Praiola
di Salvo
Sessa (La Sicilia, 14.7.2007)
Nell'estremo
lembo di terra ripostese verso il confine con il Comune di
Acireale, si trova la spiaggia acciottolata di Praìola, che
durante l'estate si anima, ogni giorno, di migliaia di
bagnanti e vacanzieri. La scoperta di questa suggestiva
località balneare ripostese - sormontata da un lungo costone
di Tìmpa, che degradando verso il mare forma a nord un
"unicum" paesaggistico mozzafiato con la costa taorminese -
è legata alla valorizzazione di essa, avvenuta alla fine
degli Sessanta, ad opera di molte famiglie bene della zona
dell'Acese, che costruirono nuove case di villeggiatura o
rimisero in sesto le ville antiche ereditate dai loro
genitori, e alla nascita di un attrezzato camping
internazionale - il Praiola Village - che si estende per 22
mila mq, posto proprio in riva al mare.
Il Comune
marinaro - accogliendo le numerose segnalazioni arrivate dal
"popolo dell'estate" che, ogni giorno, si riversa sulla
spiaggia di Praiola - ha potenziato il numero di pedane
pubbliche sulla battígia sassosa, costruendone qualcuna in
più rispetto agli anni precedenti che si estendono fin quasi
a mare, con una copertura complessiva di 80 mq.
Fondachello
di Laura
Fazzina (La Sicilia, 14.7.2007)
Il territorio di
Mascali morfologicamente occupa una posizione strategica dal
punto di vista turistico, grazie alle sue dieci frazioni,
tutte inserite in un contesto paesaggistico di notevole
pregio che spazia dalle colline dei Parco dell'Etna al mare
Jonio, a soli 30 Km da Catania e a 15 Km da Taormina. Tra
queste Fondachello e S. Anna, frazioni marinare protagoniste
di una considerevole espansione turistica, che ha
trasformato i piccoli borghi marini, con le loro spiagge
caratterizzate dai "cutulisci", oggi fulcro del turismo
estivo del conprensorio jonico-etneo.
Lungo il
litorale, oltre i resort, residence e quant'altro possa
ospitare chi ha scelto di trascorrere le vacanze in queste
località, vi sono circa 23 strutture balneari, offrendo
servizi di qualità per il turista sempre più esigente e
attento. Ma davvero ce ne sono per tutti i gusti?
Ci
risponde, Mario Fazio, presidente provinciale della Fiba
Confesercenti: "Abbiamo una tipologia di stabilimenti
balneari diversificati per rispondere alle esigenze di
tutti, dove ampi spazi possono ospitare la tradizionale
famiglia con zone relax, per i bambini aree ludiche con
piscina, oppure cè il lido più indicato per i giovani dove
prevalgono le strutture sportive con campi di beach volley e
calcetto. Da qualche anno si è aggiunto, quale nuova
attrattiva, un nuovo stabilimento caratterizzato da arredi
etnici e servizi esclusivi dotati di saune e vasche
idromassaggi per i clienti più esigenti". Quindi non
soltanto sole, sdraio e ombrellone. "Sfatiamo questo luogo
comune, oramai sono tanti gli intrattenimenti, che si
protraggono fino a notte fonda, come le serate a tema con un
ampio ventaglio di spettacoli. Tra i più gettonati la notte
di San Lorenzo e quella di Ferragosto, vissuti dai turisti,
intensamente tra mare sole, musica e pioggia di giochi
pirotecnici".
Stazzo al crepuscolo
Dal profano al
sacro, il 19 agosto i pescatori dei luogo, forte di una
tradizione che si tramanda da generazioni, festeggiano con
devozione la Madonna Maria SS. Della Pietà. La Madonna dalla
chiesetta di Fondachello viene portata in processione lungo
la costa a bordo dell'omonimo peschereccio, i numerosi
turisti con fiaccole in mano assistono al rituale religioso
fino allo sbarco, per ricevere la benedizione.
A Fondachello, a
ridosso del mare, ricade uno straordinario ambiente
naturale: la Gurna, zona umida compresa tra la foce dei
Simeto e la città di Messina, protetta da vincoli
paesaggistici. Durante l'anno registra una temperatura media
di 17 gradi e precipitazioni per 800 mm, assicurando
condizioni ideali per la flora caratterizzata. da lenticchia
d'acqua, felce, giunchi e cannucce di palude e dal
ranuncolo "pennello", tipico dell'Europa atlantica. La fauna
è per lo più costituita da uccelli di grandi dimensioni e
grande frequentatore della zona è il falco di palude, ma chi
vuol fare 'un tuffo" nella natura potrà scorgere tra gli
acquitrini, cigni reali, cavalieri d'Italia, aironi
cenerini, pettegole ed avocette oltre i rari ibis mígnattai.
Uno spettacolo regalato dalla natura, praticamente tutto
l'anno.
Fondachello fa
inoltre parte di un percorso cicloturistico che parte dalla
frazione ripostese di
Torre
Archirafi
e termina nei
pressi del fiume Alcantara.
Tutti
pazzi per la spiaggia di Fondachello
Fondachello deve l'origine del suo nome a un piccolo fondaco
(una sorta di locanda) appunto che fungeva da punto di sosta
per i viandanti della fascia litoranea.
Il territorio litoraneo della piana di Mascali, tuttavia,
non è mai stato oggetto in passato di una profonda
urbanizzazione; il motivo principale è da ricercarsi nelle
condizioni ambientali del luogo, poco adatte a favorire gli
insediamenti umani. La zona, infatti, era caratterizzata
dalla presenza del cosiddetto "Lago di Mascali", un'ampia
area paludosa che si estendeva da Marina di Cottone, nel
territorio di Fiumefreddo, all'odierna località di
Sant'Anna, le cui acque malariche e stagnanti furono
particolarmente rese maleodoranti per il corso di un secolo
e mezzo, a causa di un conetto vulcanico che eruttava magma
solforoso, comparso nel tratto cosiddetto "della Gurna", a
seguito del catastrofico terremoto del 1693 e svanito nel
1847 dopo un altro sisma.
È dunque comprensibile il motivo per cui, fino alla metà del
XIX secolo, Fondachello, ancora un piccolo borgo rurale
dotato comunque di una piccola chiesa, fosse ubicato in
campagna, in una posizione più interna rispetto all'attuale
abitato costiero (1 km circa a nord-ovest). Risulta quindi
evidente l'importanza assunta dall'opera di bonifica del
territorio, realizzata tra la fine dell'800 e gli inizi del
'900 per volontà dei proprietari del luogo, i principi
Gravina di Palagonia che permise la migrazione della
popolazione di Fondachello dal borgo rurale alla marina,
contribuendo a realizzare una trasformazione non solo
ambientale, ma anche umana ed economica, mutando una
comunità di contadini in una di pescatori.
Negli ultimi decenni, il paese di Fondachello, è stato al
centro di una speculazione edilizia non indifferente, vista
la posizione geografica favorevole e alcuni chilometri di
litorale pianeggiante composto da ciottoli, venendo a
costituire la meta vacanziera preferita per la popolazione
dei paesi vicini e meno vicini. Il paese, da piccolo borgo
di pescatori, si è così trasformato in una tra le più
caotiche località balneari della Sicilia orientale, a 26 km
da Taormina.
Lasicilia.it,
24.3.2012
scene girate a Villa La Limonaia ad Acireale
e a Nunziata (Mascali).
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Stazzo
(Stazzu in siciliano) è
una frazione del comune di Acireale, nella Città
metropolitana di Catania.
Si trova tra Santa Tecla
e Pozzillo, sulla costa a nord del capoluogo comunale da cui
dista circa 8 chilometri.
La presenza del borgo è
attestata a partire dal XIX secolo, quando iniziò a sorgere
su un terreno occupato dal Bosco d'Aci. Il termine Stazzo
deriva probabilmente dal latino statio, con riferimento al
luogo in cui riposavano le navi. In alternativa, potrebbe
derivare dal siciliano stazzuni ("fornace", forno in cui si
cuociono i mattoni); poiché nel territorio del centro sono
ancora presenti alcuni di questi forni oramai in disuso (uno
di questi si trova adiacente alla pizzeria "La Fornace"),
non è peregrino ritenere che anticamente qui si lavorassero
i laterizi e il nome di Stazzo derivi dalle tante fornaci
presenti nel territorio.
Già a partire dagli inizi
del XVI secolo, attorno al porto naturale della frazione,
già denominata "Cala dello Stazzo", vi era la presenza di
un'osteria e di alcune case, quale testimonianza di un primo
insediamento, come affermano alcuni autori che[senza fonte],
su commissione del reame di Spagna, si erano prodigati in
una minuziosa descrizione della costa ionica siciliana per
verificare i punti maggiormente vulnerabili alle incursioni
dei pirati saraceni.
