NON QUALIFICATA
ALLA FASE FINALE
ALCUNE PARTITE DELL'ANNO:
6-1-1960, Napoli (CI) Italia-Svizzera 3-0 Reti: 47’ aut. Mägerli,
64’ Stacchini, 81’ Montuori Italia: L. Buffon, Fontana, B.
Sarti, Guarnacci, C. Maldini, Colombo, Mora (46’ Nicolé),
Lojacono, Brighenti, Montuori, Stacchini. Ct: G. Viani.
Svizzera: Parlier, Mägerli, Wespe, Leuenberger, H. Weber, H.
Schneiter, Chiesa, Hosp, E. Meier, A. Allemann, Riva IV. Ct:
Vescovi. Arbitro: Zariquiegui (Spagna).
13-3-1960, Barcellona (AM)
Spagna-Italia 3-1 Reti: 39’ Lojacono, 59’ Verges, 60’ Di
Stefano, 85’ Martinez Spagna: Ramallets, Olivella, Gracia,
Gensana (46’ Verges), Segarra, Garay, Herrera, Martinez, Di
Stefano, Suarez, Gento. Ct: H. Herrera. Italia: L. Buffon, Losi,
B. Sarti, Fontana, Cervato, Colombo, Nicolè, Boniperti,
Brighenti, Lojacono (46’ Ronzon), Stacchini. Ct: G. Viani.
Arbitro: Dusch (Germania Ovest).
10-12-1960, Napoli (AM)
Italia-Austria 1-2 Reti: 7’ Hof, 27’ Boniperti, 55’
Kaltenbrunner Italia: L. Buffon, Losi, Castelletti, Guarnacci,
Salvadore, Trapattoni, Mora, Boniperti, Brighenti, Angelillo,
Petris. Ct: G. Ferrari. Austria: Schimd (11’ Pichler), Trubrig,
Stotz, Swoboda, Hanappi, Barschandt, Nemec, Hof, Buzek (26’
Kaltenbrunner), Senekowitsch, Zecmeister. Ct: K. Decker.
Arbitro: Schwinte (Francia).
1960
NON QUALIFICATA
ALLA FASE FINALE
ALCUNE PARTITE DELL'ANNO:
11-4-1964, Firenze (AM) Italia-Cecoslovacchia 0-0 Italia: Negri,
Robotti, Facchetti, Guarneri (55’ Trapattoni), Salvadore, Fogli,
Menichelli, Bulgarelli, A. Mazzola, Rivera, Pascutti. Ct: E.
Fabbri. Cecoslovacchia: Schroiff, Lala, Popluhar, Bomba, Pluskal,
Geleta, Pospichal, Scherer, Masopust, Kvasnak, Cvetler. Ct: Jira.
Arbitro: Echevarria (Spagna).
10-5-1964, Losanna (AM)
Svizzera-Italia 1-3 Reti: 6’ A. Mazzola, 17’ Eschmann, 37’
Corso, 55’ Rivera Svizzera: Elsener, H. Weber, Tacchella,
Schneiter, Grobéty, Armbruster, Eschmann (46’ Kuhan), Dürr,
Pottier, Hosp, Desbiolles. Ct: G. Sobotka. Italia: Negri,
Robotti, Facchetti, Trapattoni, Salvadore, Fogli, Lodetti, A.
Mazzola, Milani, Rivera, Corso. Ct: E. Fabbri. Arbitro: Geroe
(Ungheria).
4-11-1964, Genova (QM)
Italia-Finlandia 6-1 Reti: 1’ Facchetti, 8’ aut. Holmqvist, 16’
Rivera, 49’ Bulgarelli, 54’ e 83’ A. Mazzola, 88’ Peltonen
Italia: G. Sarti, Burgnich, Facchetti, Picchi, Guarneri, Lodetti,
Mora, Bulgarelli, Mazzola, Rivera, Corso. Ct: E. Fabbri.
Finlandia: Halme, Mäkipää, Kautonen, Holmqvist, Rinne, Valtonen,
Lathi, Peltonen, Österberg, Syriävaara, Hyvärinen. Ct: A.
Lehtonen. Arbitro: Lousada (Portogallo).
5-12-1964, Bologna (AM)
Italia-Danimarca 3-1 Reti: 43’ Enosken, 77’ Pascutti, 79’
Bulgarelli, 85’ Pascutti Italia: Negri, Robotti, Facchetti,
Trapattoni, Janich, Lodetti (46’ Fogli), Mora, Bulgarelli, Di
Giacomo (46’ Nicolè), Rivera, Pascutti. Ct: E. Fabbri.
Danimarca: L. Nielsen, Hartwig, Kai Hansen, Bent, Karl Hansen,
Jens Petersen, Soendergaard, Thorst, Madsen, Berg, Enoksen. Ct:
commissione tecnica. Arbitro: Makla (Germania Ovest).
dopo la disfatta con la Corea, nel 1967 si
ricomincia con la coppia Herrera-Valcaraeggi
CAMPIONE D'EUROPA
CT: Valcareggi
1
Albertosi ·
2
Anastasi ·
3
Anquilletti ·
4
Bercellino ·
5
Burgnich ·
6
Bulgarelli ·
7
Castano ·
8
De Sisti ·
9
Domenghini ·
10
Facchetti ·
11
Ferrini ·
12
Guarneri ·
13
Juliano ·
14
Lodetti ·
15
Mazzola ·
16
Prati ·
17
Riva ·
18
Rivera ·
19
Rosato ·
20
Salvadore ·
21
Vieri ·
22
Zoff ·
ELIMINATORIE.
Il 1966, anno dei deludenti mondiali
inglesi, termina con la prima partita valide per le
qualificazioni alla Coppa Europa; il tandem tecnico è
Herrera-Valcareggi e la nazionale presente naturalmente un
blocco Inter; eccezioni i due “napoletani” Bianchi e Juliano e
lo juventino De
Paoli.I nostri avversari dominano la fase
iniziale della partita e vanno in vantaggio con Dobrin; gli
azzurri rovesciano il risultato entro la fine del primo tempo
con reti di Mazzola e De Paoli; nella ripresa definitivo 3 a 1
firmato da Mazzola.
26-11-1966, Napoli Italia-Romania 3-1 Reti: 7’ Dobrin, 30’ A. Mazzola, 43’
Depaoli, 67’ A. Mazzola - Italia: G. Sarti, Landini I, Facchetti,
Bianchi, Guarneri, Picchi, Domenghini, A. Mazzola, Depaoli,
Juliano, Corso. Ct: H. Herrera e F. Valcareggi. Romania: Datcu, Popa, Deleanu, Ghergheli,
Dan, Barbu, Pircalab, Fratela, Dridea I, Dobrin, Lucescu. Ct: A.
Nicolescu. Arbitro: Schulenburg (Germania Ovest).
22-3-1967, Nicosia Cipro-Italia 0-2 Reti: 76’ Domenghini, 88’ Facchetti
- Cipro: Varnavas,
Panakos, Cattos, Ploudis, Costas, Toflis, Kitteris, Drosciov,
Kostakis, Kristallis, Spilianou. Ct: Gavalas. Italia: G. Sarti, Burgnich, Facchetti,
Lodetti, Guarneri, Picchi, Domenghini, Rivera, Cappellini,
Juliano, Corso. Ct: H. Herrera, F. Valcareggi. Arbitro: Kiriakov (Bulgaria).
Continua la nazionale italiana sotto la
guida dello squadrone interista che presente anche in questo
incontro ben otto giocatori; Lodetti, Rivera e Juliano le uniche
eccezioni.Gli azzurri affrontano con calma e sicurezza la
partita, ma le rete non arrivano; la squadra cipriota, modesta
dal lato tecnico, imposta un'ottima partita difensiva e
l'Italia passa in vantaggio solo nell’ultimo quarto d’ora con
rete di Domenghini; Facchetti a quattro minuti dal termine
siglerà il definitivo due a zero.
25-6-1967, Bucarest Romania-Italia 0-1 Rete: 81’ M. Bertini
- Romania: Raducanu, Lupescu, Mocanu,
Ghergheli, Nunweiller III, Barbu, Lucescu, Dimitriu II, Ionescu,
Naftanaila, Nunweiller VI. Ct: A. Nicolescu. Italia: Albertosi, A. Gori, Facchetti, M.
Bertini, Guarneri, Picchi, Rivera, Juliano, Zigoni, Bulgarelli,
Pascutti. Ct: F. Valcareggi. Arbitro: Manuel Gomes Arribas (Spagna).
Prima partita per Valcareggi come
commissario unico e la formazione italiana ne risente;solo tre
interisti e incomincia una serie di sperimentazioni per
rilanciare la nuova nazionale.Debutto dei juventini Gori e
Zigoni. Reti della vittoria di Bertini. Ultima partita in
azzurro di due colonne del Bologna come Pascutti e Bulgarelli.
1-11-1967, Cosenza Italia-Cipro 5-0 Reti: 12’ e 22’ A. Mazzola, 46’, 55’ e 59’
Riva - Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti,
Fogli, Bercellino I, Picchi, Domenghini, Juliano, A. Mazzola, De
Sisti, Riva. Ct: F. Valcareggi. Cipro: Varnavas, Cattos, Kureas, Ploudis,
Costas, Toflis, Nikakis, Stravinos, Kotrofos, Kristallis,
Spilianou. Ct: Gavalas. Arbitro: Queudeville (Lussemburgo).
Per la prima volta la nazionale italiana
gioca in Calabria.Debutta in azzurro De Sisti e ritorno di Gigi
Riva dopo il grave infortunio con il Portogallo. La nazionale
cipriota non riesce a replicare la buona prova della gara di
andata e viene dominata dall’Italia. Sarà l’ala del Cagliari
protagonista insieme a Mazzola; doppietta iniziale
dell’interista e poi tre gol Per Riva. Ultima partita per Fogli.
8-11-1967, Berna Svizzera-Italia 2-2 Reti: 34’ Quentin, 66’ Riva, 68’ Künzli,
85’ Riva rig.Svizzera: Kunz, Pfirter, Tacchella,
Michaud, Perroud, Odermatt, Fuhrer, Dürr, Künzli, Blättler,
Quentin. Ct: A. Foni. Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti,
Rosato, Bercellino I, Picchi, Domenghini, Juliano, Boninsegna,
De Sisti, Riva. Ct: F. Valcareggi. Arbitro: Zsolt (Ungheria).
Valcareggi, a seguito dell’infortunio di
Mazzola, prova il tandem del Cagliari e fa debuttare al centro
dell’attacco Boninsegna; la squadra parte bene ma poi
lentamente segna il passo specialmente in difesa dove Rosato e
Facchetti sono letteralmente dominati dai loro avversari con
conseguente mancanza della fase di rilancio del centrocampo.La
difficile trasferta si conclude con un pareggio due volte
riacciuffato; prima 1 a 1 con una prodezza di Riva e poi, a
risultato che sembrava ormai definitivo, al 85’ fallo di Michaud
su Riva e calcio di rigore realizzato dallo stesso giocatore;
Riva diventa il protagonista delle nazionale con cinque gol in
cinque partite.
23-12-1967, Cagliari Italia-Svizzera 4-0 Reti: 3’ A. Mazzola, 13’ Riva, 45’ e 67’
Domenghini Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti,
Ferrini, Bercellino I, Picchi, Domenghini, Rivera, A. Mazzola,
Juliano, Riva. Ct: F. Valcareggi. Svizzera: Kunz (82’ Grob), Pfirter,
Tacchella, Michaud, Perroud, Odermatt, Fuhrer, Dürr, Bernasconi,
Künzli, Quentin. Ct: A. Foni. Arbitro: Wharthon (Scozia).
Un mese dopo gara di ritorno con gli
elvetici e ritorno con la maglia di centravanti di Sandro
Mazzola; in difesa Rosato viene sostituito da Ferrini e nuova
coppia di interni, ovvero Rivera-Juliano.La vittoria e netta e
non ammette discussioni.La nostra squadra nell’arco di solo
quindi minuti mette al sicuro il risultato con reti di Mazzola,
Riva. Poi nonostante fosse infortunato tocca a Domenghini
realizzare una preziosa doppietta.
6-4-1968, Sofia Bulgaria-Italia 3-2 Reti: 11’ Cotcov rig., 60’ aut.
Penev, 66’ Dermengiiev, 73’ Zhecev, 83’ Prati Bulgaria: Boncev,
Scialamanov, Gaganelov, Penev, Zhecev, Iakimov, Popov, Zhecov,
Asparuhov, Cotcov, Dermengiiev. Ct: S. Bozhkov. Italia: Albertosi (66’ L. Vieri), Burgnich,
Facchetti, M. Bertini, Bercellino I, Picchi, Domenghini, Juliano,
A. Mazzola, Rivera, Prati. Ct: F. Valcareggi. Arbitro: Schulenburg (Germania Ovest).
Una partita che è inizia in maniera
disastrosa è stato alla fine terminata con una sconfitta
onorevole che non compromette le possibilità di superare il
turno. Negli azzurri esordisce il milanista Prati.
La Bulgaria è sembrata una squadra modesta
ma la sfortuna ha avuto anche il suo ruolo;al 21’ Albertosi
colpito allo stomaco ha lasciato il posto a Vieri e al 24’ grave
infortunio a Picchi, che rimarrà ancora in campo ma nel ruolo
ala destra solo per non lasciare la squadra con un uomo in
meno.Fallo di Bercellino su Asparukov e calci di rigore per il
vantaggio bulgaro al 11’;Dopo aver colpito due pali con Prati
pareggio su autorete di Peven; gli avversari si scatenano e
segnano due reti nell’arco di pochi minuti ma a sette minuti
dalla fine prodezza di Prati che tuffandosi a pelo d’erba devia in rete per il
conclusivo due a tre.
20-4-1968, Napoli Italia-Bulgaria 2-0 Reti: 14’ Prati, 55’ Domenghini Italia: Zoff, Burgnich, Facchetti, Ferrini,
Guarneri, Castano, Domenghini, Juliano, A. Mazzola, Rivera,
Prati. Ct: F. Valcareggi. Bulgaria: Simeonov, Scialamanov, Gaganelov,
Penev, Dimitrov, Zhecev, Popov, Bonev, Asparuhov, Iakimov,
Dermengiiev. Ct: S. Bozhkov. Arbitro: Dienst (Svizzera).
Due settimane più tardi giochiamo la gara
di ritorno e debutto a difesa della porta azzurra di Dino Zoff
proprio nella “sua” Napoli.Rete del vantaggio di Prati al 14’
che sembra aprire lo porte di un facile successo; i nostri
avversari si riprendono dalla marcatura subita e sfiorano il gol
del pareggio in più di una occasione e in diverse circostanze
risulta decisivo il debuttante Zoff.Al 55’ invece arriva la
seconda rete azzurra su grande calcio di punizione battuto da
Domenghini.
"E, se anche la Buona Sorte ti dà una mano
...!! ... Italia-Urss '68"
Dopo 30 anni esatti dall'ultima Semifinale
in un Torneo Internazionale (allora si trattava dei Mondiali del
'38 in Francia ...), l'Italia scende in campo, il 5 giugno '68
al "San Paolo" di Napoli, per affrontare l'Unione Sovietica
nella Semifinale del Campionato Europeo per Nazioni, giunto alla
sua terza Edizione ...
Gli avversari sono una compagine di tutto
rispetto, basti considerare che hanno vinto la prima Edizione
nel '60 in Francia e sono giunti in Finale nella seconda,
perdendo dai padroni di casa spagnoli, ed il CT Valcareggi si
affida alla coppia centrale difensiva bianconera formata da
Bercellino e Castano ed, in attacco, dà ancora fiducia al
Capocannoniere del Campionato, Pierino Prati, con Riva reduce
dal grave infortunio alla gamba subito un anno prima contro il
Portogallo, schierando anche Mazzola a centravanti, nonostante
non ricopra più tale ruolo nel Club di appartenenza ...
