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"Con vera Fede, evviva la bella Madre di Ognina."

 

 

Questo il grido di saluto ritmato ripetute volte dai Mastri di Festa e dalla folla di devoti attorno al fercolo nel giorno della processione della Madonna nel mare e nel quartiere di Ognina.

Si tratta di un saluto che racchiude tutta la carica della pietà e della religiosità popolare della gente ogninese e di coloro che lungo i secoli hanno coltivato e coltivano con grande devozione il culto alla Vergine di Ognina.

Moltissimi i pellegrini dalla città di Catania, dai paesi etnei e da località lontane si avvicendano nel tempio sacro , specie in settembre nei giorni della Festa. Svariati e continui gli ex voto in ringraziamento per le grazie ricevute e i miracoli compiuti.

Tre gli aspetti più tipici di tale culto mariano:

 L'aspetto della maternità di Maria. Maria è vista soprattutto come Madre della casa, della famiglia e degli affetti familiari. E di conseguenza venerata come Madre della Chiesa intesa come Chiesa-Madre, Chiesa-casa e Chiesa-famiglia di uomini fratelli tra di loro.

L'aspetto di Maria aiuto e soc­corritrice nei pericoli del mare anzitutto (Ognina è ambiente marinaro) e insieme dei peri­coli di terra e di cielo: rischi legati al lavoro, ai viaggi, alle sorprese e alle incertezze della vita.

L'aspetto di Maria madre del­l'Eucaristia. Nella devozione popolare ogninese Maria e l'Eucaristia stanno intima­mente unite. Venerare Maria è come coltivare il culto all'Eu­caristia e coltivare il culto al­l'Eucaristia è come venerare Maria.

 In questi ultimi anni la plurisecolare religiosità popolare attra­verso la realizzazione del progetto pastorale parrocchia comunione di comunità si è arricchita di forti fermenti teologici, inserendosi totalmente nella nuova visione di Chiesa fornitaci dal Concilio.

Si procede insieme - gruppi, Movimenti e Associazioni - verso una parrocchia tutta intera comunionale, ministeriale e missionaria attraverso tre piste di marcia: comunità, laicato, territorio.

La pastorale e la catechesi affidate ai laici si svolgono nelle sedi delle comunità ecclesiali di base (CEB) dislocate nelle case, nelle fami­glie, nei garage, nelle sedi condominiali, a piccoli gruppi attorno al Vangelo e alla mappa dei bisogni della gente.

 

 

 

 

 

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Brevi cenni storici sul culto e la festa della Madonna dell'Ognina.

 

 

Come tutte le cose che riguardano la storia antica di Ognina, poco o nulla purtroppo ci è stato tramandato. Possiamo tuttavia affermare, attraverso alcuni scritti, che la chiesa e il culto Mariano risalgono ad epoca remota: il più antico documento nel quale figura S. Maria dell'Ognina si trovhttps://www.mimmorapisarda.it/2024/bammina6.jpga nelle cronache dell'Archimanditrato del S.S Salvatore di Messina. In esso risulta che nel 1174, il monaco basiliano Roberto Vescovo di Catania fondò un'abazzia e la dedicò a S. M. dell'Ognina. Se ne deduce, dunque, che a quell'epoca la nostra Madonna era già venerata.

Dopo alcuni secoli, nel 1308, troviamo la nostra chiesa elencata nei tributari del Vaticano (Rationes Decimarum Italiae) con l'invariato nome di Santa Maria dell'Ognina.

Nel 1446, la ritroviamo (sempre con l'invariato nome) nella Bolla di Papa Eugenio IV, il quale annesse la chiesa alla erigenda basilica Collegiata di Catania.

Nel '500 informazioni sulla nostra chiesa ci sono riportate da diversi storici prestigiosi, come Tommaso Fazello (De Rebus Diculis) ed Amodeo degli Omodei (Descrizione della Sicilia).

Nel 1700, altri storici famosi ci danno notizie più dettagliate sia della chiesa (nello specifico del simulacro della Madonna) che della sua festività. Giovanni Andrea Massa nella sua "Sicila in prospettiva", dà una descrizione commovete dell'antica statua di Maria che in seguito andò perduta nell'incendio del 1889. Il Massa, oltre a descrive il terremoto del 1693, annota: "sta esposta la statua della Vergine col Bambinello in braccio, la materia è di legno, la veste della gran Signora tinta di color chermisi e il manto color cilestro, ma l'aria del volto è così venerabile e divota che estatico rapisce ogni cuore".

Sempre nel '700, l'Abate Vito Maria Amico nella sua "Catania Illustrata" recita: "In questa chiesa si celebra la festa della Beata Vergine, le VI idi settembre, con annuale processione con grandissimo concorso di cittadini che vi affluiscono a causa del voto".

Per tutto il periodo dell'800, la festa religiosa è invece ben documentata.

Nel 1901, il Rasà Napoli nella sua "Guida alle chiese di Catania" scrive: "È collocata in una nicchia la statua della Santa Bambina (è la prima volta che compare questo titolo ndr), opera pregevolissima in legno, di provenienza parigina, che l'8 di settembre girarsi processionalmente in quel sobborgo portandola sino al lido".

Nel secolo scorso, Saverio Fiducia (Passeggiate Sentimentali) dà una descrizione molto suggestiva dell'Ognina del suo tempo.

Persino il grande Giovanni Verga fa molte citazioni dell'antica Madonna, della chiesa e della festa nella sua immortale opera "I Malavoglia". Una delle tradizioni folcloristiche relativamente recente, è quella della gara delle barche a remi: le prime dacumentazioni fografiche risalgono ai primi anni del '900.

Riguardo al simulacro della Madonna, questi fino agli anni' 50, veniva portato a spalla su una barella di legno con colonnine finemente scolpite che reggevono un baldacchino, con impresso il monogramma della Madonna.

Le manifestazioni più significative e più attese dei giorni di festa sono: la svelata, la Santa messa sul sagrato, la processione a mare, la consacrazione dei bambini alla Madonna e la solenne processione domenicale per le strade del quartiere.

Il giorno della Natività si svolge una toccante cerimonia durante la messa mattutina, dove la Madonna è presentata ai suoi fedeli. La sacra effigie salendo meccanicamente pian piano sull'Altare Maggiore dalla parte del tabernacolo, viene "svelata" alle centinaia e centinaia di fedeli che nel momento in cui "appare", fra suoni d'organo, di campane, inni, lacrime di commozione e scoppi di mortaretti, pregano e invocano il nome della Madonna quale mediatrice delle grazie del Signore.

Il sabato pomeriggio che segue la celebrazione liturgica della Natività, la sacra immagine della Vergine, viene portata in processione alla marina per essere imbarcata su un peschereccio pavesato a festa, ed un gran numero di piccole e grandi barche (anch'esse pavesate a festa) l'accompagnano per il golfo.