La chiesa locale,
dedicata a san Giovanni Nepomuceno, è sita in piazza
Mantova: è stata aperta al culto nel 1908 ed elevata a
parrocchia nel 1922. La precedente chiesa, di origine
seicentesca, anch'essa dedicata al santo boemo, sorgeva
nell'attuale estremità sud della piazza. Fu abbattuta negli
anni cinquanta del XX secolo. Il culto di san Giovanni
Nepomuceno fu introdotto dai religiosi che frequentavano la
borgata marinara nel periodo estivo, provenienti dalla città
di Acireale, ove era presente una chiesa dedicata al santo,
in via Galatea.
La fantasia popolare
della borgata sulle origini del culto, rifacendosi
all'omologa storia boema sul martirio del santo, che vedeva
il suo corpo recuperato intatto nelle acque di un fiume,
narra che il simulacro di san Giovanni Nepomuceno fosse
stato portato su una barca di pescatori i quali avevano
precedentemente giurato di donare la sacra icona alla
comunità del primo luogo di approdo in cui sarebbero giunti.
La spiaggia di Stazzo si
caratterizza per le nere scogliere rocciose, intervallate da
numerosissime calette, di cui la principale, attorno a cui è
sorto il paese, è proprio la cala dello Stazzo. Alcune delle
calette, proprio per la contiguità l'una all'altra hanno
dato il nome alla contrada Cale, suddivisa territorialmente
fra Stazzo ed il vicino borgo di Pozzillo: è anche qui,
assieme alle passerelle presenti sul lungomare, che nella
stagione estiva si concentrano i bagnanti.
Il porto, localmente
denominato u scalu ("lo scalo"), avente sede nella
spiaggetta lavica antistante la chiesa, protetto in parte da
scogliere naturali (il cosiddetto Lanzaturi) in parte dal
prolungamento artificiale innestato su queste scogliere,
costruito sulla fine degli anni 1980, che ha esteso il
braccio del porto nella direzione sud, ampliando il
precedente bacino portuale naturale. Sul porto è collocata
una stele alta circa 20 metri, dedicata alla Madonna del
Buon Riposo, che ospita anche una lapide per i caduti delle
due guerre nativi del borgo. Un altro porticciolo,
maggiormente utilizzato dai pescatori, prende il nome di
Unna, a motivo della sua forma di naturale bacino,
favorevolmente protetto dal mare. Entrambi i porti, a motivo
della loro conformazione, offrono una discreta protezione
contro i venti ed i marosi provenienti dal nord o terranei,
cui contrasta una scarsa adeguatezza come riparo contro i
venti di est, sud-est e sud.
Fonte Wikipedia
La costa di Stazzo
frazione del comune di Acireale
situata tra Santa Tecla e Pozzillo, lungo la costa orientale della
Sicilia, a 25 km da Catania, è caratterizzata da scogliere laviche
tra cui sono incastonate delle calette di sabbia granulosa. Le
scogliere sono facilmente raggiungibili grazie a delle passerelle su
cui ci si può liberamente sdraiare a prendere il sole.
Stazzo offre un bacino naturale
in cui sorgono due porti: il maggiore è denominato "U Scalo", mentre
il più piccolo, utilizzato per lo più dai pescatori, prende il nome
di "Unna". Questi due porti riparano la spiaggetta dai venti,
mantenendo il mare calmo. In prossimità del porto maggiore si
estende una spiaggetta libera dalla sabbia nera e granulosa. Si può
parcheggiare l’auto a pochi metri, accanto al porto.
https://www.casevacanzepomelia.it/spiagge-della-sicilia/stazzo-74
Lasciata la
Timpa e attraversata Guardia Mangano, si arriva a Giarre, il
cui nome deriva dal siciliano Giarri che significa "giare,
contenitori di terracotta". Essi venivano fabbricati da
abili artigiani locali per la conservazione delle derrate
alimentari della vicina contea di Màscali.
Importante rilevanza architettonica ha il Duomo di stile
neoclassico che venne eretto a partire dal 1794.
In esso
sono conservate una splendida tela raffigurante la Vergine e
i Santi opera di Pietro Paolo Vasta (1697-1760) e una
Cappella dedicata a S. Lucia in cui è racchiuso un dipinto
del 1849 che rappresenta l'immagine del martirio di S. Agata
opera di Giuseppe Vaccaro (1793-1866).
Da Giarre giù verso il litorale di Riposto che ha origini
commerciali e deriva dal siciliano "U ripostu" che significa
"la cantina" poichè in esso venivano depositate le ingenti
quantità di vino raccolte nelle vicine città di Giarre e
Mascali.
La Chiesa Madre è una grandiosa costruzione
classicheggiante, in prevalenza della metà del secolo
scorso, simile, nella grandiosa cupola, e nella facciata a
duplice torre, alla cattedrale di Giarre.
Riposto oggi ha una struttura a scacchiera molto regolare;
l'asse di maggiore accrescimento è perpendicolare alla
costa. Comprende le frazioni Altarello, Carruba, Mangano,
Torre Archirafi.
Per tradizione centro di raccolta dei
prodotti dei vigneti etnei, Riposto basa la sua economia
soprattutto sulle attività connesse con la lavorazione e
l'esportazione dei vini, la fabbricazione di botti e la
distillazione. Il nuovo porto di Riposto sta richiamando
moltissimi diportisti e una serie di turisti che possono, in pchi minuti, raggiungere Catania, l'Etna o Taormina.
Fiorente è la pesca.
Il reddito agricolo si basa soprattutto
sulla produzione di agrumi, uva da vino e ortofrutticoli.
Buona risorsa è il turismo, agevolato da buone e moderne
attrezzature ricettive e balneari.
Torre Archirafi (Turri in siciliano) è un piccolo e
suggestivo borgo marinaro situato a sud di Riposto e
congiunto ad esso dal lungomare Edoardo Pantano. Da esso,
nelle giornate terse è possibile ammirare un paesaggio
mozzafiato: dall'Etna e le sue pendici, a Taormina con le
prime propaggini dei Peloritani, quindi alla costa reggina
della Calabria.
Di notte è facile scovare le lampare dei
pescatori che punteggiano il mare. Torre Archirafi è inoltre
il punto di partenza di un percorso cicloturistico che
termina nei pressi del fiume Alcantara.
Il casale di Torre fu edificato nel XVIII secolo da Giovanni
Natoli Alifia, principe di Sperlinga, in un luogo dove già
esisteva un'antica torre risalente al XIV secolo. Il
fondatore fu Giovanni Natoli Alifia, figlio primogenito del
Principe Francesco Natoli Alifia e di Caterina Ruffo fu il
primo Duca d'Archirafi per regale concessione da parte di
Carlo III di Borbone del 24 maggio 1741. Tale titolo passò
in seguito alla famiglia Vanni, quindi nel 1940 ai Vigo che
l'hanno mantenuto sino ai giorni nostri.
Il borgo, a partire dalla sua fondazione, cominciò a
popolarsi di gente proveniente soprattutto da Acireale,
Messina e Paternò, nel 1815, con il distacco di Giarre dalla
Contea di Mascali, Torre Archirafi divenne parte del nuovo
comune sino a quando nel 1841 "Riposto e il borgo La Torre"
ebbero anch'esse un proprio municipio.
L'abitato, nonostante l'espansione edilizia degli ultimi
decenni, ha mantenuto pressoché immutato l'antico centro
storico, il cui cuore è rappresentato dalla chiesa madre e
dal settecentesco palazzo Vigo, entrambi prospicienti il
mare. La chiesa madre, nata come cappella annessa al palazzo
dei principi di Sperlinga (oggi palazzo Vigo), fu
inizialmente dedicata alla Madonna della Lettera, culto
introdotto nella zona dai Messinesi. Ridedicata alla Madonna
del Rosario, è stata più volte rimaneggiata sino a
raggiungere l'aspetto attuale nella seconda metà
dell'Ottocento. È sede parrocchiale dal 1922.
In una stanza del Palazzo Vigo è allocato il presepe del
pescatore, con pastori animati in terracotta e stoffa, che
alternando le varie fasi dell'alba, del giorno, del tramonto
e della notte, riproduce la vita del borgo marinaro.
Delle due torri esistenti rimane solo la "Torre Modò",
risalente agli inizi del XVI secolo, ma presenta una
tipologia edilizia non riconducibile al modello camillianeo
e, quindi appare verosimile una origine medievale.
Lasicilia.it,
24.3.20122
Giarre
(C.A.P. 95014) dista 218 Km. da Agrigento, 152
Km. da Caltanissetta, 26 Km. da Catania, alla
cui provincia appartiene, 123 Km. da Enna, 70
Km. da Messina, 258 Km. da Palermo, 130 Km. da
Ragusa, 84 Km. da Siracusa, 357 Km. da Trapani.
Il
comune conta 27.184 abitanti e ha una superficie
di 2.748 ettari per una densità abitativa di 989
abitanti per chilometro quadrato. Sorge in una
zona collinare litoranea, posta a 81 metri sopra
il livello del mare.
