, magari,
per dare qualche scappellotto affettuoso. Ma, forse, anche
qualche "mala iangata" non guasterebbe. Let's go,
Liotru, let's go.
Comprendo
come non sia assolutamente semplice. Ma è proprio in momenti di
tal fatta che rimanere lucidi risulta essenziale. La delusione
è tanta, più per il modo in cui è giunta l'ennesima
sconfitta, la sesta in sette gare, che per il risultato stesso,
che obiettivamente ci poteva stare, considerata la differenza di
valori in campo. Il Catania di questa sera è da considerarsi
quasi nullo. Tuttavia, sarebbe troppo facile salire sul carro
nei momenti felici e scenderne, "italico modo", quando
le cose vanno male. Io non lo faccio. Dico che bisogna
analizzare a fondo, criticare anche duramente, invitare
giocatori, allenatori e società a un cambiamento repentino, ma
in generale AIUTARE, SOSTENERE, non distruggere, perché il bene
della massima serie è troppo importante per tutti, e la maglia
è la nostra, non di Maxi, Mascara o Andujar, di tutti. Per
questo mi fa molto male rileggere puntualmente tutto il fango
vomitato in occasione della scorsa stagione, quando il Catania
veniva dato per spacciato (adesso è solo al limite della zona
retrocessione...). Se non restiamo razionali, sì che andiamo a
fondo. E razionalità significa proporre analisi equilibrate,
non dettate dalla delusione del frangente. Innanzitutto, si può
partire dai numeri, impietosi nelle ultime sette giornate, ma
ancora "aperti". E' vero che le sconfitte sono tante,
è vero che i gol subiti sono troppi (addirittura 11 in 6 gare),
è vero che si segna poco, ma è confortante che malgrado ciò i
rossazzurri siano ancora fuori (in attesa delle gare di domani)
dalla zona caldissima. Una consolazione in apparenza magra,
giacché rimane implicito che, migliorando un tantino, ci siano
corpose possibilità di tirarsi fuori dalle sabbie mobili della
bassa classifica.
Un
Catania inoffensivo e atleticamente giù
Poi,
si giunge ad approfondire un tantino di più i problemi tecnici,
tattici e atletici. E ci si accorge che bisogna lavorarci su
tanto. E urgentemente. Lo sta facendo il Cholo, ma le
"scorie" di un'Era Giampaolo -lo dico assumendomene
tutte le responsabilità- più dannosa dell'Atomica di Hiroshima
appaiono evidenti e, soprattutto, macroscopiche. Il succo: il
Catania non ha un gioco offensivo (qualcuno vuole imputarlo a
Simeone?); non ha carattere (e qui il guerriero della Pampa deve
lavorare sodo); è out atleticamente, se è vero come è vero
che negli ultimi 30' di tutte le ultime partite il calo si
mostra evidentissimo. La gara odierna giocata al
cospetto di un Milan oberato da 11 assenze, in campo con un
ragazzo della Primavera (Merkel), un nuovo acquisto fallosisismo
(Van Bommel) e molte seconde linee come Bonera, Yepes e Antonini,
appare paradignatica e riassuntiva. Il Catania ha sparato a
salve per un'ora (non un tiro in porta) di fronte a un
avversario in giornata non felicissima (0 tiri pericolosi verso
Andujar pure da parte dell'undici di Allegri), è andato in
superiorità numerica per la giusta espulsione del
centrocampista olandese Van Bommel (perfetto -e non
condizionato- Tagliavento, uno dei migliori arbitri italiani)
e... si è sciolto nel finale, prendendo due gol evitabilissimi
(Robinho, con la complicità di Andujar, non esaltante nella
respinta sulla fucilata di Ibra dai 25 metri, e lo stesso Ibra
su ennesimo errore di posizione dello sconsiderato Capuano),
nonché altre tre ripartenze potenzialmente letali. Un velo
pietoso sugli errori sotto
porta dell'ultimo quarto d'ora è doveroso stenderlo. Non
sarebbe giusto infierire. Ricchiuti fallisce l'unica palla gol
seria costruita con un tiraccio sopra la traversa da buona
posizione, Morimoto da solo davanti ad Abbiati ciabatta
debolmente rasoterra e, soprattutto, Pesce riesce a sparacchiare
sopra la traversa da 30 centimentri davanti alla linea di porta
senza portiere... Meglio soprassedere. Devo dire che sono
rimasto molto, molto deluso dalla partita del Catania, anche
sotto il profilo del carattere. Pensavo si sarebbe sciorinata
una grande prestazione, tutta "anema e core". E,
invcece, probabilmente si è giocata una delle peggiori partite
del campionato. A parte un immenso Spolli, tutti gli altri hanno
giocato sotto tono. E non vale l'alibi delle assenze, dei
giocatori fuori ruolo (Augustyn a destra per la contemporanea
assenza di Alvarez e Potenza) e affini. Una squadra con le palle
le supera. Male, malisismo da centrocampo in su. Carboni, come
sempre generoso, non è elemento in grado di far girare il gioco
della squadra (oltre tutto, si è infortunato, lasciando campo a
Pesce. Voto al "vichingo" 5,5; 5 al sostituto).
Sciacca non ha ripetuto Parma, ma non si può certo dare tutta
la responsabilità a un ragazzo di 20 anni, su cui è necessario
in ogni caso insistere. Maluccio Ledesma, prova priva di
personalità. Malissimo Mascara, probabilmente limitato dalle
ripetute voci di mercato che lo vogliono a Napoli (ma se è
così, non sarebbe meglio lasciarlo "riposare"?). A
intermittenza Gomez, bene una mezzora, poi sparisce (capita
spesso ultimamente...). Desolato Maxi Lopez, impossibilitato a
giocare, considerato che non gli arriva una palla che una. Non
infierisco attribuendo un giudizio ai sostituti, i quali pochi
colpe hanno. Appare evidente quale sia il problema più grosso:
la concatenazione mediana-attacco in fase di possesso palla. Non
va. Il Catania, al momento, è fra le squadre meno brillanti in
zona offensiva. Non si riesce a verticalizzare praticamente mai.
Non si indovina una rifinitura. Non si mette dentro un cross
decente. Bisogna migliorare. E per migliorare, è chiaro,
potrebbe servire qualcos'altro. La società lo sa e sta
provvedendo, in piena sintonia con il nuovo tecnico argentino.
Nodo
mercato
Mi
fa solamente sorridere di gusto chi afferma che questo Catania
sia scarso e inadeguato alla categoria. L'unica risposta (ma
proprio perché la si vuole dare, vista l'inadeguatezza delle
argomentazioni) è questa: andate a rileggervi gli organici dei
precedenti quattro Catania, se non sbaglio "salvi" in
Serie A. Fuoriclasse inarrivabili come Rossini e Minelli ci
regalarono la A. Sardo e Sabato, Millesi e Lucenti, Edusei e
Nardini. Quindi, bando alle minchiate tipiche del "momento
catanese" (in sostanza, le solite di similari frangenti,
trite e ritrite: "semu 'nda B", "società
pezzente", "ci volunu cincu iucaturi", "il
gatto e la volpe", "Puvvirenti nesci i soddi",
"Sogno un Catania senza quei due" -spero di non aver
dimenticato qualcosa di significativo), è necessario andare al
cuore del problema piuttosto che pontificare (anche perché,
poi, qualcuno dovrebbe dirmi quale sia l'alternativa, a Catania,
al presidente Pulvirenti...). E lo si fa semplicemente andando
ad ascoltare le parole di "Sime One" nel postgara.
Frasi facili facili che anche i geniali prìncipi del tiro al
piccione -e pure masochisti, considerate le innumerevoli e
reiterate malacumpasse cui sono stati sottoposti negli ultimi
anni (memorabile quella della scorsa "stagione di
caccia", ma pare che la Storia non insegni nulla a Catania,
altrimenti non sarebbe Catania...) possono comprendere.
"Stiamo discutendo con la società, sanno quello che devono
fare". Chiaro? Ma può esistere a Catania, dopo tanti anni,
ancora qualche sprovveduto capace di credere che dirigenti
"attenti" ai fattori economici come Pulvirenti e Lo
Monaco vogliano rischirae di compromettere tutto il bel lavoro
fin qui svolto per non investire qualche euro in uno o due
giocatori? Se ci sarà da fare qualcosa lo faranno. E sanno che
qualcosa va fatto. Al di là delle dichiarazioni di prammatica,
lavorano in questo senso da mesi. E negli ultimi giorni qualcosa
si vedrà. A mio parere, in attacco e a centrocampo. Anche se, a
mio parere, appare improcrastinabile la sistemazione della
corsia laterale sinistra difensiva, zona in cui il Catania
risulta fra i team meno attrezzati della categoria. Non vorrei
infierire, ma andate a rivedere i due gol presi oggi e ditemi in
cosa differiscono dalla decina incassati precedentemente...
Detto questo, e lo ribadisco non per coerenza, ma perché ci
credo, anche così il Catania ha l'organico per salvarsi. Però,
c'è un però. Ce l'ha se i giocatori più rappresentativi
cominceranno a giocare secondo le proprie potenzialità. Per
adesso, non lo stanno facendo. Solo colpa loro?
A
Cesena una finale Lo ha detto anche "Sime One", mercoledì sera, in
occasione del turno infrasettimanale, i rossazzurri giocheranno
una "finale" a Cesena. Non avremmo mai voluto dirlo,
ma si è giunti a questo punto. Bisogna evitare di fallire.
Però, se si gioca come stasera, le possibilità che lo si
faccia aumentano a dismisura. Bisogna cambiare registro, al di
là delle risultanze del mercato. Più carattere, più corsa e
più gioco offensivo. E, soprattutto, bisogna mettere la palla
dentro. A Maxi e compagnia il compito di risollevare le sorti di
una tifoseria "attapirata".
Max
Licari (calciocatania.com)
Ecco
Bergessio, Lodi e Schelotto
Ingaggiati
l'attaccante del Saint Etienne, il trequartista ex Frosinone e
l'esterno del Cesena. Mascara passa al Napoli a titolo
definitivo (accordo sino al 2013) e saluta la piazza etnea:
"Grazie a tutti, mi hanno trattato come un principe" Tre arrivi e una partenza eccellente. Il Catania chiude
così la sessione di mercato di gennaio.
Il
primo volto nuovo è quello di Francesco Lodi, trequartista
proveniente dal Frosinone (23 presenze e 7 reti nella stagione
in corso). Classe '84, napoletano, Lodi in passato ha vestito le
maglie di Empoli, Vicenza e Udinese facendosi notare per le
proprie qualità tecniche e le buone doti realizzative. Il nuovo
acquisto etneo, in grado di ricoprire più ruoli a centrocampo,
arriva con la formula della compartecipazione.
Nel
pomeriggio, il secondo acquisto, quello di Gonzalo Bergessio.
L'attaccante argentino, classe '84, è stato prelevato dai
francesi del Saint Etienne. Ex Benfica e San Lorenzo, la punta
sudamericana, già nel mirino del Catania nel recente passato,
arriva in prestito, con l'opzione del diritto di riscatto del
cartellino a fine campionato.
In
extremis - tanto da dare vita a un piccolo giallo - è stato
perfezionato anche l'ingaggio di Matias Ezequiel Schelotto dal
Cesena. Esterno destro in grado di giocare in difesa come a
centrocampo, classe '89, l'argentino naturalizzato arriva con la
formula del prestito con diritto di riscatto della metà del
cartellino.
Peppe,
buona fortuna! Ma meritavi ben altra uscita, non cosi!
A
salutare, invece, è Peppe Mascara. Il capitano catanese, in
scadenza di contratto a giugno, passa al Napoli a titolo
definitivo (accordo sino al 2013). Mascara, 31 anni, lascia la
maglia rossazzurra da recordman di marcature in Serie A (31 gol)
e con un bilancio complessivo di 225 presenze e 58 reti tra
Serie A, B e C1.
"Ringrazio
il Catania per la possibilità che mi ha dato: mi hanno trattato
come un principe", ha detto Mascara, parlando da ex
capitano degli etnei e da neo acquisto del Napoli. "Arrivo
a Napoli con umiltà ed entusiasmo - ha aggiunto Mascara a Radio
Kiss Kiss Napoli - la trattativa non è stata semplice. Per me
è un onore far parte di questo gruppo disposto a raggiungere
obiettivi importanti. Contro il Chievo non giocherò per
squalifica meglio così perchè in questo modo potrò essere
sempre a disposizione della squadra. Mia moglie è campana,
vengo con grande entusiasmo e anche un pò di esperienza nel
calcio che conta".
Mascara
arriva a Napoli "con grande umiltà". "Il numero
di maglia? Priorità assoluta - ha sottolineato - a quelli che
ci sono; non ho ancora parlato con nessuno della società.
Scudetto o Champions? Non lo so, è difficile, ma ribadisco che
vengo a Napoli con tanta umiltà ed entusiasmo. Non è facile -
ha concluso Mascara - ma ci sarò anch'io a dare il mio
contributo per questo sogno".
La
storia non si cancella.
“Si
viene e si va comunque ballando, pensando ‘una vita forse non
basterà’. Si viene e si va cercandoci un senso, che poi alla
fine il senso è tutto qua”. Si viene e si va, così come
recita una canzone di Luciano Ligabue di qualche anno addietro.
Si cerca un senso, quel senso che alla fine è tutto qua:
Mascara al Napoli, evviva Mascara! Si viene e si va, comunque
ballando: il Catania è ancora in A, evviva il Catania! Con la
cessione di Giuseppe Mascara al Napoli si chiude un capitolo (e
che capitolo!) della recente storia del Calcio Catania 1946. Si
chiude un capitolo, ma non la storia rossazzurra pronta a
scrivere uno, due, tre mila capitoli nuovi. La vita continua, il
pallone rotola ancora..
Un
capitolo di storia si chiude, un capitolo di storia si apre; ma
l’Elefante ha buona memoria e, nel bene o nel male, non
dimentica nulla. Mascara al Napoli ed ecco le ‘presumibili’
reazioni di una piazza che si spacca: “Traditore! Abbandoni la
nave prima che affondi, codardo ed opportunista!” oppure “Mercenario!
Solo la Maglia amiamo solo la Maglia!” La Maglia, la Maglia..
Domanda: quante volte Mascara ha indossato e difeso la Maglia
del Catania? Rossazzurra, bianca, nera, rossa, blunotte, blu
arancio ma pur sempre con il ‘Liotru’ stampato sul petto,
quante volte? Quante volte a far un ‘mestiere’ non suo,
trasformato dai Baldini, dagli Atzori e dai Giampaolo, in
tornante, in terzino aggiunto, a far su e giù per la fascia per
dar manforte alla difesa. Quante volte, tante. Chiedere ai
numeri: 149 presenze in serie A. 77 in serie B, 11 in coppa
Italia per un totale di 226 presenze impreziosite da 60 reti
complessive distribuite nei vari tornei, nelle sei stagioni e
mezza di rossazzurro. 60 reti, non male per un terzino. Terzino,
centrocampista, attaccante.. non ricordo bene il ruolo ricoperto
da Mascara con la Maglia rossazzurra. Ma la Storia, quella non
la si può dimenticare, perché è scritta ed é indelebile..
Una Maglia e la sua Storia, del Catania.
Catania,
7 settembre 2003, serie B, Catania – Cagliari 0 – 3.
Catania, 22 gennaio 2011, serie A, Catania – Milan 0 – 2. L’esordio
ed il congedo di Beppe Mascara in rossazzuro. Una storia che si
apre e si chiude con due sconfitte, ma in mezzo quanti successi,
quante soddisfazioni. Di corsa, veloce,
rievocando le tappe, gli aneddoti di Mascara con la Maglia del
Catania. Il primo gol: 20 settembre allo stadio “Arechi” di
Salerno, di testa; l’ultimo: il calcio di rigore realizzato al
Parma lo scorso 12 settembre. Serie B, 2003/04: prelevato dal
Genoa dalla famiglia Gaucci Beppe Mascara da Caltagirone diventa
un calciatore del Catania, e fu subito amore: 41 presenze e 13
reti, alcune delle quali spettacolari come i pallonetti al
Venezia del ‘povero’ Soviero, la perla alla Ternana, il gol
allo 94’ al Treviso al “Massimino”. Perle di un Mascara,
col 20 sulle spalle, che distribuisce magie lungo la fascia
sinistra nel 4-4-2 di mister Colantuono. Al termine della
stagione Catania nono (con rimpianti) e Società che passa dai
Gaucci a Pulvirenti. Società e non parco giocatori, non
Mascara. Ma non è un addio, è un arrivederci. Dopo una
stagione di ‘esilio’, più o meno forzato, Mascara ritorna a
Catania: 2005/06, l’anno della promozione in serie A. Il
numero di maglia è diverso, il 9, le magie in campo le stesse:
la gemma di Rimini, la rete del sorpasso a Bergamo, la tripletta
al Mantova, la serie A conquistata il 28 maggio 2006 al “Massimino”.
Serie A 2006/07: le reti nei derby contro Palermo e Messina, la
prodezza di Milano contro l’Inter sono in parte vanificate
dalle tre espulsioni rimediate contro Messina, Torino e Roma
nelle prime dodici giornate. L’approccio con la nuova
categoria non è proprio dei migliori. Travolto dal 2 febbraio
anche Beppe vivacchia nel grigiore di una squadra che sembra
alla deriva. Sembra, perché alla fine emerge: il 27 maggio 2007
a Bologna contro il Chievo in campo, in una formazione decimata,
Beppe c’è! La stagione seguente, con Baldini in panca,
Mascara si ‘riscopre’ terzino, abbandonando cilindro, magie
e gol (appena 4 reti), soffrendo e sfiancandosi per conquistare
quella salvezza che arriverà all’ultimo respiro del 18 maggio
2008 contro la Roma. Stagione 2008/09, la ‘Consacrazione’:
34 presenze e 12 reti (record personale in serie A) con la
fantascientifica prodezza del “Barbera” del primo marzo 2009
a far da copertina. Poco più tardi arriverà anche il
riconoscimento azzurro: 6 giugno 2009, a Pisa, contro l’Irlanda
del Nord giunge il debutto con la maglia della nazionale
italiana. Stagione 2009/10, è tempo di record: il 12 marzo 2010
con un rigore da infarto, a nove minuti dal termine, beffa l’interista
Julio Cesar portando in vantaggio il Catania sull’Inter e
raggiungendo, a quota 29, il compianto Memo Prenna come
marcatore principe dei rossazzurri in A. Qualche settimana più
tardi, è 24 marzo 2010, con il gol realizzato alla Fiorentina
stacca Prenna nel trono dei bomber rossazzurri nella massima
serie. Storia scritta che non si cancella.
Mascara
al Napoli? A far la panchina, a far la riserva a Lavezzi.
Possibilmente sarà così, ma poco importa. Certi treni passano
una volta sola: Napoli secondo in classifica a quattro punti dal
Milan capolista, quindi, in piena lotta scudetto. Un evento che
, almanacco alla mano, non accadeva da più di vent’anni. Gli
anni di Maradona, di Careca e dei due scudetti all’ombra del
Vesuvio. Metterlo in croce per questo? No, perché alla soglia
dei 32 anni (da compiere il 22 agosto) con tante energie date (
e non sprecate!) per la ‘Causa Rossazzurra’ le ‘cartucce’
ancora da sparare sono davvero poche. Quindi, meglio cederlo ai
partenopei per 1,2 milioni di euro che svincolato a parametro
zero tra qualche mese. È triste parlar in questi termini, ma è
questo è il dogma del calcio moderno.
