James Paul McCartney: Detentore di alcuni invidiabili record, tutti rigorosamente iscritti nel Guinness dei primati (compositore ed esecutore di maggior successo, autore del maggior numero di dischi d'oro nella storia del rock), Paul McCartney (nato a Liverpool nel 1942) è con John Lennon il responsabile dell'eccezionale fenomeno Beatles. McCartney è figlio d'arte, il padre fu direttore della Jim Mac Jazz Band nel periodo anteguerra. Nel 1956 la madre muore e la perdita spinge il giovanissimo Paul verso la musica. Compra poco dopo la sua prima chitarra e incontra John Lennon, col quale forma i Quarrymen. Nel 1962 nascono i Beatles, il gruppo che più di ogni altro cambierà la storia del rock. Lennon e McCartney sono i principali responsabili della fortuna  del gruppo. Il primo, all'apparenza almeno, è il portavoce, intellettuale e polemico, del gruppo mentre McCartney rappresenta il lato più "leggero", frivolo e romantico. E' una critica che verrà periodicamente rivolta all'artista anche nel corso della sua carriera solista. Alla fine dei '60 il fragile equilibrio all'interno dei Beatles è spezzato e molte sono le iniziative individuali. Già nel 1967 McCartney ha scritto la colonna sonora del film Family Way, suo primo lavoro al di fuori dell'ambito Beatles. Nel marzo 1969, l'artista sposa Linda Louise Eastman (nata nel 1942, USA), erede dell'impero fotografico Kodak. Nell'aprile 1970, McCartney annuncia la sua separazione dai Favolosi Quattro, con strascichi legali che dureranno a lungo. L'annuncio coincide con l'esordio come solista, poche settimane prima dell'uscita di "Let It Be", ultimo album ufficiale dei Beatles. "Mc Cartney" è una sorta di ellepì "fatto in casa"; Paul si cimenta con tutti gli strumenti mentre la moglie Linda contribuisce alle parti vocali. Il disco ha un'accoglienza tiepida; i primi, grandi trionfi mondiali sono rimandati all'anno successivo, con Another Day e Uncle Albert (n. 1 in America). Nel disco "Ram", fra l'altro, vi è un velato attacco a John Lennon (almeno così sostenne la stampa) che rispondeva così ad How Do You Sleep. Nell'estate 1971 McCartney allestisce la sua prima touring band, con la moglie Linda, Denny Seiwell (gia sessionman in Ram) e Denny Laine (n. 1944, GB, vero nome Brian Hines), chitarrista dei gloriosi Moody Blues ai tempi di Go Now. La band si ribattezza Wings per la pubblicazione di "Wild Life", generalmente considerato uno dei punti più bassi dell'intera produzione dell'artista. Agli inizi del 1972 entra in formazione Henry McCullough (dalla Grease Band di Joe Cocker) per le sessions di Give Ireland Back To The Irish, evidente tentativo di recuperare i favori della critica con un maggior impegno, questa volta politico. Il brano trae spunto dall'eccidio di civili irlandesi del 3 gennaio 1972; quella domenica, passata alla storia come "bloody sunday", sarà poi ricordata da numerosi altri artisti, tra cui John Lennon e più di recente gli U2. Nel 1973 Paul torna prepotentemente in classifica col tema del film Live And Let Die (007- Vivi e lascia morire), un colossale successo mondiale che riporta l'artista ai vecchi fasti. Per tutto il 1973 i Wings appaiono in shows televisivi e si esibiscono in tournèe. In luglio Seiwell e McCullough lasciano e i tre restanti (Paul, Linda e Laine) si trasferiscono a Lagos, Nigeria, agli studi di Ginger Baker, per registrare "Band on the run". L'album segna la definitiva consacrazione dell'artista a top star del rock, resta in classifica per oltre due anni e lo riconcilia con la critica. Alla fine dell'anno i tre iniziano a lavorare a un album "solo" di Linda McCartney, mai ultimato. Da quelle sessions usciranno soltanto due brani, editi anni dopo con lo pseudonimo di Suzy & The Red Stripes: Seaside Woman e B Side To Seaside. Nel novembre 1973 Denny Laine pubblica "Aah Laine", suo primo album da solista. Con l'ingresso di Jimmy McCulloch (Thunderclap Newman, Stone The Crows) e Geoff Britton, nasce una nuova edizione dei Wings; entrambi partecipano alle registrazioni di Walking In The Park With Eloise, un brano scritto parecchi anni prima dal padre di Paul, James McCartney, e pubblicato sotto la sigla Country Hams (Chet Atkins alla chitarra e Floyd Kramer al piano). Agli inizi del 1975 Joe English subentra a Britton e il gruppo, dopo la pubblicazione di "Wings at the speed of sound", si imbarca in un colossale tour mondiale, uno dei più lunghi della storia del rock, che dura oltre un anno e si conclude con tre serate londinesi a Wembley. I momenti migliori dello show sono raccolti sul triplo "Wings over America". Alla fine del 1977 i Wings sono nuovamente ridotti a trio. McCulloch partecipa alla reunion degli Small Faces e English va coi Sea Level; entrambi compaiono comunque in alcuni brani di "London Town" (McCulloch verrà trovato morto a Londra nel settembre 1979, per cause ignote). Per parte del 1977 e del 1978 i Wings vivono un periodo di relativa inattività discografica, rotta soltanto dalla pubblicazione di "London Town" e di "Holly Days". Quest'ultimo è un disco di Laine composto interamente da canzoni di Buddy Holly: l'amore per il grande rocker texano e condiviso anche da McCartney, che con i suoi favolosi proventi acquista i diritti mondiali dell'intero repertorio di quel maestro. Agli inizi del 1979 Paul firma un contratto per la Columbia americana giudicato tra i più lucrosi della storia del rock. Poi, dopo nuovi innesti in organico (Steve Holly e Laurence Juber), i Wings lavorano a "Back to the egg", ultimo album sotto quella sigla. In due brani del disco, McCartney schiera una grande formazione di all star, denominata Rockestra, con molti nomi della scena inglese tra cui David Gilmour, Pete Townshend, John Bonham, Ronnie Lane, Gary Brooker; una seconda edizione di quel gruppo si esibirà al benefit per la Cambogia del dicembre 1979. Nel gennaio 1980 McCartney viene arrestato all'aeroporto di Tokyo per possesso di marijuana (un altro arresto lo aveva già subito anni prima); il fatto suscita scalpore in tutto il mondo. Quattro mesi dopo McCartney ritorna in versione "solo": "Mc Cartney II" conclude il ciclo ideale iniziato  con "Mc Cartney". Nell'aprile 1981 Denny Laine abbandona i Wings, ufficializzando una fine già da molti intuita. Tra prove discografiche alterne e astute collaborazioni (Stevie Wonder, Michael Jackson), McCartney continuerà al vertice come solista per tutti gli '80. Ripresa l'attività live dopo più dieci anni, Paul conclude la tournèe a supporto di Flowers In TheDirt: prima regala due significative esibizioni, una a Liverpool dove esegue un emozionante medley dedicato a John Lennon, composto da Help!, Strawberry Fields Forever e Give Peace A Chance, e l'altra a Londra, come testimonia "Unplugged" manifestazione di cui è promotore, quindi ufficializza tutto con il mastodontico "Tripping In The Live Fantastic" composto in gran parte dal repertorio Beatles. "Unplugged" invece è un piccolo sfizio, che involontariamente da il via a tutta una serie di pubblicazioni simili che coinvolgono artisti fra i più diversi, capace di citare vecchi classici (Be-Bop-A-Lula e San Francisco Bay Blues) e brani originali (compresa la prima composizione di Macca, I Lost My Little Girl, scritta all'età di quattordici anni). Lasciati i panni di forbito performer, McCartney si avventura in una operazione autocelebrativa ma non per questo priva di spunti interessanti. " Liverpool Oratorio" infatti è un'intera opera a carattere classico, scritta dal Beatle e dal direttore d'orchestra americano Carl Davis, sorta di autobiografia in musica, che non a caso copre un arco di tempo che va dal 1942 al 1990. La Prima di " Liverpool Oratorio", che vede impegnata la Royal Liverpool Philarmonic Orchestra in quel della Cattedrale di Liverpool (dal cui coro l'undicenne Paul venne respinto), riscuote un notevole successo di pubblico e di stima della critica. Ritornato nei panni pop, dà alle stampe "Off The Ground", che nulla aggiunge alle fortune di McCartney e dove è accompagnato dalla sua solita band. Nell'album comunque si contano collaborazioni prestigiose: quelle di Elvis Costello, con cui prosegue il sodalizio artistico (Mistress And Maid e The Lovers That Never Ware sono i due frutti della nuova intesa), di Carl Davis e di George Martin. A supporto del lavoro McCartney & Band partono per un nuovo tour mondiale che riscuote sempre grande successo e che frutta "Paul Is Live", ancora una volta in perfetto equilibrio fra il repertorio dei Favolosi Quattro e quello solista. Consolidato ulteriormente lo sconfinato successo con la "pausa Beatles" , McCartney vive un momento difficile a livello personale, dovuto alla malattia che sua moglie Linda dovrà affrontare, ma che purtroppo non riuscirà a sconfiggere. A inizio 1997 viene insignito del titolo di Sir da Sua Maestà la Regina Elisabetta II, quindi è pronto a pubblicare il nuovo album, procrastinato nel tempo vista l'intercorsa reunion dei Beatles. Il bellissimo "Flaming Pie" segue il canovaccio di opere soliste quali "McCartney" (1970) e "McCartney II" (1980), in quanto viene inciso pressoché in solitudine, anche se non mancano cammei di amici quali Ringo Starr, George Martin, Steve Miller, Jeff Lynne e naturalmente sua moglie Linda, che morirà di li a poco. Il lavoro è una piccola enciclopedia dell'operato dell'artista inglese, che indifferentemente passa da ballate rock e blues come Young Boy o Used To Be Bad, a brani con orchestra quali Beautiful Night o Somedays fino a pastellate escursioni folk come Calico Skies. Dopo l'uscita dell'album e la morte di Linda, Paul si è messo al lavoro su un progetto al quale sua moglie teneva: raccogliere il migliore materiale dei "Wings" e pubblicare un film e un CD, entrambi dal titolo "Wingspan" (apertura alare). L'antologia contiene il migliore materiale prodotto dal gruppo, che Paul e Linda formarono agli inizi degli anni settanta. Nel doppio CD sono contenuti 40 grossi successi; per tutti citiamo Live And Let Die, Let Me Roll It, Waterfalls, Maybe I'm Amazed, My Love e Junk. Nel frattempo Paul si è legato all'ex modella Heather Hills, e per i due si prevedono fiori d'arancio: Paul infatti le ha chiesto di sposarlo durante una breve vacanza nel suggestivo Lake District inglese; lei ha accettato senza indugi. Heather fu vittima di un incidente stradale dove perse una gamba, e da allora è impegnata sostenitrice della campagna contro le mine anti-uomo.