Parlare della religiosità dei pescatori della borgata, significa anche ricordare in che modo ebbe origine il loro significativo contributo allo svolgimento della festa della Madonna. Storicamente, il loro contributo è riconducibile alla raccolta volontaria: essa avveniva per mezzo di salvadanai di terracotta (caruseddi) di poche centinaia di lire, che gli equipaggi mettevano a disposizione del Comitato dei festeggiamenti durante una cerimonia che si svolgeva sul sagrato della chiesa, il venerdì precedente la festa. Durante il breve rituale, i caruseddi venivano rotti affinché la somma contenuta in ciascuno di essi fosse annotata e poi resa pubblica nel modo voluto dalla tradizione: " 'U zu' Vicenzu Testa 'e lignu centu Liri!; "Zu Masi Purtusu centucincu liri!; "u zu' Puddu 'ntreppiti centutriliri!". E così di seguito (tutt'oggi a Ognina per indicare la persona si fa riferimento al nomignolo).

Più recentemente è stato invece stabilito che alla Madonna, al posto dell'offerta volontaria, venisse assegnata una quota - parte pari alla metà di quanto guadagna settimanalmente ogni singolo marinaio imbarcato -  la cosiddetta "menza parti", che vuole considerare la Madonna quasi un membro dell'equipaggio.

 

Mario Strano

 

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«La Svelata di Ognina» modello di rinnovamento

La Sicilia - 9 Settembre 2013

Fin dalle prime ore del mattino un'incessante preghiera del Rosario si è elevata dal Santuario della Madonna di Ognina in attesa della «Svelata» che non si è fatta attendere. E c'è stata tanta commozione dinanzi al volto del Madonna che lentamente si è elevato dall'altare maggiore.
«Dalla tristezza più amara si è passati alla gioia più piena per la riapertura del santuario dopo due anni di lavori di ristrutturazione dei locali adiacenti l'aula liturgica - ha detto mons. Antonio Fallico prima della Svelata - Il messaggio che la Madonna reca quest'anno, che diviene per noi traccia per il nuovo anno pastorale è dal tempo che stiamo vivendo. I restauri della Chiesa sono metafora del nostro cambiamento: così come attendiamo il restauro dell'interno della Chiesa, allo stesso modo dobbiamo procedere al "restauro" della nostra vita interiore. Maria è modello di questo rinnovamento perché possiamo essere come lei faro che brilla perché impregnato della luce di Cristo».

La concelebrazione solenne è stata presieduta da don Pietro Longo, vicario episcopale per la pastorale della Diocesi di Catania.

Nell'omelia Don Pietro ha sottolineato «come la Natività di Maria è inscindibilmente legata alla sua divina maternità; la sua Natività ha senso solo in vista della maternità. Oggi è il giorno in cui il creatore ha costruito il tempio in lei poiché in Maria ha visto la vera immagine del Servus Jahvé, del Cristo suo Figlio».
Al termine c'è stata la tradizionale consegna dei medaglioni d'argento ai membri del comitato dei festeggiamenti. Una particolare e gradita novità quest'anno: il numero dei membri è salito a 23 poiché, per la prima volta nella storia della festa della Madonna di Ognina, il medaglione è stato consegnato anche a due donne, le sorelle Nunzia e Anna Testa, che hanno dedicato la loro vita alla cura del santuario, così come in precedenza aveva fatto la loro mamma, a za' Carmelina, personaggio storico e indimenticabile dell'antico Borgo.

 

Poi sono saliti sull'altare tutti gli altri membri a partire dai più anziani per arrivare alle nuove leve, ai giovani nati e cresciuti dentro una profonda devozione mariana come è tradizione del Borgo ogninese. Prima di congedarsi monsignor Fallico ha lanciato una nuova iniziativa di devozione: ogni sera alle 20 dalla facciata del santuario si affaccia l'immagine della Madonna per l'Ave Maria: «Sarebbe bello potersi ritrovarsi lì per la preghiera tutte le sere all'imbrunire, provenendo dai diversi quartieri limitrofi». Per tutta la giornata il santuario ha accolto i pellegrini giunti da ogni parte della città e della regione.
In serata nella piazza antistante ha avuto luogo la seconda serata della XXXVII sagra del pesce. E nel primo pomeriggio si sono svolte le regate.
I festeggiamenti proseguiranno mercoledì 11 settembre alle ore 20 con la conferenza di mons. Giovanni Lanzafame, docente del Centro Estudios Teologicos di Siviglia, sul tema: «Catania mariana: storia, culto e devozioni». La conferenza avrà luogo all'Auto Yatching di Catania (viale Alagona 4). Alle 21,00, invece, sul palco sul mare sarà messa in scena "L'Altalena" di Nino Martoglio, con la partecipazione di Salvo ed Eduardo Saitta.
Gabriella La Mendola
 

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LA STORIA

La Festa della Madonna di Ognina, conosciuta con il nome popolare di "A festa d’a Bammina" (la festa di Maria bambina), si celebra ogni anno, nel Borgo marinaro di Ognina Catania (uno scorcio è ripreso in foto,databile 1910), in questa settimana che rotea attorno all'8 settembre, giorno della Natività di Maria. Questa celebrazione, che affonda le radici in tradizioni antichissime, richiama una moltitudine di fedeli e curiosi che giungono anche da altre zone della Sicilia. Un tempo gli abitanti del quartiere acquistavano un abito nuovo da indossare per questa particolare occasione. Uno dei momenti di più alta suggestione è la processione delle barche pavesate e illuminate che accompagnano la Madonna a mare, dal golfo di Ognina alla scogliera. Mazzi di fiori vengono gettati in acqua in onore dei caduti del mare. Al suo rientro la "Bammina" viene accolta da una festa di fuochi pirotecnici. Tra gli eventi collaterali la tradizionale Sagra del Sagra del Pesce Azzurro.

"Con vera Fede, evviva la bella Madre di Ognina."Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone, persone in piedi e attività all'aperto

Questo il grido di saluto ritmato ripetute volte dai Mastri di Festa e dalla folla di devoti attorno al fercolo nel giorno della processione della Madonna nel mare e nel quartiere di Ognina. Si tratta di un saluto che racchiude tutta la carica della pietà e della religiosità popolare della gente ogninese e di coloro che lungo i secoli hanno coltivato e coltivano con grande devozione il culto alla Vergine di Ognina. Moltissimi i pellegrini dalla città di Catania, dai paesi etnei e da località lontane si avvicendano nel tempio sacro , specie in settembre nei giorni della Festa. Svariati e continui gli ex voto in ringraziamento per le grazie ricevute e i miracoli compiuti. La Festa della Madonna di Ognina si celebra ogni anno nella settimana che rotea attorno all'8 Settembre, giorno della Natività di Maria. E' preparata nel corso dell'anno da un Comitato ad hoc - formato da pescatori e da operatori pastorali - ed è guidato dai Sacerdoti della Parrocchia. Sette le manifestazioni religiose e folkloristiche più tipiche e significative.

 

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Il triduo. Le varie tematiche in preparazione alla Festa si isprirano ogni anno ad argomenti inerenti alla pietà-religiosità popolare in dimensione teologico-ascetico-pastorale (La catechesi, la missione, la comunio­ne ecclesiale, il servizio etc.).