Chiudendo
gli occhi, cercando di rievocare il ricordo più bello del ‘Capitolo
Mascara’ in rossazzurro si finisce a trovarsi in un ingorgo di
gol, emozioni e gesti di pazzia. In quasi sette anni di ricordi
ce ne sono tanti, ma qual è il più bello? Forse il ‘cucchiaio’
(o se preferite u ‘cuppinu’) all’Inter o la meteorite
scagliata a Palermo; forse la tripletta al Mantova o quella al
Torino. Forse si, forse no. Personalmente, il ricordo più bello
è quel gol realizzato al “Via del Mare” di Lecce il 21
maggio 2006 contro il Catanzaro: quel gol giunto dopo quindici
minuti di silenzioso e religioso silenzio in memoria di Fabio e
Carmelo, fratelli rossazzurri, scomparsi per un tragico
incidente stradale solo qualche ora prima. Il suo gol arrivato
durante il primo coro che spezzò quel silenzio surreale: “Alè
Vulcano! Alè Capitano!” Catania ti ha fatto grande e tu hai
fatto grande il Catania! Grazie Beppe, in bocca al lupo!
ARBITRO:
Gervasoni di Mantova. INDISPONIBILI: Capuano, Campagnolo,
Alvarez, Potenza, Izco, Biagianti, Carboni e Sciacca
SQUALIFICATI: Lauro (1) e Colucci (1). DIFFIDATI: Bogdani,
Jimenez e Benalouane; Alvarez e Silvestre. AMMONITI: Marchese,
Parolo, Morimoto.
Un
punto che fa morale
Non ci voleva l'incredibile (e fortunata, ma non è una novità,
visto che i giallorossi pugliesi sono da considerare una sorta
di filiale del Superenalotto) vittoria del Lecce all'ultimo
minuto a Parma. E nemmeno il pareggio del Brescia del redivivo
Iachini a Roma. Tuttavia, a questo punto, i risultati degli
altri non possono e non devono pesare come macigni. Anzi, devono
costituire uno stimolo supplementare. Perché, è chiaro, ormai
il Catania è lì, sul fronte, dietro la linea a lottare per
evitare la retrocessione, e presumibilmente ci sarà da farlo
fino in fondo. A quota 23 punti, quart'ultimi a due punti dal
Cesena terz'ultimo, con 15 gare da disputare, bisognerà
recuperare il sacro furore dei bei tempi, impugnare l'ascia del
guerriero e pregare tutti gli Dei del Walhalla. Non ce lo
aspettavamo, a dire la verità, ma è la realtà. Il vantaggio
è, però, evidente: i rossazzurri ci sono abituati, sanno
navigare le acque perigliose della bassa classifica, sanno
tirare fuori gli artigli nrl frangnte giusto. Lo hanno fatto
nelle precedenti quattro stagioni, lo faranno anche adesso,
seppur inaspettatamente, considerato il "ranking" di
inizio campionato e l'obiettiva pochezza tecnica, sulla carta,
di alcune squadre "minori". Una di queste, proprio il
Cesena di Ficcadenti. Il punto conquistato stasera al "Manuzzi"
è da considerarsi un "primo passo" verso la
guarigione. Fa sicuramente morale, visto che perdere sarebbe
risultato tragico. Non solo, diversi aspetti del match in terra
romagnola possono, seppur moderatamente, far sperare in un
futuro più prospero. Innanzitutto, una ritrovata volontà
"offensiva". Il Catania, risistemato nel modulo, ha
cercato di fare gioco, magari in maniera più velleitaria che
effettiva, ma lo ha fatto. Non per niente è passato subito in
vantaggio con la sesta rete stagionale di Lopez, migliore in
campo, imbeccato da Ricchiuti. Significativo il fatto che
Simeone abbia operato questa piccola "rivoluzione" in
uno "spareggio" drammatico, limitato da ben 8 assenze
di rilievo. In buona sostanza, è sceso in campo una sorta di
Catania B, con elementi come Augustyn, Marchese e Morimoto che
difficilmente troveranno spazio in futuro. Segnale che il
coraggio non manca. E qui veniamo al secondo punto. Sotto il
profilo del carattere la squadra ha inviato messaggi di
miglioramento. Tanto che, pur subendo in tempi relativamente
rapidi il solito pareggio balordo (evitabilissima stoccata sotto
misura del cileno Jimenez, favorito da un marchiano errore in
marcatura di Ledesma), non si è notato il tracollo mentale di
altre gare, testimone una ripresa non scintillante, ma almeno
"tosta" dal punto di vista dell'attenzione e della
grinta. E della corsa, dato che non si è riscontrato il crollo
atletico dei precedenti incontri. Poche occasioni da rete, poca
personalità in fase di rifinitura, è vero, ma un'unico brivido
è corso sulle schiene dei tifosi rossazzurri, a seguito di un
pericoloso inserimento "mancino" di Giaccherini, ben
stoppato da un Andujar finalmente decisivo. Su questa ritrovata
tenuta mentale, in una partita così decisiva, dovrà lavorare
Simeone, innestandovi ben più corposi miglioramenti in termini
di gioco e personalità. Mi sembra che a poco a poco il Cholo si
stia rendendo conto del materiale a disposizione, delle
caratteristiche tecniche, agonistiche e mentali di ciascun
giocatore, del miglior modo di disporre tatticamente in campo
tali risorse umane. Con il rientro di elementi fondamentali come
Alvarez, Biagianti, Carboni e Sciacca, nonché l'inserimento dei
nuovi Schelotto e Bergessio, potrebbe trovare la
"quadra" definitiva. Ma il tempo non è molto. Bisogna
affrettarsi. Proprio la mancanza di spazi temporali adeguati
costituirà l'handicap più rilevante per il Cholo nell'imediato
futuro.
futuro
4-4-2
E
a proposito di futuro. Mi sembra di poter prevedere che il
modulo adottato oggi, il 4-4-2 "spinto", possa
rivelarsi l'atteggiamento tattico prescelto per le prossime
partite, anche in relazione alle risultanze del mercato di
riparazione. Il Cholo ha messo Gomez e Ricchiuti sulle fasce,
Ledesma e Lodi al centro, Morimoto e Lopez di punta. A parte il
nuovo arrivato e la "gallina", gli altri non hanno
fatto benisismo, ma il risultato d'insieme mi pare
incoraggiante. La squadra pressa più alto, Lopez riceve più
palle, è più assistito insomma, la difesa gioca più
d'anticipo. Certo, serve cambiare più di un interprete. I
terzini in primis, probabilmente Ricchiuti (anche se Adrian ha
fatto benino per un tempo, non è il ruolo adatto a lui), di
sicuro Morimoto. Il solito Morimoto, volenteroso, impreciso e a
tratti abulico. Interpreto il suo innesto come una chiara prova
"preBergessio". Già a Bologna, suppongo, scenderà in
campo l'ex Saint'Etienne, a formare uan coppia più
"solida", fisica e tecnica con Maxi. La mia idea di
base (la svilupperò più avanti nel mio editoriale) è che,
confermando Bellusci a destra e spostando Alvarez a sinistra le
corsie laterali "basse" possano risultare più munite
e di maggior supporto agli esterni, sui quali "Sime One"
potrebbe avere maggiori opzioni: Gomez-Schelotto,
Schelotto-Martinho, Gomez-Llama, Gomez-Martinho, Schelotto-Llama,
per esempio. Anche in mezzo, ci sarebbe da scegliere. In attesa
di Biagianti e tenendo come punto di riferimento Lodi, unico per
caratteristiche: Sciacca-Lodi, Carboni-Lodi, Ledesma-Lodi. In
avanti, in certe partite si potrebbe togliere una punta e
inserire un terquartista come Ricchiuti, o gli stessi Martinho e
Llama in appoggio. Ma starà a Simeone scegliere. Ciò che conta
è avere le opzioni.
Lodi...cevamo
Che mancasse un uomo d'ordine in mezzo lodi...cevamo un po'
tutti. Era lampante. E' giunto questo talentuoso ragazzo
ventiseienne dal Frosinone, a una delle ultime chiamate nel
calcio che conta dopo il fallimento di Udine. Può giocare in
diversi ruoli: trequartista, seconda punta, attaccante esterno,
mezzala, regista. In Friuli Marino aveva tentato di farne un
nuovo D'Agostino, non riuscendovi. A Catania, a quanto pare,
Simeone ci ritenterà. L'inizio risulta incoraggiante. Ordinato,
preciso in appoggio, pronto al tiro. Ha giocato una discreta
gara, mutando in meglio l'impostazione di gioco degli etnei. Non
dimentichiamo, inoltre, che Lodi ha segnato una settantina di
reti in B, mettendo in mostra un tiro devastante dalla distanza
e, in particolare, su calcio piazzato. Anche in questo caso, il
profilo che mancava al Catania: un centrocampista bravo nelle
stoccate in porta e negli inserimenti centrali. Non carichiamolo
di troppe responsabilità, non cantiamo vittoria troppo presto,
ma seguiamolo, sosteniamolo e incitiamolo. La sua
"riuscita" potrebbe significare salvezza certa per il
Catania.
Togliamoci...
le fasce
Anche la gara odierna mette in mostra uno dei principali limiti
del Catania: le corsie laterali "basse". Tanti, troppi
gol subiti o occasioni da rete regalate dagli esterni, in questa
stagione. Se a destra si era risolto il problema con Alvarez
(che poi Conan "Jeanpaul" ha tentato beatamente di
dstruggere, riuscendovi solo in parte), a sinistra il problema
è rimasto. Capuano è discreto in fase offensiva, poco attento
in quella difensiva (eufemismo). In aggiunta, le alternative o
risultano non eccezionali (Potenza e Marchese) o fuori ruolo,
come Bellusci o Augustyn. Si pensava che potesse giungere
l'argentino Angeleri a gennaio, non è stato possibile. Al
momento, l'unica soluzione per evitare di prendere troppi gol
dalle fasce mi pare quella di sistemare un buon difensore come
Bellusci sulla destra (in un ruolo che ha comunque occupato in
diverse occasioni, nella U21 di Casiraghi e nello stesso
Catania) e spostare "Comu finiu" Alvarez sulla
sinistra, pure in questo caso in un ruolo da lui tante volte
"esperito" in passato. "Augustyneggiamenti"
e affini non ce ne possiamo più permettere.
Bologna,
nodo cruciale
Il pareggio del Bologna a Udine, squadra fra le più in forma
del momento, dimostra la bontà dell'undici felsineo allenato da
Malesani, compagine che sta disputando un eccezionale
campionato, se consideriamo le complesse vicissitudini
societarie subite negli ultimi mesi. I rossobù hanno incamerato
finora 29 punti reali, 26 nominali a seguito della
penalizzazione di 3 lunghezze inflitta loro dalla giustizia
sportiva. Non pochi. E sono maledettamente in salute, con un
bomber, Di Vaio, capace di realizzare 14 reti pesantissime.
Servirà un Catania del tutto "guarito" in gioco e
convinzione per fare risultato. Purtroppo, non sarà possibile
NON fare risultato, la classifica lo richiede (il Brescia
ospiterà il Bari...). Quindi, ci aspettiamo una gara all'arma
bianca da parte dei rossazzurri, magari impreziositi da alcuni
recuperi importanti (Alvarez e Sciacca, per esempio) e
dall'ingresso in campo dal primo minuto dei nuovi innesti
Bergessio e Schelotto. Siamo impazienti di "testarli".
Max
Licari (calciocatania.com)
Reti:
40' Portanova
Bologna
(4-3-1-2): Viviano 6, Moras 6, Portanova 7, Britos 6.5 (24' st
Esposito 6), Rubin 6, Perez 7, Mudingayi 6 (1' st Casarini 5.5),
Ekdal 6.5, Della Rocca 6.5,
Meggiorini 6 (34' st Gimenez sv), Di Vaio 6. (22 Lupatelli, 3
Morleo, 5 Mutarelli, 10 Ramirez). All.: Malesani 6.5.
Catania (4-2-3-1): Andujar 6, Alvarez 4, Silvestre 5.5, Spolli
5.5, Marchese 5.5, Lodi 6 (9' st Martinho 5.5), Ledesma 5,
Schelotto 5.5 (29' st Llama sv), Ricchiuti 6.5, Lopez 6, Gomez
5.5 (39' st Morimoto sv). (1 Kosicky, 18 Augustin, 29 Cuomo, 24
Pesce). All.: Simeone 5.5.
Arbitro: Banti di Livorno 5.5.
Note: angoli 6-5 per il Catania. Recupero: 1' e 7'. Espulso: al
20' pt Alvarez per doppia ammonizione, entrambe per fallo da
dietro. Ammoniti: Britos, Della Rocca, Schelotto, Spolli,
Portanova, Llama per gioco scorretto, Ledesma per proteste.
Spettatori: 15.107 (di cui 10.823 abbonati), per un incasso di
201.917 euro (rateo abbonati 151.446).
Catania,
codice rosso
L'espulsione di Alvarez dopo soli venti minuti taglia le
gambe agli etnei e spiana la strada al Bologna, che vince di
misura con gol di Portanova. Gara dura e nervosa. Soliti
problemi offensivi per la squadra di Simeone, classifica sempre
più complicata Nessuna svolta. Le indicazioni positive emerse dall'uscita
infrasettimanale di Cesena non hanno seguito. Il Catania
ripiomba in piena serie negativa e perde a Bologna uno scontro
diretto nelle zone calde della classifica che rende sempre più
complicata la situazione di graduatoria degli etnei, ora con un
solo punto di vantaggio sul terz'ultimo posto.
Neppure
al quarto tentativo Simeone riesce a conquistare il primo
successo della sua gestione. Al contrario, i rossazzurri
continuano a restare a digiuno di vittorie nel 2011 proseguendo
un momento no che nelle ultime sette giornate li ha visti
perdere cinque volte e pareggiare due. Ritmi da retrocessione,
che Silvestre e compagni non riescono a velocizzare neppure a
Bologna.
Una
gara, quella del Dall'Ara, condizionata in modo decisivo dalla
rapida espulsione di Alvarez, che nel giro di venti minuti
riesce a collezionare due cartellini gialli lasciando i compagni
in dieci. Positivo in avvio, il Catania deve rinunciare presto
al 4-2-3-1 annunciato. Il discreto fraseggio sulla trequarti
esibito da Schelotto, Ricchiuti e Gomez viene sacrificato per un
4-4-1 con Schelotto basso in difesa e Ricchiuti e Gomez sugli
esterni.
La
partita, da subito piuttosto combattuta, si accende diventando
fisica e nervosa. Ledesma, in difficoltà in mediana, viene
ammonito e rischia in due occasioni l'espulsione. Il Bologna
continua a spingere a sinistra, dove Schelotto è costretto ad
adattarsi rimediando anche un cartellino giallo. E proprio dalla
sinistra arriva il gol che decide la gara: una punizione di Di
Vaio viene deviata dalla barriera e finisce a Perez, che ruba il
tempo a Ledesma e Lodi e mette in mezzo un pallone sul quale si
avventa Portanova.
Il
Catania cerca subito la replica con un sinistro incrociato di
Lodi sul quale Viviano arriva in tuffo e nella ripresa Simeone
passa alla difesa a tre per un inedito 3-2-3-1 avanzando
nuovamente Schelotto e inserendo Martinho dopo nove minuti. Gli
etnei cercano di giocarsela anche con l'uomo in meno, ma
inevitabilmente offrono agli emiliani l'occasione per
raddoppiare: Di Vaio si vede prima respinta una conclusione di
destro da Andujar e poi spreca clamorosamente da pochi passi non
trovando lo specchio della porta dopo un duetto con Meggiorini.
Il
Bologna cala, complici i problemi in difesa (Britos fuori per
uno scontro aereo con Schelotto, Moras acciaccato), e i
rossazzurri si fanno avanti senza però trovare soluzioni
offensive vincenti. Maxi Lopez prova a fare tutto da solo con un
sinistro da posizione defilata che Viviano neutralizza, poi in
contropiede Martinho conclude alto di sinistro dal limite
dell'area.
L'ultimo
quarto d'ora si disputa quasi in parità numerica perchè Ekdal,
claudicante, resta fermo in avanti (Malesani ha esaurito le
sostituzioni), sfiorando persino la rete con un rasoterra di
poco fuori. Il Catania continua a provarci su calcio d'angolo,
ma la girata di testa di Ricchiuti, il più continuo dei
rossazzurri, nel cuore dell'area è debole e non raggiungibile
per il nuovo entrato Morimoto.
INDISPONIBILI:
Campagnolo, Biagianti, Izco, Bellusci, Potenza, Marchese e
Bergessio; Giuliatto, Ofere, Tomovic, Di Michele.
ARBITRO:
Romeo di Verona; Maggiani-Padovan; IV Rizzoli.DIFFIDATI:
Silvestre, Alvarez, Spolli; Ferrario, Di Michele, Gustavo,
Grossmuller, Giacomazzi, Jeda, Olivera.
AMMONITI:
Donati, Jeda, Gustavo, Rispoli, Vives, Maxi Lopez, Olivera.ESPULSI:
95' Giacomazzi per comportamento non regolamentare.
Partita vietata ai deboli di cuore,
CATANIA,
13 febbraio 2011 - il 3-2
del Catania sul Lecce. Vittoria da tre punti che vale il doppio
perché è la prima di Diego Simeone dopo tre sconfitte e un
pareggio e perché significa sorpasso su una diretta concorrente
nella lotta salvezza. L'eroe di giornata è Francesco Lodi,
prelevato dal Frosinone nel mercato di gennaio: entra a inizio
ripresa e in sei minuti ribalta il punteggio con due
punizioni-gioiello, due colpi di sinistro imparabili per Rosati.
Le colpe del Lecce sono da ricercare altrove, negli errori in
attacco di Jeda e Olivera, incapaci di sfruttare più d'un
contropiede in superiorità numerica dopo aver trovato con
Munari il momentaneo 1-2. Finale incandescente, De Canio a muso
duro con l'arbitro Romeo che espelle Giacomazzi per proteste a
partita conclusa.
GOL
ED ERRORI — Sette giorni dopo il regalo al Palermo, il Lecce
ne confeziona un altro per il Catania, sotto 1-2 in casa al 16'
della ripresa. Fin lì partita nervosa, sbloccata dai padroni di
casa a fine primo tempo con un tocco di Silvestre in area,
riacciuffata da Jeda a inizio secondo tempo con un facile colpo
di testa su cross di Munari. Equilibrio perfetto di gol fatti e
mancati, come quelli di Maxi Lopez al cambio di campo, uno
splendido sinistro al volo fuori di niente e poi un destro in
corsa troppo lento per impensierire Rosati. Sul ribaltamento lo
splendido uno-due Olivera-Munari, palo del primo e rete in
ribattuta del secondo. Poteva finire qui, o nei due contropiedi
successivi del Lecce in superiorità numerica, ma prima il palo
e poi Schelotto tengono in partita i siciliani. E allora si
scatena Lodi.
