La scogliera in cui tutto parla di Ulisse: dal nome delle strade, dai luoghi, dalla sua storia, dal suo mare, dal suo profumo più incantevole del canto delle sirene. Io la definisco la "vasca da bagno degli Dei", in cui tutti prima o poi rimangono stregati, affascinati e incantati. Come la maga Circe, ti seduce e ti ammalia al punto di non accorgerti di baciare le sue onde anzichè lei, fino a farti annegare.
Omaggio a Ognina, ovvero a quel che resta dell'antico scalo marittimo di Catania: il Porto di Ulisse, come lo chiamava Plinio. La storia, le leggende e le origini del porto, tuttora coperto dalle antiche lave sul nostro lungomare, sono già descritte su magnifici libri in vendita nelle librerie. Non sono io colui che dovrebbe rendervi dotti, ma solo tentare di spiegarvi perché è una fortuna vivere attorno a questo piccolo lembo di costa jonica e perché si diventa ogninesi. Quel poco che intendo io è l'Ognina dell'altro ieri popolata da alcuni personaggi che conosco, illustri e non: mastri d'ascia, famiglie di armatori, pescatori, sportivi, imprenditori, commercianti, ristoratori, ricchi, poveri, savi, matti, furbi e ingenui. Chi non conosce i suoi personaggi? La famiglia Testa, Pippo Sciabulazza, il Tenace, i Ceusi, Affiu u babbu, Mimmo Urzì, Maria 'a pazza, Topolino, il Vigile pazzo, il panettiere che girava d'inverno in canottiera, Padre Foti, Padre Agnello e Mons. Fallico, la clinica Gretter, gli Spampinato, i fratelli Maugeri detti i Vichinghi, figli del "baracchiere" presso il Barone Paolo Castorina da Mascalucia che diede lustro ai Bagni Ulisse nell'ultimo secolo e che, pare, abbia ispirato Brancati nella stesura di Paolo il Caldo. E poi il Prof. Peppe Perrotta, l'architetto volante Pippo Anfuso autore di libri straordinari su Ognina, Mario Strano, Nitto dei frutti di mare e.. ricordando la grande ala che era, il campo Ulisse custodito dalla famiglia Laudani (Alfredo e Pietro), dove non era facile concentrarsi perchè a sinistra c'era l'Etna… e a destra il mare!
Con questi scenari come si poteva controllare il centravanti? Purtroppo il cinico attaccante conosceva il difensore e quanto fosse sensibile alle bellezze della sua città; se poi la giornata e la luce erano tanto appropriate da mandarlo addirittura in bambola, per il centravanti non era nemmeno tanto difficile andare a rete! Guardando oltre quella porta, dietro l'Istituto Nautico, ancor oggi si può scorgere l'infreddolita scia natatoria alla "San Silvestro a mare" del compianto Lallo Pennisi, o la squadra di canoa-polo di Edoardo Finocchiaro proprio di fronte dove una volta c'era la rosticceria Pollo d'Oro, succursale marittima di una blasonata società calcistica catanese degli anni Sessanta. Dopo aver preso "u rancutu" da Milone, infilato fra canotti e salvagenti, che c'è di meglio di un giro fra i locali della piazza? Ecco il Costa Azzurra del Sig. Alioto che ha poggiato sul mare tanto di quel cemento da passare più giorni davanti ai giudici che alla cassa del ristorante, e poi il ristorante Fort Apache, lo Yacting Club, il Circolo Canottieri Jonica, il Piccolo Bar, la pasticceria Quaranta In fondo alla piazza la storica Terrazza Balsamo che ritengo il bar più panoramico di Catania. Entrateci pure dentro, prendetevi un caffè al tavolo e dopo dieci minuti controllate se per caso il caffè si è raffreddato… forse eravate troppo distratti. Ma anche i locali sul lungomare e che accompagnano fino a Guardia: Tris Bar, i Giganti, Europa, La Tavernetta, Cafè de Paris, Ernesto. Come si possono non ricordare e citare?
