CATANIA DA BERE E’ settembre, c’è ancora caldo e mi aggiro al Centro lentamente, non facendo accorgere ai miei L4 e L5 che sto aumentando il passo. Imbocco Via Santa Filomena e Via Gemmellaro, una volta tranquille stradine con storici negozietti ma oggi, finchè tirerà il vento, roccaforti del Food catanese anche se debbo dire che l‘alcol scorre ormai in tutta la città. Un tempo non era così. Gli aperitivi di una volta non comprendevano le apericene e soprattutto si consumavano in piedi, al banco. Quei pochi che si sedevano avevano davanti un tavolino rotondo, coperto da tovaglia e un telo in plastica trasparente tenuto fermo da corone circolari in alluminio tipo quelle dell’hula hoop. Poi arrivava un piattino bianco con la pubblicità del caffè Torrisi con un po’ di arachidi, due patatine e quattro olive verdi per accompagnare tanti apertivi che non sto ad elencare, la maggior parte serviti con un cubetto di ghiaccio e fettina di limone, su bicchieri lunghi adatti solo per far bere le cicogne. Maledetti! E i liquori? Nel periodo in cui veniva a casa un ospite e gli si offriva appena un dito di Vermouth da sorseggiare per due ore, fuori la gente beveva gli amarissimi in sai francescani, l’altro liquore al carciofo che causò la morte in strada di Calindri e l’imbevibile: Unicum! Comunque, a parte l’introvabile Prunella ballor di Fantozzi, sono prodotti che si trovano ancora oggi. Il fatto è che il gregge non li considera più, a fine pasto chiede la grappa che se ambrata è meglio. Non lo sanno il perchè, ma fa fico ordinarla. Parafrasando una vecchia pubblicità dei rampanti anni Ottanta, mentre cammino mi chiedo: ma Catania è una città da bere? Ma Sii! Tanto tanto. Provare a sedersi ad un tavolo alle 21, dovunque e in qualsiasi giorno della settimana. Impossibile. Via Santa Filomena è dedicata soprattutto al cibo d’elite o presunto Food made in Sicily. Alle 17.00 già vedo tedeschi, inglesi e americani che cenano con gli spaghetti sopra le pizze ed altre diavolerie che preparano per loro in queste trappole per turisti. Gli italiani arrivano dopo, ma già immagino colui che prenderà le ordinazioni con il shashia in testa, facendo intendere la sua competenza gastronomica internazionale quando fino a un anno prima “spaccava” wurstel da Zio Mario alla stazione. Così comincia il suo spettacolo pietosamente gourmet (1), con menù imparato a memoria e bluffando spudoratamente con mercanzia presa all’Eurospin. Suggerirà eccellenze siciliane immancabilmente adagiate su letti di pistacchi di Bronte (ora i pottunu), tre paccheri pieni di bottarga di dubbia provenienza, soupe di molluschi annegati nell’acqua di onnipresenti pomodorini di Pachino, trunzi di Aci in bagnacauda spolverati con sale rosa dell’Himalaya, Marshmallow (u zuzzu, va) caramellato e granita di mandorle di Avola con olio piccante e uova di gambero gobbetto (puah!). Giusto per dare armonia al gusto della serata, per i vini proporrà uno Chardonnay che …… “per il suo forte temperamento riesce a domare il carattere ribelle delle portate”. Ma che cazzo dici? Ma la Catania da bere?” Sì, sì arrivo! Il tempo di attraversare via Pacini ed entro in via Gemmellaro dove si beve davvero. Anche qui è ancora presto. La strada è un po’ più larga ma perennemente invasa da tavoli e arredi farlocchi, realizzati da ditte specializzate che simulano gli Irish Coffee e i Pubs del nord Europa. Insomma, a destra vedo Dublino, a sinistra Liverpool. Ma a Catania semu, o no? Una birreria è già aperta ed entro. Mi sembra di essere all’Hofbräuhaus di Monaco di Baviera. Chiedo una semplice birra, ma quello comincia invece a consigliarmi dell’altro. Signore, cominciamo dalla terra dei Wikinghi: St. Feuillien, Gulden Daak, Caulier, Chimay, Celebrator, Leffe, Carlsberg ? No? allora scendiamo in Germania: Augustiner, Hofbrau, Goller, Oettinger, Paulaner, Bitburger, Westmalle, Silberbock, Franken Brau ? Dopo aver girato mezza Europa, comincio ad avere mancamenti da sbornia solo ascoltandolo, ma lui continua. Mister, sbarchiamo in Irlanda con Guinnes, Harp, Caffrey, O'Hara's Brewery, Smithwick’s, Murphy, Porterhouse, Beamish, Wicklow Wolf…. Oppure facciamo un salto in England? Elgood’s, Fuller, Samuel, Abbot, Stout, John Bull? … Quindi? - No, guardi io volevo solo ….. - Minchia ! - Scusi, non volevo assillarla, anzi le sto facendo perdere del tempo prezioso… - No, ma che dice? Cos'ha capito? Ho trovato quella che fa per lei: è una birra chiamata così ma si tratta di ottima artigianale siciliana e pluripremiata. Smanetta sul cellulare e me la vedere (la birra) qui. E’ fortunato, oggi me la ritrovo Bionda, Rossa e Tosta. Che faccio, spillo e verso? - No grazie, mi fa impressione. Per caso (2) ha una Nastro Azzurro? Mi guarda come se io fossi un mendicante a Beverly Hills e, schifato, nemmeno mi saluta quando vado via. Esco e mi avvio nella zona dove avevo parcheggiato. Comincio ad annusare umori, odori e suoni che cominciano a cambiare rispetto alla situazione che ho appena lasciato. E’ un’atmosfera medio orientale dove parecchie etnie si mischiamo tra loro. Ho sete e finalmente lo incrocio. Eccolo lì ….u Ciospu! Il chiosco è il luogo dove ogni catanese e non si illude di star bene dopo aver ingerito l'equivalente di cibo che un nipote calabrese ha ingozzato da sua nonna (a Catania si mangia abbastanza). E come lo fa? Con il famoso seltz, limone e sale, no? Semplicissimo come la gazzosa a cosce aperte napoletana, figlia dell’acquaiolo borbonico e chiamata così per il bicarbonato che traboccando innaffierebbe il cliente, anche sotto l’Etna la bevanda in questione non è niente di particolare: solo acqua gassata, limone e sale. Tutto qui, è qualcosa che si può preparare anche a casa …. però consumarla al banco, circondati da certi attori consumati che danno il meglio davanti a quel laboratorio di vetri con sciroppi colorati che nemmeno Marie Curie…. è tutta un’altra cosa. Non te lo puoi perdere, è proprio quella la magia delle sue bollicine! Il servizio è rapido, attuato con abilità degna dei migliori pistoleri e il conto davvero irrisorio rispetto a tutto il contorno di quel gazebo. Non vorrei ripetere anch’io la solita solfa sui chioschi, in