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I cinema allora si chiamavano anche "Vittoria", "Delle Rose", "Sanfilippo", "Europa", "Apollo", "Ideai Gangi", "Astoria", "Concordia", "Archimede", "Dora", "Imperiale", "Eliseo", "Esperia", "Giardino", "Trento", "Borgo", "Splendor" ed erano sale ed arene dove ci si andava tranquillamente e senza timori di essere coinvolti in spiacevoli situazioni. Negli anni '60 al "Mirone" si organizzarono pure incontri di pugilato. Nei cinema all'aperto, fra un tempo e l'altro, passava il venditore di calia, simenza e sciampagnette; sui banconi dei bar facevano bella mostra ceste colme di gelsomini; e si affittavano financo cuscini per chi volesse il popò più comodo, cuscini che inevitabilmente, alla fine dell'ultimo spettacolo, qualcuno tirava scherzosamente all'amico. Usciti dal cinema era d'obbligo 'prendere la pizza" oppure gironzolare per la città, che allora si ripopolava, ritornava frenetica come a mezzogiorno...
Allorquando, studente, pensavo di "caliarimi" le lezioni, perché-attratto da una bella giornata o perché preferivo una bella-passeggiata alle impreparazione scolastiche, "vota o furria"
decidevo spesso e sovente di andare a fare, con un paio di amici, una bella partita a carambola dal "Maresciallo", nei locali-attigui al cinema "Sala Roma" di via Etnea.
Pur essendo stato inaugurato nel lontano settembre del 1913, il complesso faceva ancora bella mostra di sé, perché il suo ideatore, l'architetto Paolo Lanzerotti, aveva saputo conferirgli nei mille dettagli decorativi, nella appropriata disposizione delle tinte, nella sapiente ripartizione delle luci, un insieme quanto mai originale e perfetto. Gli era stato dato il nome di "Cinema Hall" e soltanto il 4 dicembre del 1932, in pieno periodo fascista, venne chiamato "Sala Roma".

E con questo nome, nostalgicamente lo ricordo: unitamente alle lunghe partite di carambola, alle sovente "steccate" che non solo provocavano strappi al tappeto verde (che noi ragazzi poi ingenuamente cercavamo di rappezzare facendo combaciare quanto meglio si poteva il "sette" provocato) ma anche potevano far sì che la biglia impennata uscisse dal balcone, nonostante la rete di protezione, e andasse a finire sotto, in via Etnea, sulla testa di qualche malcapitato passante.

Poi un brutto giorno vidi lo stabile ingabbiato ed indifeso: avevano deciso di abbatterlo per fare posto ad  un moderno casermone, che venne dannunzianamente chiamato "La Rinascente", e che risultò in seguito un pugno nell'occhio, circondato com'era da nobili ed antichi palazzi settecenteschi. Mi dissero che il progresso doveva andare avanti; ma io ragazzo non volli capire e mi rifiutai categoricamente di accettare quella che mi sembrava una ingannevole giustificazione.
Era il 17 giugno 1957: quel giorno diedi un mesto e nostalgico addio al vecchio e glorioso "Sala Roma", e un po' di me stesso lo lasciai tra la polvere delle sue macerie...
di Zino Motta
Tratto da "A Catania con amore" di Aldo Motta - Edizioni Greco

 

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I primi cinematografi a Catania

A partire dal Sangiorgi altre sale teatrali si convertono alla nuova «strabiliante meraviglia». Il boom del muto. A partire dal 1904 e fino a pochi mesi dall'entrata in guerra, s'assiste a una successione d'aperture - Franco La Magna

Nella storia del cinema muto a Catania il periodo compreso tra il 1905 e il 1913 è caratterizzato, dopo l'arrivo nella città etnea alla fine dell'800 del cinema ambulante, essenzialmente dall'apertura delle sale stabili - attività dalle alterne fortune - che rapidamente si espandono nel tessuto urbanistico del capoluogo etneo decuplicandone la presenza e proponendo proiezioni non dissimili da quelle delle altre città della nazione. Soprattutto a partire dal 1904 e fino a pochi mesi dall'entrata in guerra, un'agitata successione d'aperture s'impone come nuova, allettante, attività commerciale (fino ad oggi poco attenzionata dagli studiosi d'economia), raggiungendo presto uno sviluppo estremamente consistente. A darne la stura è lo storico teatro "Sangiorgi", inaugurato il «9 luglio del 1900 con "La Bohéme" di Puccini», poi esercizio stabile, ingresso «per pochi baiocchi». (oggi divenuto seconda sala del Teatro Massimo Bellini), dove la città etnea ospita ancora stupita le prime proiezioni dei fratelli Lumière (quadri dell'Esposizione universale di Parigi). Ma anche sale teatrali preesistenti si convertono progressivamente alla nuova «strabiliante meraviglia» (la definizione è Nino Martoglio), come accade all'elegante sala teatrale "Principe di Napoli" (via Lincon, 108 - oggi via Di Sangiuliano - inaugurata il 22 gennaio 1887, poi divenuto "Iride", "Umberto", "Musco", "Vittorio Emanuele" e ancora "Teatro Alhambra", infine cinema "Sarah".). Quindi una vera e propria gragnola accende rutilanti luci di sala dislocandole spesso tra loro vicinissime, segnando la definitiva sconfitta del cinema ambulante e la prepotente affermazione dell'esercizio stabile.

 

 

In rapida successione nascono l'"Edison americano" (1906, via Alessi 16); il "Cinematografo Mondiale" (piazza Cavallotti); il "Sala Italia" (1906, piazza Duomo, subito dopo "Real Cinematografo Gigante"); il "Cinematografo Moderno" (1906, via Spadaro Grassi, totalmente distrutto da un incendio domenica 10 giugno 1906, ma immediatamente ricostruito e riaperto con il nome di "Lumière Moderno"); il "Salon Parisien" (via Biscari); il "Nazionale" (via Alessi 11); l' "Iride" (1909, via Etnea, gestito dai fratelli Angiletti, con il "Parisien" di via Biscari, "locali di primissimo ordine", uffici in piazza Duomo 3); il "Re Umberto" (via Umberto); il "Club Unione"; il "Varietà Massimo" (nei pressi del Teatro Massimo); il "Cinematografo Italia"; il "Cinematografo Imperiale" (1906, via Novaluce, oggi viale Rapisardi); il "Garibaldi" (1906, via Ventimiglia, secondo altre fonti via Mazza 24); il "Politeama Pacini"; il "Cinema Eros Wilhem" (via Bufalo 3, gestito dall'avv. Santo Zuccarello).; l'"Eliseo" (1910, via Garibaldi 271, la più antica sala catanese ancora esistente); il "Dante" (via Garibaldi); il "Kursaal Lanza" (via Francesco Crispi); l'"Apollo" (via S. Giuseppe al Duomo, inaugurato nel 1914 e subito chiuso a causa della crisi e riconvertito in caffé concerto); l'"Excelsior" (1906, proprietario Mario Midulla - poi esclusivista della Pathé - «locale elegantissimo con annessa buvette»; Midulla risulta essere anche concessionario della "Cines"); il "Centrale", locali quasi tutti più o meno dislocati nel cuore cittadino. Quest'ultimo, assieme al "Lumière Moderno" e al "Sangiorgi", nel 1912 fa parte della "Società Cinematografica Italiana", di cui è comproprietario l'avv. Martorelli.

