Le origini: ASEF Pro Patria e Unione Sportiva Catanese
La prima società sportiva della provincia di Catania venne fondata il 19 giugno 1908 su impulso di un comitato cittadino con la denominazione Associazione Sportiva pro Educazione Fisica; essa rappresentava la provincia catanese ed era finanziata dal comune etneo. L'8 novembre dell'anno medesimo, la polisportiva, presieduta dal cav. Francesco Sturzo d'Altobrando, creò la sezione calcistica con il nome di Pro Patria, con maglia rosso-verde, e affidata al barone Gaetano Ventimiglia. La Pro Patria, le cui attività furono pressoché di natura episodica, nel 1910 si staccò dall'ASEF e si costituì come Unione Sportiva Catanese, con maglia bianco-verde. In quel periodo furono organizzati i primi campionati amatoriali e l'amministrazione comunale provvedette ad adibire Piazza Esposizione (oggi nota come Piazza Verga) a campo da calcio, costruendo due tribune da 2.500 posti ciascuna. Terminato il primo conflitto mondiale, negli anni venti si iniziò con i campionati ufficiali: le formazioni cittadine di punta furono la ricostituita U.S. Catanese e la Juventus Catania F.C., in maglia grigio-verde. Nel 1920 la Catanese partecipò all'unica edizione della Coppa Federale Siciliana, nel 1927 al Campionato Catanese (vinto nel 1928-29).
Ruggero Albanese, il presidente sul piroscafo - Il nipote: «Mio nonno portò il calcio a Catania» Marco Di Mauro 9 Gennaio 2016 Una famiglia unita dalla tradizione di andare sempre allo stadio. Fino a quest'anno, fino allo scandalo combine. Il ricordo di un pioniere dello sport che sarà tra i volti dei murales allo stadio. Tra litigi a scuola con il direttore e viaggi in nave per comprare scarpini e magliette. Per arrivare alla scelta dei colori rossazzurri Suo nonno fu tra coloro che scelsero i colori della maglia del Catania: «Il rosso della lava e l’azzurro del cielo». Era il 1926 e Ruggero Albanese (nella foto, il primo a sinistra) fondava - insieme ad altri dirigenti, Alberto Pappalardo e Saverio Gravina - la società sportiva Catania, che unì tutte le le squadre della città. Adesso anche il suo volto sarà tra i 40, scelti dai tifosi rossazzurri, che compariranno sui murales dello stadio Angelo Massimino. «È un riconoscimento dovuto a chi ha portato, per primo, il calcio a Catania», commenta il nipote, architetto, che porta lo stesso nome. Da generazioni, gli eredi non sono mai mancati a nessuna partita interna dei rossazzurri. Fino allo scandalo combine: «Quest'anno per la prima volta non andiamo». Atleta di tiro a segno, appassionato di calcio, giornalista. Tutto era stato, Ruggero Albanese, fuorché uno studente modello: «Fu espulso da tutte le scuole del regno - ricorda il nipote - per cattiva condotta». A svelarne il temperamento è un colorato aneddoto risalente a quando aveva dieci anni: «Era convinto, in quinta elementare, che il maestro l'interrogasse apposta per fargli fare cattiva figura con la sua fidanzatina. All'ennesima interrogazione finita a scena muta gli lanciò il panino che aveva come merenda». Il duro codice scolastico era povero di alternative e Albanese «fu sospeso per un intero mese». Scontata la punizione «il direttore lo accolse in classe dicendogli: "Te lo sei potuto permettere perché era il maestro. Voglio vedere se avresti avuto lo stesso coraggio con me". Mio nonno gli lanciò il calamaio, tingendo il direttore di inchiostro». Terminati anzitempo gli studi, i genitori gli affidarono una gioielleria in via Vittorio Emanuele, rimasta in attività fino a circa venti anni fa. Intanto, ultimo figlio maschio dopo tre femmine, aveva preso a interessarsi al calcio. Nel 1919 era il presidente dell'Unione sportiva Catanese. Organizzò, per due anni, il campionato di calcio catanese. E il trofeo assegnato alla squadra vincitrice si chiamava proprio Coppa Ruggero