rete c’è già abbastanza roba in cui si racconta la loro origine, gestori storici come Costa, Vezzosi e Giammona, quali gli sciroppi, le varianti, la maestria dei cioscari e le essenze. E proprio all’essenza mi riferisco, infilandomi dentro l’anima “do ciospu”, con tutta la sua spettacolare clientela. Se in Via Plebiscito sono più sanguigni con bistecche e polpette.... qui in zona si beve o meglio si sorseggia, in modo gassato, la liscìa catanese. Mi avvicino e ordino anch’io qualcosa. - Seltz limone e sale, grazie.....però avrei solo una banconota da 50 euro…. - E biatu a lei ca cci l’havi ! Cca c’è malura! Arriva un ragazzino che reclama la precedenza sul servizio: - “Capo, iu arrivai prima!” - Va bè, ora ti ramu a miragghia!” e lo fa aspettare. Ma u picciriddu è cunnuteddu di nicu nicu e gliela fa pagare. Impiega ben oltre il tempo consentito per consumare la sua bibita, quasi a farglielo apposta. Così chiede la cannuccia, la fetta di limone e non ritenendosi soddisfatto della Coca Cola si lamenta perché non è abbastanza fredda. Un vero professionista della rottura di palle. - Attia, nicareddu ….. a casa passa, non è ca na fari mangiari l’ossa cu sali? (3) Da dietro: “Avaia o picciriddu, e poi l’ossa boni su… ugghiuti sono afro zodiachi!” Al banco anche alcuni fancazzisti che chiedono notizie (in verità, sparlano) di un loro amico comune che, da quel che ho capito, è notoriamente un malaticcio professionale. Non si fa sentire da qualche giorno e quindi, fra un Mal di suocera, un Tamarindo e un Mandarinetto verde, cominciano i commenti che lo riguardano: - Chi fa, u ricoveranu a stu cadavere in stato di scomposizione? Mossi? - Ma chi dici? - ‘Mbare ….non t’incazzari, no va bè accussi, tantu pi sapillu… cchi sacciu. n’cuscinu, na ghillanda, le congratulanze. - Carusi, ora ci chiamu: au, Fulippu…. unni sì? ti operanu di arachidi anali? ah, ti stanu fannu (4) macari a trasfusioni ? - Buttana da miseria, è ancora vivu? Menu mali, iu già stava currennu no ciuraru! Chi aveva già la bevanda già in bocca, dalle risate comincia a produrre spruzzi simili ai Geyser di Yellowstone. L’ilarità contagia tutti i presenti, che cercano di darsi un po’ di contegno solo quando vedono arrivare una coppia di anziani. Lui è in abito bianco di lino, papillon a pois e Panama in testa; la sua signora ha un aspetto molto signorile. E’ avvolta in un elegante tauller e i suoi modi nobiliari sembrano appartenere a una contessa. I tratti sono belli, delicati e di quel poco di rossetto sulle labbra nemmeno si capisce l’esistenza. Insomma, un’affascinante signora di alta classe! Se l’uomo ricorda vagamente il Duca Conte Semenzara, lei è decisamente la Serbelloni-Mazzanti-Viendalmare. Per lui un “completo” mixato con Chinotto. Il gestore lo serve subito e poi si rivolge alla signora ma con un’aria che sembra conoscerla da tempo. Le chiede “signuruzza, chi ci mittemu stasira ‘no sciampagninu?” La guardo e penso “Lo manderà a quel paese, non si parla così a una distinta signora!” La Signora ci pensa un po’ e risponde alla domanda: “...kki to nanna, o fatti rumpiri i conna! Dammi na cosa frisca ca c’è cauru!!” Il banconista scoppia a ridere, ben sapendo che la signora è invece antica, antichissima ….. non nell’abbigliamento ma nell’essere Marca Lioutru, e di quello sopraffino. Per lo sforzo delle risate emette un rumorino stuzzicando ancora la “raffinata” signora: cu avi culu cunsidira!! Per me, la caduta di un mito in pochi minuti! Lui non ce la fa più e si fa sostituire al banco da una bella ragazza che produce una fila di uomini impressionante, tutti davanti come le api attorno all’ape regina, ad ordinare cazzate pur di starle davanti. Fra i Geyser ancora attivi, consumo finalmente il mio seltz limone e sale e mi allontano ma sento arrivare alle mie spalle strani tintinnii.Sono i boccioni degli sciroppi, i cucchiaini, i bicchieri, gli spremiagrumi in ottone e le presse che ridevano anche loro, ancora! Avvio l’auto e nell’abitacolo percepisco tanti odori di Tequila sunrise, Mojito, Negroni, Bloody Mary e avanzi di risate che mi accompagnano fino a casa. Soprattutto avverto l’opera di shakeraggio che il seltz sta compiendo nel mio stomaco per aiutarmi ad affrontare le numerose buche stradali della mia città. Buona serata, straordinaria Catania da bere! (M.R.) ____________ “…non ha vissuto chi non sa che cos’è un chiosco delle bibite a Catania… E ce ne sono cento… E tu ti ci avvicini, portando il tuo deserto sulla lingua, e un principio di incendio tra i capelli… E senti il ghiaccio spezzarsi come il cuore di un ghiacciaio, per te che quasi fuso passi… E senti la frutta spasimare e liquefarsi in succo… Così è… Allora sì che è estate, l’estate passionale a Catania, quando tutta la tua umana sete ti assale.” (Pasquale Panella)
LE NOTE
(1) Tragicomico glossario Gourmet: “il Gabbiano in Crosta con lenticchie alla julienne” di Antonio Albanese. “Oltre ad immaginare di poter tagliare una lenticchia alla julienne, bisognerebbe poi procurarsi un gabbiano sterile dell’aventino, ma che sia veramente sterile.. 680 lenticchie opache di Colle Val Susa di val d’Elsa di Norcia, due cucchiai di olio extravergine andaluso, tanto per essere originali, 5 manciate, ma che siano 5 di pangrattato di pane nero con pinoli armeni, noci moldave, pistacchi macedoni, arachidi e semi di mango di Maurutius, e poi un “niente di niente o quasi niente di zucchero grigio ondulato”, una bustina di tabacco aromatizzato al cardo essiccato in una malga trentina, e infine “quanto basta di sale dell’Himalaya”. https://www.amazon.it/Lenticchie-julienne.../dp/8807492245
(2) A Catania usiamo questo termine quando chiediamo qualcosa con cortesia, pensando di usare del tatto e non apparire sfacciati. Esempi sono “per caso ha provveduto anche per me?” oppure “per caso ha della ricotta salata di Vizzini?” oppure “per caso è arrivata della posta per me?”
(3) “mi stai facendo rodere dentro fino a rosicare”, ma soprattutto è un antico detto che indica povertà. Se i ricchi potevano permettersi selvaggina fresca, i poveri mangiavano carne essiccata e quando questa finiva rimanevano nullatenenti, soltanto con le “ossa cosparse di sale”.
