"Chi non ride mai non è una persona
seria» amava dire Charlie Chaplin. La sua maschera ha
accompagnato le risate di diverse generazioni del Secolo
breve; oggi la sua ironia è archiviata sul web, alla portata
di tutti. Ma non tutti, per quanto disposti a riconoscere la
grandezza dell'ironia dolente di Charlot, sono altrettanto
disponibili ad ammettere che il riso sia un fatto umano,
felicemente umano, talmente umano da avere spinto
Aristotele, secoli prima, a sostenere che anche la capacità
di ridere ci distingue dagli animali. Su una lunghezza
d'onda non toppo distante Oscar Wilde scriveva che
«l'umanità si prende troppo sul serio» e aggiungeva, da
libertino lungimirante, che proprio questa difficoltà di
sdrammatizzare usando l'arma dell'ironia sia «il peccato
originale del mondo».

FOTO CARNEVALE DI ACIREALE 2018

La capacità di ridere di sé e dei propri
simili, comunque, è alimentata dalla voglia di farlo e
questa diventa happening collettivo nei giorni del
Carnevale, quando il mondo si concede il sapore della
trasgressione mettendosi in maschera, ribaltando i ruoli e
prendendo in giro i simboli sacri del potere. Prima di
tornare all'ordine e alla continenza della Quaresima.
In un passato non troppo lontano i
momenti di furioso divertimento o semplice spensieratezza
(soprattutto in Paesi dalla forte identità cristiana) hanno
rappresentato una valvola di sfogo importante capace di
evitare che la gente, in condizioni di estrema povertà,
potesse dare luogo a rivolte vere e proprie. Il disagio
sociale, insomma, veniva «ritualizzato» attraverso le
maschere e messo in scena e il Carnevale, festa allegra e
divertente, dissoluta e trasgressiva consentiva di assumere,
protetti dall'attimo fuggente del gioco collettivo,
atteggiamenti e posizioni non tollerati in altri contesti.
La gioia di mettersi in maschera era
anche dettata dalla necessità di mascherare pensieri e
parole altrimenti improponibili in società estremamente
gerarchizzate e in cui la mobilità sociale era poco più di
una chimera. Tra le maschere italiane più conosciute, capaci
di portare folle festanti sul terreno della rivolta
simbolica, ci sono Arlecchino, Colombina, Pulcinella. Oggi
altri personaggi ispirano i nostri travestimenti e affollano
il nostro immaginario: veline, calciatori, personaggi dei
videogiochi, «eroi» dei nostri giorni che, per dirla con
Manuel Vasquez Montalban, hanno «usurpato il ruolo degli dei
che in altri tempi guidarono la condotta degli uomini, senza
arrecare conforti soprannaturali, ma soltanto la terapia
dell'irrazionale». Carnevale contiene questa irrazionale
euforia e la lascia esprimere per le strade. Ma innocua e
felice. La spensieratezza della gente che va per vie e
piazze vere divertendosi, resta un toccasana e in periodi
come il nostro, in cui la rabbia cresce anche per effetto
della crisi, è bene restituire al Carnevale il sapore sano
della risata irriverente verso i ruoli che ciascuno ricopre,
ma rispettosa dell'umanità che tutti accomuna.





23/02/2014 La Sicilia 24.2.2014
Pulcinella,
Pantalone e Arlecchino. i volti di un'Italia unita e
divertente
Il Carnevale è il periodo di festa tra
l'Epifania e il digiuno quaresimale. Per molto tempo si è
creduto che l'origine del termine Carnevale derivasse da «carnem
levare», ovvero prepararsi al digiuno quaresimale. E il
fatto che per 40 giorni si dovesse digiunare per fede
e per prepararsi alla Pasqua, doveva risultare non poco
pesante per un popolo che già il digiuno lo faceva
«forzatamente» per tutto l'anno.. Il giorni più intensi del
periodo di Carnevale sono il giovedì e il martedì «grasso».
In Italia ci sono dei Carnevali famosi e
celebrati che ogni anno attirano migliaia di visitatori
nelle città che ne sono il teatro. Su tutti Venezia e
Viareggio, ma non solo. Durante i giorni del Carnevale, in
queste città, si festeggia con maschere, carri che
raffigurano personaggi famosi, coriandoli e stelle filanti.
Tutta Italia però fa festa e le maschere
danno il tono a questa esplosione di allegria collettiva.
Pulcinella è tra le più famose: nato a Napoli, ha umore
mutevole, pauroso e poco affidabile. Si caccia spesso nei
guai e per uscirne usa ogni mezzo a disposizione. L'unico
suo affanno è procurarsi il cibo, per il quale è disposto a
raccontare bugie, rubare e farsi prendere a bastonate.
Pantalone ci porta a Venezia. Mercante
ricco, avaro e pedante piange miseria ed è alla costante
ricerca di soldi. I suoi servi patiscono la fame e ha la
strana abitudine di cacciarli proprio quando è il momento di
mettersi a tavola.
Arlecchino nasce in uno dei quartieri più
poveri di Bergamo, è un servo ingenuo e credulone e per non
mettersi nei guai non esita a ingannare, tradire, raccontare
bugie e fare dispetti, mentre Brighella che nasce nei
quartieri ricchi di Bergamo, è anche lui un servo dalla
proverbiale capacità di brigare.
La Sicilia 23/02/2014

Il Carnevale è
sempre stato e sempre sarà il sinonimo della licenziosità,
del divertimento estremo, dello sfarzo nel gioco, nel
travestimento e nella tavola.
Anticamente i festeggiamenti
legati a questa manifestazione profana e folcloristica
duravano più di un mese, a partire dal giorno seguente
l'Epifania e fino al giungere della più triste ed austera
Quaresima, ma dopo il terremoto dell'undici gennaio 1693 la
durata della festività incominciò ad esser ridotta ed
attualmente essa dura una settimana da anteporre alla
Quaresima che essa anticipa.
Da sempre la festa ha rappresentato lo specchio delle
condizioni sociali, politiche e civili dei tempi, nonché
tempio e massima rappresentazione della trasgressività.
Il termine utilizzato per designare la festa si ricollega a
quello latino "Carnem Levare", cioè al divieto ecclesiastico
di consumare carne durante il periodo quaresimale.
Le origini della festa pagana per eccellenza sono
antichissime: il periodo in cui si svolge fa pensare alla
festa ateniese a sfondo dionisiaco delle Antesterie (fine di
febbraio), quella ellenistica che si basa sulla processione
del carronave di Iside che anticamente si svolgeva agli
inizi di marzo e soprattutto ai Saturnali latini

Il Carnevale
acese ha origini antichissime. Come la tragedia
greca, che secondo Nietzsche nacque dallo
spirito della musica, si pensa che la
manifestazione sia nata spontaneamente e venne
ripetuta negli anni.
Il primo
documento ufficiale che cita la manifestazione è
un mandato di pagamento del 1594
Nel 1880
iniziarono le sfilate dei carri allegorici
successivamente costruiti con la cartapesta
perché in città vi erano molti artigiani che già
utilizzavano questa tecnica per decorazioni.
Nel 1930
vennero introdotte le macchine infiorate, mentre
risale al 1934 la prima edizione del Numero
Unico. Nel secondo dopoguerra vi sarà la
introduzione dei minicarri abbandonata alla fine
degli anni Sessanta. Cola Taddazzu e Quadaredda,
ai quali successe il popolarissimo Ciccitto
(l'indimenticato Salvatore Grasso) furono alcuni
dei personaggi più famosi.