http://web.tiscali.it/gmdfiles/

 

 

Intervista esclusiva all'ex Beatle mentre presenta il dvd del tour "The space within us". L'artista annuncia che sta lavorando a un nuovo disco che uscirà tra sei mesi
Parla Paul McCartney
"Torno con Ringo" di GINO CASTALDO

"Di sicuro salirò sul palco con Starr. Forse molto presto"
ROMA - Dica la verità, l'ha cantata When I'm 64 il 18 giugno, nel giorno del suo sessantaquattresimo compleanno? "No, in realtà me l'hanno cantata i miei figli, anzi hanno inciso un disco e me l'hanno regalato". E lei ha resistito alla tentazione di unirsi al coro? "Sì, non l'ho cantata, ma molto probabilmente la canterò nel mio prossimo tour". Ben detto, aspettiamo fiduciosi. In questi giorni Paul McCartney è in piena attività, musicalmente parlando, ma rimane schivo, dribblando con eleganza l'inferno mediatico scatenato dalla separazione da Heather Mills. Di solito coi giornali non parla, visto il trattamento che gli è stato riservato dai tabloid inglesi, ma per noi ha fatto un'eccezione, anche se solo per telefono. La sua voce è calda e gentile, malgrado un fastidioso raffreddore lo faccia tossire ogni tre parole. Ha appena presentato a Londra Ecce cor meum, la sua nuova composizione classica, e in questi giorni esce in tutto il mondo un nuovo dvd che documenta il suo recente tour, The space within us.

A proposito di concerti, non crede sia arrivato il momento di lanciare un bel messaggio suonando col suo antico partner Ringo Starr, l'unico rimasto della clamorosa avventura?
"Sì, lo penso, sono d'accordo, e lo è anche Ringo. Ci siamo detti molte volte di farlo, anzi, stava per succedere nell'ultimo tour di Ringo, lo scorso anno, ma non è stato possibile perché ero impegnato altrove. Però ne parliamo spesso, ci piacerebbe molto, e di sicuro succederà, forse anche molto presto".

A rivederla suonare nel dvd non si può fare a meno di pensare all'immenso repertorio a cui può attingere. Alcune canzoni come "Eleanor Rigby" e "Yesterday" ci sono sempre, altre cambiano di volta in volta. Come decide le canzoni da eseguire?
"Mi siedo e immagino il concerto, come fossi uno del pubblico e mi domando: cosa mi piacerebbe ascoltare? Da qui viene la prima lista, poi penso a cosa m'interessa suonare in quanto performer, e poi visto che sono davvero tante le canzoni a disposizione, cerco di trovare ogni volta qualcosa che non ho mai suonato prima".

A cosa pensa durante i concerti? Dopo tanti anni la sua disinvoltura è totale, così naturale che potrebbe anche pensare ad altro...
"O no, per prima cosa cerco di ricordare bene la canzone, per suonarla al meglio, poi guardo il pubblico, per capire le reazioni, ma qualche volta mi vengono in mente cose strane, tipo: cosa mangerò questa sera? Però è pericoloso, perché in un attimo potrei sentirmi su un altro pianeta. È bene evitare. Qualche volta mi vengono in mente i ricordi meravigliosi legati al momento in cui ho inciso la canzone che sto eseguendo. Questo mi emoziona molto".

Cosa vede di diverso oggi negli occhi della gente, rispetto ai vecchi tempi?
"Nei sessanta erano soprattutto giovani ragazze, ora c'è un mix di tutte le età, ci sono ragazzini molto più giovani, anche di dieci anni, oppure ventenni, come allora, ma anche i loro genitori, ed è bello, è un clima caldo, familiare, e sento anche molto amore che arriva dalla platea, il che rende molto piacevole girare in tour".

Pensa che la musica sia ancora una buona medicina per la gente?
"Assolutamente sì, lo è sempre stata e lo è ancora di più in questi giorni. Molte persone mi raccontano che la mia musica li ha molto aiutati nella vita e questa è la più grande soddisfazione, è uno dei motivi per cui è bello essere un musicista e un compositore. Aiutare la gente a connettersi sul piano emotivo".

Da qualche tempo la sua vita privata è particolarmente tormentata. La musica è una buona medicina anche per lei?
"Sì, assolutamente. La musica è sempre un grande aiuto nella mia vita, è tutto quello che posso dire. Non voglio parlare della mia vita privata, se non per dire che ora sta andando tutto bene, ma di sicuro posso confermare che la musica aiuta, è una grande guaritrice, e sono molto fortunato ad averla. Cosa avrei fatto senza?".

Le capita di suonare per conto suo o per gli amici?"Oh sì, spesso. Mi chiamano sempre a cantare alle feste dei bambini: è l'intrattenimento più economico che possano trovare, non costo molto, anzi non costo niente, e poi sì, suono spesso in giro per casa".

Riesce ancora ad avere ambizioni uno come lei che ha avuto ogni sorta di riconoscimento, compreso il fatto che ha cantato in diretta "Good day sunshine" per gli astronauti in orbita?
"Quella è stata una delle più grandi emozioni della mia vita. Comunque sì, ho ancora ambizioni, soprattutto come compositore. In questo periodo mi concedo il lusso di scrivere per orchestra. È una grande ambizione, ma mi piace anche suonare per il pubblico e voglio farlo finché la gente gradirà. Mi piace anche molto la fotografia e forse un giorno farò una mostra di mie foto, ne ho di molto interessanti sui primi anni dei Beatles, foto dall'interno ovviamente, foto del nostro viaggio in India e tante altre".