La gara è dura, combattuta e vibrante, ma
le rispettive difese hanno sempre la meglio sugli opposti
attaccanti, nonostante Prati si batta come un leone contro la
compatta retroguardia sovietica ed il risultato di 0-0 con cui
si concludono i 90' rispecchia l'andamento della gara ....
Con gli Azzurri in debito di forze per i
doppi infortuni a Bercellino e Rivera, che restano in campo per
onor di firma (all'epoca non erano previste sostituzioni ...) i
supplementari vedono l'Urss spingere alla ricerca del vantaggio
e le emozioni maggiori si verificano proprio allo scadere dei
30' suppletivi quando prima un diagonale di Evruzhikin esce di
un niente e poi, sul rovesciamento di fronte, è Domenghini con
una gran botta dal limite a colpire il palo a portiere battuto
...
Conclusi anche i supplementari sul
risultato a reti bianche di partenza, le squadre si avviano
negli spogliatoi, dove l'arbitro, il tedesco Tschenscher, alla
presenza dei due Capitani Facchetti e Scesternev, esegue il
sorteggio per stabilire la Finalista ed il lancio della monetina
arride all'Italia, con Facchetti che rientra esultante in Campo
per dare la notizia ai 75.000 spettatori in attesa dell'esito (e
chissà quanti e quali "scongiuri" avessero nel frattempo posto
in atto ....) testo
e foto di Italia-URSS di Giovanni Manenti
(SEMIFINALE)
Incomincia la fase del finale dell’Europeo
e per noi ecco gli ostici sovietici.La partita comincia in
maniera sfortunata per gli azzurri che dopo quattro minuti
“perdono” a seguito di un grave infortunio Rivera.L’incontro è
giocato con grande agonismo ed entrambe le squadre dimostrano
di avere ottimi reparti difensivi: cosi la partita termina a
reti bianche dopo i novanta minuti regolamentari e poi dopo i
supplementari, dove Domenghini colpisce un clamoroso palo con un
forte tiro dalla distanza.Al sorteggio la fortuna bacia la
nostra nazionale; capitan Facchetti sceglie “testa” e la
monetina darà ragione alla nostra squadra che accede alla
finale.
5-6-1968, Napoli (semifinale) Italia-Urss 0-0 d.t.s. (vince l’Italia per sorteggio)
- Italia: Zoff, Burgnich, Facchetti,
Bercellino I, Castano, Ferrini, Domenghini, Juliano, A. Mazzola,
Rivera, Prati. Ct: F. Valcareggi. Urss: Pscenicnicov, Afonin, Istomin,
Kaplicni, Scesternev, Lenev, Malofeev, Bishovets, Baniscevski,
Logofet, Evruzhikhin. Ct: Jacuscin. Arbitro: Tschenscher (Germania Ovest).
(FINALE)
Finalissima allo Stadio Olimpico di
Roma; l’attacco azzurro presenta la novità di Anastasi, che
debutta in azzurro dopo una splendida stagione con il
Varese.Valcareggi deve risolvere anche i problemi legati alle
sostituzioni di Rivera e Bercellino usciti seriamente
infortunati nella semifinale con l’URSS. La partita viene
giocata con entusiasmo dagli azzurri che però subiscono al 39’
la rete di Dzajic; i nostri avversari domina la partita e più di
una volta sfiorano la rete di un decisivo due a zero. Un netto
fallo di rigore a nostra svantaggio non viene visto
dall’arbitro. Al 80’ grave fallo su Lodetti al limite dell’area
di rigore e sul conseguente calcio di punizione battuto da
Domenghini (nella foto), la palla perfora la barriera avversarie
e si insacca per il pareggio. La partita dovrà essere disputata
due giorni dopo.
8-6-1968, Roma (finale) Italia-Jugoslavia 1-1 d.t.s. Reti: 39’ Dzajic, 80’ Domenghini Italia: Zoff, Burgnich, Facchetti, Ferrini,
Guarneri, Castano, Domenghini, Juliano, Anastasi, Lodetti,
Prati. Ct: F. Valcareggi. Jugoslavia: Pantelic, Fazlagic, M.
Damjanovic, M. Pavlocic, B. Paunovic, Holcer, Petkovic, Trivic,
Musemic, Acimovic, Dzajic. Ct: R. Mitic. Arbitro: Dienst (Svizzera).
Valcareggi rivoluzione la squadra; lascia
Lodetti, scelto per sostituire Rivera, e rilancia il grande
escluso della prima finale Mazzola con il ruolo di mezzala.
Prati infortunato viene rilevato da Riva per la nuova e decisiva
coppia d’attacco con Anastasi. La mediana viene completamente
sostituita; i nostri avversari presentano la stessa formazione
ma la “nuova” nazionale gira alla grande con i due attaccanti in
serata di grazia. Al 12’ Riva, in un sospetto fuorigioco che
successivamente verrà giudicato inesistente, porta in vantaggio
gli azzurri che raddoppiano al 31’ con Anastasi che tira al
volo. L’Italia conquista il titolo europeo.
La
terza edizione del campionato europeo di calcio (1968) si
disputa in Italia. Data importante questa visto che ricorre
il settantesimo anno di vita dalla nascita della
Federcalcio. Proprio in virtù dell’anniversario la
Federazione chiede e ottiene di poter ospitare la rassegna
continentale.
Tre gli stadi scelti per disputare le partite: Olimpico di
Roma(capienza: 86.500) , San Paolo di Napoli(capienza:
72.800) e il Comunale di Firenze (capienza: 47.000). Alla
fase finale di quella edizione oltre all’Italia,
partecipano Inghilterra, Urss e Jugoslavia:
la prima fase si era infatti disputata tra il 1966 e il 1968
ed aveva visto 31 nazionali partecipare divise in gironi;
alla fase finale che si svolse in Italia nel giugno del 1968
parteciparono soltanto le 4 squadre di cui sopra.
L’undici guidato da Ferruccio Valcareggi gioca in
semifinale contro i sovietici allo Stadio “San Paolo” di
Napoli. Al termine dei 120 minuti di gioco il match non si
sblocca, restando fermo sullo 0 – 0. A quel punto entra in
gioco la monetina poichè il regolamento non prevede i calci
di rigore. La moneta in questione ci spedisce in finale, con
l’impianto partenopeo che diventa una bolgia. Piccoli
retroscena: i testimoni del momento dicono che vennero
utilizzate due monetine, perché la prima finì sotto la
pedana della doccia. Quando vennero fatte le pulizie la
moneta fu ritrovata e avrebbe vinto l’Unione Sovietica,
giura chi c’era. In finale ci tocca la Jugoslavia,
che ha fatto fuori l’Inghilterra di Bobby Charlton
1 – 0.
L’8 giugno si disputa la finale e la cornice è lo stadio
“Olimpico” di Roma. Nell’Italia non c’è Rivera
infortunato. Partono dal primo minuto Anastasi e Bercellino
preferiti a Mazzola e Guarneri. Gli slavi iniziano subito
forte e mettono in difficoltà i nostri. Al 38’ minuto il
bomber Dzajic si inventa un gran gol e porta in
vantaggio la Jugoslavia. L’Italia non piace non riuscendo
mai a rendersi pericolosa. Prati e Anastasi
non pungono mentre Domenghini è un corpo estraneo alla
squadra. Ma è proprio Domenghini ad un passo dal
novantesimo, a trovare il pareggio con un magnifico calcio
di punizione. Si va ai supplementari ma il risultato non si
schioda dall’ 1 – 1. La finale dovrà essere ripetuta.
Due giorni dopo si gioca la finale – bis. Mister Ferruccio
Valcareggi opera una vera e propria rivoluzione, inserendo
De Sisti, Mazzola, Riva,
Rosato e Salvadore. I cambi danno ragione allo
Zio Uccio, perché l’Italia sembra tutta un’altra squadra
rispetto a quella lenta e impacciata vista nella prima
finale. La pratica Jugoslavia viene chiusa in poco più di
mezz’ora. Al minuto 12 è Riva a dare il vantaggio
agli azzurri. Al 31’ Pietro Anastasi mette la parola
fine sul match, regalando alla Nazionale quello che rimane
l’unico successo nella storia della manifestazione
continentale.
http://www.rivistasportiva.com/rubriche/sport-e-storia/item/1117-europei-1968-trionfo-azzurro-tra-monetine-e-finali-bis
ELIMINATA AI
QUARTI DI FINALE
All. Valcareggi
Albertosi, Zoff, Burgnich, Facchetti, Bedin,
Guarneri, Rosato, Cera, Salvadore, Aggroppi, Bellugi,
Bertini, Domenghini, Causio, Boninsegna, Mazzola,
Anastasi, De Sisti, Riva, Benetti, Chinaglia,
Capello, Spinosi, Castellini.
7-10-1972, Lussemburgo (QM)
Lussemburgo-Italia 0-4 Reti: 3’ Chinaglia, 6’ e 36’ Riva, 62’ F.
Capello Lussemburgo: Zender, Da Grava, J. Hoffmann, Flenghi,
Jeitz, Roemer, Dussier, Weis, Martin, Philipp, Bamberg (46’ J.P.
Hoffmann). Ct: G. Legrand. Italia: Zoff, Spinosi, Bellugi,
Agroppi, Rosato, Burgnich, A. Mazzola, F. Capello, Chinaglia,
Rivera, Riva. Ct: F. Valcareggi. Arbitro: Wurtz (Francia).
21-10-1972, Berna (QM)
Svizzera-Italia 0-0 Svizzera: Prosperi, Ramseier, R. Hasler,
Kuhn (63’ Demarmels), Boffi, Mundschin, Balmer, Odermatt, K.
Müller, Chapuisat, Jeandupeux. Ct: B. Michaud. Italia: Zoff,
Spinosi, Bellugi, Agroppi, Rosato, Burgnich, A. Mazzola, F.
Capello, Chinaglia, Rivera, Riva. Ct: F. Valcareggi. Arbitro:
Tschenscher (Germania Ovest).
Trentadue squadre divise in
otto gironi: questa la formula inventata dagli organizzatori
dell’Europeo 1972 per decidere le partecipanti alla fase finale.
L’italia si presentava da campione in carica , ma il 4-1 subito
dal Brasile nei Mondiali messicani di due anni prima, ne aveva
ridimensionato le ambizioni.
Sulla panchina ancora
Ferruccio Valcareggi, ritenuto responsabile numero uno della
sconfitta in Messico, con quella staffetta Mazzola-Rivera mai
completamente gradita al pubblico nostrano, tanto che al rientro
la comitiva azzurra venne accolta da pomodori e fischi.
L’Europeo del ’72 doveva
rappresentare l’occasione del riscatto, in un’epoca in cui
l’Italia aveva grandi mezzi per dominare a livello continentale.
Nel girone di qualificazione ci toccarono Austria e Svezia, vere
insidie per il gioco degli azzurri, oltre all’Irlanda,
cenerentola del girone e destinata a presentarsi solo come
comparsa.
Riuscimmo
a passare il turno, non senza difficoltà e pagando un prezzo
pesante alla manifestazione con Riva che subì un tremendo
infortunio contro l’Austria, riportando la frattura del perone.
Ai quarti di finale la sorte
scelse il Belgio come nostra avversaria e Valcareggi si trovò
nella non facile situazione di dover scegliere se stravolgere
completamente la formazione, seguendo la sua linea di pensiero,
o dar ragione alla critica, che premeva affinché giocassero
determinati elementi. Prevalse la seconda ipotesi e la squadra
presentata all’andata, in quel di Milano, era quasi la stessa
che quattro anni prima si era aggiudicata il trofeo.
Zero a zero il risultato a
San Siro, con il discorso qualificazione rimandato alla partita
di ritorno in terra belga. Fu una disfatta ed il campionato
europeo continuò orfano dei colori azzurri.
La fase finale fu ospitata
proprio dal Belgio, sfortunato in sede di sorteggio per la
semifinale e messo di fronte alla temibile Germania di Franz
Beckenbauer e Gerd Muller. Fu un’altra gara rispetto al doppio
confronto con l’Italia ed il non-gioco dei belgi non riuscì ad
irretire la manovra tedesca. Due a uno il risultato al termine
dei novanta minuti e Germania in finale per la prima volta.
Nell’altra semifinale
l’Ungheria si trovava opposta all’Urss, alla sua terza finale in
quattro campionati europei, ma l’esperienza maturata non giovò
ai sovietici, che per qualificarsi dovettero contare su un gol
spettacolare di Konkov, al termine di una partita tattica e
noiosa.
Con un gioco tanto
prevedibile, l’Urss non poteva certo impensierire l’armata
tedesca e la finale fu un monologo degli uomini di Helmut Schon.
Mattatore della gara fu Gerd Muller, autore di una doppietta,
nonostante la marcatura strettissima di Khurtsilava. Tre a zero
il risultato finale per la Germania, che dimostrava così di
essere la miglior formazione a livello europeo di quegli anni.
http://www.calciopro.com/nazionale-italiana/storia-degli-europei-belgio-1972/
Gigi Riva.
Rombo di tuono
lascia l'azzurro dopo 50
anni.
Rombo di tuono dice addio:
'Dolori a anca e spalla, fisicamente non ce la faccio. Vado via
in punta di piedi anche se Abete mi vorrebbe ancora'. Con lui
mezzo secolo di nazionale, primato imbattuto di reti segnate
(35)
Cinquanta anni di storia del
calcio italiano, racchiuse in un soprannome che racconta
un'icona, e non solo del calcio: Rombo di Tuono. Gigi Riva dice
addio alla nazionale, la sua "seconda pelle" come ha sempre
ripetuto. E chiude cosi' mezzo secolo di mito azzurro. "Me ne
vado in punta di piedi: Abete voleva che restassi almeno fino al
Mondiale del prossimo anno, ma fisicamente non ce la faccio piu"',
racconta oggi in una telefonata all'Ansa.
La sua è una storia di
identificazioni piene, totali. Prima con il Cagliari scudetto e
la Sardegna. Poi con la maglia azzurra, con cui dalle giovanili
la prima volta nel '63 al record ancora imbattuto di 35 reti ha
percorso tutta la strada, fino al ruolo attuale di team manager.
"Conosco ogni albero di Coverciano, a uno a uno", la sua frase a
tanti giocatori appena arrivati al ritiro della nazionale. Per
tutti, giovani e veterani, Riva è sempre stato il punto di
riferimento. Ma ora dopo gli scarpini si toglie anche quella
maglia.
In fondo, la sua carriera
azzurra si ferma per un infortunio, proprio come quando era
ancora giocatore e il suo sinistro era il terrore dei portieri.
Stavolta non è la tibia rotta, come con la nazionale contro
Austria nel '70, o l'intervento di Bet: un problema alla spalla
prolungato, e a catena lo scatenarsi di dolori che ne hanno
fiaccato le forze. Tenendolo lontano dalla nazionale fin da
prima dell'ultimo Europeo.
Oggi, la decisione finale.
"L'ho comunicato al presidente Abete e al dg Valentini - la sola
spiegazione di Riva, che ha sempre lottato con il disagio del
fine carriera - Mi ha fatto un piacere enorme vedere che
sarebbero disposti ad aspettarmi ancora: ma i dolori all'anca e
alla spalla, aggiunti al disagio per le trasferte, non me lo
consentono".
Poi, il telefono staccato.