Negli anni la
figura dei carristi ha sospinto ed aumentato il
valore artistico della manifestazione.
Questo
l'elenco dei carri allegorici in concorso:
associazione Scalia-Fichera «Fateci Spazio»;
associazione Scalia- Fichera «Ciò che ci nutre
ci distrugge»; associazione Principato Mario
«Shock economy»; associazione Messina «La
Repubblica delle bufale»; associazione
Belfiore-Di Paola «Le sinistre ossessioni del
Cavaliere»: associazione Coco «Onda anomala»;
associazione Principato «Crazy Love»;
associazione Ardizzone«Sopra la banca la capra
campa, sotto la banca la capra crepa».
Questi i
carri infiorati in concorso: associazione Urso
«Come se fosse un gioco…»; associazione Gli
antichi maestri dei fiori «La Macchina»;
associazione Immagini Floreali «Le Burlesque»;
Impresa Riolo Francesco «2 pesi e 2 misure»;
associazione Arte e Cultura Cavallaro Paolo G.
«La vita è bella»; associazione Bonanno«Pesca
grossa»; associazione Cavallaro Orazio «Una
lacrima sul viso»: associazione Trovato Felice -
Sebastiano «Oltre ogni limite».
La Sicilia
23/02/2014
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CARNEVALE DI
ACIREALE 2020
foto by Francesco Raciti
Le prime notizie
storiche certe sul Carnevale siciliano risalgono al 1600 e
riguardano la città di Palermo e, col passare degli anni, la
ricorrenza assunse sempre più sfarzo nella preparazione
degli addobbi, dei costumi e delle maschere e potere sul
desiderio collettivo di evadere dalla routine e dal
quotidiano.
Anticamente in Sicilia si poteva assistere a delle danze
particolari, come quella "degli schiavi" durante la quale i
partecipanti, travestiti appunto da schiavi, ballavano per
le strade pubbliche al suono di antichi strumenti turchi
come i tamburi, o la così chiamata "Balla-Virticchi"
per la quale i partecipanti si travestivano da pigmei e
trattenevano il popolo.
Tra le maschere siciliane più caratteristiche del passato
occorre decisamente ricordare quelle dei "Jardinara"
(giardinieri) e dei "Varca" note soprattutto nella provincia
di Palermo e quelle dei "briganti" e quella del
"cavallacciu" note soprattutto nel catanese.


Tra le altre maschere tradizionali del passato si possono
ricordare quelle che servono da parodia ai maggiori
esponenti delle classi sociali cittadine: si hanno così le
innumerevoli rappresentazioni dei "Dutturi", dei "Baruni"
e degli "Abbati".
Si può citare, ancora, la vecchia maschera della "Vecchia
di li fusa" presente anticamente nella Contea di Modica.
Si tratta di un travestimento per diventare, attraverso
l'uso di una gonna sgualcita, un mantello che si annoda al
collo ed un velo che parte dal capo, il simbolo della
prossima morte del Carnevale.
Anche il fasto culinario legato al Carnevale è un degno
segnale dell'abbondanza della ricorrenza: durante questa
settimana si fa largo uso di sughi di carne e di pietanze
elaborate, come i "maccheroni al ragù" (pasta in casa
preparata con 500 grammi di farina e qualche uovo e condita,
appunto, con il ragù preparato con cotenna di maiale e
spezie) e l'antico "Minestrone del giovedì grasso" preparato
nella Contea di Modica (prevede di unire non solo le
classiche verdure come le patate, le fave secche sgusciate,
una cipolla, prezzemolo, sale e pepe, ma anche il lardo di
maiale privato di cotenna e tagliato a cubetti), di dolci
ricchi come le "Teste di Turco" (delle frittelle
dolci ripiene di crema ed uva passa prodotti a Modica - Rg
-) e dolci meno elaborati come la "Pignoccata" (dolce
preparato impastando farina, tuorli, zucchero ed un pizzico
di sale; l'impasto così preparato è tagliato in tocchetti
successivamente fritti in sugna bollente, sgocciolati e
decorati con miele allentato con acqua d'arance e spolverati
di cannella spellata; il dolce prende questo nome perché
assume la forma di pigna).
Ultimo aspetto legato alla festa in questione riguarda
alcune antiche tradizioni che, purtroppo, oggi non hanno più
la stessa forza e lo stesso fascino del passato.
Si sta parlando, ad esempio, dell'antica abitudine di
raccontare indovinelli in dialetto, spesso apparentemente
lascivi e ricchi di doppi sensi ma che spesso avevano una
soluzione più ingenua di quello che poteva sembrare.
Attualmente l'abitudine di festeggiare il Carnevale è ancora
molto sentito in tutta l'isola. Molte sono le feste
organizzate dai privati, ma ancora più numerose sono quelle
organizzate in forma pubblica e che possono vantare una
secolare tradizione.
PHOTOGALLLERY RACITI 2024
Era in voga il
detto “cannalivari tutti li festi fa turnari”.
Il primo proverbio era quello che sanciva l’inizio ufficiale
della festa: “doppu li tri re, tutti olè”, dopo l’epifania
era già carnevale e la festa durava fino al mercoledì delle
Ceneri.
I quattro giovedì precedenti la festa vera e propria erano
detti: “lu joviri di li cummari cu ‘un avi dinari s’impigna
lu falari”, era il giorno in cui non si poteva fare a meno
di invitare la comare (la madrina di battesimo o cresima).
Il secondo giovedì di festa era dedicato invece agli inviti
tra i congiunti, era infatti diffuso il detto: “lu joviri di
li parenti cu ‘un avi dinari si summa li denti”, cioè si
ripulisce i denti non avendo nulla da spendere e quindi
mangiare.
“Lu joviri di lu zuppiddu cu’ ‘un si cammarra è peggiu pi
iddu” era il terzo giovedì precedente la festa vera e
propria: lo “zoppetto” era una delle tante personificazioni
del diavolo, che aveva il compito di pervertire gli uomini
mediante la voluttà, l’allegria e la spensieratezza, il
termine “cammarsi” equivaleva a significare mangiare grasso
con l’obbligo di darsi alle grandi abbuffate.
L‘esigenza di trascorrere il carnevale con tutta la
famiglia è testimoniata anche dal proverbio “Natali e Pasqua
ccu cu voi ma li sdirri falli ccu li toi”. Il termine
“sdirri” corrispondeva all’ultimo giorno di carnevale

CARNEVALE DI ACIREALE 2017


Iniziando una
carrellata delle varie manifestazioni presenti in tutta
l'isola, si può parlare dei festeggiamenti attuati a Palazzolo
Acreide - Sr -. Qui il Carnevale si festeggia per sei
giorni di seguito attraverso le sfilate di carri allegorici,
la partecipazione delle tipiche maschere siracusane come i
"cuturri", vari veglioni e grandi abbuffate a base di
"Cavatieddi" (un tipo di pasta condita con il sugo di
maiale), la salsiccia ed il crostino di trota. Qui il
carnevale è all'insegna della spontaneità e del
coinvolgimento totale di tutta la cittadinanza che
degnamente contribuisce alla riuscita dell'unica
rappresentazione, nel suo genere, in tutta la provincia
siracusana.