(4) Esempi di utilizzo del gerundio nel verbo “fare” ……… a Catania Mi staiu fannu u sangu acqua! (io) Ti stanu fannu a trasfusioni? (tu) Melu mi sta fannu n’cazzari! (egli) Ni sta fannu cori di masculini (noi) Vi stanu fannu a vertenza? (voi) Stanu fannu na minchiata (essi)
______________________ E vui cummari, cu sta mantellina, nun lu sintiti a vespiri ca sona? L'avvulu rossu ‘e quattru ri matina… e poi n'completo 'nti Giammona (da Ci ni voli tempu – Vincenzo Spampinato) https://www.mimmorapisarda.it/cataniadabere.htm Set 2023
Catania, quanto tenera è la notte
Nella
città etnea alla scoperta dei luoghi più amati dal "popolo
notturno". Non è solo un viaggio tra locali e ritrovi dei giovani,
è un'esperienza per vivere pienamente l'affascinante centro cittadino. Qualcuno dice che è l'aria, così carica di zolfo. Altri che è il vento d'Africa, che sale dall'altra riva del mare. La terra, scaldata dal fuoco dell'Etna, oppure l'acqua, che sotto la città scorre in un fiume sepolto dalla lava. Magari, invece, è solo la primavera, ma Catania si sveglia a mezzanotte. E a dormire non vuole andarci mai. Trecentomila abitanti, un vulcano attivo piantato sulla linea dell'orizzonte come un'enorme minacciosa nave, un incanto di cupole barocche e tutte le contraddizioni di una Sicilia bella e violenta: Catania ti strega di giorno con odore di mare e arancini, grida al mercato del pesce e sussurri dei cortili ombrosi. E poi ti avvolge, al buio, in una notte lunghissima. La città di Verga e di Bellini, filmata da Bolognini e Germi, cantata da Battiato e sbattuta in prima pagina dalle cronache, ha un'anima nottambula e inquieta, si accende al tramonto di luci impreviste, di suoni, incontri, colori inattesi. Cala il sole su piazza del Duomo, e chiudono i cancelli della cattedrale che accoglie - ogni anno all'inizio di febbraio - migliaia di persone arrivate in città per la festa della patrona Sant'Agata, il cui velo, secondo la leggenda, saprebbe placare la furia dell'Etna. Cala il sole sulla via Etnea, che dal vulcano solca la città fin quasi al mare. Si spengono le insegne dei negozi, il passeggio dello shopping, il quotidiano viavai degli uffici. Si accendono i lampioni. Le viuzze del centro storico (Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 2002), che da piazza Università si intrecciano fino a piazza Bellini, cominciano a risuonare delle prime voci, dei primi brindisi, dei primi dischi scelti per ammorbidire la serata. Catania si prepara a un'altra notte. Ma con calma, non c'è fretta. Qui i ritmi sono morbidi, come il clima, come quell'accento che stira le sillabe in una cantilena. L'aperitivo si beve alle nove, a tavola ci si siede alle dieci, e poi via, il popolo degli insonni sciama nel fitto gomitolo tra la scalinata Alessi e vicolo Bonajuto, via del Teatro Massimo e via della Landolina: fuori e dentro i locali, fino all'ultimo cocktail, fino all'ultimo appuntamento della fitta agenda notturna. Tanto, l'alba non arriva mai. E i chioschi di piazza Umberto, dove a notte fonda ci si ritrova a bere un tamarindo, sono sempre aperti. Milano del sud, la chiamavano negli anni '60 questa città nera di lava e bianca di calcare, che, oggi, passata non senza cicatrici per terremoti e eruzioni, anni oscuri di guerre di mafia e anni luminosi di rinascita, pare, ad attraversarla al buio, una Berlino alle porte dell'Africa. È il bisogno quasi fisico di ritrovarsi in strada, l'intraprendenza di quelli che, dagli anni '90 ad oggi, hanno continuato a investire nella rivalutazione del centro storico, il design di architetti e decoratori come Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Valeria Geremia, Salvo Puleo, Antonio Busà, Franco Adorna e Mario Cutuli ad aver cambiato strade e atmosfere della Catania antica, ad aver inventato spazi nuovi per vivere la notte. Oggi, il venerdì sera comincia sprofondando nei divani bianchi della Cappella Bonajuto, cullati dalla musica lounge che riecheggia tra le mura bizantine dell'antica cripta che ospita il locale. Appena fuori, affollata nello stretto vicolo, sembra che tutta Catania si sia data appuntamento. Fitto chiacchiericcio e risate, tintinnio di ghiaccio nei bicchieri e accordi su come proseguire la serata. Basta un'occhiata a Lapis, quindicinale che da dodici anni aggiorna i catanesi sugli imprescindibili "dove e quando" di ogni nottata, per scoprire che, qualche viuzza più in là, al Mammuth si inaugura la mostra di un giovane pittore: le ragazze sbocconcellano tartine davanti alle tele, le coppie si lasciano avvolgere dalla luce delle lampade, gli ultimi arrivati, all'esterno, si salutano sotto il bagliore di una stufa al cherosene che fa la notte catanese più calda. Se invece si sceglie Scenario Pubblico, ex deposito di frutta secca trasformato nella sede della compagnia di danza Zappalà e nel luogo dove i ballerini del Teatro Bellini si mescolano alla folla dell'aperitivo, si può assistere all'ultimo spettacolo in cartellone o assaggiare i piatti dello chef Alex Patti. Lui è uno di quelli che, dopo una vita di viaggi, ha scelto di tornare a casa: Qualcuno dice che è l'aria, così carica di zolfo. Altri che è il vento d'Africa, che sale dall'altra riva del mare. La terra, scaldata dal fuoco dell'Etna, oppure l'acqua, che sotto la città scorre in un fiume sepolto dalla lava. Magari, invece, è solo la primavera, ma Catania si sveglia a mezzanotte. E a dormire non vuole andarci mai. Trecentomila abitanti, un vulcano attivo piantato sulla linea dell'orizzonte come un'enorme minacciosa nave, un incanto di cupole barocche e tutte le contraddizioni di una Sicilia bella e violenta: Catania ti strega di giorno con odore di mare e arancini, grida al mercato del pesce e sussurri dei cortili ombrosi. E poi ti avvolge, al buio, in una notte lunghissima. La città di Verga e di Bellini, filmata da Bolognini e Germi, cantata da Battiato e sbattuta in prima pagina dalle cronache, ha un'anima nottambula e inquieta, si accende al tramonto di luci impreviste, di suoni, incontri, colori inattesi. Cala il sole su piazza del Duomo, e chiudono i cancelli della cattedrale che accoglie - ogni anno all'inizio di febbraio - migliaia di persone arrivate in città per la festa della patrona Sant'Agata, il cui velo, secondo la leggenda, saprebbe placare la furia dell'Etna. Cala il sole sulla via Etnea, che dal vulcano solca la città fin quasi al mare. Si spengono le insegne dei negozi, il passeggio dello shopping, il quotidiano viavai degli uffici. Si accendono i lampioni. Le viuzze del centro storico (Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 2002), che da piazza Università si intrecciano fino a piazza Bellini, cominciano a risuonare delle prime voci, dei primi brindisi, dei primi dischi scelti per ammorbidire la serata. Catania si prepara a un'altra notte. Ma con calma, non c'è fretta. Qui i ritmi sono morbidi, come il clima, come quell'accento che stira le sillabe in una cantilena.
