Arena Miramare 1951 - Via
Messina 336 -
Chiude il 23 settembre 2003 con il film "Un ciclone in
casa".
C'era, c'era.... eccome se c'era.
Fra
qualche anno diremo così anche per questo altro pezzo di "quella"
Catania che se ne va. C'era una volta, come c'era una volta il
Diana, il Roma, l'Archimede e tanti altri. Demoliti da
interessi che niente hanno a che vedere col cuore degli ultimi
nostalgici, come me. Dico questo perchè, forse, non riusciamo ad
accorgerci che nella vita tutto fa parte di un ciclo e il ricambio
naturale delle cose che perdiamo è una cosa normale. Però, a volte
ci arrabbiamo per come accade questo ricambio.
Sfido qualsiasi catanese al di sopra dei Quaranta a dirmi che non
c'è mai stato. Parlo di almeno una serata alla mitica arena Miramare,
a Guardia Ognina.
Architettonicamente era spartana, direi mediocre, addirittura
scadente. Più che un cinema sembrava una masseria. Ma
era decisamente il posto, in cui un inconsapevole genio
dell'urbanistica pensò di collocarla,
che la rendeva strategica. Un
posto fantastico, quando ancora i suoi metri quadrati non valevano
l'oro di oggi!
Situata sul cono della collinetta che si affaccia sulla baia di San
Giovanni Li Cuti, era incastonata su di essa come un gioiello,
visibile anche dal lungomare. L'ingresso si trovava su Via Messina;
si pagava alla cassa che sembrava un confessionale in versione
balneare e poi si entrava attraversando una stradina in discesa
verso la grande fossa naturale nella quale era stava ricavata
l'arena, al fresco.
All'entrata era già uno spettacolo perchè vedevi subito l'orizzonte
del mare di fronte, che prima del film offriva straordinari trailers
colorati di azzurro celeste, rosa, indaco, violetto. Già questa
sensazione ti rilassava e ti faceva stare subito bene, aggiungiamoci
l'improvvisa frescura, gli odori, il canto dei grilli in amore e il
gioco era fatto. Quel viottolo, tempestato di colorate piante di
fichidindia, pergolati di vite canadese e cascate di glicine,
ciclamini e gelsomini, costeggiava sulla sua sinistra un orto i cui
profumi ti ricordavano perfettamente in quale luogo del Mediterraneo
ti trovavi, qualora l'avessi scordato per un attimo.
Quante generazioni di catanesi sono passate da quel cancello! Intere
famiglie, ragazzi, studenti, gente sola o accompagnata, "picciriddi
cunnuteddi" che durante le proiezioni le prendevano di santa
ragione, fidanzatini con genitori a carico che li sorvegliavano alla
distanza di un metro, signore in gravidanza che si riparavano dal
caldo di casa, tutte ci sono passate.
Anche intere comitive che erano lì per ben altri scopi: fare farsa!
Con gli amici, qualche sera, d'estate si andava al Miramare.
Già
forniti di panini con parmigiana o caponatina, stavamo seduti a tre
a tre in due file. Durante la visione si sgranocchiava di tutto e si
bevevano le bibite gelate. E' chiaro che il film non lo vedeva
nessuno perchè il tempo scorreva mangiando, parlando, sparlando,
scherzando, ridendo, raccontando, incantandoci su spalle fin troppo
abbronzate e incrociando occhi ammalianti che davano appuntamenti a
quelli nostri durante le luci dell'intervallo.
Un
altro passatempo durante le proiezioni era quello di scommettere sui gechi poggiati sullo schermo,
sceglierne uno e vedere quanto tempo impiegava per arrivare sul
cappellone di Paul Newman. Il padrone della "zazzamita" che arrivava
al traguardo aveva diritto a una birra gelata.
Quando si esagerava, arrivava puntuale "shhh!!! Salenzio!".
Una
sera stavano proiettando il film "Amore per sempre" con Mel Gibson.