Sempre in prossimità della città di Modica - Rg -, si
trovano le città diMonterosso e Giarratana. Qui le
maschere di Carnevale del passato più rappresentative erano
quelle dei " 'Nzunzieddu", cioè insudiciati, maschera
così chiamata perché chi la impersona ha il viso sporco di
fumo e terra rossa. Conoscere le origini di questa
ricorrenza cittadina è un'impresa ardua, come del resto per
molte altre città isolane, ma sicuramente l'evento va
ricordato perché il coinvolgimento del pubblico è totale e
perché si possono ammirare numerosissime maschere.
Un'altra festa di Carnevale si attua nella città di Termini
Imerese - Pa -. Anche qui si attua la sfilata dei
carri allegorici che rappresentano una satira dei vari
personaggi del mondo della politica e dello spettacolo,
balli vari ed il rogo dei due fantocci del "nannu" e della
"nanna", evento che sancisce la fine dei festeggiamenti e
dell'allegria.
Successiva
interessante manifestazione siciliana del Carnevale è "Il
Mastro di Campo", una pantomima
che si svolge nella pubblica piazza e che coinvolge tutta la
città di Mezzojuso - Pa -. L'evento ha delle origini
antiche visto che la sua esistenza è attestata sin dal XVII
secolo e prevede che un figurante abbia il volto coperto da
una maschera rossa e che cerchi di conquistare la sua amata
regina arroccata nel suo castello. Per alcuni l'evento
ricorda Bernardo Cabrera che, nel 1412, scalò il Palazzo
Steri a Palermo per conquistare Bianca di Navarra, la regina
che egli amava. In realtà il paragone presenta delle
incongruenze storiche perché nella realtà la regina non
ricambiava tali sentimenti. Tale pantomima tragicomica
prevede, inoltre, l'intervento di circa sessanta figuranti
vestiti con costumi risalenti al XV secolo. Nel corso dei
secoli, vista l'età della manifestazione, l'evento ha subito
delle modifiche, come l'intervento di "Garibaldi" e di
alcuni suoi uomini che si ha a partire dagli inizi del
1900. La partecipazione dell'eroe dei due mondi e dei suoi
uomini è molto attiva: i garibaldini ingaggiano una bella
battaglia con le guardie saracene del castello. Altri
caratteristici personaggi di tale pantomima sono gli alleati
del Mastro di Campo, i briganti ed i guerriglieri
rappresentati dal gruppo del Forforio che vogliono
sovvertire l'ordine rappresentato dalla Corte del Re ed
il "Diavolo Pecoraio", un figurante rivestito di
pelli di pecora che rappresenta il reale avversario
dell'eroe della pantomima. Alla fine della pantomima, così
come vuole la tradizione delle favole più belle, Mastro di
Campo riesce a conquistare la sua amata.
Il Carnevale ad Agira negl'anni 80 era diventato un
avvenimento che tutti gli agirini aspettavano, per potersi
sbizzarrire nella creazione di maschere e carri allegorici.
All'inizio sono state le scuole materne a sfilare in gruppi
per le vie di Agira, ma con l'andar del tempo anche gli
adulti sono stati coinvolti, formando diversi gruppi che
annualmente si davano battaglia per ben figurare, diventando
cosi una vera e propria tradizione, un momento sentito pieno
di svaghi, giochi e lazzi e che richiamava anche curiosi dei
paesi vicini.
La tradizione viene mantenuta ancora oggi, ma la
manifestazione si svolge in tono minore rispetto al passato.
“Peppe
Nappa è la più antica maschera siciliana e una
delle più antiche tra quelle italiane. Come Pulcinella e
Arlecchino, essa deriva dalle tipizzazioni delle maschere
del teatro comico romano e si afferma, intorno alla metà del
XVI Secolo, con la nascita, in Italia, della Commedia
dell’arte che a Palermo ha assunto la forma della “Vastasata”,
e a Catania quella del “Cu nesci parra”. Il suo antenato
diretto è il “Zanni”(nome che, in dialetto bergamasco sta
per “Giovanni”), prima maschera dialettale italiana che
rappresenta il servo tonto e scroccone.
Anche Peppe Nappa è un servo sciocco, regolarmente picchiato
per ogni guaio che combina. Il soprannome “Nappa”
contribuisce a caratterizzare il soggetto, associandolo
all’elemento simbolo della miseria che è rappresentato,
nell’immaginario collettivo, dalle “pezze” su abiti laceri.
I suoi abiti, infatti, sono poveri, anche se non hanno
toppe. Concetta Greco Lanza, in una introduzione al libro
“Farse di Peppe Nappa” di Alfredo Danese (Edizioni Greco-
Catania), ce lo descrive così: “È pigro e spesso compare in
scena sbadigliando e di contro sa essere agilissimo e
accenna a caso, passi di danza. Non porta maschera, non
s’infarina, ha il volto raso e sottili sopracciglia; ha
molti punti di contatto con la maschera francese di Pierrot,
ma ne differisce nell’abito; infatti indossa una corta
giacchettina azzurra con grandi bottoni, calzoni lunghi fino
alla caviglia, ha sul capo un cappello dalle falde rialzate
sopra una stretta calotta piana, scarpe bianche con fibbie,
maniche lunghissime, fascia al collo.”. Come ogni maschera
della Commedia dell’arte, il personaggio non viene
tramandato ai posteri attraverso testi teatrali. Solo nel
1978 la maschera di Peppe Nappa viene presentata su copioni
di teatro dialettale da Alfredo Danese, illustre e versatile
animatore culturale catanese che ha dedicato la sua vita al
teatro popolare e alla letteratura dialettale siciliana. Il
Peppe Nappa dei testi teatrali di Danese è assolutamente
catanese sia nell’espressione dialettale, sia nel carattere,
e impersona ora il servo sciocco e malizioso, ora il marito
imbroglione, ora il finto tonto… Possiamo ritrovare questa
antica maschera nei testi teatrali pubblicati, oltre che nel
libro già citato, anche in “Teatro popolare siciliano”,
Alfredo Danese, Edizioni ENAL – Arte e Folklore di Sicilia
(1978), e in un gustoso racconto di Gaetano Mustica,
pubblicato su “Epos Siciliano. Miti e pupi rinverditi.”,
edito da Bonanno, Acireale (2005).
***
Chi conosce Peppe Nappa? La più antica maschera siciliana, a
quanto pare, sembra dimenticata dalle generazioni dei
Mazinga, degli Zorro, dei Ninja, o, peggio, dei più moderni
personaggi del Wréstling americano. I bambini di oggi non
conoscono le maschere italiane per il semplice motivo che
neanche i loro genitori le hanno conosciute, e il fascino
del personaggio moderno, rigorosamente d’importazione
americana o giapponese, ha lasciato cadere nell’oblio
figure, personaggi e maschere tradizionali che rappresentano
i “tipi” umani di cui, in qualunque epoca, l’uomo è reale
interprete nella vita di tutti i giorni. Dietro le maschere
tradizionali, del resto, ci ritroviamo tutti, con i difetti,
le debolezze, le miserie che nessuno di noi vorrebbe
ammettere. E allora le dimentichiamo, per non sapere di noi.
Ai soggetti umani che ci somigliano abbiamo sostituito i
supereroi del cinema e della televisione. Li abbiamo accolti
passivamente come prodotto della modernità, della cultura
globalizzata, dimostrandoci molto, ma molto più servi e
tonti di Peppe Nappa!
Cettina Maccarone
da
http://www.ragusanews.com

A tutto
scherzo e in questi giorni chi la fa la aspetti
A Carnevale ogni scherzo vale. Il detto è
antico e diffuso, tanto che nei giorni della licenza i tiri
mancini sono all'ordine del giorno e ogni anno,
il novero delle burle tradizionali viene arricchito da vere
e proprie comitive di burloni che mettono in moto il
cervello per ideare nuovi scherzi.
Internet, «ricettacolo» di idee, contiene
certamente la raccolta più nutrita di suggerimenti per
questa materia incandescente e divertente, irriverente e
sfrontata che spesso mette d'accordi grandi e piccoli
essendo anche un terreno di confronto del buonumore.
Tra gli scherzi più gettonati e
divertenti (per chi li fa ma anche per chi li subisce) è
quello dell'annuncia assurdo e ha per teatro soprattutto
l'ufficio. In unop spazio comune, nei pressi della
macchinetta del caffè si più sistemare ubn cartello che
reciti più o meno così: «Per evitare quello che è successo
ieri, quando aprite l'acqua controllate che il
deprocessatore sia posizionato contro i due beccucci interni
(se non lo fosse, sollevateli verso il basso) »; o ancora:
«Quando usate la macchinetta del caffè, tenete ferma la
componente centrale sul retro premendo a fasi alternate il
bottone a sinistra, altrimenti l'acqua risale nel dotto di
erogazione interno danneggiandolo». Per godersela in santa
pace, basta nascondersi dietro una colonna e osservare le
facce interdette dei colleghi. A patto di essere capaci di
trattenere le risate o i commenti.
C'è poi uno scherzo scherzo classico,
tipico degli anni del liceo: fermate qualcuno per strada e
rimanete impassibili chiedendo di scattare una foto a voi e
al vostro amico (ovviamente immaginario): le vittime, anche
se perplesse, alla fine scatteranno la foto. La «vittima»
per un attimo penserà di avere finalmente incontrato...
l'uomo invisibile o uno stupido in vena di scherzi scemi.
Anche questo pensiero durerà un attimo perché il calendario
suggerirà immediatamente che nel reame di Sua Maestà
Carnevale è concesso ridere anche di un'inezia inoffensiva.
Andando avanti nella nostra innocua
rassegna, è anche il caso di volgere uno sguardo benevolo
verso qualche amico.
Mentre un amico dorme, per esempio, basta
prendere del dentifricio, meglio se colorato in maniera
sgargiante, e mettergliene un po' sulla mano. A questo punto
bisogna fargli il solletico sulla guancia e, riflesso
condizionato, finirà per spalmarsi il dentifricio sul volto.
Se si vuole infierire basta prendere una
canna da pesca (o un bastone), una banconota da 5 euro e un
pezzetto di nastro adesivo trasparente. Al posto dell'amo
attaccate la banconota con il pezzetto di scotch, in modo
che non si noti. Dal balcone o dalla finestra si può calare
la banconota in modo da fare arrivare i soldi sul
marciapiede. Qualche passante se ne accorgerà e, quando farà
per chinarsi a raccogliere i soldi, basterà tirare su la
canna da pesca e lui resterà senza parole e senza soldi.