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La
luna dei Pub Piccola storia di un mito tutto catanese Ma dov’è finita oggi quella spinta iniziale? La città di oggi è istituzionalmente orgogliosa dei suoi locali. Molte cose sono cambiate, i pub sono diventati un vessillo buono per tutte le stagioni, una realtà che dà lustro, quasi un gioiello da appuntare sul bavero di una città narcotizzata dal successo della sua piccola rivoluzione. Intanto molti ritrovi hanno cambiato pelle e da associazioni sono diventati veri locali, con tutte le difficoltà che questo comporta, soprattutto per i costi del personale. "Qui - continua Saro - l’ispettorato del lavoro viene con cadenza precisa a controllare tutto, ma di irregolarità non ne hanno mai trovate. In altri posti, dove mancano tessere associative e addirittura il registratore di cassa, non mettono nemmeno piede. Mancano controlli seri". Ma il rammarico di uno dei pionieri del divertimento catanese ha anche un colore più umano. "I pub sono ormai un business e niente di più. Altro che cultura! Si esce per incontrare qualche amico o per "attraccare". Il pub oggi è intrattenimento senza sostegni ideali: esci la sera per consumare divertimento e poi quando torni a casa ti accorgi che non ti è rimasto nulla". (Aurelio Cardaci)
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LISTA NON AGGIORNATA |
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OVVIAMENTE, VISTA LA VIVACITA' DELLA CITTA', LE INDICAZIONI SI RIFERISCONO A MOLTO TEMPO FA. A CATANIA I LOCALI APRONO E CHIUDONO NELL'ARCO DI 6 MESI, IMPOSSIBILE AGGIORNARNE IL PASSO.
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BREVE STORIA ED ORIGINE DEI CHIOSCHI O CIOSPI CATANESI Fanno parte ormai da decenni del corredo di piazze e vie principali della città e chiunque venga a Catania non può fare a meno di notarli e di avvicinarsi per gustare ogni sorta di bevanda dal semplice caffè al tradizionale selz al limone. Sto parlando ovviamente dei chioschi meglio conosciuti dai catanesi "ciospi",luoghi di ristoro all'aperto per dissetarsi, ma quando nascono? Nacquero a fine ottocento intorno al 1896 come semplici strutture in legno di forma generalmente circolare con bancone a mo' di finestra dove venivano servite bevande fresche. Iniziò così il loro successo inizialmente estivo ma via via aperto tutto l'anno poiché veri luoghi di ristoro dove poter sostare all'ombra ed assaporare bibite come zammu'(acqua e anice),attirando in un primo tempo uomini ma successivamente frequentato anche da donne accaldate dallo scirocco estivo. I primi chioschi furono 3 (Costa,Vezzosi e Giammona)e furono collocati nelle piazze principali, così in piazza Stesicoro fu collocato il COSTA ,in piazza Duomo il VEZZOSI e in piazza Cavour (u Buggu)il GIAMMONA. Il successo fu talmente enorme che fu emanata un'ordinanza ai primi del '900 per spostare i chioschi dalle piazze principali poiché si creavano ingorghi ed affollamenti di uomini che ammiravano le donne al chiosco.Così il chiosco Costa fu spostato in piazza Spirito Santo (dov'è attualmente )e gli altri due in via Vittorio Emanuele. Nel frattempo lo sviluppo commerciale fu in forte aumento e via via aumentarono le produzioni con l'introduzione di nuove bibite rinfrescanti a base di sciroppi alla frutta miscelati ad acqua gassata naturale, nacque così la tradizionale bevanda "seltz al limone e sale"dissetante e successivamente altre specialità come:mandarino al limone,amarena,orzata, menta e lo sciampagnino ,tutti sciroppi di preparazione rigorosamente artigianale _____________________________________________ by Milena Palermo - Obiettivo Catania https://www.facebook.com/ObiettivoCatania/?fref=ts
La tradizione del ciosco a Catania non è una moda
passeggera…e diversi sono i cioschi storici. Io vi consiglio quello di
Giammona. Si trova in Piazza Umberto, all'angolo più in fondo andando
lungo via Umberto verso la Via Etnea. E' aperto praticamente quasi 24
ore al giorno e non soo ma anche 365 giorni all'anno perché ormai la
tradizione del ciosco non si esaurisce con la fine dell'estate. I suoi
sciroppi sono favolosi, il servizio definirlo rapido è quasi un
insulto…è rapidissimo…e secondo l'antica tradizione…dovreste
vedere con che rapidità tagliano i limoni, li spremono e poi
aggiungano
seltz e sale…è proprio uno spettacolo nello spettacolo…e poi i
prezzi sono contenuti… E'
davvero molto piacevole precede o anche concludere una serata passata in
pizzeria, al cinema o in discoteca o in qualsiasi altro posto con un
salto finale da Giammona. Inoltre, se avete di gusti particolari…vi
assicuro che chi vi sta servendo non si sottrarrà alle vostre anche più
strane esigenze… Il
ciosco Giammona è praticamente a gestione familiare…e se avrete la
fortuna di trovare il titolare in persona…vedrete che non si sottrarrà
a raccontarvi i tanti aneddoti di vita catanese legati alla storia del
suo ciosco… Infine
una nota carinissima…ormai da un po' di tempo, il ciosco Giammona è
ritornato alle vecchie tradizioni ed è divenuto anche itinerante. Mi è,
infatti, capitato che 3 anni fa, a Nicolosi ad una festa privata di
ritrovarmi davanti ad un vero e proprio ciosco…con tutti i suoi
sciroppi, il seltz ed il limone, gestito ed organizzato proprio da
Giammona…è stata proprio la ciliegina sulla torta… Da
buon catanese vi auguro…di ritrovarci tutti insieme davanti al ciosco
Giammona…offro io!!!! Antonio
Magrì (da un forum sul web)
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U CIOSPU
a cura di Salvo L.G. (www.catanesidov.it) La struttura tipica del “ciospo” è generalmente a base circolare, ma anche a volte ottagonale o rettangolare, con ampi ripiani rivolti agli avventori nei quali questi ultimi sono soliti appoggiarsi ad osservare la preparazione della bevanda appena ordinata. All’interno della struttura i loro gestori si muovono con grande abilità e destrezza, soddisfacendo rapidamente le richieste dei propri clienti. Sul ripiano di lavoro non può mancare uno strumento fondamentale per la preparazione della bevanda: lo spremiagrumi. Ormai quest’ultimo è di tipo elettrico, ma qualcuno utilizza ancora una specie di pinza-morsa che provvede a schiacciare il mezzo limone per prelevarne il succo.La preparazione avviene così: in un bicchiere, generalmente in vetro, del diametro di circa cinque centimetri ed alto circa dodici, viene versata una quantità di sciroppo, ben calibrata dall’esperienza del “barman”, viene quindi spremuto il limone e successivamente aggiunta l’acqua seltz fino al riempimento del bicchiere. Questo è soltanto una delle varie tipologie di bevande richieste dai tanti che accalcano i chioschi in tutte le ore della giornata, sia nei periodi estivi che in quelli invernali, a tal punto da essere diventati un vero e proprio punto d’incontro e una tappa fissa dell’uscita serale per i cittadini di Catania. Ma i chioschi non preparano esclusivamente queste bibite, essi hanno una vastissima scelta di bevande. Il “frappé alla nutella“, per esempio, è uno dei preparati preferiti dai più giovani che i chioschi di Catania si vantano di aver ideato per primi. Il Tamarindo, utile per digerire dopo un’abbuffata. Si beve fino a metà bicchiere facendo aggiungere solo allora una punta i bicarbonato. A quel punto di corsa tutto giù d’un sorso e la digestione è garantita. Un altro preparato tipico è il “Mistofrutta” realizzato unendo insieme vari pezzetti ti frutta fresca tagliati a cubetti irrorati da sciroppo alla frutta e seltz.