La novità rappresentata dall'endemica apertura delle sale non manca di suscitare l'attenzione della stampa locale che, in brevi articoli, oscillanti tra informazione e pubblicità, non omettono di darne notizia alla cittadinanza etnea. Come già pubblicato, deflagra in quei lontani anni d'inizio secolo anche una vera e propria sfida tra ingegneri ed architetti impegnati a creare sale particolarmente pregiate sotto il profilo artistico-architettonico. Ne sono preziosi esempi lo sfarzoso liberty "Olympia" di piazza Stesicoro, inaugurato con il kolossal "Quo Vadis? " di Enrico Guazzoni il 22 marzo 1913, divenuto presto ritrovo della Catania "bene", svenduto alla catena dei Mc Donald's, dopo una lunga fase di proiezioni hard-core, nell'indifferenza (o peggio) dei pubblici poteri che non ne hanno saputo salvaguardare la conservazione. Un pezzo di storia cittadina distrutto dall'invasione di hamburger e patatine fritte. Quindi il cinema "Music Hall" (1913, poi "Sala Roma") - ubicato in via Etnea, in quel che fu Palazzo Spitaleri, abbattuto per far posto al nuovo che avanza, la costruzione della Rinascente inaugurata il 10 ottobre 1959, scandaloso prosieguo di quel "sacco di Catania", iniziato con l'ignominioso sventramento del quartiere di San Berillo. Il cinema "Hall" nasce con l'intento di «far rivivere in tutta la sua serenità la classica bellezza dell'arte antica» e di coinvolgere un target di pubblico elevato, ma finirà negli anni '50 in un cumolo di macerie.

 

 

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Nel 1907 in città si contano già oltre una dozzina di sale. Anche le arene non restano fuori dalla competizione. Nel 1904 apre il "S. Carlino" (via S. Euplio, in corrispondenza dell'attuale Piazza della Borsa, inaugurata da Rocco Natale, già proprietario del teatro San Carlino di piazza Ogninella), seguito dall'"Edison" (via Novaluce, 9 oggi viale Mario Rapisardi), l'"Excelsior" (via Stesicoro), il "Geisha" (1906, collinetta nord della Villa Bellini), l'"Etneo" (1907, Tondo Gioieni), un altro "Imperiale" (via Lago di Nicito), il "Kursaal Esposizione" (piazza d'Armi), il "Nuova Italia" (1914, via S. Euplio, grosso modo sul sito del teatro Metropolitan). Molti gli imprenditori, a cui con il passare degli anni se ne aggiungeranno altri, che danno inizio ad una più o meno proficua attività di gestori: Mario Sangiorgi, Mario Midulla, Giuseppe Gangi, Agostino Caporlingua, Martorelli, Tedato, Filippo Lo Giudice, Spitaleri, Di Stefano, Angiletti, Pancari, Anastasi, Monachini, Serrano, Grassi, Isaja… A seguito dell'entrata in vigore di più rigorose norme di sicurezza e soprattutto con l'imposizione ai proprietari dei cinematografi di pagare una tassa sulla ricchezza mobile, già nel 1907 Catania diventa capofila d'una protesta nazionale attraverso la creazione d'un agguerrito comitato di protesta con sede nella redazione della rivista "L'Alba cinematografica". L'apertura delle sale, sebbene a ritmo molto più lento, continuerà anche oltre i primordi a partire dalla fine del primo conflitto mondiale, ultima infiorescenza nel periodo del muto.

La Sicilia, 02/11/2014

 

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Catania, il primo cinema ambulante a palazzo Tezzano

 

I locali, di proprietà dello Spedale Vittorio Emanuele, erano in via Etnea. Martoglio scrive: «Siamo nel secolo delle più strabilianti meraviglie, delle stregonerie»

La Sicilia, 4 Agosto 2014 -  Franco La Magna

Quando e dove avvenne a Catania la prima proiezione cinematografica pubblica? E a quale pioniere dell'ancora nascente imprenditoria della "settima arte" (sempre pencolante tra arte e industria) si deve l'installazione in città della "vela incantata", lo schermo bianco nel quale le incerte e traballanti immagini dei primordi vennero mostrate destando lo sbigottimento del pubblico etneo? Tutto conduce - come già ricordato dalle colonne di questo stesso giornale (v. "Vivere", supplemento de "La Sicilia", n. 446, 12 giugno 2008, pp. 3-5) - all'allora appena ventiquattrenne Giuseppe Lentini Vento, intraprendente imprenditore messinese nato Barcellona Pozzo di Gotto il 21 febbraio 1872, che per primo monta a Catania nel dicembre 1896 un cinematografo ambulante, al numero 139 della centralissima via Etnea. Il locale prescelto, ancora di proprietà dello "Spedale Vittorio Emanuele", è quello sito all'interno di Palazzo "Tezzano", poi ceduto in enfiteusi insieme ad altri contigui nel maggio 1898 al cav. Marco Patriarca (suocero di Pietro Verga, fratello di Giovanni), in «forza del contratto stipulato dal Notar Agatino Manduca il 29 maggio 1898 Reg. al n. 4443» e quindi nel giugno 1903 dati tutti in affitto ai fratelli Giovanni e Giorgio Tscharner (ad una pigione di 4.000 lire annue) che vi trasferiranno la celeberrima ed elegantissima «Birraria Svizzera» (Archivio Storico Comune di Catania - Archivio famiglia «Verga», n. provv. 11361), che almeno fino 1915 funzionerà anche da sala cinematografica (v. «La Cine-Fono», 1915).

Versatile e instancabile Nino Martoglio (indiscusso padre del teatro siciliano), per primo annuncia attraverso il suo grintoso "il D'Artagnan" (settimanale fondato nel 1889) l'arrivo del cinema nella città di Verga, Rapisardi e De Felice, cogliendone immediatamente la sconvolgente novità incantato da cotanta meraviglia, appassionatamente definita «strabiliante», «miracolosa», preludio di quell'immediato innamoramento che di lui ne farà - dopo qualche anno - un metteur en scène, soggettista e sceneggiatore tra i più apprezzati dell'epoca del muto: «Non c'è che dire! Siamo proprio nel secolo delle più strabilianti meraviglie, anzi si potrebbe dire delle stregonerie addirittura! Da alcuni giorni è visitabile a Catania il Cinematografo, il miracoloso apparecchio di Edison, che, diremmo quasi, ricostituisce la vita e il movimento. Le più grandiose scene, con tutti i movimenti normali e naturali, con la più perfetta illusione, si riproducono a volontà, lasciando lo spettatore incantato e sbalordito. E' davvero il caso di vedere per credere! Ed è tale interessante e indimenticabile spettacolo che val proprio la pena di vedersi, massime che si tratta di spendere appena 50 cent. Uno di questi apparecchi è nel gran salone del palazzo comunale, ed un altro al numero 139 di via Etnea, dopo il palazzo dei Tribunali» ("il D'Artagnan", 6 dicembre 1896, n. 49, anno V).