Riva è lo scudetto di Scopigno e la Sardegna, ma è soprattutto
il goleador di tutti i tempi in nazionale. E' l'Italia '70 che
compie l'impresa all'Atzeca contro la Germania e ancor prima
quella che coglie a Roma l'unico successo Europeo contro la
Yugoslavia, una sola volta in campo - nella finale ripetuta - ma
il marchio indelebile del gol.
E' il primato imbattuto di
gol, 35 in sole 42 partite quando non si giocava a ogni pagina
del calendario: Piola e Meazza sono indietro, tra i 'moderni' il
piu' vicino è Baggio a 27. Vicini, Sacchi, Cesare Maldini, Zoff,
Trapattoni, Lippi, Donadoni, Prandelli. E poi Baggio, Signori,
Del Piero, Paolo Maldini, Vieri, Totti: tutti ct o campioni
passati sotto i suoi occhi di 'guida' spirituale della squadra.
Punto di riferimento nei mesi
di Calciopoli fino al mondiale vinto nel 2006, chioccia di
Cassano e Balotelli, ma anche fustigatore di quei tifosi che a
Milano fischiavano l'inno francese. "Anche se non porti la
fascia sei il capitano ideale di tutte le nazionali", il saluto
inviato da Coverciano e firmato Gigi Buffon. "Speriamo che ci
ripensi, il suo posto per i Mondiali è sempre libero", la parole
di Abete. Ma quando Rombo di Tuono scocca il suo sinistro, la
traiettoria è sempre diritta.
http://www.rainews.it/it/news.php?newsid=178006
1973
1974 - amichevole
Italia Inghilterra a Torino
Quando Capello
zittì Wembley.
di Adolfo Fantaccini
Londra, 14.11.1973
ENGLAND: Shilton;
Madeley, Hughes; Bell, McFarland, Moore; Currie, Channon,
Osgood, Clarke (dal 73' Hector), Peters. ITALIA: Zoff;
Spinosi, Facchetti; Benetti, Bellugi, Burgnich; Causio,
Capello, Chinaglia, Rivera, Riva. ARBITRO: Lobo,
Portogallo. RETI: 87' Capello.
ANGOLI: 18 a 2 per l'Inghilterra. Spettatori: 88.000
paganti.
Da Highbury a Wembley
passarono esattamente 39 anni, da Wembley a oggi ne sono
trascorsi 40. I leoni che ruggivano a cavallo delle due guerre,
conquistando due Mondiali e un'Olimpiade a Berlino, lasciarono
il posto a quel che restava dei 'messicani', una generazione di
calciatori dalla classe cristallina, che poco più di tre anni
prima di quel 14 novembre 1973, avevano scritto una delle pagine
più esaltanti della storia del calcio azzurro: nello stadio
Azteca, firmando il 4-3 sulla Germania Ovest.
Quando quella sera di metà
novembre, sotto una fitta e inglesissima pioggerellina, scesero
in campo i reduci da 'Messico '70' (Zoff, Facchetti, Burgnich,
Rivera, Riva), ai quali nel frattempo il ct 'Uccio' Valcareggi
aveva affiancato qualche giovane di belle speranze (Spinosi,
Benetti, Bellugi, Causio, Capello, Chinaglia), c'era un tabù da
sfatare: la Nazionale italiana, infatti, non era mai riuscita a
battere i 'maestri' del calcio nella loro 'tana', in quello
stadio imperiale che incuteva timore già dall'esterno, anche con
gli spalti vuoti. Gli azzurri avevano domato per la prima volta
i 'leoni' il 14 giugno di quello stesso anno, a Torino,
nell'amichevole organizzata per celebrare i 75 anni della Figc:
Anastasi e Capello avevano fatto breccia, ma mai prima d'ora
l'impresa era riuscita al di là della Manica.
La sfida, che l'Italia vinse
con un gol di Capello a soli 4' dalla fine, era stata presentata
poco simpaticamente dai tabloid inglesi come quella contro la
squadra dei 'camerieri', con chiaro riferimento al passato di
Chinaglia in Inghilterra. "Ricordo ancora il ruggito di Wembley
e quasi mi tremano le gambe - racconta Dino Zoff, uno degli eroi
di quella serata indimenticabile e irripetibile -. In campo gli
inglesi spuntavano da tutte le parti e per me fu tutt'altro che
una serata tranquilla. Volevano vendicare il 2-0 subito a Torino
e ci tenevano a vincere, dunque partirono all'attacco e ci
schiacciarono nella nostra trequarti: a turno tirarono tutti".
L'Italia, però, poteva
contare su un Rivera alquanto ispirato, che orchestrava con la
consueta maestria i contropiede degli azzurri; i quali
pungevano, approfittando del minimo varco. Gli inglesi, grazie
anche a un super-Zoff, capirono subito che sarebbero andati a
sbattere contro un muro. "C'era questa fitta pioggerella e il
pallone sembrava una saponetta. Loro ci provarono da tutte le
parti, in tutti i modi: di testa di piede, con incursioni dalle
retrovie, sui calci piazzati. Resistemmo, mettendo in mostra un
perfetto dispositivo di difesa.
L'Inghilterra ci aveva
sempre messi sotto, c'era in noi questa specie di complesso
d'inferiorità da superare, ma cinque mesi prima, a Torino,
avevamo capito che i nostri avversari non erano insuperabili. E
così fu". All'86' Chinaglia fuggì via sulla destra con la palla
al piede, superò in progressione Bobby Moore e tirò in porta,
Peter Shilton respinse sui piedi di Capello che, con un destro
sporco, insaccò a porta vuota.
"Fu un trionfo - ricorda
Zoff - che festeggiammo però con una certa sobrietà. Penso che
quel successo, per importanza e prestigio, nella mia carriera
venga subito dopo il Mondiale '82, l'Europeo '68 e la Coppa Uefa
vinta con una Juve tutta italiana nel '77, a Bilbao. Quella
Nazionale era un mix di esperienza e freschezza, ma riuscì a
scrivere ugualmente una pagina indelebile nella storia del
calcio italiano. Forse solo due o tre squadre, prima di noi,
erano riuscite a espugnare una cattedrale del calcio come
Wembley. Vincere in quello stadio era il massimo per qualsiasi
calciatore".
https://www.ansa.it/web/notizie/photostory/calcio/2013/11/12/Quando-Capello-zitti-Wembley-Zoff-fu-trionfo-_9606497.html
INGHILTERRA-ITALIA 1973, QUANDO CAPELLO BATTE’ I MAESTRI A CASA
LORO
articolo di Nicola Pucci
Vincere a Wembley, quello sì
che rappresenta un sogno per la nazionale italiana di football
che solo qualche mese prima, esattamente il 14 giugno allo
Stadio Comunale di Torino, ha battuto per la prima volta nella
sua storia i “maesti” inglesi, 2-0 firmato da Anastasi e
Capello.
E l’Italia di Ferruccio
Valcareggi riesce nella clamorosa impresa, seppur l’Inghilterra
sia in fase di transizione dopo la vittoria ai Mondiali del 1966
e i quarti di finale a Messico 1970, ufficialmente già eliminata
dai miracoli di Tomaszewski, leggendario portiere della Polonia
che proprio a Wembley scippa ai britannici il biglietto per il
volo aereo direzione Germania 1974.
L’Italia, forte del successo
di Torino, il 14 (giorno che porta fortuna, a quanto pare)
novembre 1973 si presenta a Londra per la rivincita attesa dagli
inglesi che non ci stanno certo a perdere nel “loro” stadio. Ma
quella sera il “loro” stadio è popolato da ben 30.000 italiani,
emigrati in Inghilterra in cerca di un’opportunità di lavoro che
da quelle parti non manca mai, che si fanno sentire seppur
100.000 presenze assistano dalle tribune al match. Quei
tricolori che sventolano tra le migliaia di bandierine dell’Union
Jack vogliono la grande impresa, vogliono che la nazionale di
“Zio Uccio” entri nella storia del calcio, anche se poi si
tratta solo di un’amichevole.
Fa freddo, come è logico che
sia nell’autunno londinese, ma la pioggerellina sottile che
forma una specie di nebbia e una squadra avversaria che fa della
forza fisica il suo cavallo di battaglia sono le componenti
essenziali perchè l’impresa, appunto, si compia. L’Inghilterra
corre più degli azzurri, sembra non stancarsi mai, i suoi
giocatori sembrano grandi il doppio dei nostri, ma Valcareggi
invita i suoi pupilli a mantenere la calma, ad abbassare il
ritmo, a non metterla sullo stesso piano fisico della squadra
che il “santone” Alf Ramsey guida dalla panchina. Gli inglesi
attaccano, gli italiani si difendono, in attesa di provare a
colpire con veloci azioni di contropiede.
Dino Zoff, nella sua
meravigliosa maglia grigia, difende da par suo i pali parando
tutto quel che c’è da parare, a dar sicurezza ad una
retroguardia che ha in Bellugi stopper il giusto rimpiazzo di
Morini, Spinosi il solito baluardo sulla destra, capitan
Facchetti e Burgnich le pedine insostituibili del reparto
arretrato. Romeo Benetti agisce proprio davanti alla difesa e lo
fa, lui che per grinta e caratteristiche fisiche si adatterebbe
benissimo al calcio inglese, con tale efficacia che per gli
attaccanti inglesi è dura aggirare l’ostacolo, mentre Rivera
opera perfettamente in mediana, capace di coprire e rilanciare
l’azione, ben supportato da Causio che ritrova il suo posto
sulla fascia destra e da Capello, infallibile geometra del
centrocampo. In attacco, poi, Riva ha al suo fianco Chinaglia,
bomber della Lazio che da lì a qualche mese sarà campione
d’Italia, che dopo esser stato messo in disparte per far spazio
ad Anastasi, stavolta è la scelta di Valcareggi per contrapporre
la sua stazza alla fisicità dei difensori anglosassoni. E la
mossa si rivelerà azzeccata.
L’Inghilterra spinge come
un’ossessa, con la classe di capitan Bobby Moore e l’ardire
dell’inesauribile Bell, di Currie, Channon e Peters e la
pericolosità sotto porta di Osgood e Clarke, peraltro ben
contenuti da Spinosi e Bellugi. L’Italia soffre ma tiene botta,
pronta alle scorribande di Chinaglia che ha l’occasione buona ma
spara addosso a Shilton in uscita. E’ poi la volta di Zoff
opporsi con una gran parata in tuffo su conclusione di Currie al
16′, così come il rasoterra di Bell poco dopo passa tra le
gambe di Burgnich e termina la sua corsa a sfiorare il palo.
La sfida, ovviamente, è
palpitante, seppur non impeccabile da un punto di vista
squisitamente tecnico, anche per le difficili condizioni
climatiche. Nel secondo tempo il copione non cambia di certo,
inglesi che spingono e azzurri che si difendono pur non
rinunciando ad agire di rimessa. Ed è proprio Riva ad avere
l’occasione propizia, ma la sua conclusione di sinistro quasi a
colpo sicuro obbliga Shilton alla difficile deviazione in
angolo, dal quale tiro dalla bandierina svetta la testa di Chinaglia che colpisce la parte superiore della traversa. Al 69′
tocca ancora a Zoff salire alla ribalta, con la prodezza che
nega il gol alla fucilata dalla distanza di Hughes. Al 75′ è
nuovamente Chinaglia ad impegnare Shilton di testa, ma l’ultima
parte di gara è un serrate furibondo dei bianchi di Albione che
accelerano ancora e prendono d’assalto il fortino.
Finchè, al minuto 86′, un
alleggerimento della difesa trova Capello che a sua volta
appoggia a Chinaglia defilato sulla destra. “Long John“, come
viene simpaticamente chiamato, salta McFarland e centra
rasoterra dal fondo. Shilton può solo ribattere la stangata a
mani aperte sui piedi dell’accorente Capello, che con la sua
consueta intelligenza tattica ha seguito l’azione e si fa
trovare al posto giusto al momento giusto per ribadire in rete e
depositare la palla in fondo al sacco con un semplice tocco da
pochi passi.
1-0 Italia, ed il tempio di
Wembley infine, per la prima volta, si piega al coraggio degli
azzurri. L’impresa, ora, è completata e i “maestri” del calcio,
davvero, non fanno più paura.
Il tabellino della partita:
Inghilterra: Shilton,
Medeley, Hughes, Bell, McFarland, Moore (cap.), Currie, Channon,
Osgood, Clarke (74′ Hector), Peters. Commissario tecnico: A.
Ramsey.
Italia : Zoff, Spinosi,
Facchetti (cap.), Benetti, Bellugi, Burgnich, Causio, Capello,
Chinaglia, Rivera, Riva. In panchina: Castellini, Sabadini,
Zecchini, Furino, Re Cecconi, Bigon, Boninsegna, Pulici P. C.T.
Valcareggi.
Arbitro: Marques Lobo
(Portogallo). Marcatore: 86′ Capello.Note: Serata fredda con
pioggia battente. Terreno in discrete condizioni. Angoli 19-2
per l’Inghilterra. Spettatori: 100.000 circa.
https://sport660.wordpress.com/2016/12/27/inghilterra-italia-1973-quando-capello-violo-il-tempio-di-wembley/
NON QUALIFICATA
ALLA FASE FINALE
ALCUNE
PARTITE DELL'ANNO
5-6-1976, Milano (AM)
Italia-Romania 4-2 Reti: 49’ Graziani, 60’ Antognoni, 65’
Lucescu, 70’ e 74’ Bettega, 77’ Georgescu Italia: Zoff,
Tardelli, Rocca, Benetti (46’ Zaccarelli), Roggi, Facchetti,
Causio, Pecci, Graziani, Antognoni, P. Pulici (46’ Bettega). Ct:
F. Bernardini. Romania: Iordache, Chenal, Hajnal, Boloni, G.
Sandu, Dobrau (19’ Tanasescu), Fasekas (50’ Zamfir), Multescu,
Iordanescu, M. Sandu (65’ Georgescu), Lucescu. Ct: S. Kovacs.
Arbitro: Schiller (Austria).
25-9-1976, Roma (AM)
Italia-Jugoslavia 3-0 Reti: 33’ Bettega, 73’ Graziani, 83’
Bettega Italia: Zoff, Rocca, Tardelli, P. Sala, Bellugi, Scirea,
Causio, F. Capello, Graziani, Antognoni, Bettega. Ct: F.
Bernardini. Jugoslavia: Svilar, Jelikic, Juricic, Hadziabdic,
Peruzovic, Bogicevic, Zungul, Muzinic (80’ Halilhodzic),
Dordevic, Nikolic (46’ Ivezic), Surjak. Ct: I. Toplak. Arbitro:
Sanchez Ibañez (Spagna).
16-10-1976, Lussemburgo (QM)
Lussemburgo-Italia 1-4 Reti: 24’ Graziani, 44’ Bettega, 50’
Antognoni, 81’ Bettega, 86’ Braun Lussemburgo: Zender, Schaul,
Da Grava, Margue, Mond, Pilot, Krecke, Orioli (64’ Langers),
Braun, Dresch, Dussier. Ct: G. Legrand. Italia: Zoff, Tardelli,
Rocca, P. Sala, Mozzini, Facchetti, Causio, F. Capello,
Graziani, Antognoni, Bettega. Ct: F. Bernardini. Arbitro:
Dörflinger (Svizzera).
17-11-1976, Roma (QM)
Italia-Inghilterra 2-0 Reti: 36’ Antognoni, 77’ Bettega Italia: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Benetti, Gentile, Facchetti, Causio,
F. Capello, Graziani, Antognoni, Bettega. Ct: F. Bernardini.
Inghilterra: Clemence, Clement (75’ Beattie), Mills, Greenhoff,
McFarland, Hughes, Keegan, Channon, Bowles, Brooking, Cherry. Ct:
D. Revie. Arbitro: Klein (Israele).
La
storia di un mito che travalica ogni confine.