Albanese. Nel 1929 contribuì a riunire tutte le squadre della città sotto un unico nome. E dentro una sola maglia: rossazzurra. Ma il gioco del pallone, in quegli anni, non era molto praticato, in Sicilia: «Col piroscafo mio nonno andava fino a Malta per acquistare, a sue spese, magliette, scarpini e pantaloncini», ricorda. Nell'ex colonia inglese era possibile trovare le attrezzature, anche se a costi non certo contenuti: «Svaligiò l'incasso di molti mesi della gioielleria e partì». Alla sua scomparsa, nel 1951, fu proposto di intitolargli l'allora stadio Cibali «per il suo ruolo fondamentale nella diffusione dello sport in città nel primo dopoguerra», come ricorda il libro Tutto il Catania minuto per minuto. L'impianto fu intitolato, nel 2002, ad un altro presidente: Angelo Massimino. Gli eredi della famiglia Albanese hanno continuato a seguire la squadra «sempre, come se ci appartenesse - ricorda l'architetto Albanese - Con qualunque tempo, in qualunque serie, almeno uno, tra gli eredi, era fra gli spalti a tifare. Anche nelle disgrazie, anche nelle giornate di lutto». In senso letterale: quando morì una loro zia, ci furono i funerali un'ora prima che giocasse il Catania. «Io e mio fratello stazionavamo fuori dalla chiesa. Si avvicina mio zio (il marito della defunta, ndr), e ci dice: "Che fate qua? Il funerale è finito. Andate allo stadio"».
Una tradizione interrotta
quest'anno, al termine della stagione che ha visto il Catania
coinvolto nell'inchiesta I treni del gol. «È stato il punto più
basso mai raggiunto dalla nostra squadra», commenta il nipote
dell'ex presidente. Nessun rappresentante della famiglia Albanese
compra più il biglietto per lo stadio: «Non possiamo condividere la
nostra passione con un proprietario che ha insultato, ridicolizzato
e ridotto la nostra squadra a un livello di immoralità pari a una
Juventus qualsiasi». Ma la passione per i colori rossazzurri, che
suo nonno ha contribuito a scegliere, non si è spenta: «Torneremo,
come sempre, come impazientemente speriamo, un attimo dopo che
l'attuale proprietario sarà uscito di scena».
Il 14 settembre 1929 è l'inizio di una storia rossazzurra, il Catania viene inserito nel girone A del campionato di Seconda Divisione Sud, con squadre campane, calabresi ed il Peloro Messina. La squadra etnea chiude la stagione d'esordio al nono e penultimo posto della classifica con 10 punti. La stagione 1929-1930 è quella della svolta del calcio italiano, nascono la "Serie A" e la "Serie B". Anche il Catania inizia l'avventura nel calcio che conta e conclude la stagione al nono posto, davanti alla Puteolana che retrocede.
Con la maglia "rosso lava dell'Etna e azzurro cielo", il Catania nella sua prima stagione ufficiale disputa le partite interne sul Campo del Dopolavoro Ferroviario. La prima volta è sempre particolare, c'è entusiasmo, finalmente una città di 250.000 abitanti si mette al passo col resto d'Italia, dove da decenni il calcio ha sfondato. Ma ci sono anche molti rovesci, la prima stagione si chiude con 4 vittorie, 2 pareggi e ben 12 sconfitte. In vetta Paganese e Reggina conquistano l'accesso al girone finale per la promozione, e proprio i calabresi riusciranno a salire, vincendo il titolo di campioni della Seconda Divisione Sud. La stagione fa accumulare esperienza ai dirigenti etnei, che si confrontano per la prima volta con i campionati ufficiali della Federazione, dopo le fugaci apparizioni dei primi anni venti. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
Archiviata la stagione d'esordio, il Catania comincia a pensare in grande. Viene avviata una sottoscrizione popolare per pagare l'iscrizione alla Prima Divisione e finanziare la costruzione di un nuovo stadio. La squadra etnea disputa il girone E della Prima Divisione e si piazza a metà classifica con 21 punti.