MAGIE
E VELENI — La prima punizione assegnata da Romeo è per un
fallo di Rispoli su Gomez più dentro (linea) che fuori
dall'area. Il fantasista ex Empoli, Udinese e Frosinone sistema
la sfera e come fosse un rigore la piazza dove Rosati non può
arrivare. Il pareggio al 35' della ripresa rianima un Catania
impaziente di trovare il primo successo dell'era Simeone.
Passano 5' e Romeo fischia un'altra punizione dal limite per i
siciliani, stavolta per presunto fallo di Spolli su Maxi Lopez.
Va ancora Lodi, è il sorpasso: esplode la gioia del Massimino
sugli spalti, la rabbia di De Canio in campo.
FINALE
CALDO — Il Lecce non ha più forze per rispondere al secondo
svantaggio del match, finisce 3-2 dopo il 2-4 casalingo contro
il Palermo. Per De Canio, che si vede ammoniti i diffidati
Gustavo, Olivera e Jeda, è troppo: va a muso duro contro Romeo,
mentre il fischietto di Verona espelle Giacomazzi per proteste.
Tre dirigenti si mettono in mezzo per evitare che la situazione
degeneri, mentre il Catania festeggia sotto la curva la vittoria
del sorpasso e dell'aggancio al Parma a quota 26. Simeone è
riuscito a trasmettere la grinta ai suoi, ora deve lavorare sul
gioco perché i siciliani sono ancora troppo timidi
nell'attaccare palla a terra. Per i pugliesi, invece, il bel
gioco non paga: cala la notte, fonda.
Claudio
Lenzi
Partita
bloccata,
il Lecce ha un atteggiamento rinunciatario, chiuso
bloccato sulle proprie posizioni, il Catania fatica a sfondare,
Gomez a destra è mobilissimo ma le sue iniziative si infrangono
spesso sulla doppia linea difensiva salentina, LLama a sinistra
prova con qualche cross ma Lopez al centro è francobollato dai
due centrali. Al 11° la prima occasione, da destra Lopez mette
in mezzo
un pallone invitante, Llama viene preso in controtempo ma alle
sue spalle si avventa Capuano che in scivolata prova la
conclusione sul primo palo, Rosati si allunga in tuffo e
respinge sulla sua destra. Pochi minuti dopo proprio il terzino
rossazzurro è costretto ad abbandonare il terreno di gioco per
infortunio, al suo posto si piazza a sinistra Terlizzi. La
partita rimane bruttina, molti passaggi sbagliati, poche
occasioni, col passare dei minuti il Lecce comincia a portarsi
in avanti con qualche iniziativa pericolosa, frutto più di
disattenzioni difensie etnee che di vere e proprie manovre
salentine. Al 25° Grossmuller ha sui piedi un pallone d'oro ma
tutto solo davanti ad Andujar si lascia ipnotizzare, il portiere
argentino respinge di piede. Passato lo spavento il Catania si
riversa nuovamente nella metà campo leccese, al 34° Schelotto
libera il destro in area ma Rosati devia in angolo con un bel
colpo di reni. Il più pericoloso del Lecce è Grossmuller che
al 41°sfrutta una nuova disattenzione difensiva per liberare il
destro, ancora una volta Andujar dice no. I rossazzurri con una
difesa d'emergenza ballano un pò quando vengono attaccati sulle
fasce. A mettere tutti d'accordo ci pensa Silvestre che al 45°
spizza di testa una punizione dalla trequarti di Llama e mette
la sfera alle spalle di un immobile Rosati, 1-0!
Ripresa
da 10 e Lodi Al rientro dagli spogliatoi Lodi prende il posto di
Llama claudicante, il Catania si risistema con un 4-3-2-1 con
Gomez e Ricchiuti a sostegno di Lopez; in cabina di regia si
piazza il numero 10 rossazzurro e i risultati si cominciano a
vedere, il Catania trova giometrie e spazi anche forti del
vantaggio che lascia sbilanciare un pizzico di più i salentini.
Al 48° Ledesma da destra serve un pallone in mezzo per Lopez
che all'altezza del dischetto del rigore, spalle alla porta, si
gira e carica il sinistro, il diagonale finisce un paio di
centimetri oltre il palo alla sinistra di Rosati. Un paio di
minuti dopo Ricchiuti in verticale serve ancora Lopez che
qualche passo dentro l'area calcia di destro debolmente
favorendo la parata dell'estremo difensore leccese. Due
occasioni da gol fallite che costano tantissimo ai rossazzurri,
infatti il Lecce in azione di rimessa trova il pari con Jeda che
sfrutta un cross dalla destra e tutto solo di testa batte
Andujar, 1-1 al 55°. Il Catania accusa il colpo e generosamente
si butta in avanti ma il Lecce abilissimo a sfruttare tutte le
occasioni si porta addirittura in vantaggio al 60°: tiro di
Olivera da fuori area e palo pieno, sulla ribattuta arriva
Munari che ribadisce in rere, 1-2 e Catania sotto shock. E' il
peggiore momento dell'intero campionato rossazzurro, il Catania
sta perdendo in casa una partita che doveva vincere a tutti i
costi, sotto il profilo psicologico è un trauma enorme, ci
vuole forza, ci vuole coraggio ma soprattutto carattere e cuore.
Per fortuna se c'è una dote che non manca a questa squadra è
il cuore che permette di superare anche gli ostacoli più
difficili. Simeone non ha più nulla da perdere e inserisce
Morimoto per Sciacca, Catania a trazione anteriore ma scoperto
dietro che rischia tantissimo di subire il terzo gol che avrebbe
concluso virtualmente la partita. Al 72° il Lecce in
contropiede 4 contro 1 conclude l'azione colpendo un clamoroso
palo, in diverse altre occasioni i salentini partono in
contropiedi sulla carta letali ma non riescono a concludere
nemmeno in porta, grazie anche ai recuperi miracolosi di
Schelotto, Silvestre e Spolli. Un Catania alle corde pesca dal
mazzo il jolly che risponde al nome di Francesco Lodi, uomo
capace di trasformare nel giro di 5 minuti due punizione dal
limite in due gol meravigliosi che ribaltano completamente il
risultato: due pennellate di sinistro, due parabole morbide e
beffarde che finiscono entrambe sotto l'incrocio dei pali alla
destra di Rosati, rimonta e sorpasso, anche in classifica,
completato, 3-2 al 84°. I restanti minuti servono solo al
Catania per mordere le caviglie degli avversari che di fatto non
riescono più ad impensierire Andujar, anzi al 89° Morimoto con
un'azione personale rischia di far saltare il banco siglando la
quarta rete. Finisce con la vittoria più sofferta di questa
stagione, sofferta ma meritata, forse non tanto per il gioco
espresso che deve essere ancora migliorato ma per il carattere
che questa squadra ha tirato fuori nel momento peggiore della
stagione. La vittoria fa compiere un bel balzo in avanti in
classifica ai rossazzurri, le concorrenti dirette per la
salvezza infatti hanno perso tutte, adesso il Catania si trova a
+4 dal terz'ultimo posto a quota 26 in coabitazione col Parma:
non vincere oggi sarebbe stato un delitto.
Cholo,
la mano si vede
Il Catania ha disputato una buona partita, considerato che si
giocava nella "tana" della seconda in classifica,
seppur "limitata" dalla stanchezza susseguente
all'impegnativo turno di ottavi di finale di Europa League
giocato giovedì scorso contro il Villareal di Giuseppe Rossi.
Ha perso, sì, ma senza meritarlo. Il punto è che questa
squadra non segna nemmeno, come si dice dalle nostre parti,
"a coppi 'i lignu". E in relazione a tale deficit di
mira, mi pare, nessuna colpa specifica possa adossarsi al Cholo.
La realtà inconfutabile è che adesso il Catania ha una
parvenza di squadra vera. Ha un'anima, al di là delle scelte
contingenti dell'allenatore, alcune anche clamorose e
discutibili come l'esclusione iniziale oggi "inflitta"
al miglior giocatore etneo, al secolo Maxi Lopez
(un'esclusione che gli servirà, alla grande. Questa è una
scelta da allenatore vero, che non guarda in faccia nessuno; ne
ricordo, per esempio, alcune comminate al "dominator"
Mascara da Zenga e Miha...). I rossazzurri paiono compatti, ben
messi in campo, lottano e non rinunciano mai a proporre gioco,
come testimoniato dai due ultimi secondi tempi condotti all'arma
bianca contro Lecce e, appunto, Napoli. Ma non si segna, non si
segna se non a seguito di estemporanee prodezze come quelle di
Lodi o sporadiche inzuccate su calcio piazzato (Silvestre docet).
E non buttando la palla in buca, non si fanno punti.
Lapalissiano. E' questo il problema più rilevante del Catania,
al momento. Tuttavia, rimango fiducioso, analizzando la
prestazione complessiva dell'undici rossazzurro, perché prima o
poi, continuando su questa strada, si dovrà ottenere la
meritata ricompensa, anche in trasferta, dove il Catania
continua a mantenere un rendimento disastroso (soli 4 punti
conquistati, frutto di 4 pareggi). Francamente, non riesco a
comprendere le critiche a Simeone. E parto dai numeri. Il
trainer argentino è giunto un mese fa al capezzale del Catania
con la squadra a 2 punti dal terz'ultimo posto; dopo 6 gare la
stessa squadra, al di là dei risultati, si trova a 3 punti dal
medesimo terz'ultimo gradino della classifica. Tutti erano
concordi sul fatto che il Catania giocava malissimo, non aveva
coraggio, segnava poco e incassava molto; e lo testimoniano le
parole dello stesso ex Mascara non più tardi di qualche giorno
fa. Non erano invenzioni giornalistiche, né ubbie da tifoso
incallito, ma riflessioni reali dello spogliatoio rossazzurro e
della dirigenza. Simeone è giunto dal Sudamerica senza aver
"fatto" la squadra, "ex abrupto", al fine di
cercare di portare in salvo il salvabile e programmare un futuro
migliore. Ebbene, adesso il Catania gioca sicuramente meglio, va
all'attacco anche con 10.000 punte (ricordate le partite giocate
con un Maxi desolato e desolante?), ha carattere (ha chiuso il
Napoli nella propria area nell'ultima mezzora di partita oggi al
"San Paolo") e rimane sempre più o meno alla stessa
distanza dalla zona calda, con in più la consapevolezza e la
speranza concreta di poter compiere il famoso salto di qualità.
E
cosa sento: gli stessi che volevano tagliuzzare con il machete
Giampaolo, adesso sputano veleno su uno che ha meno colpe di San
Francesco d'Assisi!!! Ogni allenatore ha le sue idee, ovvio. E
Simeone ha le sue. Oggi ha preparato la partita in un certo
modo, e lo ha spiegato abbondantemente nel postgara (primo tempo
"tosto" a far stancare il Napoli con una formazione
dinamica a centrocampo e in attacco -leggasi Martinho e
Bergessio- ripresa a "rompere" inserendo Maxi Lopez e
Morimoto), e per poco non gli andava bene. Se, infatti, si può
invocare la buona sorte in occasione del rigore fallito dal
"matador" Cavani al 10' (penalty che in Italia non si
fischia mai, ma questa è un'altra storia), non si può dire che
la fortuna sia stata amica dell'Elefante nell'azione del
fortuito gol di Zuniga, viziato in partenza da una clamorosa
rimessa laterale "invertita" dallo scandalosamente
inadeguato collaboratore di linea di Gava, Ayroldi (lo stesso
che aveva indotto l'arbitro a fischiare il rigore per una
veniale "trattenutina" di Marchese su Sosa), e
"aiutato" da una mancata chiusura di Schelotto sullo
stesso laterale colombiano. E, se proprio vogliamo parlare di
"fortuna", che peccato che i rossazzurri siano sempre
"sfortunati" con Gava, il quale ha negato due chiari
rigori agli etnei (falli in piena area su Ledesma e Spolli). Ma
anche questa è un'altra storia, storia che parte dai pianti del
sempre lacrimoso Mazzarri, dalle incredibili "panholade"
a oscurare sputi evidentissimi, dalle battute del simpaticissimo
De Laurentiis et similia. Io penso che oggi Simeone abbia avuto
"un'idea" della partita e l'abbia sviluppata con
estremo coraggio, se si considera l'esclusione di Maxi e il
"lancio" di Bergessio dal primo minuto. E ritengo che,
a differenza della gara interna con il Lecce, pur vinta, alcuni
giocatori si siano espressi meglio. Grandissimo Silvestre su
Cavani, da dominatore. Meglio Spolli, meglio Ledesma (ma ancora
siamo lontani da standard ottimali), meglio Lodi, meglio
Morimoto. Un po' peggio Schelotto da esterno di centrocampo, ma
ci sta. Male Marchese, troppo ingenuo e palesemente inadeguato
alla categoria dal punto di vista tecnico (ma, chiediamoci, se
gioca lui e non Alvarez, in che condizioni fisiche versa il
mitico "comu finiu"?). E, soprattutto, bella e
coraggiosa la scelta delle tre punte.
Ripresa
benaugurante
Si dovrà ripartire da lì, dal tridente, dall'ultima mezzora,
davvero convincente. Le scelte in corsa di Simeone mi sono
piaciute: coraggio a tutto spiano. Il Catania ha chiuso nella
sua area il Napoli e fallito tre occasioni da rete (Morimoto,
Bergessio e Maxi Lopez). Errori, vero, ma anche sfortuna. Molte
volte si sbaglia e si segna: che si stia vivendo una stagione
poco baciata dalla buona sorte lo si vede pure da questi
particolari. Tuttavia, il Catania ha mostrato personalità, cosa
che non era successa in passato nelle gare in trasferta. Oltre
tutto, Simeone ha cambiato modulo in corsa, a seconda delle
esigenze della partita: 4-2-3-1, 4-4-2, 4-3-3. E con risultati
consoni allo svolgimento della stessa. Il Napoli, in pratica, a
parte il gol fortuito e una legnata dai 20 metri di Hamsik ben
parata in corner da Andujar, non ha fatto un tiro in porta.
Pertanto, eviterei di "tartassare" e cercherei,
contestualmente, di sostenere questa nuova linea, sperando che
porti i frutti sperati. Le premesse sembrano esserci, dopo
tutto.
Del
resto, appare chiaro, chiarissimo come, purtroppo, le cose non
siano andate per il verso giusto quest'anno e che ci sarà da
lottare fino in fondo; il Cholo è stato chiamato per questo.
Siccome ci siamo abituati (non vedo differenze rispetto al
passato), rimbocchiamoci le mani e lottiamo. Solo nella seconda
stagione di Zenga, d'altronde, il Catania si è salvato con
largo anticipo; per il resto, lancia in resta e sofferenza a
iosa, fino a 5' dalla fine. Mettiamocelo in testa e combattiamo.
Poi, a fine stagione, a bocce ferme e con la Serie A in mano, si
faranno tutte le riflessioni del caso e, sono sicuro, la
dirigenza non mancherà di provvedere alla
"rivoluzione" che necessita per far compiere un reale
salto di qualità tecnico e mentale a questa squadra. Si sperava
che lo facesse questo gruppo, rodato da una mezza stagione
fenomenale con in sella Mihajlovic, ma ci si sbagliava.
Ritentiamoci, saremo più fortunati. Sono d'accordo, per
carità, con quanti vorrebbero evitare di soffrire come cani e,
magari, gradirebbero un'innalzamento della famosa asticella
degli obiettivi stagionali. Sono convinto anch'io che il modello
vincente per una società come quella etnea non possa in alcun
modo essere costituito dalla Reggina (salvezza miracolosa
stagione dopo stagione e retrocessione inevitabile, prima o
poi), ma quello rappresentato dall'Udinese di Pozzo. Ma siamo
agli inizi della "costruzione". Ci vogliono anni e
anni. E non tutte le ciambelle riescono con il buco. Quindi,
prima v'è da conquistare la salvezza. Tutti insieme. Poi, si
"spinge" la società a dimostrare con i fatti che, dal
punto di vista tecnico, si vuole fare meglio. Poi.
Bergessio
ingiudicabile
Dobbiamo fare come quei commentatori e/o tifosi juventini che
dopo la "prima" palermitana di Matri in bianconero,
deludente e pregna di errori sotto porta, bollarono l'ex
cagliaritano come "bufala" di mercato? Spererei di no.
Bergessio ha esordito in una partita difficile, ha dato il suo,
ha lottato, ha anche sbagliato un gol, ma mi pare troppo presto
per giudicarlo. Facciamogli giocare qualche altra gara, per lo
meno... Come caratteristiche, a naso, mi sembra possa benissimo
coesistere con Maxi. Anzi, nella ripresa il Catania ha giocato
bene con entrambi: il "lavandina" decentrato, la
"gallina" nel cuore dell'attacco. L'ex Saint'Etienne
svaria molto, Maxi è più centravanti d'area. Non mi pare che
le concorrenti nella lotta per la salvezza possano contare su un
potenziale del genere. Ma sono discorsi "sulla carta",
naturalmente. Aspettiamoli alla riprova. Solo il campo potrà
essere giudice infallibile.
Max
Licari (calciocatania.com)
Napoli, una scelta
tormentata. Vorrei che questa partita venisse cancellata dal
calendario.
NAPOLI.
Sembrava una cosa impossibile, dopo le cinque stagioni di A
vissute all’ombra dell’Etna, dopo il campionato vissuto ad
alta tensione fra i cadetti.
Dopo i 31 gol realizzati nella massima Serie, con tanto di
record certificato. Sembrava improbabile, anzi impossibile, che
il Catania dovesse studiare l’avversario Peppe Mascara. Eppure
stasera, con l’argentino Lavezzi appiedato per tre turni, con
il pubblico che iscenerà una protesta clamorosa e collettiva
prima della partita contro la squalifica dell’argentino, mica
contro il sostituto, perché Mascara sarà in campo contro
quelli che erano, fino a qualche giorno fa, i suoi ex compagni
di squadra.
Nei giorni scorsi, Mascara è tornato a parlare del Catania e
della partita che dovrebbe vederlo protagonista, in ogni caso:
«Ho un amore infinito per la città di Catania, che mi ha dato
tanto, e verso i tifosi rossazzurri, che mi sono stati sempre
vicini. Per me è stata una scelta tormentata andare a Napoli,
ma sapevo che giocare con i partenopei sarebbe stato un passo
importante, a livello calcistico, per la mia carriera. Non ho
tradito nessuno e avrei preferito che la partita di domenica non
arrivasse mai e che fosse cancellata dal calendario del
campionato di Serie A, ma so che non è possibile».
Invece, eccola. Con Mascara che ripenserà alle gesta più
importanti compiute in casacca rossazzurra. Lo ha già fatto, ha
già pensato, perché adesso è concentrato sulla partita da
gestire. Il gol al Palermo resta nella hit, così come la
convocazione in Nazionale, la promozione in A, il gol a San Siro
da posizione proibita, un altro a Udine, la tripletta al Mantova
in B, il gol al Catanzaro sul neutro di Lecce, in un giorno di
festa e lutto. E, ancora, il pallonetto da centrocampo che
diede, a Vicenza, il 2-0 a un Catania lanciato verso il salto in
Serie A: una mossa degna dei Mondiali di curling.
Ecco, sono soltanto frammenti sparsi, pescati a casaccio, del
passato in rossazzurro di un calciatore che ha fatto epoca.