La svelata. Alle ore 8 del giorno 8 settembre la Madonna incoronata e illuminata appare sull'altare maggiore alzandosi lentamente dalla parte del Tabernacolo quasi a significare l'intima unione tra la Vergine Santa e l'Eucaristia.

La consacrazione delle fami­glie. Attraverso i bambini che offrono fiori, ogni nucleo familiare si consacra e si mette a disposizione dei bisogni della famiglia della Madonna che è la parrocchia missionaria nel quartiere.

La sagra del pesce azzurro. La sera del sabato e della domenica antecedenti la festa i pescatori in Piazza Ognina imbandiscono una grande tavolata e offrono a tutti pesce arrostito. Durante l'anno i pescatori di molte barche riservano in do­no alla Madonna la cosiddetta mezza parte del pescato di uno di loro, considerando la Madonna come membro di equipaggio. Il ricavato viene offerto per la riuscita della Festa.

La gara delle barche. Nel primo pomeriggio dell'8 settembre si svolgono nelle acque del Porto le gare delle barche. Le squadre provenienti anche da altri quartieri si allenano nei gironi precedenti alla Festa. Le barche portano i colori azzurro e rosso del manto della Madonna e vengono utilizzate solo per le gare. Si tratta di una manifestazione suggestiva di grande sapore folkloristico.

La processione in mare. Il sabato successivo all'8 settembre. Splendida manifestazione di fede mista alla cultura e al floklore locale: la folla aggrappata alle rive e agli scogli del Golfo, le barche e i pescherecci pavesati a festa, i canti, le preghiere e i lumini di diverso colore accesi e galleggianti sulle acque del mare hanno un fascino tutto speciale, una màlia che sa di mistero.

 

La processione nel quartiere. La domenica successiva. Il simulacro posto sulla «Vara» adornata di luci e di fiori percorre le vie del Borgo fermandosi davanti alle abitazioni degli ammalati più gravi, le case-famiglia dei portatori di handicap, le comunità ecclesiali d i base, le strade e i luoghi tipicamente popolari dove si annidano i bisogni più gravi e urgenti del quartiere.

La piccola chiesa di S. Maria di Ognina, con il prospetto rigoroso ed essenziale, sorge nella piazza che dolcemente digrada verso il mare. L’origine della chiesa è molto antica; nell’elenco dei tributari del Vaticano (anno 1308) si trova il titolo di Santa Maria di Lognina. Nel 1676 fu visitata dallo storico Giovanni Andrea Massa che rimase estasiato dalla bellezza del tempio. Dopo il terremoto del 1693 venne ricostruita sullo stesso luogo della basilica precedente (forse con la facciata orientata diversamente). Il simulacro della Vergine Maria, che si venerava nel Seicento e nel Settecento, venne distrutto da un incendio nel 1885. Per un periodo di tempo si espose alla venerazione dei fedeli un’immagine in cera della Madonna Bambina. Nel 1889 venne prodotta l’attuale statua lignea.

La splendida statua della Madonna venerata nel tempio di Ognina è stata eseguita a Parigi da un monaco cistercense - come viene riportato alla base dello stesso simulacro - nel 1889. Essa sostituisce l'antichissima statua di Santa Maria di Lògnina gravemente danneggiata da un incendio la sera dell'8 settembre 1885 a chiusura della festa patronale. Autori vari del '600 e del '700 ce la descrivono col Divin Bambinello tra le braccia.,..la materia è di legno; la veste della Gran Signora, tinta di color chermisi; ed il manto colorato in cilestro; ma l'aria del volto è così venerabile e divota, che estasiato rapisce ogni cuore (G. A. Massa).

 

 

L'ingresso al Porto Turistico ROSSI.
Video di A. Insanguine

 

 

Ad immagine di una Madre era quindi l'antica statua e certa­mente non molto dissimile dall'attuale. Purtroppo di essa non possediamo alcun ricordo; e quantunque la Chiesa sia dedicata alla Natività, la letteratura la conferma sempre col titolo di Santa Maria di Lògnina. Il nome di Bambina le è stato attribuito in maniera precaria negli anni seguenti il 1885, quando si espose temporaneamente una immagine di cera di Maria in fasce nella culla. Il titolo vero dunque non è quello di Madonna Bambina ma di Nostra Signora di Ognina. I celebri e antichi ori ex voto della nostra Madonna - ricordati anche in alcune opere di Giovanni Verga, e che costituivano un grande patrimonio storico ereditato in tanti secoli - furono sacrilegamente trafugati una notte del settembre del 1970: scomparve così un altro pezzo di storia di Ognina.Ciò malgrado, però, la generosità del popolo ogninese ha ridato in pochissimo tempo nuovo splendore al manto della sua Celeste Patrona.

L'attuale statua - scolpita a Parigi nel 1889 - è stata restaurata e ripor­tata al suo primitivo spléndore dal Prof. D. Milluzzo di Catania nel 1989 in occasione del centenario celebrato solennemente da tutto il po­polo in festa. Preziosi e significativi i tanti doni offerti durante i festeggiamenti del recente centenario: la corona e lo stellario in oro e argento; l'orologio sulla facciata della chiesa; la finestra in vetro posta sotto l'orologio con le porticine che si aprono al suono delle campane ogni sera all'Ave Maria mentre la Madonna appare illuminata a festa per benedire i passanti e i devoti in preghiera; la Vara restaurata per la processione con angioletti in legno scolpiti che troneggiano su di essa. Segni tutti che rivelano e testimo­niano una religiosità popolare molto sentita e forte.

 fonte: Santuario di S. Maria di Ognina

 

A BAMMINA 2019 - LE FOTO (by Raciti)

A BAMMINA 2017 - LE FOTO (by Raciti)

 

 

IL SANTUARIO

(L'INTERNO) Sorge nella piazza Ognina dirimpetto alla spiaggia arenosa, col prospetto in semplice muratura verso nord, preceduto da una larga scalinata di lava. Ha una porta senza alcuna iscrizione. Posto piede nella chiesa, ch'è a tre navate divise da dodici pilastri con dieci archi ovali, vedesi a tergo della porta una tribuna senza organo. Nella nave di destra esiste un solo altarino con un piccolo ed antico quadro ad olio, rappresentante M.SS. del Carmelo, nonché una cassetta vetrata contenente un bambino di cera, dono di Eugenio Genie, del 1849.

Nella nave di sinistra un altarino con una tela grande ed antica che rappresenta S. Giovanni Battista. L'altare maggiore è posto sotto l'abside. Sulle pareti laterali della stessa abside sono addossati due quadri antichi ad olio, di media grandezza con le immagini dei santi Antonio Abate e Francesco di Paola ed in fondo è collocata in una nicchia la statua della Santa Bambina, opera pregevole in legno, di provenienza parigina, che l'8 settembre girasi processionalmente in quel sobborgo portandola sino al lido.