La trama racconta di un aviatore innamorato di una ragazza ma, purtroppo, un giorno
lei ha un incidente ed
entra in coma. Lui non riesce a sopportare
la tragedia e grazie a un inventore (questo accade solo
nel film
americani!) si fa ibernare nell'attesa che lei
guarisca..ma qualcosa va storto e rimane ibernato per 50 anni.
Quando si risveglia riesce a ritrovare la sua amata che nel
frattempo era diventata pu re nonna, ma che non aveva mai dimenticato
quel ragazzo che scomparve all'improvviso. Ebbene, alla fine del
film i due
protagonisti sono in cima a una collina stile "Cime tempestose"
e le
prime parole che lui le dice sono: "Helen, finalmente ti ho ritrovata,
adesso sono qui, vuoi sposarmi?... c'è qualcosa che vuoi dirmi?". Lei è un po'
titubante, ma non fa a tempo a rispondergli perchè la sua risposta
arriva, bruciante, dalle ultime file: ..... "A unni a statu?" .
Naturalmente risata generale, come sempre, come ogni sera in quel
posto magico. Sbaglio, o ci trovate qualche assonanza con le scene
di un famoso film di Tornatore?
Ma
poi, dopo tutto, chi se le li vedeva i film con l'altra pellicola
che avevamo alla nostra destra? La luna che guardava a scrocco
mentre luccicava e abbagliava un mare che faceva altrettanto;
qualche nave passava con tutte le luci accese, la brezza marina che
per invidia saliva anch'essa fino a noi per stordirci. Ma noi, che
eravamo già ubriachi di forti odori di menta, basilico, zagara dei
giardini vicini; noi, con la giacchettina di cotone sulle spalle e
lucidi di spray antizanzare; noi, seduti su quelle scomode sedie in
ferro verniciate di verde e di ruggine; noi, sepolti da scorze di
noccioline, abbiamo sempre saputo di questi regali che la Natura ci
ha fatto e per decenni abbiamo sempre detto Grazie! Abbiamo
respirato, annusato e goduto di tutti i frutti offerti dall'Arena
Miramare. Ma avremmo pagato anche il doppio del biglietto per stare
lì.
Almeno una volta nella sua vita, ogni catanese ha oltrepassato quel
cancelletto per vedere Maciste, Totò o Tom Cruise. Chi per
rilassarsi, chi per abbordare, chi per sfiorare, chi per la
soddisfazione di alzarsi gonfio come un palloncino per vie delle
gazzose consumate. Chi, infine, per trovare il coraggio di dirle "ti
amo" con la complicità del posto.
Alla
fine, sollevati a dieci centimetri da terra, risalivamo quella
stradina con tre etti in più e qualche atmosfera di troppo nello
stomaco. Uscivamo sulla strada, avvertendo subito il caldo e il
repentino cambio di temperatura: da 20 a 36-37 gradi!. Via le
giacchette di cotone.
Le
strade di Guardia e Picanello, a quell'ora sono ancora vivaci,
sveglie. In quei quartieri soffocati dal caldo umido e dall'afa
catanese in agosto, si sentivano le nostre voci: chi sfotteva a
destra e chi a sinistra. Le nostre risate sguaiate per chi, ancora
impressionato dal film, imitava Franco Nero o per chi, ancora
impaurito da L'Esorcista, si faceva accompagnare a casa.