Nello slargo di piazza Giovanni Verga, già piazza Esposizione, in agosto partono i lavori per costruire il Campo di calcio, il 21 settembre a tempo di record, si inaugura il campo di calcio di piazza Verga, battezzato "Campo dei cent'anni". Per entrare si pagano 8 lire per la tribuna A, e 4 lire per il prato. Il presidente Santi Quasimodo cede la carica all'Avv. Antonio Zingali, a sua volta sostituito in novembre dal Commissario Avv. Andrea Gaudioso. Come allenatore viene chiamato l'ungherese Antal Mally che aveva diretto la nazionale estone nel 1927. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
La seconda stagione in Prima Divisione inizia con ambizioni, nuovo l'allenatore Nicola Papa, si rinforza l'organico con l'arrivo dalle giovanili della Juventus di Mario Bianzino e Gilberto Pogliano, l'ex torinista Mario Migliavacca in mediana, in difesa Ferruccio Bedendo detto "il professore" e dalla Fiorentina Giovanni Corbyons. A gennaio matura l'atteso cambio societario, in luogo di Andrea Gaudioso al vertice della società etnea arriva, propiziato dalla volontà delle autorità locali, Vespasiano Trigona, duca di Misterbianco, personaggio famoso e facoltoso.
La squadra disputa il girone F di Prima Divisione, arriva sesta in classifica con 34 punti, anche se si parte sotto i peggiori auspici, nell'umiliante sconfitta di Messina (6-3) si frattura la tibia Lorenzo Bergia, un attaccante su cui si puntava molto. Poi un girone di ritorno con i fiocchi e 21 punti conquistati, valgono ai rossazzurri il sesto posto finale. Il brillante girone di ritorno testimonia che si è pronti per il salto di categoria. Si aggiunge altra esperienza all'ancora giovane società etnea e la speranza per il futuro è riposta nelle capacità del duca di Misterbianco. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
Il duca di Misterbianco, confermato commissario straordinario della società, chiama l'allenatore ungherese Lajos Czeizler, con l'obiettivo di puntare alla promozione in Serie B. Giunge a Catania un diciannovenne di cui si dice molto bene Nicolò Nicolosi detto "Cocò", palermitano, cresciuto in Libia, calcisticamente nella Lazio, altro acquisto eclatante Mario Sernagiotto un portiere d'esperienza. In una pausa della Serie A viene organizzata una amichevole con la Juventus che domina il campionato maggiore, finisce (2-2). Nella stagione 1932-33 il Catania fallisce di poco l'accesso alla Serie B, concludendo il girone I della Prima Divisione al quarto posto con 22 punti. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
Il Duca di Misterbianco vuole la Serie B e la ottiene con il suo Catania nella stagione 1933-34. Come allenatore viene chiamato il trentottenne ungherese Géza Kertész, il suo gioco funziona a meraviglia. I rossoazzurri arrivano primi nel girone H con 41 punti davanti al Siracusa, e primo nel girone finale a quattro davanti al Savona, alla Biellese ed alla Reggiana. L'attacco etneo è una mitraglia, Ercole Bodini 21 reti, Alberto Pignatelli 18, Cocò Nicolosi 14 e Ottorino Casanova 10 centri. L'8 luglio battendo la Biellese (4-0) si ottiene l'agognata promozione, a Catania inizia la festa, il pubblico inneggia al presidente, all'allenatore ed anche i giocatori si godono l'acclamazione della folla. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