Di recente è stato costruito il soffitto in muratura in sostituzione di quello antico ch'era in legname, e la chiesa, già chiusa provvisoriamente al culto durante i restauri eseguiti a spese dei devoti e dell'Eminentissimo Cardinale Francica-Nava che vi contribuì lire 1000, venne riaperta al culto il giorno di Pasqua di quest'anno (1900) con la benedizione impartita dall'attuale rev. Cappellano D. Giuseppe Lanzafame." (Guida delle Chiese di Catania e sobborghi - Giuseppe Rasa Napoli)

 

 

La chiesa e la Madonna di Ognina in un racconto  storico leggendario, riportato da due illustri autori, i quali furono contemporanei: Vito Maria Amico (Catania Illustrata) e Giovanni Andrea Massa (La Sicilia in prospettiva).

(Catania Illustrata) "Santa Maria di Ognina celebre chiesa a circa tremila passi fuori le mura, dove sono i resti di un antichissimo porto e per volontà del destino ancor oggi comoda stazione navale, per prima offre se stessa; il suo autore è sconosciuto per l'offesa dei tempi, e inoltre si dice onorata con la dignità del sacerdozio circa nel 1560. Poi in questa chiesa si celebra la festa della Beata Maria Vergine, le VI idi settembre, con annuale processione con grandissimo concorso di cittadini che vi affluiscono a causa del voto, ed è esposta una lampada di vetro, intatta, che il popolo narra, fu percorsa senza danno con un bastone, per disprezzo, dal barbaro Pirata sbarcato su quella spiaggia, quando prima aveva bruciato l'immagine della Madre di Dio (Catania Illustrata Vito Maria Amico MDCCXLI)".

(La Sicilia in prospettiva) "Evvi in questa chiesa fondato un beneficio di 45 scudi annuali, che dal Vescovo di Catania fu aggregato alla dignità del Tesoriere della sua Cattedrale, a cui si appoggia l'obbligo di solennizarne la festa nel giorno ottavo di Settembre, alla quale concorre gran moltitudine di Popolo dalle Città di Catania, e di Jaci, e dalle Terre circonvicine.

 

 

Approdó in questo seno (come si fa per antichissima, ed universalmente da tutti ricevuta tradizione), già tempo Fusta di barbareschi Corsari, li quali sacrilegamente svaligiarono il piccolo Tempio, osarono per beffe, ed scherno troncare la fune, da cui pendeva sospesa la lampana innanzi la sacrata Immagine: cadde il vaso a terra, e quantunque acceso, di vetro, e con olio, pur né si ruppe, né si versó il liquore, né si smorció il suo lume, anzi con nuovo prodigio alzatosi dà se stesso il vaso in aria fin'al tetto, appiccossi ad un chiodo, ivi casualmente fissato: in memoria del maraviglievole avvenimento tenevasi nel medesimo luogo presso al tetto la prodigiosa lampade, e fu da me ivi veduta l'anno 1676, ed hora, caduta l'antica Chiesetta, acció non si perdesse la rimembranza del riferito miracolo, vi si è collocata una nuova lampade a similitudine della primiera.Vicino del Tempio evvi una Torre antichissima con porta ferrata, da principio eretta in custodia della Cala, ma hoggi con le stanze vicine resta per uso del Sacerdote, alla cui cura sta raccomandato il culto della Chiesa. Chi sa, se per avventura questa Torre, o l'altra di guardia, sia rinata dalle rovine di quel vetusto Castello, edificato o da Aci, o da Saturno su la riviera di Questo Porto, da noi descritto nè Porti della Sicilia in prospettiva a car. 252. e Nelle Città, e Terre non più esistenti in Sicilia a car. 135." (La Sicilia in prospettiva, Giovanni Andrea Massa).

Racconto suggestivo, con preziose notizie storiche, tuttavia credo che il riferimento alla "miracolosa" lampada, sia da relegare alla leggenda. Della lampada non ci è pervenuta alcuna traccia.

- La lastra di rame che raffigura la nuova statua della Madonna parigina, sotto il titolo di "Maria SS. Del Riparo".

- Il cliché in rame, reca l'incisione della nuova statua che da pochi anni aveva sostituito il venerato primordiale simulacro della Madre di Dio, che le fiamme avevano danneggiato durante l'incendio avvenuto nel 1889. La sacra immagine è qui raffigurata sulla spiaggia ogninese, sullo sfondo il suggestivo paesaggio tra l'Etna, il mare e la torre saracena.

- Mostro una delle rare e preziose stampe eseguite dall'illustre incisore, litografa, pittrice e illustratrice catanese, Dina Viglianisi (Catania, 26 aprile 1939). La stampa è stata riprodotta con l'antico metodo del torchio manuale in legno. La  lastra in rame riporta la data del 1897, e il nome dell'incisore, P. Adamo inc. Questa lastra, fece bella mostra al Museo del mare per 10 anni, dopo la chiusura del Museo, il reperto fu restituito alla chiesa, purtroppo oggi ne ignoriamo la sua destinazione. Mi auguro di vero cuore, che anche questa lastra non sia da aggiungere alla lista delle cose sparite.

Mario Strano

 

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"Nel testo è delineato il susseguirsi di molti eventi, la cui conoscenza è, a nostro avviso, indispensabile per comprendere interamente la storia della di S. Maria in Ognina, oggi elevata a dignità di Santuario Mariano diocesano.

La ricerca ordinata delle fonti storiche, reperite presso l'Archivio Storico della Diocesi e delle varie Biblioteche cittadine, ci ha consentito di scoprire documenti inediti e di verificare l'attendibilità o meno di talune informazioni storiche".

"La chiesa di S. M. di Ognina è antichissima. Nel Catania illustrata dell'Abate Amico si legge: ejus author temporum injuria latet, sacerdotio authem cohonestata anno ciciter MDLX dicitur. E cioè : "l'artefice di questa chiesa ci è conosciuto per l'offesa del tempo, si dice poi solennizzata con il sacerdozio nell'anno 1560 circa"

Dunque antichissima la nostra chiesa. Ma a quale epoca si può far risalire la sua origine?. Lo sapremo parlando dell'esistenza di una vecchia abbazia nella nostra borgata.

Si trattava di una vetusta abbazia basiliana di cui è cenno nelle Cronache dell'Archi-mandritato del SS. Salvatore che lo indicano con il nome di Abbazia Basiliana di S.M. di Lognina (XXIV)1.

La sua costruzione si fa risalire al 1174, è quasi certo che per il suo primo impianto sia stato utilizzato un ancor più antico fabbricato.

In seguito la vita monastica ne impose la necessaria ristrutturazione, dando così vita al tipo consueto di abbazia medioevale. La legge del 7 luglio 1866 sciolse poi definitivamente l'ordine.

Anche l'abbazia basiliana ogninese fu forse lasciata cadere in disuso. Tuttavia la spiritualità molto viva  e le pressioni dei fedeli, fecero si che in data non precisabile (forse verso l'inizio del 1300) venisse eretta una piccola chiesa da annettere alla vecchia abbazia.

Il nuovo tempietto, come tutte le antiche chiese, aveva disposizione bizantina: l'ingresso principale a ponente e l'altare maggiore ad oriente. Sul davanti vi era impiantato un piccolo cimitero.

Durante il il terremotus magnus del 1542, la chiesa - crollando l'attigua torre - subì gravi danni e mensa impinnata cadde rovinosamente.