Ricorda il concerto di Roma ai Fori Imperiali come una serata speciale? Perché non ne ha fatto un dvd?
"Sì, certo che lo ricordo, è stata una serata assolutamente unica. Non abbiamo pubblicato un dvd perché non credo sia stato filmato, o perlomeno non con gli standard dovuti. Ma sicuramente metteremo insieme quello che c'è e qualcosa prima o poi uscirà fuori. È stato tutto bello, il gruppo, la gente, le ore passate a Roma, cene fantastiche, passeggiate in bicicletta, assolutamente magnifico, molto italiano".

Sta lavorando a cose nuove?
"Sì, a due cose. Sto registrando un nuovo album di canzoni, e sono molto eccitato dal nuovo materiale. Uscirà presto, nel prossimo anno, più o meno tra sei mesi, e sto anche lavorando a una nuova opera classica, lavoro a entrambi ed è positivo perché ognuno dei due progetti mantiene fresco l'altro".

Quando cantava nei Sessanta sembrava impossibile che il rock potesse essere una questione per sessantenni. Poi la percezione è cambiata. Si sente ancora a suo agio sul palco a 64 anni?
"Sì, mi piace ancora molto, perché mi rendo conto che piace alla gente, penso che continuerò a farlo finché piacerà. Probabilmente fino a quando avrò 94 anni. Anzi come buon augurio scriverò una nuova canzone: When I'm 104".

(2 dicembre 2006) - Repubblica.it

AUGURI, PAUL!

LONDRA - Sir Paul McCartney compie settant'anni ma non ha alcuna intenzione di ritirarsi dalle scene: fresco del terzo matrimonio e nel pieno di un tour mondiale, «Macca» si è esibito in occasione del giubileo di Elisabetta II (forse l'unica istituzione britannica in grado di stargli alla pari) e sarà una delle star dell'apertura dei Giochi olimpici di Londra.

Nuovo album nel 2013? - Unica concessione alla nostalgia, l'ultimo album «Kisses on the bottom»: canzoni che non guardano però all'epoca dei Beatles ma agli anni Trenta e Quaranta, in attesa di un nuovo album di studio che dovrebbe uscire entro il 2013 e il seguito del processo di rimasterizzazione dei suoi dischi da solista.

Patrimonio di circa 500 milioni di euro - McCartney, che in una recente intervista al Daily Telegraph ha scartato qualsiasi ipotesi di un esilio dorato a Las Vegas, può intanto godersi la statistiche di una carriera iniziata (discograficamente) cinquant'anni fa: un patrimonio stimato a circa 500 milioni di euro (nonostante un costoso divorzio da Heather Mills), un miliardo di dischi venduti dai Fab Four, e la canzone più riprodotta da altri artisti di tutti i tempi, «Yesterday».

100 milioni di album venduti - Sessanta dischi d'oro, 100 milioni di album e 100 milioni di singoli venduti da solista. E una canzone, «Yesterday», ripresa da 2200 artisti. Sir Paul McCartney, cantante più ricco del mondo secondo la rivista Forbes, a dispetto della leggenda che da circa 35 anni ne annuncia periodicamente la morte, è impegnato nel tour mondiale «On the run», che mostra tutto il suo inesauribile entusiasmo.

Per festeggiare il suo settantesimo compleanno, Paul e la terza moglie Nancy Shevell, sposata lo scorso ottobre, hanno scelto l'Italia. Secondo le indiscrezioni, la coppia è atterrata con un jet privato a Roma e poi ha raggiunto Montalcino, in Toscana. Un soggiorno superblindato presso il resort di lusso Castiglion del Bosco, nella villa centrale della tenuta.

Il 30 giorno il ritorno sul palco - Molto probabile che in serata McCartney venga raggiunto dai figli Heather, Stella, James e Mary e dagli amici più cari, tra cui Ringo Starr. Terminati i festeggiamenti, Paul tornerà sul palco. Il 30 giugno e il primo luglio, infatti, è atteso alla Casa Arena di Horsens in Danimarca, prima di tornare a Londra, dove parteciperà alla cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici.

 

 

Stop alla carne, l'appello di Paul McCartney. E i vegetariani...

Giovedì, 27 dicembre 2012

 "Per le feste, niente carne". Paul McCartney si porta nuovamente sotto i riflettori della cronaca ambientalista, richiedendo un maggiore sforzo ai governi per il salvataggio del Pianeta. Un progetto di crescita condivisa che passi per l’abbandono definitivo della carne, vera piaga per la sussistenza dell’uomo in futuro. Non è certo un mistero l’impegno che l’ex Beatle da anni dimostra per dell’ambiente, comprovato non solo con una dieta rigidamente vegetariana e vegana, ma anche con numerosi progetti per la salvaguardia degli animali. L’occasione per la sua ennesima presa di posizione è la Conferenza sul Cambiamento Climatico di Doha, a cui il musicista ha indirizzato un’accorata lettera.

 La missiva, spedita ai due esperti Christiana Figueres H.E. Abdullah bin Hamad Al-Attiyah, chiede un maggiore impegno alla Conference of the Parties (COP) per l’abbandono completo della carne. La COP non è altro che l’organismo governativo della Convention on Biological Diversity, l’ente che studia il cambiamento climatico e come le attività dell’uomo abbiano un’impatto sulla biodiversità. Queste le parole del cantante:

 "Nonostante emergano sempre più prove a dimostrazione di come la crescita globale dell’industria della carne stia portano a conseguenze ambientali allarmanti, l’impatto dell’allevamento sul surriscaldamento globale non sembra essere stato preso in giusta considerazione dalla Conference of the Parties (COP). Pertanto richiedo di portare la questione all’attenzione di questa conferenza e vi incoraggio ad adottare policy e azioni individuali, come ad esempio un giorno a settimana privo di carne".

 Le Nazioni Unite hanno già riconosciuto l’importanza del progressivo abbandono della dieta onnivora, tanto che nell’ultimo incontro di Rio si è sostenuto come l’intera popolazione mondiale dovrà necessariamente divenire vegetariana entro il 2050. Un processo che appare come inevitabile, perché gli allevamenti stanno mettendo a repentaglio la sussistenza dell’uomo e del Pianeta con la deforestazione e delle emissioni di CO2 non più sostenibili. Già solo un giorno alla settimana “meat free”, ovvero privo di carne così come consiglia McCartney, sarebbe un buon inizio per intraprendere questo percorso di rinascita umana e ambientale.

 E arriva la ricerca rivoluzionaria sul sesso: i vegetariani sotto le coperte sono molto più focosi e, a quanto pare, è tutto merito di soia e tofu. Altro che bistecche e hamburger. La tesi è stata sostenuta da uno studente dell'Università di Berkeley in America e di recente pubblicata sulla rivista scientifica "Hormones and Behaviour"; la sua particolarità sta nel fatto di essere la prima a studiare la presenza di un qualsiasi tipo di legame tra i fitoestrogeni (gli ormoni del sesso che si trovano nei vegetali) e il comportamento dei primati.

 La scoperta ha dato la dimostrazione di come alcune particolari specie di ortaggi possono interagire positivamente sui livelli ormonali, aiutandoci così a migliorare le nostre prestazioni sessuali: un'argomentazione recentemente utilizzata durante le campagne animaliste della Peta.

 Un'affermazione che non può fare altro che sfatare un mito che negli anni è stato sempre seguito: quello dell'uomo che è virile solo in base alla quantità di carne che consuma. Donne alla lettura preparatevi: da questa sera, al vostro partner solo bistecche di soia e insalatine a base di tofu. A questo punto non ci rimane che testare nel campo.

 http://www.affaritaliani.it/cronache/stop-appello-di-paul-mccarthney.html

 

 

 

Paul, Ringo e George insieme per Linda

I tre insieme dopo trent'anni per una messa in suffragio a Londra

 di RITA CELI

               

Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr di nuovo insieme in pubblico dopo trent'anni. Malgrado le proposte e le offerte ripetute nel tempo, dal 1969 i tre Beatles non avevano mai più accettato di cantare insieme. Eppure è successo stasera, ma solo davanti a ottocento persone radunate nella chiesa di St. Martin in the Fields, nel centro di Londra, per una veglia funebre in onore di Linda McCartney, scomparsa il 17 aprile dopo una lunga malattia.