Il locale prescelto (riutilizzato dallo stesso Lentini negli anni successivi), ceduto poi in enfiteusi (con altri attigui) a Patriarca, viene così dettagliatamente descritto nel verbale di consegna redatto dall'ing. Giuseppe Lanzerotti, incaricato dal Regio Commissario dell'Ospedale "Vittorio Emanuele": «Bottega di n° 139 verso nord della precedente. Si compone di una prima stanza con porta d'ingresso al prospetto di levante, della retrostanza con finestra a ponente prospettante sull'area della coverta dei corpi qui in seguito descritti. Il pavimento della stanza di prospetto trovasi a livello della via Stesicoro-Etnea quello della retrostanza è più elevato del precedente di cm. 60... » (cfr. Archivio Storico Comune di Catania - Archivio famiglia «Verga», n. provv. 11363). Il n. 139, come si legge nel successivo contratto di locazione tra Patriarca e i Tscharner, indica comunque solo l'ingresso «…a tre grandi vani sussecutivi» dove si trovavano già un gran salone con tettoie a cristalli e gallerie a giro «adorno di 32 grandi colonne in cemento lucidato imitanti il porfido e con mensole e decorazioni varie pure in cemento», corridoi, altre stanze, quindi cortiletti, bagni, ecc…. V'erano, dunque, ampi spazi da usare per la proiezione, verosimilmente avvenuta nell'elegante salone. Due anni - dopo essere più volte tornato a Catania, sarà sempre l'infaticabile Lentini a far conoscere finalmente alla città etnea il tanto osannato «Cinématografe Lumière» (v. «il D'Artagnan, 13 febbraio 1898).

 

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Palazzo «Tezzano», i cui lavori iniziati nel 1720 furono portati a termine in soli 4 anni, costruito per ridare nuova sede all'Ospedale «S. Marco» completamente distrutto a seguito del disastroso terremoto del 1693, si deve all'ingegno ed alla generosità di Nicolò Tezzano, uomo chiave dei soccorsi che dona un suo terreno (comprendente l'attuale piazza Stesicoro) per la costruzione del nuovo ospedale. «…figura multiforme, poeta in latino ed italiano ed eccellente oratore "inventore" della Anatomia Patologica, formidabile mix di formazione umanistica e scientifica e quindi "medico filosofo" precursore della medicina moderna, legato alla sua città da un amore quasi perverso che lo portò a non cedere alla richieste dei viceré che lo volevano lettore presso lo studio di Palermo lusingandolo attraverso offerte stupefacenti sotto il profilo economico. Nelle giornate immediatamente successive al terremoto, Tezzano è il riferimento essenziale nella gestione dell'emergenza in una città stravolta dai lutti, oltre 20.000 su una popolazione di molto inferiore ai 30.000…» (S. P. Cantaro, «Strumenti di management e ricerca della qualità nella storia dell'Ospedale S. Marco», in «Medici e medicina a Catania», Maimone, Catania, 2001). Nel 1880 il "S. Marco" cambierà nome in "Ospedale Vittorio Emanuele", anch'esso costruito in pochi anni, mentre una parte di Palazzo "Tezzano" esaurita del tutto la funzione di ospedale diverrà sede del Tribunale. Oggi, tra corpi aggiunti e superfetazioni, Palazzo "Tezzano" è occupato dalle scuole "Pirandello e Capuana" mentre i locali al pianoterra prospicienti su via Etnea e quelli su piazza Stesicoro sono tutti adibiti a botteghe. Chiusi ormai da tempo lo storico, dimenticato e declassato n. 139 e gli attigui nn. 141 e 143, fino agli anni '80 sede della Upim.

 

 

 

 

 

Cinema, teatro, musica una città palcoscenico

Sabato 25 Giugno (La Sicilia)

A fianco Giuseppe Di Pasquale, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania; sopra Catania ... Mario Bruno
 

La rinascita di una città dipende anche dallo sviluppo della cultura e dell'arte, che contribuiscono a incrementare il turismo. Catania è una città dove fervono costantemente vivaci iniziative teatrali, musicali, cinematografiche e letterarie. Qui arrivano molti registi, conquistati dal barocco, sedotti dalle chiese di vie Crociferi, dai prospetti dei palazzi di via Etnea, dal pittoresco, variopinto microcosmo della pescheria con la sua umanità vociante, dall'azzurro luminoso del mare, dagli abbaglianti colori caraibici delle spiagge della Plaia.
Non a caso il capoluogo etneo è stato, è tutt'oggi, e sarà sempre set ideale di un cospicuo manipolo di registi, alcuni dei quali - per esempio Peppuccio Tornatore, Maurizio Zaccaro, Franco Zeffirelli - sono tornati un'altra volta con le loro Arriflex per riprendere gli scorci più seducenti, come piazza Duomo, l'arco di San Benedetto, via Alessi, Villa Cerami, piazza Dante, il monastero di San Nicolò l'Arena, l'Antico Corso, San Cristoforo, palazzo Biscari e anche Librino, quartiere dal fascino quasi spettrale in cui Roberta Torre ha ambientato il suo ultimo film "I baci mai dati". Mauro Bolognini, nel 1960, si innamorò talmente della "bomboniera barocca" alle falde dell'Etna, da ambientarvi "Il bell'Antonio", impeccabile film tratto dall'omonimo romanzo di Vitaliano Brancati e con un cast di rilievo che vedeva in primo piano Marcello Mastroianni (Antonio Magnano), una magnifica Claudia Cardinale (Barbara) e inoltre Tomas Milian, Rina Morelli e Pierre Brasseur. Quarantaquattro anni dopo, il milanese Maurizio Zaccaro, infatuato anche lui di Catania, gira una sorta di remake del "Bell'Antonio", con Daniele Liotti e Nicole Grimaudo protagonisti. Zaccaro ripercorre per buona parte gli itinerari descritti con maestria da Brancati e trasferiti nel grande schermo da Bolognini, indugiando, come l'illustre predecessore, anche sui sudici ma comunque "attraenti" budelli del quartiere del vizio, il vecchio San Berillo, la strada delle "lucciole", dove Alfio Magnano, stremato dal dolore per aver appreso dell'impotenza sessuale dell'amato figlio, va a morire mentre fa l'amore con una prostituta, noncurante delle bombe sganciate dagli aerei americani che sorvolano la città, in pieno conflitto mondiale. Va a morire fiero, per salvare l'onore e la virilità del suo casato.
Anche Lina Wertmuller girò oltre metà del suo "Mimì metallurgico ferito nell'onore" nei luoghi-simbolo del capoluogo etneo, irrompendo con la macchina da presa all'interno della pescheria, tra i banconi e i recipienti colmi di guizzanti masculini, sauri, cefali e luvari. Girò pure a Ognina, sotto il secolare baobab del giardino Bellini, in via Vincenzo Giuffrida, davanti alla Cattedrale, nella regale via Crociferi, nel suggestivo chiostro del monastero dei Benedettini e poi, in un gabbiotto della Plaia, tra una zoomata sul mare e un'altra sulla dorata distesa di sabbia, realizzò l'indimenticabile scena d'amore "forzato" organizzato per sfregio, tra Giancarlo Giannini e la brutta, grassa consorte (l'attrice Elena Fiore) del carabiniere che aveva cornificato il bel Mimì con "la di lui" moglie (Agostina Belli).