Dopo aver vinto il campionato di Prima Divisione, nella stagione 1934-1935 il Catania inizia la prima avventura dei rossazzurri fra i cadetti, disputando il girone A del suo primo campionato di Serie B che era allora diviso in due gironi, ottenendo con 37 punti il terzo posto con gli stessi punti del Pisa, a cinque lunghezza dal Genova 1893 che con 42 punti vince il torneo e sale in Serie A. Il Catania continua a giocare le sue partite interne in piazza Giovanni Verga, nel polveroso Campo dei cent'anni con la tribunetta in legno, a due passi dal cantiere in cui lentamente proseguono i lavori per la costruzione del nuovo stadio da trentamila posti a sedere, di cui tanto si parla, ma che non sarà pronto in tempi brevi. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
DOVE GIOCAVA IL CATANIA
Il campo dei cent'anni è stato l'impianto calcistico di Catania tra il 1930 e il 1937. Vi si giocarono 104 partite ufficiali di Prima Divisione e Serie B e la squadra di casa, la Società Sportiva Catania (ribattezzata nell'ultimo anno A.F.C. Catania), perse solo nove gare. La capienza era di circa cinque-seimila spettatori. Prima della costruzione delle tribune, il terreno aveva già ospitato per anni le società calcistiche locali. Il 30 giugno 1909 vi si giocò la prima partita tra la Pro Patria e l'equipaggio della nave Regina Margherita; la squadra catanese fu soprannominata "i matti di piazza d'Armi" per il nome dell'area dove fu tracciato il campo. Si giocò ancora lì nei due decenni successivi, anche quando la piazza fu ribattezzata dell'Esposizione e poi Giovanni Verga. Nel 1927 proprio il campo fu però la causa dell'esclusione della Catanese dalla Seconda Divisione: non era infatti un impianto a norma e qualche anno dopo si rese necessaria la costruzione delle tribune e il rifacimento del terreno. Il campo dei cent'anni fu dunque costruito grazie a una sottoscrizione popolare in un solo mese, tra agosto e settembre 1930, dalla ditta di Giovanbattista Polizzi e su progetto di Leone Leoni; fu inaugurato il 21 settembre con un'amichevole tra Catania e Fulgor Milano, vinta per 5-1 dai rossazzurri . Il 26 dicembre 1932 vi si disputò un'amichevole della Nazionale universitaria italiana contro quella tedesca; il 6 febbraio dell'anno dopo vi giocò la Juventus del quinquennio d'oro contro la squadra locale. l 5 maggio 1935 vi si giocò la partita Catania-Genova 1893 2-2, che per anni sarebbe stata ammantata di leggenda perché fece sfumare le speranze dei rossazzurri di andare in Serie A. Tuttavia, già nel 1932 si iniziò a pensare di sostituirlo con un altro impianto: nell'ottobre 1933 iniziò la costruzione dello stadio Cibali che fu inaugurato il 28 novembre 1937, dopo la demolizione del campo dei cent'anni. Nel 2013 un evento in memoria di Géza Kertész fu organizzato proprio lì dove sorgeva lo stadio in cui il Catania ottenne la prima promozione in B.
Nella stagione 1935-36 il Catania ha disputato il suo secondo campionato di Serie B che è ritornato a girone unico, piazzandosi ottavo in classifica con 33 punti, cinque punti sopra il gruppo delle dodicesime (quattro squadre) che spareggiano per la salvezza, il torneo cadetto è stato vinto dalla Libertas Lucchese e dal Novara con 48 punti, toscani e piemontesi sono stati promossi in Serie A. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
La stagione 1936-1937 per il Catania nel campionato di Serie B la si può chiamare: L'amara stagione infinita. Il nuovo presidente è Vittorio Emanuele Brusca. Partiti con ambizioni di disputare un buon campionato cadetto, la squadra non riesce ad esprimere il proprio potenziale, si piazza con 28 punti in decima posizione, tre squadre le stanno dietro e sono retrocesse, Viareggio, Catanzarese e Aquila, per decidere la quarta retrocessa si disputano gli spareggi dal 27 giugno all'11 luglio, con Venezia, Pro Vercelli e Messina che erano arrivate con gli stessi 28 punti del Catania.