Il
rumore delle nostre ciabatte ci trascinava per le strade eternamente
bucherellate di Picanello mentre folate di vento caldo sollevavano
dai marciapiedi quintali di scontrini fiscali (autentici e fasulli)
e offerte imperdibili nei supermercati. Guardando in alto,
piccoli
bagliori rossi si ravvivavano ad i ntermittenza, al buio di precari
balconi; oppure scivolavano in basso al pianoterra a forma di
serpenti fumosi sedendosi sulle sedie di legno e paglia, sul
marciapiedi davanti casa. Tutti, tutti a godersi un po' di fresco
ristoratore all'aria, lontani dalle mura di pietra lavica e intonaco
rosa, ancora calde perchè cotte a puntino dal sole pomeridiano del
ponente etneo. E' gente che va tardi a letto sapendo già di non
poter dormire per il caldo, che si gode l'ultima ventata che
producono le alghe del golfo di Ognina. Gente che si attarda fuori
sparlando senza pietà di nuore, generi, compari e consuoceri, che
pensa già alla spesa che dovrà fare l'indomani: i pomodori freschi,
il basilico, le melanzane, la ricotta salata, la pescheria, la "minnulata"
al carrettino.
Sì,
ma al chioschetto del Miramare tutto era più solleticante, aveva un
altro effetto... era gassoso, ghiacciato! Eppure era tutto uguale!
Chi se lo dimentica quel piccolo bar? Stava dietro le ultime file,
tipico da arena estiva: semi di zucca, gazzose, bibite, patatine,
ecc. Negli ultimi tempi lo gestì un tipo freakettone,
con mille tatuaggi, un'infinità di borchie e un
abbigliamento alla Fandango. Aveva tappezzato il locale con i poster
dell'Harley Davidson, di James Dean e di altri miti che gli andavano
a genio. Per aprire la saracinesca del bar arrivava a metà del primo
tempo, col frigo ancora spento. Le gazzose, via via, cominciavano a
diventare sempre più calde, sempre più calde. Erano segnali
premonitori, erano i tempi che stavano cambiando, era la fine
imminente.
L'ultima stagione, infatti, fu nel 2003. Nell'anno successivo i
proprietari del terreno sul quale sorgeva l'arena lo mise in vendita. Assieme ad altri lettori, protestai su
La Sicilia esortando l'Amministrazione comunale a non concedere la
concessione sull'imminente disastro che si stava per compiere perchè
consideravo quel luogo un patrimonio storico della città e che, per
il suo valore affettivo, apparteneva un po' a tutta la cittadinanza.
Smantellarlo significava distruggere una pietra miliare che era
elemento componente e integrante del fascino ogninese. Andava invece
acquisito, salvaguardato e rivalutato.
Se il Comune avesse acquistato
il terreno, avesse bonificato e ristrutturato l'arena e l'area
circostante per farci magari un Centro culturale dedicato al nostro
cinema, questa
amministrazione sarebbe stata ricordata a vita dai suoi
concittadini. Purtroppo, oltre a non avere il minimo interesse ad
essere ricordato, chi ci governa non è nemmeno catanese e certe cose
non potrà mai capirle. Speravo in un suo romantico ricordo di quando
era studente nell'Ateneo catanese e che la rimembranza di un bacio
galeotto regalato furtivamente alla collega di corso, davanti a
quello di Cary Grant e Ingrid Bergman in "Indiscreto", lo avesse
fatto redimere. Niente, solo parole al vento, tutti sappiamo com'è
andata.
Fra
le arene, avevano già chiuso il Delle Rose, la Terrazza Cavallaro,
il Sanfilippo. Sono rimaste ancora l'Argentina, l'Adua e qualche
altra ancora, che battagliano ogni sera con un nemico molto più
agguerrito, molto più organizzato di loro; un nemico che la sera
inchioda tutti noi alle nostre poltrone, con il condizionatore
acceso e che non ci fa uscire da casa impedendoci di capire cos'è
davvero un cinema all'aperto, o perlomeno stare fuori di casa a
vedere la gente: il principale cast della pellicola di ognuno di
noi. Quel nemico si chiama Televisore, con tutti i suoi tecnologici
aspetti e la sua immensa offerta giornaliera, ma che alla fine ci fa
sentire più soli.