Tanto cinema, dunque, ma anche musica d'autore. Abbiamo la magnificenza del Teatro Massimo Bellini, siamo la patria di Carmen Consoli, Franco Battiato, Luca Madonia e Mario Venuti; e c'è pure un graditissimo ritorno del jazz, con ottimi, interessanti concerti organizzati dal Brass group e dal teatro Piscator con Aleph. Eventi importanti con strumentisti di calibro internazionale tra i quali abbiamo ascoltato Xavier Girotto, Irio De Paula, chitarrista brasiliano di ammirevole talento, e Francesco Cafiso, considerato non a torto uno dei migliori altosassofonisti del mondo.
Il teatro ha ovviamente un ruolo importante nel miglioramento del tessuto connettivo urbano. Da sempre la città pullula di sale teatrali, di attori non di rado apprezzati da produttori e director che li reclutano per i loro film. Tanti teatri, e tanta voglia di fare arte, di proporre classici e novità, prevalentemente dialettali. Catania ha anche vissuto, tra la fine degli anni '70 e i '90, intense stagioni di valoroso teatro di ricerca, di sperimentazione, con opere messe in scena ad esempio dall'Istrione, dal Gamma, dal Gruppo Iarba, dal Piccolo.
E adesso? Come concorre il teatro al processo di rinnovamento? «La mia affermazione può essere definita partigiana, faziosa - risponde il direttore artistico dello Stabile, Giuseppe Di Pasquale, - ma io sono fortemente convinto che la "rigenerazione" passi pure dal teatro. Anzi, in una città dalla tradizione illustre, il palcoscenico deve e può essere volàno del progresso. Come Teatro Stabile, noi stiamo imperniando il nostro programma sulla drammaturgia mediterranea e siciliana, che esalta le nostre peculiarità accendendo i riflettori sui valori culturali. Il tutto accompagnato e sostenuto, voglio sottolinearlo, da intenti di respiro europeo. Non bisogna mai dimenticare la grande identità isolana che abbiamo sempre curato. La Sicilia è al centro di un bacino europeo di cui accogliamo e restituiamo risonanze fondamentali».
- Com'è lo stato di salute della cultura odierna?
«Non ottimale. La cultura è purtroppo in salita. E' in difficoltà, come tutti sanno. Stenta ad affermarsi perché la realtà di cui la cultura è lo specchio, come diceva Shakespeare, si è assottigliata nei suoi valori. Per cui il patrimonio intellettuale deve fare un notevole sforzo per suggerire e consentire il rilancio, la definitiva ripresa».
- Questo fiorire di teatri è utile, certo, ma può provocare anche dissidi, rivalità, dissapori?
«Ma no, una sana, leale concorrenza fa bene. Più sono i teatri, più la realtà è viva, più la cultura si rianima diventando pulsante e vitale. L'obiettivo comune è competere degnamente con altre città ricche di teatro. Lo scopo è dunque quello di non restare indietro, non rimanere provincia, ma divenire parte integrante e attiva della cultura nazionale ed europea».

 

 

 

 

https://www.mimmorapisarda.it/miramare/amarcord.jpg Oggi venerdi 30 settembre s. Girolamo.""ciao  mio caro e dolce amico.oggi e' il tuo ultimo giorno e da domani chiuderai i battenti . insieme a  te saran chiusi dentro tanti miei ricordi  di una giovinezza trascorsa insieme a te ......i miei primi batticuori con la fidanzatina di turno....i miei primi baci

 con la complicita' del tuo buio.......la meravigliosa sensazione del tuo tetto apribile.......la mia immensa gioia nell'assistere al mitico film ""il laureato""...il sentirmi importante nel bere un caffe'  prima di accedere nella tua allora unica sala nel bar del tuo interno.addio mio caro ,dolce ed indimenticabile cine alfieri....

(Gianni Sineri)

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Prima dell'avvento di Netflix, prima dei più comodi ma dispersivi multisala, persinhttps://www.mimmorapisarda.it/2022/220.jpgo prima delle tv commerciali, quando per sognare ad occhi aperti bastavano un grande schermo ed un bel film, c'erano i Cinema, quelli con la C maiuscola.

Piccole realtà cittadine, punti di ritrovo e aggregazione per tutti, grandi e piccini.

Posti magici, incantati, divenuti negli anni familiari, come il nostro Cinema Alfieri.

Chi è giovanissimo probabilmente faticherà a capire la dimensione esatta di tutto ciò, abituato com'è a trovare nella solitudine della propria cameretta ogni cosa a portata di un click.

Non chi invece Catania l'ha vissuta appieno, assaporata, e appartiene ad un'epoca in cui le relazioni non erano virtuali e non si consumavano con la velocità con cui si beve un caffè, e a certi luoghi d'incontro e condivisione, magari, senza vergogna, ci si affezionava pure.

Oggi, dopo oltre 60 anni di onorato servizio dalla sua apertura, l'Alfieri chiude i battenti.

Strangolato probabilmente dalla crisi e da una gestione politica scellerata degli aiuti al settore durante pandemia, che ha già lasciato al buio molte sale, fra cui l'amatissimo Cine Centrale di San Giovanni La Punta, il cinema per famiglie per eccellenza.

Con lui si spegne il proiettore che ha illuminato più di mezzo secolo di storia della nostra città, e cala un sipario triste e nostalgico sulle poltroncine di un salotto a cui molti di noi hanno legato cari ricordi di prime visioni, appuntamenti romantici e serate in compagnia con gli amici.

Ogni volta che un Cinema chiude è sempre un lutto per tutto il mondo della cultura e dell'arte, ma anche per i sognatori che in quel mondo, almeno per un paio d'ore, al costo di un biglietto, hanno trovano rifugio, salvezza e ne hanno fatta un'oasi di felicità.

Diamine, che amarezza!

Ciao vecchio Cinema Alfieri, ci mancherai.

Grazie per il tuo profumo ormai d'altri tempi, per il calore e l'accoglienza, e per tutti i bei momenti trascorsi insieme.

Un grosso in bocca al lupo per il futuro a chi ci ha lavorato e lo ha tenuto in piedi in questi anni difficili, tra mille difficoltà, e un appello al pubblico e alle istituzioni competenti affinché questo triste epilogo non sia un preludio ad un'ecatombe generale: salvate i cinema. Salvate l'arte e la cultura.