Nel 1596, - con torre ricostruita e chiesa già riparata - un noto tecnico senese ci da la prima rappresentazione grafica del complesso chiesa-torre.

Nel 1669, durante una rovinosa eruzione, fu al centro dell'attenzione del Vescovo, del Clero e del Senato catanese. Il Vescovo decise che le reliquie di S. Agata venissero messe al sicuro in un luogo lontano dal pericolo. E per questo venne scelta la nostra chiesa.

Nel catastrofico terremoto del 1693 si salvò soltanto qualche muro perimetrale vicino alla vetusta torre, questa volta rimasta pressoché illesa.

Caduta l'antica chiesetta, negli anni che vanno dal 1693 al 1697, i fedeli si diedero a riedificarla con grande fervore, e, sulle rovine dell'antico tempietto, ne venne costruita una nuova, che è l'attuale. Le uniche eccezioni erano costituite dalla dimora del principe di Casalotto, da qualche orticello ben coltivato e dalle "Grotte di Ulisse", che sembravano tutti messi lì apposta per far da corona all'antica chiesa sorta sui ruderi di un vetusto tempio, a sua volta edificato probabilmente nel luogo dove i monaci Basiliani avevano già una delle loro abbazie.

 (Santuario di Santa Maria di Ognina - Pippo Testa)

 

 

 

 

SANT'EUPLIO, A CHIESA NICA

La chiesa di S. Maria di Lògnina, dedicata alla Natività della Vergine dal Vescovo Simone del Pozzo. dopo tre secoli di ininterrotta attività, nel terremoto del 1693 crollò, meno qualche muro più vicino alla robusta Torre rimasta illesa. La ricostruzione avvenne sugli stessi muri perimetrali del 1392. Volendo lasciare al vetusto Tempio di S. Maria di Lògnina la sua originaria fisionomia abbaziale, venne appositamente costruita come sede parrocchiale, nei pressi di Porto Ulisse una Chiesa dedicata a S. Euplio. La strada che costeggia la riva, da allora è denominata Via Parrocchia.

In questa edicoletta sorta or sono circa 60 anni, osservami: l'altar maggiore sotto l'abside, 2 altari laterali, un battistero, un confessionario, un Crocefisso di media grandezza, un organo con la tribuna a tergo della porta, 2 tele una delle quali, la maggiore del sac. Tullio Allegra, rappresenta S. Euplio, e la minore, d'ignoto autore, l'Immacolata con le anime purganti. Vi è ancora la Via Crucis.

Accanto al prospettino della edicoletta vedesi il campanile con 2 campane ed un orologio la cui manutenzione è a spese del Municipio di Catania" (Guida delle Chiese di Catania e sobborghi - Giuseppe Rasa Napoli)

In tempi più recenti, con l'incremento di numero d'anime, la chiesa di S. Euplio si dimostrò inadeguata, sicché il 23 novembre 1936 la sede parrocchiale fu trasferita nella Abbaziale di S. Maria, e la S. Euplio adibita a oratorio e per le attività dell'azione cattolica.

In quella occasione il titolo di Parrocchia S. Euplio in Ognina venne modificato in quello di S. Euplio in S. Maria di Ognina.

L'ex Chiesa Parrocchiale di S. Euplio, nel 1961 venne demolita dal Comune, trovandosi sul tracciato della costruenda litoranea di Catania.

("C'era una volta Ognina" - Giuseppe Anfuso - Montorte Editore)

 

 

 

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Preghiera alla Madonna di Ognina

O Vergine Santa

Regina e Signora di Ognina

volgi a noi il tuo dolcissimo volto di Madre

e ascolta la nostra preghiera:

aiuta chi soffre, consola chi piange,

assisti chi è solo nell'ora della prova.

Proteggi i tuoi figli da ogni pericolo

di terra, di cielo e di mare.

Dona luce a chi è privo di fede,

dona gioia a chi è senza conforto,

dona vita a chi è senza speranza,

dona forza e coraggio a chi lotta

per la giustizia, il progresso e la pace.

Insegnaci ad essere Chiesa in servizio

del mondo per annunciare il Vangelo

e testimoniare l'Amore,

in solidarietà con chi è povero,

ammalato, disoccupato, bisognoso di aiuto.

O soave Madonna di Ognina

sii sempre con noi sui sentieri del tempo

tra le case, le piazze, le strade, in famiglia;

nel cuore, nella mente, nella vita

di ogni uomo nostro fratello.

Sii sempre con noi o Maria: Madre, sorella,

amica e compagna di cammino. Amen.

 

 

 La tradizionale festa di Settembre della "Bammina" Il sabato pomeriggio, intorno alle ore 18, la sacra immagine della Vergine, fatta scendere dall’altare, viene posata su un piccolo fercolo e portata sul sagrato della chiesa. Qui, al grido ritmato dell’antico saluto “Ccu vera firi, evviva ‘a Bedda Matri ‘i l’Ognina”, in un tripudio di folla convenuta da tutta la città, la Madonna, tra inni, suoni ed applausi, viene portata in processione alla marina per essere imbarcata su una barca pavesata a festa.    

La "Chiesa di Lognina", centro locale di grande importanza non solo per l'organizzazione della festa, è un santuario mariano da pochi anni. Non molto grande e costruita per la prima volta nel 1308, fu poi ricostruita dopo il terremoto del 1693, che distrusse Catania. Si affaccia su Piazza Ognina, di solito affollata dalle barche lasciate lì a riposare, tra un pilastro e l'altro del ponte in cemento armato sovrastante. Uscendo dalla Chiesa, zigzagando tra le barche e passando sotto l'alto ponte, che è poi una grossa strada, a destra e a sinistra si vedono grandi murales che sovrappongono colorate immagini del mercato del pesce al grigio del cemento.

 

 

 

 

 Subito dopo il piazzale, si apre la baia dove sin dall'epoca romana sorge il porticciolo, dedicato a Ulisse. Nel luogo dove ora sorge la Chiesa, un tempo d'era un tempio dedicato ad Atena. Il porto Ulyssis era il porto naturale di Catania e pare che riuscisse ad ospitare allora fino a 300 navi. Poi nel Medioevo un'eruzione dell'Etna ha ridotto le dimensioni del porto, ma non l'attività della pesca.

Per secoli, prima dell'espansione della città di Catania, il Borgo era isolato e relativamente lontano dalla città; era un'autonoma entità urbana e i nomi delle strade lo dimostrano: via Calipso, via del Tritone, via dei Delfini. La gente del luogo sente fastidio per l'indifferenza pluridecennale dell'amministrazione catanese che, a loro parere, rischia di causare la rovina delle bellezze del luogo. E lo dimostra comunque al visitatore la presenza di quella strada in cemento armato. Da alcuni anni la parrocchia ha promosso associazioni e comunità che cercano di correggere gli errori dei piani regolatori generali, di aumentare il verde pubblico e di rilanciare il porto anche a scopi turistici. Sull'acqua bassa e calma dell'insenatura d'inverno si vedono solo le barchette a remi in legno, bianche, rosse e azzurre che, ormeggiate al molo, si muovono appena alla lieve corrente. C'è anche qualche yacht, ma solo qualcuno. D'estate invece vengono montati anche i pontili per i motoscafi. Accanto a questo porticciolo di piccole barche, c'è il molo per i pescherecci da pescespada e tonni. E in fondo, a sinistra, oltre i palazzi e le case immersi nel verde e nel sole, gigantesco il Vulcano, l'Etna.