Il
municipio è sito in via Callipoli n. 81, tel.
095-963111 fax. 095-963234, numero verde
800234658. L'indirizzo di posta elettronica è il
seguente: giarre.lavpubblici@omnia.it.
Grosso centro agricolo e commerciale, Giarre
vanta una ricca produzione di agrumi, ortaggi,
uva, olive e cereali che si possono gustare
nell'annuale Fiera agrumicola e ortofrutticola
che si tiene nel mese di settembre.
Importante
è pure la Fiera dei fiori della riviera
ionico-etnea che si svolge ogni anno nel mese di
settembre.
Nel
settore dell'artigianato locale spiccano gli
oggetti lavorati in ferro battuto e in rame
visibili nella Mostra-Mercato dell'artigianato
siciliano che si tiene ogni anno nel mese di
dicembre.
Il
nome Giarre deriva dal siciliano Giarri che
significa "giare, contenitori di terracotta".
Essi venivano fabbricati da abili artigiani
locali per la conservazione delle derrate
alimentari della vicina contea di Màscali.
Il
primo nucleo abitato sorse nel VII secolo a.C.
ad opera di una colonia di Calcidesi che si
stanziarono su quel territorio.
Nel
periodo romano esso fu devastato a causa di
numerose rivolte servili sempre represse nel
sangue. Solo a partire dalla seconda metà del
1800 il centro ebbe uno sviluppo autonomo, dato
che sino al 1815 appartenne alla giurisdizione
della vicina cittadina di Màscali.
Importante rilevanza architettonica ha il Duomo
di stile neoclassico che venne eretto a partire
dal 1794. In esso sono conservate una splendida
tela raffigurante la Vergine e i Santi opera di
Pietro Paolo Vasta (1697-1760) e una Cappella
dedicata a S. Lucia in cui è racchiuso un
dipinto del 1849 che rappresenta l'immagine del
martirio di S. Agata opera di Giuseppe Vaccaro
(1793-1866).
Fra
i nomi illustri giarresi citiamo quello di Alfio
Russo (1902-1976) celebre giornalista che
diresse i seguenti giornali: "La Sicilia" di
Catania, la "Nazione" di Firenze e il "Corriere
della Sera" di Milano.
Giarre e' un importante centro agricolo e
commerciale in provincia di Catania noto per le
produzioni di ciliege, per quelle orticole, la
produzione di vini ed il florovivaismo.
La
citta' e' situata a 81 metri sul livello del
mare e conta circa 27.200 abitanti.
La
Chiesa Madre - Una prima tappa turistica deve
decisamente riguardare la Chiesa Madre cittadina
dedicata a S. Isidoro Agricola, il patrono
cittadino. E' un'imponente costruzione
neoclassica, con due torri campananie gemelle,
di forma squadrata. I lavori per la sua
edificazione iniziarono il 1794 e terminarono
quasi un secolo dopo. La facciata presenta due
campanili e quattro orologi, il suo interno e'
suddiviso in tre navate, a croce latina ed uno
stile neoclassico. La Chiesa preserva alcune
opere d'arte interessanti come alcune tele
settecentesche e ottocentesche come la tela
raffigurante "La Vergine e Santi", nonche' un
pregiato arazzo rosso raffigurante, tra l'altro,
un'aquila con una croce sul petto ed uno stemma
dei Borbone.
Da
citare e' la chiesa dell'Oratorio, realizzata
seguendo lo stile rococo' siciliano.
Il
Corso - L'arteria principale è via Callipoli,
fiancheggiata da bei negozi e da residenze
signorili in stile liberty, neoclassico e
barocco, edificati tra l'Ottocento ed il
Novecento, tra i quali è degno di nota il
Palazzetto Bonaventura (n° 170), in stile
liberty. Al n° 154, Palazzo Quattrocchi è
caratterizzato da decorazioni in stile moresco.
La
bellezza cittadina e' ulteriormente arricchita
dai belvederi riposti sul famoso vulcano Etna ed
il Torrente Macchia.
Anche i dintorni cittadini sono affascinanti e
meritano una visita turistica.
Il
Santuario di Santa Maria la Strada fu edificato
nel 1081 nella contrada che lo ospita per volere
del Conte Ruggero che cosi' voleva ringraziare
la Madonna per la sua vittoria sui Saraceni.
Sempre nei dintorni cittadini, e precisamente
nella localita' denominata Macchia, si trova il
Museo Comunale degli Usi e dei Costumi delle
Genti dell'Etna in cui si puo' ammirare, tra
l'altro, la ricostruzione fedele di una tipica
masseria del secolo scorso.
Dal
punto di vista naturalistico Giarre ha molto da
offrire.
(in alto a
sinistra: Palazzo Vigo a Torre Archirafi)
Giarre, sulla collina le contrade
dai nomi arabi: Sciara e Miscarello
La Sicilia, 30 Aprile 2013
Sopra il
panorama che si gode da Miscarello. In alto la
chiesa di Misca-rello dedicata alla ...
La zona pedemontana del territorio giarrese
abbraccia una fetta di territorio fertile e di
grande suggestione, abitato nel corso dei secoli
da diverse popolazioni, perché in posizione
strategia rispetto al controllo della costa
jonica che va da Riposto a Taormina. È il
territorio in cui si trova la frazione di San
Giovanni Montebello, ma anche le meno note
contrade di Sciara e Miscarello.
Sciara era anticamente chiamata Xara. La
contrada si trova a monte dell'abitato giarrese,
in posizione più elevata rispetto a Macchia. La
parola "shaâra" in arabo significa "lingua di
fuoco" e, nel caso specifico, pare si riferisse
ad una fascia del territorio che fu attraversata
dalle lave dell'Etna. Durante la dominazione
aragonese, il toponimo di questa località veniva
trascritto "Xara", in lingua catalana. Il paese,
che fino alla metà del ‘900 constava di piccole
abitazioni rurali, nel 1927 fece erigere una
chiesetta dedicata alla Madonna del Carmelo che
fu dapprima sottoposta canonicamente alla
parrocchia di San Giovanni Montebello, fino al
1959 quando divenne parrocchia autonoma. La
piccola chiesa di Sciara è stata interamente
ricostruita intorno al 1985 dopo che il sisma
del 1971 l'aveva resa in parte inagibile.
In un'area poco distante dalla piccola borgata
esistono tracce di un'antica presenza umana di
carattere rupestre.
La Chiesa parrocchiale della Madonna del
Carmelo, in occasione della ricorrezza dei 25
anni dalla ricostruzione, festeggiata nel giugno
dello scorso anno. Durante la celebrazione della
messa mons. Salvatore Raspanti, vescovo di
Acireale, ha collocato una corona al simulacro
della Vergine Maria.
Miscarello (Muscareddu) è una piccola frazione
di Giarre, molto rinomata per la produzione
d'uva da vino (da qualche anno si organizza
nella piazza di Miscarello la Sagra dell'uva
della mostarda e del dolce) e per la presenza di
numerose piantagioni di ciliegi e di altre
piante da frutto.
Il toponimo appare per la prima volta in una
carta del ‘700, dove non compaiono invece
Macchia e San Giovanni Montebello, ed è quasi
certamente di origine araba (probabilmente esso
significa "refrigerio divino").
La piccola chiesa del borgo, un tempo cappella
patronale, è dedicata alla Madonna del Rosario.
Il paese di Miscarello è stato definito più
volte "Terrazza di Giarre", per la posizione
magnifica, che abbbraccia con lo sguardo la
costa jonica e anche quella calabra.
La chiesa della Madonna del Rosario era un tempo
chiesa patronale della famiglia dell'onorevole
Vigo.
La frazione di Giarre in questi ultimi anni è
diventata meta di turisti e villeggianti per la
presenza di case vacanze, di agriturismi e bed &
breafast.
L'esterno della chiesa è in muratura a secco. Il
portale è in pietra lavica, il campanile a vela
con 2 campane. Il Crocefisso all'interno è in
legno e si trova di fronte ad una pittura
raffigurante Santa Lucia. L'altare è in marmo
policromo, sovrastato da un nicchia dove c'è la
statua della Madonna del Rosario. Il 14 agosto
del 2011 un incendio, sviluppatosi all'interno
di un fabbricato annesso, devastò la chiesa, ma
la comunità parrocchiale, particolarmente legata
a quella chiesa si mobilitò subito, cercando di
salvaguardare un patrimonio fondamentale
attraverso svariate iniziative. Le fiamme però
risparmiarono l'antica statua in gesso della
Madonna del Rosario, risalente al 1856 e il
Crocefisso.
Parati e arredi sacri in
argento e oro
Come per le altre chiese di Giarre la
prima costruzione della chiesa arcipretale Maria
Santissima della Provvidenza in Macchia non va
oltre la seconda metà del seicento e i primi
anni del settecento. Lo stile ne rileva la
datazione.