The show must go on.  Lo spettacolo deve continuare.  Presto. O sarà troppo tardi.

Alessandro Platania

 

 

CINEMA DIANA 1924-1925 - VIA UMBERTO 13 - AUTORE:PAOLO LANZEROTTI (1875-1944)https://www.mimmorapisarda.it/2025/diana.jpg

Il cinema Diana, progettato dall'architetto Paolo Lanzerotti su commissione del barone Filippo Pancari, vincolato con D.A. n.480 del 31/03/1983, venne inaugurato e aperto al pubblico il 24 dicembre 1925.

L' edificio ,in linea con il filo stradale, si sviluppa su due livelli ed è impostato su un basamento lavico.

La facciata presenta un primo ordine architravato scandito da paraste composite intervallate dalle aperture dei vani d'ingresso di forma rettangolare, mentre il secondo ordine è scandito da paraste ioniche ed è caratterizzato dal motivo della finestra tripartita sormontata da un timpano triangolare che rinnova il carattere monumentale dell'edificio.

All'esecuzione dell'opera contribuirono noti artisti in gran parte catanesi, tra cui il professore Gaetano D'Emanuele per le decorazioni pittoriche.

Alla fine del Novecento l'edificio perde la sua originaria destinazione d'uso divenendo negozio.

(Carmela Spampinato, dal catalogo "Catania 1870-1939" dell'Assessorato alla Regione Siciliana)

 

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http://www.allekinos.com/CATANIA.html

 

 

 

https://www.mimmorapisarda.it/miramare/amarcord.jpgLa bellezza del cinema nei tempi ormai andati»

Molti si ricorderanno quando nei cinema di Catania, nell’intervallo tra un tempo e l’altro, facevano ingresso i venditori ambulanti con la tipica cassetta appesa al collo, strillando in rima baciata: “Iris, caramelle, bon bon e cassatelle”. Seguiva una breve pausa e la cantilena terminava con lo strillo finale “Champagnotte?!”. Non si sa se seguito da un punto esclamativo o interrogativo. Per chi andava al cinema con la famiglia l’acquisto di uno di quei prodotti era d’obbligo, specie in presenza di bambini. Resistevano solo le persone anziane e chi aveva poche lire in tasca. C’erano però coloro che arrivavano già forniti, con il coppo pieno di “p a s s atempo”: ceci, semente e noccioline americane A farne le spese chi il giorno dopo doveva pulire la sala, stracolma di residui sotto le sedie. Per le famiglie che avevano al seguito procaci donzelle, scegliere dove e come sedersi era la principale preoccupazione. Il capo famiglia da un lato, le figlie nel mezzo e dall’altro lato la madre. Meglio se a quest’ultima toccava la sistemazione in fondo alla fila, in modo che non corresse, lei, il rischio di essere palpeggiata. Dulcis in fundo il pericolo peggiore: “il temuto molestatore" a fini sessuali. Di solito la strategia di questi personaggi era la stessa. Il tizio provava a poggiare la mano sul ginocchio di chi gli stava seduto accanto, in attesa di coglierne la reazione. Dipendeva dal tipo di questa se smetterla o estendere il palpeggiamento “sull’oggetto del desiderio". Era questo un film muto, che nell’oscurità e nel silenzio della sala, si girava solo tra i protagonisti del “misfatto”. Oggi tutto questo sembra preistoria . La società si è evoluta, non si sa se in meglio o in peggio. Le sale cinematografiche, con l’avvento della TV, scontano un prezzo salato e quel mondo che girava attorno ad esse è costituito da fantasmi che non tornano. Nelle orecchie, però, risuona la voce dello strillone: “ Iris, caramelle, bon bon e cassatelle”. Champagnotte !? “ E oggi, come allora, affiora lo stesso dubbio: “Champagnotte”: Esclamazione o punto di domanda?

SARO PAFUMI

 

 

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CINEMA EXCELSIOR

(Via De Felice, anno di costruzione 1935,autore Settimio Mastroianni )

 Venne aperto nel 1935 come teatro ma fu subito trasformato in cinema -arena su progetto dell'architetto Settimio Mastroianni, la cabina di proiezione fu ricavata dalla tribuna che fu eliminata insieme ai palchetti. https://www.mimmorapisarda.it/2025/032.jpgNel 1939 il cinema fu pronto e fu arena fino al 1960.  Architettonicamente si colloca nello stile decò che caratterizzò gli edifici degli anni trenta a Catania. Da una descrizione del professore Antonio Rocca sull'arte del ventennio catanese:

"Libero da compromessi il Dèco nel disegno fortemente sagomato del prospetto del Cinema Excelsior di Settimio Mastroianni in via De Felice, nell'accostamento fra la geometria netta, dura,decisamente plastica nel taglio delle aperture in facciata e quelle delicate collane a fili di perle piccolissime che accompagnano il profilo interno dello sguancio della grande finestra grigliata semicircolare, e si intravedono sotto le cornici che sovrastano tutte le aperture (sia quella centrale che le tre più piccole ad essa sottostanti);cornici "sostenute"dalle microscopiche mensole in foggia di mezze coccarde"(A.Rocca)  grazie a Milena Palermo

 

Scusi, dov'è il Cinema?

di Leandro Perrotta con Roberta Attardo

creato il 16/02/10
Tutti parlano del degrado del centro storico di Catania, ma, specialmente tra i più giovani, in pochi sanno cosa c'era prima del degrado. Un esempio? Le sale cinematografiche. Le ultime a chiudere sono state Excelsior e Tiffany, ma in 30 anni c'è stata un’autentica strage. Step1 vi propone una mappa interattiva e un photo reportage.
L'Excelsior, chiuso nel 2009 dopo quasi 70 anni di attività, è il simbolo di una Catania che non c'è più. A poca distanza il Tiffany, chiuso a metà 2008, dove campeggia un cartello, “locale 300mq, 150 tribuna. Affittasi o vendesi”. L'elenco è lungo, a partire dal Minerva di cui tanto si è parlato negli ultimi tempi per l'occupazione de ragazzi del CPO Experia (anche questo ex cinema): sono oltre 30 le sale cinematografiche e le arene dismesse dal 1980. Una cifra esorbitante che dà il senso di una città che fino a pochi anni fa era viva, culturalmente e socialmente. Oggi cosa è rimasto di quelle sale?

Via delle Salette, angolo via Concordia. Iniziamo da qui un tour fra le vecchie sale cinematografiche catanesi. Terra di mezzo fra San Cristoforo e Angeli Custodi, periferia catanese. Eppure questo è il “vero centro”, la Catania popolare storica. Se vuoi vedere com'è cambiata la città in questi anni, devi andare qui, una strada dominata dall'imponente mole rossa dell'oratorio salesiano. Per il resto il panorama non è molto vario, e fra i capannoni abbandonati si fa una certa confusione. Approfittiamo della disponibilità di un raro passante per chiedere «scusi, il cinema Apollo?», e ci indica un vecchio rudere a pezzi, un capannone, guarda caso. «Mi ricordo il cinema Apollo, ci facevano i film di Superman». Capienza 700 posti, ma in zona non c'era solo l'Apollo, c'erano anche il Concordia, il Caronda, l'Eliseo, il Midulla. Quest'ultimo non era nel nostro elenco – ricavato da una edizione della “Enciclopedia di Catania”, Tringale Editore, 1980 - , ma ci facciamo spiegare la strada «Si trova vicino al mercato di San Cristoforo, ma fai attenzione, quella è una zona brutta».