In alternativa, fate fluttuare a
mezz'aria i soldi all'altezza delle spalle dei passanti.
Quando il malcapitato si accorgerà dei soldi fluttuanti
inizierà a guardarsi intorno perplesso, a questo punto
sbizzarritevi a muovere i soldi.
Chi l'ha detto, poi, che a Carnevale non
si possano fare scherzi a fin di bene? Un ragazzo americano,
per esempio, ha trovato un modo simpatico per far avere del
cibo ad alcuni senzatetto che stavano fuori da un fastfood.
L'autore dello scherzo ha chiamato il locale dicendo di
essere il sergente di polizia a capo di un gruppo di agenti
sotto copertura travestiti da senzatetto. Il gioco è fatto!
Il finto tenente ha chiesto al ristorante di portare un po'
di caffè e qualche panino ai poliziotti/senza tetto. E'
consigliabile, comunque, allontanarsi velocemente, chi sa
potrebbe giungere sul posto un poliziotto finto-vero sotto
copertura e allora sarebbero guai. De resto, si sa, chi la
fa l'aspetti.
Un'allegria lunga più di 4 secoli
Acireale.
Il primo documento è del 1594, ma la
festa è più antica
La Sicilia, 23.2.2014

PROVINCIA DI CATANIA
Il Carnevale di Sciacca
- Ag - probabilmente è una delle manifestazioni più note
di tutta la Sicilia. In questa città alle falde del Monte
San Calogero il Carnevale, dopo qualche anno di declino, è
diventato un vero e proprio richiamo per i turisti, nonché
occasione di divertimento e coinvolgimento per tutta la
cittadinanza. Il travestimento e la sfarzosità dei carri ha
fatto di questo evento in questa città una delle
manifestazioni più importanti, tanto da diventare uno dei
carnevali più famosi d'Italia.

L'evento ha
delle origini antiche visto che risale al 1800, quando
la festa era l'occasione non solo per preparare ed abbellire
carri allegorici e dar libero sfogo all'allegria, ma anche
per dedicarsi ai "peccati di gola" abbuffandosi con vino,
salsiccia, maccheroni al sugo e cannoli di ricotta. I carri
allegorici qui preparati hanno subito delle positive
innovazioni tecnologiche, prevedono il coinvolgimento di
architetti, artigiani della ceramica e scultori per
diventare così delle imponenti strutture per le
rappresentazioni satiriche dei vari personaggi del nostro
tempo. Le varie manifestazioni iniziano in città il giovedì
grasso con la consegna delle chiavi della città alla
maschera "Peppe Nnappa". I momenti centrali della
manifestazione si hanno con la sfilata dei carri allegorici,
evento che inizia il sabato per terminare il martedì. La
sera del martedì, dopo giorni dedicati al canto ed al ballo,
si concludono tutti i festeggiamenti con il rogo del carro
di "Peppe Nnappa" che brucia insieme ai fischietti ed ai
martelletti.
Anche la
cittadina di Bronte - Ct -, molto nota per l'ingente
produzione dei pistacchi ai quali è dedicata una oramai
famosa sagra, festeggia il Carnevale. Mentre in passato tale
manifestazione prevedeva l'intervento, nelle pubbliche
strade cittadine, dei "Laddatori" - delle maschere locali
che rappresentano le classi più povere della città -,
attualmente il Carnevale brontese prevede, sempre per le vie
cittadine, la sfilata dei carri e dei gruppi mascherati.

Il Carnevale di Misterbianco - Ct - si è notevolmente
modificato nel corso degli anni, ma è sempre rimasto un
punto fermo nella città per offrire una reale occasione di
divertimento e di rottura dalla quotidianità. Mentre in
passato c'era l'abitudine di allestire un palco da dove una
banda musicale allietava i partecipanti alla festa con
allegre e ballabili musiche, di effettuare dei giochi e di
vedere le donne, ben mascherate, invitare amici a ballare e
per farsi offrire delle leccornie, attualmente i
festeggiamenti prevedono la sfilata di oltre settecento
maschere. Quest'ultima manifestazione si effettua la
domenica antecedente quella di Carnevale, la domenica di
Carnevale ed il martedì grasso. La preparazione dei costumi,
tra l'altro di pregevole fattura, richiede una lunga
lavorazione che dura numerosi mesi e l'abbondante utilizzo
di materiali pregiati e ciò contribuisce a fare della
manifestazione un vero fiore all'occhiello della città. La
sfilata delle maschere coinvolge vari comitati che ogni anno
rappresentano un tema diverso da quello precedentemente
realizzato e da quello simboleggiato da altri gruppi.
Il Carnevale di Paternò - Ct - ha perso parte del suo
antico smalto e fasto, ma resta comunque sempre una
piacevole ricorrenza cittadina. Anche in questo caso si può
assistere alla sfilata di carri allegorici e gruppi in
maschera e di ascoltare la musica per le vie cittadine come
avveniva nel passato, ma si è persa l'antica abitudine di
vedere le donne vestite con mantelli neri e maschere per
poter invitare, senza farsi riconoscere, a ballare gli
uomini.
Il Carnevale di Acireale
- Ct - ha delle origini molto antiche che, si presume,
risalgono alla festa del compatrono San Sebastiano
inaugurata nel XVII secolo, in pieno dominio aragonese, e
che diventò ben presto un'occasione di festa pubblica con
giochi, mascherate e spettacoli vari. Nel 1800, inoltre,
c'erano sfilate di carri nobiliari dai quali i nobili del
posto, appunto, lanciavano leccornie al popolo. Soltanto nel
1929 la festa assume una forma organizzata e, col passare
degli anni, diventa sempre più sfarzosa ed imponente tanto
da diventare una tappa quasi obbligata per chi vuol
trascorrere qualche giorno di euforia prima dello avvento
della Quaresima. Ogni anno si ha la sfilata di carri
allegorici infiorati costruiti in cartapesta, di gruppi
folcloristici e mascherati, l'esibizione di cantanti e di
majorettes, l'esecuzione di giochi popolari nonché l'attiva
partecipazione degli abitanti della città e di numerosi
turisti.