Una data da tenere presente è quella dello
statuto della Confraternita «Maria Santissima
della Provvidenza»: l'anno è il 1741. La chiesa
dal 1742 è fra le sacramentali e, secondo le
notizie dello storico V. Amico, nel 1730 fu
dedicata alla Madonna della Provvidenza. Il
calvario della chiesa di Macchia era un tempo la
vecchia chiesa di San Matteo, posta anch'essa
lungo l'asse della Consolare che da Catania
portava a Messina.
La chiesa fu lelevata a parrocchia nel 1911.
Notevoli sono le opere d'arte e i tesori della
chiesa, pazientemente trascritti dal prof.
Strano Mariano cultore di storia locale.
La Statua lignea di San Vito Martire dello
scultore palermitano Rosario Begnasco, la tela
raffigurante S. Vito del catanese G. Zacco; la
tela di S. Vito del pittore acese Mancini; una
serie di dieci quadri rettangolari (forse
destinati ad altra chiesa) raffiguranti la vita
della Madonna ad opera della scuola dello stesso
Zacco; due tele raffiguranti la deposizione e la
crocifissione una delle quali forse appartiene
alla scuola di Antonello da Messina.
Una lunga serie di parati sacri fra i quali di
notevole interesse storico, quello del ‘600
veneziano. Un grande ostensorio in argento opera
dei maestri acesi; calici e pissidi finemente
cesellati in oro. Di certo in tutte queste opere
non è da escludere la generosità dell'arciprete
Fiamingo, che accusato di avere la sua residenza
a Macchia anziché a Giarre, avrà ricolmato di
tesori questa sua chiesa allora filiale di
Giarre.
Il parroco-arciprete don Salvatore Giuffrida
curò con vivo interesse la conservazione del
patrimonio artistico.
Le festa di San Vito fino a qualche anno fa
veniva arricchita con la sagra delle ciliegie,
che abbondano nel territorio, anche se si sono
registrati ultimamente anni di magra. C'è poi da
osservare che un tempo tale festa con la sua
celebra "cantata" concludeva le feste religiose
dell'anno.
Sono ricordi di altri tempi quando ancora non
c'era il Museo delle Genti dell'Etna che
costituisce un patrimonio prezioso per il
territorio, voluto dal compianto sindaco Nello
Cantarella. Sono numerosi i visitatori che, ogni
anno, vengono a rivivere i momenti più
caratteristici della civiltà contadina.
Nel Natale del 1999 venne allestita una
manifestazione folcloristica, all'interno del
museo, con foto d'epoca del Novecento giarrese.
Tutti ebbero modo di rivedere la famosa «Pupa» e
i vecchi lampioni della via Callipoli nonché
tanti altri angoli della vecchia Giarre. Ecco
perché le insistenze per una maggiore
valorizzazione del «bene culturale», che furono
sostenute dall'ex direttore del «Museo degli usi
e costumi delle Genti dell'Etna», l'ormai
compianto preside Sebastiano Fresta, vanno
rilette come un nuovo monito verso la
valorizzazione «perché esso rappresenta un
momento di realizzazione oggettiva del divenire
storico-culturale, prodotto visibile di esso;
segno di una tradizione, ma anche tensione e
slancio verso un continuo rinnovamento, per una
incessante creazione di altri valori e di altri
beni culturali».
Certamente da non sottovalutare e' il fatto che
Giarre rientra nel Parco dell'Etna, una delle
piu' interessanti oasi siciliane che consente,
tra l'altro, la possibilita' d'ammirare delle
vedute uniche sul Vulcano.
La
sua nascita si deve al Vescovo-Conte Nicola
Maria Caracciolo che nella seconda meta' del
1500, incominicio' ad interessarsi attivamente
alla zona concedendo in enfiteusi le sue terre
per poter iniziare l'ingente opera di bonifica
nella zona. Nel 1815 la citta' ottenne
l'autonomia da Mascali, citta' dalla quale fino
a quel momento dipendeva. La storia cittadina e'
legata a quella della vicina citta' di Riposto:
le due citta' sono state unificate e divise piu'
volte fino ad arrivare alla fine della Seconda
Guerra Mondiale quando esse furono di nuovo
suddivise per riprendere i loro toponimi
originari.
Il
nome Giarre ricorda i famosi contenitori
utilizzati per conservare le decime da
consegnare al Vescovo di Catania, signore di
Mascali.
Il Liberty a Giarre
Giarre può meritatamente essere considerata una
cittadina in stile liberty, quel grazioso e
delicato linguaggio artistico e architettonico
europeo, che ha assunto molteplici forme
regionali e addirittura locali.
Lungo la strada nazionale, maestoso asse viario
che da Catania conduce a Taormina,
attraverserete, a un tratto, un paese fiorente,
impreziosito da deliziosi palazzi pubblici e
privati, arricchiti al loro interno, quasi
sempre misconosciuto, da dipinti,decorazioni,
opere di ebanisteria e in ferro e arredamenti
pregevoli. Giarre vi accoglierà così
sontuosamente, sfatando la sua apparente
vocazione esclusivamente commerciale e
svelandosi a buon diritto città d’arte.
Passeggiando per la bella via Callipoli, alzate
lo sguardo e scoprirete un’edilizia neoclassica,
impreziosita da una decorazione minuta dei
particolari, dove la caratteristica del liberty,
l’uso cioè della linea sinuosa e vitiforme a
creare il motivo floreale, si mescola a
reminiscenze gotiche, barocche e soprattutto
classicheggianti. Ecco allora il palazzo
Bonaventura, con la sua originale torretta
angolare e le sue decorazioni policrome, opera
dell’architetto catanese Francesco Fichera; il
palazzo Pennisi dalle superfici abbellite a
tappeto con la tecnica del graffito; la villa
D’Angelo con la sua facciata di incantevole
pietra bianca; il palazzo Quattrocchi, evidente
simbolo di eclettismo architettonico; infine il
palazzo D’Ambra dalle originali ringhiere in
ferro battuto e le cornici in pietra bianca
siracusana.
Se poi amate le preziosità degli interni, Vi
attendono decorazioni a stucco con disegno a
volute, archetti adorni con piccole margherite,
pitture a soffitto con piccoli volatili ed aerei
putti, pitture murali con splendidi grappoli
d’uva pendenti a strascico, vetrate e tessuti,
testimonianze di grande maestria pittorica,
fregi dominati dalla figura tipica del liberty:
il pavone stilizzato.
Infine dulcis in fundo la bella cattedrale in
stile neoclassico in piazza sant’Isidoro
Agricola, la maestosità della sua cupola e dei
suggestivi campanili ed al suo interno, sulla
porta della sagrestia, una pregiata tela di
Pietro Paolo Vasta raffigurante la Vergine ed i
Santi.
Giarre si svelerà così centro cardine che ha
attirato in passato architetti e progettisti di
fama nazionale, oltre a possedere un serbatoio
di artisti ed artigiani nel comprensorio
veramente notevoli.
Vedi il pittore Sanfilippo, e gli scultori
Moschetti e Iuvara. Vi attende dunque una
piccola perla artistica che merita di essere
scoperta e valorizzata da sguardi attenti ed
interessati, capaci di cogliere le bellezze
discrete ed i particolari sommessi e reconditi
delle cittadine etnee.
http://www.siculina.it/viaggio_nel_liberty.htm
|
scene girate a
Riposto, S. Venerina e Acicastello
|
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La baia di Naxos
Riposto
si trova a soli sei metri sul livello del mare, con alle
spalle il vulcano Etna e conta quasi 13.900 abitanti.
La Chiesa Madre
- Una prima tappa cittadina a carattere culturale riguarda
la Chiesa Madre intitolata a San Pietro. Essa preserva
interessanti tele d'origine ottocentesca, cioe' quella
raffigurante L'Immacolata Concezione, quella raffigurante la
Madonna del Rosario e quella raffigurante San Sebastiano.
Chiesa della
Madonna della Lettera - Successiva tappa religiosa e
culturale cittadina riguarda la Chiesa della Madonna della
Lettera. Essa conserva un dipinto raffigurante la Madonna,
un organo settecentesco ed una cripta dove si trovano un
pozzo d'acqua marina ed i colatoi utilizzati per il
trattamento delle salme.
Monumenti minori
e dintorni - Tra gli edifici e costruzioni civili della
citta' occorre citare innanzitutto la Villa Comunale, il
Palazzo Comunale edificato intorno agli anni '20, le due
torri edificate per difendere il territorio dalle incursioni
dei pirati, nonche' il borgo marinaro Torre Archirafi, oggi
interessante centro turistico.
La storia
cittadina e' stata legata da sempre a quella della vicina
Giarre: solo nel 1841 Riposto ottenne la possibilita' di
diventare un comune autonomo. L'etimologia del nome deriva
dal fatto che le decime del vino raccolte in passato nella
Contea di Mascali erano "riposte" in questa citta' e questo
spiega l'origine del nome. Il borgo si sviluppò ad opera di
una colonia messinese (da cui il culto della Madonna
della Lettera) attorno ai magazzini e nel XIX sec. divenne
un importante centro commerciale per l'esportazione del
vino. Data la strategica posizione geografica cittadina,
infatti, per raggiungere il mare tutte le strade della
Contea in cui rientrava Riposto confluivano nell'attuale
Corso Italia.
una veduta
dell'eruzione del febbraio 2013 dal porto di Riposto. Foto
di Andrea Salemi.