Ogni chiosco ha una sua specialità, ma posso affermare che tutti preparano delle ottime bevande. Ho visitato molte città d’Italia e da nessuna parte ho trovato un “ciospo” come questi appena descritti, tuttalpiù ho trovato piccoli bar con cornetti e caffé, ma mai un chiosco alla Catanese e questo è un altro aspetto che ci rende orgogliosi di essere catanese.
Seltz, limone e sale a Catania. Cos’è? Se si viaggia in Sicilia durante l’estate, soprattutto a Catania, è comune imbattersi in alcuni chioschetti stile liberty che preparano una particolare bevanda rinfrescante. Si tratta di seltz, limone e sale, un tonico naturale che diventa un vero e proprio rito nelle ore più calde come a fine giornata. Molti la considerano la bevanda di Catania, erede di un’antica tradizione che parte dai famosi acquafrescai borbonici del Regno di Napoli (una pratica che ancora oggi perdura nella città campana), soliti a rifrescare i passanti con questo miscuglio rigenerante. Simili esempi anche in Catalunya e in Messico, con le cosiddette aguas frescas, mentre a Palermo c’è una bevanda simile che si chiama acqua e zammù (anice in dialetto locale). Ma le origini del rito catanese vengono dalla Germania. Seltz, sale e limone, la tradizione di Catania Seltz, sale e limone, la tradizione di Catania Seltz, sale e limone: le origini del tonico Una storia che incrocia tante strade e che fa il giro dell’Europa. Infatti pare che il nome di questa bevanda derivi da Selters, un piccolo comune tedesco sulle montagne Taunus, noto per la sorgente di acqua ricca di anidride carbonica, che è la base per la preparazione di un ottimo seltz. Poi arriva Joseph Priestley, un chimico e filosofo inglese, considerato il padre dell’acqua gassata moderna, che mette a punto quella che definì “la sua scoperta più facile”: l’acqua artificialmente gassata ovvero il seltz. Infatti questo tipo di preparazione sfrutta le atmosfere del seltz, superiori a quelle di una normale acqua gassata o una soda, create mediante un sifone caricato di anidride carbonica. Sarà poi un chioscaro locale, il Cavalier Russo, a inventarsi il sistema che gasa l’acqua direttamente dal rubinetto facendo la sua fortuna e decretando questa tradizione a Catania che iniziò a circolare dal secolo scorso. Seltz, sale e limone: la ricetta rinfrescante Seltz, sale e limone, i semplici ingredienti che compongono la ricetta. Il cloruro di sodio la rende un tonico rinfrescante e digestivo, mentre il seltz che arriva direttamente dal sifone riesce a gasarla perfettamente con quell’effetto spumeggiante. Il limone, che è previsto nella ricetta originale, a oggi può essere sostituito da numerosi sciroppi che rendono questa preparazione una vera e propria bibita adatta a tutti: fragola, caffè, mandarino, menta, orzata, girando per Catania si ha la misura di questa tradizione che parte dal lontano 1896. I Chioschi di Catania Uno dei chioschi a Catania, nella zona del mercato Uno dei chioschi a Catania, nella zona del mercato Uno dei chioschi a Catania, nella zona del mercato I chioschi a Catania I chioschi a Catania I chioschi a Catania Chiosco Centro Storico Chiosco Centro Storico Chiosco Centro Storico Un chiosco dall'interno Un chiosco dall'interno Un chiosco dall'interno Seltz, sale e limone: i chioschi di Catania Pare che il primo chiosco di Catania nasca proprio a fine ‘800. Strutture circolari in ferro battuto e in stile liberty, con un bancone a finestra dove vengono preparate e poi servite le diverse bibite. Camminando ci si può imbattere in numerose d queste strutture, tutte diventate punti di ritrovo per i catanesi e per i turisti curiosi. Ricordano delle edicole anche per la loro posizione nelle piazzette o agli incroci, e oggi si possono trovare in Piazza Turi Ferro (Chiosco Costa), in Piazza Vittorio Emanuele (Chiosco Giammona, il più antico) oppure in Corso Sicilia (Chiosco Sicilia Seltz) o in Via Etnea (Chiosco Bar del Borgo). Elementi identitari e presenti da quasi un secolo in questa città, i chioschi che servono acqua e seltz continuano a servire questa tradizione in formato liquido.“ https://www.cibotoday.it/citta/palermo/seltz-sale-limone-catania.html
Chioschi: perché quelli catanesi piacciono tanto? Quante volte avete chiesto a qualcuno "Ci vieni al chiosco? o gli avete detto "Ci vediamo in uno dei chioschi a Catania"? A Catania è normale darsi appuntamento in uno dei chioschi sparsi per la città, aperti ad ogni ora per offrire un punto di ristoro, ma soprattutto di ritrovo a tutti gli appassionati di ogni età. Quello del chiosco è uno degli antichi riti che il catanese conserva fedelmente e che condivide non solo con gli amici, ma anche con i turisti che passano da Catania. Con il loro odore di frutta, i loro banconi sempre umidi e lucidi, i limoni tagliati a metà e posti proprio vicino al seltz e le finestrelle a giro sulle quali sono esposte le colorate bottiglie contenenti le famose bibite, i chioschi sono più che una semplice bottega dov'è possibile rinfrescarsi e dissetarsi; sono veri e propri luoghi di aggregazione e di incontro che attraggono tutti e vanno ancora oggi di moda. I primi chioschi a Catania risalgono alla fine dell'800, quando la loro struttura era ancora in legno e la loro forma era solo circolare per permettere a più persone di appoggiarsi al bancone-finestra e gustare una delle fresche e dissetanti bevande. Inizialmente i 3 chioschi presenti in città erano posti in Piazza Stesicoro (Costa), in Piazza Duomo (Vezzosi) e in Piazza Cavour (Giammona); ma, in seguito all'emanazione di un'ordinanza comunale, sono stati spostati in zone meno centrali per non creare ingorghi né assembramenti: era questo il periodo in cui venne introdotto il seltz, da accompagnare ai noti sciroppi che vengono serviti ancora oggi. Via via nel tempo, ai primi chioschi se ne aggiunsero altri, aperti in tutte le stagioni, sempre più colorati e funzionali per accogliere la clientela di ogni tipo. Fu così che, a poco a poco, il chiosco catanese è diventato il luogo cult dove gustare a basso costo un frappè, rinfrescarsi e dissetarsi con un bibita "frizzantina" durante il giorno o bere qualcosa all'uscita dalla discoteca o dal cinema; oppure il consueto posto per darsi appuntamento con amici e conoscenti. Il "Ci vediamo davanti al chiosco di..." è ormai quasi un motto per ogni catanese vuole o deve incontrare qualcuno e ha poco tempo a sua disposizione. Nel tempo, i "bibitari del ciospo" hanno ampliato la loro offerta e arricchito le loro tradizionali ricette che hanno tramandato di generazione in generazione. Chi va nei chioschi a Catania infatti può trovare una vasta scelta di bevande e di snack e mentre i più golosi possono scegliere tra uno degli innovativi e ricchi frappè o una crepes, la maggior parte dei catanesi resta fedele alla tradizione e preferisce una bibita fresca e frizzante. Ma quali sono quelle più gettonate? Ecco quali sono le 5 bibite