Il Carnevale e'
il lungo periodo festivo che precede il digiuno quaresimale
nei paesi a tradizione cattolica. Si e' creduto per molto
tempo che l'origine del termine "carnevale" fosse derivato
da "carne levare". L'opinione piu' diffusa e' invece che il
carnevale rappresenti un adattamento cristiano di antiche
cerimonie purificatrici pagane.
La ricostruzione storica del carnevale, in una citta' come
Acireale, e' alquanto complessa. Da alcuni documenti, quali
mandati di pagamento, si ha certezza che tale ricorrenza
venisse già festeggiata alla fine del XVI secolo. E' del
1594 il documento piu' antico sul carnevale acese (mandati
di pagamento, vol. II, 1586-1595, libro 6 foglio 72v).
Un documento risalente al 1612 prova addirittura che durante
il carnevale acese vi era l'abitudine di giocare tirando
arance e limoni. Infatti in tale documento è bandita questa
possibilità, ma la popolazione acese continuo' in tale
pratica ancora per molti anni, così come risulta da altri
documentii. Questa abitudine e' ancora presente ad Ivrea,
dove durante il carnevale si svolge la conosciutissima
"battaglia delle arance".
Nel XVII secolo in Sicilia si ha la comparsa di una maschera
con caratteristiche ben definite: l'Abbatazzu, chiamato
anche Pueta Minutizzu. La persona mimava nobili o
ecclesiastici, portando un grosso libro, da cui facendo
finta di leggere, sentenziava battute satiriche e sfottenti.
Nel 1693 a seguito del terremoto venne proibita ogni pratica
carnascialesca e cio' segna la linea di frattura fra il
carnevale acese del '600 e quello che sorgera' nel '700
(Cherubino Aliotta, Le tre corone, Catania 1693).
Nel XVIII secolo la tradizione venne ripresa. Spuntano altre
maschere, ed all'Abbatazzu si affiancano i Baruni con
l'intento di prendere in giro l'aristocrazia: difatti la
maschera era costruita da un costume rassomigliante ad un
abito nobiliare ma chiaramente irridente. Altra maschera
erano i Manti, costume con molti fronzoli che aveva
il solo scopo di far mantenere l'anonimato a chi
l'indossava.
Il XXI secolo e' il secolo della cassariata, cioe' la
sfilata delle carrozze (landaus) dei nobili che lanciavano
alla gente dei confetti multicolori. Successivamente tali
landaus con i nobili proprietari vennero "scalzati" dalla
cartapesta.
Nel 1880 ad Acireale si costruiscono i primi carri di
cartapesta. Da allora fino ai nostri giorni Acireale ha
mantenuto questa tradizione avvalendosi di vari cantieri
portati avanti da volenterosi artigiani che hanno realizzato
carri sempre piu' curati.
Nel 1929 il
carattere di spontaneita' e di iniziativa privata lascia il
posto all'organizzazione istituzionalizzata: infatti l'onere
di organizzare il carnevale e' sostenuto dall'Azienda
autonoma della Stazione di cura di Acireale.
Nel 1930 per la prima volta si vedono delle vetture adornate
da fiori. Questo e' il primo passo verso la realizzazione
dei "carri infiorati" che acquisiscono una fisionomia ben
definita nel dopoguerra.
Negli anni '50 - '60 ai carri allegorici ed alle macchine
infiorate, si affiancano dei mini-carri, detti "lilliput", a
bordo dei quali trova posto un bambino. In questi anni fanno
storia a se' alcuni personaggi che con il loro spirito e con
stupefacenti mascherate hanno lasciato un segno indelebile
nella storia del carnevale acese, cioe': Cola Taddazza e
Quadaredda, dei quali il successore piu' degno, in epoca
posteriore, fu Ciccitto.
Dal 1970 al 1995 "il piu' bel Carnevale di Sicilia", si
perfeziona e si assesta, diventando sempre piu' imponente e
soprattutto affinandosi nella costruzione di Carri
allegorici (sempre piu' sofisticati e colorati) e Carri
infiorati (sempre piu' mastodontici), che raggiungono un
livello d'importanza pari ai primi.
Nel 1996 Acireale, per la prima volta, ha la lotteria
nazionale assieme a Viareggio e Putignano. Questa e'
l'occasione affinche' "Il piu' bel Carnevale di Sicilia"
acquisti una dimensione nazionale.
Il Carnevale celebrato a Belpasso -Ct - prevede,
oltre alla consueta rottura della quotidianità ed istituire
un momento gioioso di svago e di divertimento puro, vari e
distinti momenti celebrativi. Si comincia con il recital dei
poeti dialettali locali, si continua con la tradizionale ma
sempre affascinante sfilata dei gruppi in maschera
costituiti, in buona parte, dalle associazioni culturali
cittadine e si conclude con l'intero coinvolgimento delle
maschere nella pubblica piazza per ascoltare della buona
musica dal vivo e per lasciarsi trascinare nelle danze.
Naturalmente anche il capoluogo siciliano ha il suo
carnevale.
Come gli altri,
anche il Carnevale di Palermo ha un passato glorioso
alle spalle costituito da cortei che prevedono la presenza
di costumi barocchi, palii allegorici, dalle commedie
rappresentate in piazza. Il momento magico di questa
manifestazione si è visto soprattutto nel 1700 quando la
festa coinvolgeva proprio tutti, dai nobili al popolino.
Tutte le vie cittadine, soprattutto quelle principali come
il "Cassaro" e la "Strada Nuova", erano teatro dei
festeggiamenti e delle così chiamate "Carrozzate",
cioè le sfilate delle carrozze patronali che ospitavano i
nobili del luogo che amavano mescolarsi col popolo per
vivere in prima persona la festa. Per non parlare poi dei
teatri cittadini, il regno incontrastato dei giochi e dei
balli in maschera. Attualmente, la festa palermitana del
Carnevale può esser intesa come recupero della memoria e
delle antiche ma sempre valide tradizioni che hanno reso
famosa la ricorrenza, ed anche come valorizzazione delle
bellezze architettoniche cittadine visto che l'evento si
svolge lungo le vie cittadine principali.
Il Carnevale di Corleone - Pa - ha come simbolo la
maschera di "Riavulicchio", simbolo della rinascita
della festività corleonese un tempo sepolta per ragioni di
ordine pubblico e da qualche anno ripresa per l'esigenza
popolare di divertimento e di rottura con la triste e
monotona quotidianità. Nel passato cittadino la festa aveva
un sapore più popolare e vedeva la presenza di numerosi "Riavulicchi"
che scorrazzavano incontrastati in branco per le vie
cittadine accompagnati dallo scampanio di numerosi sonagli e
facendosi precedere dal suono dei corni. Nei giorni propri
della festa si poteva assistere alle cavalcate che
irrompevano lungo le vie cittadine. Attualmente la festa
prevede la partecipazione della banda, il trofeo dei
quartieri assegnato al gruppo che meglio di ogni altro
realizza un carro allegorico, le sfilate dei carri che si
attuano il sabato, la domenica ed il martedì che prevedono,
come momento conclusivo, il ballo nella pubblica piazza in
prossimità del Palazzo Municipale. Momento conclusivo della
manifestazione corleonese prevede il rogo del "Nannu", il
fantoccio che rappresenta il Carnevale la cui "morte"
rappresenta la fine di un'epoca ed il nascere di una
successiva. Prima del rogo, il Fantoccio legge il suo
testamento dal balcone del Palazzo Municipale, sotto gli
occhi dei partecipanti alla festa, poi riceve una collana di
salsiccia e successivamente è accompagnato al rogo.
Francavilla
di Sicilia - Me -, sviluppata nei pressi delle famose e
suggestive Gole dell'Alcantara e circondata dal fiume San
Paolo e dal fiume Zaviani, organizza ogni anno, così come
altre città isolane, un Carnevale che dura un'intera
settimana. La festa vede il sorgere di canti e balli che
coinvolgono l'intera cittadinanza, le sfilate dei carri
allegorici, la personificazione del Carnevale nella maschera
di "Sua Maestà", inizialmente onorata grazie alla sfilata
delle corti e poi accompagnata dal "Gran Corteo Funebre" che
serve per seppellire la maschera stessa insieme al periodo
di divertimenti sfrenati e licenziosi. Vero simbolo del
Carnevale di Francavilla è il ballo collettivo.
Anche il rinomato centro turistico isolano di Taormina - ME
- prevede vari festeggiamenti per il Carnevale. Anche in
questo caso la competitività nella realizzazione dei carri e
lo sfarzo ostentato da questi ultimi è davvero notevole
visto che tutti i cittadini si prestano alla realizzazione
di questi simboli che poi sfileranno nel classico quanto
allegro corteo la domenica ed il martedì grasso. I premi in
palio sono notevoli ed offerti non solo dall'autorità
comunale, ma anche dalle varie associazioni dei commercianti
e sono un ottimo stimolo per dare il meglio di sé nella
realizzazione dei carri. Il coinvolgimento cittadino non si
ferma solo a questo aspetto, ma prevede anche la presenza di
massa alle varie feste serali che si realizzeranno nella
pubblica piazza durante i giorni canonici della festa e che
prevedono gare canore, giochi vari come l'albero della
cuccagna e balli coinvolgenti. Si evince che anche il
carnevale taorminese può esser considerato un'ottima tappa
per festeggiare il Carnevale in Sicilia in allegria ed in
compagnia e può esser considerato uno splendido esempio del
divertimento e dell'allegria.
Il Carnevale a Novara di Sicilia - Me - prevede,
oltre ai tradizionali festeggiamenti, anche il torneo della
corsa delle locali forme del formaggio maiorchino - pecorino
puro ricavato attraverso particolari processi di lavorazione
e stagionatura e che assume una forma simile a quella del
parmigiano -. E' un evento che può vantare quattro secoli di
storia alle spalle e prevede la partecipazione di varie
squadre composte da tre elementi, squadre che gareggiano
facendo rotolare le forme del formaggio che pesano circa
dodici chili per le vie cittadine. L'evento ha come naturale
conclusione una Sagra durante la quale si può consumare non
solo il formaggio in questione, ma anche la ricotta e la
tuma.
Chiaramonte Gulfi - Rg - festeggia il Carnevale
coinvolgendo non solo gli occhi ma anche la gola. Infatti, i
due momenti distinti del Carnevale chiaramontano consistono
nella sfilata dei carri allegorici che si effettua la
domenica ed il martedì di Carnevale e che si concludono con
la premiazione e la sagra della salsiccia che si effettua il
lunedì sera. Naturalmente anche in questa città, così come
per le altre rappresentanti isolane, il coinvolgimento della
cittadinanza è assicurato attraverso i balli in piazza.
www.festedisicilia.it

