L'era Pulvirenti
La nuova proprietà adotta la strategia della programmazione, esposta alla città nel giorno della presentazione. “Serie A entro tre anni” dichiara il nuovo ad Pietro Lo Monaco, braccio destro di Pulvirenti sin dai tempi dell’Acireale. Ha un passato remoto da calciatore poco affermato (ha militato in diverse squadre siciliane, tra Serie C e dilettantismo) e recenti trascorsi ben più importanti da dirigente (ha contribuito alla costruzione dell’Udinese di Zaccheroni, rivelazione della Serie A 1997/98, ed ha conquistato una promozione in massima serie col Brescia due anni dopo). Sin dal suo insediamento, utilizza come proprio cavallo di battaglia l’unità di quelle che lui definisce “le cinque componenti”: società, squadra, tifoseria, stampa e istituzioni. Nel nuovo organigramma spicca la nomina di presidente onorario riservata ad Ignazio Marcoccio; dura invece pochi mesi la vicepresidenza di Mario Petrina, prestigioso giornalista catanese che sbatte la porta per contrasti con la società.
L’organico viene rivoluzionato in lungo e in largo: buona parte dei protagonisti dell’annata precedente, compreso mister Colantuono, mantengono il loro rapporto contrattuale coi Gaucci e migrano in massa al Perugia (che nel frattempo è tornato in cadetteria). Particolarmente dolorosi, per i sostenitori, si rivelano gli addii di perni come Stendardo, Delvecchio e Mascara. Chiude il proprio lungo ed indimenticabile ciclo Michele Fini, che passa all’Ascoli. Alle falde dell’Etna restano soltanto Firmani, Padalino, Kanyengele e Baggio (gli ultimi due di rientro dai rispettivi prestiti), mentre Fusco, Terra e Zeoli, inizialmente aggregati alla comitiva, si trasferiscono al Pescara di Simonelli prima che cominci il campionato. Con un’operazione simile a quella compiuta dai Gaucci, anche i nuovi dirigenti etnei portano in blocco dalla loro ex squadra, oltre al tecnico Maurizio Costantini (che nel 2003/04 ha guidato i suoi ragazzi alla conquista dei playoff), diversi giocatori: il portiere Ciro Polito, il centrale difensivo Giovanni Paschetta, i rincalzi Lo Monaco e Suriano, il mediano Maurizio Anastasi (meteora del Catania 1994/95) e, soprattutto, Orazio Russo, che torna per la terza volta ad indossare i colori rossazzurri. Non si fanno attendere i nomi “di grido”: l’uomo immagine del nuovo progetto è l’esperto centravanti Marco Ferrante, cuore granata, insignito della fascia di capitano; le chiavi del centrocampo vengono affidate ad un altro svincolato proveniente dal Torino, Johan Walem; in porta si punta su Armando Pantanelli, reduce dalla promozione in A col Cagliari; il parametro zero di spessore per la difesa è Salvatore Fresi, a lungo protagonista nell’Inter e nella Juventus (sebbene in qualità di riserva). In ogni reparto giungono poi ulteriori rinforzi: in difesa lo stopper Paolo Bianco dal Treviso, il terzino sinistro Thomas Manfredini in prestito dall’Udinese (squadra in cui si è messo in luce in Serie A) e Nicola Mariniello, centrocampista reduce da sei mesi con Lecce nel massimo campionato, scelto per ricoprire il ruolo di terzino destro; nel settore centrale del campo un altro esperto svincolato, l’ex Piacenza Salvatore Miceli, una scommessa proveniente dall’Igea Virtus (Serie C2), Fabio Caserta, ed il centrocampista offensivo argentino Mariano Messera, prelevato dal Rosario Central (compagine militante nella massima serie albiceleste); in attacco il croato Davor Vugrinec, seconda punta affermatasi in Italia con la maglia del Lecce, ed il panzer Salvatore Bruno, giunto in prestito dal Chievo. La prima stagione dell’era Pulvirenti si caratterizza come un’annata transitoria, utile alla dirigenza per far tesoro degli errori commessi e costruire, sulla base delle (poche) certezze acquisite, l’organico che a partire dal 2005/06 dovrà puntare alla promozione in Serie A. fonti: http://www.calciocatania.com e http://tuttoilcatania.altervista.org/
CATANIA - "E' indubbiamente una promozione meritata al termine di un campionato difficile con società importanti che ci hanno dato filo da torcere sino all'ultimo. Questi ragazzi con i nostri mezzi ci sono riusciti". Antonino Pulvirenti, presidente del Catania, festeggia la promozione in serie A del club siciliano atteso ben 23 anni. "Erano troppi - aggiunge il numero uno del club etneo -, bisognava rompere questo digiuno, sono emozionato. Festeggio con i ragazzi, con i tifosi, con molto entusiasmo. Ci tenevamo tutti a conquistare questa serie A: ringrazio i tifosi, l'amministratore delegato Pietro Lo Monaco, il tecnico Marino e la squadra. Abbiamo coquistato la serie A - chiude Pulvirenti guardando al futuro - ora vediamo cosa succederà...".
Un sogno lungo 23 anni. Il Catania torna in serie A e la festa degli etnei è un... vulcano in piena eruzione. Correva l'anno 1983 quando la squadra siciliana faceva la sua ultima presenza nel massimo campionato: dopo gli spareggi, con la carovana dei quarantamila tifosi a colorare di rossazzurro l'Olimpico di Roma nella "finale" con la Cremonese. Poi il pronto ritorno in B, che riapriva l'era dei saliscendi tra i cadetti e la C1. Adesso è solo storia vecchia: il Catania torna nel calcio di prima serie con l'intento di restare il più a lungo possibile. Il campionato di serie B, vinto meritatamente dall'Atalanta, ha visto il Catania sempre in lotta per le prime posizioni. I bergamaschi di Colantuono hanno poi messo la parole fine al sogno degli etnei di vincere il torneo cadetto e da qui la lotta, splendida, per il secondo posto finale (vale la promozione diretta) tra il Catania ed un brillante Torino. La forza dei siciliani ha il nome, su tutti, di Gionatha Spinesi. Ventitrè reti per l'ex centravanti di Arezzo e Bari, quattro rigori, ed una sicurezza a piene mani per il reparto offensivo dei rossazzurri, perla preziosa di un tridente sempre decisivo. Brillante stagione di Mascara, De Zerbi senza dimenticare i veterani Baiocco, Biso e Sottil. E' la vittoria anche per la dirigenza Pulvirenti. Nel 2004 c'è stato infatti il passaggio di proprietà dalla famiglia Gaucci all'imprenditore catanese che ha sempre creduto in progetti ambiziosi ed ecco qui la prima splendida realtà. Il Catania chiude il campionato di serie B, come detto, al secondo posto, con 78 punti, frutto di 22 vittorie, 12 pareggi e 8 sconfitte.
Catania che conclude la stagione con il miglior attacco: ben 67 reti per gli etnei, a fronte però delle 42 subite. Adesso il Catania si affaccia nuovamente nel calcio di massima serie. La volata finale premia i rossazzurri di Marino e la prima ..."cartolina" arriva da Palermo e dal Palermo. C'è attesa per lo storico derby siciliano, lontano tanti anni dalla serie A. Tornerà presto nel calendario della massima categoria con la speranza di vedere (sempre) solo due belle partite di calcio e con una leale e sportiva rivalità che ha sempre contraddistinto la sfida a distanza tra i due più importanti club siciliani. 28/05/2006
Lassu' (e quaggiu') qualcuno mi ama. Intervista a Nino Pulvirenti.
di
Fabiola Foti -
Calciocatania.com «Facciamo un’intervista breve, vero?»
«Certo!»
ho risposto mentendo al Presidente e alla fine, abbiamo fatto una
chiacchierata di quasi due ore. Lei lo sa, che probabilmente è l’unico “uomo d’affari” vero di questa città?
«Sbagliato.
Io sono un imprenditore, un uomo d’affari che non ci mette mai la
passione nelle sue attività, il vero uomo d’affari non compra una
squadra di calcio. Io l’ho fatto e mi sono accollato il rischio,
diciamo per amore» Certo, non ho inventato niente di nuovo. Ho solo importato un certo modello in Sicilia, anticipando gli altri.» Come commenta il fatto, che l’Alitalia stia diventando una compagnia low cost? «Il sistema ha sfondato. All’inizio si tentò di ostacolare questo percorso appigliandosi a gap di sicurezza, ma le persone, nel tempo, hanno compreso che il prezzo basso non era a scapito della sicurezza. Il costo del biglietto dipende da economie di scala, che interessano la compagnia nel suo nascere e quindi lungi dall’impostazione iniziale di Alitalia e Meridiana. Nel passato potevano fare certi prezzi (alti) perché avevano il monopolio, dopo di che hanno tentato con la sicurezza e quando lo spauracchio è finito anche loro hanno deciso di ridurre il costo del biglietto». Percepisce come concorrenti le compagnie aeree tradizionali? «Certo, ma noi non possiamo prendere tutto il mercato. C’è spazio per tutti. Noi serviamo da calmiere, fino a quando non esauriamo i posti disponibili, loro devono stare al nostro prezzo, dopo di che, tornano ad essere quelli di sempre. A Maggio abbiamo registrato l’80% di pieno sugli aerei per tutte le tratte, si tratta di un risultato eccezionale, considerato che il settore è difficilissimo e che sconta il prezzo del petrolio in continua oscillazione.» Il futuro qual è? «L’africa. E’ una terra ancora in via di sviluppo.» Che non è stata sfruttata «Sì, (ride NdR) sono due facce della stessa medaglia. Quando finiranno gli “scompigli” africani la Sicilia potrà aspirare a diventare un hub naturale. La nostra isola, al centro del mondo potrebbe divenire l’interruzione naturale per smistare i passeggeri provenienti dal nord verso il sud. Ma siamo troppo in ritardo con le infrastrutture, specie a Catania.» È soddisfatto del nuovo aeroporto? «È una struttura nuova, ma che già ci sta stretta. In Italia il più grande incremento del traffico si registra in tre regioni: Lombardia, Lazio e Sicilia. Per ora può andare, ma per il futuro?» Che intende per futuro?
«Due
anni. Bisognerebbe pensare subito a come sfruttare la vecchia
aerostazione per cercare di allargarlo.» «Soprattutto le piste, non si riesce a fare i voli intercontinentali. E in proposito, non si intravede neanche uno spiraglio di luce all’orizzonte. Che peccato!» Il posizionamento dell’aeroporto catanese è migliore di quello palermitano? «Non è tanto questo, quanto il fatto che i numeri di Palermo non siano neanche la metà di quelli di Catania e questo vuol dire che la Sicilia orientale ha una cultura del viaggio più spiccata.» Lei, in questo contesto, non si sente stretto? Il fatto di dover dipendere dall’immobilismo determinato dalla nostra politica?
«Il
“pubblico” è comunque necessario visto che, viviamo qui.» E questa
struttura (il centro sportivo di Torre del Grifo NdR)? L’ha
realizzata, malgrado gli ostacoli. «Quando abbiamo cominciato la
procedura per costruire questo centro, abbiamo attivato lo sportello
unico e a Mascalucia non sapevano neanche cos’era. Ignari della prassi
da seguire, il consiglio comunale si era automaticamente dotato di un
potere che non aveva, mentre invece, doveva soltanto ratificare. Alla
fine non è stato necessario rivolgersi a nessun legale. Abbiamo pagato
4 milioni di euro per oneri di urbanizzazione e 500 mila euro per
finanziare un’opera da realizzarsi nel comune. Certo, non abbiamo
avuto Tutti si lamentano che il Catania arrivi alla salvezza sempre all’ultimo, ma secondo lei la città è pronta per una squadra che raggiunga i massimi livelli? «Se la città è pronta non mi interessa, io vado avanti comunque. Il discorso è un altro: 6 squadre vanno in Europa: Inter, Milan, Juve, Roma, Lazio e Fiorentina. Il Catania ha ricavi per 30 milioni, loro per 270 circa e questo perché le tv a pagamento destinano le risorse economiche a squadre come l’Inter, con milioni di tifosi in tutto il mondo. Poi ci sono i ricavi dello stadio, il nostro è troppo piccolo per competere con San Siro. Le squadre investono l’80% dei loro ricavi in calciatori, a queste condizioni, noi non potremo mai competere, è un calcolo matematico, noi spediamo 20 milioni, loro 250 milioni. Però, lo sport non è solo analisi di numeri e allora abbiamo adottato un’altra strategia: la formazione dei giocatori. Torre del Grifo nasce con questo obiettivo. Questa è la strada del Barcellona, la squadra migliore del mondo,14 giocatori della loro rosa vengono dal vivaio». Si è riappacificato con Acireale? «Non ho mai litigato con Acireale, credo di essere stato quello che ha dato di più a quella squadra». Gli acesi si sono sentiti abbandonati «Non hanno capito. Era una cosa che desideravo da sempre, non ho cambiato Acireale con Giarre. Io sono nato a Catania era la squadra della mia città che io volevo da sempre.Nessun tradimento». Di tutti i settori di cui si occupa, quale si è rivelato più problematico? «Quella più difficile: la compagnia aerea, che dipende da tantissimi fattori. Ci si deve meravigliare quando un aereo arriva puntuale. Ricordi, che l’ultima a voler fare ritardo è la compagnia, perché gli costa, su 10 volte, 9 non è per responsabilità della compagnia.» Mi faccia un esempio
«Basta
che da Catania il primo volo in uscita mi ritardi un quarto d’ora
perché non c’è il push back che spinge l’aereo. La mattina a
Fiumicino arrivano contemporaneamente gli aerei provenienti da tutta l’Italia,
se a Fontanarossa ritarda quello che spinge il vettore, a Fiumicino ti
mettono in fila 20 minuti per atterrare ed in totale, io perderò tre
quarti d’ora, che non potrò mai recuperare e ricadranno sui
successivi voli.» «Adesso sì. Oggi abbiamo 13 velivoli, nel passato 1, se in questo momento mi si ferma un aereo io ne ho altri 12 su cui contare e distribuire il ritardo. Invece, con un solo aereo a terra, avevo il 100% della flotta fuori uso. I ritardi del passato sono partiti da qui ed erano veramente impressionanti.» C’è ostruzionismo, voglio dire, si da la priorità alle compagnie tradizionali? «Per certi versi è vero, ma se parliamo di ritardi non voglio fare la vittima, in passato la responsabilità era nostra che non avevamo una flotta di riserva. Ma come vuoi avviare una compagnia aerea, se non parti dal basso?» Grande Distribuzione, alberghi di lusso, una squadra di calcio, compagnia aerea, c’è un altro settore che le interessa? «No, però non mi precludo niente». Come vanno gli alberghi? «A Taormina bene». Puntualizza? «Sì certo, a Catania è difficile. Se siamo soddisfatti che in città arrivino i croceristi allora non abbiamo capito nulla. In cosa spendono? Un gelato e un souvenir e alla fine sporcano pure. Nessuna riserva per questo tipo di turismo, ma voglio solo dire, che al crocerista non interessa niente che non sia già sulla nave. Ogni tanto fanno l’escursione, scendono armati di capellino e infradito… e questo può essere il nostro turismo?» Su cosa dobbiamo puntare allora? «Sui centri congresso, dove si stravolgerebbe il settore turismo. Penso ad una struttura da 10.000 posti». Qualcosa del genere potrebbe nascere alla Playa. «Bene! Mi auguro che lo facciamo al più presto». Però ci sono problemi. Pensa di poter fare una specie di evento stile motorshow a Catania? «Penso a tutto. Le grandi multinazionali a convegno, in Sicilia abbiamo tutto: clima, mare e montagna. Una multinazionale che organizza convegni a Catania riempie gli alberghi della città per due-tre giorni e pure i posti a sedere dei ristoranti. Si è puntato sul campo da golf, ma non è per tutti, è per la nicchia.» Le piace lo stadio di Catania? «No, lei lo sa che nei servizi igienici delle curve non ci sono le porte? Per scelta, mica perché le hanno rubate. Come si fa ad andare in bagno?» Per scelta di chi, non ci sono le porte? «Dell’allora autorità competente che decise dopo i fatti del febbraio 2007 (derby Catania-Palermo NdR), che per poter riaprire lo stadio era necessario rimuovere le porte che potevano essere utilizzate come ariete contro i poliziotti. Ma è illogico, e sa perché? Perché da due anni i poliziotti in campo non ci sono più, e della sicurezza si occupa la società, che da quando gestisce non ha avuto più problemi di sicurezza – senza nulla togliere alla polizia, che ha lavorato anche in condizioni disumane – però bisogna capire che se tratti le persone come animali non potrai ricevere in cambio un comportamento civile. Si paga il biglietto per entrare». Così non si avvicinano le famiglie allo sport. E lei dove lo immagina lo stadio? «Fuori dalla città, con i parcheggi. Con la possibilità di raggiungere lo stadio senza fare tre ore di fila, e senza arrivare allo stadio che sono già un pazzo.» A Messina, hanno costruito subito lo stadio «Sì, ma anche quella è un’opera a metà. Oggi uno stadio senza copertura che senso ha?». Il tifo quando cambierà? «Quando cambieranno gli stadi. Dopo il centro sportivo alla fine sarà la società a costruire lo stadio. Però un’opera del genere ha bisogno di servizi, di strade, e questo, non possiamo mica farlo noi». Che tempi si è prefissato per agire? Torre del Grifo è nato in 18 mesi. Lo stadio potremmo costruirlo in 12, a parte i tempi burocratici». Lo sa che alla fine sarete voi a farlo? «Certo, il problema è dare la possibilità a chi vuole fare investimenti di poterli realizzare. Se l’aeroporto fosse stato privato, a quest’ora la pista era già realtà. Per allungarla, la soluzione c’è, basta interrare la ferrovia di Bicocca. Un progetto c’è già e i costi sono già noti». È una questione di soldi? «No, è che non sanno come dividersi il merito dell’opera».
La stagione 2006-2007 inizia nel migliore dei modi: il Catania vince molte partite e riesce a chiudere il girone di andata con 29 punti, al quarto posto. Alla terza giornata di ritorno, il 2 febbraio, il Catania affronta il Palermo e, alla fine della partita, all’esterno dello stadio iniziano degli scontri tra alcune persone a volto coperto e la polizia, che causano la morte di un ispettore di polizia, Filippo Raciti. A seguito di tali scontri, dopo una breve sospensione del campionato, il Calcio Catania viene punito con l’obbligo di giocare le partite casalinghe a porte chiuse ed in campo neutro. Inizia un periodo nero per la squadra che la porta, all’ultima giornata, ad avere totalizzato solo 9 punti in tutto il girone di ritorno. L’ultima giornata, il 27 maggio sul campo neutro di Bologna, il Catania affronta il Chievo in uno scontro diretto e, vincendo per 2-0, condanna i clivensi alla retrocessione in serie B (le reti sono siglate da Fausto Rossini e Mauro Minelli) e conquista la salvezza, a 42 anni di distanza dall’ultima. Al termine della stagione il tecnico Marino lascia la panchina del Catania per andare ad allenare l’Udinese: prende il suo posto Silvio Baldini. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
la bellissima atmosfera allo stadio mezz'ora prima dell'incontro.