Perché sei stagioni non si possono ingabbiare in cento righe di
giornale.C’è dell’altro: il rapporto con la città di
Catania, con i tifosi organizzati, l’abitudine di riservare
alla famiglia un trattamento speciale, così come speciali sono
e saranno sempre gli amici di Comiso, i fratelli che lo seguono
quando possono. I pranzi al ristorante ogni domenica, dopo la
partita interna, con la moglie Ramona e i figli Francesco,
Marcello, Nicolò; la partita a calcio con i due bimbi più
grandi, Marcello e Francesco, lungo il corridoio di casa, dopo
il più faticoso degli allenamenti, quell’esame di diploma
preparato in gran segreto (lo sapevano soltanto presidente e
amministratore delegato del Catania) dopo il lavoro…
Insomma, oggi i tifosi sembrano aver dimenticato Mascara.
Qualcuno lo critica aspramente per la scelta. A torto o a
ragione, non sta a noi commentare. Ma giovedì sera, quando
Mascara è sceso in campo per la partita di Europa League,
moltissimi sostenitori rossazzurri hanno provato una piccola,
segreta, emozione nel vedere l’ex capitano in campo da
titolare, con la maglia azzurri del club partenopeo appiccicata
sulla sua pelle.
Quella di oggi no. Quella di oggi sarà una partita che i tifosi
marca liotru vivranno sotto un’unica bandiera, senza
sentimentalismi di sorta. Forse, l’emozione più grande la
vivrà, dentro di lui, Peppino.
Che Napoli sarà? Con Mascara in avanti, preda di Alvarez, con
De Santis che ha chiuso la porta da 562 minuti, con Lopez che
cercherà gol importanti anche per il suo futuro. E con Simeone
che torna nello stadio che fu di Diego, il numero uno del Mondo.
Dunque, una partita non come le altre. Una partita a lume di
candela, come una cena importante, che conta. Conta per Mascara,
ovvio. Ma conta di più, soprattutto, per il Catania. Una
serata davvero particolare per il ragazzo di Caltagirone che
potrebbe giocare con la sua squadra del cuore
Giovanni Finocchiaro - La Sicilia, 20.2.2011
Cholo
duro!!!
"Sime One", uno con le palle...Le palle, una riprova
Le palle. Quelle che dimostra, dopo sei mesi, di avere il
Catania, giacché non si recuperano due partite come quelle con
Lecce e Genoa, peraltro in condizioni ambientali assurdamente
difficili, senza averle ben corpose (sì, una volta potrebbe
apparire un caso, due suona come una conferma...). Le palle.
Come quelle che non bisognerebbe scassare al buon "Sime One"
e, invece, puntualmente Soloni, principi della Tattica
post-mortem, baristi autostimantisi incroci fra Capello e Van
Gaal, allenatori dei pulcini presentati come maghi di herreriana
memoria, commentatori in difficoltà con l'italiano proprio
degli infanti in età evolutiva, "scotolamunnizza" da
operetta e pseudotifosi in malafede continuano a frantumare o,
meglio, a tentare di farlo, dimostrando di non capire nulla non
solo di calcio (il quale non è la scienza esatta che qualcuno
crede sia...), ma anche (e soprattutto) di psicologia. E sì,
non è difficile comprendere come, in un frangente così
delicato per il futuro della stagione, spaccare i maroni a un
allenatore giunto a rimediare le devastazioni dell'infausta
epoca giampaoliana (in poco tempo e con una squadra non
costruita da lui) possa risultare la cosa più deleteria
dell'Universo. Ma tant'è.
Ci siamo abituati. Catania è questa.
Io non mi arrendo, che sia chiaro. Diceva Natalie Clifford
Barney: "Il fatalismo è la via più stravagante per
accettare l'inevitabile". Io non lo accetto. Non lo
accetterò mai.
Sono
strasicuro che domani sentirò e leggerò similguardiolisti
sottolineare il "tempo regalato" (il primo) dal Cholo
al Genoa,
proponendo dotti paralleli con la gara di Napoli, piuttosto che
annotare i cambi azzeccati della ripresa, la grinta trasmessa
alla squadra e al pubblico, i tre punti di platino, i progressi
di Lodi, Ricchiuti e Bergessio, il fatto che il Catania adesso
segna e gioca in attacco piuttosto che subire unicamente i
soliti gol, etc. Del resto, dopo aver avuto l'esperienza
postnapoletana, ci sta tutto. Al "San Paolo" i padroni
di casa, secondi in classifica, avevano vinto con un mezzo tiro
in porta, a seguito di un arbitraggio discutibile e graziati ben
quattro volte da un Catania molto più pericoloso. Eppure
sembrava che il Catania di Simeone avesse perso ignominiosamente
contro un branco di pellegrini. Senza un minimo di memoria
storica, "solito more", senza aver l'onestà
intellettuale di rimarcare un dato assai semplice da rilevare:
quante squadre a Napoli hanno fatto meglio dei rossazzurri? Ma
lasciamo stare. Ripeto, se qualcuno pensa che il nostro destino
sia affogare nel "masopessimismo", io non ci sto. Per
niente. Oggi i ragazzi, soffrendo e lottando, ci hanno regalato
una delle pagine più epiche della recente storia etnea, un
"lunch match" che rimarrà indelebile nella nostra
memoria. Cosa importa se nel primo tempo si è giocato male e
nella ripresa splendidamente? Le partite durano 90' e rimbalzano
tra episodi determinanti e altalenanti vicende psicologiche e
tecniche. Ciò che conta è che si sia portato a casa un
risultato fondamentale, che si sia toccata quota 29 (-10 alla
meta con 11 match da giocare), mettendo insieme anche buone
trame, pali, azioni da rete ripetute, emozioni spettacolari.
Questo è il calcio, che diamine! Il valore di questo risultato
è incommensurabile, non solo perché le lunghezze di distanza
dal terz'ultimo posto sono diventate 4 (Cesena, vittorioso sul
Chievo). Incommensurabile dal punto di vista psicologico,
dell'autostima; incommensurabile perché i rossazzurri si
lasciano dietro 5 squadre: Bari, Brescia (fermato in casa dal
"rimontante" Lecce), Cesena, Lecce e Parma (buon punto
mariniano a Roma). Una bagarre finale, sì, ma una bagarre in
cui il Catania parte da uno stallo avanti.
Le
critiche bisogna farle "giuste". E, allora, se proprio
vogliamo dire qualcosa al tecnico etneo, diciamogli: "Auuu,
Cholo, ora basta con gli esperimenti, la squadra è quella della
ripresa". Punto. Non funziona il 4-3-1-2 proposto nel primo
tempo. Non funziona
Gomez dietro le punte. Non funziona per
niente l'assenza di gioco sulle fasce, deleterio per le due
ottime punte che ha il Catania, quasi un lusso. Non funziona
Ledesma, prendiamone atto: lento, impreciso, a tratti
indisponente. I primi 45' odierni si mostrano come
paradigmatici, al di là del fatto che il gol del vantaggio
genoano di Floro Flores fosse viziato da un netto off-side.
Squadra lenta e impacciata, drammaticamente povera di sostanza a
centrocampo, dominato da Kucka e Veloso, dove il solo Lodi (fra
i migliori) predica nel deserto, corsie laterali asfaltate da
Mesto, Moretti, Rossi e Criscito, punte isolate e abbandonate a
sé stesse e... Augustyn. Improponibile a questi livelli. Un suo
chiaro fallo in area su Floro aveva "spaventato" i
tifosi rossazzurri sugli spalti. Un errore, quello di
Giannoccaro e dei suoi collaboratori. Uno dei tanti. La sola
occasione fallita da Ledesma (incapace di mettere la palla
dentro da qualche centimetro) non può bastare. Non può bastare
se si pensa al chiaro predominio rossoblù e al clamoroso palo
di Rossi, seguito dal miracolo di Andujar sullo stesso
centrocampista ligure. Funziona, di contro, il 4-4-2 della
ripresa, durante la quale tutto cambia, psicologicamente
(Simeone "spara" negli spogliatoi) e tatticamente.
Schelotto (per il deludente Potenza) e Gomez (per Ledesma) a
riequilibrare le fasce, Carboni, Lodi e Ricchiuti in mezzo,
Bergessio e Maxi da tandem di punta più
accentrato, più
"vicino". Si vede fin dai primi minuti che il
"clima" è cambiato. Con ancora nelle orecchie cori e
fischi, i rossazzurri si fiondano in avanti, sommergendo gli
ospiti. I due gol di Maxi (su calcio piazzato) e Bergessio (gran
botta sotto misura deviata da Criscito) risultano la più chiara
risultanza di questo dominio.
Rinato Alvarez sulla sinistra,
bene Schelotto a limitare Criscito, di gran lunga meglio Gomez
da esterno, sempre lucido in regia Lodi, scatenati in pressing i
due attaccanti. Ma è soprattutto un giocatore a cambiare la
partita: Adrian Ricchiuti, messo nel ruolo "mihajloviciano".
Il suo, quello dei "50 minuti". Devastante palla al
piede in percussione, decisivo in occasione delle due reti,
geniale in alcuni assist, mai banale. Il regista offensivo che
serve a questa squadra. Direi imprescindibile. Il Cholo deve
farsene una ragione. Oltre tutto, la gara si era messa benissimo
a seguito dell'espulsione di Criscito per fallo da ultimo uomo
su Lodi. Peccato che fosse rigore. Nell'occasione si fanno
buttare fuori anche Floro (già in panca, sostituito da Paloschi)
e Ballardini, per inutili e immotivate proteste. Altro errore di
Giannoccaro di Lecce... L'unica "pecca" del Catania è
non chiudere la partita. Per imprecisione con Maxi, per sfortuna
con Lodi (palo su conclusione a giro di rara bellezza). E quando
sbagli, rischi di pagare. Rischi se hai la sfortuna di dover
sostituire lo squalificato Spolli con un elemento inadeguato
alla categoria come Augustyn. Al secondo tentativo ci riesce, il
polacco: si fa anticipare da Paloschi su un cross innocuo dalla
destra e lo trattiene a due passi dalla porta rossazzurra,
procurando rigore ed espulsione. Questa volta è impossibile
"fallare" per Giannoccaro. Ma è destino, i canovacci
delle imprese calcistiche leggendarie richiedono anche
situazioni del genere: batte Veloso e Andujar, in un solo colpo,
riscatta una stagione negativa (chiare colpe pure sul primo gol
del Genoa, quando non riesce a trattenere un facile tiro dal
limite). Straordinaria la parata del portiere della Nazionale
"albiceleste" sul tiro ben indirizzato dal portoghese
Veloso. Poi, sofferenza, urla, Cholo scatenato a incitare il
pubblico, sofferenza e trionfo. Il "sale" del calcio.
di Max Licari (calciocatania.com)
Due reti in tre minuti del romeno (nella foto il 2-0) spianano la
strada alla Fiorentina, che triplica nella ripresa con un gol
irregolare di Gilardino. Etnei poco aggressivi e in netta difficoltà
a centrocampo. E la classifica si complica
Nessuna svolta. In trasferta, il Catania continua a combinare poco o
nulla. A digiuno di vittorie esterne da oltre un anno, gli etnei
tornano a mani vuote anche da Firenze vedendo nuovamente complicarsi
la classifica in una domenica in cui tutte le rivali in coda vanno a
punti, eccezion fatta per il derelitto Bari.
I
rossazzurri, adesso solamente a +1 sulla zona retrocessione,
confermano tutti i loro limiti esterni in una gara in cui
l'aggressività e il temperamento che dovrebbe trasmettere Simeone
dalla panchina proprio non si vedono. A nulla serve la scelta del
Cholo di schierare un undici d'attacco con Schelotto basso a destra e
Gomez e Bergessio a supporto di Maxi Lopez.
La
squadra ha caratteristiche offensive che però non sfrutta soffrendo
soprattutto a centrocampo, dove il terzetto formato da Lodi, Carboni e
Pesce è in costante sofferenza. La Fiorentina, pur senza strafare, ha
gioco facile. A spianare la strada agli uomini di Mihajlovic è il
ritrovato Mutu, che nel giro di tre minuti, sfruttando le esitazioni
difensive avversarie, sigla la doppietta che segna l'incontro.
Il
romeno, tutto solo in area, sblocca il risultato con un colpo di testa
sotto misura sugli sviluppi di un angolo di Santana prolungato da
Gilardino e si ripete poco dopo approfittando degli errori in sequenza
di Alvarez (saltato da Santana), Carboni e Lodi (in vantaggio sul
pallone ma incapaci di chiudere) e infine di Andujar (incerto su un
rasoterra non irresistibile).
Le
modifiche tattiche di Simeone, che passa al 4-3-1-2 con Gomez dietro
le due punte, producono due opportunità per Bergessio (destro troppo
centrale su assist di Gomez) e Gomez (bella conclusione che sorvola
l'incrocio), ma non basta, così come non basta inserire Ricchiuti
nella ripresa per passare a uno sbilanciato 4-2-3-1 con i soli Lodi e
Pesce in mediana.
Un
pallonetto alto di Bergessio e un diagonale fuori d'un soffio di Maxi
Lopez sembrano offrire qualche speranza ai tifosi catanesi, ma da una
giocata sbagliata di Lodi nasce il contropiede viola che frutta il 3-0
di Gilardino, servito da Montolivo, in posizione di chiaro fuorigioco
non rilevata da arbitro e guardalinee. La gara finisce qui: i
tentativi di Alvarez, Bergessio e Ledesma da una parte e di Montolivo
e Babacar dall'altra non cambiano il risultato.
(lasicilia.it)
SIMEONE:
RESPONSABILITA' SCONFITTA SONO MIE
Il Catania fuori casa continua ad avere grosse difficoltà, come
conferma il 3-0 subito a Firenze. "E' difficile capire come
uscirne, ci stiamo pensando ma succede sempre la stessa cosa: in
trasferta non riusciamo a esprimerci bene - afferma Diego Simeone - Mi
sento il responsabile di questa sconfitta, perchè io scelgo i
giocatori e la partita non è stata buona. Ora dobbiamo lavorare per
fare tre punti in casa". La classifica si fa sempre più
preoccupante per gli etnei. "Se mi sento pressione? Quello
sempre, adesso mi tocca lottare per non retrocedere come successo col
Racing in Argentina - aggiunge il Cholo - Dobbiamo lavorare e cercare
di trasmettere quello di cui abbiamo bisogno, per giocare come nei
secondi tempi con Genoa, Napoli e Bologna".
(06/03/2011) (Spr)
Su
un terreno ai limiti della praticabilità, i rossoazzurri
battono i blucerchiati con un'invenzione dell'argentino al 30'
della ripresa. Genovesi in dieci per l'espulsione di Tissone di FEDERICO SALA (La
Repubblica)
CATANIA
- Il Catania di Simeone conquista tre punti fondamentali in
chiave salvezza battendo la Sampdoria grazie ad una 'magià di
Llama alla mezz'ora del secondo tempo. Su un terreno infame,
reso pesantissimo dalla pioggia, gli ospiti resistono in dieci
contro undici per 50' circa ma nulla possono sulla girata
vincente del centrocampista, inserito dal tecnico rossoazzurro
all'8' della ripresa.
PROTAGONISTA
LA PIOGGIA - Simeone schiera un Catania molto offensivo con Maxi
Lopez punta unica, ma supportato da un tridente composto da
Bergessio, Ricchiuti e Gomez. Esordio sulla panchina
blucerchiata per Cavasin e subito emergenza: con Gastaldello
squalificato e diversi infortunati, l'allenatore opta per un
3-5-2 con una difesa a tre formata da Zauri, Volta e Martinez. A
sinistra, sulla linea di centrocampo, Laczko viene preferito a
Ziegler; davanti ci sono Guberti e Maccarone. Come dicevamo, la
vera protagonista del match è la pioggia che rende il terreno
del Massimino impraticabile, soprattutto sulle corsie laterali.
I giocatori in campo faticano ad adattarsi subito e fioccano i
falli per entrate fuori tempo.
ROSSO
PER TISSONE - La prima occasione è sui piedi di Maccarone che
all'8' sfrutta un rimbalzo fasullo della palla sul terreno
zuppo, ma la sua conclusione, da posizione defilata, termina sul
fondo. Dicevamo dei falli; a commetterne due, da cartellino
giallo, è Tissione: prima all'11' e poi, molto ingenuamente, al
23', quando trattiene per la maglia Gomez. Rizzoli lo caccia e
la Samp si ritrova in inferiorità numerica. Ma, anche grazie al
terreno pesante, la differenza di uomini in campo non si nota
molto nel primo tempo. Complici anche i troppi lanci lunghi che
cerca di fare la formazione
di casa. Occasioni pochissime: segnaliamo un tiro dal limite di
Carboni al 35' (a lato) e una bellissima conclusione al
volo di Marchese, in area, con pallone di poco alto sopra la
traversa.
LLAMA
DECISIVO - Ad inizio ripresa i due tecnici cambiano uomini:
Cavasin inserisce Ziegler al posto di Guberti, che non aveva
fatto malissimo. Simeone invece sceglie Schelotto per Gomez,
già ammonito. Quando viene mostrato un giallo anche ad Alvarez,
il Cholo leva anche lui e inserisce Llama (all'8'). La gara non
decolla a livello spettacolare, ma il Catania
dà la sensazione di crederci di più e costringe la Sampdoria a
difendersi esclusivamente, con Maccarone isolatissimo in
attacco. Dopo un sinistro di Ricchiuti deviato in corner,
arriviamo all'episodio
decisivo, al 30'. Calcio d'angolo per i
rossoazzurri che Lodi batte in modo anomalo,
servendo direttamente Llama al limite dell'area. L'argentino,
solissimo, si inventa una girata al volo che non dà scampo a
Curci. Esplode il Massimino e con lui Simeone, per un gol che
può significare la salvezza. Grazie ai tre punti, infatti, gli
etnei superano in classifica proprio la Samp, portandosi a quota
32. I genovesi restano a 31 e la Serie B è di poco sotto, a
soli 3 punti.
Franco
Carraro Presidente. CATANIA E GENOA: PARERE CONTRARIO Il rosso e l'azzurro,
anche nella sua variante cromatica più scura,
non sono sicuramente i colori preferiti del 'Poltronissimo',
soprannome che a ragion veduta è stato affibbiato a Carraro,
dominatore incontrastato della “comodità” visto che passa
da una poltrona all'altra, dalla Figc alla Lega, passando
per il Coni, di cui fu presidente dal 1978 al 1987. Catania e
Genoa, avallate dal Palermo, si opporranno con forza alla sua
candidatura in Lega Calcio. L’amministratore delegato del club
etneo Pietro Lo Monaco è sceso sul piede di guerra: “Se torna
Carraro faremo le barricate” ha detto ieri. Una dichiarazione
forte proferita da un uomo che di certo non le manda a dire. Ma
c’è un però: se “Poltronissimo” dovesse essere eletto
quale dazio dovrà pagare il Catania
trovandosi, per così dire, all’opposizione nel Governo del
calcio? Sviste arbitrali? La serie B? “A pensar male si fa
peccato ma a volte non ci si sbaglia” disse tempo fa il
politico e scrittore Giulio Andreotti, e allora non vorremmo
fare dietrologia ma pensando alla fine che fece il Bologna e il
suo presidente Gazzoni Frascara dopo aver attaccato Carraro, ci
viene spontaneo dire a Lo Monaco di non toccare i fili dell’alta
tensione… Catania, Ricchiuti: "In settimana prolungo il
contratto"
Il
centrocampista Adrian Ricchiuti nella mix zone dello stadio
Massimino ha parlato del match vinto con la Sampdoria in
esclusiva ai microfoni di Itasportpress. "E' stata una gara
difficile contro un avversario che si è difeso per quasi tutti
i 90' minuti e non è stato facile metterlo sotto. Il campo
pesante non ci hatto giocare come volevamo ma alla fine il gol
è arrivato sugli sviluppi di un corner. Vittoria meritata che
ci fa allontanare dalla zona retrocessione e tira dentro la
Sampdoria. Io sono felice per i nostri tifosi e anche per me
stesso che in settimana prolungherò il contratto con il club
etneo. E' la conferma che quando si lavora con impegno e
serietà i risultati arrivano"
ARBITRO:
Russo di Nola; Dobosz-Passeri; IV Merchiori.