Carnevale - Carnevale a Gioiosa Marea
2009 - 60’ edizione dall' 1 al 24 Febbraio. |
Gioiosa Marea |
ME |
Festa della ''Candelora'' - Nel mese
di Febbraio a Cefalù (Pa) si svolge la Festa
della "Candelora" o della Purificazione di
Maria. |
Cefalu' |
PA |
Carnevale di Acireale 2009 -
Carnevale 2009 - Dal 7 al 24 Febbraio ad
Acireale in provincia di Catania,
si festeggia in allegria il più bel Carnevale di
Sicilia fatto di carri allegorici all'insegna
del divertimento. |
Acireale |
CT |
Carnevale di Balestrate - Il
carnevale Balestrate (PA), un evento fuori dal
comune, con il tradizionale “Ballo dei Pastori”
e "1° Festa du maccarruni e sagra delle
leccorie". |
Balestrate |
PA |
Carnevale di Termini Imerese - Dal 15
al 24 Febbraio a Termini Imerese (Pa)
festeggiamenti del carnevale. Sflilata dei carri
allegorici e spettacoli in vari punti della
città. |
Termini Imerese |
PA |
Carnevale di Misterbianco - Dal 15 al
24 Febbraio a Misterbianco (CT), si festeggia il
Carnevale con sfilata di costumi, delle maschere
e dei carri allegorici più belli di Sicilia, e
inoltre spettacoli musicali e degustazioni di
specialità. |
Misterbianco |
CT |
Carnevale acquedolcese 2009 - Sfilata
di carri e Concorso per gruppi mascherati
"Premio Luigi D'Angelo" dal 15 al 24 febbraio,
nel comune di Acquedolci (ME). |
Acquedolci |
ME |
Carnevale di Gangi - Festaggiamenti
del Carnevale a Gangi (PA). Tradizionale
manifestazione della "Cravaccata" |
Gangi |
PA |
|
|
Carnevale Valderice - Carnevale 2009
a Valderice (TP). Sfilata di carri allegorici,
"Cuscusiata" e degustazione di prodotti tipici. |
Valderice |
TP |
Carnevale Francavillese 2009 - Tra le
manifestazioni di Sicilia dall’effettivo
richiamo turistico si annovera il caratteristico
Carnevale di Francavilla, un “rituale” che si
ripropone puntualmente ogni anno da tempo
immemorabile. |
Francavilla di
Sicilia |
ME |
Carnevale di Avola - Carnevale di
Avola (SR) - dal 19 al 24 Febbraio 2009. Sfilate
econcorsi a premi per le Maschere più belle. |
Avola |
SR |
Carnevale di Caltagirone - Festa di
Carnevale 2009 a Caltagirone dal 19 al 22
Febbraio. Sfilate, animazione, musica e balli di
gruppo. |
Caltagirone |
CT |
Carnevale di Palazzolo Acreide - A
Palazzolo Acreide (SR) filate di carri
allegrorici, cortei mascherati per uno dei
carnevali più antichi della Sicilia. Sagre di
salsiccia, trota, cavatieddi e del dolce. |
Palazzolo Acreide |
SR |
Carnevale di Saponara - Sfilata
dell'Orso e della Corte Principesca al Carnevale
di Saponara (ME). |
Saponara |
ME |
|
Carnevale di Sciacca - Da 19 al 24
Febbraio festeggiamenti di Carnevale a Sciacca
(AG). |
Sciacca |
AG |
Carnevale di Palermo - Carnevale
Barocco di Palermo, Corteo di figuranti,
musicanti, Sfilata carri allegorici con Gruppi
Mascherati, Banda Musicale con Majorettes,
Tamburi, Sbandieratori. |
Palermo |
PA |
Carnevale di Corleone - A Corleone
(Pa) dal 19 al 24 Febbraio si svolgeranno i
festeggiamenti del Carnevale con il Palio dei
Quartieri. |
Corleone |
PA |
Carnevale di Belpasso - Dal 19 al 24
Febbraio a Belpasso (CT) avranno luogo i
festeggiamenti del Carnevale. |
Belpasso |
CT |
Carnevale di Piraino - Carnevale
dell’Orso 2009 di Piraino (ME), durante la
manifestazione degustazione di salsiccia,
chiacchiere e "Sagra d’a fedda rassa”. |
Piraino |
ME |
Carnevale di Adrano - Il Carnevale
Siciliano di Adrano (CT), carri, gruppi in
maschera e spettacoli musicali. |
Adrano |