Nella stagione 2007-08, il girone d’andata si svolge discretamente bene per i rossazzurri, che chiudono all’undicesimo posto con 22 punti, +6 dalla zona retrocessione; contemporaneamente, eliminando Milan ed Udinese, il Catania conquista la sua prima semifinale di Coppa Italia. Tuttavia, nel girone di ritorno, la squadra subisce un forte calo di rendimento, con una serie di sconfitte in trasferta e la difficoltà a fare punti anche nelle gare casalinghe. L’1 aprile, dopo la sconfitta in casa con il Torino, diretta concorrente per la salvezza, Baldini lascia la panchina catanese, d’accordo con la dirigenza; a prendere il suo posto è Walter Zenga che esordisce nel migliore dei modi con un secco 3-0 contro il Napoli. Si salva all’ultima giornata pareggiando in casa contro la Roma, nel doppio confronto a distanza scudetto-retrocessione Parma-Inter con lo scudetto vinto da questi ultimi e la retrocessione dei parmigiani. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
Il Catania si appresta a disputare nella stagione 2008-2009 la sua dodicesima stagione in serie A. viene riconfermato Walter Zenga. La società si fa notare molto nel mercato estivo poichè acquista, sfruttando la plusvalenza di Vargas, il mediano Ezequiel Carboni dal Red Bull Salzburg, l’interno destro Pablo Ledesma (che con il Boca Juniors ha vinto 1 campionato argentino, 2 Coppe Libertadores, 1 Coppa Sudamericana e 1 Coppa Intercontinentale) e il trequartista rumeno Nicolae Dica, nominato nel 2005/06 terzo miglior giocatore della Champions League dietro a giocatori del calibro di Kakà e Cristiano Ronaldo. Inoltre il Catania prende in prestito secco l’Under 21 Michele Paolucci, mentre dall’Argentina ritorna dal prestito Ezequiel Llama. Grazie a questi acquisti sudamericani il Catania diventa la squadra con più argentini in rosa (ben 7), scavalcando l’Inter, fermo a 6. La nuova stagione inizia molto bene, arrivando addirittura a toccare il primo posto in classifica per qualche ora alla 7° giornata, con 14 punti. I risultati arrivano quasi sempre in casa, al Massimino, e non mancano risultati di prestigio, ad esempio nel derby siciliano contro il Palermo (2-0) e contro la Roma (3-2); rilevante anche la vittoria conquistata contro il Torino alla 12° giornata per 3-2, che rappresenta la centesima vittoria del Catania in Serie A. Fuori casa invece, continuano le difficoltà già intraviste la scorsa stagione, tanto che alla fine del girone d’andata il Catania riesce a collezionare solamente 3 punti in trasferta. Tuttavia grazie ai 22 punti raccolti in casa, il Catania al giro di boa si trova all’undicesimo posto a 25 punti, +10 dalla zona retrocessione. Nel mercato di gennaio si interviene nelle fasce difensive, considerate da tifosi ed opinionisti il punto debole dei rossoazzurri. Così vengono ceduti Sardo e Sabato e acquistati Ciro Capuano dal Palermo e Alessandro Potenza dal Genoa.
Nel girone di ritorno, dopo aver inizialmente attraversato il momento peggiore del campionato (2 punti in 6 partite tra gennaio e febbraio ed eliminazione in Coppa Italia ad opera della Juventus), il Catania si allontana definitivamente dalla zona retrocessione con due vittorie consecutive contro Reggina e Palermo, con quest’ultima che, conseguita al Barbera di Palermo con il risultato storico di 0-4, permise al Catania di ritrovare la vittoria in trasferta dopo 33 turni e stabilire il record di gol di scarto realizzati in una partita fuori casa. A questi numeri si aggiunge il capolavoro di Mascara, che con un pallonetto scagliato da centrocampo realizza uno dei gol più belli della stagione 2008/2009 ed entra di diritto nel ristretto novero di calciatori che sono riusciti in questo capolavoro balistico. La salvezza matematica arriva alla 35° giornata con tre turni d’anticipo, nonostante la sconfitta casalinga contro la Fiorentina. La domenica successiva, battendo il Napoli in casa, il Catania festeggia un altro record, quello dei punti conquistati in Serie A (43), superando il precedente recordi di 41 punti della stagione 2006-2007.
Al termine di questa gara il tecnico Walter Zenga annuncia l’addio alla società. Al suo posto viene ingaggiato Gianluca Atzori. La stagione è da ricordare anche per la convocazione in Nazionale di Giuseppe Mascara e Marco Biagianti. Il Ct Marcello Lippi li ha chiamati per l’amichevole contro la Nazionale nordirlandese del 6 giugno 2009. Mascara ha esordito dal primo minuto nel tridente con Rossi e Pazzini mettendo a segno un assist ed è uscito alla fine del primo tempo; Biagianti è rimasto in panchina. Da segnalare inoltre gli esordi dei giovani della primavera Vito Falconieri, Andrea D’Amico e soprattutto Fabio Sciacca, convocato successivamente dall’Italia Under-20 per i XVI Giochi del Mediterraneo. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
Mascara: «Io e quella sana follia che mi fece segnare» www.lasicilia.it 01/03/2019 - di Giovanni Finocchiaro L'ex fantasista del Catania, oggi tecnico della Sancataldese: «Me lo hanno fatto ricordare i miei figli. Bello no?»
Dieci anni fa, Giuseppe Mascara segnava da centrocampo uno dei quattro gol con cui il Catania ha violato il Barbera di Palermo in un derby che onorava la Serie A e il calcio meridionale. E il protagonista di quello che è stato definito, non a torto, una delle reti più spettacolari della storia del calcio fa spallucce. Con la solita modestia, evitando le luci della ribalta. Peppe, ti ricordi? "Francamente avevo dimenticato che era il... giorno, me lo ha ricordato mio figlio Marcello che sui social ha letto commenti su commenti e ha rivisto il video". Fu, Mascara, un momento importante per il Catania e per lei. "Eravamo arrivati alla sfida con il Palermo non certo con i gradi della favorita. Giocammo una partita perfetta". Il gol segnato con un tiro al volo da centrocampo: che cosa ricorda? "Sono stato un incosciente, ma nel calcio un pizzico di sana follia può anche servire". Ha calciato per fare gol? "Sicuramente, anche se l'azione è stata talmente veloce da non aver visto la posizione del portiere. Ho calciato al buio. Oggi si dice "no look", ma è la stessa cosa". Lei ha segnato gol storici e bellissimi: a San Siro dalla linea di fallo sorprese Julio Cesar, sempre contro l'Inter al Massimino il cucchiaio su rigore a Mourinho, anche a Udine, due settimane dopo il gol al Palermo, un altro tiro dalla lunga distanza. "Qualcosa ho lasciato ai miei figli, che ogni tanto riguardano i video di quei gol. Sono contento perchè ogni tanto se ne parla, ma ormai è acqua passata. Quello di Palermo, comunque, resta il gol più bello della mia carriera". Nessun festeggiamento, dunque. "C'è poco da festeggiare, spero che tra qualche anno, il Catania possa affrontare il Palermo in A e possa vincere". Oggi Mascara è un allenatore che ha vissuto esperienze nel Catania dei giovani, a Giarre e a San Cataldo. "Mi aggiorno sempre, studio. La passione per il calcio resta sempre e comunque". Cos'è il calcio, per lei, Mascara? "Un'emozione che si deve rinnovare ogni giorno".
La stagione 2009-2010 comincia con tre amichevoli contro Beşiktaş (1-1), Ceahlăul Piatra Neamţ (6-1) e FC Utrecht (0-0). Durante la sessione estiva di mercato dall’Argentina arrivano il portiere della Nazionale Mariano Andujar, vincitore della Copa Libertadores 2009 con l’Estudiantes de La Plata; Nicolás Spolli, difensore del Newell’s Old Boys, e Pablo Barrientos, fantasista del San Lorenzo di proprietà del FK Mosca. Dal mercato italiano invece arrivano Giuseppe Bellusci dall’Ascoli, difensore di prospettiva; Błażej Augustyn, difensore polacco di proprietà del Legia Varsavia in prestito al Rimini; Gennaro Delvecchio, che dalla Sampdoria ritorna a Catania dopo 5 anni; il centrocampista Federico Moretti e il portiere Andrea Campagnolo, entrambi a parametro zero. Sul fronte cessioni sono da registrare gli addii a Davide Baiocco, Gionatha Spinesi, Cristian Silvestri, Lorenzo Stovini e Albano Bizzarri. Inoltre la società trova l’accordo con il Genoa per il rinnovo della comproprietà di Alessandro Potenza e riscatta interamente il cartellino di Ciro Capuano dal Palermo. Il 2 agosto 2009 il Catania affronta in casa il Cagliari e la Fiorentina in Dahlia Cup, riuscendo a vincere il primo trofeo organizzato dall’emittente Dahlia TV. L’ultimo giorno di mercato, il Catania piazza gli ultimi due colpi, acquistando Simone Pesce dall’Ascoli e Giovanni Marchese dal Chievo. Nell’operazione Marchese, rientrerà al Chievo Gennaro Sardo, ceduto nuovamente in prestito con diritto di riscatto. Il campionato inizia però male, alla 15ª giornata il Catania ha raccolto solo 9 punti (1 vittoria, 6 pareggi, 8 sconfitte), trovandosi all’ultimo posto insieme al Siena; il tecnico Atzori viene così esonerato e al suo posto viene ingaggiato il serbo Siniša Mihajlović. Il 20 dicembre 2009, alla 17ª giornata del girone di andata, avviene il colpo clamoroso: il Catania, benché ultimo in classifica, vince a Torino contro la Juventus per 2-1, grazie ai gol di Martínez al 23° del primo tempo su rigore e Izco al 42° del secondo tempo. Non accadeva da più di 46 anni e cioè dal 7 aprile 1963 che il Catania vincesse in campionato sul terreno della Juventus. Nella sessione invernale di calciomercato la società, in piena zona retrocessione, acquista l’attaccante argentino Maxi López che metterà a segno ben 11 gol nel giro di pochi mesi. Con l’allenatore serbo in panchina il Catania cambia marcia, ottenendo 14 punti in 8 partite e riemergendo per la prima volta stagionale dalla zona retrocessione. Il Catania chiude il campionato al 13° posto con 45 punti, cifra che rappresenta il nuovo record di punti in Serie A dei siciliani, superando di due punti quello dell’anno precedente. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
Quando il calcio sull’isola era ritmo di tango: il Catania degli argentini Di Cristiano Corbo - 7 Luglio 2020 La potenza dei vulcani. E la gente, poi, dei vulcani. Non può essere un caso che una squadra così grintosa, così vogliosa, così esplosiva sia nata alle pendici dell’Etna. Non può essere un caso che il Catania, partito da modeste ambizioni, abbia stupito tutti con costanza e meravigliosa determinazione. Pulvirenti ci ha riprovato in questi anni, semplicemente la magia è stata irripetibile: in quel 2010, s’instaurava il regime etneo delle sorprese . Di giorno tutti ad allenarsi, di sera era una bandiera argentina sventolata a casa del Pata Castro, dove i ben 14 sudamericani si rintanavano per bere, cantare, stare insieme. Fare gruppo, che poi era il segreto alla base di tutto. Sì, era la squadra più argentina di tutti. 11 rappresentanti dell’Albiceleste nel 2011, 14 nell’anno successivo. Per il Catania, in Serie A tra il 2006 e il 2014, uno zoccolo duro che divenne fondamentale per attirare nuovi talenti e per mantenersi forte nei momenti difficili. Del resto, si sa: gli argentini sono noti per tante cose, però mai stati grandi fan del mollare sul più bello. E allora, eccoli tutti, quasi in fila. Il Cholo Simeone, la punta di diamante di una squadra in grado di soffrire e di emergersi, grazie al talento di Llama e del Papu Gomez. Partiamo dalle basi Il Catania torna in Serie A nella stagione 2005–2006: è un’annata storica, meravigliosa, irripetibile. Mentre il calcio italiano è sommerso dal terremoto Calciopoli e risollevato dal Mondiale vinto in Germania, in Sicilia si registra un incremento di passione che non ha precedenti. Certo, la Nazionale ha aiutato, ma il segreto è tra le mani di quell’imprenditore locale in grado di regalare sogni concreti ai suoi concittadini: con il direttore sportivo Lo Monaco, gli etnei si mettono in testa di non voler solo figurare nella massima serie. Vogliono starci e restarci. I primi nomi? Walter Garcia. Poi un argentino purosangue, di lotta e di governo: Mariano Izco.
Non un’annata perfetta, ma tanto basta a rimanere a galla. Il Catania si salva sul finale grazie a un paio di colpi esterni. Serve cambiare, serve non avere paura. Servono giocatori d’esperienza e magari qualche talento: Bizzarri decide di lasciare il Gimnasia e di tornare in Europa dopo l’annata al Real Madrid. In difesa c’è il talento di Silvestre, in Italia anche all’Inter. Sarà salvezza, con il solito cambio allenatori e la solita altalena. Nel 2010-2011, la conta degli argentini inizia a sfuggire di mano: saranno 12. Le regole, chiaramente, lo consentivano. Annate belle, divertenti, frizzanti. Annate che ancora oggi sono rimaste nel cuore dei tifosi, in questi giorni alle prese con le ore più buie di una storia che meritava certamente altro finale. Del resto, come si è passati dal 10 del Papu Gomez a tutto questo? Sì, perché il talento vero di quella squadra era l’attuale capitano dell’Atalanta dei miracoli: oggi decide sfide da Champions League, poco meno di dieci anni fa si caricava costantemente un popolo sulle spalle. Quanti talenti E non di solo Papu ha vissuto il Catania. La stella era certamente lui, ma in attacco aveva trovato una quadra pazzesca: il solo italiano era il talentuosissimo Mascara, poi spazio all’estro argentino di Maxi Lopez (un passato al Barcellona, tanto per gradire) e ai gol senza tempo di Gonzalo Bergessio. Finivi per volergli bene, al Catania. Perché non si può non tifare per il merito che emerge, che vince, che s’impone su difese chiuse e allenatori pronti ad accontentarsi. Sia con Simeone, sia con Montella, questa squadra non ha mai rinunciato alle sue caratteristiche: e le ha battute tutte, le grandi. L’Inter di Mou, la Juve di Ranieri, il Milan di Ancelotti e di Allegri. La Roma del miglior Totti della storia. 23 Aprile 2011: a Torino contro la Juventus il Catania si presenta in campo con 10 argentini. Unico imbucato Ciro Capuano. La partita finirà poi 2-2 con la squadra di Simeone in grado di pareggiare negli ultimi 10 minuti grazie a Papu Gomez e Ciccio Lodi (entrato nel finale) In un campionato che si rispecchiava nei talenti e ancora si basava sul Mondiale vinto pochi anni prima, i siciliani erano la meravigliosa variabile impazzita. Solida in difesa con Spolli, Carboni e appunto Silvestre. D’incredibile qualità in mezzo: da Ledesma a Izco, passando e Pablo Alvarez e Almiron. Arrivò anche Mariano Andujar in porta: aveva disputato i Mondiali del 2010 e fu vice campione del mondo nel 2014. Tutto ebbe inizio proprio dal Cholo e dal suo Cholismo, al suo fianco come sempre il Mono Burgos. Aveva fallito Giampaolo e a Lo Monaco arrivò la pazza idea: chi meglio di Diego Simeone per ‘governare’ una formazione di giocatori pronti e affidabili, ma non ancora al massimo della loro espressione? E sì, serviva una guida: presero il meglio in circolazione, quando ancora nessuno voleva dare fiducia a uno dei tecnici in grado di rivoluzionare il gioco più di tutti. Il derby contro il Palermo, vinto 4-0, fu la ciliegina su una torta già buonissima. Quella stagione benedetta Simeone non durò tantissimo. Andò via per approdare in lidi decisamente migliori. A sostituirlo arrivò Vincenzo Montella: un gran passato da calciatore, un presente da allenatore tutto da costruire. Sorriso, charme, ma tanta applicazione e possesso palla: furono gli ingredienti con cui entrò nel cuore di questi ragazzi. A quel punto, il Catania si era ritrovato 14 argentini: a renderlo possibile ci aveva pensato Jorge Cysterpeller, storico procuratore di Maradona. Nel frattempo, infatti, erano arrivati Carrizo, Paglialunga, Almiron (poi alla Juve) e Barrientos. 2011-2012, la squadra è uno spettacolo incantevole. Macina gioco e semina panico su tutti i campi. Ma il meglio deve ancora venire e ha la concretezza di Ronaldo Maran: nelle prime 12 gare casalinghe, 8 vittorie. Risultati sorprendenti che permettono alla formazione di trovarsi subito nella sfera alta della classifica. Alla fine? Saranno 56 punti, superata l’Inter all’ultimo per l’ottavo posto: non ce n’erano più 14, di argentini, ma “soltanto” 11. Comunque, tutti decisivi: i più presenti furono Castro e Gomez, ma MVP certamente Gonzalo Bergessio. 15 gol messi in fila, senza paura. Proprio come quel Catania.
E infine c'è lui: l’uomo con i lunghi capelli che sembra la figurina di un album di fiabe Manga, con la chioma bionda da bel cavaliere che svolazza al vento dopo la liberazione dal dragone cattivo: Maxi Lopez. Grazie alla genialità di Lo Monaco, nei primi giorni di febbraio (sembra avercelo mandato Sant'Agata) questo “liberatore”è arrivato qui e …. non abbiamo capito più niente! Abbiamo visto cose incredibili, giocate mai viste da queste parti e undici gol uno più bello dell’altro che hanno salvato il Catania dal baratro. Non sono sicuro che oggi avremmo festeggiato la salvezza se non fosse arrivato lui. Maxi Lopez è nato per fare il centravanti. Quando i difensori avversari se lo vedono sbucare dentro le loro retrovie, come un fantasma dalla nebbia, è ormai troppo tardi. Quando alla fine lo vedono ben per intero, pronto a perforarli, non c’è più tempo per rimediare al danno: la gallina bionda sta già per colpire. E loro, portiere compreso, non hanno più scampo. Osservatelo bene: vaga per il campo come una leonessa nella Savana africana mentre, affamata, cerca l’antilope malata per abbatterla. Possiede la grande dote di captare il difensore in difficoltà, quasi a sentirne i globuli sanguigni in affanno, il ritmo cardiaco accelerato dalla paura di sbagliare e corre come un felino su di lui per attaccarlo, per togliergli la palla e andare in rete. Si muove con un’eleganza e una plasticità che oggi è difficile vedere in giro. Non sa nemmeno lui perchè lo fa. Lo fa e basta. E’ un animale da area di rigore nato, completo in tutti i sensi: elevazione, tecnica, agilità, proprietà acrobatiche, intuito, insaziabile fame da gol, opportunismo, visione di gioco, precisione e potenza nel tiro (destro e sinistro). Tutte doti che farebbero la gioia di ogni presidente Paperone. Anche qui abbiamo avuto grandi attaccanti e di un certo valore, vedi Cantarutti, Oliveira, Prenna, Calvanese, Bonfanti. Ma con tutto il rispetto per loro, erano fatti su misura per gli obiettivi del Catania: salvezza dalla B o promozione in A. Qui siamo davanti a qualcuno che non abbiamo ancora capito perchè è qui. Nell'ultima partita mi sono avvicinato vicino la bandierina per vederlo in azione e avvertivo la stessa sensazione che avevo da ragazzino: la voglia di veder giocare da vicino il campione che calpestava il Cibali, ma con la differenza che il campione che avevo davanti aveva la casacca rossazzurra. Stavolta era mio! E poi vederlo sfondare la stessa rete sfondata da Manca una decina di anni fa, quando la squadra ricominciò la sua risalita, fa un certo effetto. Lopez è stato il valore aggiunto, il salto di qualità del Catania, è qualcosa che qui non eravamo abituati ad avere, a vedere, applaudire. Molti hanno detto “Ma che c’entra col Catania? Questo è un fuoriclasse, che ci sta a fare qui? Non è un giocatore per noi, ce lo possiamo permettere?”