(Viviana Mazza)

 

 

 

 

Ricordo di Mons. Mariano Foti

Una piazza della nostra Ognina finalmente ricorderà Monsignor Mariano Foti per sempre.

Il destino ha voluto che io lo vegliassi in ospedale la sua ultima notte terrena quando il Signore Lo chiamò a sé. Padre Foti fu lo storico della nostra città, poeta ed eccellente compositore di musica sacra. Le sue composizioni più belle sono quelle dedicate alla Mamma Celeste, così lui chiamava la Madonna, fu sommo predicatore e instancabile confessore.

Quando arriva a Ognina nel 1936, giovanissimo sacerdote, la nostra chiesa era tutta bianca.

Lui la fece impreziosire con tutti gli affreschi e per questo vendette la sua unica proprietà, una piccola casetta. Morì poverissimo. La sua sola presenza incuteva timore e rispetto, già in vita odorava di santità. Il ricordo indelebile che ho di Lui è quando da ragazzo l'otto di settembre assistevo alla svelata della Madonna. Nel momento in cui la sacra immagine ascendeva meccanicamente sull'altare, avveniva secondo me un fatto prodigioso. Padre Foti incominciava a singhiozzare di commozione e questo come un fremito percorreva tutta la chiesa che ammutoliva, impressionata e timorosa e in quel silenzio assordante, i singhiozzi di quell'uomo diventavano più squillanti, in quel momento era un Santo che piangeva.

Mario Strano

 

 

 

La processione a mare costituisce un intero pomeriggio di suggestione perché, imbarcata la sacra immagine, un gran numero di barche da pesca, anch’esse adornate a festa, l’accompagna per il golfo fino al porto di S. Giovanni li Cudi, spargendo in mare migliaia di lumini accesi che, agli occhi di migliaia di fedeli, sembrano illuminare il cammino del ritorno.

Nel contesto della festa della “Bammina” si svolge la tradizionale gara di voga per la conquista della “Coppa nostra Signora di Ognina”. La gara si percorre nel golfo di Ognina su due “palummedde cù sperune” d’epoca attrezzate a remi. L’equipaggio è costituito da quattro vogatori ed un timoniere. Le due barche sono uguali e vengono, di volta in volta, affidate ai vari equipaggi contendenti. La gara è ad eliminazione diretta e si gareggia sempre in onore alla Signora …   

Catania: per una settimana la vita si ferma nel Borgo di Ognina, frazione della città, zona di pescatori. Tutto ruota intorno alla preparazione di una festa religiosa, che cade l'8 Settembre, quella della Madonna di Ognina. La gente del luogo, giovani compresi, la chiama "la Bambina", perché dopo il 1885 ne fu esposta un'immagine di cera che la vedeva in fasce nella culla; ma il titolo vero è Nostra Signora di Ognina.

La devozione della gente e la religiosità popolare intorno al culto sono fortissime e non possono non stupire di questi tempi. Maria è vista come madre della casa e della famiglia, come aiuto e soccorritrice nei pericoli del mare e in tutti i rischi legati al lavoro, ai viaggi e alle incertezze della vita. Venerare la Madonna è come venerare l'Eucarestia: la mattina della festa la statua di Maria appare sull'altare maggiore della Chiesa, alzandosi lentamente dalla parte del tabernacolo a significare l'intima unione con ciò che esso contiene. Questa tradizione è chiamata "la svelata".

E le tradizioni rappresentano un sentimento vero, vivo e comune a tutte le generazioni. Durante la processione della statua nel quartiere e poi in mare la folla grida più volte: "Con vera fede, evviva la bella Madre di Ognina". Ascolta la messa celebrata all'aperto sul sagrato dal parroco o dall'arcivescovo, si sposta sulla riva e sugli scogli a veder partire per mare Maria: i pellegrini sono tanti e arrivano da Catania, dai paesi etnei e anche da lontano; ringraziano Maria per le grazie e i miracoli ricevuti e festeggiano in suo onore.

 Maria non sta affatto in cielo, per la gente del luogo, ma la considerano proprio come una persona vera, che abita evive quotidianamente accanto a loro. E non solo i pescatori più anziani, ma anche i figli ventenni, che frequentano la Chiesa locale. Sono alcuni di loro che si occupano dell'organizzazione della festa, facendo parte di un Comitato laico legato alla parrocchia e guidato dai sacerdoti. Uno di questi ragazzi racconta che il padre, un pescatore, e gli altri in barca con lui, durante l'anno riservano a turno, in dono alla Bambina, la cosiddetta mezza parte del pescato di uno di loro, considerandola un membro dell'equipaggio.

 

Nunzia

 

A farlo sono i pescatori di molte barche e il ricavato viene usato per la riuscita della festa. La sera del 7 Settembre, sempre i pescatori imbandiscono una grande tavolata in Piazza Ognina: è la sagra del pesce azzurro e a tutti viene offerto pesce arrostito. Abbienti e meno abbienti, cristiani praticanti e non, tutti in zona danno un contributo. I bambini dopo la svelata offrono fiori alla bambina a significare la consacrazione di ogni nucleo familiare e il suo mettersi a disposizione della parrocchia. Maria tiene Gesù tra le braccia, è di legno e vestita di rosso e d'azzurro. Sarà forse il suo volto, come dice la gente "così venerabile e devoto", a "rapire ogni cuore"? Il simulacro è stato realizzato a Parigi da un monaco cistercense nel 1889, quattro anni dopo un incendio avvenuto la notte stessa della festa e di cui nessuno sa la causa, ma in cui l'antica statua è bruciata.  

 

 

 L'8 Settembre, dopo la messa all'aperto, la Bambina viene sollevata e portata a braccio su una barca per la pesca delle sardine, non grande perché possa passare tra gli scogli e decorata con luci e bandiere. Poterla ospitare sulla propria barca è un onore e una benedizione per tutto l'anno: non tutti possono riceverla ma tutte le barche e i pescherecci del porto vengono adornati per la festa. Tra canti e preghiere, attraversando le acque dell'insenatura su cui galleggiano lumini di diverso colore, salutata da fuochi pirotecnici e da un suono di trombe, la barca prende il mare. E' il primo pomeriggio e la barca tornerà solo verso sera. Il parroco, alcuni pescatori, le autorità e i ragazzi del comitato salgono sulla barca. Gli altri seguono la processione per mare con barche a remi, procedendo lungo la costa verso sud, o dai lidi, in molti dei quali si organizzano fuochi per l'occasione.  

CON TALE PERCORSO PER LA PROCESSIONE MARIANA, SI ABBANDONANO DI COLPO TUTTE LE CRISI MISTICHE!