 Un incontro storico, anche se in una triste occasione, voluto da Sir Paul che ha calorosamente invitato i due ex compagni di band. E i tre, insieme a Sting, Peter Gabriel, Pete Townshend, Elton John, e altre centinaia di persone, hanno cantato di nuovo insieme. La cerimonia, la prima dalla morte della moglie, è stata organizzata nei particolari da McCartney. Una sola cornamusa ha dato il via alla commemorazione, intonando Mull of Kintyre, una canzone dei Wings, scritta da Paul e Linda. Dopo alcune parole del reverendo Clare Herbert, la musica ha di nuovo invaso la chiesa con il quartetto d'archi Brodsky, che ha eseguito alcuni brani scritti da Paul per la moglie, come The lovely Linda, You gave me the answer, Warm and beautiful e My love. 

Quindi è stata la volta degli studenti del Liverpool institute of performing arts, la scuola fondata da McCartney, che hanno cantato e suonato alcuni pezzi della sinfonia di Paul, Standing Stone. Ancora poche parole, quelle del fotografo David Bailey, che si è affidato a una poesia di Spike Milligan, e un breve e toccante discorso di Pete Townshend, degli Who. Il coro della chiesa ha intonato Celebration, seguita dal ritornello di Blackbird, e finalmente è arrivato il momento più triste ma anche il più atteso: sono bastati pochi accordi, e i presenti hanno riconosciuto la canzone. Si sono alzati tutti in piedi, unendosi a Paul, George e Ringo, e hanno cantato a gran voce Let it be, scritta da McCartney per sua madre Mary, morta anche lei di cancro quando lui aveva 14 anni.

 Un omaggio dedicato alla memoria di Linda, ricordata da Sir Paul: "Era l'amore della mia vita, era la mia vita" ha detto, circondato dai suoi tre figli Mary (27 anni), Stella (26 anni) e James (21 anni), e dalla figlia che Linda aveva avuto dal suo primo matrimonio, Heather (36 anni). Quindi, con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall'emozione ha cantato Linda, il brano scritto dall'amico di famiglia Jack Lawrence per Linda quando era una bambina, e che McCartney aveva inciso per la moglie in occasione del suo 45esimo compleanno.

 Nella chiesa, un imponente edificio nel quartiere dei teatri della capitale inglese, non erano ammesse telecamere o macchine fotografiche, per espressa richiesta della famiglia. Ma già dal pomeriggio all'esterno, in Trafalgar Square, accanto ai numerosi fan dei Beatles, appostati davanti ai portoni della chiesa, si sono dati appuntamento centinaia di difensori dei diritti degli animali, provenienti da ogni contea del paese e anche dall'estero, per sostenere una delle cause che Linda aveva sostenuto con maggior impegno nella sua vita. La moglie di Paul McCartney aveva dedicato gran parte della sua attività sociale alla protezione degli animali e all'alimentazione vegetariana, per la promozione della quale aveva fondato un'impresa oggi molto prospera.

 Erano esattamente trenta anni che Paul, George e Ringo non si facevano vedere in pubblico insieme. Dall'ultima esibizione dal vivo dei Beatles, nell'ormai lontanissimo 1969, quando il gruppo si esibì sul tetto degli studi di registrazione della Apple a Londra, in Saville Row. I tre hanno poi collaborato insieme all'imponente Anthology, la raccolta di cd e video che riattraversa, praticamente nei dettagli, l'intera carriera del gruppo. Del lungo lavoro che li ha visti di nuovo insieme, in cui hanno ripescato ricordi e inediti, rimane solo una foto, scattata nel '96, in occasione dell'uscita dell'atologia.

 La morte di Linda, considerata a suo tempo come una delle cause, insieme a Yoko Ono, dello scioglimento dei Beatles, li ha tristemente riuniti. I quattro erano comunque rimasti in contatto, e gli stessi rapporti tra le due mogli erano cresciuti con gli anni, secondo quanto ha affermato di recente la vedova di John Lennon in occasione della morte di Linda. Yoko Ono non era presente alla cerimonia, così come Julian, entrambi invitati.

 Un tumore al seno è stata la causa della scomparsa di Linda, avvenuta negli Stati Uniti all'età di 56 anni, trenta dei quali passati accanto a Paul. Le sue ceneri sono state disperse nella proprietà di famiglia nel Sussex, in Inghilterra. Paul McCartney non si era più fatto vedere in pubblico dalla morte della moglie. Qualche tempo fa era stato fotografato a Parigi mentre entrava nella cattedrale di Notre Dame. L'ex Beatle si trovava nella capitale francese per incontrare sua figlia Stella, che lavora come stilista per la casa d'alta moda Chloé.

 (8 giugno 1998)  La Repubblica.it

 

 

 

LINDA E PAUL: UNA STORIA D'AMORE

 

 

 

JAMES MCCARTNEY. LA VITA DURA DEL FIGLIO DI UNA STAR CHE NON VUOLE VIVERE DI LUCE RIFLESSA.

 

Il figlio dell’ex beatle Paul McCartney ha trovato solo ora la sua strada - Ha sofferto perla pesante eredità paterna - Adesso fa il musicista, e ha rilasciato la sua prima vera intervista - Il momento peggiore è stata la morte della madre Linda, quando cominciò a drogarsi e si allontanò dal padre...

Dal "Daily Mail" - a cura di Andrea Andrei per Dagospia

http://dailym.ai/10ltf3z

È dura essere figli di una star. Ed è ancora peggio se non si tratta di una star qualsiasi, ma di uno dei musicisti più importanti e famosi della storia del rock. Ma se poi al figlio piacerebbe fare lo stesso mestiere del padre, lì allora sono davvero guai.

Lui, James McCartney, il più giovane dei tre figli nati da Paul e Linda McCartney, ci ha messo parecchio ad accettarlo e a trovare una sua dimensione. Mentre le sorelle Stella e Maria hanno trovato il successo l'una come stilista e l'altra come fotografa, James solo da qualche anno si è deciso a coltivare seriamente la sua passione: quella per la musica.

E adesso che sta sostenendo un estenuante tour in 27 Stati degli Usa, finalmente si racconta, per la prima volta, al "Daily Mail". James dice di aver cominciato a suonare comparendo con un altro nome, proprio perché voleva sentirsi libero dalla pesante eredità del padre. Adesso che ha 35 anni e cha ha costruito un buon repertorio, ha deciso che avrebbe dato il via alla sua avventura da musicista non da figlio di papà (e che papà), ma proprio come il genitore fece con i Beatles ad Amburgo.

Perciò James ha preso i suoi strumenti e insieme al manager, al tour manager e a una guardia del corpo è salito su un fugone, più economico dell'aereo, e ha cominciato a girare gli Stati Uniti per un tour che prevede 47 date, perlopiù in piccoli locali. Naturalmente, non soggiorna in alberghi lussuosi, ma in motel economici.

 In realtà non sono in molti a conoscere le sue canzoni, ma i locali sono sempre abbastanza pieni, forse perché la gente è incuriosita dal personaggio e, come al solito, vuole sapere se è all'altezza del padre.

 

 

 Ma sia la musica cha la sua presenza scenica sul palco hanno poco a che vedere con quelle di Paul. Non perché siano peggio, ma perché sono profondamente diverse. È come se James volesse rimarcare che ormai anche lui ha trovato la sua strada, e che il suo cognome, almeno in campo artistico, è poco più di una coincidenza.

La musica di James pian piano conquista gli ascoltatori, anche quelli che all'inizio restano delusi perché sul palco non c'è un Paul di trent'anni più giovane. C'è invece un ragazzo che canta delle canzoni molto più intimiste di quelle dei Beatles, e che se proprio si dovesse ritrovare in qualcuno dei fab four forse somiglierebbe più a George che a Paul o a John.

D'altronde lo dice chiaro e tondo: "È difficile sopravvivere ai Beatles. Anche per papà, all'inizio, non è stato facile".