In effetti è sembrato un lusso, una meteora. Tuttavia, sarebbe ora di finirla di considerare il Catania come la squadretta che non può permettersi certe cose. Perché il Catania non potrebbe continuare ad essere il proprietario di Maxi Lopez? Perché il Cagliari ci riuscì con Gigi Riva, entrando nella storia con lo scudetto del 1970? Perché la Samp tricolore si tenne stretti Vialli e Mancini? Perchè Verona e Parma sì e noi no? Perché gli altri possono farlo e il Catania no? Cos’hanno di più? Se è arrivato davvero il momento di pensare in grande, far rimanere Maxi significa mettere realmente in atto quelle ambizioni europee dichiarate da Nino Pulvirenti. Intanto il diretto interessato si domanda perché tutto il clamore per la paura di perderlo che si è creato attorno a lui. Ogni volta che la stampa strimpella le sue imminenti partenze verso altri lidi, la Gallina bionda smentisce puntualmente tutti dichiarando che vuole rimanere qui, che è innamorato di Catania, del sole, del mare, del pesce, della gente. Proprio come fece Gigi Riva quando decise di rimanere in Sardegna), fa capire che non ne fa una questione di soldi e ribadisce di essere già pronto per il nuovo anno in rossazzurro promettendo faville. Prenna si innamorò del porto di Ognina e ci rimase tutta la vita. Come per altri giocatori del passato, sta accadendo la stessa cosa con questi altri; già Baiocco, Sottil, Spinesi sono rimasti qui. Signori, non vogliono più andarsene! E la colpa è un un po' della Società: quando cercano una sistemazione per un nuovo arrivato lo spediscono in una casa in Riviera, Acicastello, Acitrezza, Scogliera, ecc. Come si fa, poi, a farlo andare via? Anche Maxi se n'è accorto e sa pure che qui è diventato uno Zar e la bellissima moglie Wanda una regina, accolta in quella piccola comunità pallonara-argentina che ha fatto base ai piedi dell’Etna e che li fa sentire come in patria. Anche loro vogliono rimanere a Catania a vita. Forse questi ragazzi sono l’esempio vivente che nella vita i soldi non sono tutto e che esistono altre soddisfazioni che meritano di essere colte. Forse hanno capito che vivere a Catania (per certi versi) è una di queste. Mimmo Rapisarda
MAXI LOPEZ, IL RICORDO DEL CATANIA ARGENTINO E L’INTRECCIO LAZIO C’era una volta, a Catania, una squadra che ballava il tango ed emozionava la gente. E lo sa bene Maxi Lopez, che con quella maglia ha raccolto 66 presenze e segnato 22 gol. “Ma c’erano anche il Papu Gomez, Barrientos, Martinez, Pablo Alvarez e Izco. In porta anche c’era un argentino: Mariano Andujar”. A parlare è lo stesso bomber di quegli anni d’oro, un Maxi Lopez fiero ed entusiasta di ripercorrere ai nostri microfoni quei momenti e di rivivere quegli istanti. In una giornata importantissima per tutta la Catania calcistica: quella dei 75 anni dalla nascita della società. “Ho ricordi positivi, molto belli. E’ stata la mia prima squadra italiana, con la città ho un legame fortissimo anche perchè il mio secondo figlio è nato lì. Ancora oggi ho tanti amici a Catania, persone conosciute sia dentro che fuori dal campo. Per me è sempre molto bello “Quando arrivaI fui sorpreso: c’erano tantissimi argentini. Se dovessi indicare il più bravo ammetto che farei molta fatica, ma ricordo bene la forza di volontà di quel gruppo. Arrivai in un momento in cui il Catania era messo male, poi pian piano siamo anche arrivati a raggiungere il record di punti. Da quel momento, la squadra è nettamente migliorata e lo faceva anno dopo anno, acquistando giocatori bravi. Credo siano stati gli anni più belli della storia del Catania. Ricordo con particolare piacere il mio primo gol in maglia rossazzurri – prosegue Maxi, mentre sfoglia il libro dei ricordi – Lo segnai alla Lazio, allo stadio Olimpico. Nel corso del mercato potevo andare proprio lì, alla Lazio, prima di firmare col Catania. Invece giocai, feci gol e vincemmo per la prima volta nella storia contro i biancocelesti, a casa loro. Ricordo anche che quella sconfitta fu una sorta di sollievo per noi, che non andavamo benissimo, mentre inguaiò la Lazio spedendola quasi sul fondo della classifica. E poi come non citare i gol nel derby col Palermo, il 3 aprile 2010, giorno del mio compleanno“. Emozioni che, chissà, presto magari ritorneranno ad essere vissute sugli spalti del Massimino… “Me lo auguro. Spero che il Catania possa presto tornare a quei livelli, perchè è una piazza incredibile con un tifo pazzesco, da serie A assolutamente. Faccio un grande augurio non soltanto ai calciatori che ci mettono “la faccia”, diciamo così, ma anche e soprattutto alle persone che ogni giorno lavorano dietro le quinte per il bene del Catania. Infine auguri a tutta la città, che mi ha sempre accolto bene. Che i prossimi anni possano regalare grandi gioie come nel passato”.
La stagione 2010/2011 inizia con Marco Giampaolo come allenatore, che firma un contratto biennale insieme al suo staff composto dal secondo Fabio Micarelli, il preparatore atletico professor Roberto Peressutti, il preparatore dei portieri Emilio Tuccella ed il collaboratore tecnico Lorenzo Rubinacci. La rosa si contraddistingue per l’alto numero di argentini, ben 12. La squadra termina il girone d’andata a 21 punti, +3 dalla zona retrocessione. Il 19 gennaio 2011 il Catania e Giampaolo risolvono il rapporto contrattuale e contestualmente viene nominato Diego Simeone quale nuovo allenatore della squadra etnea. Nello stesso giorno gli etnei svolgono il loro primo allenamento nel nuovo centro sportivo della società situato a Torre del Grifo, inaugurato il 18 maggio. Durante la sessione invernale di calciomercato vengono ceduti Pablo Barrientos, Gennaro Delvecchio, Mirko Antenucci e soprattutto Giuseppe Mascara, capitano nonché calciatore che con la maglia del Catania ha realizzato più gol in partite di campionato (58) e in Serie A (31). Vengono altesì acquistati Francesco Lodi dal Frosinone, Ezequiel Schelotto dall’Atalanta e Gonzalo Bergessio dal Saint-Étienne. L’esordio di Simeone non è dei migliori: i rossazzurri ottengono solo un punto nelle prime quattro partite. La prima vittoria del nuovo tecnico arriva alla quinta, nel match casalingo con il Lecce, con gol di Matías Silvestre e doppietta su punizione di Francesco Lodi, che capovolge il risultato. In 8 partite, il Catania conquista 11 punti (importante il successo nel derby di Sicilia al Massimino contro il Palermo, conclusosi con un secco 4-0, e il pareggio in extratime con la Juventus (2-2). Dopo la vittoria sul Cagliari per 2-0, il Catania conquista la salvezza l’8 maggio, ottenendo la prima affermazione stagionale in trasferta sul campo del Brescia, che retrocede in Serie B. Il 15 maggio, alla penultima giornata, con la vittoria all’ultimo minuto contro la Roma il Catania raggiunge l’undicesimo posto a quota 46 punti, stabilendo il suo nuovo record di punti in Serie A battendo quello di Siniša Mihajlović (45) della stagione precedente e quello di Walter Zenga (43) di due stagioni fa. Il campionato si conclude con la sconfitta contro l’Inter per 3-1 allo stadio San Siro. Al termine della stagione Simeone rescinde consensualmente il contratto ed il Catania lo sostituisce con Vincenzo Montella, il cui arrivo viene ufficializzato il 9 giugno 2011 firmando un accordo di durata biennale. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
“Ero molto felice a Catania. Negli anni il club ha allestito una squadra d’impronta marcatamente argentina. C’è stato anche un momento in cui sedeva in panchina il ‘Cholo’ Simeone. Praticamente avevamo una succursale argentina in Italia ed Europa. Ricordo in particolare che figuravano spesso nell’undici titolare Andujar, io, Silvestre, Spolli, Carboni, Ledesma, Barrientos, Gomez, Maxi Lopez, Bergessio. Furono gli anni d’oro del Catania, abbiamo fatto la storia del club. Decidemmo con Almiron, Izco, Gomez, Spolli, Barrientos e Andujar di creare un gruppo Whatsapp, tutt’ora esistente, attraverso cui è bello ricordare i momenti storici vissuti in maglia rossoazzurra. Impossibile dimenticare anche la creazione di un gruppo musicale denominato “Papu y los vulcanos”. Abbiamo scelto questa denominazione pensando alla posizione geografica del vulcano Etna, con ‘Papu’ Gomez nelle vesti di cantante”.
Un “bulldozer”,#PabloAlvarez
TORRE DEL GRIFO. IL NUOVO CENTRO SPORTIVO DEL CALCIO ACATANIA
L’ex allenatore della Roma è protagonista di una stagione molto positiva. Il primo momento particolarmente significativo è rappresentato dalla trasferta di Lecce: il 26 novembre 2011ottiene il primo successo esterno in coincidenza con la partita n.500 in Serie A e Barrientos realizza il primo gol italiano. Nella sessione invernale del calciomercato i rossoazzurri prelevano quattro giocatori in prestito. Si tratta del portiere Juan Pablo Carrizo (Lazio), del terzino Marco Motta (Juventus), del centrocampista cileno Felipe Seymour (Genoa) e l’attaccante italo-nigeriano Osariemen Ebagua (Torino). Il Catania acquista inoltre a titolo definitivo l’esterno sinistro brasiliano Wellington Teixeira Dos Montes, proveniente dall’Uberaba. Il 28 aprile 2012 la formazione etnea non va oltre l’1-1 nel derby di Palermo, risultato che le consente di battere ancora una volta il record di punti in Serie A. Dopo un campionato che ha visto il Catania a lungo a ridosso della zona Europa, il calo di rendimento porta nel finale di stagione a chiudere all’undicesimo posto con 48 punti complessivamente ottenuti. Dopo 8 anni si dimette l’amministratore delegato del Catania Pietro Lo Monaco, sostituito da Sergio Gasparin, e la società ingaggia un nuovo direttore sportivo: Nicola Salerno. Vincenzo Montella lascia la panchina rossoazzurra, al suo posto Rolando Maran, che ha sfiorato con il Varese la promozione in Serie A. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
All’esordio il Catania di Maran ottiene un importante punto in trasferta contro la Roma e una vittoria contro il Genoa per 3-2. Il 4 novembre 2012 arriva il successo più rotondo della stagione, un sonoro 4-0 contro la Lazio. Il 9 dicembre, invece, il Catania vince la sua prima trasferta stagionale contro il Siena per 1-3. In Coppa Italia la formazione dell’Elefante non va oltre i Quarti di finale ma nel girone di ritorno in campionato resta a lungo in lizza per un posto in Europa League. La stagione di conclude mettendo ko di misura il Pescara e pareggiando 2-2 fuori casa con il Torino: è il risultato della conquista di un nuovo record di punti in Serie A, fissato a quota 56. Il Catania conclude il campionato all’ottavo posto, uguagliando il risultato dei campionati 1960-61 e 1964-65, e con 12 vittorie casalinghe ottiene il miglior risultato di sempre in Serie A. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
Gasparin andò via per lasciare il posto alla "risorsa" che avrebbe dovuto portarci in Europa, ma riuscì solo a portarci in serie B.
“Ho giocato in rossazzurro dal 2010 al 2013 ed è stato il periodo più bello. Sono arrivato dall'Argentina per la prima volta in Italia da perfetto sconosciuto. Catania mi ha aperto le porte del calcio che conta. Ecco perché Catania resta un grande amore. Ho vissuto tre anni alla grande, ogni anno andava sempre meglio. Ho conosciuto ragazzi straordinari, amici veri. Argentini e italiani. Sotto il vulcano sono cresciuto come uomo. Sono cresciuto grazie alla società che mi coccolava e mi sferzava quando serviva. Abbiamo firmato imprese che sembravano impossibili, come il 2-2 in casa della Juve al primo anno, durante la gestione Simeone. Al 70' eravamo sotto di due gol. Accorciai io e Ciccio (Lodi, ndr) su punizione al 95' fece secco Buffon. L'anno dopo in città è nato mio figlio? Ed è stata una grande gioia. Vado fiero di questo particolare. Ricordo ancora la corsa all'ospedale Cannizzaro e la felicità della mia famiglia. Il primo gol in rossazzurro? L'ho firmato contro il Napoli. Assist di Ricchiuti con un cross da sinistra. Maxi Lopez che attacca il primo palo. Calciai di sinistro battendo De Sanctis. Il primo gol non si scorda mai. E, francamente, ogni tanto riguardo i video con i gol segnati con la maglia rossazzurra. Se seguo il Catania di oggi? Cerco di seguirlo sui social e attraverso i video. Ne parliamo spesso con gli ex compagni argentini rossazzurri in una chat. Parliamo delle partite più belle. Spero che il Catania possa andare in B.
Con Montella eravamo un piccolo Barcellona. Il tecnico mi ha fatto migliorare sotto il profilo della continuità. Perché prima giocavo una partita eccellente, una così così. Mi ricrdo che dopo l'allenamento mi fermava per vedermi tirare in porta e mi dava suggerimenti. La mia terza stagione? Record di punti, Europa League sfiorata. Una stagione meravigliosa, ci siamo divertiti in campo. Eravamo un gruppo unito. Quante grigliate con Spolli, Izco, Castro, Almiron, Andujar. Abitavamo tutti nello stesso condominio. Contando i bimbi eravamo in trenta: una piccola comunità. Maran? Abbiamo vinto gare importanti in trasferta e in casa eravamo molto forti. I tifosi mi hanno fatto sentire importante. Sono stato accolto benissimo. Ricordo i pranzi prima degli allenamenti ad Acicastello dalla Signora Cristina da Umberto Baffo. Mi avete voluto tutti bene. Ho sentito la fiducia attorno a me e i risultati sul campo sono arrivati di conseguenza. In aeroporto capita spesso di sentire 'Mbare' c'è il Papu, gridano. E scattano le foto. Quando mi sento chiamare da un catanese sorrido e ricordo le cose belle. Al Palermo non ho mai segnato con la maglia del Catania. Ma poi con la casacca dell'Atalanta ho fatto centro due volte. Ed è stato come vincere un derby. Se il Catania torna in A e mi chiama? Fate presto, non sono più quel ragazzino di 21 anni che atterrava a Fontanarossa. Fate presto". SEMPLICEMENTE, “PAPU GOMEZ”
Nel 2013-2014 la formazione etnea ha disputato un campionato di bassa classifica. Rolando Maran esonerato a Cagliari, poi rimpiazzato da Luigi De Canio, successivamente richiamato e riallontanato a beneficio dell’ex rossoazzurro Maurizio Pellegrino. L’11 maggio, malgrado la vittoria per 2-1 a Bologna ed i chiari segnali di ripresa evidenziati alla guida del nuovo tecnico, la squadra dell’Elefante è retrocessa in Serie B con un turno d’anticipo chiudendo il campionato davanti a Bologna e Livorno: in totale 32 i punti conquistati dagli etnei, frutto di otto vittorie, altrettanti pareggi e 22 sconfitte con 34 gol all’attivo e 66 al passivo. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
“Una cosa ve la posso dire. Una cosa vera, che so solo io. Quella sera, io ero in santuario. Lui mi chiamò con le lacrime agli occhi: “Manu, mi hanno venduto al Chievo. Io non voglio andare, voglio stare a Catania”. E io gli dicevo: “guarda che Verona è bellissima, io ci sono stata, ci ho vissuto, si sta bene”. Hanno dovuto fargli il biglietto alle 6 del mattino per costringerlo a partire, altrimenti non sarebbe mai andato via. Dopo Catania siamo stati a Verona, a Crotone, a Cosenza, alla Juve Stabia; ma lui, dentro di sé, ha sempre avuto questa sofferenza, perché non avrebbe mai lasciato Catania, sarebbe rimasto a giocare lì a vita. Ogni tanto gli dico: “tu non mi hai scelta perché sono io, Emanuela, ma perché sono catanese!”. E lui ride. Ride e basta, senza contraddirmi. È un amore vero il suo. L’amore per questa città, per la gente, per il calcio. Lui ha voluto che io partorissi il primo figlio a Catania, che fosse siciliano, che fosse catanese. Capisci? È il suo più grande amore. E poi mi diceva sempre: “a me piace quando mi parlano in siciliano, quando mi chiamano ‘mbare»”.
Il Catania e soprattutto i tifosi vogliono ripartire dopo la retrocessione in cadetteria, la campagna #ripartiAmo del Catania dà i suoi frutti: sono più di 10.000 gli abbonamenti sottoscritti per seguire le gare interne allo stadio Angelo Massimino. Numeri da primato nel contesto della Serie B. Oltre alla cessione di Izco, bandiera rossoazzurra, da registrare in particolare le partenze di Gonzalo Bergessio, Francesco Lodi al Parma in prestito con diritto di riscatto, Pablo Barrientos al San Lorenzo, Mariano Andujar al Napoli, Pablo Álvarez al Rosario Central. Al Leeds vengono ceduti Giuseppe Bellusci in in prestito con diritto di riscatto, Mirco Antenucci e Souleymane Doukara. Federico Moretti va al Vicenza ritrovando il suo vecchio compagno Fabio Sciacca e Nicola Legrottaglie chiude la carriera nel Catania dopo 3 stagioni in maglia rosso-azzurra collezionando 80 presenze e 8 goal.
In entrata grandi nomi per la Serie B l’ex Napoli Emanuele Calaiò autore di 18 goal in campionato ed Alessandro Rosina entrambi provenienti dal Siena. Dal Basilea arriva il centrale argentino Gastón Sauro, ritornano al Catania Raphael Martinho e Edgar Çani. Dal Boca Juniors arriva Gonzalo Escalante e dal Rangers de Talca Gonzalo Piermarteri. Raphael Martinho non è l’unico brasiliano infatti c’è anche Marcelinho ex (Atlético Madrid e Flamengo) in arrivo dallo Skoda Xanthi. Altri giocatori in arrivo sono: Michal Chrapek dallo Wisla Cracovia; il portiere Luca Anania proveniente dal Livorno, Adrián Calello dal Chievo, Moses Odjer aggregato alla Primavera debutta in prima squadra il 29 novembre 2014, nella partita contro contro la Ternana giocando 71 minuti dopo aver sostituito Alexis Rolin. Le agenzie di scommesse pronosticano il Catania come la squadra super favorita per vincere il campionato cadetto, i fatti invece si rivelarono ben presto molto diversi, anche a causa dei numerosi infortuni e cambi di allenatore. Si parte da Maurizio Pellegrino, allontanato dalla panchina nel giro di poco tempo. Al suo posto Giuseppe Sannino, poi dimessosi dopo la brutta sconfitta di Livorno, il ritorno di Maurizio Pellegrino e la chiamata di Dario Marcolin, che torna ai piedi dell’Etna dopo l’esperienza da vice vissuta ai tempi di Mihajlovic. Catania nettamente più italiano nel mercato cosiddetto di riparazione, vera e propria rivoluzione nell’organico con Daniele Delli Carri Direttore Sportivo. La squadra, però, continua a stentare fino alla fine, conquistando la sicura permanenza in B soltanto all’ultima giornata pareggiando a reti inviolate contro il già promosso Carpi. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
I treni del gol, caso Catania Il 23 giugno 2015 esplode una nuova bufera che travolge la società etnea, accusata di aver truccato e comprato alcune partite del campionato cadetto appena concluso, al fine di evitare la retrocessione in Lega Pro della squadra rossoazzurra. L’inchiesta, denominata I treni del gol, coordinata dalla Procura di Catania, porta all’arresto di sette dirigenti fra cui quelli del presidente Antonino Pulvirenti, dell’ad e procuratore sportivo Pablo Cosentino, dell’ex direttore sportivo Daniele Delli Carri, oltre a due procuratori e due gestori di scommesse online, destinati agli arresti domiciliari. L’accusa che viene contestata è di frode sportiva e truffa. Il 20 agosto 2015 il Tribunale Nazionale della FIGC stabilisce la retrocessione in Lega Pro con una robusta penalizzazione e una multa di 150.000 euro più i 300.000 ad Antonino Pulvirenti con 5 anni di squalifica e i 50.000 a Pablo Cosentino, squalificato per 4 anni. Si riparte con non pochi dubbi ed incertezze, una rosa nuovamente rivoluzionata ed adeguata alla Lega Pro e Giuseppe Pancaro in panchina. https://www.tuttocalciocatania.com/2014/11/storia-calcio-catania/
In chiave mercato, dalla Salernitana arrivano il centrocampista Ivan Castiglia, il giovane portiere Luca Liverani, l’unico straniero Caetano Calil e l’ex Napoli Andrea Russotto. Da Lanciano arrivano i difensori Stefano Ferrario e Leonardo Nunzella. Dal Novara provengono i difensori Desiderio Garufo, Alessandro Bastrini e Dario Bergamelli. Poi da registrare il ritorno del portiere Giuseppe Ficara e di Gianvito Plasmati. Dall’Ancona arriva Loris Bacchetti, dal Catanzaro Elio Calderini, dall’Akragas Andrea De Rossi (cugino del romanista Daniele), dal Varese Luigi Falcone, dal Livorno il portiere Elia Bastianoni, dal Lumezzane il catanese Giuseppe Russo, dal Teramo Luca Lulli, il difensore Carlo Pelagatti dall’Ascoli, dalla Pro Vercelli Gianluca Musacci e poi i centrocampisti Fabio Scarsella dal Vigor Lamezia e Davide Agazzi dall’Atalanta.