Toccherà proprio alla squadra etnea lasciare la Serie B e scendere in Terza Serie. Il Catania, arrivato 13º, retrocesse in Serie C dopo aver perso agli spareggi contro Pro Vercelli, Messina e Venezia. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
1937: IL CIBALI
Lo stadio Angelo Massimino di Catania, già stadio Cibali dall'omonimo quartiere catanese nel quale è collocato (è conosciuto ancora comunemente anche con questo appellativo), è lo stadio polisportivo che ospita le partite casalinghe del Calcio Catania. Dal 2002 è dedicato ad Angelo Massimino, il presidente che guidò i rossazzurri a più riprese tra il 1969 e il 1996. È stato anche lo stadio dell'Atletico Catania e della Jolly Componibili Catania, la squadra di calcio femminile che ha vinto lo scudetto 1978. È tra gli stadi più conosciuti in Italia. Fu costruito dal 1935 su progetto dell'architetto Raffaele Leone per conto della ditta di proprietà dell'ingegnere Antonio Ferro e inaugurato il 28 novembre del 1937 in occasione della partita di Serie C tra ACF Catania e il Foggia, che si concluse 1-0 per i padroni di casa. Battezzato Cibali (e soprannominato "stadio dei ventimila"), nel 1941 fu dedicato a Italo Balbo, salvo poi riassumere il primo nome alla caduta del fascismo. Sin dal 1960, dopo la seconda promozione in Serie A, la dirigenza del Catania avanza l'ipotesi di lasciare l'impianto per costruire un nuovo stadio in località Pantano d'Arci a causa della pista d'atletica che impediva e, ancora oggi, impedisce una visione perfetta della partita. Il 4 giugno 1961 lo stadio è stato teatro dell'espressione divenuta celebre «Clamoroso al Cibali!», quando il commentatore Sandro Ciotti parlò così a proposito della vittoria del Catania sull'Inter di Helenio Herrera. Sulla rivista il Catania calcio del febbraio 2002 vennero elencati 20 buoni motivi per cui lo stadio fosse inadeguato. In ogni caso, sono state realizzate decine di progetti, ma non è stata posta neanche la prima pietra del nuovo stadio. Nel 2007 la piazza Vincenzo Spedini antistante lo stadio, dalla quale si accede alla Curva Nord ed alla Tribuna A coperta, è stata teatro degli scontri che hanno portato alla morte dell'ispettore di polizia Filippo Raciti. Ristrutturato nel 1991 e poi nel 1997, ha ospitato due partite della Nazionale (nel 1998 contro la Slovacchia e nel 2002 contro gli Stati Uniti), alcune gare di vari sport, la manifestazione di chiusura delle Universiadi estive del 1997 e le gare principali dei Giochi Mondiali Militari nel 2003. È dotato di pista d'atletica a 8 corsie, di un campo di allenamento (il Cibalino), un campo di pallavolo (il PalaSpedini, dove giocarono sia la Paoletti che l'Alidea, che hanno vinto rispettivamente lo scudetto maschile e femminile di pallavolo), un campo esterno di pallacanestro (il PalaSpedini esterno) e vari uffici. Dalla stagione sportiva 2008-2009 è dotato di videotabellone elettronico. Nell'estate 2013 il Massimino subisce un importante restyling: vengono interrate le due panchine, realizzati cinque Sky box al centro della tribuna A e due aree ristorante. La Curva Nord. Diverse sono le versioni sulla capienza attuale dello stadio. Dopo l'ultima ristrutturazione, con l'aggiunta del settore ospiti e il rifacimento della Curva Sud, si sono perse molte zone utili (negli anni sessanta, in Serie A, si arrivava ai 35 000 tifosi sugli spalti). La versione sostenuta dal sito ufficiale del Catania arriva a contare 40 000 posti complessivi, di cui 30 000 a sedere, molto più del dato della Lega Calcio, che riporta una capienza di 31 530 posti. Per quanto concerne la capienza omologata, il Centro Nazionale di Informazione sulle Manifestazioni Sportive (CNIMS) indica una capienza certificata di 26 266 posti. Il massimo di spettatori paganti (compresi gli abbonati) si è raggiunto il 14 settembre 2002 (Catania-Genoa 3-2) con circa 28 200 persone; il 28 maggio 2006 (Catania-AlbinoLeffe 2-1) si è raggiunto il tutto esaurito con appena 29 327 spettatori paganti anche se sugli spalti ve ne erano molti di più grazie anche al par-terre molto capiente della Tribuna B e delle curve (nord e sud), che insieme alla Tribuna A compongono i settori dello stadio. Nel 2019 viene certificata la capienza effettiva di 20.016 posti a sedere, cosi suddivisi: 3.243 in Tribuna A, 4.502 in Tribuna B, 5.865 in Curva Sud, 5.406 in Curva Nord e 1.000 nel Settore Ospiti. Fonte Wikipedia
OGGI STADIO "ANGELO MASSIMINO"