INDISPONIBILI:
Basta, Ferronetti e Angella; Capuano, Biagianti, Izco, Martinho,
Bellusci, Sciacca e Potenza. SQUALIFICATI:
P. Alvarez (1).
DIFFIDATI:
Handanovic, Inler, Abdi e Pinzi; Andujar, Maxi Lopez, Silvestre
e Llama. AMMONITI:
Gomez, Pinzi, Llama.
Catania,
il solito stop
Nuova sconfitta esterna dei rossazzurri, battuti per 2-0
dall'Udinese con reti di Inler e Di Natale su rigore (foto
Galtieri). Friulani meno brillanti del solito, agli etnei
mancano cinismo sotto porta e il cambio di passo nella ripresa
Udinese cinica, Catania no. Copione strano, quello del Friuli.
Opposti alla squadra più in forma del momento, gli etnei
proseguono la serie negativa in trasferta, ma lo fanno
concedendo poco agli avversari, non nella loro giornata
migliore.
La
qualità del duo d'attacco bianconero è nota, ma stavolta
emerge in maniera molto meno dirompente che nelle ultime
settimane. I friulani passano solo con un bel tiro al volo di
Inler e raddoppiano nella ripresa grazie a un guizzo di Sanchez,
che salta Spolli e va giù sulla chiusura di Marchese per un
penalty che Di Natale trasforma con freddezza.
Per
il resto, però, i padroni di casa non riescono a esprimere
l'abituale brillantezza di gioco. Merito anche del Catania, che
resta corto e limita gli spazi sugli esterni, dove le proiezioni
di Isla e Armero vengono contenute grazie ai continui raddoppi
sulle fasce in un 4-3-3 che in fase difensiva si trasforma in
4-5-1.
I
rossazzurri non riescono a portare a casa un risultato positivo
che non sarebbe stato impossibile da centrare perchè nei primi
venti minuti - la fase migliore della gara dei catanesi - non
capitalizzano come potrebbero un paio di buone opportunità per
interrompere l'imbattibilità di Handanovic.
L'assist
di Ricchiuti non sfruttato da Bergessio e l'occasionissima di
Lodi - conclusione in piena area finita addosso a Zapata dopo un
bell'affondo di Schelotto a destra - avrebbero potuto cambiare
il volto di una gara che invece gira a favore dei friulani con
il jolly pescato da Inler.
Neppure
il sinistro dal limite di Marchese, finito fuori d'un soffio,
serve a rimettere in carreggiata il Catania, che nella ripresa
evita di prestare il fianco alle temute ripartenze avversarie
senza però trovare il cambio di passo necessario per mettere
l'Udinese sotto pressione.
Rigore
a parte, l'undici di Guidolin si fa vedere solo con un destro di
Isla controllato da Andujar senza problemi. Neppure gli etnei,
nonostante l'ingresso in campo di Maxi Lopez, riescono a
impegnare Handanovic seriamente tornando a casa con una
sconfitta che sul piano della classifica ha comunque
ripercussioni limitate: gli uomini di Simeone restano a +4 sulla
zona retrocessione.
(Lasicilia.it)
CALCIO,
CATANIA; SIMEONE: 15 GIORNI PER PREPARARE IL DERBY
E' polemico Diego Simeone al termine della sconfitta di Udine.
"Rigore dell'Udinese? Dubbio no... lo fanno i ragazzini
quando giocano a calcetto. E' andata male per l'arbitro".
Adesso, ci sono quindici giorni per pensare al derby di Palermo.
"Adesso abbiamo il pensiero al derby, con tranquillità in
questi 15 giorni prepareremo quella gara importante per tutta la
città".
Il
Catania tiene Lo sviluppo della partita era prevedibile, l’Udinese
con la sua manovra avvolgente prova ad affondare, il Catania ben
messo in campo da Simeone tiene bene e si chiude a dovere, anzi
sono proprio i rossazzurri a rendersi pericolosi dalle parti
dell’area bianconera; al 9° Ricchiuti conquista un gran
pallone sulla trequarti e serve Berghessio, l’ex Sant’Etienne
una volta in area prova a rientrare sul sinistro ma Benatia è
bravo a fermarlo, era un’ottima occasione tre contro due. L’Udinese
fatica a trovare varchi, la squadra friulana non riesce a
distendersi, d’altronde i bianconeri com’è noto si
esprimono meglio in trasferta, il Catania rimane attento e
continua con le sortite offensive, al 19° Schelotto va via a
destra e dal fondo mette un bel pallone a rimorchio per Lodi all’altezza
del dischetto, la conclusione di sinistro dell’ex di turno
viene rimpallata da Zapata; un minuto dopo Ricchiuti serve in
verticale Berghessio che di sinistro calcia in corsa, pallone a
lato. Al 21° arriva il gol dell’Udinese, quasi casualmente,
un cross dalla destra viene respinto corto della difesa etnea,
arriva per il sinistro al volo Inler che di collo esterno la
piazza nell’angolino basso alla sinistra di Andujar. Il gran
gol del vantaggio friulano avrebbe potuto spianare la strada ai
bianconeri che invece subiscono il ritorno del Catania convinto
a non darsi per perduto. Al 23° Simeone deve sostituire
Schelotto infortunato con Morimoto, Gomez si sposta a destra per
fare spazio al giapponese a sinistra. Al 31° una bella azione
manovrata porta Lodi in area, assist telecomandato per Marchese
sul latro opposto, sinistro di prima intenzione del terzino che
incrocia sfiorando il palo alla destra di Handanovic. Prima
della fine del primo tempo Simeone muove ancora qualcosa sul suo
scacchiere, Morimoto va a sistemarsi come punta centrale mentre
Berghessio va a sinistra. Chiude Di Natale dal dischetto Il Catania si presenta in
campo con gli stessi uomini, anche l’atteggiamento è lo
stesso, si deve raddrizzare il risultato ma non bisogna
squilibrarsi eccessivamente, lasciare spazi agli attaccanti
friulani sarebbe un errore grave. I rossazzurri come nella prima
parte dell’incontro rimangono quadrati, attendono l’Udinese
nella propria metà campo ma si rendono molto pericolosi con
delle brucianti ripartenze, al 60° una bella azione in
verticale porta al tiro Gomez dalla destra, il diagonale
pericoloso viene deviato sull’esterno della rete. Il Catania
si appoggia spesso a Morimoto, il giapponese è sempre pronto
allo scatto, sempre il verticale, le sue iniziative tengono in
apprensione la retroguardia friulana. Dopo il quarto d’ora
della ripresa Simeone inserisce forze fresche, Maxi Lopez rileva
Bergessio mentre Llama subentra al posto di Gomez. I rossazzurri
si risistemano in campo con Morimoto sulla destra e il
neoentrato argentino a sinistra. Gli sforzi del Catania non
vengono premiati, anzi al 72° l’Udinese chiude i conti:
Sanchez va via a destra, con una serpentina si incunea in area,
su di lui interviene Marchese che lo atterra, l’arbitro
assegna la massima punizione. Dagli undici metri si presenta Di
Natale, Andujar non riesce a ripetere il miracolo di qualche
settimana fa e il capocannoniere del campionato fa centro, 2-0.
Il doppio svantaggio è troppo per i rossazzurri che non
riescono a rialzare al testa, il Catania ci prova ancora con le
ultime energie ma la convinzione va scemando col passare dei
minuti. Arriva una nuova sconfitta esterna ma questa volta il
Catania non ha demeritato affatto di fronte alla squadra più in
forma del campionato; per fortuna la sconfitta non lascia
strascichi in quanto le dirette concorrenti nella lotta salvezza
non hanno saputo fare di meglio, il vantaggio quindi sul terz’ultimo
posto rimane invariato, +4 sul Lecce sconfitto a Milano. Adesso
15 giorni di pausa per ricaricare le pile in vista del derby col
Palermo e del rush finale del campionato che sarà stremante.
Stadio
“Angelo Massimino” di Catania, 31ma giornata di campionato:
va in scena il derby di Sicilia. All'andata a Palermo finì 3-1 per
i rosa e sulle panchine c'erano Delio Rossi e Marco Giampaolo,
oggi le due squadre si presentano all'appuntamento con Diego
Simeone e Serse Cosmi dopo gli esoneri dei loro predecessori.
Spettacolo già a partire dalle formazioni ufficiali, con
Ricchiuti, Bergessio e Maxi Lopez a guidare il Catania
italo-argentino e con Pinilla ed Hernandez titolari per un
Palermo che rinuncia dal primo minuto sia a capitan Miccoli che
alla stella Pastore.
Match
subito vivo, dopo appena un minuto l'arbitro Morganti estrae il
primo giallo nei confronti di Silvestre per un duro fallo su
Pinilla. Grinta e velocità per le due squadre: sugli sviluppi
di una punizione etnea conquistata da Schelotto, al 4' il rosa
Nocerino si inventa un gran contropiede chiuso da Hernandez con
un bel tiro che però non centra lo specchio della porta.
Problemi per Balzaretti, il Catania quindi insiste su quella
fascia con continui lanci a cercare Schelotto. Ritmo alto nel
primo quarto d'ora, coi rossazzurri che collezionano calci
d'angolo; buon avvio di Lodi e Ricchiuti da una parte, di
Nocerino ed Hernandez dall'altra.
Ottima
azione al 18' per Maxi Lopez sulla corsia di destra: l'argentino
si beve tutti e poi crossa in mezzo senza però trovare
Bergessio; poco dopo tiro da lontano di Bacinovic che non
inquadra la porta e tre minuti dopo colpo di testa di Hernandez
leggermente alto. Il Catania vuole sfruttare i lanci di Lodi per
Schelotto, il Palermo preferisce la manovra e gli appoggi su
Pinilla: questi i temi ricorrenti della prima frazione di gioco.
Scatenati Schelotto e Nocerino, il numero sette rossazzurro al
25' fa ammonire Munoz; match piacevole, anche se privo di vere
occasioni da gol. Sulle panchine i due tecnici caricano le
squadre, il Catania di Simeone cerca sempre di più Ricchiuti
tra le linee.
Al
36' primo tiro nello specchio della porta per Bacinovic, dopo
tre tentativi: palla controllata da Andujar con tranquillità.
Il Catania costruisce un buon numero di azioni, ma non riesce ad
impensierire seriamente Sirigu, il Palermo gioca con minore
frenesia e attacca con pochi uomini; maggior possesso di palla
per i padroni di casa, ma le migliori occasioni sono degli
ospiti. Al 42' grande azione di Pinilla che fa un bel numero in
area, ma il suo passaggio al centro è facile preda del
portiere. Al 44' Andujar para in due tempi una punizione di Bovo,
ultima azione da segnalare per il primo tempo: zero a zero
giusto al termine della prima parte del match.
Nessun
cambio ad inizio secondo tempo, torna in campo anche Balzaretti
con qualche problema ad una caviglia. Dopo 3' minuti passa in
vantaggio il Catania: contropiede guidato da Maxi Lopez, cross
al centro dell'area e pasticcio di Balzaretti che di petto cerca
Sirigu ma insacca nella propria porta con l'estremo difensore
sardo beffato anche dal tentativo di Lodi che non riesce ad
intervenire sul pallone. Si tratta di autogol del terzino della
Nazionale azzurra. Prende coraggio la formazione di casa e
appena due minuti dopo ci prova Bergessio, conquistando
l'ennesimo corner della partita. Risponde al 7' Pinilla con un
tiro da fuori, Andujar mette in angolo. Entra in campo Pastore
al posto di un deludente Bacinovic.
Ancora
ottimo Maxi Lopez, che al 10' tira da lontano mettendo di poco a
lato. L'argentino poi subisce un fallo di Pastore, prontamente
ammonito dall'arbitro Morganti: il 'flaco' era diffidato. Al 12'
combinazione Hernandez-Pinilla, col primo che sfiora il pareggio
con un bel tiro che esce di pochissimo. Il Palermo è vivo,
brivido per il Catania. Al quarto d'ora, però, arriva il due a
zero con Bergessio, abile a battere Sirigu dopo un ottimo lancio
di Lodi che inventa una gran giocata a centrocampo. Prova a
reagire il Palermo: gran destro di Balzaretti al 18' e calcio
d'angolo dopo la buona risposta di Andujar. Entra Ledesma al
20', Simeone chiama fuori e abbraccia Bergessio.
Scatenato
il Catania: al 22' subito Ledesma! Il nuovo entrato si inserisce
in area con i tempi giusti e insacca sulla ribattuta di Sirigu
che aveva negato il gol a Maxi Lopez. Tre a zero e partita
chiusa. Applausi al “Massimino”, al 24' esce l'ottimo
Ricchiuti ed entra il 'papu' Gomez. Subito dopo fuori Lodi,
dentro Pesce. Niente da fare per il Palermo: al 28' Munoz di
testa su punizione di Bovo, palla innocua per il portiere. Si
scalda Miccoli, intanto in campo lotta Pinilla. Alla mezz'ora
bel contropiede del Catania, bene Gomez ma il suo tiro-cross
basso non va. Un minuto dopo c'è il poker rossazzurro con il
pallonetto di Pesce, altro giocatore appena entrato. Cambi
perfetti per Simeone.
Volano
i cartellini per il Palermo: giallo anche per Hernandez e
Migliaccio, anche lui già diffidato e quindi assente domenica
prossima contro il Cesena. Nel frattempo il pubblico chiede il
pokerissimo e Gomez al 36' ci prova da fuori area: la deviazione
procura ancora una volta un calcio d'angolo per la formazione
etnea. Letteralmente uscito dal campo il Palermo nel finale di
gara, al 39' Hernandez prova un'azione personale ma viene chiuso
dai difensori rossazzurri. Il Catania gestisce la palla per non
infierire. Pessima partita per Pastore, entrato in campo senza
la giusta mentalità e con un atteggiamento di sufficienza che
mal si adatta ad un match così importante.
Il
match si chiude con il trionfo del Catania di Simeone, per il
Palermo sesta sconfitta nelle ultime sette partite: tre ko per
Delio Rossi, tre per Serse Cosmi. La squadra rossazzurra ha
vinto il derby giocando con grande intensità e ripartendo molto
bene in contropiede: successo fondametale in chiave salvezza. Il
centrocampista Ezequiel Carboni a fine gara ha dichiarato: “Abbiamo
fatto capire dal primo minuto che volevamo i tre punti. La
città teneva al derby, il gruppo ci ha sempre creduto. Con
questi tre punti siamo lì ad un passo dalla salvezza. Siamo
tutti uniti sin dal primo minuto della stagione, la vittoria la
dedichiamo a tutta la gente che lavora per questa squadra”.
(calciocatania.com)
CATANIA
(4-3-1-2): Andujar; Pablo Alvarez, Augustyn, Terlizzi, Marchese;
Lodi (46' Schelotto), Carboni, Ledesma; Ricchiuti (58' Gomez);
Bergessio (84' Capuano), Maxi Lopez. A disp.: 30 Campagnolo, 24
Pesce, 27 Biagianti, 15 Morimoto. All: Simeone.
ARBITRO:
Valeri di Roma; Carrer-Costanzo; Bagalini.
INDISPONIBILI:
S. Masiello, Kutuzov, Okaka, Barreto, Castillo e Romero;
Martinho, Bellusci, Llama, Sciacca.
SQUALIFICATI:
Silvestre DIFFIDATI: Raggi, Glik, Donati, A. Masiello e
Ghezzal; Andujar, Maxi Lopez e Gomez. AMMONITI:
A. Masiello.
Il
Catania spreca ma la salvezza si avvicina
Coppia
centrale d'emergenza
La contemporanea assenza di Silvestre per squalifica e diSpolli per infortunio costringono mister Simeone a
schierare una coppia di centrali difensivi assolutamente
inedita, davanti ad Andujar si schierano infatti Terlizzi e
Augustyn, a destra va Alvarez e a sinistra Marchese, a
centrocampo Carboni Lodi e Ledesma con Ricchiuti e Bergessio a
supporto di Maxi Lopez, un modulo riassumibile in un 4-3-2-1.
Sulla panchina del Bari Bortolo Mutti deve fare a meno di
diversi uomini, così si affida a Gillet per i pali, a Masiello
Belmonte Rossi e Parisi per la difesa a quattro, poi Bentivoglio
Almiron e Gazzi a centrocampo e Huseklepp e Alvarez a supporto
di Rudolf unica punta, modulo speculare a quello rossazzurro.Succede
poco, gol a parte
Strana partita quella del San Nicola, chi si aspettava un Bari
all'arma bianca vista la disastrosa condizione di classifica
rimane presto deluso, gli uomini di Bortolo Mutti non affondano,
si affidano alle iniziative di Alvarez che prova a sfruttare la
sua velocità palla al piede, ma non riescono mai a rendersi
pericolosi dalle parti dell'area rossazzurra. Il Catania dal
canto suo rimane in controllo, i rossazzurri fanno girare il
pallone con molta calma, i ritmi sono bassi e per molti minuti
non si registrano occasioni da rete; c'è molto caldo e la
temperatura si fa sentire nei muscoli dei calciatori che dosano
le energie. Al 32° il Bari a sorpresa passa in vantaggio, su
azione d'angolo Gazzi si libera in piena area per colpire di
testa all'altezza del primo palo e fredda Andujar
impossibilitato ad intervenire, 1-0 per i biancorossi al primo
vero tiro verso la porta. Il Catania reagisce immediatamente, i
ragazzi di Simeone si riversano subito nella metà campo barese
e la occupano stabilmente; al 38° una bella azione personale di
Bergessio si conclude con un bel diagonale di destro che sfiora
il palo alla destra di Gillet, cinque minuti dopo invece arriva
il giusto pareggio: azione insistita di Maxi Lopez che vince un
rimpallo al limite dell'area e poi di destro calcia verso il
secondo palo, una deviazione beffa Gillet, 1-1 al 43°.