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MASCALUCIA – Pietro Lo Monaco sarà nuovamente amministratore delegato e direttore generale del Calcio Catania. Per adesso è solo rientrato nel consiglio di amministrazione del club, in qualità di consigliere. Ma si tratta solo di una formalità prima dell’incarico definitivo. Questo pomeriggio, in una conferenza lunga due ore, ha incontrato la stampa. Aveva lasciato Torre del Grifo nel 2011, da dimissionario. Allora il Catania era in serie A. Adesso è in Lega Pro. Nuovamente a guida della dirigenza, rilancia il progetto serie A: da raggiungere in quattro anni. Ma chiede anche fondi a Finaria per riuscirci. Il suo arrivo non chiude alla possibile vendita-
Dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti in serie A. Ripartiamo. Sono passati quattro anni. Parlare di quello che sarà non penso si possa dimenticare. Stiamo ripartendo dalla Lega Pro e da una situazione non bellissima. Io ho passato anni importanti qua, li ho passati insieme alla gente di Catania. Abbiamo creato un modello. Un’azienda capace di farsi rispettare ovunque. Che ha fatto risultati importanti. Quando mi si diceva che parlavo di salvezza, e che lo scudetto del Catania sarebbe stato la salvezza, dopo un po’ di tempo qualcuno storceva il naso. Come la vorremmo avere ora, tutti quanti, la serie A. Era importante per l’azienda e per la città. Catania era una città di serie A. «In quattro anni in serie A» Chiamatemi pazzo o sognatore, ma sono convinto che tra quattro anni riusciremo a fare quello che ci siamo proposti di fare. Impiegheremo quattro o cinque anni ma l’obiettivo è la serie A. Cascasse il mondo. Prima di ritoccare il nome del Catania dovranno passare sul nostro cadavere. Dobbiamo creare un clima che porti, chiunque viene a Catania, a sapere di giocare contro l’intera città. «Il mio arrivo non significa niente vendita» Il mio arrivo non significa che il Catania non è più in vendita. La vita continua e bisogna fare delle scelte. Si poteva pensare a una gestione soft, per aspettare un compratore, o una scelta di rilancio. Si è parlato, in estate, di vendere o acquistare. Intanto il Catania rischiava da morire. Oggi la proprietà del Catania decide di rilanciare. Vergara Riguardo al mio coinvolgimento con Jorge Vergara, mi è stata chiesta solo una consulenza che ho dato ben volentieri nel momento in cui sono stato contattato da uno studio commercialistico serio che mi ha prospettato un possibile mio coinvolgimento nel piano che questo imprenditore stava preparando per rilevare il Catania. Ma io posso dire che anche senza un soldo, all’ultimo giorno utile, mi sarei presentato in società per cercare di comprarla. Rientro con la carica di amministratore delegato e direttore generale, non sono socio. «Situazione economica ai limiti. Servono i fondi di Finaria» Sinceramente sono qua per tentare un rilancio del Catania. E non si fanno con l’aria o con le chiacchiere ma coi fatti. Serve la volontà della proprietà. I soldi per rilanciare dovrà metterli la Finaria. Nel nuovo piano finanziario che presenterà il gruppo prevederà fondi per il ripianamento della situazione debitoria e per il rilancio. La situazione economica è ai limiti. Non si può pensare di rilancio senza un 1investimento che serva a guardarsi dietro e ripulire il Catania dagli errori. In questo momento è una statua dai piedi d’argilla. Purtroppo la Lega Pro non porta entrate, è un campionato difficile da vincere. «Gli errori di Pulvirenti. Quattro anni di oblio mentale» Si riparte dagli errori. Pulvirenti ha la voglia di fare e garantire un nuovo futuro al Catania. Serve un lavoro importante per sistemare l’aspetto economico. Tre retrocessioni sono importanti e ammazzerebbero chiunque. Tutti insieme dobbiamo cercare di fare in modo che queste batoste si dissolvano. Questo fa onore alla proprietà che nonostante gli errori fatti vuole rilanciare. È passato uno tsunami da Catania. Sarebbe da stupidi nascondersi dietro un dito. Per essere successo tutto ciò sono stati commessi degli errori. I primi a dare una legittimazione a questi errori sono coloro i quali li hanno commessi.
Questo era Ciccio, il capo ultrà del Catania di Alessandro Russo
«Con la morte di Ciccio Falange -scrive Lorenzo Velardi- non mi lega più niente al Calcio Catania» «Caro Ciccio Famoso –prosegue Roberto Ricca- hai lottato tutta la vita in nome dei tuoi ideali. Ricorderò sempre il tuo modo di parlare e il coraggio di criticare guardando sempre negli occhi. Occhi che erano di una persona buona, ricca di una grande umanità. Non ti sei mai nascosto ma hai sempre affrontato tutto e tutti a petto in fuori e sguardo fiero. Ciao Capo» «Un saluto a te- parola di Davide Baiocco- grande Ciccio Famoso, cuore rossazzurro. Grazie per quello che mi hai dato nell’esperienza calcistica catanese. Riposa in pace» Dotato d’una vitalità esuberante, Ciccio Famoso è stato il più grande capo ultrà della storia del Catania. La sua voce schietta e inconfondibile riproduceva perfettamente la persona: vera, spontanea e cordiale. Era un simpatico ragazzo di sessant’anni a cui veniva perdonato qualsiasi eccesso. Piccoletto di statura, aveva sopracciglia folte e un paio di occhi vivaci come le onde del mare. Da giovanotto faceva l’orafo e per un po’ gli toccò d’emigrar in Piemonte. Poi, tornato nella sua Catania, lavorava vicino alla Questura; un pomeriggio, alla fine degli anni settanta, si ficcò in testa di creare la “Falange d’assalto” con sede in Piazza Federico di Svevia, di fronte al Castello Ursino. «Credere, agire, combattere»- si sgolava con i giovanotti che gli capitavano a tiro. «A noi catanesi -insisteva e intanto li arruolava nel club- non devi toccare tre cose: la famiglia, Sant'Agata e il calcio Catania». Nel giro di pochi mesi, divenne il comandante d’una pattuglia di tifosi rossazzurri irremovibili. Era un vero condottiero e quando giocava il Catania lui c’era sempre: in piazza Spedini e nelle estremità meno accessibili dello Stivale italico. «La regola più importante –ripeteva cadenzando bene le parole- è la disciplina, poi ci si può pure divertire ma se ognuno va per i fatti propri, allora la curva non la riprendi più. La curva non è come la tribuna, la curva è un’altra cosa. In curva non c’è tempo e modo di vedere la partita, in curva è tutto diverso». In mezzo a mille tamburi, nascosto dalla fitta coltre nebbiosa dei fumogeni, s’ergeva in piedi sulla ringhiera della curva: sotto di lui, due omaccioni lo tenevano in bilico in piedi. Lassù, in una posizione davvero precaria, Ciccio orchestrava i cori e pareva stesse accarezzando le nuvole. «Questo Catania è nostro !» -gridava col megafono appiccicato alle labbra. na volta mi raccontò della partita col Gravina giocata in quel di Fontanarossa perché in città aveva piantato le tende pure l’Atletico, definendo quella giornata la più umiliante della sua vita. Aggiunse che quella gara io non potevo ricordarla perché l’unico spettatore presente era lui. A Roma, una mattina d’estate di parecchi anni fa, insieme a Pippo, Michele e Giovanni s’incatenò sotto la sede della Federazione. Era Ciccio un personaggio un pizzico folcloristico ma sinceramente appassionato, era un leader di rilievo nazionale. Una volta, dopo una sconfitta disonorevole, decretò di bruciare uno striscione lungo quaranta metri; un’altra volta intimò ai suoi di non andare a Palermo ma quelli entrarono alla Favorita senza di lui. Una domenica a metà degli anni novanta, al ritorno da una trasferta calabrese, era alla guida d’un pulmino e salvò alcuni giocatori rossazzurri rimasti a piedi per un guasto all’autobus e inseguiti dai tifosi avversari. L’appartenenza all’intera comunità catanese era la sua marcia in più, logico che le battaglie più belle le combattesse con gli odiati “cugini” rosanero. A Gaetano Sconzo, un giornalista di Palermo di cui aveva grande stima, una volta disse: «Quannu valissi vossia, su nun fussi palermitano». Di tanto il tanto, nel vecchio Cibali, le sue urla si facevano meno gentili del solito. «Au carusi, cama fari! Auuuu fozza: tifate ! A pattita va viriti rumani a Teletna: i vulemu isari sti manu. Tutti di qua, niente di la, Il Catania è questo qua. Franco Proto non t’incazzare l'importante è partecipare». «Ciccio, Ciccio, il capo degli ultrà»- gli rispondeva festante l’intera curva. Ascoltava le canzoni di Pino Daniele e proteggeva i piccoli tifosi che entravano allo stadio; una sera, con una bomboletta, cambiò il segnale stradale da “Forza d’Agrò” in “Forza Catania”. Ai funerali del Presidentissimo stette accanto al feretro per l’intera durata delle esequie e piangeva come una fontana: «Io e Massimino eravamo come cane e gatto. -ribadiva- Il presidente sapeva che ero ancora più tifoso di lui, ma lui era un signore e faceva parte di tutti noi. La sua morte è un dramma». Impossibile immaginare la vita di Ciccio al di fuori del Catania; epperò in un prezioso documento capitato sotto i miei occhi, lessi una sua dichiarazione che oggi ricopio fedelmente: «Se non avessi fatto l’ultrà sarei diventato il Damiani della situazione». È la tesi di laurea in Scienze politiche del carissimo Simone Camurri, contiene una bella intervista a Ciccio e ha per titolo “Analisi storica, sociale e culturale sul mondo delle tifoserie ultras”. «Con Ciccio Famoso –chiude il cerchio l’amico Filippo Fabio Solarino- se ne va pure una testimonianza vivente di un certo calcio che si è estinto e che rende il nostro molto più povero. Ciccio era un pezzo di storia vivente e ha iniziato fare le trasferte ben prima che nascesse il movimento ultrà: era quello che impersonava meglio le contraddizioni del tifoso catanese. Piacesse o no, ha simboleggiato gli avvenimenti degli ultimi quarant’anni del Catania molto più che personaggi mercenari e presidenti che hanno sporcato la maglia». http://www.calciocatania.com/articoli/articoli.php?Questo-era-Ciccio-il-capo-ultra-del-Catania-5758
«L’incontro con Pulvirenti…Avrei voluto ammazzarlo» Quando ho rivisto Pulvirenti, se avessi potuto ammazzarlo l’avrei ammazzato. Dieci anni ho avuto accanto un tifoso innamorato della sua squadra. Nella vita poi si può anche impazzire. Il suo impazzire è durato quel che è durato, adesso dobbiamo resettare tutto. A Pasqua viene a casa mia una persona a me cara, un tifoso del Catania vero. È partito da una colomba al pistacchio. Gli devo dare atto che dopo 15-20 giorni è arrivata un’altra colomba al pistacchio, e mi ha detto qualcosa sulla possibilità di tornare al Catania. Abbiamo chiesto un permesso alla magistratura per parlare con Pulvirenti – che è agli arresti domiciliari – sono andato lì, e vi prego di credermi, tutta la rabbia è passata. Ci siamo rivisti il 28 maggio, lo stesso giorno in cui il Catania è tornato in serie A. Quando ci siamo rivisti è sembrato che quattro anni di guerre e cause, sono scomparsi in un minuto. Perché alla base ci sono stati 11 anni insieme in cui abbiamo costruito tanto. E voglio che il Catania si possa di riappropriarsi di quello che ha perso in questi anni. E spero che tra qualche anno, con lo stadio nuovamente pieno, possa esserci anche il presidente. «Uno tsunami si è abbattuto sul Catania quando è arrivato Cosentino» A volte mi arrivavano notizie da Torre del Grifo che mi facevano rabbrividire. Questo centro l’ho pensato io, sedia per sedia. La prima cosa che mi ha fatto andare in bestia, è stato che il quadro con la gigantografia dello stadio Massimino nel giorno della promozione in serie A era stata fatta levare dall’uomo in canottiera, perché portava male. Il primo tsunami che si è abbattuto sul Catania è stato quando Pulvirenti si è imbattuto in Cosentino. «Anche io ho commesso un errore» Il Catania è come un figlio per me. Io ho fatto un errore gravissimo. Perché quando ho deciso di andare via ho dimostrato di non amare il Catania. Sapevo come sarebbe andata a finire e non sarei dovuto andare via. Mi sono lasciato preso dalla collera. Ho commesso un errore nei confronti del Catania e sono qui per riparare a quell’errore. Farò di tutto perché il Catania si possa riappropriare del suo territorio. Non dissi perché sono andato via e non lo dirò adesso. «Pulvirenti ha dimostrato di provare amore per il Catania» Questo va dato atto a Pulvirenti: ha dimostrato di avere dimostrato amore dopo i quattro anni di oblio mentale. Le cose che sono passate al Catania hanno dell’inenarrabile. Non ci sono rilanci che possono partire dal sistemare tutte le situazioni pendenti. La situazione è critica da un punto di vista economico per quello che è stato fatto. Ripartiamo dall’anno zero. Da una situazione di assoluto disagio. Contiamo di mettere la macchina in posizione. Ricominciamo con le cinque componenti sia nel bene che nel male. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. «Bilancio e vertenza da 6,6 milioni di euro» Ieri sono andato via a mezzanotte. Ho già un’idea della situazione debitoria e mi sono alzato stamattina con un forte mal di testa è una situazione difficile. I 6,6 milioni di euro che ho chiesto al Catania non esistono più. Non abbiamo neanche gli occhi per piangere. Serve un lavoro importante per sistemare l’aspetto economico. Tre retrocessioni sono importanti e ammazzerebbero chiunque. Tutti insieme dobbiamo cercare di fare in modo che queste batoste si dissolvano. Questo fa onore alla proprietà che nonostante gli errori fatti vuole rilanciare. «Tornato per non vedere morire il Catania» Non me ne sono andato bene. In malo modo, anzi. I rapporti con chi, per me, per tanti anni è stato un fratello, si sono interrotti. Poi è successo quello che solo il Catania poteva fare. L’amore per il Catania. Il non starci assolutamente a vedere morire il Catania. Questo ha consentito che io e Pulvirenti ci siamo incontrati di nuovo. Vi direi una bugia se vi dicessi che non ho pensato mai e poi mai di tornare a Catania. Siamo partiti dieci anni fa senza euro, senza giocatori, senza settore giovanile e siamo riusciti a creare una multinazionale con una struttura come il centro sportivo che è diventato il vanto del Catania, di primo livello in Europa. Questo è riuscito a farlo il Catania. «L’esperienza al Palermo…» Quando sono andato via da Catania non ho ricevuto neanche un applauso. Se ho lavorato con Preziosi e Zamparini è stato solo per distrarmi, per fare il mio lavoro. In tre mesi e mezzo ho scoperto l’affetto sincero dei palermitani che mi hanno riconosciuto di avere lavorato tanto per risistemare le cose. A Catania sono stato dieci anni, a Palermo tre. Chi fa paragoni fa demagogia. «Tifoseria e campagna abbonamenti» Nessuno può dare torto alla tifoseria per avere fatto un passo indietro. Per recuperare il rapporto penso di non dovere fare niente. Sono certo che la gente risponderà presente. La gente si stringerà attorno alla sua squadra quando vedrà la nostra volontà di rilancio. La campagna abbonamenti partirà la prossima settimana e sono sicuro che i catanesi risponderanno alla grande. Allestiremo una formazione competitiva. «Azionariato popolare» L’azionariato popolare può essere un’idea. Bisogna capire se è applicabile. In una piazza dove la squadra è amata come a Catania, la strada potrebbe essere percorribile. «Futuro tecnico e quadri societari» Entro la prossima settimana presenteremo tutte le nuove figure tecniche del Calcio Catania. Serve un tecnico capace, di spessore, che voglia mettersi in discussione con il progetto. Chi viene a Catania deve sapere che viene in una piazza che vale. Avrà un contratto pluriennale. A testimonianza della nostra voglia di programmare. Alessandro Failla è già nuovo responsabile delle giovanili.
Lo Monaco: “Ho già il nuovo allenatore. Chi resta non sarà più prima scelta ma alternativa” L’amministratore delegato del Catania fa il punto della situazione ai nostri microfoni dopo l’eliminazione dai play off di Redazione ITASportPress, 15 maggio 2017
Ha chiuso il campionato con dignità il Catania. Nonostante l’eliminazione dai play off, i ragazzi di Pulvirenti a Castellammare hanno offerto una prova generosa pur confermando i limiti in fase di costruzione. Col senno di poi verrebbe da pensare a cosa sarebbe accaduto se fosse entrato il tiro di Djordjevic a 15′ dalla fine visto che la paura avrebbe poi divorato le gambe dei campani, ma è solo un rimpianto e nulla più. Adesso bisogna ripartire e l’amministratore delegato etneo Pietro Lo Monaco conferma ai microfoni di Itasportpress.it che la prossima stagione vedrà un Catania protagonista. JUVE STABIA – “Dopo tre mesi di black-out abbiamo finalmente giocato da squadra, soffrendo, lottando palla su palla nonostante l’inferiorità numerica. Poi ci abbiamo provato nel finale a fare il colpaccio e se fosse entrato il tiro di Djordjevic non so come sarebbe finita. La Juve Stabia aveva paura e dal campo si vedeva, ma pazienza è andata così. E non dimentichiamo che ci siamo presentati al “Menti” molto rimaneggiati con mezza squadra rimasta a Catania. I nostri giovani hanno fatto un buon lavoro e sono convinto che con i nostri tifosi in curva le cose sarebbero andate diversamente”. RAMMARICO – “Mi dispiace che abbiamo buttato via tre mesi perchè giocare il primo turno play off al Cibali con 15 mila persone sarebbe stata un’altra storia. Questo è il mio più grande rammarico perchè penso che nonostante i nostri limiti saremmo andati avanti nei play off e poi poteva anche succedere di tutto”. LINEA VERDE – “Comunque sia possiamo essere soddisfatti per aver valorizzato giovani importanti come Manneh, Di Stefano e Graziano nelle ultime giornate. Bene hanno fatto anche Parisi e Di Grazia. Un segnale importante di come cresce il nostro settore giovanile che avrà un finale di stagione intenso con la Berretti a un passo del concentramento scudetto, mentre Allievi e Giovanissimi hanno superato il primo turno della fase nazionale. I primi andranno adesso a Parma, i secondi a Como”.