E’ quella di Fulvio
Bernardini che Marco Impiglia ha raccolto nel volume ”Fulvio
Bernardini. Il Dottore del calcio italiano” (Kollesis Editrice).
Romano, classe 1905, ‘Fuffo’ è stata una delle figure più
carismatiche e traversali della Capitale; un centromediano
metodista unico nello stile, cresciuto nella Lazio e poi, dopo
una parentesi all’Inter, diventato icona della Roma giallorossa,
tanto che il centro sportivo di Trigoria è intitolato in suo
nome. Ma Bernardini è stato anche un tecnico vincente: il primo
allenatore a conquistare lo scudetto con due squadre diverse,
Fiorentina e Bologna, rompendo l’egemonia del Nord. Ma anche il
ct che gettò le basi all’Italia campione del mondo nel 1982. Fu
poi dirigente federale e giornalista brillante delle maggiori
testate sportive italiane, capace di tener testa a Gianni Brera.
Una carriera intensa che Impiglia ha scelto di ripercorrere
nelle tappe fondamentali anche nella promozione del volume: ecco
quindi che la presentazione si è svolta presso il circolo
canottieri Lazio, sotto i colori biancocelesti con cui il
Dottore (era uno dei pochi calciatori laureati) esordì. Ma
prossimamente sarà presentato anche sulla sponda giallorossa di
Roma e poi a Firenze, Bologna e Genova.
”A 30 anni di distanza
dalla morte di mio padre, la maniera migliore per celebrarlo è
questo libro, un lavoro eccezionale di Impiglia – riconosce Mariolina Bernardini -. Sapeva godersi la vita scegliendosi gli
amici giusti. Aveva trasformato la sua passione nel suo lavoro e
questo l’aveva reso l’uomo che era”. ”Nessuno ne aveva fatto una
storia completa – rileva l’autore -, ho capito che potevo dare i
giusti onori a uno dei più grandi calciatori che ha avuto Roma.
Un fine allenatore e un grande giornalista. È stato un po’ come
scoprire la sua visione del mondo”. Innamorato del calcio totale
‘Fuffo’ era completo anche nella vita. ”E’ stato un personaggio
totale – ricorda Italo Cucci che del libro ha scritto la
prefazione -. Anche un ottimo giornalista. Scriveva in modo così
chiaro e leggibile che noi del Resto del Carlino finimmo per
vendere i suoi articoli alla Gazzetta”. Bernardini fu il
rimpianto dei laziali e il grande amore dei romanisti, ma
soprattutto un gentiluomo capace di andare oltre ogni confine.
http://voce.com.ve/2014/02/04/libri-fulvio-bernardini-il-dottore-che-ando-oltre-i-confini/
Il dottor Fulvio
qualunquista:
«Dovetti perdere col Duce»A
modo mio qualunquista lo sono stato anche io. Chi me lo disse in
faccia, un giorno, fu Gianni Brera. Ero appena arrivato al
Guerino, a Milano, da Bologna, e il direttor Giovanni aveva il
dente avvelenato con i bolognesi per via dello scudetto “rubato”
all'Inter nello spareggio dell'Olimpico.Già, il direttore Brera:
in verità, l’unica volta che lo chiamai così mi mandò a quel
paese, spiegandomi che lui era un uomo libero e che i direttori
sono schiavi del padrone più di quanto non lo siano i modesti
redattori, e lui col Conte Rognoni di Romagna - che chiamava il
Passator del Mese alla stregua del mitico dottor Pelloni del
Carlino - faceva quel che voleva, imponendosi come anarchico di
lusso, e il Conte abbozzava. Felice.
Dunque arrivai a Piazza Duca
d’Aosta e la prima volta che aprii bocca in redazione per parlar
di calcio, decantando le virtù dei rossoblù e del loro tecnico,
Fulvio Bernardini, che ne schierava quattro e mezzo là davanti a
fabbricare gol (Perani, Bulgarelli, Nielsen, Haller e Pascutti,
Giacomino lavorava per tutti) Giovanni disse alzando il
sopracciglio: «L’è ‘rivà un qualunquista». Rimasi interdetto. Lì
per lì pensai che mi avesse “scoperto” politicamente e invece
Willy Molco mi dette di gomito e sussurrò «non hai mai letto le
sue polemiche sul qualunquismo tattico?». Sì, ne avevo letto,
m'ero ricordato subito delle tirate breriane contro la Scuola
Napoletana di Palumbo e Ghirelli e il loro qualunquismo,
consistente - la faccio breve - nell'invocare squadre attrezzate
per offendere e pedatori votati all'attacco; e mi sentii anche
in colpa, perchè da quel punto di vista un po qualunquista ero
anch'io, odiatore del calcio iperdifensivo dell'Inter herreriana.
Ma qualunquista ero stato
davvero, pur nelle condizioni cinquettiane di uno che “non ha
l’età”. Ero stato qualunquista quando nell’immediato dopoguerra,
salutato da emozionanti scritte sui muri romani tipo “aridateci
er puzzone” - ovvero il Duce - m'ero impegnato a leggere L'Uomo
Qualunque - alternandolo a Gimo Toro e Dick Fulmine - perché
m’era piaciuto quel disegno di testata con l’uomo schiacciato
nella pressa che gridava il suo dolore, un dolore più politico
che fisico. Eppoi, mi era piaciuto Guglielmo Giannini,
elegantissimo con la sua caramella all’occhio e brillante nel
linguaggio, spesso addirittura esagerato - come si diceva allora
- capace di sparare epiteti sanguinosi sui politici cialtroni e
indirizzarne anche di più violenti allo Stato inetto. Grillo è
roba da ridere a confronto. Visti anche i tempi, è ovvio.
Allora, qualunquisti voleva dir fascisti. Non a caso nel
decoroso salottino di casa mia si sarebbe letto, più avanti, il
Candido di Guareschi; non a caso, il primo giornale su cui potei
scrivere davvero (pagato, insomma) fu Lo Specchio di Giorgio
Nelson Page (e Ninni Pingitore).
Ma il mio forse superficiale
qualunquismo avrebbe avuto un approfondimento straordinario
proprio a causa di quell'uomo che Brera - pur rispettandolo e
gratificandolo del soprannome di Dottor Pedata - tacciava di
obbrobri tattici solo in casi disperati corretti in senso
difensivo (un giorno vi parlerò di Capra, il terzino fattosi
ala): Fulvio Bernardini. Non so come fu, forse all’ora del the
da Pedretti, a Casalecchio, quando il Dottore mi permetteva
escursioni dialettiche non calcistiche, mi venne da dire
“qualunquismo”.
«E tu che ne sai» - mi chiese. Glielo spiegai:
avevo già venticinque anni e quelle passioni politiche erano
state ordinatamente archiviate. «E di Giannini, che mi dici?».
«Mi piaceva». «Anche a me», disse Fulvio. Poi restò zitto,
incerto se continuare, ma poi s’aprì: «Ho sposato sua figlia.
Sì, Ines è figlia di Guglielmo Giannini. Un uomo che ho
rispettato. Aveva una grande intelligenza e una profonda voglia
di pulizia».
Mi capitò, con Fulvio, di conoscere l’Uomo di
Destra che piaceva a me, come più tardi fu con Enzo Ferrari. Non
politicanti, per carità, ma portatori di idee e comportamenti
degni di quella Patria che mi aveva insegnato ad amare mio padre
e di quella Borghesia che avevo scoperto negli scritti di Leo
Longanesi. E Fulvio - come Ferrari - trovò l’interlocutore
giusto per raccontare una storia sul Duce. L’Ingegnere di
Maranello fu divertentissimo nel descrivere una folle corsa in
automobile verso l’Abetone con il cavalier Mussolini che forse
per la prima volta ebbe paura. La storia di Bernardini risaliva
agli anni Trenta, quando era popolarissimo calciatore, ricco,
giovane, bello, tentato da Cinecittà.
Il 2 gennaio 1935 girava per
Roma con la sua elegante Augusta quando, a Piazza Venezia, si
trovò dietro una ingombrante Astura blu che andava a dicei all'ora.Cominciò
a suonare il clacson, ma inutilmente, poi in via Cesare Battisti
tentò il sorpasso e l’Astura l’ostacolò fino a che le due auto
si toccarono. Nulla di grave. Passarono alcune ore, poi
ricevette a casa la visita della polizia: sull’Astura viaggiava
Benito Mussolini che andava a Stazione Termini per incontrare il
premier francese Pierre Laval. Gli fu ritirata la patente che
riebbe grazie ai buoni uffici di un altro campione, Eraldo
Monzeglio, amico dei figli del Duce; ma a un patto: essendo
abilissimo anche nel tennis, avrebbe dovuto giocare una partita
con Mussolini, a Villa Torlonia. «E sai come finì? - mi disse il
Dottore, stringendo le spalle e abbozzando un sorriso - Dovetti
perdere». Ecco chi era il mio Maestro di Qualunquismo. Che
tuttavia negli anni Sessanta, durante un “Processo al Calcio”
organizzato da Guerin Sportivo, meritò un’altra ammirata
sferzata da Brera: «Bernardini fingeva di parteggiare, a parole,
per i qualunquisti e poi li smentiva sul campo sia a Firenze sia
a Bologna. La cosa mi sdegnava molto. Perché gli italiani hanno
sempre bisogno del doppio binario e storicamente ne ho così
nitida coscienza da soffrirne. Intanto, per quel vezzo, abbiamo
perduto molti anni in chiacchiere e ancor oggi vi sono molti
tabù mentali e critici nel nostro ambiente. Bernardini è
intelligente e buono d’animo per cui mi piace molto di aver
fatto pace con lui: se accettasse di insegnare anche quel che
combina in sede pratica sarebbe la guida ideale del calcio
italiano». Erano tempi di Vecchi Fusti, quelli.
http://www.storiedicalcio.altervista.org/italo_cucci_bernardini.html
ELIMINATA AI
QUARTI DI FINALE
Enzo Bearzot
1
Zoff ·
2
F. Baresi ·
3
G. Baresi ·
4
Bellugi ·
5
Cabrini ·
6
Collovati ·
7
Gentile ·
8
Maldera ·
9
Scirea ·
10
Antognoni ·
11
Benetti ·
12
Bordon ·
13
Buriani ·
14
Oriali ·
15
Tardelli ·
16
Zaccarelli ·
17
Altobelli ·
18
Bettega ·
19
Causio ·
20
Graziani ·
21
Pruzzo ·
22
Galli ·
CT: Bearzot
12-6-1980 Milano (EU)
Italia-Spagna 0-0 Italia: Zoff, Gentile, Cabrini (56’ Benetti),
Oriali , Collovati, Scirea, Causio, Tardelli, Graziani,
Antognoni, Bettega. Ct: Bearzot. Spagna: Arconada, Tendillo,
Gordillo, Zamora, Migueli, Alesanco, Dani (53’ Juanito), Saura,
Satrustegui, Asensi, Quini. Ct: Kubala. Arbitro: Palotai
(Ungheria).
15-6-1980, Torino (EU)
Italia-Inghilterra 1-0 Reti: 78’ Tardelli. Italia: Zoff,
Gentile, Oriali, Benetti, Collovati, Scirea, Causio (88’ G.
Baresi), Tardelli, Graziani, Antognoni, Bettega. Ct: Bearzot.
Inghilterra: Shilton, Neal, Sansom, Wilkins, Watson, Thompson,
Keegan, Coppell, Birtles (75’ Mariner), Kennedy, Woodcock. Ct:
Greenwood. Arbitro: Rainea (Romania).
18-6-1980, Roma (EU)
Italia-Belgio 0-0 Italia: Zoff, Gentile, Oriali (46’ Altobelli),
Benetti, Collovati, Scirea, Causio, Tardelli, Graziani,
Antognoni (35’ G. Baresi), Bettega. Ct: Bearzot. Belgio: Pfaff,
Gerets, Renquin, Cools, Millecamps, Meeuws, Van der Elst,
Vandereycken, Mommens (78’ Van den Bergh), Van Moer (49’
Verheyen), Ceulemans. Ct: Thys. Arbitro: Garrido (Portogallo).
QUARTI DI FINALE
21-6-1980, Napoli (EU)
Cecoslovacchia-Italia 9-8 rig. (1-1 dts) Reti: 53’ Jurkemik, 72’
Graziani. Rigori: Causio (t), Masny (t), Altobelli (t), Nehoda
(t), Baresi (t), Ondrus (t), Cabrini (t), Jurkemik (t), Benetti
(t), Panenka (t), Graziani (t), Gogh (t), Scirea (t), Gajdusek
(t), Tardelli (t), Kozak (t), Collovati (p), Barmos (t). Italia:
Zoff, Gentile, Cabrini, G. Baresi, Collovati, Scirea, Causio,
Tardelli, Graziani, Bettega (85’ Benetti), Altobelli. Ct:
Bearzot. Cecoslovacchia: Netolicka, Barmos, Gogh, Jurkemik,
Vojacek, Ondrus, Vizek (64’ Gajdusek), Kozak, Nehoda, Panenka,
Masny. Ct: Venglos. Arbitro: Linemayr (Austria).
la squadra campione del mondo comincia a
prendere forma
NON QUALIFICATA
ALLA FASE FINALE
ALCUNE PARTITE DELL'ANNO: 1984
4-2-1984, Roma (AM) Italia-Messico 5-0 Reti: 1’ Bagni, 12’, 37’
e 44’ Rossi, 50’ Conti. Italia:
Bordon (46’ Galli), Bergomi,
Cabrini, F. Baresi, Vierchowod (62’ Tardelli), Scirea (52’
Collovati), B. Conti, Bagni, Rossi (46’ Fanna), Dossena (46’
Battistini), Altobelli. Ct: Bearzot. Messico: Ferreira (46’
Heredia), Trejo, Bravo, Aguirre, Manzo Armando, Tena, Lopez
Zarza, Negrete (62’ Hernandez), Diaz (80’ Manzo Augustin),
Flores, Luna (46’ Chavez). Ct: Milutinovic. Arbitro: Graca Oliva
(Portogallo).
3-3-1984, Istanbul (AM)
Turchia-Italia 1-2 Reti: 2’ Altobelli, 18’ Cabrini, 65’ Tüfekci
Turchia: Yasar (46’ Zafer), Ismail, Erdogan, Rasit, Yusuf (42’
Coban), Fatih, Hasan, Tüfekci, Keser, Sedat, Selcuk. Ct: Ozari.
Italia: Bordon (46’ Galli), Bergomi, Cabrini, Righetti,
Vierchowod, F. Baresi, B. Conti, Bagni (46’ Battistini), Rossi
(76’ Fanna), Dossena (85’ Sabato), Altobelli. Ct: Bearzot.
Arbitro: Petrescu (Romania).
7-4-1984, Verona (AM)
Italia-Cecoslovacchia 1-1 Reti: 33’ Bagni, 67’ Griga. Italia:
Bordon (46’ Galli), Bergomi, Cabrini (46’ Gentile), Bagni,
Vierchowod, Righetti, B. Conti, Tardelli (70’ Massaro), Rossi
(46’ Fanna), Dossena, Altobelli. Ct: Bearzot. Cecoslovacchia:
Miklosko, Jakubec, Levy, Ondra, Prokes, Fiala, Chaloupka (46’
Scasny), Zelensky, Griga, Sloup (63’ Jarolim), Micinec (59’
Drulak). Ct: Havranek. Arbitro: Ponnet (Belgio).