(CIOE': DIO ESISTE!)

 

Giunti nel punto più lontano dalla costa, i marinai gettano in mare corone d'alloro in ricordo dei caduti. Quando la processione arriva al porticciolo di S. Giovanni Licuti, la barca entra in quest'altro golfo per un incontro tradizionale. Il parroco della parrocchia locale, devota alla Madonna della Guardia, offre dei fiori e i devoti delle due Chiese pregano insieme sulla spiaggia. I pescatori e i possessori di barche del luogo offrono un salvadanaio pieno di offerte e non importa se di solito vadano a Messa o meno.

Al ritorno la Bambina è accolta da un altro spettacolo pirotecnico. Attraversa le vie del Borgo su un carro, chiamato Vara in siciliano, fermandosi davanti alle abitazioni degli ammalati gravi, dei portatori di handicap e nei luoghi tipicamente popolari, dove sta la gente più bisognosa.

La domenica successiva, nelle acque del porto i festeggiamenti continuano con gare di barche di vari quartieri e paesi. Quattro persone più il timoniere, solitamente figli di pescatori, su ogni barca dai colori azzurro e rosso dell'abito della Madonna, si contendono un trofeo, che i vincitori potranno tenere per un anno. Ultimamente ci sono anche squadre femminili.

(Viviana Mazza)

 

 

RICORDI DELLA VECCHIA FESTA

Scendendo da Messina, dopo Taormina, Riposto, Acireale; lasciati i "faraglioni" d'Aci Trezza - colonne di granito lanciate contro il cielo dai flutti sussurranti - e superando pure il Castello di Aci, con le sue millenarie leggende e sospiri di cento generazioni, l'Jonio diventa all'improvviso verde d'incontenuta rabbia e penetra diritto come freccia contro la costa che gli cede il passo.

In quel "fiord" che l'Etna creò rovesciando contro il mare conquistato palmo a palmo, altri mari di lava incandescente, la chiara azzurrità del nostro Jonio si muta senza alcuna sfumatura nel più puro smeraldo e, stretta da due moli di granito tormentati dall'ira millenaria dell'onda, traspare luminosa offrendo in fantastico succedersi l'infinito variar di visioni.

Sul fondo si contano le pietre, le alghe filiformi tese verso il mondo, i ricci attanagliati alle scogliere e il vogatore ha pena di sciupare con la palata energica quel cristallo che s'appanna al primo soffio. Ai lati le pareti travagliate, specchiano il ricamo di ferite orrende che nell'incontro infernale la livida lava si produsse agghiacciata dal mare ribollente. Spacchi, grotte, archi, caverne, mura, tramezzi, velari, colonnine lavorate col cesello, capitelli intarsiati e niellati: è un lavoro d'angeli e demoni.

 

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LA REGATA DELLE BARCHE

 La barca lieve su quel velo azzurro striscia, s'accosta, sta per scomparire inghiottita dall'ombra d'una grotta ma rispunta improvvisa a qualche metro sotto il sole che il giorno cerca di violare con le aguzze punte d'oro l'immacolata intimità dei nascondigli. Ma il mare può baciare solamente il profilo esterno di tutto quel miracolo. Le grotte, le nicchie, i nascondigli, i corridoi, i dedali infiniti restarono in proprietà del verdazzurro che solo a sera, spentosi l'incendio del tramonto, riflette una festosa luminaria: le prore delle barche pescherecce, al prudente sciabordio di quattro remi, s'apprestano con cauta sapienza ammaliando le creature inargentate e i cesti e le reti van colmandosi di guizzi e d'agonie.

Dalla riva, a quell'ora, il mare d'Ognina vol fare gara col cielo punteggiato. Lontani si odono canzoni ritmate dal remo e si resta in ascolto, rabbrividendo, finché da qualche villa, le cui luci si contano sul mare, non frizza, serpeggiando nella calma, l'orripilante stridore della radio. Allora si prende il tram, subito. Stasera invece delle luci trionfano, sfacciate e prepotenti, quelle di centinaia di festoni tesi dall'una all'altra casa marinara in omaggio alla Madonna: è la sua festa La Madonnina d'Ognina, dal volto soffuso di pallore illuminato da grandissime pupille assorbenti l'azzurro su cui regna.

Sullo spiazzo assediato da pescatori in festa, sgranocchianti a migliaia noccioline alternate a boccali di quello buono di Mascalcia, la banda del comune fa un fracasso che non supera quello della folla. I tram, rovesciando fiumane di vesti rosse, gialle, verdi: tutta seta.

La luna rotonda e sorniona, sopporta la noia dei petardi che ne offuscano lo splendore ad ogni istante e poiché, assorbita dal frastuono, la radio non si sente... estranei alla folla, alla lontana, leviamo gli occhi verso la Madonna avvolta dalla luce".

(Angoli azzurri sulla costa jonica - Carlo Anfuso Rossi (1903 - 1984)

 

 

 

 

La gente di Ognina attorno alla sua «Bambina»

La Sicilia, 9 Settembre 2012
Immersi dentro un santuario a cielo aperto. Questa è l'impressione che fin dalle prime ore del mattino la gente ha sperimentato ad Ognina nell'antica piazza che separa il Santuario mariano dalle rive del mare del porticciolo di Ulisse. 

Sul sagrato del santuario, che per la prima volta nel giorno della Solennità della Natività di Maria è rimasto chiuso a causa dei lavori di restauro, un grande velo azzurro ha indicato inequivocabilmente ai numerosi fedeli il luogo in cui si sarebbe «svelato» il volto della Madonna di Ognina. Mons. Antonio Fallico, che festeggia il cinquantesimo anniversario della sua ordinazione presbiterale, ha introdotto la celebrazione rivelando ad alta voce due confidenze e una richiesta da parte della Madonna: «La prima confidenza nasce dal mio cuore - ha detto mons. Fallico - sempre più vado meditando la consapevolezza che non è mio il sacerdozio, ma di Cristo che con audacia mi ha chiesto e mi continua a chiedere il mio tempo, le mie mani la mia vita perché lui possa ancora donarsi all'uomo e al Padre.

 

 

 

 La Madonna poi ci confida che lei non rivela a noi se stessa ma suo Figlio e ci chiede, questa la raccomandazione, di "restaurare" (come il santuario) noi stessi per divenire nel mondo rivelazione vivente del Figlio suo»
La celebrazione è stata presieduta dall'arcivescovo Gristina che ha sottolineato la centralità di Maria come «casa in cui Gesù si fa carne: noi siamo chiamati a inserirci nel progetto di Dio in cui al centro c'è Cristo sull'esempio di Maria».