La “zona brutta” si trova a circa mezzo chilometro, stesso quartiere ma più vita: nascosto da una bancarella di frutta e verdura, ecco il portone dell'ex cinema Midulla. Qui c'è tanta gente, che quando scopre che siamo lì per il cinema viaggia fra i ricordi: «Ha chiuso 15 anni fa... No forse 20. Bei tempi quelli». Oggi nel basso edificio che ospitava il Midulla c'è un centro sociale del comune, con un paio di finestre rotte.

https://www.mimmorapisarda.it/2025/liv.jpgStessa sorte ma una sola finestra rotta per il cinema Concordia, in via Playa, qui siamo agli Angeli Custodi: un grande edificio a piano terra, per quasi 800 posti, riconvertito in “Centro culturale Alberto Sordi”. Destino forse migliore di un'altra sala storica, l'Eliseo, appena 300 posti ma in un edificio di pregio, su via Garibaldi: è ancora attivo, ma proietta solo film a luci rosse da 30 anni, e sembra cascare a pezzi. Il Caronda, cinema più arena, si raggiunge proseguendo per via Fortino Vecchio, si gira per un paio di traverse, e lo vediamo finalmente alle spalle di via Acquicella. Un altro anonimo capannone da 24 anni. L'Arena invece è diventata un parcheggio.

Un triste parcheggio è oggi anche l'Arena Centrale, in via Etnea accanto al centralissimo Lo Po', uno dei pochi cinema storici ad essersi “reinventato” multisala per proseguire l'attività, in una zona che 30 anni fa era letteralmente piena di sale. Verrebbe da dire che un po' di sale dovevano buttarlo a terra, visto che in attività restano solo il già citato Lo Po', l'Odeon, l'Arena Argentina, mentre il Metropolitan è ormai solo un teatro. Fra quelli chiusi l'Arena Ideal di via Andronico, che oggi è un cortile abbandonato pieno di erbacce, mentre sulla sponda opposta di via Etnea, in via De Felice stà silenzioso l'ultimo caduto di questa guerra a colpi di multisale: l'Excelsior. Il Tiffany poco più là aspetta affittuari, mentre il cine-teatro Diana su via Umberto è diventato un outlet dopo essere stato per anni un negozio della catena “Sisley”.

Del cinema “Monachini”, zona piazza Carlo Alberto, nel via vai frenetico di cinesi si ricorda uno sparuto gruppo di residenti storici. Del cinema “Reale” in via Francesco Crispi non si ricorda invece proprio nessuno; al suo posto oggi c'è una banca.

Tornaniamo in centro storico, in via di Sangiuliano, dove nessuno sospetterebbe che il bel teatro Sangiorgi (riaperto nel 2003 e gestito dal Teatro Massimo Bellini) alla chiusura nel '89 fosse un cinema pornografico, come il vicino “Fiamma”, ancora attivo in via Fischetti, e l'Olympia-Mac Donald di piazza Stesicoro.

Un cinema c'era anche in pescheria, o quasi: in via Gisira lo storico “Vittoria”, costruito nel 1924, era finito anche lui a proiettare film porno, fin dal 1978. Nel 2000 i membri della cooperativa Azdak insieme ad altri soci esterni lo hanno rilevato per portarne avanti un piano di ristrutturazione, che non è stato mai avviato. Nelle prossime puntate cercheremo di scoprirne le motivazioni.
http://www.ustation.it/step1/weblog/447.html

 

 

 

 

Elenco alfabetico delle sale

 

Abc: 1958. Inaugurato il 16 Marzo ’58 con il film “Un amore splendido”. via p. Mascagni 88, venne costruito al posto dell’ Arena Spadaro. Non è stato in attività tra il 1987 (chiuse in aprile con il film “figli di un dio minore”) e il 1998, quando ha riaperto a novembre con il film “Delitto perfetto”.

 

Achab: 1995. Viale Africa 31. Saletta d’essai gestita dalla cooperativa Azdak.

Amadea: 1997-1999. Viale Africa 31. Si trovava nell’immobile adiacente al lato posteriore della saletta Achab.

 

Alfieri 1948. Via Duca degli Abruzzi 8. Fino al ’64 cinema Garden. Dal 1999 anche sala 2.

 

Ambasciatori: 1959, al posto dell’arena Manzoni. Viene inaugurato il 25 luglio 1959 con lo spettacolo teatrale “Follie del varietà”. Il primo film viene proiettato il 10 agosto “Kamikaze torpedini umane”. Dal settembre 2004 svolge unicamente attività teatrale ed è gestito dal Teatro Stabile.

 

Apollo: 1914 – 1914. via San Giuseppe al Duomo. Inaugurato nel gennaio del 1914 fu subito travolto dalla crisi del settore e nello stesso anno venne riconvertito in caffè concerto. Da non confondere con il cinema Apollo di via S. Maria delle Salette. 1956-1983. Inaugurato il 9 Giugno 1956. Via S.Maria delle Salette 165.

 

Archimede: 1941-1959 via Mendola, anche arena. L’ultimo film, “Quota periscopio!”, è stato proiettato mercoledì 14 ottobre ’59. Fu demolito in seguito allo sventramento del vecchio San Berillo. Si trovava nella zona compresa tra Via Archimede e Corso Sicilia.

 

Ariston: 1958, via Balduino 19. Viene inaugurato il 7 giugno ’58 con il film “Orgoglio e passione”.Non è stato in attività nella stagione ’84-’85. Nel 1985 viene preso in gestione dalla cooperativa AZDAK. Dal novembre ‘99 anche sala 2. Il 24 gennaio 2006 i locali sono stati rilevati dalla società romana “Circuito cinema” che a breve provvederà alla ristrutturazione realizzando altre due sale al posto della tribuna.

Astoria: 1957 – 1969. Inaugurato il 14 settembre 1957 con il film “Donne, dadi, denaro”. Dal 1969 Teatro Delle Muse, poi TeatroVerga.

 

Autoferrotranvieri: 1944-1963. via L.Capuana 72. Dal 61 assume il nome di “Roma".

 

Bellini: 1934-1959 via V.Emanuele 121. Dal 1965 Teatro Rosina Anselmi.

 

Buscemi: 1951-1982. via Susanna 74. Anche arena. Inaugurato sabato 3 marzo 1951 con “Domani è troppo tardi”.

 

Capitol: Inaugurato il 16 maggio 1957 con serata ad inviti per la proiezione del film “La traversata di Parigi”, il giorno dopo cominciano le proiezioni per il pubblico con il film “Alta società”. La terrazza viene inaugurata il 15 giugno 1957.