22-5-1984, Zurigo (AM)
Germania Ovest-Italia 1-0 Rete: 61’ Briegel. Germania Ovest:
Schumacher (46’ Burdenski), B. Förster, Briegel, Rolff, K.H.
Förster (46’ Matthäus), Stielike, Brehme, Buchwald (66’ Bommer),
Völler, Allofs, Rummenigge. Ct: Derwall. Italia: Bordon, Bergomi,
Nela (70’ Gentile), F. Baresi, Vierchowod, Scirea, Bagni,
Tardelli (71’ Fanna), Altobelli (79’ Giordano), Dossena, B.
Conti. Ct: Bearzot. Arbitro: Coelho (Brasile).
ELIMINATA AI
QUARTI DI FINALE
Azeglio
Vicini
1
Zenga ·
2
Baresi ·
3
Bergomi ·
4
Cravero ·
5
Ferrara ·
6
Ferri ·
7
Francini ·
8
Maldini ·
9
Ancelotti ·
10
De Agostini ·
11
De Napoli ·
12
Tacconi ·
13
Fusi ·
14
Giannini ·
15
Romano ·
16
Altobelli ·
17
Donadoni ·
18
Mancini ·
19
Rizzitelli ·
20
Vialli ·
Italia: Zenga,
Bergomi, Baresi, Ferri, Maldini, Donadoni, De Napoli, Ancelotti,
Giannini, Mancini (69° Altobelli), Vialli (89° De Agostini).
Spagna: Zubizarreta, Tomas, Andrinua, Sanchis, Soler, Victor,
Michel (73° Beguiristain), Gallego (67° Martin Vazquez),
Gordillo, Butragueño, Bakero. Arbitro: Frederiksson (Svezia).
Italia: Zenga,
Bergomi, P. Maldini, F. Baresi, R. Ferri, Ancelotti, Donadoni
(85’ De Agostini), De Napoli, Mancini (67’ Altobelli), Giannini,
Vialli. Ct: A. Vicini. Danimarca: Schmeichel, Kristensen,
Heintze, M. Olsen (68’ Berggreen), Nielsen, L. Olsen, Frimann
(58’ Vilfort), Jensen, Eriksen, M. Laudrup, Povlsen. Ct: J.
Piontek. Arbitro: Galler (Svizzera).
GERMANIA OVEST: Immel, Buchwald, Brehme (76' Borowka), Kohler,
Herget, Littbarski, Matthaus, Voeller (81' Eckstein), Thon,
Berthold. Klinsmann. Ct Beckenbauer. ITALIA: Zenga,
Baresi, Bergomi, Ferri, Maldini, Ancelotti, De Napoli (86' De
Agostini), Giannini, Donadoni, Mancini, Vialli (89' Altobelli).
Ct Vicini. ARBITRO: Hackett (Inghilterra)
QUARTI DI FINALE
URSS: Dasaev, Bezsonov (36
Demianenko), Khidiyatulline, Kuznetsov, Rats, Aleinikov,
Litovtchenko, Zavarov, Protassov, Mikhailichenko, Gotsmanov -
Italia: Zenga, Bergomi, Baresi, Ferri, Maldini (63 De Agostini),
Donadoni, De Napoli, Ancelotti, Giannini, Mancini (46
Altobelli), Vialli - Arbitro: Ponnet (Belgio)
L'Italia riparte da Azeglio Vicini, nuoco
ct dopo il fallimento al mondiale del 1986 in Messico. Il
commissario tecnico rivoluziona la squadra attingendo da quella
che è probabilmente l'Under 21 azzurra più forte di sempre:
squadra in cui militivano Zenga, Maldini, Francini, De Napoli,
Donadoni, Giannini, Mancini e Vialli. Un gruppo di talento
completato da grandi giocatori come Ancelotti, Ferrara, Bergomi,
De Agostini, Ferri, Altobelli e Franco Baresi.
L'Italia trova nel proprio girone la
Germania Ovest padrona di casa, la Spagna e la Danimarca.
L'esordio è a Dusseldorf proprio contro i tedeschi. Dopo un
primo tempo equilibrato Mancini porta avanti gli azzurri
sfruttando un assist di Donadoni, ma la Gemania trova il
pareggio poco dopo: Zenga tiene troppo la palla e il fiscale e
casalingo arbitro Hackett, della federazione inglese, concede
una punizione a due in area. Brehme non sbaglia e fissa il
risultato sull'1-1 finale.
Dopo il pareggio all'esordio, il secondo
match con la Spagna è già un appuntamento da non sbagliare: gli
azzurri, guidati da un Ancelotti dominatore del centrocampo,
conduce la gara per lunghi tratti e trova il gol con Vialli al
73'. L'attaccante, servito da Altobelli, firma l'1-0 con un
preciso diagonale di sinistro: è il gol partita. La squadra di
Vicini batte 2-0 la Danimarca nell'ultima gara (a segno
Altobelli e Agostini nella ripresa) e chiude il girone a pari
punti con la Germania Ovest: ma il primo posto, in virtù della
migliore differenza reti, è dei padroni di casa. Così in
semifinale agli azzurri tocca l'URSS, vincitore del suo girone
davanti all'Olanda di Van Basten.
La squadra di Vicini arriva
all'appuntamento sulle ali delle entusiasmo, forte di un gioco
apprezzato da critica e tifosi e del 4-1 rifilato in amichevole
ai sovietici in un'amichevole giocata a Bari qualche mese prima.
Ma a Stoccarda è tutta un'altra musica: l'URSS si dimostra
troppo forte per la giovane banda di Vicini e regola l'Italia
con un 2-0 firmato Litovchenko-Protasov che non ammette
repliche. Gli azzurri escono dal torneo a testa alta ma con
qualche rimpianto.
I PROTAGONISTI
Roberto Mancini. Euro '88 è la sintesi del
suo rapporto conflittuale con la Nazionale. Vicini gli dà
fiducia nonostante i dubbi e le critiche della stampa, lui
risponde andando a segno contro la Germania Ovest all'esordio,
rete festeggiata con un'esultanza polemica nei confronti dei
giornalisti presenti in tribuna. Ma dopo la buona prova con i
tedeschi il numero 10 della Sampdoria non si ripete: parte
titolare nelle altre tre gare dell'Italia all'Europeo, ma nella
ripresa il ct lo sostituisce in ogni occasione con Altobelli.
Gianluca Vialli . Ruolo: attaccante Con
Mancini riforma in Nazionale la coppia che ha fatto la fortuna
della Sampdoria. Ma, al contrario di quanto accaduto al
compagno, per lui Euro '88 è un trampolino di lancio. Punto
fermo dell'attacco azzurro, segna la rete decisiva nella gara
contro la Spagna ed è tra i migliori nella semifinale contro
l'URSS.
Alessandro Altobelli Euro '88 è il canto
del cigno dell'attaccante dell'Inter in Nazionale. Vicini lo
convoca per fare da chioccia ai giovani dell'Under 21 e il
33enne Spillo ripaga la fiducia del ct. Il commissario tecnico
lo manda in campo in tre occasioni, sempre al posto di Mancini,
e lui risponde presente: contro la Danimarca, nell'ultima
partita del girone, sblocca il risultato un minuto dopo il suo
ingresso in campo. Contro l'URSS, in semifinale, gioca la sua
ultima partita con la maglia azzurra.
Franco Baresi Per il difensore del Milan
l'Europeo in Germania Ovest è il torneo del rilancio in
Nazionale: Bearzot, che lo vedeva meglio a centrocampo, lo aveva
lasciato a casa nel Mondiale del 1986. Vicini lo richiama e gli
affida una maglia da titolare in tutte le gare della rassegna
continentale.
Walter Zenga Dopo il Mondiale del 1986, in
cui Bearzot lo convoca come terzo portiere, a Euro '88 Vicini
gli affida il ruolo di titolare. E' subito protagonista di un
episodio controverso nella gara di esordio contro la Germania
Ovest: sul risultato di 1-0 per gli azzurri, il numero uno tiene
troppo palla in area e l'arbitro fischia la punizione a due su
cui Brehme firma il pareggio. Conserva l'imbattibilità contro
Spagna e Danimarca, ma in semifinale si arrende anche lui all'uno-due
dell'Urss firmato da Litovchenko e Protasov nella ripresa.
http://www.datasport.it/calcio/2011-2012/nazionali/italia/europei-italia-1988-urss-germania-ovest.htm
NON QUALIFICATA
ALLA FASE FINALE
ALCUNE PARTITE DELL'ANNO:
19-2-1992, Cesena (AM) Italia-San Marino 4-0 Reti: 36’ R.
Baggio, 42’ Donadoni, 47’ Casiraghi, 84’ R. Baggio. Italia:
Zenga (46’ Pagliuca), Mannini (46’ Carrera), P. Maldini, De
Napoli, Costacurta, F. Baresi (46’ Ferri), Bianchi (46’
Lentini), Donadoni (46’ Zola), Casiraghi, R. Baggio, Evani. Ct:
A. Sacchi. San Marino: Benedettini, Conti, Muccioli, M. Mazza,
Gobbi, Guerra, Manzaroli, Bonini, P. Mazza (83’ Munaroli),
Francini (74’ Gennari), Baciocchi (46’ Pasolini). Ct: G. Leoni.
Arbitro: Martino (Svizzera).
25-3-1992, Torino (AM)
Italia-Germania 1-0 Rete: 86’ R. Baggio rig. Italia: Zenga,
Mannini, Carboni, Eranio (80’ Bianchi), Costacurta, F. Baresi,
Donadoni, De Napoli (61’ Lentini), Casiraghi, R. Baggio (91’
Berti), Evani. Ct: A. Sacchi. Germania: Illgner, Reuter, Brehme,
(46’ Schulz), Helmer, Binz, Buchwald, Doll (69’ Bein), Hässler,
Völler (46’ Klinsmann), Matthäus, Riedle. Ct: B. Vogts. Arbitro:
Larsson (Svezia).
31-5-1992, New Haven (UC)
Italia-Portogallo 0-0 Italia: Zenga, Mannini, P. Maldini, Fusi
(77’ Galia), Costacurta, F. Baresi, Bianchi (81’ Signori),
Donadoni, Vialli, R. Baggio (71’ Casiraghi), Di Chiara (34’
Lombardo). Ct: A. Sacchi. Portogallo: Vitor Baia, João Pinto I,
Leal, Fernando Couto (38’ Samuel), Paulo Madeira, Peixe, (81’
Semedo), Vitor Pareira (46’ Jaime Magalhães), Rui Filipe, Cadete
(81’ Domingos), Figo, João Pinto II. Ct: C. Queiroz. Arbitro:
Dominguez (Stati Uniti).
ELIMINATA AL
PRIMO TURNO
CT: Sacchi
1
Peruzzi ·
2
Apolloni ·
3
Maldini ·
4
Carboni ·
5
Costacurta ·
6
Nesta ·
7
Donadoni ·
8
Mussi ·
9
Torricelli ·
10
Albertini ·
11
D. Baggio ·
12
Toldo ·
13
Rossitto ·
14
Del Piero ·
15
Di Livio ·
16
Di Matteo ·
17
Fuser ·
18
Casiraghi ·
19
Chiesa ·
20
Ravanelli ·
21
Zola ·
22
Bucci ·
11-6-1996, Liverpool (EU)
Italia-Russia 2-1 Reti: 4’ Casiraghi, 21’ Tsymbalar, 51’
Casiraghi Italia: Peruzzi, Mussi, P. Maldini, Albertini,
Costacurta, Apolloni, Di Livio (61’ Fuser), Di Matteo,Casiraghi
(79’ Ravanelli), Del Piero (46’ Donadoni), Zola. Ct: A. Sacchi.
Russia: Cherchesov, Tetradze, Onopko, Bushmanov (46’ Yanovski),
Kovtun, Kanchelskis, Radimov, Mostovoj, Karpin (62’ Kiryakov),
Tsymbalar (70’ Dobrovolskij), Kolyvanov. Ct: O. Romantsev.
Arbitro: Mottram (Scozia).
14-6-1996, Liverpool (EU)
Repubblica Ceca-Italia 2-1 Reti: 4’ Nedved, 18’ Chiesa, 35’
Bejbl Repubblica Ceca: Kouba, Latal (87’ Nemecek), Hornak,
Kadlec, Suchoparek, Nemec,Poborsky, Bejbl, Nedved, Berger (63’
Smicer), Kuka. Ct: D. Uhrin. Italia: Peruzzi, Mussi, P. Maldini,
Albertini, Costacurta, Apolloni, Fuser, D. Baggio (38’ Carboni),
Chiesa (77’ Zola), Donadoni, Ravanelli (57’ Casiraghi). Ct: A.
Sacchi. Arbitro: Lopez Nieto (Spagna).
19-6-1996, Manchester (EU)
Italia-Germania 0-0 Italia: Peruzzi, Mussi, Carboni (77’
Torricelli), Albertini, P. Maldini, Costacurta, Fuser (81’ Di
Livio), Di Matteo (68’ Chiesa), Casiraghi, Donadoni, Zola. Ct:
A. Sacchi. Germania: Köpke, Strunz, Freund, Sammer, Helmer,
Ziege, Hässler, Eilts, Möller (89’ Bode), Klinsmann, Bobic. Ct:
B. Vogts. Arbitro: Goethals (Belgio).
VICE CAMPIONE D'EUROPA
CT: Zoff
1
Abbiati ·
2
Ferrara ·
3
Maldini ·
4
Albertini ·
5
Cannavaro ·
6
Negro ·
7
Di Livio ·
8
Conte ·
9
Inzaghi ·
10
Del Piero ·
11
Pessotto ·
12
Toldo ·
13
Nesta ·
14
Di Biagio ·
15
Iuliano ·
16
Ambrosini ·
17
Zambrotta ·
18
Fiore ·
19
Montella ·
20
Totti ·
21
Delvecchio ·
22
Antonioli ·
14-6-2000, Bruxelles (EU)
Italia-Belgio 2-0 Reti: 6’ Totti, 65’ Fiore. Italia: Toldo,
Cannavaro, Nesta, Iuliano, Zambrotta, Conte, Albertini, Fiore
(82’ Ambrosini), Maldini, Inzaghi (77’ Delvecchio), Totti (63’
Del Piero). Ct: D. Zoff. Belgio: De Wilde, Deflandre, Valgaeren,
Staelens, Van Kerckhoven (44’ Hendrikx), Verheyen (67’ M. Mpenza),
Wilmots, Vanderhaeghe, Goor, Strupar (57’ Nilis), E. Mpenza. Ct:
Waseige. Arbitro: Garcia Aranda (Spagna).
11-6-2000, Arnhem (EU)
Turchia-Italia 1-2 Reti: 52’ Conte, 61’ Okan, 70’ Inzaghi rig.
Turchia: Rustu, Fatih, Ogun, Alpay, Umit (76’ Tugay), Tayfun,
Okan (89’ Ergun), Tayfur, Abdullah, Sergen (81’ Arif), Hakan
Sukur. Ct: Denizli. Italia: Toldo, Cannavaro, Nesta, Maldini,
Zambrotta, Conte, Albertini, Fiore (74’ Del Piero), Pessotto
(62’ Iuliano), Totti (82’ Di Livio), Inzaghi. Ct: D. Zoff.
Arbitro: Dallas (Scozia).