Nel pomeriggio l'effige della Madonna è stata portata dai pescatori sul palco al mare per la solenne concelebrazione giubilare del cinquantesimo di mons. Fallico. La comunità parrocchiale di S. Maria di Ognina e la Missione Chiesa-Mondo hanno vissuto una grande gioia perché hanno potuto abbracciare e festeggiare insieme la vergine Santa, e il proprio parroco che da più di trent'anni ha vissuto e vive in mezzo al popolo ogninese.
Nell'omelia mons. Fallico ha giocato sulla triplice etimologia del termine sacerdote che deriva da «sacer-dos (la sacra dote, eredità che abbiamo ricevuto: Gesù Cristo); sacer-dictio (il sacro annuncio, la predicazione del Vangelo che tutti siamo chiamati ad esercitare) sacer-dux (il sacro compito di guidare, condurre sull'esempio del Buon Pastore) ».
Col battesimo tutti diveniamo in Cristo sacerdoti. L'ordine sacro eleva poi alcuni di questi alla dignità di presbiteri. «Maria» ha concluso mons. Fallico «è il modello per eccellenza del sacerdozio comune e del sacerdozio ordinato perché lei ha saputo offrire la sua vita come dono e ha generato nel suo seno il Verbo fatto carne, la prima Eucarestia della storia».
I segni dell'offertorio hanno poi sottolineato la storia sacerdotale di mons. Fallico legandola inscindibilmente al Concilio Vaticano II, di cui quest'anno ricorre il cinquantesimo dell'apertura.
Al termine della celebrazione i membri del comitato della festa, con quell'amore e quella devozione che di anno in anno sembra sempre più accrescersi, hanno imbarcato la Madonna sul peschereccio che ha aperto la lunga e suggestiva processione a mare lungo tutta la scogliera fino a giungere ad Acicastello dove l'attendeva la comunità parrocchiale di S. Mauro. Da Acicastello la processione si è diretta fino a piazza Europa percorrendo l'altro lato della scogliera. Prima del rientro nel porto di Ulisse la barca della Madonna ha sostato per assistere ai fuochi pro-musicali.
Oggi nel pomeriggio dopo la S. Messa delle ore 16,30 l'effige della Madonna sarà portata in processione lungo le strade del quartiere per poi rientrare a notte fonda nel suo santuario.
Gabriella La Mendola

 

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PHOTOGALLERY MADONNA DI OGNINA 2012 - (F. Raciti)

PHOTOGALLERY MADONNA DI OGNINA 2011 - (M. Rapisarda)

I “MASTRI FESTA"

«Nà vota c’eranu i caruseddi, a cussa che sacchi e antinna…» con queste parole semplici e ricche di significato lo Zio Carmelo Nania (Tesoriere della Madonna) inizia a raccontarci la festa della Madonna di Ognina, «…e se gli equipaggi erano formati da 10 marinai, e si  doveva distribuire il ricavato del pescato, una parte veniva dato alla Madonna, che veniva considerata un componente dell’equipaggio, cioè l’undicesimo marinaio, e quando si aprivano i caruseddi con le offerte c’era una forma di competizione, a chi era riuscito a raccogliere più di tutti», «…il giorno della Svelata, l’8 mattina ,tutti i marinai smettevano di lavorare e andavano in chiesa a pregare insieme la Madonna. Era il momento religioso più importante…», «…poi c’era “a cussa che vacchi”(la corsa con le barche) era un momento intenso per i marinai e loro famiglie, più che una gara, era una sfida che coinvolgeva tutta la borgata…», «…dopo che un incendio distrusse il vecchio Simulacro della Madonna, i marinai addolorati dell’accaduto, furono risollevati ed aiutati dal cavaliere Marano, (nobile ogninese) che prese due di loro, e recatosi in Francia, acquistò l’attuale simulacro della Madonna, regalandolo a tutta la borgata di Ognina…» Rivolgiamo qualche domanda a Giacomo Nania (presidente del Comitato della festa). Molta gente si chiede: “Ma chi ve lo fa fare?” «…noi del comitato lo facciamo per devozione alla Madonna, è qualcosa con cui ci si nasce, c’è l’abbiamo nel sangue. Molto tempo viene dedicato all’organizzazione della festa, ed alle volte può venir meno il tempo dedicato alla propria famiglia, anch’essa coinvolta intensamente nei preparativi per la festa.»

Come è cambiata la festa in questi anni? «Da qualche anno si cerca di far riscoprire le vecchie tradizioni, organizzando anche spettacoli per i più piccoli. A parte gli spettacoli sul mare, sono molte anche le iniziative rivolte al sociale, ai diversamente abili e ai bambini talassemici»

I componenti del comitato (Mastri festa) come vivono tale impegno? «…la maggior parte di noi siamo impegnati in parrocchia, nel sociale e nel volontariato tutto l’anno, e non soltanto nel periodo della festa, infatti per noi, la devozione alla Madonna, è più che un semplice impegno, è uno stile di vita».

 

 

 

 

IL COMITATO

 

 

 

 

 

 

 

Quello che succede al lungomare di Catania quando, fra i fuochi degli stabilimenti balneari, ad ogni metà settembre arriva via mare la madonna di Ognina per ricevere gli omaggi della borgata di San Giovanni Li Cuti.

Fotografia di Nicolò Parasole - http://www.flickr.com/photos/nicopara71/  tutti i diritti riservati.

 

 

SAGRA DEL TONNO ROSSO - INTERVISTA A PIPPO TESTA

Mazzi di fiori vengono gettati in acqua in onore dei caduti del mare. Al suo rientro la “Bammina” viene accolta da una festa di fuochi pirotecnici.

Insieme alle celebrazioni religiose si svolgono le feste pagane: la Sagra del tonno rosso e la gara delle barche.
Durante la sagra il pesce viene fritto all’aperto e venduto a un prezzo simbolico. La gara delle barche vede la partecipazione di uomini e donne, in una barca stanno cinque donne e nell’altra cinque uomini. La sfida è vinta dall’equipaggio che riuscirà a tagliare per primo il traguardo.

Ampi parcheggi nella zona del vicino Istituto Nautico e nelle ampie strade retrostanti (da raggiungere con largo anticipo, considerato che è una zona balneare molto frequentata, inserita nel lungomare roccioso di Catania ed anche per la grande partecipazione di fedeli alla festa)

(Comune di Catania)

 

La sagra del Tonno rosso
La città di Catania è in stretta simbiosi con il mare; le coste del catanese, varie ed egualmente pittoresche, si dispongono da un lato verso il Simeto e dall’altro verso Acicastello; quasi al confine con Acicastello si trova il pittoresco borgo di Ognina, meta privilegiata di chi vuole godere un momento di fusione con il mare e il mondo dei pescatori. Le barche, decorate con fasce di vario colore, affollano il piccolo porto e le banchine si trasformano, soprattutto la domenica, in un animato e colorato mercato del pesce. Il nucleo del quartiere, con i suoi poli più importanti, la chiesa, la torre (accanto alla chiesa) e il porto, cominciò ad assumere l’aspetto di borgo marinaro nel 1714: alcuni documenti del tempo attestano la presenza di magazzini, bettole e case di barcaioli. Uno dei momenti di massima fioritura edilizia fu la fine dell’Ottocento quando, in questa zona, furono ubicate alcune case per la villeggiatura appartenenti alle famiglie benestanti che avevano la possibilità di possedere una casa fuori dal centro storico cittadino.

foto di Biagio Testa

 

 

 

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OGNINA 2015 -IL VIDEO DI FRANCESCO MOLINO