 E per James, a dispetto di quel che si potrebbe aspettare da un giovane nato e cresciuto in una delle famiglie più ricche e in vista del mondo, la vita non è stata affatto facile.

 Quando sua madre Linda morì, nel 1998, dopo aver combattuto contro un cancro al seno per tre anni, lui di anni ne aveva venti. "La prima notte che passammo senza di lei, dormii accanto a mio padre. Pensavo che per lui sarebbe stata troppo dura dormire da solo". Si preoccupava per il padre, James, ma quello che alla fine ha pagato di più l'assenza di Linda è stato proprio lui.

 Si buttò nella droga, finì addirittura in riabilitazione. Poi si fidanzò, a Brighton. Quando ruppe con la ragazza tornò a drogarsi. Anche i rapporti con il padre peggiorarono. Il percorso per uscire dal tunnel fu lungo e doloroso, e il riavvicinamento con Paul ci fu solo perché l'ex beatle nel 2007 si dovette sottoporre a un intervento chirurgico. Il baronetto si era appena lasciato con la modella Hether Mills, che James non ha mai sopportato.

 Da allora tutto è andato meglio. James ha finalmente messo la testa a posto, e il padre lo supporta nella sua carriera solista. Dice di apprezzare molto anche la nuova fidanzata di Paul, Nancy Shevell, che per lui è "come una seconda madre". Certo, la competizione con le sorelle c'è, soprattutto con Stella. "Ma lei opera in un altro settore". James ormai fa il musicista. Un musicista con un padre famoso.

 

 

 

 

TITOLO DELL'LP CASA DISCOGRAFICA ANNO DI PUBBLICAZIONE Collaborazioni con altri artisti ANNO
Mc CARTNEY Apple 1970 ARTISTI VARI/ LIVE AND LET DIE 1973
RAM Apple 1971 MIKE McGEAR / McGEAR  1974
WILD LIFE Apple 1971 PERCY THRILLINGTON / THRILLINGTON  1977
RED ROSE SPEEDWAY Apple 1973 ARTISTI VARI / CONCERT FOR THE PEOPLE OF KAMPUCHEA  1981 
BAND ON THE RUN Apple 1973 ARTISTI VARI /KNEBWORTH 1990
VENUS AND MARS Capitol 1975 ALLEN GINSBERG/THE BALLAD OF THE SKELETONS 1996
WINGS AT THE SPEED OF SOUND Parlophone 1976 ARTISTI VARI /HELP! 1996
WINGS OVER AMERICA  Parlophone 1976 CARL PERKINS/GO CAT GO! 1997
LONDON TOWN Parlophone 1978
WINGS GREATEST  Parlophone  1978 
BACK TO THE EGG  Parlophone  1979
Mc CARTNEY II Parlophone 1980
TRIPPING IN THE LIVE FANTASTIC Parlophone 1990
UNPLUGGED (the official bootleg) Parlophone 1991
LIVERPOOL ORATORIO EMI Classics 1991
OFF THE GROUND Parlophone 1993
PAUL IS LIVE Parlophone 1993
FLAMING PIE Parlophone 1997
WINGSPAN Parlophone 2001
DRIVING RAIN Parlophone 2001

"Non fu tanto Brian Epstein a scoprire i Beatles, furono piuttosto i Beatles a scoprire Brian Epstein."

"Il guaio è che gran parte della musica pop e dell'industria discografica è in mano a gente che non ne capisce un acca."

"Penso che Happiness is a warm gun sia la mia canzone preferita dell'album The Beatles."

"Non c'è nulla di più semplice di Love me do. Ricordo che io e John marinammo la scuola per scriverla."

Non c'è modo di versare quattro milioni di sterline in India e di farlo legalmente

PAUL IS DEAD?

 

Quale miglior modo di iniziare un viaggio così affascinante se non quello di affrontare subito di petto una leggenda.... anzi due.

I Beatles e Paul Mc Cartney. Anzi dei Beatles e di William Campbell.....ehm ma chi diavolo è William Campbell?

Semplice, è uno scozzese che prese il posto di Mc Cartney nella line up dei Beatles dopo che il mitico bassista perse la vita in un incidente la notte del 9 novembre del 1966 alle 5 del mattino schiantandosi con la sua Aston Martin e finendo completamente sfigurato.

Possibile? Probabile?... mah..

I Beatles anticipavano, sempre. E diventavano una sorta di "magico" paradigma. I Beatles, per qualche strano incantesimo, vivevano in una dimensione parallela alla nostra, ma che, per qualche errore (o scelta divina?) di sincronizzazione, scorreva qualche minuto prima. E fu quando, nel 1969, apparve sulla scena la cupa leggenda della supposta morte di Paul McCartney (un insolito e indubbiamente risibile fatto di cronaca ingigantito dai media dell'epoca, perché tutto ciò che riguardava i Beatles faceva notizia, era copie vendute, e programmi televisivi divorati dal pubblico) che il mondo avrebbe dovuto intuire l'inevitabile. Dietro l'angolo, al giro di boa del decennio dell'Ottimismo, c'era la Fine del Sogno. Non più l'irruenza "salvifica" delle novità, superficiali ma stimolanti, del recente passato: la minigonna, la musica pop, la macchina e il motorino a portata di portafoglio, il pacifismo un po' inebetito dai fumi della marijuana dei "figli dei fiori".

Le voci della morte di Paul Mc Cartney cominciano a rincorrersi nel mondo dopo che nella notte del 12 settembre del 1969 Russ Gibbs, disc-Jockey della radio WKNR di Detroit, ricevette una chiamata telefonica da un ascoltatore, tale H. Tom Alfred, che si dice certo del decesso e della conseguente sostituzione di McCartney all'interno del gruppo. Il tizio suggerì al dj e al pubblico che stava ascoltando in diretta di provare a "seguire" alcune canzoni dei Beatles con accuratezza. All'interno di esse - questa era la tesi eccentrica che il supposto fan avanzava - erano sepolti indizi che portavano ad un'inquietante conclusione: Paul McCartney, uno dei leader del celebre gruppo musicale, era morto. Gibbs decide di stare al gioco e gli chiede ulteriori informazioni mandando tutta la telefonata in diretta. Un resoconto di indizi ricavati dalle copertine di Sgt. Peppers, Magical Mystery Tour e altri strani indizi musicali contenuti nei succitati LP e nel White Album sembrano confermare la testi di Alfred.

Non passò molto tempo prima che la stampa riprendesse un motivo che, sebbene a tutti gli effetti assurdo, poteva contare su alcune "pezze di appoggio". La spiegazione dell'arcano mistero stava non solo in alcune canzoni, ma in alcune fotografie e copertine dei dischi dei Beatles, dal contemporaneo "Abbey Road", a ritroso fino a "Revolver" risalente a tre anni prima.

Fu così che anche la stampa (il Chicago Sun-Times, con l'articolo "Is Paul Dead?" - Paul è morto?), del 21 ottobre 1969 cominciò ad interessarsi del problema. Quando anche il leggendario legale F. Lee Bailey - dopo il prestigioso magazine Life - affrontò il caso, in un noto programma televisivo nel quale interrogò personaggi vicini al Beatle, fu chiaro quanto la storia avesse fatto presa sull'opinione pubblica.

Oggi può sembrare assurdo pensare che i media abbiano potuto abbeverarsi ad una storia del genere, ma tale era la popolarità dei Beatles e così tanto intrigante l'aneddotica che generò il "caso", che una vera e propria isteria collettiva si sviluppò alla ricerca della conferma: uno dei Beatles era morto. Quando? E come? Paul McCartney - il "romantico", il bello dei Beatles, come la stampa amava presentarlo - aveva perso la vita in un giorno di novembre del 1966, presumibilmente nella notte tra un martedì e un mercoledì, più precisamente il giorno 9, alle 5 del mattino.