 

Carmelitani: 1953 – 1962, Piazza Del Carmine, sala parrocchiale.

 

Caronda: 1955-1986. via acquicella porto 105.

 

Concordia: 1950-1979. Inaugurato mercoledì 18 gennaio 1950 con il film “Marito ideale”, ingresso platea £ 40, tribuna £ 60. Dal ’76 assume la denominazione di Elen. Via Plaja 43.

 

Corsaro: 1944. via S. Nicolò al borgo 49

 

Delle rose: 1955-1982. inaugurato il 3 settembre 1955 con il film “Rose marie”. Via del bosco 100. Anche arena. Chiude il 25 luglio 1982 con il film “Conan il Barbaro”.

 

Dora: vedi Fiamma.

 

 

 

Diana e Saletta: 1926-1981. via Umberto 7. Realizzato dall’arch. Paolo Lanzerotti e inaugurato il 26 dicembre 1926 con il film “Maternità” e con spettacolo di varietà. Negli ultimi due anni il Diana funziona come luci rosse, mentre il saletta continua la normale programmazione. Chiudono entrambe nel giugno ’81.

 

Divino amore: 1956 – 1960, via Zia Lisa 118, sala parrocchiale.

 

Don Bosco: 1964, viale Mario Rapisardi 56. Sala parrocchiale. Prevalentemente adibito ad attività teatrale.

 

Edison americano: : 1906-1929. Via Alessi 16. risulta anche un Edison estivo in via Nuovaluce 9, oggi Viale Mario Rapisardi. Sul finire degli anni 20 compare anche un “Edison” ubicato il via di Prima 18, ma non se ne sa di più.

 

Eliseo: 1910 via Garibaldi 271. Dal ’79-’80 sala a luci rosse.

 

Esperia: 1931-1984 via Plebiscito 782. Anche Arena. Durante il fascismo cinema Littorio. Inaugurato il 16 ottobre 1931, con serata ad inviti, e il giorno dopo per il pubblico, con il film “Legione azzurra” e la comica “Pompieri (flick

e flock)”. Non è stato in attività dal 20 aprile del 1943 all’inizio del 1946. Chiude il 17 gennaio 1984 con il film “Paolo Roberto cotechino centravanti di sfondamento”.

 

Europa: 1955- 1976 Nesima, Via Pacinotti 23. Costruito al Catania e il cinema

di Alberto Surrentino D’Afflitto

 

Excelsior: 1939 via de felice 19. Anche arena fino al 1960. Venne aperto come teatro nel ’35, eliminati parte della tribuna (al cui posto fu ricavata la cabina di proiezione) e i palchetti riaprì come cinema nel ’39.

 

Famiglia: venne demolito in seguito allo sventramento del quartiere San Berillo. Si trovava in Via Ventimiglia.

 

Fiamma: 1944 via fischietti 2 . Fino al ’48 cinema Virtus. Sabato 11 dicembre 1948, dopo una breve chiusura per rinnovo locali, riapre con il nome di Dora (in onore della nipote del gestore) con il film “Scala al paradiso”. Dal 1971 assume la denominazione di Fiamma. Dal ’79 è sala a luci rosse.

 

Garden:  (San Giovanni Galermo): 1954-1984. Per i primi anni cinema. L’ultima proiezione di cui si ha notizia certa risale al 1° aprile 1984, con il film “Turbo time”.

 

Garibaldi: 1906- metà anni 10. Alcune fonti riferiscono che fosse ubicato in Via Mazza 24, secondo altre si trovava in via Ventimiglia. E’ possibile anche che si tratti di due diversi locali in attività in periodi diversi e con identico nome. Come di molti dei locali aperti nel 1906, le notizie si perdono nel corso degli anni. Di sicuro non fu più in attività dopo lo scoppio della prima guerra mondiale.

 

Golden:1974 – 2003, Viale Ruggero di Lauria 85. Inaugurato sabato 23 novembre 1974 con “Stavisky il grande truffatore”. Non è più in attività dall’ottobre 2003, ultimo film proiettato “La maledizione della prima luna”. Non si hanno ancora notizie sul futuro della sala.

 

Imperiale: 1906 - via nuovaluce (oggi viale mario Rapisardi) n. 9. Da non confondere con l’Arena Imperiale di via Lago di Nicito. Dovrebbe avere iniziato le proiezioni nel settembre del 1906. Non è stato possibile reperire altre fonti in merito alla sua attività e all’anno di chiusura. Allo stesso indirizzo risulterà ubicato anche il cinematografo Edison, ma non risulta chiaro se si tratta di un cambio di denominazione o della realizzazione di una attigua arena estiva.

  

Lo po’: 1936 via etnea 256. fino al ‘66 anche terrazza. Dal 2003 è stato trasformato in multisala con tre schermi.

 

Lumiere: 1906-1938. via Spadaro Grassi. Inaugurato nel maggio del 1906 con la denominazione di cinema Moderno, fu distrutto da un incendio domenica 10 giugno. Riaprì il 2 settembre 1906 con la nuova denominazione di Lumiere. Per i primi anni in estate il gestore trasferiva la propria attività nel porticciolo di Ognina. Negli ultimi due anni di attività assunse il pomposo nome di cinema Impero. Chiude il 26 marzo 1938 con il film “Casta diva”.

 

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Lux: 1936-1960 via Messina

 

Marisa: 1952-1980. anche arena. Via Fazello 27. Nel giugno ’51 ne viene annunciata l’imminente apertura, poi rinviata per motivi non rinvenibili. L’apertura al pubblico si avrà il 1° gennaio 1952 con il film “Il principe e il povero”. Demolito intorno al 2000.

 

Messina: 1959. Via Giannotta 15. Inaugurato il 25 luglio 1959 con il film “Il grande paese”. Dal 1989 sala a luci rosse.

 

Metropolitan: 1955. via S.Euplio 21. Inaugurazione il 19 gennaio 1955 con la rivista “tutte donne meno io” della compagnia Macario. Il 24 gennaio ‘55 viene proiettato il primo film: “Giulietta e Romeo” di Renato Castellani..

 

Midulla: 1937-1979. via Zuccarelli 36. Prima della guerra aveva il nome di cinema «Italia». Distrutto nel febbraio del 1979 da un incendio doloso. Ultimo film proiettato “Totò contro Maciste”.

 

Minerva: 1946-1983. via Orto del re 20. Chiude il 31 maggio 1983 con il film “Pink Floyd the wall”.

 

Mirone: 1928. Via A. De Curtis. Fu inaugurato il 10 marzo 1928 con il film “Derby reale”. Non è stato in attività tra l’85 e il ‘95, anno in cui, nel mese di ottobre, ha riaperto con il nome di King.

 

Monachini: Sala A 1928-1956. Sala B 1945-1990. Terrazza 1930-1963. via Giordano Bruno 20. Nei primi anni 80 alterna film normali a quelli porno. Diventa esclusivamente a luce rossa dalla stagione ’83-’84. Chiude mercoledi 24 ottobre ’90 con il film hard “Le superscatenate”.