RICOSTRUZIONE – “Adesso comincia per me una fase di lavoro intenso perchè bisogna ricostruire per iniziare bene la prossima stagione che non ci vedrà alla partenza con i punti di penalizzazione come successo negli ultimi due anni. Andranno via i calciatori che sono stati un freno per noi e acquisteremo elementi di categoria e di carattere. Quelli che rimarranno saranno delle alternative e non delle prime scelte. Arriverà entro i primi giorni di giugno un nuovo allenatore che ho già in mente. Ho quattro profili ma credo di aver già definito perchè il nuovo tecnico farà un calcio propositivo e non di attesa. Il Catania ha sempre avuto un’anima e non è mai stata una squadra che ha aspettato gli avversari nella propria metà campo. Faremo dunque una squadra forte e partiremo alla pari con le altre avversarie che lotteranno per la promozione”. «Anastasi e Silva torneranno per restare. Li ho dati in prestito perché erano calciatori da Catania. Hanno fatto bene in giallorosso. Calil torna ma non fa parte del nostro modo di pensare e andrà via. Per Lodi ci sono da firmare le carte e aspettiamo l’arrivo della modulistica. Ciccio ha sposato la nostra idea. Pisseri e Di Grazia restano con noi. Il mercato è fermo, non so se verranno a chiederli le società ma il club importante l’hanno trovato qui. Manneh resta, è bravo. Rimarranno Marchese, Biagianti e Mazzarani». Ritiro «La nuova stagione inizierà il 14 luglio, quando ci riuniremo in sede. Il 16 cominceremo il ritiro a Torre del Grifo». STAFF TECNICO – «Per quel che riguarda l’area tecnica abbiamo formato una squadra efficiente e non intendo cambiarla dopo un anno. Il percorso è appena cominciato. L’allenatore deve conoscere la categoria e deve condividere il progetto. Faremo una squadra forte. Ci eravamo posti l’obiettivo play off ma non dovevamo arrivarci e uscire in questo modo. Avremmo voluto raggiungere gli spareggi in maniera più competitiva. Avremmo voluto giocare la prima in casa. Non abbiamo avuto gioco adeguato, ma tre mesi fa eravamo la difesa meno battuta del campionato, senza la penalizzazione eravamo terzi. Poi si è spenta la luce».“Rimarrà il ds Argurio, che ha fatto un buon lavoro ed ha tra l’altro tre anni di contratto. E’ una persona perbene e seria e sta crescendo nella nostra struttura. Rimarrà anche il dirigente Marino. Il mister Pulvirenti invece già da domani tornerà a lavorare nel settore giovanile. Lo ringrazio perchè ha dato tutto insieme a Orazio Russo”. ISCRIZIONE – “Bisogna chiudere l’annata e sarà dura ma siamo in movimento per il nuovo anno. Abbiamo fatto tanto e entro il 16 giugno bisognerà pagare gli stipendi di marzo, aprile e maggio mantenendo fede a tutti gli impegni presi per evitare nuove sanzioni, ma siamo sulla buona strada”. «A giorni è in programma l’assemblea dei soci e bisogna compiere passi decisivi per l’iscrizione. L’iscrizione è garantita. Servono due milioni. C’è la disponibilità del patron. In due o tre anni il Catania sarà un club senza debiti. Se dovessimo riuscire nell’impresa avremmo vinto il campionato».
Questa maledetta attesa per l'ufficialità della serie B ci sta distruggendo l’anima. A Catania è così ad ogni estate e sospetto che ci sia un accordo fra Organi sportivi e la Stampa nazionale per far vendere più giornali. Ogni mattina al bar, fra un boccone di minnulata ca brioscia e il telo da mare sotto braccio, ormai siamo abituati a rovinarci l'estate nel bene e nel male, a causa delle vicende che riguardano il Calcio Catania. Che siano promozioni, retrocessioni, radiazioni e notizie su probabili acquisti. Mai come in agosto sfogliamo così assiduamente il nostro quotidiano La Sicilia. Sì, va bè, la lettura delle prime pagine sono quasi un dovere per la nostra coscienza di cittadini: i migranti (mischini!), gli sbarchi, la politica, la TAV, la FLAT (cosi fitusi, ni luvanu 80 euri!), la quota 100 e la modifica della legge di Elsa Fornero (grandissima tappinara!), lette velocemente perchè la brama di arrivare a ciò che si vuol veramente sapere è davvero tanta. Poi le altre pagine dedicate allo spettacolo, l'ambiente, la cronaca nazionale (chi nicchi e nacchi lo speciale di 4 pagine dal titolo Economia Ragusana? avaia!), tutte saltate in minuto per arrivare, finalmente, all'agognato tesoro: "comu finiu co Catania?" Arrivati a quella pagina, LO SPORT, la granita si squaglia e il telo da mare cade per terra: abbiamo appena appreso (forse, chissà domani) la sorte della nostra squadra di calcio, da sempre maltrattata e odiata dagli organi federali, quindi quanti punti di penalizzazione (ma l'annu ca veni unni iucamu?) per certi treni, i ricorsi, gli avvocati, la carta bollata e i nostri politici sempre assenti . Oppure le news se l'attaccante in arrivo ha finalmente trovato l'accordo per giocare con noi, dopo un tira e molla scritto e centellinato quotidianamente goccia a goccia sulla nostra curiosità, come il mastro fa con l'alambicco per distillare la grappa. Che poi sono notizie presenti anche sui social, infatti non facciamo altro che rileggere le notizie del giorno prima. Però ci piace leggerle anche sulla carta stampata, siamo fatti così. A proposito di tira e molla, ricordo l'arrivo a Catania dell'attaccante della Reggiana Giampietro Spagnolo, ambito da mezza Italia per la sua straordinaria potenza. Costava parecchio ed era un pallino del nostro Presidente Massimino che voleva regalarcelo a tutti i costi. Passammo almeno due estati a parlare di lui nei bar: "arriva, non arriva, in settimana sapremo del braccio di ferro fra le sue società, nella trattativa si è inserito il Bari terzo incomodo...". Alla fine del secondo anno, finalmente, arrivò a Catania ma a condizione di ingaggiare anche il libero Roberto Benincasa, che poi si confermò un valido difensore nella pronta risalita in serie B del 1975. Di famiglia borghese di Siena, Roberto si era fidanzato a Catania e..... con Catania: abitava a Picanello e si iscrisse in Economia e commercio per laurearsi poco dopo. Diventammo amici e ogni tanto, a noi ragazzotti, con la sua Fiat 500 ci portava allo stadio per l'allenamento. Quando entravamo al parcheggio del vecchio Cibali, tante erano le risate quando i tifosi ci guardavano da fuori i finestrini "cu jè chiddu d'arreri, Malaman? Chi dici, jè Biondi... non viri ca ch'avi i baffi?". ah ah ! Chi si rici do Catania?" sì, ogni anno è uno stress. Poi, sazi di rossazzurro, dopo aver formulato tutte le formazioni possibili (4-3-3, 4-2-3-1, 3-5-2) e detto peste e corna dell'ultimo allenatore, passiamo all'altra parte del quotidiano: la cronaca cittadina, per apprendere gli ultimi acquisti della Questura pubblicati con tanto di foto e relativo, esilarante, pecco (il soprannome). E' stato e sarà sempre così nella nostra bollente, smaniosa e sempre uguale estate sportiva. In un preciso momento della mattinata, durante la lettura de La Sicilia, da "talìa a cu accattanu!...." si passa immediatamente a "talia a cu attaccanu!...." (M.R.)
“Pulvirenti, addio definitivo al Catania. Squadra senza più padrone (nè soldi)”.
Titola così il quotidiano La Sicilia di oggi che aggiunge: “L’uscita dalla società e l’apertura del concordato giudiziale Finaria recidono gli ultimi legami con la squadra rossazzurra. L’unica soluzione? Che un imprenditore facoltoso rilevi il titolo”. Pulvirenti (oltre al collegio sindacale e la società di revisione Trevor) lascia, pertanto, definitivamente il Catania dopo la relazione dei commissari che lo additavano quale responsabile del dissesto del gruppo. La Camera di Commercio ha provveduto alla esclusione volontaria dell’ormai ex Presidente rossazzurro. L’articolo a firma di Vittorio Romano riporta anche che, “essendo nota la responsabilità civile e penale degli amministratori” si è evidentemente “preferito lasciare il cerino acceso in mano ad altri (Astorina, Di Natale e Scuderi)”, i quali dovranno decidere “se correre il rischio di proseguire l’attività agonistica – col serio pericolo però di rispondere delle loro azioni qualora fosse accertato l’azzeramento del capitale sociale – oppure di essere ricordati per aver assunto l’impopolare decisione di avere depositato i libri sociali in Tribunale per la dichiarazione di fallimento di una delle più antiche e gloriose squadre di calcio”. 29.4.2020
Calcio Catania / Finisce l’era Pulvirenti, salva la matricola 11700. La Sigi nuova proprietaria by Giovanni Rinzivillo • 24 Luglio 2020
Il Calcio Catania cambia proprietà, da ieri la Sport Investment Group Italia (Sigi) detiene il 95% delle azioni del club. La nuova S.p.a, formata da una cordata di imprenditori catanesi, si è aggiudicata l’asta fallimentare indetta dal Tribunale di Catania per un milione 390 mila euro rilevando le quote societarie precedentemente di proprietà di Finaria la holding di Nino Pulvirenti. La Sigi, promossa dai catanesi Fabio Pagliara (segretario generale della Federazione Atletica Leggera Italiana) e Maurizio Pellegrino (ex giocatore ed ultimo allenatore del Catania in serie A), ha lavorato al progetto per l’acquisizione del Catania da 7 mesi concludendo oggi il complicato iter. Adesso per la Sigi si apre un periodo molto impegnativo per la ristrutturazione della società con un piano di rientro dei debiti esistenti a carico del Calcio Catania. Intanto nell’immediato c’è da provvedere all’iscrizione della società al prossimo campionato di serie C entro il 5 agosto e di conseguenza allestire la nuova squadra. Si chiude così dopo 16 anni l’era in agrodolce di Pulvirenti che ha visto il Catania disputare 3 campionati di Serie B con una promozione in serie A, 8 campionati di serie A e 5 campionati di serie C. Non dimentichiamo che sotto la gestione Pulvirenti il Catania ha costruito il Centro Sportivo di ” Torre del Grifo” tra i più moderni e belli d’Europa.
Un commosso Marco Biagianti ha indetto per oggi una conferenza stampa, comunicando la decisione di dire addio al calcio giocato e facendo chiarezza sulla trattativa non andata in porto con il Catania per la permanenza. “Non voglio fare una polemica pazzesca ma dire le cose come stanno perchè sono rimasto in silenzio ad aspettare qualcosa che poi non è mai arrivato. Con Maurizio Pellegrino mi sento da tantissimi mesi, da quando ancora la Sigi si stava componendo. Ci siamo anche visti più volte. Capisco che le liste a 22 sono un problema, lui mi aveva sempre dato rassicurazioni e sapeva che la mia intenzione fosse quella di fare un anno altro da giocatore perchè io mi sento ancora un calciatore. Gli ho detto che la sincerità è la cosa più importante, di dirmi realmente come stessero le cose, se fosse un problema della società o del mister. Mi diceva che avrebbero valutato le cessioni, sapeva che non sarei andato da nessun’altra parte ed avrei aspettato solo il Catania. Successivamente Maurizio mi ha comunicato la presenza di una panchina pronta a Torre del Grifo. Io però non posso ancora allenare, devo fare tirocinio, esami. Posso solo fare il giocatore“. “E’ passato tempo, sono venuto a conoscenza dell’ingaggio di questi nuovi centrocampisti. Allora l’ho chiamato e gli ho detto ‘ma io sono ancora a casa a fare cosa? A sbattere la testa per cosa? Dimmi la verità’, e mi sono arrabbiato. Mi ha risposto che in questo momento non sono una priorità, ma doveva dirmelo prima. La mattina dopo ha chiamato Izco e l’ha fatto firmare. Ho pensato spesso, mi hanno chiamato due squadre ricevendo anche offerte economiche importanti ma io sono coerente con il mio pensiero. Amo il Catania e volevo chiudere la mia carriera qui. Mi ha fatto molto piacere ricevere le chiamate di questi club ma voglio i colori rossazzurri e basta. I sacrifici li farei solo per il Catania. Mi viene difficile capire il motivo del perchè oggi non sono a Torre del Grifo. Non per forza devo far parte del progetto di una società nuova, però se si fanno promesse da mesi e non vengono tradotte in fatti qualcosa non va. Io sono sempre stato a favore del mister e della società per il bene del Catania, lo sapete. Se mi avesse detto in partenza ‘no, non rientri per una scelta tecnica’ ci sarei rimasto male ma lo avrei accettato. Se mi dice di stare tranquillo e poi mi ritrovo ancora a casa a soffrire non lo trovo giusto. Non riesco a comprendere le motivazioni”. “Adesso metto un punto perchè devo andare avanti nella mia vita. Avrò modo di capire nei prossimi giorni cosa farò. Ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto cose bellissime. Per me è molto difficile indire questa conferenza perchè rappresenta una cosa forte, ma l’appoggio della gente mi ha reso molto orgoglioso del percorso bellissimo fatto con questa città. Ringrazio anche i ragazzi della Curva. La gente sa che mi sono dedicato con amore e piacere ad una città che mi ha regalato tantissimo. Qualsiasi cosa fatta, incluse aste e azioni di beneficenza, sono partite dal cuore. Bisognerebbe apprezzare di più le bandiere nel calcio, anche se c’è un progetto diverso. Ci lamentiamo tanto della presenza di mercenari e gente che non tiene alla maglia, allora dobbiamo proteggere le bandiere perchè il calcio ha bisogno anche di amore e passione”. “Cosa succederà se cadesse il mondo ed il Catania ci ripensasse? Intanto facciamo cadere il mondo, poi si vedrà. L’opzione di fare l’allenatore mi è stata comunicata dopo, ripeto. Magari più avanti sì, ma non quest’anno. Detto questo, dobbiamo ringraziare la Sigi perchè ha salvato la matricola e tutti questi anni di storia, noi tifosi lo volevamo e saremo sempre grati alla nuova proprietà. Inizia un nuovo percorso difficile adesso, con tanti ostacoli. Stanno facendo un buon lavoro ma hanno bisogno ancora di persone all’interno che possano aiutarli ad andare avanti in maniera più concreta secondo me. I momenti che più mi sono rimasti impressi? Di momenti ce ne sono stati tantissimi. A partire dalla Serie A fino ai giorni nostri anche se le cose non sono andate come sognavamo in C. Abbiamo vissuto momenti difficili e molto complicati in Lega Pro, poi sono stato messo fuori rosa e ho letto di tutto, capendo di avere fatto qualcosa d’importante per questi colori. Quei messaggi della gente mi hanno dato tantissima carica e li porterò sempre dentro”. “I giocatori? Mi sento spesso con tanti di loro, tutte queste dimostrazioni di affetto non sono state montate. Le hanno fatte col cuore. Una sera gli ho mandato un messaggio scrivendogli ‘mi mancate’. Sono sentimenti d’amicizia, in campo e fuori. Li ringrazio sempre per avermi sostenuto. Lo scorso anno si è creato un gruppo che difficilmente si crea in una stagione normale. Secondo me quel gruppo andava protetto, perchè con tutto quello che è successo abbiamo giocato i play off con mille difficoltà, anche economiche. Eravamo molto uniti, dovevamo ripartire da quel gruppo che ha creato qualcosa di particolare nello spogliatoio. Li ringrazio ancora, non hanno scelto la maglia numero 27 dandomi speranza. Tanti giocatori potevano dare tantissimo alla causa ma sono andati via per scelta tecnica. Le scelte non devo farle io. Io ho dimostrato di poterci stare in questo gruppo, ma ci sta la scelta tecnica. Non ci sta la mancata sincerità di base, perchè a ritiro iniziato non mi è stata comunicata la decisione di non rientrare nel progetto. Ma questo è un pensiero mio, le cose ormai sono andate così”.
Catania Juve Stabia 3-2 - 10 ott 2021
Onore a questi straordinari ragazzi che assieme al grande Baldini hanno firmato un patto d'acciaio con la città, divertendosi ad abbattere chiunque con lo stesso spirito di una partita all’oratorio. A mio parere, questo (a parte i portieri) è il più forte Catania che ho visto da quando siamo ripiombati in C. Commoventi i commenti finali di Angelo Patanè di oggi a fine partita, coi ragazzi seduti sul cartellone pubblicitario che ammiravano la Nord che li acclamava. Sembrava la vittoria della Champions League e invece era solo un’altra partita vinta da un gruppo favoloso fatto di uomini, atleti e professionisti con attributi grossi così. E questo la città l’ha capito da tempo, come ha capito chi sono stati quegli avventurieri che abbiamo ormai sgamato. Non fatevi vedere più in Piazza Spedini! (Massimino, unni si ?) Quando il Catania chiama, noi accorriamo in suo soccorso e dai cori di oggi si è visto. Perché siamo fatti così, perchè per una gita fuori porta possiamo pure rinunciare alle partite in Pay TV se tifosi di Juve, Inter, Milan, ma se in programma c’è il Catania la nostra risposta è sempre quella: “No, oggi ioca U CATANIA, non è possibile, vacci tu!” vedi anche la rubrica di Alessandro Russo su Calciocatania.com
GHIRELLI "Innanzitutto esprimo il massimo rispetto per l’operato della curatela e del giudice fallimentare. Con grande dolore debbo constatare che la chiusura dell’esercizio provvisorio nel corso di svolgimento della stagione regolare arreca un grave nocumento al Campionato di Serie C ed è questa una situazione che, come Presidente di Lega, non avrei mai voluto vivere. In questi mesi, e ancor prima fin dall’operazione Sigi, ho cercato in tutti i modi di far capire che gli impegni assunti dovevano essere rispettati; impegni che tuttavia non sono stati mantenuti. E’ innegabile, il covid ha aggravato irreversibilmente la situazione, ma rimane il fatto che, in quest’ultima fase, sono state avanzate proposte prive di alcun senso che hanno determinato la più spiacevole delle conclusioni. La Lega Pro ed i propri club, in quanto dotati di uno spiccato senso di responsabilità, sanno comunque affrontare e venire a capo di una situazione che avrebbe potuto determinare un danno non governabile. Concludo sottolineando la insopportabile sofferenza che tutta questa vicenda provoca alla città di Catania, ai tanti tifosi del Catania in Sicilia, in Italia, nel mondo.”
MASSIMO MAURO “Il Catania è stato dichiarato fallito, le squadre si sono viste togliere i punti che avevano conquistato contro la squadra etnea e ciò ha determinato lo stravolgimento della classifica. Problema sul problema, tutto questo si sta verificando a 3 giornate dalla fine. Una situazione incredibile, anche perché bastava trovare 50mila euro per permettere al Catania di chiudere il campionato. In pratica un po’ come è accaduto in Premier League con il Chelsea, in attesa che il club londinese passi la mano dopo il passo indietro di Abramovic. Altre cifre, è chiaro, ma questo rende ancora più paradossale la situazione. Perché il presidente della Lega di C, Francesco Ghirelli, ha risposto alla richiesta fatta dal tribunale che sostenere il Catania avrebbe falsato il campionato. Ma si trattava di sovvenzionare il treno o l’aereo per le ultime partite, mica di comprare un giocatore… E avrebbe fatto in modo che il risultato del campo sarebbe stato confermato, perché la priorità dovrebbe essere quello”. “Ora invece, il Catanzaro da secondo si ritrova a rischio quarto posto (e in questo caso parlo con parzialità viste le mie origini), avendo di colpo perso i 4 punti conquistati con il Catania. E ad esempio la Paganese, da salva si ritrova in zona play out. Persino i tifosi del Palermo, tradizionali rivali del Catania, hanno dimostrato che non vogliono quel vantaggio ed hanno messo uno striscione in merito. Ghirelli avrebbe potuto mostrare lungimiranza, magari contando fino a 10 prima di prendere una decisione del genere”. “La regolarità del campionato è falsata e mi chiedo: Ghirelli sono 30 anni che naviga nell’alta burocrazia del calcio, e nonostante ciò prende una decisione contraria alla passione, alla giustizia calcistica del campo. Come è possibile fare una roba del genere? L’unica squadra che è fuori da queste cose è il Bari che già sta in B (per volere divino), ma per il resto tutti sono sul filo per questa decisione assurda”.