19-6-2000, Eindhoven (EU)
Italia-Svezia 2-1 Reti: 38’ Di Biagio, 77’ H. Larsson, 88’ Del
Piero. Italia: Toldo, Ferrara, Negro, Iuliano (46’ Cannavaro),
Pessotto, Di Livio (64’ Fiore), Di Biagio, Ambrosini, Maldini
(41’ Nesta), Montella, Del Piero. Ct: D. Zoff. Svezia: Hedman,
Melleberg, P. Andersson, Bjorklund, Gustafsson (75’ K. Andersson),
Mild, Mjallby (55’ D. Andersson), Ljungberg, Svensson (51’
Alexandersson), H. Larsson, Osmanovski. Ct: Soderberg e
Lagerback. Arbitro: Melo Pereira (Portogallo).
QUARTI DI FINALE
24-6-2000, Bruxelles (EU)
Italia-Romania 2-0 Reti: 33’ Totti, 42’ Inzaghi. Italia: Toldo,
Cannavaro, Nesta, Iuliano, Zambrotta, Conte (55’ Di Biagio),
Albertini, Fiore, Maldini (46’ Pessotto), Totti (75’ Del Piero),
Inzaghi. Ct: D. Zoff. Romania: Stelea, Filipescu, Belodedici,
Ciobotariu, Petre, Hagi, Galca (67’ Lupescu), Munteanu, Chivu,
Mutu, Moldovan (54’ Ganea). Ct: Jenei. Arbitro: Melo Pereira
(Portogallo).
SEMIFINALE
29-6-2000, Amsterdam (EU)
Italia-Olanda 3-1 rig. (0-0) Sequenza rigori: Di Biagio gol, F.
De Boer parato, Pessotto gol, Stam traversa, Totti gol, Kluivert
gol, Maldini parato, Bosvelt parato. Italia: Toldo, Cannavaro,
Nesta, Iuliano, Maldini, Zambrotta, Albertini (77’ Pessotto), Di
Biagio, Fiore (82’ Totti), Del Piero, Inzaghi (67’ Delvecchio).
Ct: D. Zoff. Olanda: Van der Sar, Bosvelt,
Stam, F. De Boer, Van Bronckhorst, Cocu (95’ Winter), Davids,
Overmars, Bergkamp (86’ Seedorf), Zenden (77’ Van Vossen),
Kluivert. Ct: Rijkaard. Arbitro: Merk (Germania).
Zoff lascia la Nazionale dopo
l'attacco di Berlusconi
Il tecnico: "E' stata offesa la mia
dignità E' stato offeso il lavoro di un uomo serio"
di GIANCARLO MOLA
ROMA - Difesa e contropiede, come ha
sempre predicato ai suoi ragazzi. Con una mossa a sorpresa Dino
Zoff reagisce al feroce attacco di Silvio Berlusconi annunciando
le sue dimissioni dall'incarico di commissario tecnico della
Nazionale italiana di calcio. Lo fa a freddo, 24 ore dopo che le
agenzie avevano battuto la notizia delle critiche del presidente
del Milan. "Dal signor Berlusconi - dice - non prendo lezioni di
dignità. Non è giusto denigrare il lavoro degli altri
pubblicamente, non è giusto che non si rispetti un uomo che fa
il suo lavoro con dedizione e umiltà".
E poi ancora: "E' stato offeso un uomo e
la sua professionalità, è mancato il rispetto per un lavoratore
e questo io non posso accettarlo". Parole dure, ruvide come il
carattere del commissario tecnico. Che come le rapide ripartenze
degli azzurri nel campionato europe ribaltano in un attimo la
situazione di gioco. Adesso sul banco degli accusati c'è proprio
Berlusconi, leader presunto del partito anti-Zoff, di coloro che
"non sono stati tristi per la sconfitta con la Francia" (come
aveva detto lo stesso ct domenica sera). E infatti il leader di
Forza Italia (un nome anche questo che ora suona paradossale) si
è subito affrettato a precisare le sue parole.
E' stata una decisione improvvisa,
ammette Zoff. "Improvvisa come il gol di Wiltord al 93'",
scherza. Ma immediatamente nelle sede della Federazione italiana
gioco calcio si capisce che la situazione è seria. "Devo
rispondere - afferma il ct - al signor Berlusconi, solo a lui,
non a quello che rappresenta. Non è una presa di posizione
politica, lo sapete, la mia unica politica è sempre stata lo
sport. Ci sono rimasto particolarmente male per le sue parole.
Certamente non ho dormito bene".
E si vede. La tensione che appena ieri
mattina sembrava essersi allentata, nonostante le sfortunata
finalissima, è tornata sul suo volto. E' cupo e arrabbiato, Dino
Zoff. Sa che questa critica non è dello stesso calibro di quelle
che gli erano piovute addosso durante gli europei. "Nomi grossi,
datemi il tempo di capire bene per rispondere", aveva detto ieri
all'aeroporto di Bruxelles. Oggi ha trovato il coraggio di
replicare. Con un gesto estremo, di cui lui stesso conosce i
rischi: "So che questa decisione mi costerà. So che
probabilmente non uscirò bene da questa storia, so che cosa
diranno i fedeli collaboratori del signor Berlusconi".
Adesso la palla torna al centro. E il
match è appena iniziato. "La partita più difficile è sempre
quella che deve ancora venire", ha ripetuto per venti giorni il
commissario tecnico, via via che la sua squadra avanzava nel
torneo. Chissà se continuerà a pensarlo dopo questa storia.
(4 luglio 2000)
http://www.repubblica.it/online/camp_europeo/dinolascia/dinolascia/dinolascia.html
Quando Toldo
divenne San Francesco
La gioia di Toldo per il
rigore parato a De Boer è una delle cartoline più belle che
dall’Olanda siano mai arrivate in Italia: lo sguardo verso i
tifosi azzurri ospiti, le braccia tese al cielo, il salto di
gioia di fianco al palo. E pensare che quel giorno il numero 1
della Fiorentina non ne ha spedita solo una, ma ben 3. 3 come i
rigori che ha parato in questa incredibile semifinale degli
Europei 2000, in cui gli Azzurri sono riusciti ad eliminare i
padroni di casa olandesi.
Un
match surreale quello dell’Amsterdam Arena, paradigma e
consacrazione ufficiale del catenaccio zoffiano: 90 minuti di
sofferenza allo stato puro, dove il temibile attacco Oranje
Kluivert-Bergkamp fa quello che vuole, ci schiaccia nella nostra
meta campo, senza farci prendere fiato neanche un secondo, in un
bollente pomeriggio di fine giugno. L’impressione è che da un
momento all’altro la baracca possa cedere, e Cannavaro, Nesta,
Maldini e Iuliano debbano assistere impotenti all’inondazione
arancione. Invece la zattera non vuole affondare. Imbarca acqua
a continuazione, ma un miracolosamente non cede: alla prima
incursione in area Bergkamp centra il palo, alla mezz’ora viene
espulso Zambrotta, poco dopo Nesta atterra Kluivert e Toldo
diventa San Francesco protettore d’Italia. È un forcing
continuo, una sofferenza che non accenna a diminuire, nemmeno
nella ripresa: l’attacco italiano si vede poco, e quando
l’arbitro Merk concede un secondo rigore all’Olanda per
l’atterramento di Iuliano su Davids, stavolta è il palo alla
destra di Toldo a tenere in vita le speranze di Maldini e
compagni. E dire che l’Olanda è una delle squadre favorite per
la vittoria finale: ha tutto lo stadio dalla sua, segna in
continuazione (nelle prime 4 partite han fatto 13 reti!) e gioca
che è una meraviglia. Eppure ogni tentativo di superare il muro
azzurro diventa vanamente disperato, e lo 0-0 obbliga le due
squadre ai tempi supplementari. Italia-Olanda Euro 2000.
Sguardi distrutti a
bordocampo, maglie fradice di sudore che accomunano chi sta
giocando a chi da casa soffre con loro, assistendo impotenti
sotto l’afa estiva a quella che si appresta a diventare una
fucilazione. Sono minuti concitati quelli degli extra-time. A
scrivere il suo nome nei libri di storia potrebbe essere un
grande attaccante fin troppo sottovalutato come Marco Delvecchio:
l’Italia parte in contropiede, e tra il giocatore della Roma e
la gioia del gol c’è il 47 di piede di Edwin Van der Sar, che
riesce a deviare il pallone in corner.
Peccato per SuperMarco, ma
evidentemente la dea Eupalla vuole premiare l’Italia in altra
maniera, nel modo che più le aveva voltato le spalle nella sua
storia: la lotteria dei rigori. Quante volte gli Azzurri hanno
dovuto capitolare in match importanti da quei maledetti tiri
dagli undici metri? Francia ’98, Usa ’94, Italia ’90… Ma ad
Amsterdam per una volta la storia s’inverte: Gigi Di Biagio
calcia il primo penalty e non sbaglia, liberandosi dallo
spauracchio dell’errore Mondiale di due anni prima contro i
Transalpini. Poi torna in cattedra ancora Toldo, che ne
intercetta due. Stam sceglie la potenza e manda il pallone alle
stelle, al contrario di Totti, che azzecca un cucchiaio leggero
da far venire un infarto, regalando uno dei rigori più belli
della storia del calcio. Peccato per la finale, che tutti
purtroppo ricordano come andò, ma quel match contro l’Olanda
rimane uno degli incontri più emozionanti ed incredibili che il
calcio europeo abbia conosciuto.
http://colpodireni.wordpress.com/2012/05/24/verso-gli-europei-quando-toldo-divenne-san-francesco/
ELIMINATA AL
PRIMO TURNO
CT: Trapattoni
1
Buffon ·
2
Panucci ·
3
Oddo ·
4
Zanetti ·
5
Cannavaro ·
6
Ferrari ·
7
Del Piero ·
8
Gattuso ·
9
Vieri ·
10
Totti ·
11
Corradi ·
12
Toldo ·
13
Nesta ·
14
Fiore ·
15
Favalli ·
16
Camoranesi ·
17
Di Vaio ·
18
Cassano ·
19
Zambrotta ·
20
Perrotta ·
21
Pirlo ·
22
Peruzzi ·
23
Materazzi ·
14-6-2004,
Guimarães (EU) Danimarca-Italia 0-0 Danimarca: Sorensen; Helveg,
Laursen, Henriksen, N. Jensen; D. Jensen, Poulsen (76’ Priske);
Rommedahl, Tomasson, Jörgensen (72’ Perez); Sand (69’ C. Jensen)
Ct: Olsen. Italia: Buffon; Panucci, Nesta, F. Cannavaro,
Zambrotta; Perrotta, Zanetti (57’ Gattuso); Camoranesi (67’
Fiore), Totti, Del Piero (64’ Cassano); Vieri. Ct: Trapattoni.
Arbitro: Mejuto Gonzalez (Spagna).
18-6-2004, Oporto
(EU) Italia-Svezia 1-1 Reti: 37’ Cassano, 85’ Ibrahimovic.
Italia: Buffon; Panucci, Nesta, F. Cannavaro, Zambrotta; Gattuso
(76’ Favalli), Pirlo, Perrotta; Cassano (70’ Fiore); Vieri, Del
Piero (82’ Camoranesi). Ct: Trapattoni. Svezia: Isaksson;
Nilsson, Mellberg, Jakobsson, Edman (77’ Allback); Wilhelmsson
(67’ Jonsson), Linderoth, Svensson (53’ Kallstrom), Ljungberg;
Larsson, Ibrahimovic. Ct: Soderberg e Lagerback. Arbitro: Meier
(Svizzera).
22-6-2004, Guimarães
(EU) Italia-Bulgaria 2-1 Reti: 45’ rig. M. Petrov, 48’ Perrotta,
94’ Cassano. Italia: Buffon; Panucci, Nesta, Materazzi (83’ Di
Vaio), Zambrotta; Perrotta (68’ Oddo), Pirlo, Fiore; Cassano,
Corradi (53’ Vieri), Del Piero (82’ Camoranesi). Ct: Trapattoni.
Bulgaria: Zdravkov; Borimirov, Pazin (64’ Kotev), Zagorcic,
Stoyanov; Lazarov, Yankovich (46’ Bojinov), Hristov (79’
Dimitrov), M. Petkov, M. Petrov; Berbatov. Ct: Markov. Arbitro:
Ivanov (Russia).
L’Italia e quella volta del 2004
Come andarono le cose tra Svezia e
Danimarca agli Europei di otto anni fa, nel precedente che oggi
ricordano tutti
Dopo il pareggio di ieri dell’Italia
contro la Croazia e la vittoria della Spagna contro l’Irlanda,
l’Italia rischia di essere eliminata dagli Europei di calcio
anche se vincerà nell’ultima giornata contro la nazionale
irlandese. Questo succederà con diversi risultati, ma il più
“facile” è che nell’altra partita del girone Spagna e Croazia
pareggino 2-2: in molti oggi ricordano un precedente in cui lo
stesso risultato eliminò la nazionale italiana dagli Europei del
2004.
Gli Europei di calcio del 2004 si
giocavano in Portogallo e sono da ieri, improvvisamente,
l’episodio sportivo più citato in Italia. Nel 2004 la nazionale
italiana era allenata da Giovanni Trapattoni e si era
qualificata alla fase finale del torneo senza molti problemi. La
fase a gironi, però, iniziò con due pareggi tutt’altro che
esaltanti: uno 0-0 contro la Danimarca e un 1-1 contro la
Svezia, quando Ibrahimovic segnò a soli cinque minuti dalla fine
pareggiando un gol di Cassano.
Nella terza e ultima giornata del Girone C
(lo stesso dell’Italia agli Europei di quest’anno, per chi ama
le coincidenze), Svezia e Danimarca erano entrambe a quattro
punti, dato che avevano pareggiato contro l’Italia e vinto tutte
e due contro l’altra squadra del girone, la Bulgaria. L’Italia
invece era a due punti e doveva giocare appunto contro la
Bulgaria, una squadra piuttosto modesta (ma in attacco c’era il
giovane Dimitar Berbatov, che allora aveva 22 anni ed era del
Bayer Leverkusen, oggi gioca nel Manchester United).
Lo scenario era questo: l’Italia doveva
vincere, in modo da arrivare a 5 punti. Se nell’altra partita
una delle due squadre avesse vinto sarebbe andata a 7 punti e
sarebbe passata come prima del girone. In caso di pareggio tra
Svezia e Danimarca, però, tre squadre sarebbero finite a 5
punti. Il passaggio del turno, in caso di parità di punti, si
calcolava in base al risultato nello scontro diretto: ma gli
scontri diretti tra Italia, Svezia e Danimarca erano stati tutti
pareggi. Gli altri criteri sarebbero stati allora la differenza
reti e il numero di gol segnati. Senza fare con precisione tutti
i calcoli, il risultato minimo con cui Svezia e Danimarca si
sarebbero potute qualificare anche in caso di vittoria
dell’Italia era un pareggio per 2-2.
Nei giorni precedenti alla partita tutti
erano ben consapevoli di questa possibilità e i mezzi di
comunicazione italiani iniziarono a valutare gli indizi che
potevano far sospettare una partita combinata – o un “biscotto”,
come si dice in questi casi nel gergo calcistico. Nella prima
partita del girone, Francesco Totti aveva sputato addosso al
centrocampista danese Christian Poulsen, dopo aver ricevuto una
gomitata: al momento nessuno se ne accorse, ma la scena era
stata ripresa dalla telecamera di una TV danese e nei giorni
successivi le immagini saltarono fuori. I giudici disciplinari
della UEFA squalificarono Totti per 3 giornate sulla base della
prova televisiva, e l’episodio non andava certamente a favore di
una simpatia della nazionale e del tifo danese nei confronti
dell’Italia.