 

Mondiale cinematografo Excelsior: 1906 - ???? Di sicuro era in attività fino al 1911. Dopo questa data non è stato possibile reperire altre notizie. Da non confondere con il cinema Excelsior di via De Felice.

 

Nazionale: 1906 - via Alessi 11.

 

Nuovo: 1928-1966,ex teatro Genio, dall’ottobre ‘54

 

Aurora:  Via Abate Ferrara 32. Costretto alla chiusura da ingenti danni al tetto, oggi completamente crollato.

 

Odeon:1932. via F. Corridoni 19. Realizzato dall’arch. Carmelo Aloisi e inaugurato l’11 marzo 1932 con il film “Papà gambalunga” e il corto “Inverno” (Sinfonia allegra). Il primo locale a vantare il tetto apribile.

 

Olympia: 1913-1998 Piazza Stesicoro 57. Realizzato dall’architetto Francesco Fichera, inaugurato il 21 marzo 1913 con il film “Quo vadis?”. Dall’80 sala a luci rosse. Ultima proiezione lunedì 13 luglio 1998. Oggi è sede di un fast food.

 

Orione: 1947-1952. via Pietro dell’ova

 

Planet : 2000. Via della costituzione 47. 5 sale. Inaugurato sabato 4 marzo 2000 con i film “C’era un cinese in coma”, “Il collezionista di ossa”, “Sbucato dal passato”, “Three kings”.

 

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Reale: 1925- 1984. fino al 33 cinema Orfeo. Via F.Crispi 262. Chiude martedì 26 giugno ’84 con il film “La donna che visse due volte”.

 

Recupero: 1953- ha chiuso nel 1983 per riaprire i battenti nel 2003 come multisala. Via duca degli abruzzi 69. Dal 2000 anche arena.

 

Rinascita: 1948-1959. Via Barriera del bosco angolo via Antonello da Messina.

 

Ritz: 1972-2001. Via Ibla 5. Inaugurato il 31 ottobre 1972 con il film “L’avventura è l’avventura”. Ultimo film proiettato “Storie” nel maggio 2001. Acquistato dalla Provincia, è attualmente adibito a sala per le lezioni della facoltà di giurisprudenza.

 

Ruggeri: 1959-1961. C/da San Giorgio 39.

 

Sala Italia: 1906 -  Piazza Duomo. Inizia le proiezioni il 24 marzo 1906 e come di tutti i locali della prima ora, se ne perdono le tracce nel corso degli anni. Conosciuta anche con il nome, assunto successivamente a partire dal settembre 1906, di Real cinematografo Gigante

 

Sala Roma: 1913-1957 Palazzo Spitaleri, oggi Rinascente, via Etnea 155. Inaugurato nel settembre del 1913 con il nome di “Music Hall”, assunse la denominazione di “Sala Roma” dal 4 dicembre 1932. Dal 1948 anche arena. Nel 1938 fu il primo locale ad ospitare la proiezione di un “film in rilievo”, ovvero il 3D. Ultima proiezione Il 17 giugno 1957 con il film “L’angelo del ring”. Fu demolito per far posto al palazzo della Rinascente, la cui attività commerciale verrà aperta al pubblico il 10 ottobre del 1959.

 

Salon parisien: 1907 - via Biscari. Già dal 1909 se ne perdono le tracce. Probabilmene, come molte delle sale della prima ora, fu travolto dalla crisi di metà anni dieci causata anche dall’inasprimento fiscale imposto per far fronte ai costi della guerra.

 

Sampaolo: 1955 - 1957 . Sala parrocchiale, via S.Agata 3. Inizia le proiezioni il 12 gennaio ’55. L’ultima proiezione di cui si ha notizia certa risale al 23 ottobre 1957, con il film “Quando mi sei vicino”. In attività peraltro non continuativa durante la stagione ’56-’57. Via S.Paolo 73, Cibali.

 

Sanfilippo: 1962- 1973 via Re Martino 197. Nel ’70 assume in nome di

Orchidea. Dal 1974 Teatro Sud fino a metà anni 90.

 

San Filippo Neri: via teatro greco 32, sala parrocchiale. Non si hanno notizie sul periodo di attività.

 

San Francesco di Sales: via Cifali 7, sala parrocchiale. In attività nei primi anni 50.

 

Sangiorgi: 1901, una programmazione cinematografica continuativa comincia però a metà degli anni 20. Estivo Kursaal (terrazza con 600 posti) attivo fino a metà anni 30 e poi dal ‘54 al ’63 .Già dai primi anni 70 si proiettano esclusivamente film erotici. Nell’ottobre ’76 si tenta un rilancio e si torna ad una programmazione “per tutta la famiglia”, ma nel gennaio ’77 si torna ad una programmazione erotica. Pochi mesi dopo cominciano anche le proiezioni di film porno. Rilevato dal Teatro Massimo Bellini nel’89, dopo una lunga ristrutturazione è stato nei primi mesi del 2003 riaperto come teatro.

 

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Santa Maria della Mercede: 1957 – 1960, via Caronda 102, sala parrocchiale.

 

Sarah: 1953. Via di San Giuliano 126. Dalla stagione ’76-’77 proietta esclusivamente film erotici,e dalla fine del ’77 anche porno. Prima del ’53 Teatro Alhambra, a sua volta ex Vittorio Emanuele, a sua volta ancora ex Principe di Napoli, (1887).

 

Sciara: 1979 – 1996. San Paolo, Piazza Risorgimento 20. Tecnicamente in territorio di Gravina, per la sua vicinanza con il quartiere di Barriera è stato sempre considerato un cinema cittadino.

 

Spadaro: 1948-1980. via Sabotino 2.E’ l’unico caso di terrazza entrata in funzione prima della sala: essa infatti è attiva dall’estate ’47 mentre la sala comincerà a funzionare da sabato 18 settembre ‘48, giorno in cui si inaugura con il film “La signora Parkington”.La terrazza rimane in funzione fino al 7 agosto ’52, il giorno dopo viene aperta l’arena Spadaro in via Mascagni. A seguito della trasformazione dell’arena nel cine Abc, la terrazza tornerà a funzionare dall’estate ’57. Il cinema riaprirà prossimamente come teatro Brancati.

 

Trinacria. ex Tiffany: 1932, fino al 1994 ha mantenuto il nome di Trinacria. Via Agnini 20. Dall’estate del ’77 comincia a proiettare qualche film erotico. Sala a luci rosse dal ’79 al ’94 ,anno in cui riapre sotto il nome di Tiffany.

 

Vittoria: 1924, via gisira 67. Conosciuto anche come Supercinema. Dal ’78 sala a luci rosse. Rilevato nel 2000 da alcuni membri della cooperativa Azdak assieme ad altri soci esterni, doveva essere oggetto di un piano di ristrutturazione mai avviato.

 

 

 

MALENA   Original Sountrack -  Ennio Morricone

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