All'indomani della prima amarezza della sua breve storia, il Catania nella stagione 1937-1938 si presenta con le ossa rotte in Serie C. Se ne vanno Cocò Nicolosi al Napoli, Bedendo e Sernagiotto al Palermo, li seguono Casanova, Mihalich, Franzoni e Brossi. In arrivo in porta Ferrarese dal Verona, in avanti Bellini e Ravizzoli dal Modena, allenatore ancora Pietro Colombati che verrà sostituito da Giovanni Degni dopo otto giornate. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
L'interesse degli sportivi catanesi non riguarda solo i calciatori, ma il teatro delle partite casalinghe, infatti lo stadio di Piazza Verga chiude i battenti dopo sette anni di onorata attività, in cui è stato violato nove volte su centoquattro incontri ufficiali. L'inaugurazione del nuovo stadio Polisportivo Cibali, detto anche "stadio dei ventimila", avverrà il 28 novembre 1937 alla ottava giornata di campionato, gli etnei disputano in trasferta le prime sette partite in attesa dell'evento. In campionato i rossazzurri si piazzano al quarto posto con 31 punti, nel torneo che è stato vinto dalla Salernitana con 37 punti, che risale in Serie B. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
Nella stagione 1938-39 il Catania si rinforza con gli arrivi di Rodolfo Brondi in mediana, con il romano Renato Antolini ed Ermenegildo Alfonsi alle ali, con i terzini Giulio Spanghero e Gino D'Ottavi, viene confermato come tecnico Giovanni Degni. Gli etnei hanno disputato il girone H a 12 squadre di Serie C, vincendolo con 36 punti in classifica, nettamente staccate Siracusa con 28 punti e Messina con 27. Dopo quaranta giorni di attesa parte il girone finale a quattro, lo vince il Catania con 7 punti, ed è promosso in Serie B insieme al Molinella. I tifosi inneggiano ai loro campioni che hanno riconquistato la Serie B. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
Nella stagione 1939-1940 il Catania disputò il quarto campionato di Serie B della sua storia. Come allenatore viene scelto István Mészáros, il tecnico però non arriva, sta scoppiando la guerra e l'ungherese è ufficiale dell'esercito. La soluzione in casa, per ovviare a quest'impasse è Mario Sernagiotto, che prende provvisoriamente le redini del gruppo in attesa di Mészaros. In Polonia si combatte la guerra dal 1º settembre e anche l'esercito italiano si mobilita, pur non entrando in guerra, Alcide Violi, Oreste Rotta e Renzo Bettini vengono chiamati alle armi a tempo indeterminato. Senza tre titolari e con un allenatore improvvisato, le quotazioni degli etnei in ottica campionato precipitano. Un torneo sfortunato che vedrà la squadra etnea chiudere all'ultimo posto della classifica, con sole tre vittorie in trentaquattro partite, l'ultima ottenuta a tavolino. Risultati mediocri che rimandano i rossazzurri in Serie C. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
Nella stagione 1940-1941, nella prima stagione calcistica disputata nel clima di guerra in corso, il Catania disputa il gruppo H della Serie C. Si classifica sesto con 25 punti, per peggiore quoziente reti nei confronti del Brindisi. Che non sia l'anno giusto per puntare al salto di categoria, lo si capisce presto, gli attaccanti catanesi, annota "Il Popolo di Sicilia", ben sorretti alle spalle, non trovano facilmente la via della rete. Difesa e mediana tengono e fanno il loro dovere. L'unica nota positiva degli attaccanti è un diciannovenne che indossa la maglia numero dieci Carmelo Di Bella, di lui scrive "Il Littoriale": fiato a josa, serpentine ben fatte, sorprende il suo gioco di quantità e qualità... un gioco da asso lanciato. Il nuovo allenatore è l'ungherese Ernst Guzsik.
Il nuovo impianto catanese, lo stadio costruito nel quartiere Cibali, nelle prossime tre stagioni sarà intitolato all'ex governatore della Libia Italo Balbo. Ad inizio stagione parte male anche la Coppa Italia, o meglio, si vince battendo (3-0) il Siracusa, ma si perde a tavolino per la posizione irregolare del centravanti Angelo Oliviero in arrivo dal Marzotto Valdagno, così i rossazzurri perdono l'attaccante e la qualificazione. Il campionato lo si chiude a mezza classifica con 25 punti, lo vince con 31 punti il Siracusa. Per il futuro la società vuole ripartire da un gruppo di giovani, ormai pronti per la prima squadra. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
La stagione di guerra 1941-1942 è molto dura per la popolazione etnea, la sera del 14 dicembre Catania e Acireale sono martoriate dagli attacchi aerei per sei ore. Eppure nessuno decide di fermare il teatrino del calcio. In agosto la dirigenza aveva piazzato un colpo ad effetto, richiamando dopo cinque anni l'allenatore ungherese Géza Kertész.