più bevute nei chioschi catanesi. Seltz, limone e sale Non c'è chiosco senza seltz, l'acqua resa molto gassata e frizzante dall'apposito rubinetto con sifone, installato davanti al bancone- finestra centrale. Per tradizione, il seltz può essere sorseggiato anche solo con l'aggiunta di abbondante succo di limone locale e sale a preferenza; oppure può essere utilizzato con l'aggiunta degli sciroppi per ricreare le bibite da chiosco. Frappé alla nutella Il Frappé alla nutella è un prodotto gettonato ancora oggi e scelto dai giovanissimi nelle sue gustose varianti, arricchite di biscotti, creme e topping particolari. L'originale e unico è però quello alla nutella, fatto con il latte, la "brioschina Tomarchio", Nutella e tanto cacao, il tutto magistralmente frullato e gustato nel bicchiere di plastica con cannuccia larga. Mandarinetto Per gli amanti della frutta che vogliono "passarsi la bocca", il mandarinetto è la bibita perfetta, che lascia il sapore del mandarino locale e inebria il palato di un dolce gusto. C'è chi lo sceglie verde e chi invece rosso, mentre i palati più fini, lo preferiscono "al limone". Tamarindo Se si vuole digerire un'abbondante cena, il tamarindo è quello che ci vuole: ma attenzione a non dimenticare di aggiungere il bicarbonato a metà bicchiere, un ottimo espediente per rendere la bibita più esplosiva! Estratto da un frutto tropicale, il tamarindo ha il gusto simile al chinotto, che lascia la bocca fresca e frizzante. Misto frutta Molti scelgono il chiosco per il loro spuntino o la loro merenda e per gustare un ricco bicchiere di misto frutta. Simile ad una macedonia fatta di abbondanti e colorati pezzettoni di vari frutti immersi in sciroppo alla frutta, il misto frutta sa saziare al punto giusto, senza esagerare con le calorie. Un prodotto fit che, a volte però, viene mangiato con la panna. Le alternative non mancano: con o senza granitina aggiunta allo sciroppo, con o senza arachidi e salatini vari da accompagnamento o con o senza sigaretta in mano. https://www.ilfattodicatania.it/2021/07/i-chioschi-di-catania-quali-sono-le-5.html
Storia e leggenda del Seltz al limone.
Elemento caratteristico di ogni via e piazza principale di Catania è il chiosco. Rifugio degli assetati e delizia dei passanti, il chiosco tipico catanese offre il Seltz al Limone, l’autentico protagonista di questo luogo. Una bibita che potrebbe sembrare il frutto dell’immaginazione di una mente messa alla prova dal calore delle giornate estive. Invece questa bevande esiste, disseta e sì, è una ricetta 100% catanese , in molti applicano numerose varianti , come il doppio sale , il doppio limone e l'utilizzo di sale grosso. Ma chi fu l'inventore di tale superba bibita e come è diventata parte imprescindibile della vita dei catanesi ? Partiamo dal suo elemento base , acqua di Seltz, o anche semplicemente seltz, è una denominazione corrente in Italia per designare l'acqua fortemente gassata, ottenuta immettendo in un sifone ermetico il gas (anidride carbonica) sotto pressione di apposite bombolette. Il suo nome deriva da quello di Selters, una località tedesca sita sulle montagne Taunus, da cui proviene un'acqua minerale ricca di anidride carbonica. In tedesco, infatti, quest'acqua viene denominata Selterswasser ("acqua di Selters"). Accadde che negli anni 30 , il seltz era molto richiesto per preparare bevande e miscugli (in era autarchica non si poteva scrivere cocktail) , il Duce era stanco però di dovere importare dalla Germania l'anidrite carbonica , utile anche per preparare il carbammato d'ammonio, indispensabile per la produzione dei fertilizzanti e delle materie plastiche. Venne a sapere che nel territorio di Mineo esisteva un lago che emetteva enormi quantità di anidride carbonica , il lago dei Palici uno dei luoghi archeologici più importanti del mondo dove esistevano vestigie di antichi tempi siculi e greci e dove il famoso Ducezio aveva organizzato le sue truppe sicule contro i greci. Ma a Mussolini tutto questo non importava , ordinò la copertura del lago e il prelievo di tutto il gas che emetteva. Da quel momento Catania divenne la capitale italiana della produzione CO2 , nella produzione per alimenti , il cavaliere Russo realizzò in quella che era allora la zona industriale della città , l'attuale quartiere di San Cristoforo , una fiorente impresa che forniva anidride carbonica a tutto il territorio nazionale. Con la guerra l'azienda fu tra le prime a venire bombardata , anche se non completamente distrutta, la produzione si azzerò e come liquidazione alcuni operai si impadronirono di numerose quantità di sifoni già pronte per la produzione del seltz. Uno di questi operai si chiamava Giammona decise di utilizzare le grandi quantità di seltz che aveva stoccati a casa , per distribuire bevande fresche in un chiosco che aveva creato alla belle e meglio in quel di piazza Jolanda a poche centinaia di metri dalla stazione, chiosco che inaugurò per la festa di Sant'Agata del 1946 . Cominciò a distribuire con successo acqua con seltz aromatizzata con mezzo limone , fu subito un successo e il successo aumentò quando al limone aggiunse il sale . La semplice ricetta si diffuse a macchia d'olio agli altri chioscari , dall'ora il seltz al limone è la bevanda catanese per eccellenza. Secondo molti ricercatori questa è la bevanda migliore possibile perchè ricarica gli elettroliti delle cellule . Gli elettroliti sono sostanze importanti che permettono alle cellule del corpo di funzionare e al corpo stesso di espletare le proprie attività. Gli elettroliti (come sodio, potassio e altri) sono cruciali nel consentire alle cellule di generare energia, nel mantenere la stabilità del loro rivestimento e nel favorirne il funzionamento in generale. Essi generano elettricità, contraggono i muscoli, muovono l'acqua e i fluidi presenti nel corpo e sono parte attiva in una miriade di altre attività. Il mantenimento dell'equilibrio delle concentrazioni di elettroliti include anche la stimolazione del meccanismo della sete quando il corpo è soggetto a disidratazione. Il cervello funziona un pò come le batterie dell'auto è composta da un infinità di "microcellule" e per funzionare hja bisogno di elettroliti. Una sostanza come i normali beveroni energetici in commercio contiene molta acqua (bene) ma anche zucchero (male) chè non conduce elettricità e quindi blocca il rifornimento elettrolitico al cervello, solo dopo che il nostro corpo assorbirà gli zuccheri l'effetto degli integratori sarà effettivo (circa un'ora se va bene). Il seltz con Limone , sale da cucina e aggiungerei un pizzico di bicarbonato che viene preparato nei chioschi della Sicilia orientale (potete farlo anche a casa) agisce quasi istantaneamente , fornendo al cervello e alle cellule muscolari tutti gli elettroliti di cui hanno bisogno e migliorando le capacità celebrali e i tempi di reazione. Quindi buon seltz al limone a tutti.