Occasione
sprecata Il Catania
si ripresenta in campo con Schelotto al posto di Lodi e con un
nuovo assetto tattico, i rossazzurri si schierano con un
4-2-3-1, il neoentrato si piazza come terzo a destra alle spalle
di Lopez. La mossa di Simeone è un segnale alla squadra alla
quale chiedere di vincere questa partita e di non accontentarsi
del pari. Al 4°st Rudolf spaventa Andujar con una punizione che
scheggia la traversa prima di spegnersi sul fondo. Qualche
minuto c'è un nuovo cambio per il Catania, Simeone richiama
Ricchiuti in panchina e inserisce Gomez, a lui chiede velocità
e corsa; Mutti risponde con con Rivas per un impalpabile
Alvarez. Al 22°st Schelotto vola sulla destra in contropiede,
arriva quasi sul fondo, mette un pallone dietro per il
'rimorchio' di
Gomez, tiro di prima intenzione e pallone sul
fondo; in questa fase centrale del secondo tempo il Catania
domina l'incontro, Lopez al26°st si libera con una spallata di Rossi e si presenta
davanti a Gillet, il tiro di piattone dell'argentino trova la
respinta dell'estremo difensore barese. Due minuti dopo ancora
Lopez allarga per Bergessio che prova il collo esterno sinistro
indirizzato nell'angolino basso, ancora una volta Gillet ci
mette una pezza deviando in angolo. Il Catania domina ma spreca
troppe occasioni, la più clamorosa è sui piedi di Bergessio
che al 33°st viene lanciato da Gomez in verticale e si ritrova
all'altezza del dischetto tutto solo con Gillet in uscita, il
tentativo di scavalcarlo con un colpo sotto riesce male e la
sfera finisce larga sul fondo. Del Bari non si ha notizia, Mutti
ha provato con gli innesti di Ghezzal e Donati al posto di
Huseklepp e Almiron senza ottenere risultati apprezzabili. I
minuti finali sono palpitanti perché il Catania cala di
condizione, forse per il caldo, e i biancorossi invece si fanno
vedere dalle parti di Andujar con un paio di colpi di testa su
azioni da palla inattiva. Per fortuna non accade nulla che
poteva suonare davvero come una tremenda beffa, in ogni caso i
rossazzurri hanno commesso un grave peccato nel non
concretizzare le tante palle gol create nella ripresa, palle gol
che sarebbero valse la vittoria quasi sicuramente con
conseguenti tre punti in classifica e discorso salvezza
praticamente archiviato. Invece ci sarà ancora da lottare, il
Cesena in extremis strappa un punto in trasferta e ristabilisce
le distanze, ancora +5 per il Catania; i rossazzurri hanno anche
il vantaggio di avere diverse squadre alle spalle che non se la
‘passano’ certo bene, Parma e Sampdoria su tutte. Come
sempre, la storia del Catania insegna, saranno fondamentali le
gare interne al Massimino, a partite da quella di domenica
prossima contro la Lazio.
di
Orazio Cutrona
(Calciocatania.it)
Estudiantes,
Enzo Perez: "Che talento Barrientos!"
Enzo Perez, centrocampista argentino dell'Estudiantes, ha
parlato di Pablo Barrientos, ex fantasista del Catania arrivato
a La Plata lo scorso mese. Proprio Perez che poteva indossare la
casacca rossazzurra è rimasto sorpreso dallo stato di forma e
dalle prodezze che il 'Pitu' ha regalato nelle ultime
apparizioni con il club argentino. “Pablo ha una grande
tecnica e un'ottima visione di gioco – ha dichiarato Perez a
radio Del Plata – Pensavo stava peggio fisicamente ed invece
ha fatto vedere buone cose nel precampionato. Ho parlato con
lui, sta bene e spera di migliorare ancora. Con il 3-4-2-1
riusciamo ad esprimere un gioco migliore. L'arrivo del Pitu è
stato importante ma i dirigenti sono stati bravi a non
smantellare il gruppo che ha vinto l'ultimo Apertura”.
ARBITRO:
Rizzoli di Bologna; Stefani-Faverani; Russo. SQUALIFICATI:
Matuzalem (2). INDISPONIBILI:
Bellusci, Sciacca e Llama; Diakitè, Brocchi e Rocchi. DIFFIDATI:
Andujar, Maxi Lopez e Gomez; Kozak, Brocchi e Stendardo. AMMONITI:
Dias, Radu, Biava, Bresciano, Morimoto.
Non
drammatizziamo Spolli in panchina Capuano in campo Il centrale difensivo
recupera ma Simeone lo fa accomodare in panchina, la coppia di
mercatori è composta da Terlizzi e capitan Silvestre, sulle
fasce Alvarez a destra e il rientrante Capuano a sinistra, a
centrocampo Carboni e Lodi, sulla trequarti si schierano
Schelotto Ricchiuti e Berghessio, in avanti Maxi Lopez. La Lazio
di Reja si presenta con un 4-3-1-2: Muslera in porta,
Lichtsteiner Biava Dias e Radu in difesa, a centrocampo
Bresciano Ledesma e Mauri, in avanti Hernanes Sculli e Floccari.
Ancora
Hernanes E' un Catania attendista quello che Simeone mette in
campo, i rossazzurri si sistemano quasi con un 4-1-4-1 in attesa
delle offensive biancocelesti. L'allenatore argentino sembra
aver impostato la gara sulle ripartenze, mentre il pallino del
gioco viene lasciato alla Lazio. La prima occasione è per la
testa di Sculli che colpisce debolmente favorendo l'intervento
facile di Andujar; poco dopo l'esterno ex Genoa è costrento ad
abbandonare il terreno di gioco per infortunio, al suo posto
entra Mauro Zarate. La partita non è veloce, la trama dei
capitolini è lenta ma trova un buon sfogo sulle fasce,
specialmente sulla destra dove Zarate impensierisce la
retroguardia rossazzurra; altri pericoli per il Catania arrivano
dai calci da fermo che Ledesma e Hernanes calciano sempre in
maniera pericolosa. L'occasione più clamorosa per il Catania
arriva al 24° quando Silvestre di testa sfrutta un angolo di
Lodi e costringe Bresciano al salvataggio praticamente sulla
linea di
porta. La Lazio risponde al 38° con Hernanes che su punizione
calcia forte, Andujar si tuffa e respinge di pugno. Un minuto
dopo la Lazio colpisce: cross dalla destra in area, Mauri spizza
di testa e fa proseguire la sfera verso il secondo palo dove è
ben appostato propiro Hernanes, tocco sotto misura facile facile
e biancocelesti in vantaggio, 0-1! La reazione del Catania non
si fa attendere, i piani tattici di Simeone sono saltati e ai
rossazzurri non rimane altro che riversarsi nella metà campo
avversaria, al 42° Lopez libera il sinistro in diagonale ma la
sua conclusione si spegne sul fondo oltre il secondo palo; poco
dopo ci prova Carboni con una rasoiata di sinistro, ancora sul
fondo. La pressione del Catania spaventa i biancocelesti che si
rifugiano in qualche fallo di troppo, finiscono sul taccuino
dell'arbitro Radu e Biava, in precedenza era stato ammonito
anche Dias.
Tracollo
nella ripresa Il secondo tempo si apre in maniera perfetta per
il Catania, Ricchiuti trova la percussione centrale, serve in
verticale Bergessio che prova la conclusione di destro appena
dentro l'area, Muslera respinge sui piedi di Schelotto che non
fallisce la conclusione sotto misura, 1-1! Ristabilità la
parità purtroppo la Lazio torna ad essere padrona del campo, i
biancocelesti fanno girare il pallone con intelligenza e si
affidano all'estro e ai dribbling di Zarate, vera spina nel
fianco per la retroguardia rossazzurra. Al 53° Lichtsteiner si
presenta tutto solo davanti ad Andujar e prova il diagonale di
destro, respinge l'estremo difensore argentino, sulla ribattuta
ancora il terzino laziale riprova e ancora una volta Andujar col
la collaborazione di Terlizzi sventano la minaccia. La pressione
della Lazio è costante e al 53° i biancocelesti ritornano
avanti: Zarate a destra fa il bello e il cattivo tempo e serve
Mauri in evidente posizione di fuorigioco, il guardalinee non
segnala e il centrocampista realizza l'1-2! Per la seconda volta
il gol subito e lo svantaggio svegliano il Catania, i
rossazzurri si riportano in avanti, Simeone ha già cambiato
Lodi per Ledesma e poco dopo inserisce Gomez per Ricchiuti. Al
65° una bella punizione di Berghessio dal limite trova la
splendida parata di Muslera che vola a deviare in angolo, al
73° ci prova Terlizzi di testa ma la conclusione finisce
abbondantemente sopra la traversa. Col passare dei minuti la
foga del Catania diminuisce e anzi è la Lazio a sembrare più
pericolosa con frequenti contropiede; al 77° il break decisivo,
al termine di una veloce ripartenza ancora Zarate da destra
serve Floccari in area, ancora una facile conclusione sotto
porta per il gol del 1-3. Il Catania dopo il terzo gol non ha
più le idee e la forza per reagire, si attende solo il fischio
finale, prima della conclusione però c'è il tempo per vedere
la bella punizione di Zarate che dopo due assist firma
personalmente il cartellino: 1-4. Giornata da buttare per il
Catania che oggi vincendo avrebbe avuto trequarti di salvezza in
tasca, invece la brutta battuta d'arresto rimette in gioco tutto
per quello che si preannuncia un caldissimo finale di
campionato. Il vantaggio sul terz'ultimo posto, occupato adesso
dalla Sampdoria, scende a 4 punti, ma Lecce Cesena e Parma si
rifanno tutte sotto. Ci sarà ancora tanto da soffrire e per
ottenere l'agognata salvezza tutti dovranno dare qualcosa in
più.
di
Orazio Cutrona
Entra
Zarate, esce il Catania
La Lazio dilaga al Massimino con un poker e interrompe la serie
casalinga dei rossazzurri, in giornata decisamente no. Schelotto
risponde a Hernanes, poi l'argentino (punito da Reja con la
panchina per un ritardo) decide la partita con due assist e un
gol. Si complica la corsa verso la salvezza degli etnei
Scusate il ritardo. Messo in castigo (e in panchina) per essersi
presentato un'ora dopo l'orario fissato per la seduta di
rifinitura, Mauro Zarate si fa perdonare in fretta. E' lui,
buttato nella mischia dopo neppure un quarto d'ora a causa
dell'infortunio di Sculli, il grande protagonista del colpo
grosso della Lazio a Catania: una rete, due assist e tanta
vivacità.
I
biancocelesti dilagano al Massimino, dove non s'imponevano da 50
anni e dove i padroni di casa avevano vinto le ultime quattro
partite disputate, incamerando tre punti pesantissimi nella
corsa per la Champions League. A proprio agio sin dai primi
minuti, la squadra di Reja mostra fluidità di manovra e buona
condizione atletica approfittando con puntualità degli
sbandamenti di un Catania in giornata decisamente no.
I
rossazzurri complicano la loro corsa verso la salvezza offrendo
una prestazione più che mediocre, frutto di un approccio alla
gara sbagliato sia dal punto di vista mentale che tattico. C'è
poco da salvare nella squadra di Simeone, slegata, impacciata e
troppo timorosa sin dai primi minuti. Gli etnei restano raccolti
dietro la linea della palla per limitare il fraseggio avversario
sulla trequarti, ma non riescono a ripartire lasciando Maxi
Lopez a lungo isolato e rendendosi pericolosi solo su calcio
piazzato, quando Bresciano salva sulla linea su colpo di testa
di Silvestre, imbeccato da un corner di Lodi.
L'incontro
è in mano ai biancocelesti, che cercano la porta di Andujar con
Floccari, Hernanes e Dias passando a cinque minuti
dall'intervallo con Hernanes, lesto a correggere sul secondo
palo un cross dalla destra di Lichtsteiner prolungato di testa
da Mauri. I rossazzurri offrono qualche segnale di risveglio con
un sinistro a lato d'un soffio di Maxi Lopez e un rasoterra dal
limite fuori bersaglio di Carboni. E' il preludio al pareggio,
che giunge dopo soli 27 secondi della ripresa: Ricchiuti serve
Bergessio, il cui tiro viene respinto da Muslera sui piedi di
Schelotto, libero di insaccare da pochi passi.
Ma
l'equilibrio dura poco. Schelotto ci prova ancora da limite, poi
Andujar si salva due volte su Lichtsteiner (la seconda con
l'aiuto di Terlizzi) al termine di un'azione avvolgente dei
laziali. La formazione di Reja raddoppia pochi istanti più
tardi con Mauri, che, in posizione irregolare non rilevata dal
guardalinee, spinge in fondo al sacco un assist di Zarate. Il
clima al Massimino s'accende, il Catania prova a spingere
chiamando Muslera all'intervento su una punizione dal limite
calciata da Bergessio.
Gli
etnei, però, si sbilanciano permettendo agli ospiti di colpire
in contropiede. L’azione che chiude la partita nasce ancora da
Hernanes, autore di un servizio in profondità che innesca
Zarate, pronto a servire al centro un pallone che Floccari deve
solo appoggiare in fondo al sacco. Allo scadere, il solito
Zarate completa l'opera con una punizione dal limite che
s'insacca a fil di palo al cospetto di un immobile Andujar.
(Lasicilia.it)
Addio
grande Cina!
Tanti
bei ricordi calcistici sono legati a Cinesino, una mezzala di
impostazione classica con un piede di velluto e una classe
eccelsa oltre i limiti.
Nato a Rio Grande in Brasile l’1/1/1935, Sidney Cunha detto
"Cinesinho", mostrò le sue doti di palleggio e
tecnica raffinata nel Palmeiras, squadra brasiliana dalle grandi
tradizioni, dove si mise in mostra. Il grande interno brasiliano
Vavà, campione del mondo di calcio nei mondiali in Svezia, ne
decantò le grandi doti.
Venne
in Italia negli anni '60 e fu acquistato dal Modena con cui
giocò nell’anno 1962/1963 sull’onda dell’entusiasmo per
la promozione degli emiliani nella massima serie.
Dal
Modena nell’anno 1963/64 fu trasferito al Catania che allora
militava in Serie A e qui disputò due annate memorabili, che
ancora oggi i vecchi tifosi catanesi ricordano, e memorabili
furono le sue punizioni in puro stile brasiliano.
A Catania disputò cinquantanove partite e segnò in tutto
quattro reti, ma emerse specialmente per la sua innata
propensione a costruire l’azione. Il suo lancio,
preferibilmente da trenta metri, tagliava il campo e mandava in
goal gli attaccanti soprattutto se gli attaccanti rossazzurri di
allora si chiamavano Danova e Facchin.
Fu abbastanza costante nel rendimento e diede alla squadra quel
tasso di classe che fece crescere il Catania dal punto di vista
tecnico, in quegli anni.
Insieme
a Turra e Biagini completò il centrocampo rossazzurro. Durante
il suo primo anno a Catania, nel 1963/64, in occasione di
Catania-Lazio (5/4/1964) al Cibali, segnò la rete decisiva
dell'incontro; il 31 maggio segnò una doppietta decisiva a
Roma, in Roma-Catania (risultato finale 4-4); e il 7/3/1965 al
Cibali, sempre contro la Roma dei LoJacono, Losi, Manfredini e
Angelillo, segnò un goal: l’incontro si concluse quattro a
zero a favore del Catania.
Di Bella per lui aveva un debole, stravedeva per quelle giocate
magiche e talentose.
Dopo
i due anni passati a Catania la Juventus lo chiama a Torino. I
risultati furono lampanti: la Juventus, quell’anno guidata da
Heriberto Herrera , vinse lo scudetto con Cinesinho che era il
suo faro in campo e che diede il suo apporto nella vittoria
finale.
Di
Cinesinho vogliamo anche ricordare una curiosità, dovuta ad un
particolare anagrafico messo in evidenza in sede contrattuale.
Fermo restando che sull'anno di nascita, 1935, erano tutti
d'accordo, rimase dei dubbi riguardo al giorno: essa sarebbe
avvenuta a Rio Grande il 28 giugno secondo quanto riferirono il
Modena, il Catania e la Juventus; ma il Lanerossi Vicenza
sostenne la tesi della nascita avvenuta il primo gennaio. L’Albo
degli allenatori lo registrò con la data del 13 gennaio 1935.
ll diretto interessato ha sempre sostenuto la data del 1/1/1935.
Raffaello
Brullo (www.cataniaperte.com)
RETI:
19' (rig.), 37' Del Piero; 81' Gomez, 94' Lodi.
ARBITRO:
Bergonzi di Genova; Manganelli–De Luca; Calvarese. DIFFIDATI:
Matri, Krasic, Marchisio e Bonucci; Andujar, Maxi Lopez, Gomez e
Morimoto.
AMMONITI:
Motta, Spolli, Silvestre, Ledesma, Grosso, Carboni, Melo. Facce di bronzo
Con quale faccia giocatori e tecnico juventini possano
presentarsi in sala stampa lamentandosi della direzione di
Bergonzi, reo di aver fischiato un calcio di punizione dal
limite per un "mani" di Melo al 94', rimane uno dei
misteri buffi del calcio. Io, avessi ricevuto un favore
macroscopico come quello relativo al farsesco rigore concesso
per supposto (solo supposto) fallo di mani in area di Alvarez,
starei zitto e ringrazierei il Dio della Sudditanza Psicologica,
sempre prodigo di graziose elargizioni nel Bel Paese. Ma la
faccia di bronzo è un tratto tipico dell'italico imprinting, e
quindi nessuna meraviglia. Ma lo sconcerto rimane; non esiste
pudore, purtroppo, dalle nostre parti. Che Bergonzi fosse uno
dei direttori di gara più scarsi del globo terracqueo lo si
sapeva anche prima della partita. Piuttosto, c'è da chiedersi
come Braschi mandi un arbitro di Genova a dirigere il Catania in
un finale di torneo tanto infuocato... L'unica cosa certa è che
un'inguardabile Juve aveva avuto la strada spianata da
quell'errore, pur al cospetto di un altrettanto inguardabile
Catania. Due mezzi tiri, due gol. Il rigore inesistente
trasformato da Del Piero e un rimpallo fortunoso dello stesso
"Pinturicchio", a "strutturare" una
doppietta nel deserto tattico di un match da Biafra tecnico.
Sembrava si stesse materializzando la solita disfatta tipica del
"catanicchio" di questa non certo esaltante stagione.
E, invece, il Calcio con la C maiuscola, quello che sfugge a
ogni catalogazione scientifica, riserva ancora sorprese e colpi
di scena degni del miglior Rocambole. Il suo eterno fascino, del
resto. La ripresa sciorinata dai rossazzurri,
"aiutata" dai cambi di un Simeone ravvedutosi rispetto
ai chiari errori commessi nella prima frazione, legittima il
delirio del 94' susseguente al capolavoro di Lodi su punizione.
Dominio totale nell'ultima mezzora, almeno cinque nitide
occasioni da rete, una traversa di Gomez, due reti, quella
citata di Lodi e il tap-in di Gomez, migliore in campo, su cross
dell'altro subentrato Bergessio. Basta e avanza per distruggere
sul nascere ogni recriminazione da operetta messa in campo da
una squadra, quella bianconera, pallida parente delle Juventus
che furono. Una squadra di enorme scarsezza (in relazione agli
obiettivi, ovviamente) che ha meritato la punizione finale.
Punto.