ALESSANDRO RUSSO: “Sigi, non è stato un atto d’amore. E’ andata peggio della gestione Attaguile” Scrittore di tante opere che riguardano la storia del Catania e nipote di Angelo Massimino, Alessandro Russo ha esternato le proprie considerazioni sulla gestione Sigi, ai microfoni di ‘Solo Calcio’ su Telejonica, in occasione dell’iniziativa del Network Mediatico Congiunto promossa da Max Licari: “Siamo tornati al periodo scellerato della cordata di Angelo Attaguile. Riuscendo a fare peggio perchè quella volta, quando fu Angelo Massimino a rimettere in sesto la baracca, ci venne data una notizia dall’oggi al domani e fummo cancellati, poi grazie a Massimino siamo ritornati. Adesso il fatto di avere dato anche fin troppe speranze ha generato una sorta di disaffezione nella città di Catania. Nella Sigi non ho visto un voler fare parte della città legata alla squadra di calcio in modo viscerale, e allora si è arrivati ad una situazione penosa chiedendo soldi ai tifosi per poi dire che sarebbero stati restituiti, di andare in Serie B per poi mettere a rischio il termine della stagione. E’ veramente impossibile adesso per il più giovane avvicinarsi ad un fenomeno calcistico a Catania. Ci vorrà parecchio tempo prima di capire perchè la Sigi ha deciso di prendere il Catania Calcio. Io un’idea me la sono fatta e dico che non si tratta di un atto d’amore. Non c’è nulla di romantico e non poteva che essere così visto che siamo in un’epoca nella quale di romantico non c’è proprio nulla. Soprattutto mi sono fatto l’idea che quando è fallita la trattativa con Tacopina la Sigi credeva ancora di poter vincere il campionato. E’ come quando tu giochi a poker e invece di fare un passo indietro decidi di arrivare fino alla fine. Pensare però di potere partecipare ad un campionato come quello a cui stiamo assistendo rappresenta un altro errore strategico catastrofico della Sigi”. Fonte: tuttocalciocatania -i Redazione -8 gennaio 202246202
La stagione rossazzurra finisce qui. Ora c’è una storia che dura dal 1946 da far proseguire.
CATANIA-FOGGIA 1-3 Catania (4-3-3): Martinez 5; Calapai 6, Silvestri 5.5, Giosa 4.5 (41′ st Rosaia sv), Pinto 5 (1′ st Zanchi 6); Welbeck 6, Maldonado 6.5, Dall’Oglio 5.5 (22′ st Manneh 6); Piccolo 5 (22′ st Di Piazza 6), Sarao 5, Reginaldo 6 (13′ st Golfo 6). In panchina: Santurro, Sales, Claiton, Izco, Vrikkis. Allenatore: Baldini 5 Foggia (3-5-2): Fumagalli 7; Salvi 6 (48′ st Cardamone sv), Germinio 5.5, Del Prete 6 (38′ st Galeotafiore sv); Kalombo 6.5, Vitale 6 (32′ st Said sv), Rocca 6.5, Garofalo 6 (48′ st Moreschini sv), Di Jenno 6.5; Curcio 7 (48′ st Pompa sv), Balde 7.5. In panchina: Di Stasio, Jorio, Iurato, Morrone, Dema, D’Andrea, Nivokazi. Allenatore: Marchionni 7 Arbitro: Maranesi di Ciampino 5. Reti: 33′ pt Balde, 19′ st Curcio, 22′ st Maldonado, 27′ st Balde. Note: ammoniti Vitale, Balde, Silvestri, Manneh, Said. Angoli: 4-3. Recupero: 2′ e 5′.
Forse, meglio così… È dura dirlo, ma considerato l’approccio alla gara sciorinato dai rossazzurri, è meglio chiudere qui la stagione e pensare alla sopravvivenza della società, messa in serio pericolo dalle ultime “peripezie”, tanto per utilizzare un pietoso eufemismo. Malgrado Pellegrino e Guerini abbiano fatto di tutto per “ovattare” la squadra da tutte le voci circolanti nell’ultima settimana in città, la realtà dei fatti, il "campo unico giudice" ha detto che questa squadra non è riuscita a reggere le pressioni, al di là dei valori tecnici e tattici che potrebbe esprimere. Se a ciò aggiungiamo alcune scelte iniziali non particolarmente felici di Baldini e un arbitraggio da barzelletta, otteniamo questo 3-1 che qualifica meritatamente i “satanelli” foggiani al secondo turno, da giocarsi a Bari contro i “galletti” di Auteri. Il fratello di Keita Baldé, Ibou,è parso un incrocio tra Henry e Weah, quindi, non solo per colpe “tecniche” dei vari Giosa o Silvestri, bensì (soprattutto) per un chiaro frastornamento generale ascrivibile alle problematiche societarie mostrato dagli etnei fin dai primi minuti del match, sebbene poi, per buoni venti minuti della ripresa, si sia tentato un recupero, più con i nervi che con la testa. Si conclude, così, una stagione che, sotto il profilo tecnico, date le premesse, può essere giudicata positiva, al di là della legittima amarezza dell’uscita alla prima gara degli spareggi promozione. Obiettivamente, con questi “chiari di luna”, anche passando il turno, al “Menti” le possibilità di accedere alla fase nazionale sarebbero state minime; pertanto, il “danno” appare relativo. L’errore più grande sarebbe, adesso, abbandonarsi al solito, catanesissimo, “tutti a casa”, la solita solfa di sempre. La sconfitta rimediata contro il Foggia non può mutare i giudizi complessivi. Questa squadra ha una buona base cui aggiungere forza e qualità per poter lottare ai vertici in questa categoria. Tuttavia, attenzione, su quali basi? Sta tutto lì il “busillis”, ora più che mai. Alla Sigi è demandato un compito da far tremare le vene e i polsi: spiegare (lo si farà martedì a Torre del Grifo in una attesissima conferenza stampa) dettagliatamente, senza infingimenti, alla città, quale sia lo stato dell’arte “hic et nunc”, dall’offerta “irricevibile” di Tacopina alle prospettive finanziarie, dall’eventuale ingresso di nuovi soci al pagamento di scadenze/iscrizione e al progetto tecnico che, in una piazza come Catania, non può che voler dire “lottare per la promozione diretta”. Otto anni di C, un record, troppi… Foggia, più gamba, più testa Fin dalle prime battute della partita si è compreso come i rossoneri pugliesi avessero maggior birra in corpo e testa più libera. Il 3-5-2 di Marchionni, impostato su di un centrocampo robusto (molto bene Rocca), due “quinti” (Kalombo e De Jenno) pronti a fluidificare e una coppia d’attacco ben assortita (Baldé-Curcio), ha messo in scacco il 4-3-3 “quasi titolare” di Baldini (in buona sostanza, assente il solo Russotto), incapace di far gioco in mezzo, dove il solo Maldonado è parso in palla, nonché poco brillante sulle corsie laterali, dove Calapai e Pinto hanno disputato la peggior prova degli ultimi mesi, Piccolo è sembrato in evidente ritardo di condizione e la scelta di Reginaldo per Golfo (autore di una doppietta la settimana prima alla stessa difesa rossonera) non ha fornito i frutti sperati. Anche il rientrante Sarao ha pagato lo stop plurisettimanale, mostrando poca reattività sotto porta. Il gol in ripartenza di Baldé al 34’, complice un patatrac di Giosa, non può, dunque, stupire, così come la mancata reazione dei rossazzurri, incapaci di costruire azioni da rete. Nella ripresa, l’ingresso di Zanchi per il deludente Pinto e una predisposizione al pressing più marcata, illudono in direzione di una “rinascita” del Catania che, però, si infrange sulla clamorosa palla gol fallita da Reginaldo da due passi su cross di Dall’Oglio e sul susseguente palo di Maldonado (nettamente il migliore dei suoi). Una squadra che vuole andare avanti nei playoff non può permettersi tali errori. Errori che si pagano irrimediabilmente, come antica legge del calcio impone: al 64’ Curcio approfitta dell’ennesimo errore della coppia centrale difensiva etnea, si invola verso Martinez e lo batte in uscita. La partita, in pratica, finisce lì, sebbene i cambi offensivi di Baldini (dentro tutti gli attaccanti, da Di Piazza a Golfo a Manneh) e, al 68’, la punizione dai 30 metri dell’irriducibile Maldonado, complice una “papera” clamorosa di Fumagalli, riaccendano sopite speranze, spezzate inesorabilmente da un arbitraggio barzellettesco (incredibile un rigore non fischiato per nettissimo fallo in area su Dall’Oglio, nonché tanti fischi “a caso” da parte del signor Maranesi di Ciampino) e dall’ennesima fulminea ripartenza di Baldé che, al 72’, va via a Silvestri e batte ancora una volta da due passi l’estremo difensore spagnolo del Catania. Il resto, sostanzialmente, è solo frustrazione, tristi recriminazioni arbitrali e delusione profonda al triplice fischio finale che sancisce la fine della settima, consecutiva permanenza nell’inferno della terza serie per il glorioso Elefante etneo. Un solo imperativo categorico: chiarezza Ribadiamolo con forza: ora serve solo profonda sincerità nei confronti dei tifosi. Bisogna “riportare fedelmente e chiaramente” alla città come stiano le cose e cosa si stia facendo per salvare e rilanciare il Catania 1946. La Sigi dice che non si fallirà, bene: espongano dettagliatamente il “come” e il “perché”. Solo così sarà possibile far comprendere a un tifoseria stanca e delusa il (legittimo) rifiuto di una qualsiasi proposta che, sulla carta, comporterebbe comunque la salvezza della matricola. Let's go, Liotru, let's go! Max Licari (calciocatania.com)
Oggi più che mai SIGI ha bisogno di fatti. E di fatti è il caso di parlare. Il 23 luglio 2020, il Calcio Catania 1946 è stato salvato dal fallimento. Gli imprenditori e i professionisti catanesi che hanno creduto in questa iniziativa hanno messo il cuore, prima dell'investimento. Chi dovesse sostenere il contrario è in evidente mala fede. I 50 milioni di euro di debiti, indicati dalla precedente gestione alla procedura fallimentare, sono divenuti 65 milioni dopo appena qualche giorno di controlli e la differenza non è poca. Questi sono fatti a cui si aggiunge l'immissione dei soci SIGI nel Calcio Catania di oltre 6 milioni di euro. Il COVID 19 e la chiusura degli stadi, per l'intero campionato, la chiusura di Torre del Grifo, l'allontanamento di sponsor e la drastica riduzione della pubblicità e del merchandising sono fatti imprevedibili e inaspettati a luglio 2020. Eppure, nonostante tutto, nessuno stipendio è stato pagato in ritardo e nessun adempimento gestionale è stato omesso. In una situazione normale tutto questo non costituirebbe un vanto, in questa situazione eccezionale, anche cose normali come queste assumono una connotazione speciale. Poi è arrivato Joe Tacopina e con lui la giusta speranza di rilanciare il Calcio Catania. SIGI ha subito manifestato la disponibilità "a cedere il passo" confidando in un glorioso futuro dei colori rossazzurri. Il preliminare firmato a gennaio, ed è un fatto anche questo, costituiva l'inizio di una nuova avventura; le parti hanno assunto obblighi reciproci, nel contesto di una situazione contabile ereditata, come detto, drammatica. I tempi di risposta dai creditori istituzionali sono andati ben oltre ogni ragionevole e pessimistica previsione; nessuno dei contraenti può essere dichiarato responsabile di tali ritardi. Oggi SIGI ha posto un ordine contabile interno e una riduzione dell’esposizione debitoria senza precedenti, per i tempi a disposizione; nonostante questo, ancora alcune risposte non sono giunte. Ai fatti va aggiunto che anche l'entourage di Joe Tacopina si è stancato dei tempi di attesa istituzionali, non dipendenti da SIGI. Oggi SIGI attende una nuova proposta da Tacopina, ma i tempi sono minimi. Non possiamo perdere più tempo. SIGI concluderà la stagione e pianificherà la prossima con serietà, con senso di responsabilità e con investimenti che renderanno giustizia all’impegno da tutti profuso, con Tacopina o con altri importanti finanziatori, poco importa. Catania, tutta la SIGI e i catanesi non mollano. Il Calcio Catania 1946, matricola 11700, non fallirà; dispiace per coloro che auspicano il contrario. Il pensiero di un "nuovo" Catania è assolutamente abominevole, non è minimamente ipotizzabile. In conclusione di questa nota, il fatto più importante. Il Catania ha concluso la stagione al quinto posto sul campo, ha costruito un gioco di tutto rispetto e se la giocherà fino alla fine nonostante le molteplici ingiustizie subite; tuttavia, i provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, come le partite dell’ultima giornata di campionato, non bisogna commentarli. I ragazzi che scenderanno in campo sono lo specchio del Calcio Catania; lotteranno fino alla fine, contro tutto e contro tutti, perché crederci è più che doveroso. Il Catania è una cosa seria e noi ne siamo ben consapevoli. 7.5.2021
“Tantissimi auguri al mio Catania. Quanti ricordi belli in 3 anni. Mio figlio Bautista nato a Catania fino a sfiorare l’Europa, 12 argentini in squadra. Indimenticabile”. Così il grande ex calciatore rossazzurro Alejandro Gomez augura buon compleanno al Calcio Catania, non dimenticando mai la sua esperienza alle pendici dell’Etna caratterizzata da oltre 100 apparizioni, 18 gol e 17 assist. Oggi il Papu milita nel Siviglia ed ha festeggiato, nei mesi scorsi, la vittoria della prestigiosa Coppa America con la Nazionale argentina.
Capitani di ieri, capitani di oggi. L'augurio social di Mariano Izco, argentino "naturalizzato" catanese: "Dalla gloria della Serie A ai campi fangosi della C. Ne abbiamo vissute 260 insieme, una piccola parte della tua storia, una grande parte della mia vita".
Dall'Argentina ai piedi dell'Etna, arriva veloce, via social, il messaggio del "più" Pablo Barrientos, corredato da una serie di immagini del suo periodo in rossazzurro: "Tanti auguri Calcio Catania!!!! Grazie per avermi permesso di far parte della sua storia
L'ex allenatore del Catania Gianni Di Marzio, nel giorno del 75° anniversario dalla fondazione del club ha detto la sua a 24 settembre Il passato, il presente e il futuro del Catania, raccontato da un‘autentica icona per il club siciliano. Gianni Di Marzio, artefice della storica impresa della promozione in Serie A nel 1983, ha rilasciato in esclusiva un’intervista alla redazione di ItaSportPress.it, in cui è emerso tutto il suo attaccamento alla piazza, oltre al grande dispiacere per la situazione attuale. Il suo amore è rimasto invariato, quarant’anni fa come oggi; quando il Catania taglia il traguardo di ben 75 primavere.
SE LE DICO “CATANIA” COSA LE VIENE SUBITO IN MENTE? “Lo spareggio del 1983 con 40mila catanesi a fare il tifo per noi all’Olimpico di Roma. Facemmo un’impresa! Ci seguirono fino all’aeroporto e ricordo che non dovemmo partire in ritardo. Poi, quando tornammo a Catania, ne trovammo in ugual numero ad aspettarci. Gente straordinaria”. QUALE FU IL SEGRETO DELLA VOSTRA IMPRESA? TORNASTE IN SERIE A DOPO OLTRE VENT’ANNI! “Non era una squadra di figurine Panini come alcuni club tendono a costruire adesso. Una volta era diverso. Adesso si parla degli “allenatori-manager” inglesi, ma non si inventano nulla di nuovo”. IN CHE SENSO? “Sarebbe la normalità, perché trent’anni fa il calcio era così. Erano gli allenatori che, giustamente, si costruivano le squadre. Eravamo sia tecnici, sia direttori sportivi. Quel Catania lo creai io, scegliendo calciatori compatibili tra loro per caratteristiche calcistiche e caratteriali: puntai sui vari Mastropasqua, Ranieri, Mastalli… Li avevo studiati e li conoscevo a perfezione. Per questo volli quei giocatori con me in quella squadra. La storia dice che non mi sbagliai”. E’ UN MODUS OPERANDI DIFFICILMENTE ESPORTABILE NEL CALCIO ATTUALE? “Assolutamente no, perché alla fine si tratta di fare semplicemente le cose fatte per bene. Nulla di più e nulla di meno. Guardiamo, per esempio, al Sassuolo di De Zerbi: ha fatto cose incredibili perché è stato lui a scegliersi i giocatori sui quali puntare, con la società che lo ha supportato”. HA MANTENUTO LEGAMI CON LA PIAZZA? “Eccome! Io ho la residenza a Catania. Amo la città e i catanesi. Ho una bella casa in un condominio con una piscina olimpionica. Per me Catania è la Miami di Italia. Ma poi c’è un’altra cosa che mi colpisce ogni volta”. CHE COSA? “Che la gente mi ferma per strada e mi ringrazia ancora per la promozione del 1983. Non solo i più anziani, ma anche i ragazzi giovani: è un racconto che si è tramandato di generazione in generazione”. OGGI INVECE IL CATANIA È IN UN MOMENTO DI GRANDE DIFFICOLTÀ… “Perché hanno fatto tutto il contrario di tutto quello che facemmo noi oltre trent’anni fa. Troppe scelte sbagliate hanno portato a questa situazione”. NONOSTANTE TUTTI GLI SFORZI PER IL MANTENIMENTO DELLA MATRICOLA? “Secondo me era meglio ricominciare da zero, con un progetto ambizioso, giovane e sul lungo termine. I tifosi lo avrebbero capito. Non c’è la disponibilità economica per mantenere la categoria, questo mi sembra evidente”. IN QUESTE SITUAZIONI QUAL È L’INGREDIENTE NECESSARIO PER COMPATTARE IL GRUPPO E REAGIRE RISPETTO A QUANTO ACCADE ALL’ESTERNO? “Io sono molto pessimista. Non mi sembra un gruppo ben amalgamato. Eppure si poteva prendere esempio da tante realtà limitrofe. Si guardi per esempio al Cosenza: non c’era chissà quale budget di partenza, ma Goretti ha costruito una buona squadra e, fin qui, stanno stupendo”. GAETANO NICOLOSI HA RESPONSABILITÀ IN TUTTO CIÒ? “Nicolosi è una brava persona, non agisce in cattiva fede. Lui non può nulla. Purtroppo la situazione è questa e bisogna fare i conti con la realtà”. QUALE DEVE ESSERE L’OBIETTIVO STAGIONALE DEL CATANIA? “Ribadisco che hanno salvato la matricola, ma conveniva ripartire da zero. Il Catania, insieme al Monopoli, è l’unica squadra che non è riuscita neanche a pareggiare soltanto una partita… Io credo che il supporto dei tifosi potrebbe essere l’unica chiave per provare a uscirne. Già dalla prossima partita contro il Catanzaro… Bisogna scendere in campo in primis per loro”.