Purtroppo, la fine di una delle cose più amate e ricordate a Catania
è già sancita. Oggi le ruspe ci lavorano per creare un lussuosissimo
casermone, con una vista sul mare tutta saccheggiata dalla
cassapanca delle nostre notti d'agosto.
Ci
sono passato l'altro ieri e sono entrato fin dentro al cantiere. Con
un piccolo groppo in gola, ho visto quei dinosauri estirpare dalle
voragini di terra tonnellate di baci, carezze, schiaffi, sguardi,
dichiarazioni d'amore, tutti appartenuti alla gioventù catanese. Ho
pensato per un attimo al Nuovo Cinema Paradiso e mi sono sentito
come Salvatore quando, dopo i funerali dell'amato Alfredo, assiste
alla demolizione dell'oggetto dei suoi desideri di quand'era
adolescente.
Mentre scrivo l'arena non esiste più. Il Miramare ha già proiettato
il suo ultimo "The End" sul bulldozer che gli ha dato il colpo di
grazia, facendo la stessa fine del Cinema Paradiso.
Come
tanti suoi spettatori che non ci sono più, ormai appartiene al
firmamento dei nostri ricordi. E' uscito di scena come fece Totò in
un celebre film che abbiamo visto tante volte sul quel magico
rettangolo dipinto di calce bianca e dell'azzurro del mare: "Torno
nella miseria, però non mi lamento. Mi basta di sapere che il
pubblico è contento!"
Contentissimi. Grazie Miramare, per tutto quello che ci hai fatto
vedere, vivere.... e sognare!
Il
tuo pubblico.
Mimmo Rapisarda (2004)

Il
Signor Ludovico Gallina è stato l'anima del cinema Catanese, quello delle "Arene"
cittadine della calia e semenza,con il Suo "Miramare" dove,appena
sedicenne,entravo nelle sere d'estate per guardare i film della
stagione cinematografica o i cult movie.
Ne
ho visti e rivisti a centinaia,tra cumuli di bucce e bottigliette
vuote.
Entravo dal cancello di via Messina e,in uno slargo dove lasciare
anche i motorini, si trovava la biglietteria. E il Signor Ludovico
era li',puntuale ogni sera,anche dopo gli acquazzoni violenti di
Agosto. Varcavo un altro cancelletto, dove c'era un assaggio delle
poltroncine in ferro dell'Arena: e qui potevo attendere la fine
dello spettacolo precedente,per poi entrare.
I gechi che si muovevano furtivi sullo schermo, la "semenza" e le
gazzose che gustavo con gli amici, creavano un mix di sapori e suoni
tipici di quelle no tti indimenticabili.
Ricordo quando vidi per la prima volta "Serpico" con Al Pacino.
Quella proiezione ha aperto le porte a centinaia di altri film,
kolossal e cult movies che hanno accompagnato le mie estati della
giovinezza, tra i riflessi della luna sul mare e i profumi delle
piante che costeggiavano il percorso verso i sedili dell'arena.
Quando la folla usciva stropicciandosi gli occhi, l'ingresso era già
uno spettacolo: prima di arrivare al piazzale con i filari di
sedie,percorrevo un viottolo che
si snodava tra giardini e orti,che
creavano una zona fresca,tanto agognata nelle afose sere estive.Insomma, una passeggiata di pochi metri che preparava al
relax cinematografico. Il piazzale era chiuso a nord dallo schermo,
che si stagliava contro il palazzo alle sue spalle; a est da alcuni
edifici bassi, dal Lungomare, da San Giovanni Li Cuti e dal mare,
argentato nelle sere di luna; a sud dall'edificio di proiezione, un
basso e largo "faro" con al piano terra il bar: questo edificio
assomigliava ad una stazione di servizio della "Road 69"
Statunitense,anche per l'arredamento "motorcycle". Forse per la
vicinanza con i giardini, o perchè la presenza di zanzare in quella
zona era davvero notevole, ma il numero di "zazzamite" (gechi) sullo
schermo del Miramare era superiore a quello delle altre arene
(L'Argentina era invece invaso dai gatti).Nelle scene più luminose
dei film non era raro vedere un lucertolone sul naso di Dustin
Hoffman o sulle orecchie di Clark Gable.