Dove i beni
venivano depositati prima di essere trasportati lontano
dall'isola, ha una spiaggi fatta di ciottoli, e una futura
vocazione come posto di mare, dal centro per la costruzione
di navi e importante porto come un tempo era, quando il vino
e i frutti di cedro venivano esportati, e più tardi lo
zolfo.
Il porto di
Riposto è posizionato solo secondo a quello di Catania della
riviera Ionica, e un'ottima destinazione per turismo nautico
per i visitatori di Taormina e le Gole dell'Alcantara,
facendo di esso il porto del Monte Etna, allungandosi dal
mare alla neve, in mezzo a campi di viti, cedri, orchidee e
formazioni di lava. Per il bagno, la spiaggia pubblica di
Sant'Anna è perfetta. La spiaggi di Fondachello ha numerosi
campeggi, e giunge fino alla foce del fiume Freddo, con la
sua eccezionale vita subacquea, seguito dal litorale di
Cottone, altrettanto famoso con campeggiatori, e la costa di
Calatabiano, con il castello di San Marco, una residenza
fortificata costruita alla fine del 17° secolo e posizionata
nell'opulento verde di un bosco di pini che ospita anche
campeggi, le attrezzature della spiaggia e un centro di
vacanza rurale. Queste sono gli ultimi avamposti della
Riviera del Monte Etna prima che il fiume Alcantara sia
raggiunto, un invito aperto ad essere esplorata con
passione.
Come
arrivare: Autostrada A18 Messina/Catania uscita Acireale
- Strada Statale 114 Messina/Catania
|
SE SI VUOLE,
DA QUI SI COMINCIA A SALIRE SULL'ETNA, E CI VOGLIONO
APPENA
20 MINUTI
IN AUTO PER
TOGLIERSI LE PINNE E .... CALZARE GLI SCI.
|
|
SE LO VUOI, ESCI A
SINISTRA. ALTRIMENTI PROSEGUI IN DIREZIONE TAORMINA |
Il
fiume Fiumefreddo e la Riserva Naturale Orientata, che si
estende lungo la parte terminale del suo corso,
rappresentano il vanto di tutto il Paese costituendo un bene
inestimabile per gli elevati interessi naturalistici e
scientifici.Il fiume è inserito in uno scenario naturale
senza pari il cui ecosistema fluviale è stato sottoposto a
tutela con L.R. 98/81; in seguito, con D.A. n. 205/84, è
stata istituita la Riserva Naturale Orientata del fiume
Fiumefreddo.
Il Fiumefreddo sgorga dalle falde nord-orientali dell'Etna,
la Riserva si estende fra i territori dei Comuni di
Calatabiano e Fiumefreddo di Sicilia (separati dall'alveo
del fiume omonimo) abbracciando un’area di grande interesse
naturalistico-ambientale.
La Riserva è suddivisa in zona A (circa 20 ettari) ed in
zona B (circa 55 ettari).Il fiume è lungo circa 1.800 mt ed
è alimentato esclusivamente dal progressivo scioglimento
delle nevi, filtrate da un terreno vulcanico molto poroso
che ne permette l’infiltrazione a notevoli profondità (da un
massimo di 10 mt ad un valore medio di circa 2 mt),facendo
confluire le acque in un grande fiume sotterraneo che
alimenta le sorgenti del fiume Fiumefreddo, note per essere
le più grandi sorgenti di Sicilia; le due sorgenti
principali sono: “Capo d'Acqua” (in dialetto Testa sciumi) e
“Caldare Fiorino” (Quadare, cioèpentole in dialetto
siciliano) così chiamate per il caratteristico ribollio
delle acque, simile a quello dei pentoloni in ebollizione.
Le particolarità principali di questo corso d'acqua sono la
limpidezza e la fredda temperatura (12 o 13 gradi centigradi
nel periodo estivo); caratteristiche anche le falde di
affioramento, presenti nella zona di pianura, dovute
all'esistenza di rocce vulcaniche sotterranee. Queste
poggiano su argille impermeabíli determinando fenomeni di
risorgiva; da queste zone hanno origine i due rami del fiume
che si riuniscono, più avanti, a breve distanza dalla foce.
Per effetto di tali fenomeni si era creata, in passato,
un'ampia zona palustre a ridosso del litorale che andava da
Riposto a Fiumefreddo; attualmente dell'antico sistema
palustre resta, oltre la Riserva del fiume Fiumefreddo, la
zona vincolata denominata Pantano Gurna e queste due zone
umide rivestono una notevole importanza sia per l'emergenza
floristico-vegetazionale che per l'avifauna, essendo luoghi
adatti alla sosta ed alla nidífícazione di molte specie
migratorie, palmipedi e trampolieri.
La nota distintiva di questo incantevole scenario consiste
nella contemporanea presenza di una flora rigogliosa e
tipica di acque limpide e fredde, come il Ranuncolo
pennello, e di una lussureggiante colonia di Papiri (Cyperus
papyrus) tipica dei climi tropicali, che rendono la
vegetazione del luogo unica.
La caratteristica bassa temperatura e la purezza delle acque
del Fiumefreddo hanno permesso l’insediamento di diverse
piante acquatiche non riscontrabili in altri fiumi della
Sicilia e così, oltre ai densi popolamenti di Ranunculus
Penicillatus, tra la flora semisommersa e riparale della
riserva troviamo: la canna, la cannuccia di palude, il
crescione, ecc..
I diversi elementi ambientali (clima, umidità ed humus),
inoltre, rendono la zona popolata di numerosi ed
interessanti rettili ed anfibi che condividono l’habitat con
uccelli acquatici, come la gallinella d’acqua.
Di notevole interesse paesaggistico è anche la florida
vegetazione boschiva che si estende sin sull’ampia e
pregevole fascia costiera, dove si possono osservare con
meraviglia gli alti pioppi ed il caratteristico boschetto di
noce americana.
http://www.prolocofiumefreddo.it/lambiente/la-riserva/la-riserva-naturale-orientata
Il Comune di
Fiumefreddo, detto di Sicilia per distinguersi da
Fiumefreddo Bruzio, in provincia di Cosenza, prende il nome
dall'omonimo fiume e sorge lungo la Ss. 114 Catania-Messina.
L'apertura dello svincolo autostradale, avvenuta nel 1991,
ha reso più agevole la comunicazione tra le due provincie di
Catania e di Messina, oltre a consolidare la funzione del
Paese quale centro nodale per il traffico turistico in
direzione del versante Nord-Ovest dell'Etna e della riviera
jonica tra Riposto e Giardini-Naxos.
Il mare Jonio in questa parte della riviera è di
incomparabile bellezza. Qui sfocia il fiume Fiumefreddo che
vede la luce nell'omonima Riserva Naturale. La presenza del
fiume rende le acque di questo mare fresche, incontaminate e
sempre balneabili.
Sita in una valle prettamente agrumicola, Fiumefreddo di
Sicilia vanta una cospicua produzione di agrumi e ortaggi
che si possono gustare nell'annuale Fiera che si tiene nel
mese di febbraio. Nel settore dell'artigianato
caratteristici sono gli oggetti lavorati in ferro battuto.
Di notevole interesse architettonico sono la Chiesa Madre
dedicata a S. Maria Immacolata, il Palazzetto Diana ricco di
intarsi in pietra lavica nera e il Castello degli Schiavi,
fatto costruire nel 1700 dalla famiglia Gravina sui resti di
un'antica villa romana.
Lasicilia,
24.3.2012
Il breve corso
dell'Alcantara (nome arabo, Al Qanrarah, che significa
ponte), lungo poco più di una quarantina di chilometri,
prende origine da varie sorgenti presso Floresta, e dopo
essersi ingrossato grazie a diversi torrenti dei Nebrodi,
corre per la valle racchiusa fra le colline di marne ed
arenarie che reggono Castiglione di Sicilia e Motta Camastra
fino a sfociare nello Ionio. Migliaia di anni fa la valle fu
invasa da una possente colata lavica sgorgata dal più
eccentrico dei crateri etnei, il Monte Moio, e non si fermò
se non quando giunse al mare formando Capo Schisò. Così la
spessa coltre di lava coprì l'antico letto che il fiume
aveva scavato, nel corso dei secoli, fra le arenarie. Ma
l'acqua del fiume, ripreso il lento fluire, nel tempo incise
e levigò pareti di oltre 20 metri, raggiungendo il suo
antico letto di arenaria e formando delle suggestive gole
dalle alte pareti di prismi basaltici ora incurvati ora
leggermente ondulati, secondo le modalità di
raffreddamento della colata. Vicine a Taormina, le gole sono
molto frequentate da turisti italiani e stranieri e non
sempre, nel tratto iniziale, sono un luogo di silenzio e
tranquillità. A causa del notevole afflusso turistico,
all'ingresso della gole sono stati costruiti un grande
parcheggio ed un orrendo ascensore in cemento. Malgrado ciò
le gole mantengono un ambiente ancora interessante. Il
percorso suggerito è impegnativo, perchè la risalita del
fiume avviene, fin dall'inizio, immersi nell'acqua fino alla
cintola e prevede anche tratti a nuoto. E' consigliato ad
escursionisti esperti e con una buona pratica di nuoto. Sono
necessari un costume da bagno ed un paio di scarpe da tennis
da indossare senza calze. Attenzione alla temperatura
dell'acqua!