Il bassista dei Beatles aveva lasciato gli studi di registrazione di Abbey Road e si era allontanato a bordo della sua Aston Martin, molto probabilmente eccitato da uno scontro avuto con gli altri tre membri della band. Una versione narra del fatto che Paul avesse caricato una ragazza autostoppista la quale, riconosciuto chi era alla guida dell'auto e lasciatasi prendere da un eccessivo entusiasmo, avrebbe causato l'incidente, nel quale McCartney avrebbe riportato danni mortali alla testa. I Beatles avrebbero cominciato la narrazione ad indizi dell'accaduto pochi mesi dopo, durante la registrazione dell'album "Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band", uscito nel 1967, ad esempio rivelando il nome della ragazza coinvolta: Rita. In "Lovely Rita", infatti, Paul (o, secondo la "teoria", quello che avrebbe dovuto esserlo, un sosia sostituito dai Beatles) canta "I took her home, I nearly made it" (la portavo a casa, ce l'avevo quasi fatta). Ovviamente, una base di verità, e cioè dell'effettivo avvenimento dell'incidente, c'era. In quei giorni Paul aveva realmente avuto un incidente mentre era in auto con un'amica, in conseguenza del quale aveva riportato una ferita sul labbro. La cicatrice rimase, e questa è una delle spiegazioni per cui i Beatles, nei primi mesi del 1967, cambiarono look, adottando tutti i baffi. E non fu solo il look a cambiare, ma anche la musica, le sonorità, le invenzioni dei Beatles.

In più, nell'agosto del 1966, i Beatles compivano a San Francisco l'ultima esibizione dal vivo della loro carriera, annunciando di volersi dedicare esclusivamente alla composizione e alle incisioni negli studi di registrazione. I Beatles cambiavano, i Beatles non volevano più apparire in pubblico. Perché? Poteva essere, ad esempio, che uno di loro non era più lo stesso, che un sosia simile ma non identico ne avesse preso il posto, e avesse un talento musicale affine ma non esattamente uguale all'originale? La teoria della morte di Paul McCartney e della sua "sostituzione" prese il via, come detto, nell'ottobre 1969.

Si scatena il putiferio e tutti cominciarono a cercare indizi dal 1966 al 1970.

Gli indizi sembravano non pochi, e i fans cominciarono a cercare il "messaggio" nei dischi precedenti. All'inizio del 1967 i Beatles si presentarono ai loro fans in una veste decisamente nuova. Non solo per l'aspetto: le tipiche zazzere a caschetto avevano lasciato il posto a pettinature più "casuali", i quattro si erano dotati di baffi e cominciavano a vestirsi in modo disarmonico tra loro (le uniformi con giacchettine senza bavero e gli innocenti "yeh-yeh" erano ormai un ricordo). I Beatles se ne uscivano con un 45 giri che avrebbe dovuto anticipare l'uscita di "Sgt. Pepper".

Un 45 giri per alcuni aspetti ardito. In fondo, si trattava di due lati A, ovviamente equamente divisi tra i due leader Lennon e McCartney. Il secondo era l'autore di un rassicurante e nostalgico brano melodico, "Penny Lane", ricordo degli anni passati a Liverpool. A Lennon si doveva la psichedelica "Strawberry Fields Forever", un gioiello che ancora oggi è in grado di stupire per le ardite ricerche sonore e concettuali, ma che al tempo scioccò letteralmente il pubblico. Nel finale di questa canzone "sognante" accadeva qualcosa di strano: il brano sembrava sfumare, ma dal silenzio riemergeva una sequenza dissonante, "colorata" da flauti ossessivi e da inserti ritmici "barocchi", sotto la quale la voce di Lennon, confusa in questo caos, scandiva una frase.

Ascoltandola e riascoltandola, è indubbio che la frase sembri "I buried Paul" ("Ho seppellito Paul"). In molte interviste, lo stesso Lennon non ha mai mancato di esprimere forti ironie su questa interpretazione: le parole che avrebbe detto sarebbero invece "Cranberry sauce" ("salsa di mirtilli"), uno dei tipici non-sense cui Lennon - grande estimatore di Lewis Carroll e di James Joyce - amava ricorrere. A cavallo tra il 1966 e il 1967, nel periodo natalizio, era anche uscito una raccolta di vecchi successi dal titolo "A Collection of Beatles Oldies", la cui copertina sembrava suggerire indizi inquietanti. Al centro di un disegno ricco di colori giganteggia una figura acconciata "alla Beatles", introno alla quale si sviluppano alcuni "fumetti". Uno di essi raffigura un'auto con le luci accese (è quindi notte, la famosa notte dell'incidente, tra martedì e mercoledì?) che da un percorso lineare raggiunge la testa della figura beatlesiana: un indizio che poteva ricordare l'incidente nel quale Paul avrebbe ricevuto mortali ferite alla testa. Sempre su questa copertina, la figura è seduta su una grancassa sulla quale spicca la parola "oldies" (vecchie, intese come canzoni), tratta dal titolo. I fans ci videro un messaggio in codice: sezionando la parola come "ol-dies" e considerando le lettere della prima sillaba si poteva notare che esse precedevano esattamente, nell'ordine, le lettere "p" e "m", cioè le iniziali di Paul McCartney. Già con "Revolver" (1966) il quartetto di Liverpool aveva cominciato ad inserire nelle proprie canzoni nuove suggestioni e in copertina Paul è disegnato come un estraneo rispetto altri altri tre.

ABBEY ROAD

Alla luce di questi fatti allarmanti l’attesa per l’uscita del nuovo LP diventa ancor più spasmodica. Quando finalmente viene pubblicato Abbey Road gli studiosi si scatenano. Già dalla prima occhiata ci si accorge che qualcosa non va. I quattro in fila attraversano le strisce pedonali.

Da poche settimane, sugli scaffali dei negozi di musica c'era "Abbey Road", l'ultimo album della storia dei Beatles, un "canto del cigno" di sorprendente bellezza contenente autentici capolavori come "Something" (canzone dei Beatles più eseguita da altri artisti dopo la celeberrima "Yesterday", considerata da Frank Sinatra come "la canzone più bella della storia musicale degli ultimi cinquant'anni"), "Come Together", "Here Comes The Sun" e un lungo medley sul lato B, un sequenza musicale con la quale i Beatles, inconsciamente, salutavano il proprio pubblico (basti pensare che l'ultimo titolo si chiamava "The End", la fine). Per la cronaca, l'anno seguente sarebbe uscito l'album "Let It Be", che però era stato registrato precedentemente ad "Abbey Road", e che quindi non testimoniava l'ultimo rendez vous dei Beatles in uno studio di registrazione. "Abbey Road" raggiunse in America il primo posto in classifica nel giro di una settimana, vi si arroccò per undici settimane, rimase tra i primi trenta dischi venduti per quasi un anno e continua oggi a vendere moltissimo: nel 1980 le vendite di questo album si contavano nel numero di 10 milioni di copie.

I messaggi in codice del decesso di Paul si potevano leggere nella leggendaria copertina del disco, raffigurante i quattro musicisti che attraversano le strisce pedonali di Abbey Road, a pochi passi dagli omonimi studi di registrazione. La foto fu scatta l'8 agosto 1969 alle 10 del mattino: l'8 agosto del 1994, esattamente venticinque anni dopo, il telegiornale della BBC avrebbe ripreso orde di fans che continuavano ad attraversare le strisce bloccando il traffico e cantando le canzoni dei loro eroi. Sulla copertina del disco, quindi, si potevano leggere molti indizi. Innanzitutto i quattro personaggi, uno dietro l'altro, sembravano inscenare una processione da funerale. Il primo della fila, John Lennon, appariva vestito completamente di bianco, con i suoi lunghi capelli alla Gesù Cristo: in un certo senso poteva assumere il ruolo simbolico dell'officiante, o comunque di un "profeta". Dietro di lui, Ringo Starr, completamente in nero, venne visto come il becchino. L'ultimo della fila, George Harrison, vestito in modo trasandato, a questo punto non poteva che essere l'uomo deputato a scavare la fossa. Davanti a lui, la "vittima".