EX ROSSAZZURRI – Bianchetti: “Catania, meglio fallire. Troppi debiti e stagione deludente…” TUTTOCALCIOCATANIA.COM 3 luglio 202152055 Salvo Bianchetti Una ventina d’anni trascorsi in rossazzurro da allenatore delle giovanili fino alla prima squadra in Serie C1 per Salvatore Bianchetti, provando svariate emozioni come il famoso derby di Palermo vinto negli anni ’90 per 2-0 dall’Elefante. Bianchetti è intervenuto nel corso della trasmissione televisiva ‘SalaStampa’, su PrimaTv, soffermandosi sulla situazione societaria del Catania: “E’ strano che si debba fare una raccolta fondi verso i tifosi. Significa che in questo momento chi gestisce la società fatica ad avere i fondi necessari per andare avanti. Sarebbe stato meglio ripartire dalla D come hanno fatto Parma, Bari, Napoli, Venezia, Fiorentina, Palermo e tante altre che erano in difficoltà. Se il Catania lo avesse fatto la scorsa stagione, probabilmente già quest’anno sarebbe stato in Lega Pro e senza debiti. I debiti sono troppi, chiunque si avvicini al Catania si spaventa. Il Catania è ancora in Lega Pro e questo non va bene. La nuova dirigenza ha avuto dei meriti ed ha salvato il titolo, ma la stagione recentemente trascorsa è stata una delusione“. “Ho visto la partita persa in casa contro il Foggia, Catania deludente che poteva e doveva fare di più dopo essere partito bene in campionato. Voto 5 alla stagione rossazzurra. Qualcosa non ha funzionato, la squadra sulla carta non era male. Tecnicamente il Catania era anche più forte dell’Avellino e dotato di cambi importanti, ma forse gli irpini hanno dimostrato di essere più di categoria con un’aggressività superiore. Il nuovo tecnico aveva messo Maldonado in mezzo al campo finalmente, mossa che ha dato i suoi frutti. E’ mancata un pò di ‘cazzimma’ secondo me”. “Ora il Catania dovrebbe ripartire da gente come Silvestri, lo stesso Maldonado, Sarao che è un giocatore di categoria, dal fisico possente e con senso del gol. La società ha lavorato bene fino ad un certo punto, ma una città come Catania non può rimanere ancora in terza serie. Sono realista, proseguendo con questa situazione debitoria non si va da nessuna parte. Azionariato? Si organizza nel tempo un’iniziativa di questo tipo. L’azionariato popolare ha un senso se un club sta bene, allora dai un ulteriore aiuto. Ma in questa situazione non puoi risolvere mai il problema, perchè i debiti elevati restano. Comunque mi aspetto che il Catania attinga dal mercato degli svincolati ma sarà ancora più difficile l’anno prossimo il campionato, in quanto si preannuncia un girone C molto competitivo”.
Questioni chiuse & questioni aperte (a cura di Alessandro Russo). Il calcio Catania non c'è più epperò ora c'è il bando e si spera che non ci siano più i banditi. Il bando delle ciance invece lo abbiamo già fatto. Rimane il problema di Gravina che non è collegato al persistente traffico mattutino sullo svincolo autostradale ma al fatto che al signor Gabriele, di anni sessantotto e di professione presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, potrebbe non andar giù chi si aggiudicherà questo benedetto bandolo della matassa. Ho scritto poco fa “benedetto” e non me ne vogliano gli amici lettori se involontariamente ho celebrato il nome di battesimo di uno che non accende belle rievocazioni all’ombra del pennacchio etneo fumante. Peraltro qui di questo tizio qua, fortunatamente, si è persa ogni traccia, laddove disgraziatamente numerose sono le impronte di Nino e di qualche altro ancora. Mi tocca precisamente aggiungere che dalle nostre parti sussistono anche ora sia le orme di Gaetano che quelle di Giovanni e ce ne è financo qualcuna pure di Pietro e anche di Riccardo. C’è chi, nevvero, mi assicura di avvistamenti sospetti a Torre del Grifo, ma c’è pure qualcuno che giura e spergiura che le presunte apparizioni di costoro, tutti insieme o una per volta, sarebbero avvenute a Catania centro nel popoloso quartiere di Cibali: perdindirindina. Chi invece ogni giorno legge il nostro quotidiano sa per filo e per segno tutto quello che c’è da sapere su chi e su cosa si stia muovendo, cioè nulla. Il calcio Catania, dicevo, non c'è più e venti giorni orsono al “Viviani”, in quel di Potenza, per l’ultima volta ha giocato a pallone pareggiando per due a due una partita conclusasi poi in rissa. Ma, qualche giorno dopo, a fallire e a esser cacciata dal campionato non è stata solo una storica società sportiva ma un’intera città insieme alla sua squadra di football, alla sua amministrazione comunale senza sindaco e a tutta una serie di incapaci tra gli addetti ai lavori. Adesso lasciamo perdere una volta per tutte le polpette, colui il quale le prepara e chi ce le porge a tavola; mettiamo da parte vecchi dilemmi e annose preoccupazioni, passiamo piuttosto alle buone nuove. Basta, per favore, scrivere e parlare di transazioni americane e di interlocuzioni arabe, nessuno vuol qui più saperne di sponsorizzazioni maltesi e di investitori inglesi: bonu chiui. Nel più breve tempo possibile il calcio Catania risorgerà, me lo ha appena confidato un mio collega ortopedico che si chiama Angelo e che mi dice che in sogno gli è apparso mio nonno che poi si chiama proprio come lui. Ordunque possiamo ora dormire sonni tranquilli perché le cose andranno finalmente come devono andare, sarebbe a dire nel verso giusto e quindi per il meglio. Ciò significa che tra un paio di mesi, tre al massimo, tantissimi catanesi sventoleranno fieri la bandiera rossazzurra in tribuna B o nelle due curve del Massimino. Non importa più niente a nessuno di loro della matricola né della categoria, qua si tratta di salvare la faccia. L’unico sistema per far ciò è vedere facce nuove, possibilmente quelle di gente seria che vorrà investire denaro liquido sulla sola cosa che ci resta, che poi e quella più importante e cioè la nostra passione. Mi accingo a chiudere la quarantunesima puntata di Cosi di Catania (calcio), nondimeno mi accorgo che ci sarebbe ancora altro da dire; chiedo ordunque aiuto a tre “storici” amici. «La faccia– attacca Roberto Quartarone – l'abbiamo già persa tutti quando ci siamo divisi in pulvirentisti, matricolisti, tacopinisti, sigisti, mancinisti e antagonisti vari. Avremmo dovuto vigilare e creare una coscienza critica contro gli avvoltoi che negli anni hanno razziato la maglia rossazzurra e i nostri sogni. Ora ci vorrebbe un imprenditore forte, che voglia fare i suoi interessi ma almeno con mezzi e obiettivi seri. Solo questi potrebbe raccogliere i cocci, spazzare via i dissensi ed evitare che domani ci ritroviamo di nuovo divisi tra tre o quattro squadrette che nulla avranno a che vedere con il nostro amato Catania.» «Ale, scusami – così Salvo Giglio- ma sono pochissimo ispirato. Le vicende catanesi farebbero passare la voglia dì parlare dì calcio persino a Galeano, Soriano o Nick Hornby.» «Il disastro–chiude Filippo Fabio Solarino- lo avevamo preconizzato otto anni fa. Siamo stati irrisi dalla gran parte dei tifosi ma si è tristemente conclamato. Un disastro con tanti padri: dall’attore principale, l’ormai ex imprenditore Pulvirenti, a una tifoseria disposta a compromessi con personaggi improponibili pur di vedere ancora la squadra in campo. Alla S.I.G.I. che ha illuso tutti senza avere i mezzi per un’impresa impossibile, a un tribunale che, con una scelta incomprensibile, nel luglio 2020 le assegna senza piano industriale una società irreversibilmente decotta. In ultimo una stampa che per anni ha nascosto la polvere sotto il tappeto per non inimicarsi la società. Sul futuro non mi faccio illusioni, solo una proprietà forte che non accetti compromessi con i soliti cascami del passato tutt’oggi galleggianti, potrà salvarci da un futuro calcistico che si prefigura difficilissimo.»
http://calciocatania.com/articoli/articoli.php?Cosi-di-Catania-calcio-Gravina-and-dintorni-9802
GRAZIE RAGAZZI!
Alcune delle tappe della fine del Calcio Catania.
📌 20 MAGGIO 2013: Pablo Cosentino, procuratore sportivo che non ha mai avuto esperienze dirette alla guida di società calcistiche, viene annunciato come nuovo vicepresidente del Calcio Catania. I rossazzurri hanno appena concluso una stagione esaltante in cui hanno sfiorato l'Europa League e hanno firmato il proprio record di punti in Serie A. 📌 12 MAGGIO 2014: al termine di una stagione fallimentare, il Catania retrocede in Serie B dopo otto anni nella massima categoria. Cosentino (nel frattempo diventato amministratore delegato) viene confermato. 📌 23 GIUGNO 2015: al termine di un'altra stagione fallimentare in cui si evita una nuova retrocessione, scoppia il caso "I Treni del Gol" per il tentativo di combine (da parte dei vertici del Catania e di altri soggetti) di alcune partite del campionato appena concluso. Nel giro di poco tempo, il Catania viene retrocesso in Lega Pro. A Pulvirenti e Cosentino viene dato il Daspo. 📌 9 GIUGNO 2016: Pietro Lo Monaco torna al Catania per tentare di risanare il club e annuncia di puntare alla Serie A in 4-5 anni (ma con apertura anche a possibili acquirenti). 📌 1 AGOSTO 2018: dopo aver perso la semifinale playoff (nella terza stagione consecutiva in Serie C), viene festeggiato un ripescaggio in Serie B in realtà mai ufficializzato. 📌 26 NOVEMBRE 2019: Pietro Lo Monaco, dopo aver millantato per mesi grandi progressi nel rilancio economico e sportivo del Catania, annuncia le proprie dimissioni da amministratore delegato e in conferenza stampa si "scaglia" contro giornalisti e tifosi. 📌18 MARZO 2020: vista la grave crisi in cui versa, Finaria SpA richiede il concordato preventivo al Tribunale di Catania. 📌 28 APRILE 2020: dopo gravissime accuse della Procura di Catania sulla gestione delle sue proprietà, Nino Pulvirenti abbandona definitivamente il Cda del club rossazzurro. Vengono avviate interlocuzioni per la possibile cessione della società ed il Tribunale indice un'asta pubblica. 📌 16 LUGLIO 2020: il Tribunale di Catania dichiara inammissibile la richiesta di concordato preventivo e decreta il fallimento di Finaria. 📌 23 LUGLIO 2020: Sigi (Sport Investment Group Italia SpA), formata da imprenditori locali e che ha in Giovanni Ferraù e Gaetano Nicolosi le due figure di maggior riferimento, si aggiudica il bando per la cessione del Calcio Catania, diventando la nuova proprietaria. 📌 7 SETTEMBRE 2020: Sigi presenta il logo 11700 con cui celebra il salvataggio della matricola e presenta le iniziative per la nuova stagione. 📌 16 GENNAIO 2021: l'imprenditore americano Joe Tacopina firma con Sigi il contratto preliminare d'acquisto del Calcio Catania. Per la conclusione del contratto, Sigi si impegna a ridurre o dilazionare i debiti, in particolare quelli nei confronti del Credito Sportivo, dell'Agenzia delle Entrate e del Comune di Mascalucia. 📌 11 MAGGIO 2021: Sigi annuncia che la trattativa con Tacopina si è raffreddata e che la cessione, salvo novità, è saltata. Garantisce tuttavia la volontà di andare avanti nella gestione del club. 📌 12 OTTOBRE 2021: dopo mesi di grandi incertezze sul futuro del Catania, salta la ricapitalizzazione da parte dei soci, anche a causa dei tanti conflitti interni a Sigi. 📌 22 DICEMBRE 2021: il Tribunale dichiara fallito il Calcio Catania SpA. Scompare la matricola 11700. Viene avviato l'esercizio provvisorio da parte della curatela fallimentare in vista di una possibile asta per la cessione del ramo sportivo, per mantenere titolo e categoria. 📌 15 MARZO 2022: l'FC Catania 1946 Srl di Benedetto Mancini risulta l'unica società a presentare un'offerta d'acquisto per il ramo sportivo del Calcio Catania, dopo che le prime due aste erano già andate deserte. 📌 8 APRILE 2022: il Tribunale dichiara decaduta la trattativa per la cessione del club, vista l'assenza di Mancini alla firma del rogito giorno 4 ed il mancato versamento dell'importo previsto. 📌 9 APRILE 2022: il Tribunale dichiara chiuso l'esercizio provvisorio. Il Calcio Catania scompare definitivamente.
GLI AFFETTUOSI MESSAGGI DI SALUTO
IZCO Ho provato a parlare davanti ai nostri tifosi, ma non ce l’ho fatta. Ho pianto e basta. Avrei voluto dirvi mille cose, ringraziarvi di tutto, esprimervi la mia gratitudine per esserci stati sempre, condividere con voi la rabbia per alleviare un senso di vuoto che difficilmente andrà via. Catania ha perso qualcosa di troppo importante, di troppo grande: un gruppo fantastico, una famiglia, gente genuina, giovani vogliosi di imparare, ascoltare e sacrificarsi. Gente che non ha mai guardato al singolo ma che ha sempre messo il gruppo davanti a tutto e tutti. Catania ha perso uno staff incredibile, dai magazzinieri a tutti gli impiegati di Torre del Grifo, gente che non cambierà squadra per continuare a lavorare, gente che dovrà reinventarsi in un nuovo lavoro. Il Catania ha perso professionisti esemplari stimati in tutta Italia. Catania ha perso un intero movimento calcistico, il sogno di qualsiasi bambino nato o cresciuto ai piedi dell’Etna. Eppure, nello stesso giorno in cui il abbiamo perso tutto, abbiamo vinto ancora. Guardate quante gente, anziani e bambini, uomini e donne a dare un saluto, ad intonare un coro. Ditemi se non è una vittoria questa. Nel giorno della fine sembrava di vivere una festa per la promozione. È questa la forza di Catania, rinascere nei momenti peggiori, più forti di prima. Non ho dubbi che questo accadrà, e chiunque lo vorrà, mi troverà sempre schierato a combattere per i colori di casa mia. Per sempre rossazzurro, Mbare Mariano.
PROVENZANO “Ho fatto passare qualche giorno perché ancora adesso non riesco a metabolizzare quanto è successo. È stato un anno di sacrifici ma pieno di emozioni e soddisfazioni. Nessuno potrà toglierci ciò che di buono abbiamo fatto e il legame che si è creato con la città e i tifosi catanesi. Rimarrà sempre il rammarico di non aver completato quanto di buono costruito e la possibilità di giocarci i meritati playoff. Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine, i miei splendidi compagni, il mister, lo staff tecnico, sanitario e i nostri tifosi per questo anno bellissimo ..ma non doveva finire così! Grazie Catania”.
RICCHIUTI "È una notizia bruttissima, sparisce una società con una vera storia dietro. Non una storia recente, non una storia qualsiasi. Parliamo di un club che era in Serie A. È la fine di una matricola, una squadra così importante per una città altrettanto importante, come Catania. È ingiusto far morire così una squadra. Significa che dietro hanno fatto delle cose troppo brutte, ormai non più riparabili. È giusto ripartire con persone nuove, son certo che chi arriverà saprà riportare il Catania dove merita di stare, per la storia del club e per il pubblico. Qualcosa non ha funzionato. Non ho trovato giusto interrompere il campionato a tre giornate dalla fine, dovevano sospendere il Catania prima o direttamente al termine. È come allungare la vita a un malato per poi lasciarlo morire all'improvviso. Non puoi stroncarlo così. Questi ragazzi hanno dato tutto. La società non c’era, ma loro erano lì, nonostante le difficoltà. Scendevano in campo e davano l'anima per quella maglia. Quei ragazzi meritavano, da parte della Federazione, più attenzione e rispetto. C'è qualcosa che voglio dire ai tifosi. Li ringrazierò per sempre per tutto l’affetto che hanno verso di me. Loro ora si ritroveranno in una categoria più bassa. Ma io lo so, loro saranno lì. La squadra è la loro, la seguiranno da tutte le parti, ovunque, non la lasceranno mai. Perchè Catania è così, i tifosi del Catania sono così. Sono loro che prendo le delusioni più grosse, ma ci saranno sempre. Ho ricordi talmente belli che non me ne viene in mente uno brutto. È stato un crescendo di emozioni. È stato come avere un figlio che lo osservi mentre cresce e migliora. E questo mi rendeva sempre più orgoglioso.”
TUCCI DI MARZIO “Abbiamo scritto insieme la storia del Catania e nessuno potrà cancellare quei meravigliosi momenti e queste fantastiche immagini: adesso, per rispetto nei confronti della città, ricostruite con serietà un futuro all’altezza del glorioso passato”.
LO PORTO “Il fallimento del Calcio Catania Spa prima, la conclusione anticipata del campionato per la squadra rossazzurra poi, non sono cronaca, ma storia. Sarebbe errore di memoria e di onesta attribuire colpe eccessive a Benedetto Mancini, solo l’ultima figura grottesca che si è seduta in Tribuna Vip al “Massimino”. Prima di lui le rane della SIGI che volevano apparire buoi, più sprovveduti che arroganti. E prima ancora la gestione scriteriata, quella della polvere sotto il tappeto, degli ultimi anni della ricreata strana coppia Pulvirenti-Lo Monaco. La fine del Catania, sancita oggi, inizia con la retrocessione in Serie B decretata sul campo e poi con quella in terza serie decisa dalla giustizia sportiva e, ancora, dai Treni del gol che hanno prodotto una macchia indelebile, visibile sulle maglie rossazzurre fino all’ultima partita giocata. Tanti gli attori e gli spettatori di una sorta di via crucis durata anni, snodata sul sentiero di una dolorosissima farsa”.
PELLEGRINO E’ andato perso anche il valore tecnico di questi calciatori, che avevano già attenzioni di grandi club. Questo mi rammarica moltissimo. Annullato anche il settore giovanile, da cui avremmo preso spunto per le stagioni a venire. Oggi è una brutta giornata per tutti”.
PANTANELLI “Parlo poco e scrivo ancora meno. Ma insieme siamo tornati a fare “calcio” quello vero, quello in cui amore e passione sono tutto. Avete riacceso il fuoco e per questo vi sarò sempre grato. L’abbraccio più grande è per tutto lo staff e in particolare a Francesco Baldini, Luciano Mularoni, Davide Bertaccini e Diego Gemignani. A volte sai già come andranno le cose ma speri fino all’ultimo che possa cambiare persino l’evidenza. Ero qui nel giorno più felice della storia del Calcio Catania e mai avrei pensato a questo epilogo. Ma una storia d’amore come questa non può finire mai…”.
BALDINI “Noi abbiamo semplicemente onorato la maglia fino all’ultimo giorno. Voi non avete visto come si sono allenati questi ragazzi l’ultimo giorno, prima che ci dicessero che fosse finita. Non avevo nessun dubbio di come sarebbe finita la partita, visti gli allenamenti. Noi andiamo via, perché i giocatori e gli allenatori passano, è quello che avete detto voi. Vi vogliamo mettere in mano la responsabilità di una città, di una squadra, di una fede, perché voi siete i padroni di questa fede, siete i migliori custodi. Voi potete farlo, noi andiamo via, è il nostro lavoro, io sono toscano… mentre voi rimanete. Non permettete più mai a nessuno di far accadere quel che è successo, perché è triste per voi e per tutti noi. Nessuno di noi è mai andato a cena coi giornalisti o con qualcuno di voi. Quel che abbiamo fatto non è stato fatto per piaggeria, ma perché sentivamo di farlo. Spero che questa cosa vi faccia capire che ci sono dei ragazzi che non pensano solo ai soldi. Siete custodi di questa fede!” Secondo me noi abbiamo rotto le uova nel paniere a tanti che avevano magari altri interessi, impegnandoci al 100% arrivando a 48 punti essendo dentro i playoff in questo momento , quindi secondo me nessuno si immaginava che la squadra potesse arrivare a questo punto e abbiamo rotto le uova nel paniere a qualcuno che avrebbe preferito tutto questo e preferito prendere il Catania in Serie D e avrebbe preferito che sparisse una storia del genere. Lascio ai tifosi la guardia di questa fede. Tutto fatto per puro amore, per il calcio e per questa città.