Un
uomo semplice, ma che ha saputo portare innovazione e cultura nella
nostra città. La sua ultima apparizione è stata segnata dalla
sofferenza, a causa del suo cuore capriccioso.
Con
il passare del tempo, il ricordo del Sig. Gallina e della sua Arena
Miramare potrebbero svanire, ma noi che abbiamo vissuto quelle
emozioni non permetteremo mai che ciò accada.
Oggi, al posto dell'arena, sorgono anonimi palazzi di cemento e la
stazione ferroviaria di Ognina Picanello, ma nei nostri cuori
rimarrà per sempre quel luogo speciale, dove abbiamo trascorso notti
indimenticabili e fatto scoperte cinematografiche che ci hanno
cambiato la vita.
Franz
Cannizzo
Data la giornata dedicata alla sezione Cinema , vorrei ricordare la
mitica Arena Miramare a Catania, che con la sua chiusura un bel po’
di anni fa, ha impoverito il quartiere e la città, mentre occorreva
proteggerla in quanto patrimonio culturale da difendere come un
qualsiasi monumento storico. Era il 23 settembre del 2002, quando il
Miramare che aveva visto nascere e crescere le più belle storie
d’amore d’altri tempi, chiuse definitivamente i battenti dopo
l’ultima stagione estiva e il suo ultimo “The End”. Questa immagine
di chiusura ci riporta a quella più famosa del Cinema Paradiso, di
Tornatore, intrisa di nostalgia e tristezza. Quando viene demolito
un Cinema storico, oltre al perdersi delle occasioni culturali, si
ha la sensazione che ad evaporare siano anche i ricordi di chi per
anni ha trascorso le serate sognando, seduto su sedile di metallo
sotto un
cielo di stelle, abbracciato al tenero amore che stava
nascendo. Tanti di noi hanno ricordi da sciorinare ,
immagini
fotografiche della memoria, cullati dalla brezza serale e dall’odore
del mare della vicina baia di S. Giovanni Li Cuti, mentre
sorseggiavamo gassosa o aranciata, masticando calia e simenza, o
mangiando bomboloni, mentre assistevamo ai maggiori successi
cinematografici, come “Grease”. La demolizione ha portato via non
solo l’insegna, gli operatori che vi lavoravano, il tran tran della
gente che si accalcava a comprare i biglietti , i sedili di metallo
o lo schermo, ma anche le risate, la gioia , gli sguardi, le
emozioni, le lacrime che ogni film produceva in tutti coloro che per
decenni hanno occupato quei sedili , regalandosi un po’ di aria
fresca naturale , per fuggire dal caldo estivo della città, in tempi
in cui il condizionatore non esisteva.
Vorrei che ogni vintaggino tirasse fuori i ricordi da condividere o
qualche film visto su quelle mitiche e dure poltrone di ferro "
Patrizia D’Amico
Arena Miramare, fine anni cinquanta; se chiudo gli occhi sento
ancora l'odore del gelsomino. Alla fine ballavamo tutti.
Il
Rock 'N' Roll agli albori, in questo bianco e nero a basso costo di
fine anni cinquanta. Un must per gli amanti del genere in virtù di
performances di artisti che hanno contraddistinto la storia di
questa musica, anche se molti ai più, possono apparire come degli
autentici sconosciuti. La storia è un pretesto per mostrare
attraverso dei clip ante litteram, quell'incredibile mondo, in cui
la musica tutto sembrava travolgere con la frenesia dei suoi ritmi e
delle sue melodie che poi, sono diventati immortali. Tra capelli
impomatati, gonne svolazzanti, scarpe da tennis e calzini bianchi,
una manciata di canzoni e situazioni, che fanno capire l'atmosfera
gioiosa e irrepetibile di quel periodo. In inglese, ma poco importa,
perché in questo caso e la musica, con il suo linguaggio universale,
l'autentico protagonista. Buona visione. PippoRedStone. i Rock
Baby Rock I
Giuseppe Distefano

ARENA MARGHERITA.