Paul McCartney cammina con lo sguardo più assente rispetto agli altri, tiene una sigaretta nella mano destra (e tutti i fans sapevano che Paul era mancino e suonava il basso e la chitarra dalla parte opposta, invertendo l'ordine delle corde) e, inspiegabilmente, cammina a piedi nudi. Molti studiosi di religioni spiegarono che in alcune civiltà il piede nudo era simbolo di morte, e i morti venivano seppelliti senza scarpe. Paul McCartney, in un'intervista, si giustificò dicendo che, quel giorno, a Londra faceva un caldo opprimente, e che per questo non sopportò nemmeno di tenere ai piedi un paio di scarpe. Ma non bisogna essere dei geni per comprendere che, quando il sole batte sull'asfalto, questo diventa bollente, e una passeggiata a piedi nudi si rivelerebbe quanto meno masochistica. Sulla sinistra della copertina, parcheggiata a cavallo del marciapiede, una Wolkswagen "Maggiolino" (in Inghilterra, bisogna notare, è chiamata "beetle") sfoggiava la targa "LMW 28IF": gli ultimi caratteri erano rivelatori: 28 IF. "Se" (in inglese, "If") Paul McCartney fosse stato vivo nel 1969 avrebbe avuto 28 anni. Sul retro della copertina un vecchio muro di mattoni riportava la scritta Beatles: una crepa attraversava la lettera finale, la "s", suggerendo una frattura relativa al numero dei componenti della band. Immediatamente a destra, un gioco di ombre, se capovolto di 90 gradi, rivelava le fattezze di un teschio. A quel punto, il mondo della musica impazzì.

Ma altri e più inquietanti indizi sono sparsi sulla copertina. A destra si può vedere un furgone della polizia, dello stesso tipo di quelli che intervengono in gravi incidenti stradali; il suo numero corrisponde al veicolo in servizio la sera del tragico 9 novembre 1966!

GLI ALTRI INDIZI

In Sgt. Peppers compaiono indizi e allusioni riguardanti la presunta morte di Paul. La seconda sillaba, "dies", in inglese significa "muore". Il messaggio era quindi, riassumendo, "PM Muore". L'1 giugno 1967 usciva "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", considerato l'album più importante della storia del rock. Negli Stati Uniti ebbe, solo di prenotazioni prima dell'uscita, un milione di copie vendute. Dopo tre mesi le vendite, solo in America, avevano superato i due milioni e mezzo di copie, a metà degli anni ottanta l'album era attestato sui 15 milioni di copie vendute nel mondo. Sulla copertina di "Sgt. Pepper" gli indizi della morte di Paul si sprecavano. Per ragioni di spazio, e volendo escludere i riferimenti più complicati, citeremo solo i principali. La copertina - un'icona della cultura rock - è un'orgia di colori, personaggi, e oggetti.

Appare chiaro al primo sguardo come l'immagine sia una rappresentazione. I fans vollero vederci una commemorazione funerea. Al centro, in uniformi bandistiche coloratissime stanno i Beatles, collocati dietro una grancassa con il titolo dell'album. Attorno a loro i visi di personaggi noti, come Fred Astaire, Edgar Allan Poe, Oscar Wilde, Bob Dylan, Marilyn Monroe, Marlon Brando, Shirley Temple. Alla destra dei Beatles, quasi a suggerire una sorta di "estraniamento", stanno altri quattro Beatles, non perfettamente uguali nei tratti somatici, nella versione "a caschetto" degli esordi. Proprio loro sembrano guardare, mestamente, la composizione floreale sottostante, che sembra alludere ad una tomba. Su di essa appare nitidamente la scritta "Beatles" (per la cronaca, attorniata anche da piantine di… canapa indiana!). Si celebra un funerale, quindi? Sotto la scritta un'altra composizione floreale gialla sembra riprodurre la forma di un basso (lo strumento suonato da Paul), dotato però di sole tre corde, al posto delle tradizionali quattro (i tre Beatles sopravvissuti?). A fianco, una statuetta della dea Kali riporterebbe il concetto della morte.

Sulla destra della copertina, una bambola con una maglietta a righe con la scritta "Welcome The Rolling Stones" ("Benvenuti i Rolling Stones", un omaggio alla band "rivale", ndr) tiene nella mano destra una macchinina giocattolo Aston Martin (l'auto dell'incidente?). Sopra la testa di Paul McCartney, al centro della copertina, dalla folla si alza una mano tesa. Di chi è? Non si riesce a capire, ma quello che i fans (e gli "studiosi" arruolati per l'occasione) si sentirono di interpretare era che, in alcune civiltà dell'Estremo oriente, questo veniva considerato un gesto di morte. Il messaggio più difficile da scoprire (ma la fantasia dei fans non ebbe limite in quegli anni!) fu quello nascosto all'interno della grancassa con il titolo dell'album. Prendendo un specchietto e ponendolo orizzontalmente in mezzo alla scritta centrale "Lonely Hearts", si poteva leggere, sfruttando il riflesso della parte superiore delle lettere, un codice: il messaggio era "I One IX He Die" (Uno-Uno-Nove-Lui-Muore), tra "He" e "Die" appariva un diamante che… indicava verticalmente Paul McCartney! La formula fu spiegata così: Undici (uno-uno), nove (IX, in romano), lui è morto. Il 9 novembre Paul sarebbe morto. A che ora? Lo indicava George Harrison sul retro della copertina, dove per la prima volta nella storia del rock apparivano i testi delle canzoni. I Beatles erano sovrapposti alle parole e Harrison (il primo a sinistra) con il dito indice segnala esattamente un verso della canzone "She's Leaving Home": "Wednesday at five o'clock" e cioè: mercoledì alle cinque del mattino. La teoria dell'incidente tra martedi e mercoledì notte del 9 novembre sembrava confermata. Nella stessa foto sul retro della copertina i Beatles appaiono in una strana posizione: tutti, meno Paul, sono rivolti verso lo "spettatore". Paul McCartney, invece, dà inspiegabilmente le spalle. Perché? Per nascondere (o suggerire) che in realtà lui non è Paul? Aprendo l'album (uno dei primi confezionato "a libro") apparivano in primo piano i quattro Beatles. Paul, in divisa blu, sfoggia sul braccio sinistro uno stemma, su cui c'è la sigla "O.P.D.": una formula che, in Inghilterra, si usa quando una vittima di un incidente arriva morta in ospedale, un acronimo che significa "Officially Pronounced Dead" ("dichiarato ufficialmente morto").

L'ultimo indizio stava nella canzone che chiudeva l'album, la splendida e visionaria "A Day In The Life", nella quale Lennon cantava: "Ho letto i giornali oggi, di un uomo fortunato che ce l'aveva fatta, e benché la notizia fosse piuttosto triste, non ho potuto fare a meno di sorridere. Ho visto la fotografia. Ha perso la testa su un auto, non si era accorto che le luci erano cambiate, una folla di gente stava lì e guardava, avevano visto la sua faccia prima: nessuno poteva dirlo con sicurezza, ma sembrava uno della Camera dei Lords". La morte di una celebrità, quindi, di un uomo che aveva ottenuto il successo e che poteva essere un "Sir". Cioè, un baronetto. Come Paul McCartney e gli altri Beatles, nominati baronetti dalla regina Elisabetta nel 1965. Il disco, tra l'altro, veniva stampato per la prima volta sotto l'etichetta (di cui gli stessi Beatles erano proprietari) di nome "Apple" ("mela", che ne costituiva anche il logo), che sembrò l'ennesimo suggerimento. Foneticamente la parola è identica anche se la si scrivesse "A-Paul", cioè (ricorrendo all'alfa privativa greca), "senza Paul"!

YELLOW BUSMARINE

Sempre nel 1967 esce l'album "Yellow Submarine", colonna sonora dell'omonimo film a cartoni animati dedicato ai Beatles.

Sulla copertina del disco, un disegno raffigurante i quattro Beatles mostra un John Lennon intento a stendere la propria mano (ancora una volta!) sulla testa di Paul McCartney, facendo il simbolo delle corna. Sotto il titolo dell'album un verso che commentava: "Nothing Is Real" ("nulla è reale", nulla è come sembra, quindi).

MAGICAL MYSTERY TOUR

Nella seconda fotografia dell'album Paul appare in uniforme dietro la scritta "I Was" ("Io ero") e sotto due bandiere britanniche incrociate (simbolo militare luttuoso). Nella foto centrale, in cui i Beatles suonano in abiti floreali, Paul è ancora scalzo (come nella già citata copertina di "Abbey Road"), suggerendo l'allegoria funerea.