L'organico ruota attorno al centrattacco austriaco Engelbert Koenig, un ventenne dal volto serio che ha già assaggiato la Serie A con la Fiorentina, in avanti gioca con Caposciutti, Schillani e Miglioli, il reparto delle mezze ali perde Di Bella, ceduto alla Juventina Palermo. Davanti al trio difensivo formato dal portiere Costanzo e dai terzini Nebbia e Stivanello, agiscono i mediani Tesi, Nelli e Bettini. Girone di andata chiuso in testa, poi cedimento nel finale di campionato. Unica consolazione stagionale il titolo di capocannonniere con 18 reti di Koenig atteso in Serie A da una brillante carriera con Lazio, Sampdoria e Genoa. L'allenatore Kertész si sta per accomodare sulla panca della Roma in Serie A, ma prima di rientrare da Budapest, muore da eroe, trucidato dalle SS per aver sottratto un ragazzo ebreo alla folle caccia nazista, fornendogli un rifugio. Nella stagione 1941-1942 il Catania si classifica al sesto posto con 29 punti, nel torneo vinto dalla Juventina Palermo con 38 punti. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
amichevole con le truppe tedesche di stanza a Catania
Il Catania vince con 31 punti il girone H della Serie C 1942-1943. Il centravanti Marco Romano realizza 26 reti in 17 partite, dopo aver vinto per due stagioni il titolo di cannoniere in Serie B con Comense e Novara. I nomi dei nuovi acquisti sono Giordano Colaussi, Nereo Marini e Marco Romano, preceduti dal nuovo allenatore Berardo Frisoni, ex mediano di Brescia e Genoa. Rientrano Gaetano Pinto, Renzo Bettini e Mario De Bartoli. Il girone N del campionato di Serie C per il Catania è una passeggiata, con 16 vittorie un pareggio e una sconfitta, 65 reti realizzate e 7 subite. All'inizio di aprile parte il girone finale e, dopo il pareggio a Terni si chiude il torneo per gli etnei, il 15 e 16 aprile la città di Catania viene bombardata, muoiono 158 civili, 322 sono i feriti; l'11 maggio un altro tremendo attacco causa 216 morti e oltre 300 feriti, a chi può interessare ancora il calcio?
Quando nel ’43 le bombe fermarono la corsa del Catania verso la B Emanuele Rizzo 10.3.2020
In questi giorni, la crisi Coronavirus sta letteralmente bloccando l’Italia. La questione della sospensione e interruzione anticipata dei campionati è uno dei temi caldi del momento. Al di là dei facili disaccordi circa l’opportunità di parlare di palloni che rotolano in questo delicatissimo contesto, la situazione ha dei risvolti agonistici ed economici di non poco conto. La Serie A interrotta per cause di forza maggiore non accadeva dal 1915, quando al Genoa fu assegnato un discutibile scudetto, senza disputare la finale con la Lazio (che ancora oggi rivendica il titolo ex-equo). Eppure non bisogna dimenticare quanto accadde durante il secondo conflitto mondiale in Sicilia: nel 1943, infatti, i campionati furono formalmente terminati, ma senza alcune squadre dell’estremo sud. Tra queste mancava proprio l’Associazione Fascista Calcio Catania, che interruppe sul più bello una gloriosa cavalcata verso la possibile promozione in Serie B. Gli uomini di Berardo Frisoni, infatti, avevano concluso il girone N di Serie C con uno score clamoroso: 15 vittorie, 1 pareggio ed 1 sconfitta (più una partita non disputata, contro il Siderno, rimasta nulla). Ben 31 punti in totale, su 34 disponibili. I rossazzurri, trascinati dall’attaccante Marco Romano, autore di ben 26 reti, furono ammessi al girone finale con Varese, Salernitana, Borzacchini Terni, Biellese e Forlì. Dieci gare per decretare la promozione in B. Sarebbe stata una grande conquista per gli etnei, che mancavano dalla cadetteria da tre stagioni. Peccato che il Catania di queste partite ne abbia disputata solo una, quella sul campo della Borzacchini Terni terminata 1-1. L’imminente arrivo delle bombe segnarono l’inevitabile fine dello sport in città: la partita con il Forlì dell’11 aprile fu rinviata e, pochi giorni dopo (il 15 e 16 aprile), la città fu colpita da