Catania, metà anni Sessanta, tardo
pomeriggio di una domenica di fine giugno. Il sole ormai era al tramonto e nel largo
spiazzo di via SS. Trinità gli spettatori cominciavano lentamente ad
affluire. Un fragrante profumo di gelsomini rampicanti riempiva le
narici facendo emettere dei gradevoli sospiri alle persone che,
abbassando i sedili in ferro smaltati di color verde scuro, si
accomodavano in attesa del film. Nel frattempo degli anziani
spiluccavano della semenza o mangiavano delle fette di cedro spalmate di
bicarbonato, mentre altri fumavano delle sigarette senza filtro.
Dei giovanotti, con la pelle arrossata
dal sole, parlavano della giornata appena trascorsa alla Plaia,
commentando, con ampi gesti della mano, la presenza al Lido di una
prosperosa biondona con indosso un bikini talmente succinto da far
accapponare la pelle. Un gruppo familiare composto da marito, moglie e
quattro figli si andava sistemando in prima fila. La madre teneva un
ampia sporta di paglia gonfia di mafalde imbottite di frittata, mentre
la figlia maggiore portava una borsa frigo con dentro bottiglie di
aranciata e Coca Cola.
Dopo
alcuni minuti dalla cabina di proiezione partiva la canzone più
gettonata del momento: “Il Pullover” di Gianni Meccia e subito dopo
seguiva “Il Barattolo” sempre dello stesso Meccia, quindi “Legata a un
granello di Sabbia” di Nico Fidenco. Appena le prime ombre della sera
facevano capolino partiva il telegiornale INCOM, con notizie di
attualità. Spesso apparivano dei famosi personaggi del Cinema tipo:
Alberto Sordi, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale,
Ugo Tognazzi, Monica Vitti, che facevano passerella in qualche rassegna
cinematografica o in qualche evento mondano e poi seguivano i politici
tipo: Fanfani, Nenni, Andreotti, Moro, Saragat, La Malfa che
inauguravano qualche mostra o tagliavano dei nastri. Finalmente il film.
Ricordo con piacere “I magnifici Sette”, con Yul Brynner, Steve Mc
Queen, Charles Bronson, oppure “Trapezio” con Burt Lancaster, Tony
Curtis e Gina Lollobrigida e inoltre “Spartacus” con Kirk Douglas e poi
i musicarelli tipo in “Ginocchio da Te” con Gianni Morandi e Laura
Efrikian e poi i film mitologici con protagonisti Steve Reeves e Gordon
Scott, tipo “Romolo e Remo”, o “Orazi e Curiazi” con Alan Ladd.
Al termine del film, anzi dei film perché
allora se ne proiettavano due, si aprivano le porte di sicurezza e le
persone si riversano lungo la strada, felici d’aver trascorso una
piacevole serata d’estate al profumo dei gelsomini e, a piedi, perché
allora c’erano poche automobili, rientravano, serenamente, a casa.
Angelo Di Bernardo



Arena Pacini (1927). L'arena teatro dedicata al
musicista Pacini sorgeva nella piazza una volta chiamata Nuovaluce, fu
costruita in stile liberty con motivi neogotici, eclettici un po'
orientaleggianti su progetto di Filadelfo Fichera nel 1877 e distrutta nel
1936. Nata come teatro all'aperto ospitava sulla gradidate in legno
spettacoli estivi.