Sagra di carnevale - A Larderia
Inferiore (ME), Festa di Carnevale dal 20 al 24
Febbraio. V^edizione sagra di carnevale il 21
febbraio. |
Larderia |
ME |
"Ibla Mask" - La notte del carnevale Ibleo -
Ibla Mask - La notte del carnevale Ibleo, a
Ragusa il 21 Febbraio. |
Ragusa |
RG |
Carnevale di Antillo - La maschera
tradizionale antillese "U Picuraru" protagonista
della kermesse carnevalesca. Degustazioni di
prodotti tipici antillesi. |
Antillo |
ME |
Carnevale di Rodì Milici - Nel mese
di Febbraio , in occasione del Carnevale, a Rodì
Milici (ME), si svolge la rappresentazione in
dialetto agro-pastorale dei "Mesi dell'Anno". |
Rodi' Milici |
ME |
Sagra del ''Maiorchino'' - A Novara
di Sicilia (ME) dal 22 al 24 Febbraio, XXI^
edizione Sagra e Torneo del "Maiorchino", tipico
formaggio pecorino del luogo. |
Novara di Sicilia |
ME |
Sagra della salsiccia - A Chiaromonte
Gulfi (RG), durante i festeggiamenti del
Carnevale, si svolge la XXVII^ edizione della
sagra della Salsiccia. |
Chiaramonte Gulfi |
RG |
Festa delle Quarantore - A
Febbraio tra la domenica di carnevale e il
martedì successivo si svolge, a Castel di Lucio
(ME), la Festa delle Quarantore, durante la
quale la chiesa di S. Carlo aviene addobbata con
quintali di arance. |
Castel di Lucio |
ME |
Carnevale Mastro di Campo - Carnevale
di Mezzojuso. L'ultima domenica di carnevale
durante la manifestazione Il Mastro di Campo, il
paese si trasforma in scena teatrale per dare
vita ad un'antica pantomima popolare tragicomica
mimata da circa 90 personaggi in costume del
XV. |
Mezzojuso |
PA |
Carnevale Estivo - Alla fine
di Luglio a Francavilla di Sicilia, a due passi
dalle gole dell'Alcantara, in provincia di Messina,
si festeggia il carnevale estivo. |
Francavilla di
Sicilia |
ME |
Carnevale estivo di Acireale - Arte e
Folklore "Il più bel carnevale di Sicilia
d'estate", nel mese di Agosto ad Acireale (CT).
Spettacoli, moste e degustazioni. |
Acireale |
CT |
La coda del
diavolo.
A Catania la
quaresima vien senza Carnevale; ma in compenso c'è la festa
di Sant'Agata, gran veglione di cui tutta la città è il
teatro nel quale le signore, ed anche le pedine, hanno il
diritto di mascherarsi, sotto il pretesto di intrigare amici
e conoscenti, e d'andar attorno, dove vogliono, come
vogliono, con chi vogliono, senza che il marito abbia il
diritto di metterci la punta del naso. Questo si chiama il
diritto di "ntuppatedda", diritto il quale, checché ne
dicano i cronisti, dovette esserci lasciato dal Saraceni, a
giudicare dal gran valore che ha per la donna dell'harem. Il
costume componesi di un vestito elegante e severo,
possibilmente nero, chiuso quasi per intero nel manto, il
quale poi copre tutta la persona e lascia scoperto soltanto
un occhio per vederci e per far perdere la tramontana, o per
far dare al diavolo. La
sola civetteria che il costume permette è una punta di
guanto, una punta di stivalino, una punta di sottana o di un
fazzoletto ricamato, una punta di qualche cosa da far valere
insomma, tanto da lasciare indovinare il rimanente.
Dalle
quattro alle otto o alle nove di sera la n'tuppatedda è
padrona'dí sé (cosa che da non ha un certo valore), delle
strade, dei ritrovi, di voi, se avete la fortuna di essere
conosciuta da lei, della vostra borsa e della vostra testa'
se ne avete; è padrona di staccarvi dal braccio di un amico,
di farvi piantare in asso la moglie o l'amante, di farvi
scendere di carrozza, di farvi interrompere gli affari, di
prendervi dal caffè, di chiamarvi se siete alla finestra, di
menarvi pel naso da un capo all'altro della città, fra il
mogio e il fatuo, ma in fondo con cera parlante d'uomo che,
ha una paura maledetta di sembrar ridicolo; di far vi
pestare i piedi dalla folla, di farvi comperare, per amore
di quel solo occhio che potete scorgere, sotto il pretesto
che ne ha il capriccio, tutto ciò che lascereste volentieri
dal mercante, di rompervi la testa e le gambe le ntuppatedde
più delicate, più fragili, sono instancabili di render vi
geloso, di rendervi innamorato, di rendervi imbecille, e
allorché siete rifinito, intontito, balordo, di piantarvi
li, sul marciapiede della via, o alla porta del caffè, con
un sorriso stentato di cuor contento che fa pietà, e con un
punto interrogativo negli occhi, un punto interrogativo fra
il curioso e l'indispettito. Per dir tutta la verità, c'è
sempre qualcuno che non è lasciato così, né con quel viso;
ma sono pochi gli eletti, mentre voi ve ne restate con la
vostra curiosità in corpo, nove volte su dieci, foste anche
il marito della donna che vi ha rimorchiato al suo braccio
per quattro o cinque ore il segreto della 'ntuppatedda è
sacro. Singolare usanza in un paese che ha la riputazione di
possedere i mariti più suscettibili di cristianità! E' vero,
che è un'usanza che se ne va.
(Giovanni Verga
- da Primavera e altri racconti)

TRASGRESSIONI
DEL PERIODO
La pasta 5 buchi, i particolari
maccheroni con un buco centrale più grosso e quattro
laterali più piccoli, sono sicuramente i protagonisti delle
tavole siciliane , si preparano con un sugo grasso o con un
ricco ragù. Questo particolare formato di pasta infatti, si
consuma nel Catanese sin dai primi giorni di febbraio,
quando iniziano i festeggiamenti per la patrona Agata e
continua la sua presenza in tavola, fino alle abbuffate
del
martedì e del giovedì grasso. Poche sono le aziende locali
che la producono e sugli scaffali dei supermercati è
introvabile in altri periodi dell’anno; bisognerebbe farne
una scorta proprio in questo periodo (ne esiste addirittura
una versione a 7 buchi). La tradizione la impone da anni, la
callosità ed il formato sono adattissimi a trattenere il
sugo.
Si dice che lo “zoppiceddru” che era una delle tante
personificazioni del diavolo, aveva il compito di pervertire
gli uomini mediante la voluttà, l’allegria e la
spensieratezza, attraverso le grandi abbuffate.
Il sugo che di solito accompagna tale pastosa prelibatezza
renderebbe difficile la digestione pure al demonio .
Comprende la salsiccia (GRASSISSIMA) di maiale , la cotenna
e le puntine di maiale. Il ragù deve contenere qualsivoglia
angolo grasso del maiale , poi passata di pomodoro e un poco
di concentrato di pomodoro, cipolla bianca molto grande da
soffriggere, sale e pepe per condire
La leggenda narra che la pasta a 5 buchi nasce da uno
sbaglio; un pastaio catanese in onore dei festeggiamenti di
S.Agata dovette preparare una buona quantità di maccheroni
per una nobile famiglia catanese, ma sbagliò le dimensioni
ed ebbe l’idea di unire i maccheroni in 5 e in 7, dando vita
così alla pasta a 5 buchi. La pasta nata da un errore, da
una bugia non poteva però essere accostata alla Santa
Patrona di Catania, appunto S.Agata che si festeggia il 5
Febbraio, ma venne rinominata pasta di Carnevale.
Buon carnevale a tutti.
Fonti : Maghetta.it ; saporidisicilia.it