Si passarono a considerare gli
organigrammi della UEFA, considerando che il presidente e il
segretario generale erano svedesi. Il centrocampista dell’Italia
Gennaro Gattuso disse “Noi non siamo simpatici a UEFA e FIFA”,
aggiungendo che avrebbe voluto vedere in campo “50 telecamere” a
sorvegliare Svezia-Danimarca. Con una certa degenerazione
complottista si arrivò a considerare che l’arbitro di
Italia-Bulgaria era russo, il che voleva dire quasi Bulgaria, e
insomma anche l’arbitro avrebbe voluto farci un dispetto.
Alessandro Del Piero, che faceva parte di
quella nazionale – che, bisogna ammetterlo, giocava piuttosto
male – disse: “Il 2-2 sarebbe sporco, sarebbe indecoroso e non è
neanche così facile da combinare. Per me è impensabile. Gli
scandinavi brillano per lealtà, anche se proprio sulla lealtà ci
hanno punzecchiato, e Tomasson si è fatto ammonire per
simulazione. Finirà che noi si vince e loro fanno zero a zero.”
L’allenatore danese Morten Olsen prese in
giro l’atmosfera un po’ sovraeccitata che si respirava in Italia
e disse ironicamente: “Ma è ovvio che ci metteremo d’accordo”.
Ci furono comunque diversi articoli sulla stampa italiana che
davano spazio a un pensiero più ottimista: le nazioni nordiche
conoscono il fair play, non imbroglierebbero mai, non sono mica
come quelle disoneste squadre latine che sono solite combinare
le partite. Le società di scommesse, bisogna dire, erano
piuttosto diffidenti dell’onestà scandinava: il pareggio 2-2 tra
Danimarca e Svezia era dato comunemente a 7/2, una quotazione
bassissima per un risultato esatto.
Le partite
Entrambe le partite erano in programma
alle 19.45 del 22 giugno. Svezia-Danimarca si giocava a Porto,
solo una cinquantina di chilometri da Guimarães, dove giocava
l’Italia contro la Bulgaria. Sia nella Danimarca che nella
Svezia c’erano parecchi giocatori che avevano giocato in Italia
o ci sarebbero andati a giocare negli anni successivi. Uno dei
più famosi della Danimarca era l’attaccante Jon Dahl Tomasson,
27 anni, che era arrivato al Milan dopo aver giocato in
Inghilterra e in Olanda. Il terzino danese Edman aveva giocato
nel 2000 nel Torino, Thomas Helveg aveva appena finito il
campionato con l’Inter dopo dieci anni in Italia, all’Udinese
prima e al Milan poi.
Nella Svezia invece il giocatore più forte
era un giovane Zlatan Ibrahimovic, attaccante allora 22enne, che
aveva già segnato due gol nelle due partite precedenti e che
giocava all’Ajax dal 2001 (quella stessa estate, dopo che in una
partita Svezia-Olanda infortunò il compagno di squadra all’Ajax
Van der Vaart, Ibrahimovic venne improvvisamente venduto alla
Juve per 16 milioni di euro). L’arbitro dell’incontro era il
tedesco Markus Merk: un arbitro espertissimo, che aveva già
arbitrato la finale di Champions del 2003 ed era considerato tra
i migliori del mondo.
Il campo di Porto, dove si giocava davanti
a circa 29 mila spettatori, era molto scivoloso, il che creò
qualche difficoltà ai giocatori. “È diventato chiaro molto
presto che non era stato segnato alcun patto scandinavo, dato
che la Svezia e la Danimarca hanno cercato di attaccare”: la
cronaca della partita di BBC Sports, inglese e quindi forse più
imparziale di altri resoconti, iniziava così.
Nella prima parte della partita la
Danimarca giocò meglio della Svezia e andò in vantaggio al 28′
con Tomasson. L’Italia, intanto, era ancora sullo 0-0. Alla fine
del primo tempo l’arbitro Ivanov assegnò un calcio di rigore
alla Bulgaria, che fu segnato da Petrov. Le due partite andarono
all’intervallo con l’Italia ben lontana dalla qualificazione.
All’inizio del secondo tempo, quasi in
contemporanea, successero due cose: il portiere danese Sorensen
(che nel primo tempo aveva fatto alcune ottime parate) fece
fallo sull’attaccante Larsson in area, o meglio così decise Merk,
perché in realtà, mostrarono i replay, l’attaccante svedese non
era stato toccato. Ad ogni modo lo stesso Larsson segnò il
calcio di rigore; nello stesso momento, a Guimarães, il
centrocampista dell’Italia Simone Perrotta pareggiò. In quel
momento Svezia e Danimarca erano prime del girone a 5 punti,
mentre l’Italia non era ancora qualificata, ferma a tre punti.
Poteva ancora sperare di qualificarsi battendo la Bulgaria,
oppure con la vittoria della Svezia o della Danimarca.
Pochi minuti dopo, al 66′, il danese
Tomasson segnò anche il secondo gol: la partita tra Danimarca e
Svezia era sul 2-1 e quindi, se le cose fossero rimaste così,
l’Italia si sarebbe qualificata insieme alla Danimarca. Dopo
aver segnato la doppietta, Tomasson andò a festeggiare in segno
di sfida, con il dito davanti alla bocca, sotto la curva dei
tifosi svedesi.
Il resto successe negli ultimi minuti: sul
campo di Porto, il portiere della Danimarca Sorensen non
trattenne un cross di Christian Wilhelmsson (che qualche anno
dopo sarebbe andato brevemente in prestito alla Roma), e il suo
errore permise all’attaccante svedese Mattias Jonson di segnare.
Intanto l’Italia riuscì finalmente a
vincere contro la Bulgaria, con un gol di Cassano al 94′. È
molto celebre la scena del suo pianto dopo aver segnato, quando
lo informarono del fatto che l’altra partita era finita con un
risultato che eliminava l’Italia nonostante la vittoria.
Dopo la partita ci furono le prevedibili
reazioni sdegnate di diversi giocatori e commentatori. “Qualcuno
dovrebbe vergognarsi e non siamo noi”, dichiarò il portiere
della Nazionale Gianluigi Buffon, e disse cose simili anche il
presidente della FIGC Franco Carraro. La UEFA, ad ogni modo,
respinse molto in fretta qualsiasi accusa e non aprì alcuna
inchiesta.
Quella non fu, comunque, l’ultima sorpresa
di quegli Europei: anche la Germania e la Spagna vennero
eliminate ai gironi. La Francia, campione in carica, perse ai
quarti di finale contro la Grecia, che arrivò in finale contro
il Portogallo, che aveva battuto Olanda e Inghilterra (per
coincidenza, Grecia e Portogallo erano le stesse due squadre che
avevano giocato nella partita inaugurale del torneo). Vinse la
Grecia, clamorosamente. Danimarca e Svezia uscirono entrambe ai
quarti di finale.
http://www.ilpost.it/2012/06/15/litalia-e-quella-volta-del-2004/2/
ELIMINATA AI
QUARTI DI FINALE
CT: Donadoni
1
Buffon ·
2
Panucci ·
3
Grosso ·
4
Chiellini ·
5
Gamberini ·
6
Barzagli ·
7
Del Piero ·
8
Gattuso ·
9
Toni ·
10
De Rossi ·
11
Di Natale ·
12
Borriello ·
13
Ambrosini ·
14
Amelia ·
15
Quagliarella ·
16
Camoranesi ·
17
De Sanctis ·
18
Cassano ·
19
Zambrotta ·
20
Perrotta ·
21
Pirlo ·
22
Aquilani ·
23
Materazzi ·
OLANDA (4-2-3-1): 1-Edwin van der
Sar (capitano); 2-Andre Ooijer, 21-Khalid Boulahrouz (77′
Heitinga), 4-Joris Mathijsen, 5-Giovanni van Bronckhorst;
17-Nigel de Jong, 8-Orlando Engelaar; 18-Dirk Kuyt (81′ Afellay),
23-Rafael van der Vaart, 10-Wesley Sneijder; 9-Ruud van
Nistelrooy (70′ Van Persie). All.: Van Basten. ITALIA (4-3-3):
1-Gianluigi Buffon (capitano); 2-Christian Panucci, 6-Andrea
Barzagli, 23-Marco Materazzi (55′ Grosso), 19-Gianluca
Zambrotta; 13-Massimo Ambrosini, 21-Andrea Pirlo, 8-Gennaro
Gattuso; 16-Mauro Camoranesi (75′ Cassano), 9-Luca Toni,
11-Antonio Di Natale (64′ Del Piero). Arbitro: Peter Frojfeldt
(Svezia)
ITALIA (4-3-1-2): Buffon;
Zambrotta, Panucci, Chiellini, Grosso; Pirlo, De Rossi, Perrotta
(58′ Cassano); Camoranesi (85′ Ambrosini); Toni, Del Piero (77′
Quagliarella). All.: Donadoni ROMANIA (4-4-1-1): Lobont; Contra,
Tamas, Goian, Rat; Radoi (70′ Dica), Petre (60′ Nicolita),
Codrea, Chivu; Mutu (88′ Cocis); D. Niculae. All. Piturca.
ARBITRO: Ovrebo (Norvegia).
FRANCIA:
4-4-2: Coupet – Clerc, Gallas, Abidal, Evra – Govou (65′ Anelka),
Toulalan, Makelele, Ribéry (9′ Nasri, 26′ Boumsong) – Benzema,
Henry. CT. Domenech ITALIA:
4-3-1-2: Buffon – Zambrotta, Panucci, Chiellini, Grosso –
Gattuso (82′ Aquilani), De Rossi, Pirlo (55′ Ambrosini) –
Perrotta (64′ Camoranesi) – Cassano, Toni. CT. Donadoni Arbitro:
Luboš Michal
QUARTI DI FINALE
SPAGNA (4-4-2): Casillas; Sergio
Ramos, Puyol, Marchena, Capdevila; Iniesta (59′ Cazorla), Senna,
Xavi (59′ Fabregas), Silva; Villa, Torres (85′ Guiza). CT.
Aragones. ITALIA (4-3-1-2): Buffon; Zambrotta, Panucci,
Chiellini, Grosso; Aquilani (108′ Del Piero), De Rossi,
Ambrosini; Perrotta (58′ Camoranesi); Toni, Cassano (74′ Di
Natale). CT. Donadoni. ARBITRO: Fandel (Germania).
Italia,
che peccato!
Fuori ai rigori
con la Spagna
Europeo: azzurri battuti 4-2
(0-0 al 120'). Dal dischetto errori di De Rossi e Di Natale
VIENNA (Austria), 22 giugno
2008 - L'avventura è finita. La Spagna ci batte 4-2 ai rigori e
ci caccia dagli Europei. La magia di Berlino svanisce in una
notte torrida viennese. Dopo 120' senza gol, sbagliano dal
dischetto De Rossi e Di Natale, mentre Buffon illude parando il
tiro di Guiza. La Nazionale volta pagina; i campioni del mondo
escono di scena.
CONFERME - Donadoni schiera
il modulo di Zurigo contro la Francia. Ma nel 4-3-1-2 le
varianti sono a centrocampo, dove la Nazionale paga l'assenza di
Pirlo e Gattuso. Il c.t. corregge con Aquilani dal primo minuto:
il romanista a destra, De Rossi al centro e Ambrosini a
sinistra. Poi dà ancora fiducia a Perrotta, trequartista alle
spalle di Toni e Cassano. Conferma tutto anche Aragones: 4-4-2,
con il solito centrocampo a quattro con Iniesta a destra e Senna
appena dietro la linea.
SPAGNA LANCIATA - Gli azzurri
partono alti e accennano al pressing che la Spagna limita
subito. A ritmo lento, gli iberici ruminano gioco
orizzontalmente, ma danno un'impronta più evidente alla partita.
Al 9' Silva si accentra e libera un sinistro deviato e poi
bloccato da Buffon. Nulla di trascendentale, ma prova evidente
che è la Spagna a tenere in mano le redini del gioco.
Dell'Italia il più ispirato appare Cassano. Il blucerchiato nel
breve non ha rivali, ma ha poco appoggio, finendo vittima del
raddoppio.
SOFFRIAMO - Al 18' si vede
Torres; imbeccato da Iniesta penetra in area dalla sinistra, ma
alza la mira. Sono segnali a cui l'Italia dovrebbe dare peso. Su
quel corridoio gli spagnoli godono di libertà: Aquilani è troppo
leggero e sente il peso della responsabilità. Al 19' ecco
l'Italia. Il cross di Ambrosini dalla sinistra viene girato
debolmente di testa da Perrotta; nessun problema per Casillas.
Al 23' è ancora Ambrosini a spingere sull'acceleratore, ma
sbaglia a scodellare subito per Toni, evidentemente attardato.
Al gol si avvicina però la Spagna. Con Villa al 25': punizione
tesa in mezzo a una selva di gambe, parata a terra da Buffon.
CASSANO CI PROVA - L'Italia
sembra uscire dalla gabbia, ma manca l'uomo d'ordine e Perrotta
fatica nel suo compito. Va meglio la Spagna che con Silva al 32'
impegna ancora Buffon. Ma la cosa bella la fa Cassano al 36' su
tocco di Ambrosini; il cross del barese per Toni è perfetto, ma
il bomber non salta: occasione gettata al vento. La replica fa
paura: al 38' Silva dal limite sfiora il palo alla destra di
Buffon. La Spagna gioca meglio. Fatichiamo a centrocampo, dove
De Rossi e Ambrosini sono costretti a lavorare per tre,
limitando così le sortite sulle fasce di Zambrotta e Grosso.
MAGO CHIELLINI - Silva mette
subito la firma all'inizio della ripresa, ma Chiellini gli dice
di no con una chiusura da marpione. Il ragazzo della Juve fa gli
straordinari e deve alzare la voce perché non filtriamo. Al 10'
Torres gabba Panucci e mette dentro: ci pensa ancora Chiellini a
metterci una pezza. Sembriamo vicini alla capitolazione. Al 13'
Camoranesi entra per Perrotta. Ne avevamo bisogno come il pane,
ed è proprio lui al 16' a far gridare al gol, evitato da uno
strepitoso Casillas con il piede sinistro. La Spagna, con
Fabregas e Cazorla (fuori Xavi e Iniesta) fa più possesso palla,
ma ci siamo anche noi.
PIU' SQUADRA - Camoranesi ha
dato ordine ed equilibrio. Al 29' Di Natale rileva Cassano, ma
la Spagna torna a comandare. Al 35' Buffon respinge con una
violenta punizione di Senna. Al 36' è invece il palo a salvarci,
perché a Buffon sfugge la palla sul nuovo bolide del brasiliano.
Noi ci proviamo ancora con Toni, ma a Luca mancano centimetri. E
al 38' l'impeto dell'inguardabile bomber toglie a Grosso la
palla-gol per eccellenza sul cross di Di Natale. Esce Torres ed
entra Guiza e gli ultimi minuti sono di furore. Ed è Zambrotta a
salvare la patria al 93' anticipando Villa.