Oggi al
suo posto è collocata dal 1956 la "Fontana del centro cittadino" realizzata dal bravo
artista astrattista calatino Dino Caruso. Accanto alla scalinata monumentale
che conduce ad uno dei tre ingressi del giardino Bellini sorge il famoso "Squibb",
questa piazza oggi inutilizzata fu chiamata cosí per via di un'azienda
farmaceutica omonima antistante la piazza, quel palazzo esiste ancora oggi
ed è adibito ad altra funzione.

La via Sant'Euplio ospitava tante arene e
teatri a partire da piazza della borsa l'arena San Carlino, la Gangi, la
Pacini e l'idèal e anni dopo il teatro Metropolitan.




Arene e terrazze
Arena Adua: 1930
– 1971, via Ciccaglione. Chiude domenica 10 ottobre 1971 con i due
film “Don giovanni in Sicilia” e “La porta sbarrata” per la volontà
dei proprietari di vendere il terreno su cui verrà di seguito
costruito un palazzo. Il gestore tuttavia non si perse d’animo e
realizzò due anni dopo la nuova arena Adua in via San Nicolò al
Borgo.
Arena Nuova Adua:
1973, Largo Carmelo Mendola (già via S. Nicolò
al Borgo). Inaugurata domenica 27 maggio 197 3 con il film “La
treccia che uccide”. A causa di problemi burocratici relativi alla
licenza, ancora relativa al precedente omonimo locale di via Ciccaglione, nella stagione ’77 dovette mutare nome in Arena
Imperiale (scelto in onore della gloriosa arena, in cui tra l’altro
il gestore, sig, Gallina, era stato ai tempi proiezionista), per
riprendere l’anno seguente quello di Adua.
Arena Archimede:
1928-1959. Fino al 1936 arena Balilla. Fu demolita in seguito allo
sventramento del vecchio san berillo. Nel 1941 venne affiancata
dall’omonimo cinema.
Arena Argentina:
1945. Non è stata in attività nel 1981. Dall’82 è gestita dalla
cooperativa Azdak.
Arena Augusteo:
via plebiscito 199. Già attiva sul finire degli anni 20, ha chiuso i
battenti pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ha
comunque svolto prevalentemente attività teatrale.
Arena Borgo:
1937-1960. Via Canfora 6. L’ultimo film, “Il figlio di Caroline
Cherie” viene proiettato il 23 settembre 1960.
Arena Buscemi:
1951-1982. via Susanna 74. Attigua all’omonimo cinema. Inaugurata
giovedì 28 giugno 1951 con “Gli amanti della città sepolta”.
Arena Campione:
1952-1959 via V.Giuffrida 109. Inaugurata sabato 31 maggio 1952 con
il film “Ti avrò per sempre”. Chiude martedì 6 ottobre 1959 con il
film “La carica dei 600”.
Arena Canalicchio:
1956-1981. Via Di Giorgio 3. Per i primi anni Arena
Cosentino Cosentino. Dal ’79 Arena Broadway.
Ultima proiezione mercoledì 9 settembre ’81 con “I giganti del
west”.
Arena Caronda:
1953-????. Dovrebbe essere rimasta in attività fino alla fine degli
anni 70. E’ attigua all’omonimo locale invernale.
Arena Centrale:
1930-1979. Via Etnea 284. Chiusa per impossibilità di adeguamento
alle norme sulla sicurezza.Ultima proiezione domenica 30 settembre
1979 con “ i 10 gladiatori”.
Arena Corsaro:
1964 via S. Nicolò al borgo.
Arena Del sole:
1945-1958 via Belfiore 90
Arena Del bosco:
1946-1959. Via Antonello da Messina, 11.
Arena Delle rose:
1955-1982. Nell’ultima stagione rimane aperta soltanto dal 17 al 25
luglio ’82 quando chiude definitivamente con il film “Conan il
barbaro”.
Arena Don Bosco:
via Madonna delle Salette, sala parrocchiale.
Arena Dopolavoro ferroviario:
1950-1963. via Calatafimi 4.