Dallo svincolo
per Giardini - Naxos dell'autostrada Catania - Messina, si
prende la statale 185 in direzione di Francavilla di
Sicilia. Percorsi 13 km, poco prima di giungere a Motta
Camastra (cartello giallo indicante le gole) si svolta a
sinistra e, passando per un cancello, si entra in un largo
spiazzo dove si parcheggia. Accanto al bar - ristorante
inizia la scala che scende, tra fichi d'india e grandi
cespugli di euforbia attaccati tenacemente alle rocce, sino
al letto del fiume. Entrati nelle fredde acque
dell'Alcantara, si attraversa il fiume e si raggiunge la
spiaggetta sulla riva opposta. Nell'acqua, tenendosi a
sinistra, si risale il fiume fra le alte e nere pareti
laviche sino ad un gradino. Ci si sposta sulla destra, si
sale sulle rocce facendo attenzione a non scivolare e,
percorrendo un breve tratto fuori dall'acqua, si aggira il
piccolo salto. Con una breve nuotata si raggiunge la riva
opposta. Si prosegue a sinistra fino ad uno scivolo che si
evita a sinistra, e si continua costeggiando le alte pareti
laviche sin dove la gola si allarga. Si prosegue per un
breve tratto al centro, poi ci si sposta a sinistra. Si sale
sulle rocce, in questo punto simili ad un piano inclinato, e
si prosegue fino ad un laghetto ai piedi di un'ampia
cascata. A nuoto si raggiunge la spiaggia, formata dalla
erosione a sinistra del lago. Qui si può sostare
all'asciutto ed ammirare i prismi basaltici che come antiche
colonne, chiudono l'anfiteatro. E' possibile proseguire,
raggiungendo limpidi laghetti e straordinarie cascatelle.
Occorre però arrampicare a sinistra della cascata
utilizzando una corda fissa ed aiutandosi con qualche
appiglio sulle levigatissime rocce. Il ritorno richiede lo
stesso tempo.
SALVATORE ZAPPULLA La Valle dell'Alcantara La Sicilia 18.8.2020
è un
territorio ricco di attrattive naturali, borghi, castelli e siti archeologici,
custode di antichi misteri. Un nuovo sito, riconducibile alla preistoria,
presumibilmente dal carattere sacro e di tipo archeoastronomico, è stato
scoperto a Motta Camastra (Me), già nota per le sue Gole in località Larderia.
Le aperture presenti in alcune rocce di arenaria, insieme ad un blocco
monolitico (forse l'altare sacrificale ) con evidenti interventi di modifica per
mano dell'uomo, in contrada Grotta Paglia e Rocca Mancusa, tra i 400-600 metri
di altitudine ed a pochi km dal fiume Alcantara, sarebbero stati utilizzati
dagli abitanti della valle nell’antichità per seguire il ciclo delle stagioni.
Il prof. Ferdinando Maurici, dirigente dell'U.O. Beni Archeologici della
Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, insieme al vice direttore
nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia, Alberto Scuderi e all'astronomo
Alfio Bonanno dell'Istituto Nazionale di Astrofisica di Catania, nei giorni
scorsi hanno visitato il sito, accompagnati dal suo “scopritore” Giuseppe
Tizzone, un operatore del 118, con la passione per la storia locale originario
del Comune etneo di Castiglione di Sicilia, della cui Pro Loco è stato socio
fondatore. «Nella stessa area - ci spiega Alberto Scuderi - in un raggio di
poche centinaia di metri, ci ritroviamo almeno tre monumenti con certo
orientamento astronomico».
Il primo è su una cresta naturale di roccia (lunga
alla base circa 5 metri e alta 3 metri) che si affaccia da posizione elevata ed
emergente sulla sottostante valle del fiume Alcantara e con vista fino al mar Jonio. La cresta rocciosa è stata modificata in più punti da mano umana.
Particolarmente significativo è uno scasso ad angolo retto con orientamento a
circa 120°-300°, da cui è possibile ammirare il sorgere del sole nei giorni del
solstizio d’inverno verso lo Jonio.
Il secondo indicatore è una roccia forata
con apertura passante a arco di cerchio, scavata nella parte superiore di un
affioramento roccioso naturale. Il foro presenta asse con orientamento Nord-Sud.
Il terzo è un altro foro passante a semicerchio su un’alta rupe che guarda la
valle in direzione di Castiglione di Sicilia. «Nel centro dell’intradosso è
presente - spiegano Maurici e Scuderi - forse volutamente risparmiato dallo
scavo, un “dente”di roccia che agevola ulteriormente la mira a circa. 60°- 240°
con l’alba del solstizio d’estate già fotografata e tramonto del solstizio
d’inverno senza dubbio visibile. Ulteriori rilievi in occasione dei solstizi
saranno certamente di aiuto per approfondire maggiormente il significato
archeoastronomico, anche in relazione al contesto locale». Gli studiosi
ipotizzano che la presenza di tali monumenti sia associata anche alla necessità
di determinare i periodi di semina e raccolta dei cereali. Si può anche
ricordare in questo contesto la presenza di un significativo numero di palmenti
rupestri, sia in prossimità delle rocce forate, sia in generale in tutta la
Valle dell’Alcantara.
Tuttavia al momento non è possibile affermare con certezza
a che età risalgano tali manufatti: non si può quindi escludere che possano
essere di volta in volta databili a epoche anche diverse. È però utile ricordare
che negli altri siti studiati in Sicilia il contesto circostante restituisce in
genere abbondanti frammenti archeologici soprattutto del Bronzo Antico ( 2200-
ca. 1500 a. C.). Moltissimi di questi monumenti, inoltre, ha evidenti
caratteristiche megalitiche che invitano a verificare la loro appartenenza al
“classico” me - galitismo preistorico europeo e mediterraneo. Per avere elementi
più certi occorrerebbe scavare alla base di un numero significativo di questi
monumenti e studiare con attenzione le stratigrafie. Si tratta nel caso in
questione di un'area con frequentazione millenaria che si aggiunge all'elenco
dei siti rupestri già noti della Valle dell'Alcantara, che vanno maggiormente
esplorati per la tutela del territorio.
COME ARRIVARE:
Dall'Aeroporto di Catania Fontanarossa, tangenziale di
Catania, autostrada Catania-Messina, uscita casello
Fiumefreddo di Sicilia o quello successivo di Giardini
Naxos.
Dalla costa Jonica, SS 185 di Sella Mandrazzi, da Giardini
Naxos a Francavilla di Sicilia. Dalla costa Tirrenica,
località Oliveri-Furnari, in direzione di Novara di Sicilia,
proseguire per Francavilla di Sicilia. Da Catania, direzione
Paternò, Bronte, Maletto, Randazzo, Francavilla di Sicilia
(SS 284) SS 120 da Randazzo, Castiglione di Sicilia.
Tutti i Comuni del Parco fluviale
dell’Alcantara presentano numerose testimonianze storiche,
meritando una visita approfondita per conoscere meglio le
origini della Valle e degli ambienti naturali di notevole
pregio naturalistico e paesaggistico che hanno contribuito
alla istituzione del Parco.
Risalendo l’Alcantara, dalla foce sino
alla sorgente, accoglie il visitatore Giardini Naxos, prima
colonia greca di Sicilia. Dal Monte Tauro, sovrasta la
pianura di Capo Schisò Taormina, nota località turistica. I
due centri offrono al visitatore un ricco patrimonio
storico-culturale-architettonico, di cui si rinvengono
testimonianze nei Musei del luogo. Segue lungo la valle
Calatabiano, il suo nome deriva dall’arabo Qalat-Bian, che
significa Castello di Biano.
Di notevole interesse la tradizionale
discesa di S. Filippo, la terza settimana di maggio,
occasione per visitare inoltre il Castello medievale ed il
Castello di S. Marco, di tipica pianta rettangolare.
Gaggi, antico casale, trae il suo nome
dall’arabo “Karigi” che tradotto significa canale d’acqua.
Il centro si sviluppa in prossimità della bassa Valle del
Fiume Alcantara, in prossimità del Monte La Guardia.