Non solo: accanto a sé, vicino alla batteria di Ringo Starr, le sue scarpe appaiono macchiate di rosso. Nella penultima foto dell'album i Beatles appaiono in frac bianco, protagonisti di una scena pseudo-hollywoodiana. Ognuno di loro ha un fiore all'occhiello, solo che Paul, a differenza degli altri tre che ce l'hanno rosso, ne sfoggia uno nero, ovviamente simbolo di lutto. Ma siccome i fans cercavano indizi non solo nelle immagini ma anche nelle parole dei propri idoli, eccone un altro. In "I am the Walrus" (trad. "Sono il tricheco", e il tricheco nella mitologia nordica è simbolo di morte), Lennon cantava di uno "stupid bloody tuesday", di uno "stupido e sanguinoso martedì": il martedì notte dell'incidente? Nel finale della canzone - un'orgia di voci e suoni - emergeva la registrazione di un brano tratto dal "Re Lear" di Shakespeare (4.6.250-60) dove si parlava di una "morte imprevista" e l'ultimo verso recitava "Sit You Down, Father, rest you" ("siediti padre, riposa").

Alcuni fans arrivarono a sostenere che, se si ascoltavano al contrario i primi versi della canzone di George Harrison "Blue Jay Way", la voce solista recitava la frase "Paul is bloody, Paul is very bloody" ("Paul sanguina, sanguina veramente"). Ovviamente, migliaia di fans furono disposti a rovinare irreparabilmente i meccanismi dei propri piatti stereo per riuscire a sentire il messaggio. Come furono disposti a passare ore davanti allo specchio, mettendo la copertina di "Magical Mystery Tour" davanti a sé, per tentare di trovare un fantomatico numero telefonico che sarebbe dovuto apparire, e che li avrebbe collegati a qualcuno in grado di rivelare, finalmente, la verità. Un numero sembrava apparire, in realtà, ma era quello di un giornalista americano che rischiò, in quei mesi, l'esaurimento nervoso.

WHITE ALBUM

L'anno seguente, siamo nel 1968, esce quello che passerà alla storia con il nome di "White Album" ("Album Bianco") la cui copertina è completamente bianca. Il bianco, come si sa, in alcune civiltà è colore luttuoso, e richiamava, tra l'altro, l'abito bianco di Lennon sulla copertina di "Abbey Road".

Molti versi delle canzoni di questo album (soprattutto il brano "Helter Skelter") convinsero, come lui stesso dichiarò in tribunale, Charles Manson (fanatico affiliato ad una setta satanica) ad assassinare Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski. Questa è però un'altra storia, ma che fa comprendere come, evidentemente, non solo i fans cercavano la "verità" dai Beatles, e non solo per gioco. Tornando all'"Album Bianco", in una canzone tratta da esso - "Glass Onion" - Lennon canta: "Ora c'è un altro indizio per tutti voi: il tricheco era Paul". Tutti avevano creduto, guardando le foto dall'album "Magical Mystery Tour" che chi indossava la maschera del tricheco, seduto al piano, fosse Lennon. Ora lo stesso Lennon rivelava che invece si trattava di Paul. Il tricheco, come detto, è un simbolo di morte in alcune culture nordiche.

Nel finale della canzone di Harrison "While My Guitar Gently Weeps", mentre sfuma l'assolo di chitarra della guest-star Eric Clapton, sembra che il Beatle invochi, ripetendo in un lamento, il nome di Paul. Nel poster allegato all'album (foto su un lato, testi di canzoni sull'altro) appare una fotografia, in basso a destra, dove Paul è in piedi vicino ad un palo e dei rivoli di fumo dietro di lui sembrano assumere le fattezze di due mani scheletriche che lo seguono e cercano di afferrarlo. In un'altra foto Paul è raffigurato mentre immerge la testa in una vasca per lavarsi i capelli. Nella canzone "Dont' Pass Me By", Ringo canta "scusami se ho dubitato di te, non sono stato leale. Tu hai subito un incidente d'auto e hai perso i capelli". Nel brano "Revolution 9", composto da Lennon, in un turbinio di suoni e registrazioni al contrario, si sentirebbero i rumori di un incidente d'auto. Il numero 9, poi riprenderebbe il giorno della data dell'incidente e, guarda caso, il numero delle lettere del cognome della "vittima": McCartney.

Dopo la pubblicazione dell'album bianco (titolo originale The Beatles), i ragazzi di Liverpool erano totalmente spariti dalla circolazione, solo il cartone animato di Yellow Submarine aveva riportato l'attenzione sul complesso. Poi per circa un anno il silenzio (cosa strana per un gruppo che era abituato a sfornare un disco ogni dieci mesi circa). Si diffuse così la voce che il gruppo non si faceva più vedere perché Paul era gravemente ammalato.

I Beatles è vero avevano sempre tentato di usare le copertine per lanciare dei messaggi.

LET IT BE

L'ultimo indizio i fans pensarono di identificarlo nell'album che chiuse la carriera dei Beatles, "Let It Be". Nelle quattro foto distinte di John, George, Ringo e Paul, quest'ultimo era l'unico che appariva su sfondo scuro, per la precisione rossastro, mentre gli altri apparivano su sfondo chiaro.

La leggenda della morte di Paul Mc Cartney ha ispirato addirittura un film. "Paul is dead" opera prima del tedesco Hendrik Handloegten, presentato lo scorso anno al film festival di Torino.

Nell'estate del 1980, in una piccola città della Germania Ovest, Tobias, un ragazzino di dodici anni, sogna di formare una band ispirata al suo gruppo preferito, i Beatles, ma a questo punto nella città appare un uomo misterioso che si aggira per le strade alla guida di un Maggiolino bianco la cui targa è LMW28IF. Quella è proprio la macchina della copertina di Abbey Road.

E' stato Paul Mc Cartney stesso a porre fine alla leggenda riguardante la sua morte. Sempre in maniera criptata naturalmente. Nell'album "Off The Ground" del 1993 la copertina sfoggia i piedi nudi penzolanti dal cielo di tutti i musicisti coinvolti nel disco. Un po’ come dire tutti morti tutti vivi. Lo stesso anno, Mc Cartney presentò l'album dal vivo dall'emblematico titolo "Paul Is Live", un gioco di parole per dire "Paul suona dal vivo" o, contorcendo il più corretto "Paul is Alive", "Paul è vivo". Sulla copertina del live Paul appare fotografato sulle stesse mitiche strisce pedonali di Abbey Road sorridente e con un cagnolino al guinzaglio, come a dire sono un distinto signore di 55 anni ricco e felice, il gioco è finito.

Un' abile beffa, un equivoco, una mattana dei Beatles?

L'enigmatica storia della morte del vivissimo McCartney

Oggi Paul McCartney è un iper-miliardario che guadagna all'anno più della British Airways. Solo grazie ai diritti d'autore, qualche anno fa si parlava di un ricavo di più di 200 milioni al giorno. Dopo lo scioglimento dei Beatles, nel 1970, McCartney ha intrapreso una carriera solista di successo, tra alti e bassi, guadagnandosi il posto nel celebre "Guinness dei Primati" come musicista pop di maggior successo (maggior numero di copie di dischi venduti nel mondo, sommando la propria carriera a quella dei Beatles).

Dopo anni a cercare, comprensibilmente, di guadagnarsi una propria dimensione come artista solista, si può dire che "ha fatto la pace" con il proprio illustre, incredibile passato. Addirittura, di quella vicenda assurda che riguardò la sua supposta morte, Paul ha dimostrato di voler riprendere le fila in modo giocoso. Nell'album "Off The Ground" del 1993 la copertina sfoggia i piedi nudi penzolanti dal cielo di tutti i musicisti coinvolti nel disco. Lo stesso anno, McCartney sfornò l'album dal vivo dall'emblematico titolo "Paul Is Live", un gioco di parole per dire "Paul suona dal vivo" o, distorcendo il più corretto "Paul is Alive", "Paul è vivo". In questa copertina, McCartney si faceva ritrarre su quelle stesse strisce pedonali di Abbey Road tenendo un cagnolino al guinzaglio. L'espressione questa volta era sorridente. Il gioco era finito.

 

 

 

FATE COME PAUL (E COME ME), E DIVERTITEVI. ECCOVI UN REGALO: Abbey Road vuota.