Punto
di valore incalcolabile
Punto. Sì, punto di platino che può pesare come un macigno in
chiave salvezza, non tanto sotto il profilo meramente numerico,
che pure ha una sua rilevanza, ma soprattutto sotto quello
morale e psicologico. Il 34mo turno si era messo male,
malissimo. Risultati "strani" in fondo alla
classifica. Farsa a Bologna (devono stare attenti i felsinei,
troppo "facili" alle elargizioni), scontata gita
doriana a Bari, incredibile "atto di pirateria" del
Parma a Udine. Solo Lecce, giustamente sommerso di gol a Genova
dagli uomini di Ballardini, gli unici, mi sembra, a prendere sul
serio questo finale di campionato, e Brescia, punito in casa dal
Milan capolista e quasi scudettato, avevano "bucato"
l'impegno. I rossazzurri si trovavano a un punto dal terz'ultimo
posto (35) occupato dai salentini e dai blucerchiati, scavalcati
da ducali e romagnoli. Il punto conquistato in extremis
allontana un tantino il Catania (37) dalla zona caldissima (in
realtà sono 3 le lunghezze da Samp e Lecce, avendo gli etnei a
proprio favore gli scontri diretti con la prima e la differeza
reti con il secondo), ma soprattutto assicura un vantaggio
psicologico enorme, dato che un punto conquistato in una
trasferta tanto difficile appare in grado di spostare le
montagne. Il prossimo turno prevede Chievo-Lecce, con i veronesi
a quota 39 impossibilitati a fare regali, Cesena-Inter,
Parma-Palermo e lo scontro diretto Samp-Brescia. Una 35ma
giornata tutta da vivere.
Cambi
miracolosi
Anche a Torino Simeone non aveva azzeccato la formazione
iniziale. Le perplessità sull'impiego di Izco dopo 4 mesi si
sono rivelate giuste. Marianito poco poteva dare e poco ha dato,
nell'ambito di un centrocampo sulla carta
"irrobustito" dall'innesto di Ledesma al posto di
Lodi, ma nei fatti molle e impreciso, seppur Gomez e Ricchiuti
tentassero di tanto in tanto la classica "predica nel
deserto". Il Cholo voleva coprirsi, con il risultato di
consegnarsi a una Juve svogliata e poco qualitativa, nella quale
i vari Aquilani, Krasic e Matri latitavano, lasciando ai soli
veterani Grosso e Del Piero il compito di cantare e portare la
croce. Brutto e di scarsa sostanza quantitativa e qualitativa il
primo tempo del Catania, mai in grado di impensierire con
l'isolatissimo Maxi Lopez la non certo impermeabile difesa
bianconera, priva dell'infortunato Chiellini. Nella ripresa,
invece, il Cholo si è giocato bene le carte della disperazione.
Perso per perso, dentro centrocampisti offensivi e attaccanti...
e tutto cambia. La mossa decisiva risulta essere Lodi per
Ledesma (58'), con le ripartenze che cominciano a funzionare
graze alla precisione negli appoggi in uscita dell'ex frusinate;
ma anche prima, con Bergessio per Izco, si era cominciato a
vedere qualcosa di positivo. Proprio Lodi e Bergessio, insieme a
uno scatenato Gomez, risultano le carte vincenti di Simeone.
Dopo aver fallito occasionissime con Gomez (traversa), il "lavandina"
e Spolli (clamorosa sparacchiata in curva di una palla solo da
appoggiare nelal rete sguarnita), ecco il gol del "papu"
su assist dello stesso attaccante ex Saint Etienne e, dopo altre
due occasioni in mischia fallite da Silvestre e compagni, il
pareggio di Lodi su magistrale calcio di punizione dal limite,
concesso fra le proteste dei bianconeri. Il delirio del
centrocampista rossazzurro è quello di un'intera tifoseria.
Maalox
e dintorni
Quanto Maalox devono aver ingurgitato a fine partita quegli
pseudo-tifosi etnei che già pregustavano una settimana di
insulti, illazioni e fangate varie nei confronti della dirigenza
rossazzurra!!! Avevano già cominciato a vomitare melma durante
il match, ma "MiracoLodi" li ha
"rintuzzati"... Non parlo, naturalmente, dei tanti
tifosi "normali" che si disperano, imprecano, si
scoraggiano durante una partita giocata male dalla propria
squadra. Parlo degli imbrattatori di professione, quelli che non
fanno legittimi commenti tecnico-tattici, anche duri o
durissimi; quelli che non si attengono all'argomento calcio, ma
vanno oltre, toccando questioni e situazioni estranee al
rettangolo verde. Quelli che tentano in ogni momento della loro
giornata di spalmare materiale organico su Pulvirenti e Lo
Monaco, rei di mantenere in A una città di Z, una città di
Serie Z proprio perché abitata da "profili" del
genere. Quelli che, fra i tanti insulti infamanti, le tante
insinuazioni non provate, non hanno ancora risposto al
"Grande Quesito": ma al posto di Pulvirenti, chi
mettiamo? C'è qualcuno di meglio all'orizzonte? Qualcuno che
possa garantire, oltre a (quasi) sei anni di fila in A, fra
l'altro record nell'ambito dell'inesistente palmares etneo,
magari giocatori da leggenda, qualificazioni a coppe e coppette?
Posso non esserne a conoscenza io, io che seguo il Catania 24
ore su 24? Possibile, ma almeno illuminatemi sui nomi. Sceicchi?
Petrolieri? Americani? Cordate, incordate o scordate, di
fantomatici imprenditori locali? Ditemi, ditemi... Per adesso,
tali elementi mi ricordano solamente la varia "ciaccheria"
del canto VI dell'Inferno di Dante, gente con il fango nel
cuore, ormai tanto abituata alla mota da non poterne più venire
fuori.
Match-point
contro il Cagliari
Il Catania non potrà esimersi dal battere il Cagliari domenica
prossima al "Massimino". La salvezza passa
essenzialmente da questa "palla del match". Fallirla
sarebbe drammatico. A 40 punti, con 3 giornate da giocare, il
mondo sarebbe più azzurro per tutto l'ambiente. Proprio per
questo servirà uno stadio pieno, pienissimo; caldo, caldissimo.
Riponiamo, è la preghiera da rivolgere a tutti, ogni tipo di
polemica, di rimostranza, di lamentela. Facciamolo magari solo
per questa settimana, ma facciamolo. Il Catania viene prima di
tutto; prima di Maxi o di Pulvirenti, di Lo Monaco o dell'ultimo
dei magazzinieri. Le riflessioni, peraltro già abbondantemente
abbozzate, rimandiamole a salvezza acquisita. Tanto, sappiamo
già che si tratta di una stagione non positiva, che in generale
la squadra ha deluso le aspettative, che la società proporrà
un profondo rinnovamento in estate. I conti sulle scale,
insomma. Fino a domenica, sostegno a oltranza. Let's go, Liotru,
let's go!!!
La
vittoria del cuore
Eroici. Solo così possono essere definiti i giocatori
rossazzurri che, in 10 contro 11 per la sacrosanta espulsione di
Alvarez al 74', in 5' di passione rifilano due reti al Cagliari
e si pongono sulla retta via, la via della salvezza. Si è
trattato di una delle partite più sofferte della recente storia
etnea, e anche di una delle più belle, non tanto per la cifra
tecnica espressa -in match del genere difficile trovare bel
gioco- ma per la straordinaria grinta, la voglia di vincere
profusa a piene mani in campo, nell'ambito di una gara difficile
in cui l'avversario non ha regalato nulla, malgrado non avesse
particolari motivazioni. Le reti di Silvestre, quinta
stagionale, e dello splendido Bergessio (migliore in campo)
consegnano 4/5 di salvezza al Catania, in un pomeriggio
contrassegnato da scontri diretti importantissimi in zona
salvezza. I risultati, per una volta, danno ragione al Catania.
Già sabato Pazzini aveva "congelato" il Cesena a 37
punti, ma è la fondamentale vittoria del Chievo sul Lecce ad
allontanare di 5 lunghezze il terz'ultimo posto a tre giornate
dalla fine. Non solo, il pazzesco pareggio tra Samp e Brescia
consegna un piccolo vantaggio agli uomini di Simeone, che
dovranno affrontare le "rondinelle" al "Rigamonti"
domenica prossima, considerato che a quota 31 l'undici di
Iachini si trova con un piede e mezzo in B. Ma non mettiamo il
carro davanti ai buoi, ci sarà da soffire. Tuttavia, si
soffrirà consapevoli di poter contare sulle proprie forze,
senza attendere improbabili aiuti "esterni". In poche
parole, il futuro è tutto nelle mani del Catania. Nella partita
odierna, poi, l'apporto del pubblico si è rivelato ancora una
volta fondamentale. In 15.000 ad incitare fino all'ultimo, senza
"protestare" per un risultato che non si sbloccava,
senza inveire per l'inevitabile espulsione di Alvarez; in 15.000
a rendersi perfettamente conto del momento e ad
"accompagnare" la squadra alla vittoria. Un elemento
decisivo, anche questo.
Cholo,
sostituzioni azzeccate
Simeone aveva preparato la partita nel modo che ormai
conosciamo: primo tempo "tranquillo", impostato sul
4-2-3-1 visto con la Juve, senza cadere nella tentazione di
voler tutto e subito e magari cadere nella trappola delle
ripartenze sarde di Cossu, Lazzari e Acquafresca; ripresa
all'arma bianca alla ricerca del risultato pieno, magari
sfruttando la freschezza dei sostituti. Così si spiega
l'impiego di Ledesma al posto dell'eroe di Torino, Ciccio Lodi.
Pablo avrebbe dovuto conferire sostanza a un reparto che si
sarebbe andato a confrontare con gente come Biondini, Conti e
Naingolaan, tutti elementi di grande impatto fisico (e buoni
piedi...). Una scelta che, a posteriori, non si può certo
ritenere eccezionale, considerata la prova non esaltante (ma
nemmeno deprimente) del centrocampista argentino; una scelta
che, di contro, legittima la strategia iniziale, dato che
l'ingresso di Lodi nella ripresa risulta decisivo. Suo il corner
da cui scaturisce la rete di Silvestre, in tap-in sulla corta
respinta di Agazzi susseguente a un bel colpo di testa di
Bergessio. Sua l'imbucata che sfrutta il gran recupero di un
altro subentrato, Schelotto (altra mossa vincente), suo il tiro
respinto da Agazzi e poi messo dentro da Gonzalo Bergessio, il
"lavandina". Candeggio perfetto. Cosa conta, quindi,
se nel primo tempo non si è giocato benissimo (ma due o tre
occasioni erano state create)? Cosa conta se nella ripresa i
rossoblù hanno fallito un paio di gol fatti, clamoroso quello
di Acquafresca a tu per tu con Andujar? Il calcio è questo,
soprattutto in finali di torneo così infuocati ed equilibrati.
Anzi, ciò dovrebbe andare ad onore del Cagliari che ha giocato
la propria partita con lealtà. Dovrebbe andare ad onore del
Catania che ha superato un ostacolo importante con una forza di
volontà incredibile. E in condizioni difficilissime, vista
l'espulsione di ALvarez.
Alvarez,
sacrificio decisivo
A questo proposito, decisivo si è rivelato proprio Pablo
Alvarez. Il terzino destro argentino si è immolato per il bene
del Catania. Con Cossu lanciato in solitudine verso Andujar, non
poteva fare altrimenti. Un "rosso" ben speso,
intelligente. "Comu finiu" ha forse, con questa
decisione, salvato la stagione del Catania perché, una volta in
svantaggio a 10' dalla fine, il baratro si sarebbe
materializzato sotto i piedi dei giocatori in maglia rossazzurra.
Bergessio,
grinta da Catania
Non è la prima volta che Gonzalo risulta il migliore dei suoi.
Ha segnato 3 reti, tutte decisive e tutte partendo da una
posizione che non è la sua, sacrificato all'altare Maxi Lopez.
Andate a controllare la classifica del Catania, e pensate a cosa
significhino quelle reti. Ma non è nemmeno questa la faccenda.
Bergessio è uno che corre, suda, pressa, aiuta, rientra, ci
mette il cuore sempre e comunque. E' uno da Catania, insomma.
Non so quali programmi abbia la società, non so se ci sia in
vista una sua conferma, ma la realtà è che sul campo il "lavandina"
sta meritando l'applauso dei tifosi.
Pulvirenti
mette un punto
Mi sono piaciute le dichiarazioni del presidente etneo a fine
partita. Ha sottolineato chiaramente, senza giri di parole e in
modo più che fermo, di "essere il presidente del
Catania" e di avere in mano la situazione sotto tutti i
punti di vista. Una presa di posizione fondamentale dovendosi
confrontare con una piazza sempre troppo propensa a fantasticare
illazioni di varia natura sulla struttura dirigenziale della
società di Torre del Grifo. "Demarcazioni del
territorio" similari non possono che fare bene in
proiezione futura. Bene come la "cazziata" del
postgara di Catania-Lazio...
A
Brescia per chiudere il conto
Adesso il Catania ha la possibilità di raggiungere la salvezza
con due giornate d'anticipo. Basterà pareggiare al "Rigamonti"
nell'ambito di un match difficilissimo perché per i lombardi si
tratterà di un'ultimissima spiaggia. Non sono molte le
possibilità di salvezza del Brescia (vincendole tutte potrebbe
giungere al massimo a quota 40), ma (come è giusto che sia) se
le giocherà tutte in questa partita. L'ultimo Catania, quello
di Torino e quello odierno, ha tutte le possibilità di fare
risultato. Dopo la sconfitta interna con gli uomini di Reja, gli
etnei hanno dimostrato sul campo di avere il carattere giusto
per tirarsi fuori da una situazione complicata. Quindi, con
fiducia in Lombardia, pur nella consapevolezza della difficoltà
del match. Mancherà Ledesma, ammonito e diffidato, ma le
alternative, come constatato oggi, non mancano... Let's go,
Liotru, let's go!!!
ARBITRO:
Orsato di Schio; Giachero-Romagnoli; Celi. INDISPONIBILI:
Sereni, Cordova, Dallamano, C.Zanetti e Mareco; Bellusci,
Sciacca e Llama.
SQUALIFICATI:
Ledesma (1), Alvarez (1). DIFFIDATI:
Arcari, Berardi, Caracciolo, Diamanti, Eder, Kone e Lanzafame;
Andujar, Carboni, Gomez, Maxi Lopez e Morimoto. AMMONITI:
Baiocco, Diamanti, Lanzafame, Hetemaj. ESPULSI:
80' Lanzafame per gioco violento.
La
vittoria più importante
Il ritorno del guerriero Biagianti Per la partita piu'
importante della stagione Simeone può contare anche
sull'apporto di Biagianti, a lungo assente dal campo, rientra
anche Potenza dal primo minuto; il mister sceglie un modulo
4-2-3-1 con Spolli e Silvestre centrali, Capuano e Potenza sulle
fasce, Carboni e Biagianti davanti la difesa, Ricchiuti Gomez e
Schelotto alle spalle di Bergessio unica punta centrale, Andujar
ovviamente in porta, si accomoda in panchina invece Maxi Lopez.
Il Brescia risponde con una formazione spregiudicata, 4-3-2-1
con Arcari in porta, Zambelli Zoboli Bega e Berardi in difesa,
Kone Hetemaj e l'ex rossazzurro Baiocco a centrocampo, Diamanti
dietro le punte Caracciolo e Eder.
Ritmi
lenti e gol del capitano Il gran caldo del Rigamonti suggerisce
ai 22 in campo di partire con molta calma, i ritmi sono blandi e
le occasioni da gol diventano davvero merce rara. Il Catania si
sitema in campo molto raccolto, Schelotto e Gomez rimangono
bassi e contribuiscono a formare una cerniera di centrocampo
solida; i rossazzurri tentano di sorprendere il Brescia con
delle ripartenze, da qui la scelta di due brevilinei come Gomez
e Bergessio per sfruttare gli spazi, anche l'ex Cesena Schelotto
a destra è chiamato alle sgroppate su campo aperto una volta
riconquistata palla. Il Brescia incontra difficoltà enormi a
trovare spazi, i biancazzurri con fatica cercano di aggredire ma
la doppia linea difensiva del Catania tiene senza accusare
nessuna crepa; il primo tiro provato dai bresciani è di
Diamanti al 6° ma viene deviato sul nascere e finisce largo sul
fondo. Il Catania risponde al 20° con un colpo di testa di
Schelotto in avvitamento su cross di Capuano, sul fondo anche
questa conclusione. Al 26° arriva invece i sigillo del
capitano: cross da destra scaturito da una punizione dalla
trequarti, pallone sul secondo palo dove sbuca Silvestre che di
prima intenzione colpisce al volo freddando Arcari, 0-1! Il gol
dei rossazzurri complica ulteriormente le cose per il Brescia
che per questioni di classifica deve necessariamente vincere
questa partita, la reazione che era lecita aspettarsi però non
arriva e anzi Andujar non è mai chiamato in causa se non
proprio al 40° quando, su azione d'angolo, si accende una
mischia pericolosa in area rossazzurra, il Catania si salva
quasi sulla linea.
Gol
vittoria di Bergessio Il Brescia si ripresenta in campo con
Jonathas al posto di Konè, mosse disperate quelle di Iachini
che successivamente inserirà anche Lanzafame al posto di
Baiocco. Le 'rondinelle' provano a forzare i tempi a fare un pò
di forcing nella metà campo etnea ma dalle parti di Andujar si
vedono raramente, anzi a rendersi pericoloso è il Catania che
non appena riconquista il pallone parte in contropiede spesso
pericoli. All'11°st si involano Schelotto Gomez e Potenza,
quest'ultimo nel cuore dell'area avversaria non aggancia un
assist al bacio per questioni di centimetri; al 17°st è invece
Bergessio che in area ha il pallone sul sinistro, si gira e
prova il destro, para Arcari. Simeone al 20°st inserisce Lodi
per Ricchiuti e 'rinfresca' cosi le idee a centrocampo.
L'occasione migliore per il Brescia arriva al 26°st quando da
destra spiove un cross per Diamanti piazzato sul secondo palo,
mezza girata volante del fantasista che incrocia sul palo
opposto, la conclusione sfiora il legno alla sinistra di Andujar.
L'occasione quasi estemporanea per il Brescia scuote i ragazzi
di Simeone che alzano di qualche metro il baricentro, non serve
però fare molta fatica perchè Gomez al 29°st ruba palla sulla
trequarti e serve in verticale Bergessio, ancora palla sul
sinistro ma stavolta la punta rossazzurra calcia di prima
intenzione e beffa Arcari per il raddoppio, 0-2! La partita
finisce quì anche perchè il Brescia perde la testa e perde
anche un uomo, Lanzafame, per doppia ammonizione. Sotto di due
gol e di un uomo a 15 minuti dalla fine in una partita che devi
vincere a tutti i costi è troppo per la squadra di Iachini che
si arrende. L'ultimo ad alzare bandiera bianca è Diamanti che a
tempo scaduto pennella di sinistro una punizione spettacolare
che finisce nell'angolino alto alla sinistra di Andujar, gol del
1-2 finale.