Come peraltro sarebbe un delitto omettere, oltre al già citato Bagni Ulisse, anche uno storico stabilimento balneare appartenente di diritto alla storia di Catania. Mi riferisco al Lido Longobardo, citato anche dala grande letteratura etnea. Adesso si chiama diversamente e la gestione è cambiata, ma è ancora collocato esattamente al centro della baia di Licuti, e proprio per questo dalle sue scalette sembra di scendere in una piscina naturale di fronte a uno specchio acqueo senza una bava di vento. Ai tempi d'oro, si attraversava il vecchio ingresso decorato dai trofei dell'Amatori Catania di Paolone e dell'Ing. Stazzone e si obliteravano i biglietti al bancone dove erano sedute le signore Longobardo. Le due sorelle, fin da bambine hanno avuto la fortuna di respirare quei legni impregnati di sale e da sempre appartenuti a quell'immenso campionario di odori catanesi, così inebriante da portare al fallimento la migliore profumeria del Corso.
Mentre si pagava l'ingresso, attraverso i loro occhi si poteva quasi sfogliare la storia catanese del penultimo secolo: costumi in affitto che arrivavano alle caviglie, bianche pagliette e papillon a quaranta gradi, ghiaccio grattato all'Etna per farne granite al limone, cabine da bagno con botole e scalette, gote rosse di vergogna all'uscita dagli spogliatoi, bagnini coi baffoni e soprattutto un mare che i nostri scrittori hanno sempre saputo pennellare sulle loro pagine. Ma non c'era solo il Longobardo. Fino ai primi anni Ottanta facevano da cornice a Li Cuti anche il lido Mirasole, lo Smeraldo, il Porto San Giovanni, le Rocce (molto di moda negli anni Settanta), il Lungomare, il Villa Teresa, l'Elios, il Gambero. Allora era anche consentito rimanere fino a tarda sera e si approfittava per giocare a Scala Quaranta all'aria fresca, fra un'anguria ghiacciata e partite in notturna di pallanuoto, con le calottine della Libertas che si fronteggiavano fra due porte sempre a mollo e illuminate dai neons … purtroppo a intermittenza. Non posso dimenticare questi flash (a intermittenza).
Bello tutto questo, no? Un posto così, davanti al mare, non sarebbe una pacchia soprattutto per i naviganti? E invece non è così. Nonostante sia una città di mare, a Catania è già difficile conquistare un solo metro quadro su cui far galleggiare anche una paperetta di plastica, figuriamoci un vero natante. Anche la piccola pesca è diventata un'impresa proibitiva a causa della scellerata tecnica a strascico che continua a rastrellare i nostri fondali portandosi dentro le reti decenni di ecosistemi utili alla riproduzione ittica. Uno scempio che si compie sotto troppi occhi e che si chiudono spesso a metà a danno dei pescatori onesti (quelli veri che sono rimasti) e della sopravvivenza dei nostri speciali prodotti ittici. Basti pensare che un Presidente della Repubblica se li faceva spedire a Roma. A mio modo di vedere, è questa Ognina. Un piccolo angolo di Paradiso che l'Etna, durante l'eruzione del 1381, pensò bene di risparmiare per assicurarsi una tribuna perfetta dalla quale farsi ammirare meglio. Per questo, tanti secoli fa, ha circondato questa piccola striscia di sabbia senza sfiorarla, nemmeno con un lapillo, trasformandola in un palco disegnato con le sue colate laviche. Così l'Opera, con la o maiuscola, fu completata. Non è stata mica scema, la montagna.
Chi legge avrà facilmente capito che il sottoscritto è cresciuto da queste parti. Esattamente a Guardia, sopra Li Cuti. Sono un figlio di Ognina e nelle sue strade ho vissuto per più di trent'anni. Anche se non ci abito più, la percorro quotidianamente con immenso piacere (anche se allungo il mio percorso), nei suoi bar prendo il caffè del pomeriggio e ricevendo i suoi baci di sole, le chiedo sempre "come stai" come si fa con una madre. Amo così tanto questo rione che quando ho cambiato casa ho cercato con costanza solo quelle che possedevano uno speciale requisito: la vista sul porto di Ulisse. E ci sono riuscito.Ogni mattina, dopo il primo caffè, è mia abitudine affacciarmi sul terrazzo e scrutarlo. Ovviamente il panorama è sempre bellissimo e sempre uguale. Però che ci posso fare…..devo dirglielo ogni mattina: "Buongiorno Ognina".
(Mimmo Rapisarda)
Manca solo il caffè, il quotidiano e il sottoscritto. Adesso avrete capito il motivo per cui racconto nel web le mie allucinazioni: questa è la mia cabina di pilotaggio durante le "navigazioni" mattutine nel periodo estivo. Si può non diventare visionari?
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