Più avanti, Graniti, conosciuto per la
Pineta, è da sempre famoso per la ricca produzione di
ciliegie.
Il nostro itinerario prosegue verso
Motta Camastra che ospita le famose “Gole dell’Alcantara”.
Più avanti, tra le Valli
dell’Alcantara e del fiume Zavianni, troviamo Francavilla di
Sicilia, sede amministrativa del Parco. Da non perdere una
visita al Convento dei Frati Minori Cappuccini che ospita il
Museo della testimonianza francescana ed un herbarium
costituito da piante officinali tipiche dell’ecosistema del
territorio.
Nelle vicinanze del Convento si svolse
nel 1719 una cruenta battaglia tra gli Spagnoli e gli
Austriaci, documentata da stampe ed una minuziosa
descrizione dell’evento.
Castiglione di Sicilia ospita invece
la sede del Centro di ricerca, formazione e educazione
ambientale sugli ecosistemi fluviali.
Mojo Alcantara si sviluppa presso una
piana alluvionale, in prossimità del Monte Moio, uno dei
crateri minori collegati all’Etna. Proprio al cono
piroclastico del Monte Mojo fu originariamente attribuito
l’evento eruttivo da cui scaturirono le lave che interessano
il letto del fiume Alcantara.
Studi recenti ne hanno però negato
l’ipotesi, attribuendo in realtà al Monte Dolce, l’origine
della colata lavica.
Malvagna offre la possibilità
d’ammirare i resti del seicentesco convento dei Frati Minori
e la Chiesetta bizantina a cella tricora risalente al VI-VII
secolo denominata “Cuba”. L’antica Auricella, oggi Roccella
Valdemone è collocata ai piedi della punta di Castelluzzo.
Il viaggio all’interno della Valle si
conclude a Randazzo, cittadina sede di tre Parchi
(Alcantara, Etna e Nebrodi) sede dell’omonimo Centro Visite,
dalla ricca testimonianza storico-architettonica.
Dalla foce alla sorgente attraverso
secoli di storia
Il fiume Alcantara deriva dall’arabo
Al Quantarah, ovvero “il ponte”. Numerose le testimonianze
storiche che, di volta in volta, appellarono il fiume con
nomi diversi: dai Greci che chiamarono il fiume Akesines o
Assinos, a Plinio il Vecchio che lo nominò Asines, da
Appiano Alessandrino fu detto Onobalas, per Federico III
D’Aragona invece il fiume prese il nome di Flumen Cantaris.
Nel tratto tra Castiglione e
Francavilla di Sicilia, l’Alcantara grazie all’incessante
azione erosiva operata per millenni sulle colate laviche, ha
creato una serie di laghetti dalla forma rotondeggiante
conosciuti con il nome di Gurne.
Questi specchi d’acqua creano
l’habitat ideale per la vita di piante acquatiche come il
Ranuncolo a pennello (Ranunculus penicillatus) e la
Lenticchia d’acqua (Lemma minore gibba), tipiche dei climi
più continentali. Il Ranuncolo a pennello in Sicilia si
rinviene solo lungo il corso dell’Alcantara e del fiume
Fiumefreddo. Si tratta di una pianta idrofita perenne che
vive in acque fredde. La fioritura avviene tra aprile e
luglio.
Con le sue sorprendenti fioriture a
tappeto, è la prima fra le piante della palude ad annunciare
la bella stagione.
Il fiume Alcantara
La sapienza antica in provole,
ricotte e formaggi storici
Tuma, pecorino fresco e stagionato,
provole, ricotte al forno e salate, sono le prelibatezze
molle o rugose, dal sapore tradizionale e nelle specialità
che si arricchiscono di gustose varianti che una terra
generosa, come quella dell’Alcantara, e la sapiente
lavorazione artigianale contribuiscono a rendere
inconfondibili, dal gusto pieno e saporito, e che sono
prodotte da un’azienda, l’Alcantara Formaggi, che si trova
nello splendido scenario della valle del fiume Alcantara,
alle pendici dell’Etna.
Da quattro generazioni la famiglia
Camuglia persegue l’obiettivo di salvaguardare la tipicità
delle proprie produzioni, attraverso un attento studio della
tradizione dei formaggi storici siciliani.
Oggi Salvatore Camuglia e il figlio
Giuseppe hanno dato nuovo impulso ad un’attività che si
propone di diffondere la cultura di una sapienza antica.
Il paesaggio, in cui pascoli di mucche
e pecore, si distendono a campo aperto, è cornice di questa
sapienza antica, che la famiglia Camuglia tramanda da
generazioni, trasmettendo ai propri prodotti un valore
unico.
Le tecniche di lavorazione artigianali
contribuiscono a preservare caratteristiche organolettiche
inconfondibili, un gusto pieno che si arricchisce nelle
varianti delle provole al limone, al peperoncino, al
pistacchio e nei formaggi bagnati nel mosto che li colora di
un gusto unico e intenso.
La passione di un’arte antica continua
nella produzione della tuma, del primo sale di classica
fattura e del pecorino, con varianti aromatizzate al
peperoncino ed alla rucola. Non mancano, inoltre, le
tradizionali ricotte salate e al forno, affumicate dentro
ciotole di terracotta, che ne esaltano l’aroma, conservando
il sapore del tempo antico.
Non solo la continua attenzione a
soddisfare le attese dei consumatori, ma soprattutto
l’impegno a mantenere intatte le caratteristiche sensoriali
e nutrizionali di lavorazioni antiche, dove il “latte crudo”
permette di trasformare un ambiente incontaminato in sapore
tradizionale. Le produzioni avvengono ancora secondo le
ricette tradizionali, ma attraverso l’utilizzo di impianti
di nuova concezione.
Tutte le lavorazioni non prevedono
l’utilizzo di conservanti e sono il risultato di una ricerca
e una sperimentazione accurate. La tracciabilità e la
rintracciabilità sono requisiti cardine della normativa
europea e rispondono all’esigenza di garantire la sicurezza
degli alimenti. Alcantara Formaggi applica in modo rigoroso
questa normativa, per garantire al Consumatore l’autenticità
dei propri prodotti.
Nel punto vendita di Alcantara
Formaggi, ”La bottega dei sapori”, si trovano oltre ai
prodotti caseari dell’azienda, tante eccellenze alimentari
tipiche della Sicilia, come i prodotti al pistacchio di
Bronte, le conserve, i salumi, il miele e i pregiati vini
dell’Etna, gli spumanti di rinomate aziende del territorio.
È possibile, inoltre, richiedere la degustazione dei
formaggi e di tutti gli altri prodotti, accompagnati anche
da un buon bicchiere di vino dell’Etna.
La ricotta al forno fresca che viene
messa in apposite ciotole di terracotta e viene infornata ad
alta temperatura. Si utilizza come antipasto,
accompagnata a rustici a base di olive e salame.
DOMENICA 3 AGOSTO 2014 LA SICILIA
Il
castello di Calatabiano, in provincia di Catania, al confine
settentrionale della provincia etnea, sorge su una collina
alta 220 m s.l.m. e domina la foce dell’Alcantara. Qui il
fiume segna il confine tra Catania e Messina. Ai piedi del
castello l’attuale abitato sorto a valle dopo l’abbandono
della terra vecchia a seguito del disastroso terremoto di
Val di Noto del 1693.
La prima documentazione certa relativa al castello di
Calatabiano si rileva da una carta della Sicilia in cui il
geografo e viaggiatore arabo Abu ‘Abd Allah Muhammad ibn
Idris (1099 1164) rappresentava l’Isola e i suoi sistemi
fortificati. La carta tratta dal “Libro di Ruggero”, presso
la cui corte il geografo prestava i suoi servigi,
rappresenta l’Isola capovolta secondo la consuetudine araba.
Qui il massiccio dell’Etna appare sul lato sinistro ed è
lambito dai due fiumi Simeto e Alcantara. Proprio lungo le
sponde del fiume Al-kantar (il ponte) appaiono rappresentate
due fortezze speculari Tauromenion e Kalaat-al Bian.
Ricostruito su preesistenti capisaldi greci e romani.
Non sappiamo che nome avesse all’epoca bizantina il maniero
che gli arabi, dopo la conquista, avrebbero chiamato:
Kalaat-al-Bian, (Rocca di Biano). Biano non è un nome di
origine araba
Castello di Calatabiano Via Alcantara, 142 95011 Calatabiano
(CT) Sicilia - Italia
095 640450
340 3884808
X: 520053,348 -
Y: 4186682,614 Lat: 37,8273386 - Long: 15,22787162
info@castellodicalatabiano.it
ORARI Da martedì
a venerdì dalle 9:00 alle 17:30, orario continuato. (ultimo
ingresso 30 minuti prima della chiusura).