Arena Eldorado:
1945-1958 Via Vittorio Emanuele 379.
Arena Esposizione:
1921-1950. Via F.Crispi. L’ultimo film viene
proiettato il 15 ottobre 1950: “Impresa eroica”.
Arena Esperia:
1932-1982. Via Plebiscito 782.
Arena Etneo: 1907
- ???? Tondo Gioieni. Sulle considerazioni in merito
all’impossibilità di determinare la data di chisura vedi quanto
detto in merito al Salon Parisien.
Arena Europa:
1954 – 1954. Attiva per una sola stagione, al suo posto fu costruito
il cinema Europa.
Arena Gangi:
1919-1938. Con i suoi 4500 posti risulta essere stato il più grande
locale della città. Ultimo film proiettato: “Il pugnale cinese” il
21 settembre 1938. Demolito per far posto al largo paisiello.
Arena Garozzo:
Via Masaniello 12. Funzionante a metà anni 60, non si hanno notizie
sulla durata della sua attività.
Arena Geisha:
1906-???? Collinetta nord villa bellini. Non si hanno notizie
precise sulla sua chiusura, di certo non fu più in attività dopo la
prima guerra mondiale. Conosciuta anche con il nome di “Eden
Bellini”. Nello stesso luogo
venne realizzata nei primi anni 30 l’arena
Palace.
Arena Giardino:
1945-1955 grattacielo. Inaugurata il 22 giugno ’45 con il film “I
dieci comandamenti”. Ultima proiezione 31 agosto ‘55 con i film “El
gringo” e “Don Camillo”.
Arena Grande:
metà anni 30 -1961. Via S.Maria della catena. Fonti ufficiali dell’AGIS
ne farebbero risalire l’apertura al 1949. In realtà sulla base di
testimonianze di gestori ed avventori, risulta che l’arena fosse già
attiva almeno nel 1938. Non è possibile tuttavia individuare l’anno
esatto di apertura.
Arena Kursaal:
estivo Sangiorgi. 1901-1936 e 1954-1963.
Arena Ideal:
1931-1981 via Andronico 9. Prima del ’31 Arena Verdi, ma con
attività quasi esclusivamente teatrale. Chiude mercoledì 30
settembre ’81 con “Malaspina”. Il 14 febbraio 2005 è stato bandito
l’incanto per la vendita fallimentare.
Arena Imperiale:
1937-1955 via lago di Nicito angolo via Castromarino. Fu costruita a
metà degli anni 20, ma svolse esclusivamente attività teatrale fino
al ’36. Ultima Proiezione il 10 Ottobre ’55 con i film “Cento
serenate” e “Frine cortigiana d’oriente”. Ingr. L.50.
Arena La battigia:
2000 - 2004. Viale Ruggero di Lauria 1. Struttura in legno ospitata
all’interno dell’omonimo lido. Inaugurata domenica 16 luglio 2000
con “La cena dei cretini”. Oggi non più in esercizio.
Arena Lucciola:
1947-1955. Via Franchetti 9 . Inaugurata sabato 5 luglio 1947 con il
film “Il figlio di Montecristo”. Dopo la stagione 1955 scompare dal
tamburino del quotidiano locale, e se ne deve pertanto supporre la
chiusura.
Secondo fonti AGIS ha chiuso i battenti nel
1956, mentre alcuni abitanti del quartiere ritengono che sia stata
in attività almeno fino ai primi anni 60. La struttura, tuttora
esistente, è adibita a garage.
Arena Miramare:
1951 - 2003
Chiude il 23 settembre 2003 con il film "Un
ciclone in casa". La chiusura deriva dalla vendita del terreno per
realizzare un palazzo. L'arena verrà demolita nel 2007, il palazzo è
attualmente in costruzione
Arena Manzoni:
Inaugurata l’8 luglio 1956
QUELLE RIMASTE

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