Fonti : wikipedia.com ; Abate Giuseppina (donna di grande memoria e lunga vita)
Seltz, limone e sale: storia del drink catanese che si beve ai chioschi Un drink siciliano che affonda le proprie radici nella Germania centrale. Una storia che unisce i Borbone e il Messico, una bevanda dissetante e squisita. La preparazione è sacra ed è accompagnata da una gestualità tipica dei chioschi catanesi, con tutta la musicalità degli ingredienti che vengono aggiunti man mano. Uno spettacolo imperdibile della città etnea. Seltz, sale e limone, detto tutto d’un fiato e bevuto tutto insieme. Tre paroline magiche che come una passaporta di Harry Potter vi catapulteranno direttamente a Catania, con una cassatina in mano e la Cattedrale di Sant’Agata sullo sfondo. Come il Duomo, altrettanto sacri e frequentati sono i chioschi catanesi, rifugio degli assetati sulle soleggiate vie sicule, testimoni di un rituale e scrittori di una musica jazz che ricorderete per tutta la vita. Il drink che unisce un anonimo paesino della Germania e Catania Partiamo dal principio: i chioschi di Catania sono dei rivenditori di bibite, si trovano sul ciglio delle strade. Sono i discendenti diretti degli acquafrescai borbonici del Regno di Napoli (infatti questi chioschi si trovano anche nella città campana); si possono incrociare anche in Catalunya e soprattutto in Messico dove ci sono le aguas frescas. La cosa curiosa di tutto questo sinuoso tracciato nella storia è che il seltz, limone e sale lo si deve invece al tedesco Selters, un piccolo comune della Germania centrale, perché è qui che si trova la sorgente d’acqua ricca di anidride carbonica che fa da base essenziale per il seltz, che a Catania si è trasformato in sess. In pratica, il seltz è acqua gassata "molto frizzante", cioè con elevata concentrazione di anidride carbonica disciolta, ottenuta immettendo in un sifone ermetico il gas sotto pressione di apposite bombolette. A Catania la situazione è leggermente diversa perché il sess sgorga direttamente dai rubinetti. C’è una musicalità nei gesti, un’orchestra gestita dall’acquafrescaio: il tamburo battente nel momento in cui si apre la fontana, le bollicine gorgoglianti che suonano come il charleston su una batteria e infine lo "psssss" che sibila alla fine della melodia, quando il seltz ha riempito il bicchiere. Tutto fintamente improvvisato, come il jazz su una nave da crociera. Arriva poi il tempo del limone, immancabile in ogni preparazione dei chioschi, vero elemento d’arredo della struttura. Tagliato a metà con precisione giapponese, premuto vigorosamente nel bicchiere con un apposito schiaccia agrumi. Infine il sale, l’elemento più sottovalutato della preparazione ma fondamentale a livello chimico: gli elettroliti del cloruro di sodio integrano il seltz e il limone (o un altro ingrediente del drink), rendendo la bevanda molto dissetante. Il genio dietro questo drink semplice e unico pare essere il signor Russo, un chioscaro di San Cristoforo che negli anni ‘70 ha inventato il geniale marchingegno che spilla acqua gassata dal rubinetto. Che altro si beve nei chioschi catanesi? Non vi piace l'acqua frizzante o il gusto di limone? No problem. I chioschi catanesi sono attrezzati per ogni evenienza e ci sono bibite speciali e tipiche per tutti i gusti. Partiamo da quella che può essere considerata a tutti gli effetti una droga legale, il Mandarino verde: i tratta di uno sciroppo al mandarino verde, un agrume tipico siciliano, completato con del succo di limone. L'avvertenza è che una volta assaggiato non potrete più farne a meno e lo cercherete di chiosco in chiosco e, come il Giuda Ben Hur salvato dal Signor Burns nei Simpson direte al chioscaro: "Tu sei davvero il re di tutti i re". Di questa bibita c'è anche una versione "classica", il mandarino al limone, fatta con sciroppo al mandarino o all'arancio e limone spremuto, in alcuni casi "doppio". Consigliamo poi il tamarindo al limone e bicarbonato, un digestivo dolce e amaro allo stesso tempo, perfetto per "smaltire" i chili di arancini col cuore morbido di ragù. Molto dissetante è anche il "misto", ovvero una preparazione simile a un cocktail in cui il bibitaro mixa vari sciroppi e preparazioni del chiosco. Infine da provare il Magiaebevi: uno sciroppo di frutta semplice, conservato in dei boccioni di vetro, con all'interno la stessa frutta da cui deriva. Al bicchiere viene aggiunto un po' di seltz e il risultato è una bevanda molto zuccherina, meno dissetante ma più golosa delle precedenti.