Oggi ... ' u 'sugu!
da "Il Gastronomo educato"
http://www.cataniapubblica.tv/cucina-il-gastronomo-educato-vi-mette-tutti-a-tavola-oggi-u-sugu/
APPROFONDISCI
LA PASTA CON I CINQUE "PIRTUSI", UNA TRADIZIONE CHE ADORO –
Quel sugo che già si sentiva nell’androne delle scale di
casa, preannunciando una bontà infinita. Arrogante e
suadente come un innamoramento, quel sugo era un abbraccio
voluttuoso, un sodalizio. Suggellava l’unione di famiglie
che, dopo aver pranzato insieme si definivano “compari”.
Ricordo quelle mangiate nell’alloggio di servizio del
Commissario di Polizia a Modica, a casa del mio padrino di
cresima, il dott. Mizzi! (Chissà se in verità fosse lui il
vero Commissario Montalbano??)
Da
noi in Sicilia, chi è “compare” è più di un parente, perché
il “compare” si sceglie, e il comparaggio dura tutta la
vita. La pasta con i cinque “pirtusi” è una tradizione
catanese che adoro. È una pasta che non si usa più, ma che è
un vero matrimonio con la cucina popolare siciliana. Si
possono sostituire con i bucatini o i maccheroni fatti con
il filo di ferro. Il sugo di maiale, nella zona dei Monti
Iblei, va a nozze con la ricotta, nei “ravioli ripieni”, ed
è sempre una unione felice. Si mangia per Carnevale e fino a
Pasqua. E invece io ve la propongo anche per Natale. Se
qualcuno si imbarazza e fa la conta del colesterolo e delle
calorie contenute, è pregato di allontanarsi velocemente dal
tavolo, per andare a “morire” comunque e di benessere da
un’altra parte.
Questa è la mia ricetta: “suku ri maiali a modo miu”. Per 4
cristiani (anche perché, i musulmani maiali “nun ni macianu…”)
Io la carne “l’akkatto” a Palazzolo Akreide ovviamente!
Procedimento:Taglia finemente la cipolla, sbuccia e
schiaccia l’aglio. Riscalda l’olio a fuoco medio in una
casseruola larga e soffriggi aglio e cipolla. Aggiungi un
cucchiaio di acqua o una spruzzata di vino rosso per non far
bruciare la cipolla. Fai appassire bene e poi togli l’aglio.
Aggiungi la carne (non la salsiccia) e falla rosolare a
fuoco medio. Sfuma con il vino e alza la fiamma sino
all’evaporazione. Aggiungi un pizzico di sale.
Aggiungi peperoncino, alloro, semi di finocchietto selvatico
e patate tagliate grosse. Sciogli lo “strattu” in un
bicchiere di acqua calda e incorporalo alla carne. Mescola
bene.
Aggiungi la passata di pomodoro e aggiusta di sale. Cuoci
per 15 minuti a fuoco medio/basso, poi aggiungi la
salsiccia. Cuoci il sugo per 45-60 minuti a fuoco basso,
mescolando di tanto in tanto. Assaggia e aggiusta di pepe o
sale. Fai riposare per qualche ora o una notte intera.
Il sugo è pronto.
Condisci i bucatini al dente o la pasta coi 5 pirtusi con
pecorino grattugiato o ricotta salata, o due cucchiai di
ricotta fresca. E vai in gloria, con gli
angeli!
Alex Zappalà

Maccaruna
cchi cincu purtusa (Maccheroni ai cinque buchi - anche sette
- al ragù di maiale)
Dosi per 4 persone: 500 grammi di maccheroni a 5 buchi
fresca 300 grammi di manzo 250 grammi di cotenna 300 grammi
di polpa di maiale 25 grammi di estratto di pomodoro 1 e 1/2
kg di pomodori 2 spicchi d'aglio Mezza cipolla 1/2 bicchiere
di vino rosso 1 bicchiere di olio d'oliva extravergine 2
foglie di alloro Basilico Prezzemolo Sale e pepe
Soffriggete, in un tegame,
la cipolla con l'olio per cinque
minuti ed aggiungete poi l'aglio schiacciato, la carne di
maiale, di manzo e la cotenna tagliata a strisce larghe tre
centimetri.
Fate cuocere dieci minuti ed aggiungete
l'estratto di pomodoro ed il vino che lascerete evaporare.
Unite, in ultimo, i pomodori spellati e tagliuzzati, le
foglie di alloro, il sale, il pepe, il prezzemolo e fate
cuocere per due ore a fuoco basso, allungando se necessario
con mezzo bicchiere d'acqua.
Bollite la pasta fresca in acqua salata, scolatela,
conditela con il ragù e le foglie di basilico e servite in
tavola con una spolverata di Grana.

I Giovedì di Carnevale
La parola “Carnevale” deriva dal latino “carnem levare“,
togliere la carne, e indica il periodo che
precede la
Quaresima, in cui, secondo la tradizione religiosa, la carne
è proibita.
Le prime notizie storiche sul Carnevale siciliano risalgono
al 1600 e riguardano
proprio la città di Palermo. Un detto antico palermitano
dice: “Doppu li tri Re, tutti olè” a significare che dopo la
Festa
dell’Epifania, dove i protagonisti sono i tre Magi,
viene il Carnevale, festa di scherzi, balletti, entusiasmo e
divertimento.
Un tempo il Carnevale aveva inizio intorno al 12 gennaio,
quindi una settimana dopo l’Epifania ed aveva il suo culmine
più intenso gli ultimi tre giorni
che precedevano il Mercoledì delle Ceneri.
Il Carnevale, nella nostra isola, era il periodo dell’anno
in cui le famiglie si riunivano festose, era tempo di
aggregazione sociale e di allacciamento di amicizie, periodo
di banchetti e mangiate, che come si sa fanno bene al palato
e all’umore.
Scriveva il Pitrè che i quattro “giovedì di Carnevale”
alludevano tutti alla cucina e alla “pappatoia”ed erano
importantissimi per i nostri cari an tenati.
Il primo era detto “joviri di li cummari, cu unn’havi dinari
si’mpigna lu falari” (giovedì delle comari, chi non ha soldi
si impegni il grembiule) a significare l’importanza di
mantenere saldi i rapporti di comparato, a costo di fare
debiti, ma era obbligo mangiare insieme. Il secondo giovedì
era detto “joviri di li parenti, cu unn’havi dinari si munna
i denti” (se non ha niente da mangiare si ripulisce i
denti). Anche questo giovedì sottolinea il fattore economico
che non conta pur di stare insieme ai propri cari e
festeggiare insieme. Il terzo era detto “joviri zuppiddu,
cu unn’havi dinari, mali è pi iddu” (chi non ha soldi peggio
per lui).
L’
etimologia di tale parola non è certa, c’è chi sostiene che
“zuppiddu” è una maschera diabolica, c’è chi sostiene che
zuppiddu affonda le radici in Bacco, l’importante è comunque
festeggiare e mangiar grasso. L’ultimo giovedì è “Joviri
grassu o lardaloru“, appellativo derivante dalla minestra
caratteristica del menù di questo giovedì, il cui principale
ingrediente è il lardo. Conferma ne sarebbe anche il
proverbio che recita: Lu Joviri grassu, chi n’havi dinari s’arrusica
l’ossu, oppure “Lu joviri lardaloru, cu unn’havi dinari si
impigna lu figghiuolu”.
Nessun rancore, dunque, il Carnevale cancella tutto.
Dinnanzi ad un bel bicchiere di vino e tanto grasso
mangiare, l’amicizia, l’amore e la concordia trionfa, ma è
sempre così?
Attualmente l’abitudine di festeggiare il Carnevale è ancora
molto sentito in tutta l’isola, specialmente dai più
piccoli. Molte sono le feste organizzate dai privati, ma
ancora più numerose sono quelle organizzate in forma
pubblica e che possono vantare una secolare tradizione. Ogni
paese ha la propria tradizione e la propria data di inizio
del Carnevale, il giorno più sicuro è il “Martedì Grasso”,
che precede le “Ceneri” primo giorno di Quaresima.
(dal web)
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Chiacchiere
Ingredienti: 450 g di farina, 100 g di zucchero, 50 g di
burro, 50 g di latte, mezzo bicchierino di limoncello o di
liquore strega, un uovo,olio di semi di arachide, una
bustina di vanillina, 1 busta di zucchero vanigliato, sale.
Preparazione: mettete 100 gr. di zucchero in una terrina,
unitevi l'uovo intero e, aiutandovi con una frusta (meglio
se elettrica) battete gli ingredienti fino ad ottenere un
composto spumoso. Unite al composto il burro fuso
intiepidito e, poco alla volta e sempre mescolando il latte
freddo, un pizzico di sale, la vanillina e il limoncello,
poco per volta, aggiungete poi 400 gr. di farina.
Lavorate l'impasto fino a renderlo perfettamente liscio ed
elastico. Mettete la pasta sul piano di lavoro leggermente
infarinato e continuate a lavorarla e a batterla fino a che
non formera' delle bollicine. Con un mattarello tirate la
pasta in una sfoglia molto sottile e, aiutandovi con la
rotella tagliapasta, tagliatela a strisce e poi a losanghe
della grandezza desiderata.
Friggete le "chiacchiere" poco alla volta in abbondante olio
bollente. Scolatele non appena saranno dorate e mettetele su
carta assorbente da cucina. Spolverate le "chiacchiere" con
zucchero vanigliato.

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