ingenti bombardamenti che provocano ben 158 vittime ed molti danni. Altre bombe caddero l’11 maggio ed altre ancora a giugno, portando via altre 326 persone. L’interesse verso il calcio svanì: il Catania non fu più in grado di prendere parte al campionato e venne escluso “per cause di forza maggiore” (così come il Palermo in Serie B). La Federazione comunicò che avrebbe tenuto presente “la posizione delle due società siciliane in vista della definita sistemazione dei campionati nazionali nell’immediato dopoguerra”. Ma il peggio era alle porte: il 9 luglio 1943 prese il via l’Operazione Husky, con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, dando via alla liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista. L’AFC Catania scomparve e, a differenza delle altre grandi società, sarebbe rinata solo dopo il conflitto mondiale con un nuovo nome (Club Calcio Catania) ed nuova matricola (11700), seppur con una continuità di colori e dirigenti. La Serie B sarebbe stata riconquistata solo nel 1949…
____________ In copertina, una foto tratta da “Tutto il Catania minuto per minuto”. Originariamente inserita nella stagione 1942/43, essa si riferisce in realtà – come scoperto di recente dal nostro Sergio Capizzi – alla US Catanese 1944/45. Non si conoscono, ad oggi, immagini del Catania 1942/43, ma molti dei giocatori sono comunque immortalati in questa foto, visto che nella Catanese confluirono gran parte degli ex rossazzurri durante il conflitto bellico.
La FIGC, non potendo più garantire la regolarità di campionati e gironi finali a causa dell'invasione della Sicilia da parte delle truppe americane, decise di continuare l'attività escludendo tutte le squadre siciliane. Sotto le macerie finisce anche l'A.F.C. Catania, la città si risveglia al termine del conflitto, senza quella squadra capace di suscitare tanti entusiasmi negli sportivi etnei, sin dalle esibizioni in Piazza Verga nel Campo dei cent'anni, e in grado di conseguire una storica promozione in Serie B. L'Associazione Fascista Calcio Catania termina la sua vita definitivamente il 27 luglio 1944 insieme ad altre associazioni legate al regime. La Catania sportiva riparte disputando i tornei indetti nel 1944 e 1945 dal restaurato Comitato Regionale Siculo di Orazio Siino. Sono quattro le formazioni catanesi che vi partecipano, l'Unione Sportiva Catanese, la Virtus et Robur Catania, l'Unione Sportiva Elefante e la Società Sportiva Etna. da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
1943-44 SOSPENSIONE SECONDA GUERRA MONDIALE
Il 9 agosto 1945 la seconda bomba atomica sganciata su Nagasaki mette fine al più grave conflitto della storia dell'umanità. In Sicilia da qualche tempo regna la pace e si ricostruisce la speranza di una vita normale. La Federazione Siciliana degli Sports, commissariata dall'ex arbitro Orazio Siino, perde l'organizzazione del campionato siciliano, perché la FIGC nazionale è risorta e si ripresenta con questa formula: Serie A e campionato misto B/C al Nord, campionato misto A/B e Serie C al Sud. A Catania l'AFC non esiste più, la Catanese si candida a rilevarne il blasone, ma l'iscrizione al torneo misto A/B Sud è onerosa, 220.000 lire. Si rende necessaria l'unione con le altre tre società cittadine, per poter disputare il torneo di Serie C. La Catanese e l'Elefante trovano subito l'accordo, che ingloba anche l'Etna. La Virtus rifiuta la fusione, il parere negativo di Angelo Vasta, ex dirigente del Catania, è decisivo nel far saltare la trattativa. Al girone F della Serie C si iscrivono due squadra catanesi, l'Unione Sportiva Catanese-Elefante in maglia bianca, e la Virtus Catania con la maglia granata, che termineranno il campionato ultima e penultima. L'Unione arriverà l'estate prossima, quando Catania tornerà ad avere una sola società rossoazzurra.
da Tutto il Catania minuto per minuto, dalle origini al 2011, Buemi, Fontanelli, Quartarone, Russo e Solarino, Empoli, GEO Edizioni, 2011
|