PAOLUCCI "Sono giorni brutti, ancora sono un po' stordito da quanto è successo. Una città e un tifo del genere non doveva scomparire... Impossibile cancellare però i ricordi che quella realtà ha tramandato e sono orgoglioso di averne fatto parte. Oltre la squadra di Civitanova, è l'unica che abbia mai tifato. Sono veramente triste, la terra è già martoriata e aveva nel Catania il suo senso di rivalsa. Conosco i catanesi e il loro cuore, risorgeranno dalle ceneri com'è scritto sulle porte della città. Torneranno, ci vorrà tempo e la ferita è grande. La cosa che mi ha fatto arrabbiare è sapere di certi pupazzi che hanno inscenato tragicommedie che non dovrebbero avere nulla a che fare con il calcio e che purtroppo sono ricorrenti. Non si capisce come siano sempre gli stessi a girare lì intorno, mi ricordano vecchi politici italiani... Il Catania era una realtà in grande difficoltà ma di enorme dignità, vedere certi proclami è stata veramente una grande mancanza di rispetto. Per il resto so che torneranno e io, per Catania, ci sarò sempre".
ROSAIA ..Mi sembra di vivere un Sogno….eh già, perché così per tanti mesi è stato…un sogno bellissimo, da cui speravo di non dovermi svegliare mai. Noi e Voi, una Città intera, quel legame indissolubile che si è creato…le Vittorie, le Sconfitte, tutto era magico. Sembrava davvero un sogno….avevamo ancora tanto da fare insieme ma tutto ad un tratto, è diventato un grande incubo. Abbiamo fatto ogni singolo passo insieme, sudato e onorato la maglia… all’improvviso, FINE dei giochi..” Difficile rialzare subito la testa, ma con l’amore incondizionato per questi colori sarà tutto più semplice… Volevo ringraziare la Città, le splendide persone che ho conosciuto nel piccolo paese in cui ho abitato con la mia Famiglia ci hanno riempito di affetto…come se fossimo diventati una famiglia allargata. Ho passato due Anni Indimenticabili, provando emozioni e gioie fortissime ed anche delusioni da cui siamo sempre ripartiti insieme. Ho avuto l’Onore di rappresentare la Città, con la fascia di Capitano di Mariano Izco, bandiera e uomo vero…è stato motivo di responsabilità ed orgoglio per me. Se sono qui a salutarvi oggi, e diventato ciò che sono…lo devo anche al Mister, la nostra guida, ed il suo Staff encomiabile…siete nel mio cuore. Per continuare con lo staff sanitario, magazzinieri…sempre al nostro fianco. Ho conosciuto compagni, amici, UOMINI a cui voglio scrivere GRAZIE …abbiamo trascorso l’inimmaginabile insieme. A voi TIFOSI… GRAZIE; ci siete sempre stati vicini, ci avete incitato e rispettato nei momenti difficili, siete stati una spinta incredibile….porterò sempre nel mio cuore i brividi provati sotto la Nord, nessuno riuscira’ MAI a farmi dimenticare … MAI ! Non riesco a crederci, e’ il momento di salutare TUTTI voi, e’ stato un percorso non semplice ma indimenticabile…. Il cuore piange, ma il fuoco per ripartire ancora più forti fa parte del nostro DNA. Catania Tornerà Grande!
ZENGA Il Catania ? Mi si è aperta una ferita che adesso sanguina. Mi sembra tutto assurdo. Perché escluderlo adesso, con tre partite da giocare in casa e una a Palermo? Gli incassi non avrebbero potuto aiutare? Capisco se fosse successo due mesi fa, ma adesso proprio no, non è giusto. Mi dispiace tantissimo, non trovo le parole. Penso a Francesco Baldini e ai giocatori, ai sacrifici che hanno fatto per fare questo campionato. E penso ai tifosi, che perdono la loro squadra. Mi sono stupito anche io quando ho visto che nessuno si fosse interessato a rilevare una squadra del genere, con una tifoseria del genere. Ero in contatto con Joe Tacopina quando ha cercato di rilevare il Catania, speravo lo salvasse lui perché avrebbe di sicuro rilanciato il club . Spero che adesso si costruisca un progetto serio. Ricordi ? Io sono arrivato a 8 partite dalla fine e ci siamo salvati all’ultima giornata contro la Roma. La stagione successiva ci siamo salvati a 7 giornate dalla fine. Risultati incredibili, una passione pazzesca, giocatori che sono riusciti a raggiungere l’apice delle loro carriere. Io ho lasciato il cuore a Catania e oggi sono molto dispiaciuto: non doveva finire così.
ZEMAN "E' stata una situazione tipica italiana, ma noi siamo capaci di fare queste cose. Questo è un campionato irregolare ma poche cose sono corrette oggi nel calcio nostrano. E' l'ennesima gaffe che si poteva evitare, visto che siamo agli sgoccioli della stagione regolare e che, da quanto ho letto, c'era la piazza catanese, con imprenditori e sostenitori, pronti ad accollarsi la gestione societaria di quest'ultimissimo scorcio dell'annata con 35 mila euro raccolti. Ripeto che è un campionato irregolare, non è il primo e non sarà l'ultimo. Stavolta si è deciso di fermare tutto a tre partite dalla fine. Per la Federcalcio andava bene, ma il Tribunale ha deciso diversamente. Anche la Paganese ora non è più tranquilla e rischia di retrocedere. Io credo che i campionati si debbano fare sul campo e non deciderli a tavolino"
PINTO “Trovare le parole in un momento così buio e’ difficile.. la rabbia lo sgomento e la tristezza non possono però cancellare i ricordi, le emozioni, le gioie, le vittorie sofferte, le emozioni che una piazza del genere può regalarti..sono stati 3 anni intensi e complicati ma l’aria che si respira quando giochi per il Catania merita ben altri palcoscenici.. oggi si e’ chiuso un ciclo.. come nessuno avrebbe voluto, ma una volta che tocchi il fondo puoi solo risalire.. e sono certo che il Calcio Catania tornerà a splendere .. doveroso ringraziare tutta la gente che ci ha sempre sostenuto dal primo all’ultimo minuto in questa splendida avventura.. tutti i compagni che hanno condiviso gioie e dolori ogni giorno .. lo staff e la gente di Torre del Grifo che ha lavorato per noi dietro le quinte.. e’ stato un onore..”.
PAPU GOMEZ "Una città che mi ha accolto come un figlio. Una squadra che la chiamavano il piccolo Barcellona, un figlio catanese e 3 anni pieni di emozioni. Sento tanta tristezza e amarezza ma soprattutto rabbia perché il Calcio Catania non merita questa realtà. M i dispiace tanto e vi mando un grande in bocca al lupo per il futuro, augurando che sia un futuro migliore per tutto il popolo catanese. Per sempre un tifoso vostro. Papu.".
FURLAN "Pazzesco finisca così una STORIA come questa. Follia".
ZANCHI "Anche se non te lo aspetti, quando ti dicono è finita, la tristezza e la delusione sono infinite. Dalle mille difficoltà superate al legame incredibile con la città e la tifoseria che ha dimostrato un attaccamento unico, rimarranno indelebili nella nostra mente e nel nostro cuore tutti i momenti vissuti insieme. Sono orgoglioso di aver fatto la mia piccola parte nella grande storia di questa squadra. MELIOR DE CINERE SURGO".
RUSSOTTO “Se qualcuno mi facesse la fatidica domanda: ”Ne è valsa la pena?”..io risponderei : “Ne è valsa la pena….ne è vlsa veramente la pena!! Grazie ragazzi”.
CATALDI “Ci sarebbero centinaia di cose da scrivere per spiegare tutto quello che ha rappresentato per me questo gruppo, questa maglia e questa città – le parole su Instagram – È difficile in questo momento trovare le parole giuste la delusione è tanta, si era creato qualcosa di magico tra di noi che ci è stato strappato dalle mani, perché questo gruppo di UOMINI prima ancora che professionisti ha lottato sul campo onorando sempre la maglia, nonostante tutto quello che succedeva intorno. GRAZIE perchè non potró mai dimenticare l’affetto che ho ricevuto in quest’annata indimenticabile mi avete fatto sentire veramente a casa… ma GRAZIE sopratutto a voi che siete stati come una famiglia e avete reso tutto questo possibile e per i tanti momenti che porteró per sempre nel mio cuore come ricordi indelebili… mi auguro che tutto questo un giorno possa tornare dove merita “MELIOR DE CINERE SURGO”.
GRECO “Eccoci qua. Non so cosa dire se non grazie, qua a Catania e col Catania sono cresciuto molto – scrive su Instagram – Ho trovato un gruppo di persone che giorno dopo giorno sono diventati la mia famiglia. È brutto arrivare ai saluti soprattutto dopo questa esclusione a poco dalla fine di un’impresa ma nonostante tutto so che porterò quest’esperienza impressa nella mia mente per sempre, sono arrivato in punta di piedi e vado via consapevole del fatto che questa piazza mi ha aiutato a esprimermi in tutte le mie potenzialità. Grazie ai miei compagni, grazie allo staff tecnico, ma soprattutto grazie ai tifosi per avermi coccolato e incitato sempre dalla prima all’ultima partita. Porterò Catania e il Catania per sempre con me, GRAZIE e Forza Catania. U Muturinu”.
LODI “Ho letto la notizia ed è stata una cosa che non avrei mai voluto apprendere. I tifosi, la città, i giocatori e lo staff non meritavano questo epilogo. Quello che è successo non cancellerà mai quello che ha rappresentato per me indossare questa gloriosa maglia. Dai gol nel derby a quello alla Juventus, ecco questo nessuno potrà mai rimuoverlo nonostante la notizia. Mi auguro che adesso per il futuro del Catania ci sia un progetto serio e duraturo. Per chi vuole fare calcio ad alti livelli questa è la piazza migliore, perché c’è una città che negli ultimi anni ha sofferto e adesso ha bisogno solo di gioie. Il rapporto che ho con la città per me rimarrà intatto e ancora più forte. C’è stato amore dal primo giorno in cui ho messo piede allo stadio. Dopo questa notizia triste mi auguro che ci sia un futuro migliore“.
MORO “Non doveva finire così… Per la squadra che siamo – scrive l’attaccante –, per il gruppo che si è creato, per l’intera città di Catania! Abbiamo fatto il possibile per far continuare questa favola, ma purtroppo ci sono cose che vanno oltre le nostre competenze. Volevo ringraziare tutta la squadra e le persone che ci hanno circondato per come mi hanno fatto crescere sotto ogni aspetto. Un grazie anche a Catania per come mi ha accolto e per avermi fatto sentire parte di una grande famiglia. Mi mancherà esultare al Massimino, sotto la Nord, ma il calcio è anche questo!. Quello con Catania e i tifosi non è un addio, speriamo di rivederci. E’ un momento particolare per tutti, devo solo ringraziare tutti, a cominciare dai tifosi. L’abbraccio a Torre del Grifo è stato commovente, mi avete considerato uno di famiglia, un parente, un amico. Abbiamo fatto il possibile per continuare la favola, purtroppo però ci sono cose che vanno oltre le nostre competenze. Ringrazio tutta la squadra e le persone che ci hanno circondato. Sono cresciuto sotto ogni aspetto. Un grazie a Catania che mi ha accolto e fatto sentire parte di una grande famiglia. Mi mancherà esultare al ‘Massimino’ sotto la Nord, ma il calcio è anche questo. Le convocazioni in Nazionale? Emozione fortissima. Grazie al lavoro del gruppo, a Catania, Pellegrino e Baldini ho ricevuto le convocazioni che gratificano me, ma anche il ruolo dei miei compagni. Io in Serie A? Devo lavorare, migliorare. Mi piace per Catania, per ora ho solo questo in testa. Catania non ha eguali .Forza Catania!"
AMBROSI “Porgo un grandissimo saluto a tutti i tifosi catanesi che sono legatissimi alla squadra, come d’altronde lo sono io. Cerchiamo di stare uniti in questo momento bruttissimo per noi, che purtroppo ha segnato la fine del nostro amatissimo Catania. Dico solamente poche parole: bisogna portare avanti nel migliore dei modi e con grandissimo attaccamento, che abbiamo sempre avuto, la nostra passione e il nostro legame con la squadra di questa città in modo che prima o poi Catania possa tornare a gioire per le gesta della propria compagine. Una città del genere non meritava assolutamente un così triste epilogo. Da parte mia un grandissimo abbraccio, con la speranza anzi con la sicurezza che quanto prima torneremo a gioire per il nostro amato Elefante. Un abbraccio a tutti e un saluto fortissimo da Alessandro Ambrosi”.
TERLIZZI “Ai miei tempi il Catania era una squadra costruita anno per anno sempre meglio. I ‘Treni del gol’ li ho vissuti in prima persona, ancora aspettiamo i processi delle persone che hanno innescato il casino. Sembra che non sia successo niente, sono passati cinque anni e ancora aspettiamo gli eventi. Questa è la burocrazia italiana, quando devono andare avanti per creare scompiglio lo fanno, invece quando devono arrivare al dunque non fanno niente. Lo stesso Pulvirenti ha detto di essere stato truffato dai suoi dirigenti, tra cui Cosentino in primis e Delli Carri in seconda battuta. I guai del Catania sono arrivati quando Pulvirenti e Lo Monaco si sono divisi, interrompendo i presupposti per avere un Catania importante. Tutti pensavano che i soldi di Pulvirenti servissero per fare un Catania forte, in realtà servivano a Lo Monaco che era un grande scopritore di talento, prendendo giocatori a poco prezzo e realizzando plusvalenze con parametri di stipendio bassi. I più pagati eravamo noi italiani mentre gli argentini e stranieri venivano pagati molto poco rispetto al loro valore, vedi Gomez. Quando è arrivato Cosentino, ha alzato gli stipendi, hanno cominciato a fare un giro di soldi e quella è stata la fine del Catania. Adesso c’è preoccupazione per il futuro. La Sicilia l’ho vissuta per tanti anni, a Palermo, Trapani e Catania. Non ci sono più investitori seri, ma gente che viene lì per mettersi in tasca qualcosa. Non c’è l’investitore che viene perchè ha soldi e forze per investire su un progetto serio. Catania merita un progetto importante con persone serie, le giuste credenziali. Se gli imprenditori sono quelli attuali, il Sindaco farebbe bene a chiamare noi ex calciatori. Faremmo le cose per bene mettendo insieme 7-8 ragazzi, persone serie. Dispiace quando c’è il fallimento, poi il giocatore trova squadra facilmente mentre ai tifosi, piazza e città rimane la ferita e la delusione più grande”
MARINO “Era nell’aria un provvedimento, ma pensavo che la squadra potesse chiudere il campionato. Il dispiacere è enorme. E’ stata cancellata la storia del Catania, sono stati vanificati anni importanti. Io in D vestendo questa maglia? Facemmo una scalata importante e fu dura prevalere girando campi infuocati. C’erano 10mila persone allo stadio, l’altra squadra cittadina (l’Atletico) ne contava 1.500 in C1. Ma il Catania era il Catania. Da allenatore il quarto posto nel girone d’andata è stata un’impresa. Quando tornai a Catania per la prima volta da avversario, alla guida dell’Udinese, ci fu un lungo applauso e tutti i giocatori che avevo allenato l’anno si avvicinarono per salutarmi. Momento di grande emozione. A Catania mi chiamavano per nome, qui traspare effetto. So la passione che hanno e la rabbia che c’è adesso. Spero in una ripartenza. Otto anni di A non si cancellano, le stagioni recenti sono stati difficili, ma Catania era diventata una realtà nazionale. Nonostante le difficoltà la squadra di Baldini ha espresso un buon calcio, Pellegrino ha scelto giocatori molto determinati che avrebbero portato a termine un campionato di prim’ordine classificandosi ai playoff. Maurizio e Baldini hanno fatto un grande lavoro, in quelle condizioni non è facile per nessuno mantenere regolarità di rendimento. Giù il cappello per staff tecnico, giocatori e dirigenti”.
DEL GROSSO “Da ex mi è scesa qualche lacrima. Venire esclusi a 3 giornate dalle fine, è assurdo, non se lo meritano. Perché non si è fatto finire il campionato? Sarebbe stato più giusto farlo al termine del girone d’andata, la situazione era nota perché si è continuato a farli giocare? E’ una storia che non riguarda il Bari ma immaginate se avessero ancora dovuto incontrare il Catania con un primo posto in gioco, sarebbe successo il finimondo. Per chi si gioca i playoff e la retrocessione è falsato, due partite sono tantissime”.
SPINESI "Hanno ucciso il mio Catania. Sono stati ghigliottinati. Se fosse successo a inizio anno ok, può capitare, ma così è una crudeltà, anche perché i giocatori, l’allenatore e lo staff sono stati un esempio. A dicembre non c’era neanche l’acqua calda per farsi la doccia. E invece solo proroghe, rinvii, prese in giro. Adesso provo un senso di abbandono profondo, come fosse successo a me. Chi doveva tutelare il Catania ha fallito. Si devono vergognare. È uno schiaffo alla professionalità di una piazza che merita la Serie A. Solo il nome Catania mi emoziona. C’è tutto: figli, amore, vita vissuta, gol, ricordi. La prima volta che ho giocato al Massimino avevo 27 anni. I primi due anni a Catania ho siglato gol a raffica: 23 nel 2006, 17 in Serie A la stagione successiva. Ho ricevuto amore incondizionato. Ai miei figli dico sempre che noi, lì, siamo stati sempre a casa. Non siamo mai stati ospiti”
RUSSINI “11700 volte grazie CATANIA”
LORENZINI “Ho voluto fortemente vestire questa maglia, perché è una maglia pesante perché è una maglia che ha una storia incredibile e questa occasione non poteva sfuggirmi di mano. Ho sempre saputo la situazione societaria ma la mia voglia di giocare in questa piazza ha fatto si che chiudessi gli occhi e scegliere di vestirla senza nessun dubbio. Voglio ringraziare i miei compagni per avermi fatto sentire fin da subito parte di questa famiglia. Voglio ringraziare lo staff che ci ha sempre aiutato nei momenti difficili. Per ultimi ma non meno importanti anzi fondamentali i NOSTRI TIFOSI. Il Catania risorgerà più forte che mai e spero che questo accada in fretta perché la storia di questa città lo merita. Grazie Catania”.
E' finita. Il Catania, quello che abbiamo sempre amato, non esiste più. In questa triste vicenda, un plauso va ai giudici del Tribunale di Catania che, fino alla fine, hanno cercato di rianimare un corpo ormai senza vita ma alimentato da ragazzi e da un allenatore straordinari che non dimenticheremo mai, disponibili addirittura a giocare gratis pur di concludere il campionato vicino ai loro tifosi. Adesso chi avrà il coraggio di andare a dire a quel tifoso rossazzurro che dalla tribuna diceva "chi ci pozzu fari? iaiu 'na malatia: U Catania!" che da questa domenica, nel pomeriggio dovrà fare ben altro? Per noi tifosi, senza il Catania non sarà più domenica. Come faremo a rispondere a chi ci domanda "chi fici u Catania?" Risorgeremo. Forse con un'altra denominazione, sicuramente con un'altra matricola, è già successo ad altre squadre più blasonate di noi. Ma i colori della maglia no, quelli resteranno per sempre appiccicati sulla pelle di chi avrà la soddisfazione di indossarla e l'orgoglio di onorarla. Presidentissimo, lo so che stai soffrendo. Assieme a Stefania Sberna, immagino come ti starai rivoltando sulla tua nuvola, spargendo quintali di sale lì sotto corredandolo, ad ogni lancio, con un "cunnuti ca siti!". Esattamente come quando stavi dietro il portiere avversario e per deconcentrarlo gli sussurravi che sua moglie, nel frattempo, lo stava cornificando. Ma lo sai come si dice qui da noi, no? "Melior de cinere surgo". Quattro parole in cui noi catanesi ci rispecchiamo da secoli e secoli. Ci hanno un po' etichettati così, ci siamo abituati. E proprio per questa nostra nomea risorgeremo nuovamente perchè siamo instancabili, indistruttibili e ancora una volta grideremo ...... FORZA CATANIA, VINCI PER NOI!
M.R.
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