Due
parole sulla salvezza Ormai lo sappiamo, le vittorie dei
rossazzurri in trasferta si fanno attendere, fanno le preziose
ma quando arrivano sono sempre di un peso specifico
incalcolabile, leggi il 4-0 a Palermo; anche quella di oggi
attesa per un'intera stagione arriva nel momento decisivo
perchè con questi 3 punti il Catania è davvero ad un passo
dalla salvezza, i 43 punti non assegnano ancora la sicurezza
matematica ma poco ci manca. La vittoria del Lecce negli ultimi
minuti contro il Napoli ferma la festa dei tifosi del Catania
che era già pronta a partire, festa però che potrebbe
rinfiammarsi se stasera la Sampdoria non dovesse vincere il
derby della lanterna contro il Genoa. Insomma ormai è questione
di saper aspettare ma sull'esito di questa corsa per evitare la
retrocessione ci sono pochi dubbi.
di
Orazio Cutrona
Silvestre
parte, Maxi Lopez non so
Per
Catania-Roma, domenica al Massimino, ci sarà il tutto esaurito.
"Abbiamo fatto una politica dei prezzi particolare per
l'ultima partita in casa - spiega l'ad etneo Lo Monaco - per
festeggiare la salvezza e la gente ha risposto subito, buon per
noi, avremo lo stadio al gran completo".
Lo
Monaco, intervenuto telefonicamente a RadioRadio, è tornato a
parlare dell'eventualità che il tecnico Diego Pablo Simeone
lasci la panchina rossazzurra: "Abbiamo ancora un anno di
contratto, ma non tratteniamo nessuno. Se Simeone avesse altre
sirene che lo tentano e manifestasse il desiderio di cambiare
area non lo bloccheremo, così come non l'abbiamo fatto con
Zenga o Mihajlovic".
Lo
Monaco, poi, ha smentito l'interessamento a Dario Marcolin quale
possibile sostituto del tecnico argentino: "Certamente gode
della nostra stima e della nostra fiducia. E' stato qui, conosce
il nostro ambiente, ma non ha esperienza e farlo partire dalla
Serie A mi sembrerebbe un po' troppo. Il prototipo
dell'allenatore del Catania è comunque un tecnico
giovane".
Quanto
al mercato, l'ad ammette che il difensore Matias Silvestre è
tra i sicuri partenti. "È difficile tenerlo - dice - C'è
l'interesse di due squadre straniere e due italiane. Un
difensore centrale completo come lui, che segna anche sei gol,
in Italia non esiste". Su Maxi Lopez, invece, aggiunge:
"L'anno scorso c'era l'inferno dietro di lui. Ora, invece
l'interesse è scemato e potrebbe essere sottostimato. Dovremo
vedere".
RETI:
13' Loria, st 32' Bergessio, 51' Gomez
CATANIA
(4-3-3): Andujar 6, Potenza 5.5, Silvestre 6.5, Spolli 6 (30' pt
Terlizzi 6, 22' st Lodi 6.5), Capuano 6, Ledesma 6, Carboni 6.5,
Biagianti 6 (8' st Ricchiuti 7), Gomez 7, Maxi Lopez 6.5,
Bergessio 7. (30 Campagnolo, 22 Alvarez, 7 Schelotto, 13 Izco).
All. Simeone 7.
ROMA (4-4-2): Doni 6.5, Cassetti 5, N. Burdisso 5.5, Juan sv (4'
pt Loria 6.5), Riise 5.5, Rosi 5.5, Greco 5.5 (15' st Pizarro
5), Simplicio 5, Taddei 5.5, Totti 5.5, Borriello 5 (1' st
Vucinic 5). (1 Lobont, 47 Caprari, 48 Florenzi, 94 Menez). All.
Montella 5.
Arbitro: Tagliavento di Terni 5.5.
Note: angoli 7-4 per il Catania. Recuperi: 3' e 5'. Ammoniti:
Greco, Terlizzi, Rosi e Simplicio per gioco scorretto.
Spettatori: 9.800 paganti, 9.283 abbonati, incasso 134.850 euro.
Capolinea
Roma. Ultima fermata, Catania. Al Massimino la festa è tutta
rossazzurra. A caccia di un risultato utile per restare in corsa
per la Champions League, i giallorossi sbattono contro la
formazione etnea, già salva aritmeticamente ma decisa a onorare
sino in fondo il campionato e a togliersi uno sfizio extra
contro un avversario con il quale esiste una lunga serie di
precedenti ad alta intensità.
Gli
uomini di Simeone si congedano dal pubblico di casa nel modo
più emozionante: successo in rimonta con gol decisivo allo
scadere. Il 2-1 siglato da Gomez sfruttando l'ultima palla utile
dell'incontro vale per i catanesi il record di punti da quando
sono tornati in Serie A (46), quello di vittorie interne in una
stagione (11) e quello di vittorie consecutive nel massimo
campionato (3). Niente male per un gruppo che sino a otto giorni
fa non era neppure certo della salvezza.
Deludente,
invece, la prestazione della Roma, dalla quale, in una partita
così importante, ci si attendeva decisamente di più. La
squadra di Montella, il cui futuro sulla panchina capitolina è
sempre più incerto, sembra pensare di poter vivere di rendita
sul gol di Loria - buttato nella mischia dopo appena 5 minuti
per rilevare l'infortunato Juan - cercando Andujar solo in altre
due circostanze nell'arco dell'intera contesa, una delle quali
allo scadere addirittura con Doni, proiettatosi all'attacco nel
disperato tentativo di trovare il guizzo risolutivo. Troppo poco
per sperare di uscire indenni dal campo etneo.
E
dire che le cose si erano messe subito bene per gli ospiti.
Catania e Roma perdono un centrale difensivo a testa nella prima
mezz’ora. Le sostituzioni forzate degli infortunati Juan e
Spolli con Loria e Terlizzi premiano i giallorossi, che passano
dopo neppure un quarto d’ora con un colpo di testa del nuovo
entrato su punizione di Totti.
I
rossazzurri hanno un paio di occasioni niente male per fare
centro, ma la fortuna non è con loro: il palo colpito in avvio
da Maxi Lopez e la traversa scheggiata da Ledesma, giunto a
concludere una buona combinazione Biagianti-Gomez sulla
sinistra, lasciano a digiuno i padroni di casa, che recriminano
anche per una doppia opportunità in chiusura di frazione,
quando le conclusioni a botta sicura di Terlizzi e Potenza sugli
sviluppi di un corner non vanno a bersaglio.
La
Roma cerca di controllare la gara modificando il 4-4-2 di
partenza in un 4-2-3-1 in cui gli esterni Rosi e Taddei
affiancano Totti sulla trequarti e il ruolo di unica punta
spetta a Borriello, al quale Andujar nega il raddoppio chiudendo
lo specchio della porta su un diagonale da posizione
ravvicinata. Simeone inserisce prima Ricchiuti e poi Lodi per
dare impulso alla manovra ricavandone una maggiore pressione
offensiva e le plateali rimostranze di Terlizzi, che manda a
quel paese il tecnico dopo l’avvicendamento.
Il
Catania protesta con Tagliavento per una chiusura in area di
Burdisso su Maxi Lopez e un fallo fischiato in mischia a Doni,
che in uscita aveva lasciato la porta vuota. Il portiere
brasiliano se la cava su un tiro di Ricchiuti, ma pochi istanti
più tardi capitola su una punizione di Lodi corretta in porta
da Bergessio.
I
giallorossi, ai quali il pareggio serve a poco, si riversano in
avanti consentendo agli avversari di affondare i colpi in
contropiede: Gomez e Bergessio hanno la palla buona, ma la
sprecano. Non è ancora finita. Nel recupero Doni va a cercare
gloria su calcio piazzato chiamando Andujar alla parata a terra
e poi deve capitolare proprio allo scadere, quando Gomez
s'invola sull'assist di Bergessio trovando il diagonale che fa
esplodere di gioia il Massimino e condanna la Roma.
RETI:
15' Pazzini e 48'; 62 Nagatomo, 65' Ledesma.
ARBITRO:
Pierpaoli di Firenze; Alessandroni-Barbirati; Ruini.
Gita
meritata
Non era questa la partita in cui dimostrare qualcosa. Ultima
gara di campionato, senza particolari stimoli, festa già
consumata in casa con la Roma, condita dal record di punti in A.
Quindi, mi si consenta, non articolerò improbabili
elucubrazioni tecnico-tattiche su un match in cui Simeone mette
in campo Potenza centrale, il demoralizzante Marchese a sinistra
o Capuano a centrocampo! Una sconfitta annunciata e indolore,
nell'ambito di una partita senza alcun senso. Punto e a capo.
Ritengo si sia trattato di una "gita premio",
di una "scavallata meneghina" meritata dai rossazzurri
sulla base dei risultati pregressi. Non capisco, quindi, i
"mugugni" di qualche tifoso relativi a
"questo" 3-1 o alla prestazione complessiva. Il
Catania, quello che doveva fare, l'aveva già fatto ampiamente,
non si poteva pretendere che andasse al "Meazza" a
"miracol mostrare". Del resto, basta analizzare i
risultati e l'andamento degli altri incontri pomeridiani, tutti
"inutili", per capire come l'andazzo fosse comune.
Piuttosto, appare necessario proporre un bilancio conclusivo
della stagione e proiettarsi nel futuro.
Equilibrio
nei giudizi
Penso che, nello stilare un consuntivo in chiave rossazzurra,
non bisogni incorrere nel solito errore del "bianco o
nero". Serve equilibrio. Pertanto, se si deve porre sul
piatto della bilancia il mero risultato finale, cioè
l'obiettivo raggiunto e il dato numerico (46 punti e record
annesso), nonché l'eccezionale risultato
"strutturale" conseguito con l'inaugurazione del
Centro Sportivo di Torre del Grifo non più tardi di qualche
giorno fa, non si può che esprimere un giudizio positivo sulla
stagione del Catania. I numeri sono dalla parte di Simeone, il
quale ha certamente fatto un buon lavoro. Il tecnico argentino,
giunto all'alba della 22ma di campionato con il Catania (22
punti) a un tiro di schioppo dal terz'ultimo posto, ha
racimolato 24 punti in 18 gare. Undicesimo posto in condominio
con Chievo e Parma, due squadre come Cagliari e Bologna dietro
le spalle, cosa che poteva parere fantascientifica fino a un
mese fa. Inoltre, e bisogna sottolinearlo anche a beneficio del
predecessore Giampaolo, il Catania non ha mai occupato, in tutto
il torneo, la terz'ultima posizione; in buona sostanza non si è
mai trovato in piena zona retrocessione. Altro dato
significativo, la stagione rossazzurra, a differenza delle
ultime "edizioni", si è dipanata in maniera
abbastanza uniforme sotto il profilo della classifica, avendo
disputato due gironi sostanzialmente equivalenti in fatto di
punti. Non cose eccelse, ma in ogni caso "QB" (quanto
basta) per raggiungere l'obiettivo minimo. Risultati resi
possibili da uno straordinario trend interno e dalle prestazioni
di qualità di alcuni giocatori importanti come Silvestre (6
reti), Carboni (impagabile, malgrado sapesse di dover andar
via), Gomez (4 reti e tanto fosforo, un punto di partenza per il
futuro) e Ricchiuti, forse l'unico "insostituibile"
per la capacità di ribaltare l'azione palla al piede e offrire
assist illuminanti ai compagni in zona gol. Risultati resi
possibili, è giusto ricordarlo per rispetto nei confronti
dell'ex tecnico Giampaolo, anche dall'innesto a gennaio di tre
elementi come Schelotto, Lodi e Bergessio. L'ex frusinate, con
tre punizioni e "mezzo gol", ha in pratica dato la
svolta alla stagione del Catania, mentre il "Lavandina",
può essere consdiderato a ragione, a parte il già ricordato
capitan Silvestre (un fuoricategoria), il miglior giocatore
etneo in stagione, capace di realizzare 5 reti decisive e dare
un contributo di grinta, forza fisica e sacrificio spesso
impagabile. Di contro, se andiamo a considerare le premesse
della vigilia e l'organico di partenza, non mi pare si possa
considerare "sfavillante" il rendimento della squadra
e di alcuni dei suoi interpreti principali. Per esempio, il
"mal di trasferta" si è confermato in tutta la sua
protervia, segno che il tanto sospirato "salto di
qualità" questo gruppo non è riuscito a compierlo. Non
solo. Non si può non rimarcare come la stagione di alcuni
"pezzi forti" sia risultata deludente o altalenante.
Alvarez e Capuano, per esempio. Ledesma e Morimoto. Maxi Lopez.
E' vero che la "gallina" ha siglato 8 segnature,
capocannoniere rossazzurro, ma è altresì sacrosanto che il suo
contributo non sia stato eccezionale come nella passata
stagione. Per non parlare dei tanti infortuni, spesso a
singhiozzo, a giocatori fondamentali e non, a partire da
Biagianti per giungere a Llama e a Martinho, un ragazzo, questo
brasiliano, assai interessante. Comunque, a mio parere, il
difetto d'origine della stagione è da rinvenirsi
nell'inadeguatezza alla piazza del primo allenatore scelto dalla
società, Giampaolo. Il tecnico di Bellinzona è sicuramente
preparato dal punto di vista tattico e, in aggiunta, è anche
una persona dabbene. Tuttavia, fin dall'inizio si è dimostrato
poco flessibile e assolutamente inadatto sotto il profilo
temperamentale, tanto da perdere, nel giro di poco tempo, il
controllo di uno spogliatoio complesso, articolato su gruppi
anche etnici. Il suo più grave errore, a dire il vero, è stato
quello di non prendere atto della struttura dell'organico a
disposizione e dell'impossibilità di "appiccicare" a
esso schemi e arzigogoli diversi rispetto alla
"quadratura" mihajloviciana. Una squadra di
assaltatori da 4-3-3, abituata a ringhiare sull'uomo, non può
inventarsi movimenti difensivi come quelli che hanno condotto
uno come Capuano a far segnare una decina di gol agli avversari!
Bastava fare una telefonata al trainer serbo...
Futuro
da scrivere prima nelle relazioni che nel mercato
Sono convinto che il Catania, come società, abbia tutte le
carte in regola per costruirsi un futuro solare, a patto che
l'ambiente riesca a crescere di un millesimo rispetto alla
desolante pochezza del presente. Faccio, tanto per dire, notare
come Samp, Eintracht Francoforte, Deportivo la Coruna e
Birmingham siano retrocesse in Italia, Germania, Spagna e
Inghilterra. Tutti team che, mi pare, vantano un palmares
"leggermente" differente rispetto al Catania. Oltre
che possibilità economiche di gran lunga più corpose. Il
Birmingham addirittura, da retrocessa, disputerà l'Europa
League in quanto vincitrice della Carling Cup. Quindi, la
cosiddetta "inaccettabilità" della retrocessione di
una squadra come quella etnea, la teoria del "Puvvirenti
nesci i soddi", sono tutte cose che mi fanno semplicemente
ridere. A ogni sconfitta una tragedia, come se fosse il Milan a
perdere con il Lecce o il Cagliari! Così non va. Così come non
va l'esaltazione al primo accenno di trend positivo, magari un
pareggio e una vittoria di fila, anche risicati ovviamente. Qui
bisogna partire solo dai dati certi: i risultati sportivi e di
bilancio, i record (6 anni di fila in A), il Centro Sportivo
all'avanguardia in Europa, la credibilità acquisita. Da questa
base solidissima, interamente a merito di una società seria e
"cazzuta", bisogna cominciare a "costruire"
una relazione finalmente serena tra le varie componenti
ambientali in cui, però, la società stessa, direi addirittura
in primis, dovrà prendere atto di una ovvietà: i problemi di
"rapporto" sorti negli ultimi tempi non vanno
unicamente ascritti al tanto abusato eccesso di
"ingratitudine" o alla scontata
"assuefazione" da pancia piena cui semplicisticamente
ci si richiama, perché così si farebbe il solito errore. E,
dopo tutti questi anni, sarebbe ora che se ne prendesse atto. Mi
parrebbe, invece, necessario rivedere la politica dei prezzi
degli abbonamenti, modulandola al ribasso, e fare a meno,
magari, di qualche dichiarazione "forte" di troppo, la
maggior parte delle volte inutile, evitando così frizioni con
la stragrande maggioranza della tifoseria moderata. Cioè quella
che va ad abbonarsi... Ergo, basterebbe pochissimo, quasi
niente, per far funzionare tutto alla perfezione, considerata la
bontà dell'operato della società di Torre del Grifo. Il futuro
da scrivere, naturalmente, è anche quello tecnico, ma ci tengo
a ribadire come le questioni di mercato vengano "dopo"
quelle di relazione con il territorio. Bene. Il nodo principale
è l'allenatore. Simeone, che ha fatto bene ed è adeguato alla
piazza, rimane? Parrebbe di no. Ma aspettiamo prima... In caso
contrario, via con il tototecnico... Da De Canio a Ficcadenti,
da Marcolin a Ventura, da Sensini al ritorno, addirittura, di
Marino! Ce n'è per tutti i gusti e per tutti i profili. Mi
permetto solo di dire che il Catania ha azzeccato la prima
scelta solo una volta: Marino. Zenga è una riconferma, essendo
subentrato in corsa a Baldini. Se si vuole finalmente fare
centro si deve pensare solo a una cosa: è da Catania? Nel
senso: oltre alle doti tecnico-tattiche, alla preparazione, alla
valenza umana, tutte determinazioni importantissime per carità,
questo allenatore è "adeguato all'ambiente catanese"?
Per adeguato intendesi uno con le caratteristiche di Mihajlovic
o Simeone, anche non essendo un grande ex calciatore come i
suddetti. Solo così potranno essere evitate "baldinate"
con calci al culo annessi o "giampaolate" con
elucubrazioni da scienziato incluse. Non dico "atzorate",
perché lì c'è stata solo sfortuna. Atzori è un ottimo
tecnico e lo sta dimostrando a Reggio Calabria. E' chiaro,
inoltre, che un buon numero di giocatori potranno lasciare il
Catania, da pezzi pregiati come Maxi Lopez, Silvestre e Andujar
alle comproprietà (Lodi), ai prestiti come Schelotto o
Bergessio, ai fine contratto come Carboni (qui v'è certezza) e
Terlizzi; per non parlare dei vari Potenza, Marchese, Alvarez,
Ledesma, Morimoto, Pesce, Bellusci, Sciacca, etc., tutti
elementi che, per motivazioni spesso diversissime, necessitano
di più di una riflessione. Una base c'è. Gli Spolli, i
Biagianti, i Gomez, i Martinho, i Lodi, i Llama, tanto per fare
qualche nome, sono sicurezze. Barrientos, un fuoriclasse,
potrebbe tornare. In B (Ascoli), quest'anno si è fatto notare
alla grande un futuro campioncino, il centrocampista Moretti. Su
questo nucleo, ben vengano a innestarsi i sudamericani che
porterà dal suo solito viaggio ispanoamericano Lo Monaco (a
quanto pare non solo argentini, ma anche brasiliani e
uruguaiani). Non solo, sembrerebbe che si voglia puntare su un
bel gruppetto di italiani, scelta in controtendenza rispetto al
recente passato. Evidentemente, un motivo ci sarà... Un sogno
personale, tanto per dire, l'avrei: poter contare, alla
buon'ora, su una coppia di esterni bassi affidabile, cui magari
gente come Potenza o Capuano possa fare da buona riserva...
Attendiamo con fiducia e, soprattutto, cerchiamo di approcciare
la "questione Catania" con criticità costruttiva.
Comprendo bene che la passione, il troppo amore a volte possa
rendere ciechi, ma almeno tentiamo di farlo questo piccolo
sforzo!!! Buona estate a tutti e arrivederci al prossimo
campionato!