BRIVIDI - Supplementari ed è
subito thrilling, perché al 3' Villa conclude a lato d'un
soffio. Ma al 5' per due volte ci avviciniamo al gol: prima
Marchena anticipa Toni, poi Di Natale sfiora di testa. E ci
mangiamo le mani, perché a conti fatti le occasioni più nitide
sono le nostre. Lunghe e disfatte, le squadre si affidano a
istinto e passione. Ma tocca anche a Del Piero, dentro per
Aquilani al 108'. Loro ci provano di più; Buffon salva su Villa:
soffriamo troppo e al 120' Cazorla sciupa a lato il diagonale
che consegna la sfida ai rigori. E questa volta la Spagna non
fallisce.
dal nostro inviato Gaetano De
Stefano
VICE CAMPIONE
D'EUROPA
CT: Prandelli
1
Buffon ·
2
Maggio ·
3
Chiellini ·
4
Ogbonna ·
5
Motta ·
6
Balzaretti ·
7
Abate ·
8
Marchisio ·
9
Balotelli ·
10
Cassano ·
11
Di Natale ·
12
Sirigu ·
13
Giaccherini ·
14
De Sanctis ·
15
Barzagli ·
16
De Rossi ·
17
Borini ·
18
Montolivo ·
19
Bonucci ·
20
Giovinco ·
21
Pirlo ·
22
Diamanti ·
23
Nocerino ·
Spagna
(4-3-3): Casillas; Arbeloa, Piqué, Sergio Ramos, Alba; Xavi,
Busquets, Xabi Alonso; Silva (18' st Jesus Navas), Fabregas (29'
st Torres), Iniesta. A disp.:
Valdes, Reina, Albiol, Javi Martinez, Juanfran, Pedro, Negredo,
Mata, Llorente, Cazorla. C.T.: Del Bosque Italia (3-5-2):
Buffon; Bonucci, De Rossi, Chiellini; Maggio, Marchisio, Pirlo,
Motta (44' st Nocerino), Giaccherini; Balotelli (11' st Di
Natale), Cassano (18' st GIovinco). A disp.: Sirigu, De Sanctis,
Ogbonna, Balzaretti, Abate, Barzagli, Borini, Montolivo,
Diamanti. C.T.:
Prandelli Arbitro: Kassai (Ungheria)
Italia (3-5-2): Buffon; Bonucci,
De Rossi, chiellini; Maggio, Marchisio, Pirlo, T. Motta (dal 63′
Montolivo), Giaccherini; Cassano (dal 83′ Giovinco), Balotelli
(dal 70′ Di Natale). All. Prandelli. Croazia (4-4-2): Pletikosa;
Srna, Corluka, Schildenfeld, Strinic; Vukojevic, Modric, Rakitic,
Perisic (dal 68′ Pranjic); Jelavic (dal 83′ Eduardo), Mandzukic
(dal 94′ Kranjcar). All. Bilic. Arbitro: Howard Webb
(Inghilterra).
Italia (4-3-1-2): Buffon; Abate,
Barzagli, Chiellini (11' st Bonucci), Balzaretti; Marchisio,
Pirlo, De Rossi; Motta; Cassano (17' st Diamanti), Di Natale
(29' st Balotelli). A disp.: Sirigu, De Sanctis, Maggio, Ogbonna,
Giaccherini, Borini, Montolivo, Giovinco, Nocerino.
C.T.: Prandelli. Irlanda (4-4-2): Given;
St.Ledger, O'Shea, Dunne, Ward; McGeady (20' st Long), Whelan,
Andrews, Duff; Keane, Doyle (31' st Walters). A disp.: Westwood,
Forde, Kelly, McShane, Gibson, Hunt, O'Dea, Cox, Green, McClean.
C.T.: Trapattoni. Arbitro: Cakir (Turchia)
QUARTI DI FINALE
Inghilterra (4-4-2): Hart 6.5, Johnson 6.5, Terry 6.5, Lescott
6, A. Cole 5.5, Milner 5 (15'st Walcott 6), Gerrard 6.5, Parker
6 (4'pts Henderson 5.5), Young 5.5, Rooney 6, Welbeck 5 (15'st
Carroll 5.5). A disp.: Green, Butland, Jones, Baines, Jagielka,
Kelly, Downing, Oxlade Chamberlain, Defoe.
All. Hodgson 5 Italia(4-3-1-2): Buffon 6, Abate 6
(46'st Maggio 6), Barzagli 6, Bonucci 6, Balzaretti 6.5, De
Rossi 6.5 (33'st Nocerino 6.5), Pirlo 7, Marchisio 5, Montolivo
5, Cassano 6 (33'st Diamanti 7), Balotelli 5. A disp.: De
Sanctis, Ogbonna, Giaccherini, Thiago Motta, Borini, Di Natale,
Giovinco, Sirigu. All.: Prandelli 6.5 Arbitro: Proença (POR)
SEMIFINALE
ITALIA (4-3-1-2): Buffon;
Balzaretti, Bonucci, Barzagli, Chiellini; De Rossi, Pirlo,
Marchisio; Montolivo (63' Thiago Motta); Balotelli (70' Di
Natale), Cassano (57' Diamanti). Ct: Prandelli GERMANIA
(4-2-3-1): Neuer; Boateng (71' Muller), Hummels, Badstuber, Lahm;
Schweinsteiger, Khedira; Kroos, Ozil, Podolski (46' Reus); Gómez
(46' Klose). Ct: Low Arbitro: Lannoy (Francia)
Spagna ancora
campione.
Italia a pezzi battuta 4-0
KIEV, 1 luglio 2012
I campioni del mondo
sovrastano gli azzurri che restano in 10 dal 61' per
l'infortunio di Motta, terzo cambio inserito 5' prima al posto
di Montolivo. Nel primo tempo gol di Silva e Jordi Alba; nella
ripresa chiudono Torres e Mata
Il sogno svanisce sul più
bello. L’Italia perde, addirittura per 4-0, la finale di Euro
2012, a Kiev contro la Spagna. Gol di Silva e Jordi Alba nel
primo tempo, Fernando Torres e Mata nel finale. La Roja,
Invincibile Armata del pallone, conquista la leggenda: è il
terzo successo di fila, dopo l’Europeo del 2008 e il Mondiale
del 2010. Un triplete favoloso.
PECCATO ITALIA — Favola che
diventa l’incubo azzurro. Perché ha sì vinto la squadra più
forte, come spesso accade, nello sport, ma l’Italia ha toppato
la partita. Di sicuro lo spessore dell’avversario ha contato,
così come la stanchezza per gli impegni ravvicinati, ma rimane
il rammarico di non aver visto l’edizione migliore della
Nazionale, quella che aveva esaltato tutti. Di rimpianti
specifici ce n’è uno solo, per quanto visto sul campo:
l’occasione mancata da Di Natale a inizio ripresa, comunque
sullo 0-2. Ma la Spagna ha giocato molto meglio, per lunghi
tratti dominato. E l’Italia non è riuscita neanche a giocarsela
sino alla fine, costretta in 10 uomini per l’ultima mezz’ora dal
k.o. di Thiago Motta, a cambi esauriti. Il secondo infortunio
azzurro: si era già rifatto male Chiellini. Anche la fortuna non
ha aiutato. La finale davvero deludente non deve far dimenticare
quanto di buono fatto, e in così poco tempo, da Prandelli, sulle
macerie della spedizione mondiale in Sudafrica. Quest’Italia
merita comunque applausi, per risultato e gioco espresso nel
complesso.
TANTA, TROPPA SPAGNA — La
Spagna parte facendo possesso palla, tra gli olè del suo
pubblico, in Ucraina in forze. E’ molto più autorevole di quella
di Danzica, ha imparato la lezione dopo l’1-1 nello scontro
diretto, all’esordio in Polonia, conosce gli Azzurri e non dà
loro il tempo e il modo di fare gioco. L’Italia è costretta solo
a contenere, non è più quello il suo pane, da quando c’è
Prandelli in panchina. E si vede. Xavi, un portento, sfiora il
vantaggio. Poi al 14’ la Spagna segna: Fabregas, strepitoso da
centravanti di manovra - uomo sponda che svaria là davanti senza
dare riferimenti -, se ne va sulla destra, seminando Chiellini,
poi crossa dal fondo per la testa di Silva, che mette in rete
indisturbato. 1-0 Roja. Italia sotto per la prima volta nel
torneo.
ORGOGLIO E MISCHIE — La
Nazionale risponde subito. Alza il baricentro, d’improvviso,
crea un paio di mischie in area avversaria. Ma balbetta gioco.
Non è quella che ha incantato contro la Germania e dominato con
l’Inghilterra. E nemmeno quella che ha messo alle corde questa
Spagna, solo tre settimane fa. Si fa male Chiellini, dentro
Balzaretti, che ha un impatto positivo sulla gara. Cassano è
poco mobile, chiede palla sui piedi, invece che dettare il
passaggio, ma almeno tira un paio di volte: Casillas non
rischia, però.
RADDOPPIO SPAGNA — La Spagna
non solo non si scompone, ma dà sempre l’impressione di
controllare la gara. Scambia palla a terra, trova geometrie
impensabili. E raddoppia al 41’, con Jordi Alba, che cerca e
trova il triangolo con Xavi, che lo lancia in profondità. Il
terzino sinistro spagnolo evita il fuorigioco e, al termine di
una lunga galoppata, supera Buffon in uscita. 2-0. Il risultato
dell’intervallo. La Spagna ha fatto il bello e il cattivo tempo.
PRANDELLI CAMBIA — Fuori
Cassano, dentro Di Natale. Subito pericoloso di testa, ma non
inquadra la porta su bel cross di Abate. Poi Bonucci viene
graziato dopo un mani in area, il rigore ci stava.
L’OCCASIONE — Montolivo
inventa per Di Natale, solissimo davanti a Casillas, Totò si fa
ipnotizzare dal portierone spagnolo, una calamita. Ma si è
divorato l’occasione colossale di far rientrare l’Italia in
partita, con un episodio slegato dal contesto.
LA SOSTITUZIONE E
L’INFORTUNIO — Prandelli inserisce Thiago Motta per Montolivo,
che sembrava in crescita. Motta però si fa male subito, un
problema muscolare. Italia in 10 uomini. Aver esaurito i cambi
così presto si rivela un boomerang. In pratica è finita, anche
se al 90’ manca mezz’ora.
LA SPAGNA DILAGA — Spinge e
trova il terzo gol, col subentrato Torres, poi chiude i conti
Mata: 4-0. L’Italia non riesce neanche ad evitare la brutta
figura, nel punteggio. Peccato, perché non lo meritava, per
quando dimostrato tra Polonia e Ucraina. Ma la Spagna è
spietata, crudele come le grandi squadre. E si conferma campione
d’Europa con un’impressionante prova di forza.
CT: Antonio Conte
1
Buffon, 2 De Sciglio, 3 Chiellini, 4 Darmian, 5 Ogbonna, 6
Candreva, 7 Zaza, 8 Florenzi, 9 Pellè, 10 Motta, 11 Immobile, 12
Sirigu, 13 Marchetti, 14 Sturaro, 15 Barzagli, 16 De Rossi, 17
Éder, 18 Parolo, 19 Bonucci, 20 Insigne, 21 Bernardeschi, 22 El
Shaarawy, 23 Giaccherini,
UNA NAZIONALE DA NON
DIMENTICARE
BELGIO
(4-2-3-1): Courtois 6.5; Ciman 5 (76' Carrasco 5.5),
Alderweireld 4.5, Vermaelen 5, Vertonghen 5.5; Nainggolan 5.5
(62' Mertens 6), Witsel 5.5; De Bruyne 4.5, Fellaini 6, Hazard
6.5; Lukaku 4 (73' Origi 5.5). All.: Wilmots 5 ITALIA
(3-5-2): Buffon 6.5; Barzagli 6.5, Bonucci 7.5, Chiellini 6.5;
Candreva 7, Parolo 5.5, De Rossi 6 (79' Thiago Motta s.v.),
Giaccherini 7, Darmian 5 (58' De Sciglio 6.5); Éder 5.5 (75'
Immobile 6.5), Pellè 6.5. All.: Conte 7
ITALIA (3-5-2):
Buffon 6; Barzagli 7, Bonucci 6,5, Chiellini 6,5; Candreva 5,5,
Parolo 6, De Rossi 6 (73' T. Motta 6), Giaccherini 6,5, Florenzi
6 (85' Sturaro sv); Pellè 4,5 (59' Zaza 6,5), Eder 7 All. Conte
6,5 SVEZIA (4-4-2): Isaksson 6,5; Lindelof 5,5, Granqvist
6, E. Johansson 5, Olsson 6; S. Larsson 5,5, Ekdal 6,5 (79'
Lewicki sv), Kallstrom 6, Forsberg 6,5 (79' Durmaz sv); Guidetti
5 (85' Berg sv), Ibrahimovic 5 All. Hamren 5,5
ITALIA
(3-5-2): Sirigu; Barzagli, Bonucci, Ogbonna; Bernardeschi (dal
15’ s.t. Darmian), Sturaro, Thiago Motta, Florenzi, De Sciglio
(dal 37’ s.t. El Shaarawy); Zaza, Immobile (dal 29’ s.t.
Insigne). (Buffon, Marchetti, Chiellini, Candreva, De Rossi,
Parolo, Giaccherini, Eder, Pellè). All. Conte.
IRLANDA (4-3-3): Randolph; Coleman, Duffy, Keogh, Ward; Hendrick,
McCarthy (dal 31’ s.t. Hoolahan), Brady; Long (dal 45’ s.t.
Quinn), Murphy (dal 25’ s.t. McGeady), McClean.
(Westwood, Given, Clark,
O’Shea, Whelan, Christie, Meyler, Walters, Keane). All. O'Neill.
ARBITRO: Hategan (Rom).
OTTAVI DI FINALE
Italia (3-5-2):
Buffon 7.5, Barzagli 7, Bonucci 7, Chiellini 7.5, Florenzi 6.5
(38′ st Darmian 7) , Parolo 7, De Rossi 8 (8′ st Thiago Motta
6.5), Giaccherini 8, De Sciglio 8, Pelle' 8, Eder 8 (36′ st
Insigne ). (12 Sirigu, 13 Marchetti, 5 Ogbonna, 14 Sturaro, 6
Candreva, 21 Bernardeschi, 22 El Shaarawy, 7 Zaza, 11 Immobile)
All.: Conte. Spagna (4-3-3): De Gea 8, Juanfran 6, S. Ramos 5,
Piquè 5, Jordi Alba 6, Fabregas 5, Busquets 5, Iniesta 5.5,
David Silva 5.5, Morata 5 (24′ st Vazquez 5), Nolito 5 (1′ st
Aduriz 5.5, 36′ st Pedro sv). (1 Casillas, 23 Rico, 2
Azpilicueta, 4 Bartra, 12 Bellerin, 17 San Josè, 8 Koke, 14
Thiago Alcantara, 19 Bruno). All.: Del Bosque. Arbitro: Cakir (Tur)
5.
QUARTI DI FINALE
GERMANIA (3-5-2):
Neuer; Höwedes, Boateng, Hummels; Kimmich, Khedira (dal 16' p.t.
Schweinsteiger), Kroos, Özil, Hector; Müller, Gomez (dal 27'
s.t. Draxler). (Leno, ter Stegen, Mustafi,
Tah, Can, Weigl, Podolski, Sané, Schürrle, Götze). All.
Löw.
ITALIA (3-5-2):
Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini (dal 15' s.t.s Zaza);
Florenzi (dal 41' s.t. Darmian), Sturaro, Parolo, Giaccherini,
De Sciglio; Pellè, Eder (dal 3' s.t.s. Insigne). (Sirigu,
Marchetti, Ogbonna, Darmian, De Rossi, Bernardeschi, El Shaarawy,
Immobile). All.: Conte.
SEQUENZA RIGORI:
Insigne (I) gol, Kroos (G) gol, Zaza (I) fuori, Müller (G)
parato, Barzagli (I) gol, Özil (G) palo, Pellè (I) fuori),
Draxler (G) gol, Bonucci (I) parato, Schweinsteiger (G) alto,
Giaccherini (I) gol, Hummels (G) gol, Parolo (I) gol, Kimmich
(G) gol, De Sciglio (I) gol, Boateng (G) gol, Darmian (I)
parato, Hector (G) gol.
ARBITRO: Kassai
(Ungheria)
PRIMO TURNO
OTTAVI DI FINALE
QUARTI DI FINALE
SEMIFINALE
FINALE
|