Leonardo Ciccarelli https://www.cookist.it/seltz-limone-e-sale-storia-del-drink-catanese-che-si-beve-ai-chioschi/
SCIATALGIA A SAN CRISTOFORO Oggi pomeriggio quattro passi a prendere aria salubre: via Gramignani, via Villa Scabrosa, via del Principe e dintorni. Mi ci voleva, ogni tanto ne sento il bisogno. E’ lì che faccio la spesa per la mia speciale wikipedia Marca Liotru, è lì che li sento davvero, dove drizzo le orecchie. Lì è dove nasce il vero catanese, in quelle strade in cui padroneggiano la creatinina, il colesterolo e la glicemia (vedasi l’obesità fra i giovani della zona che si abbuffano a carne di cavallo, cipolline e panzerotti); lì dove non potresti sentirti mai solo perché la densità di popolazione è tale da incrociare un essere umano ogni due metri, ma con l’optional del sonoro che è già una bella cosa perché qui è inserito di serie. Non devi pagare alcun extra, è gratis. Basta saper apprezzare gli accessori. Peccato che un improvviso mal di schiena mi abbia costretto a fermarmi in via Cordai. Così da via Plebiscito giro su Via Belfiore, sublime crocevia di catanesità, e mi accomodo su una di quelle sedie con tavolino poste sul marciapiedi all’ingresso di un bar molto “raffinato” e frequentato da nullafacenti professionisti. Cosa consumano? Centinaia di Moretti! Della Ceres non gliene frega nulla. Mi siedo. Ho bisogno almeno di una ventina di minuti per riprendere il cammino e tornare in auto senza problemi. Vedo la gente passarmi davanti e ne rimango affascinato per quel che fanno e che dicono. Quando la tensione al gluteo sinistro comincia ad allentarsi, un uomo con una birra in mano si siede accanto a me. Sono nuovo nel luogo, potrei essere chiunque e quindi genero diffidenza. Lui, da un aspetto così indefinibile da non farmi capire se più giovane o più anziano di me e in possesso di una lucidità poco credibile, mi guarda dritto negli occhi e dice: - Cecca a quaccunu? - Sciatica. - No, “Saru Sciatica” non c’è. - No, mi scusi. In questo momento ho la sciatica, la sciatalgia, e ho bisogno di sedermi perché soffro se sto in piedi. - Ah! (*), picchì non ci metti a pumata ca s'incamina (Sifcamina)? Chissa bona fu, quannu mi ruppi i vettibri palombari (lombari). Senza nemmeno salutarmi si alza, torna all'interno del bar e ordina un’altra Moretti rivolgendosi ai suoi colleghi: “mbare, assira ti visti ni ticchi tocchi! bonu vinisti!”
E voi vi abbonate ancora a Netflix? Venite qui e fatevi una passeggiata! ________________ (*) prefisso universale che usiamo a Catania e che ci toglie dall’imbarazzo in qualsiasi occasione.
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"Chi
fai stasira?"..."Chi sacciu..intantu minni vaiu o' ciosco i
Giammona, a piazza Umberto...e appoi viremu!!".... Questa
frase che non ha bisogno di traduzione è una frase che un qualsiasi
cittadino di Catania o del suo hinterland avrà ripetuto tante e tante
volte. Il "ciosco (in italiano diviene "chiosco") non è
semplicemente un "punto di ristoro" come potrebbe essere
definito da una qualsiasi guida turistica o libro del Touring Club
Italiani…il ciosco è un punto di ritrovo diurno e notturno per
giovani e meno giovani, è ormai un vero e proprio "cult" e
simbolo della vita di ciascun catanese. Ogni catanese ha il suo ciosco
preferito…e tanti se ne trovano in giro per la città. Ce ne sono a
piazza Roma, a piazza Cavour, in piazza della Borsa per citare quelli in
zona centro ma i più famosi sono quelli di Piazza Umberto (piazza
Vittorio Emanuele III, lì ce ne sono due: Giammona e Vezzosi) lungo
proprio la via Umberto, ad un passo dalla "fera u' lune", cioè
in pieno centro a Catania…in questa opinione parlerò un po' della
storia e dell'importanza che hanno assunto i chioschi nella vita
quotidiana di un catanese e poi vi parlerò di quello che è forse il
Ciosco per eccellenza: il "ciosco" Giammona. La
storia dei chioschi a Catania si perde nel tempo…e l'evoluzione del
modo di preparare e vendere bevande, sciroppi e bibite è stata rapida e
trova sicuramente origini nei venditori ambulanti di "acqua e e
zammù", cioè acqua e anice che tenendo in fresco l'acqua in posti
"ombrosi" strategici delle città riusciva a dissetare e
rinfrescare l'ugola dei catanese in cerca di un modo per alleviare le
sofferenze provocate dal gran caldo. Nel
tempo, da una attività ambulante, la vendita di bibite fresche, che
potevano essere o acqua e zammù o acqua e limone, si trasforma in
vendita in veri e propri negozietti dislocati nelle varie piazze e
piazzette catanese. Questi piccoli negozietti, quelli che chiameremo
comunque storici, hanno una particolarità nella loro forma…in pratica
sono delle piccole casette a forma esagonale con un tettuccio in
legno…in cui gli avventori potevano da ognuna di queste sei parti in
cui era presente una finestrella con tanto di appoggio in cui è
possibile ordinare, bere e ripararsi dal sole poiché ognuna di queste
aperture è anche dotata di una piccola ma efficace tettoia. Passano
gli anni e si comincia anche ad usare oltre all'acqua naturale liscia
anche l'acqua naturale frizzantina rinvenibile in fonti sul versante
sud-ovest dell'Etna…e poco dopo arrivano nell'ordine gli sciroppi ed
in seguito il seltz. Gli sciroppi, inizialmente, erano di pochi gusti e
mono-marca, le famose bibite Fabbri ma poi nel tempo i vari cioscari
catanese si sono a poco a poco industriati e passati dalla semplice
vendita anche alla produzione di tali sciroppi: ed arrivano così nei
diversi cioschi bibite preparate con sciroppi "home-made"
essenzialmente al sapore di mandarino, la famosa orzata, o il tamarindo
ma anche bibite assolutamente inedite come il cosiddetto "sciampagnino"
(cedrata con acqua e seltz). A tutt'oggi diversi cioschi vendono
esclusivamente bibite con sciroppi di propria produzione.
Come
dicevo prima il fatto di andare al ciosco per un catanese è una
tradizione che tra l'altro non ha praticamente nessun riferimento né in
altri luoghi siciliani o fuori dalla Sicilia ed è talmente radicato nel
DNA del catanese che non è neanche un fenomeno passeggero o una moda
temporanea quella di passare a bere qualcosa al ciosco. Al ciosco
potreste anche ordinare un caffè, una bibita classicaca come una coca
cola…ma se farete ciò, tutti gli avventori del ciosco vi noteranno e
proveranno per voi una certa nota di "antipatia"…dovete
adattarvi alla tradizione…senno "su coppa"…(sono botte)… Ed
allora cosa prendere?...la bibita tradizionale è sicuramente seltz,
limone e sale…che consiste in una spremuta di limoni in acqua gassata,
con aggiunta di seltz (quella morbidissima schiuma che si deposita in
alto) ed una cucchiaiata abbondante di sale…la bibita che berrete sarà
talmente dissetante e soprattutto avrà un effetto digestivo nel vostro
stomaco da lasciarvi davvero soddisfatti e felici per la scelta… Un'altra
bibita che tira moltissimo nasce dall'accoppiata tra il limone ed il
mandarino…che prende così l'aspro del limone ed il sapore dolce del
mandarino. Un altro ottimo digestivo è il tamarindo con limone e
bicarbonato mentre tra i vari sciroppi quello al mandarino verde risulta
essere una piacevolissima e gusto novità. Così anche a chi non piace
il limone non rimarrà a bocca asciutta.
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