Sabato e
domenica dalle 9:00 alle 20:00, orario continuato. (ultimo
ingresso 30 minuti prima della chiusura) Lunedì chiuso per
riposo settimanale
Calatabiano,
una cittadina ricca di bellezze architettoniche influenzata
da arabi, normanni, svevi e aragonesi
il
Castello di S.Marco, tipico per la sua pianta rettangolare,
il Castello medioevale pieno di ... Il nome Calatabiano
deriva dall'arabo Qalat-Bian che significa Castello di
Biano, eretto dagli arabi vicino al fiume Alcàntara e
attorno al quale nacque il primo nucleo abitato.
Le opere architettoniche da visitare sono il Castello di
S.Marco, tipico per la sua pianta rettangolare, il Castello
medioevale pieno di resti normanni, svevi e aragonesi, la
Chiesa di S.Filippo e la Chiesa Madre che custodisce uno
splendido Crocifisso in legno realizzato dal D'Antonio nel
1502.
Nelle vicinanze del paese si trova una delle più suggestive
attrazioni turistiche cioè le naturali "Gole dell'Alcàntara"
piene di singolari cascatelle e di basaltici prismatici
scavati dal fiume omonimo.
Caratteristica di Calatabiano è la produzione di agrumi,
uva, olive, cereali e nespole da gustare nell'annuale Sagra
delle Nespole che si tiene nel mese di maggio.
Maestoso a dominare la vallata su cui giace l'attuale centro
urbano di Calatabiano, si erge il castello, circondato dai
resti delle possenti mura di cinta e dell'antico borgo.
Ad esso vi si accede attraverso una bellissima strada a
gradoni in pietra che si sviluppa ad andamento sinuoso nella
campagna di ficodindia, mandorli e ulivi, e che nei giorni
della festa (il sabato antecedente la terza domenica di
maggio) del Santo Protettore di Calatabiano, San Filippo
Siriaco, viene percorsa vertiginosamente dai fedeli con il
fercolo del santo a spalla.
La fortezza sembra avere una origine araba come
dimostrerebbe il suo nome Kaalat-bian (castello di Biano,
suo probabile amministratore e signore). Successivamente
rimaneggiato dai Normanni come dimostrano gli avanzi della
parte superiore, il Castello appartenne ai conti Pagano e
Gualtiero Parisi di Avellino. Migliore difensive furono
apportate dal successivo dominio degli Svevi e Aragonesi.
Particolare splendore assunse nel periodo di dominio della
famiglia dei Cruyllas e dei Palagonia fino ad essere
gravemente colpito dal terribile terremoto del 1693 e a
cadere progressivamente in rovina.
Sulle mura di difesa sono ancora evidenti le saettiere ed
alcuni tratti di merlatura, mentre di grande interesse
architettonico sono: il portale d'ingresso al maniero,
costituito da un arco a sesto acuto in conci lavici e pietra
arenaria sormontato da beccatelli reggenti, e il salone dei
Crujllas, situato al centro del cortile e dal cui interno è
possibile ammirare un bellissimo scorcio della valle del
fiume Alcantara. Esso è diviso simmetricamente da uno
stupefacente arco in pietra lavica il cui concio in chiave
porta le insegne dei Crujllas, riprese poi nell'attuale
stemma del comune di Calatabiano.
Sul monte Castello, la Chiesa del Santissimo Crocifisso, del
1484, ha forme tardo gotiche, un massiccio campanile merlato
e due portali ogivali d'ingresso. Sul fregio del maggiore di
questi vi è un'iscrizione di controversa interpretazione
recante probabilmente la data d'apertura al culto
dell'edificio. Vi è custodito il simulacro di San Filippo
Siriaco.
Lasicilia.it,
24.3.20122
IN AUTO Per chi
in autostrada proviene da Catania, uscire a Fiumefreddo di
Sicilia e alla prima rotonda, prendere la seconda uscita a
destra e proseguire per Calatabiano. Per chi in autostrada
proviene da Messina, uscire a Giardini Naxos e proseguire
per Calatabiano. Da qui in poi seguire le indicazioni
stradali per il Castello, tempo stimato meno di 10 minuti.
IN TRENO Stazione Ferroviaria di Calatabiano Distante circa
1,5 Km, per informazioni sugli orari dei treni visitate il
sito delle Ferrovie dello stato.
IN AUTOBUS Per chi si trova a Taormina, Giardini Naxos,
Fiumefreddo di Sicilia, Mascali, Giarre, Riposto, può
utilizzare i servizzi offerti dalle Autolinee Buda. Al
segunte indirizzo troverete i percorsi e gli orari Autolinee
Buda.
Panorama di
Calatabiano dal castello
Calata
di San Fulippu a Calatabiano
249°
edizione 2014. "Calata di San Fulippu" 17 maggio,
"Chianata" 24 maggio. Festeggiamenti in onore del
Santo patrono San Filippo Siriaco, a Calatabiano
(Catania). San Filippo nacque in Siria nel 40 d.C., in piena
dominazione romana. Sin dall'infanzia fu educato ai principi
del Cristianesimo che già si stava propagando in quelle
terre testimoni della vita di Gesù. La sua fama di guaritore
e di esorcista accrebbe la sua popolarità. Una leggenda
celebre è quella di Calatabiano: si narra che un giorno S.
Filippo fu sfidato da Satana a provare la potenza di Dio. Il
demonio legò il santo con delle pesanti catene, ma Filippo
si liberò facilmente; in seguito Filippo legò Satana con un
filo della sua barba e lo inseguì fino all'inferno, da dove
uscì ricoperto di fuliggine, per questo motivo il Santo
viene raffigurato tutto nero.
Come ogni anno, ormai dal lontano 1766,
il sabato puntuale alle ore 18.30, si ripete l’antico rito
della "Calata di San Filippo", protettore
del paese. La vigilia della terza domenica di maggio i
festeggiamenti entrano nel vivo di buona mattina, quando
numerosi fedeli e visitatori si daranno appuntamento nella
Chiesa del Santissimo Crocifisso per assistere alla
Messa e per “vestire il Santo con i fiori”,
Poi nel primo pomeriggio il fercolo,
portato a spalla dai fedeli, scende in una
vertiginosa e spettacolare "corsa"
dal castello di Calatabiano. Precede, inoltre, la
tradizionale Calata il “Corteo Storico”
della corte dei Cruyllas, in costume d’epoca.
La domenica successiva si
svolge la "Salita di San Fulippu",
cioè la risalita del Santo al monte
Castello. Il simulacro, pesante 13 quintali e
contenente il busto reliquiario del Protettore, viene
portato a spalla e di corsa (in soli 6 minuti) per il
ripido sentiero, fra sassi e gradoni di pietra, che dalla
chiesa del Castello conduce in paese,
fino all’ingresso nella
Chiesa Madre.
Alcune donne, per voto, all’alba del
sabato, si recano presso la Chiesa del Castello
per “vestire” il Santo con fiori che resteranno
fino alla domenica della salita, quando, ormai secchi ma
benedetti, vengono presi dai fedeli. Durante la salita, il
Santo viene portato da persone che aspirano a partecipare
alla “Calata”. Esiste, infatti, un’usanza secondo
cui bisogna prendere parte per sei anni consecutivi a “Acchianata”
prima di ottenere un posto sotto la “vara”
per la Calata. I portatori indossano
tre fili di colore rosso, giallo e verde,
‘ntrizzati in testa (la
leggenda vuole che rappresentino i fili della barba con cui
il Santo legò Satana, ma effettivamente sono la misura
dell’altezza della statua), un fazzoletto rosso al collo ed
una maglietta il cui colore si alterna ogni anno.
SABATO- VIGILIA DELLA FESTA
All’alba spari a salve e solenne scampanio. Santa Messa
nella chiesa Ss Crocifisso al Castello. Alle 11
trattenimento in piazza Vittorio Emanuele e traslazione del
busto reliquiario dall’altare al sacro fercolo. Alle 12
colpi di cannone e scampanio. Alle 16 dal monte Carmelo ogni
15 minuti colpi di cannone. Alle 18.30 partenza della
"Calata" del fercolo dalla chiesa del Santissimo Crocifisso
al Castello alla Chiesa Madre.
DOMENICA SOLENNITA' DI SAN
FILIPPO
L’alba della festa è salutata da
spari a salve e dal solenne scampanio. Alle 8.30
S. Messa. Alle 10.15 processione liturgica, dopo l’inno
sarà svelato il busto reliquiario del Santo
Protettore sull’altare maggiore. Ore 10.30 solenne
celebrazione eucaristica. Ore 11.30 omaggio floreale al
monumento ai Caduti. Ore 12 colpi di cannone e solenne
scampanio di tutte le chiese. Alle 18 uscita del
fercolo e processione per le vie. Alle 20.30
concerto. Alle 23.30 spettacolo piromusicale e
conclusione.
DOMENICA SUCCESSIVA -OTTAVA
Alle 8.30 Messa, alle 10.30 Messa
solenne. Alle19 salita del fercolo con il simulacro del
Santo dalla Chiesa Madre alla chiesa del Santissimo
Crocifisso al Castello.
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