Sant’Agata Li Battiati, piccolo centro dell’hinterland catanese, sorge sul declivio collinare a nord del capoluogo etneo, a.m. 263 s.l.m. Oltre che con Catania, confina con Gravina di CT, Tremestieri Etneo, San Giovanni la Punta e Trappeto. A causa della vicinanza alla grande città, ne ha sempre seguito gli avvenimenti storici, per cui non possiede un passato che lo distingua per eccelsi eventi. Notizie della sua nascita, fra storia e leggenda, tramandate da una generazione all’altra e riportate pure su tanti libri di storia catanese o dei comuni limitrofi, ci ricordano che le origini della cittadina risalgono a un eponimo illustre: Sant’Agata, la Vergine e Martire catanese, che l’ha voluta onorare della sua protezione. Nel 1444, infatti, una imponente colata lavica, iniziata un anno prima, minacciava di distruggere gran parte dell’area sud-orientale dell’Etna. La lava, fuoriuscita fra Monte Arso e Montepeloso, come dice Giuseppe Recupero (1720-1778), si divise in due bracci, dei quali: uno si fermò nei pressi di Bonaccorsi e l’altro, sceso fra Tremestieri e S. Giovanni la Punta, minacciava seriamente di procedere per Catania, dove sia la popolazione, preoccupatissima, che le autorità civiche, oltre agli abitanti dei casali interessati, chiesero al Vescovo Giovanni De Pescibus di fare una processione col Velo di Sant’Agata. Davanti al Velo la lava rallentò, fino ad arrestarla, la sua forza distruttrice, per cui si gridò al miracolo. In quel sito, allora denominato "quartiere (o ruga) dei Valenti" poiché vi risiedevano famiglie omonime, a ricordo del prodigioso evento, inizialmente fu eretta una piccola chiesa. In seguito, nel 1635, essendo proprietario di quel terreno il giudice catanese Lorenzo D’Arcangelo, per sua volontà e in segno di devozione verso la Santa, sul posto venne costruito un tempio più grande, che successivamente fu dallo stesso concesso in uso agli abitanti delle tre contrade limitrofe fra loro: i suddetti Valenti, i Battiato e i Murabito. Successivamente, verso la metà degli anni Ottanta del XVII secolo, fu edificato, a circa 300 metri più a sud dalla Cappella del Velo, un tempio più grande dedicato a Maria SS. Annunziata, che diventerà la Chiesa Matrice. Per cui, data l’importanza di questo nuovo edificio religioso, la zona attorno diventerà il centro del piccolo paese. Il territorio di Sant’Agata li Battiati, dopo la colata lavica del 1444, non è mai stato direttamente interessato da altri eventi vulcanici, neanche dalla lava del 1669, che, com’è noto, arrivò a Catania, fino al mare. Mentre nel 1693, al pari di quasi tutta la Sicilia orientale, fu colpito da un forte terremoto, subendo notevoli danni. Nel 1645, come per altri casali di Catania, pure la "Terra di Sant’Agata", così allora veniva anche chiamata Sant’Agata li Battiati, fu acquistata dal duca Giovanni Andrea Massa. In origine il paese si chiamava San Giovanni De Nemore (dal latino nemus che significa bosco), ma in seguito ad una eruzione vulcanica che si fermò a forma di punta davanti ad un'edicola votiva di San Giovanni Evangelista, il paese cambiò nome in quello attuale. Il borgo appartenne per un lungo periodo al comune di Catania. Nel 1646 fu sotto il dominio della famiglia Massa, duchi di Aci Castello, e ad essa rimase sino all'abolizione dei diritti feudali. Nel 1693 il paese, che allora contava solo 1200 abitanti, venne raso al suolo da un forte terremoto. Nel 1817 divenne comune autonomo e nel 1831 vi fu aggregata la frazione di Trappeto. San Giovanni la Punta è un importante polo commerciale, punto nevralgico dei paesi etnei per le intense attività commerciali concentrate principalmente sull'asse viario denominato Viale della Regione che attraversa il paese per una lunghezza di 2 km. All'interno del polo commerciale sono presenti due grandi centri commerciali, Le Zagare, inaugurato nel giugno del 2000, e I Portali, inaugurato nell'ottobre del 2007, oltre a diverse altre attività commerciali. Vi si trovano il più grande punto vendita in Sicilia del gruppo Lidl, la sede dell'Aligrup, società che gestisce i supermercati e gli ipermercati con il marchio DESPAR, il Centro Medico Le Zagare(centro polispecialistico) e numerose sedi e filiali di aziende nazionali ed internazionali tra i quali il design center siciliano della multinazionale dei ciruiti integrati Maxim Integrated Products.
Tremestieri Etneo (Trimmisteri in siciliano) è un comune italiano di 21.569 abitanti della provincia di Catania in Sicilia. L'attuale
territorio di Tremestieri Etneo, per le sue favorevoli condizioni
ambientali e la centralità della sua posizione geografica, posta tra
l'Etna e la città di Catania, è stato sede di nuclei abitati sin da
tempi remoti. Di tale evenienza restano solo sparute tracce essendo
state le altre, nella maggior parte, cancellate dai numerosi e
ricorrenti eventi calamitosi, soprattutto di natura vulcanica e
tellurica, che si sono abbattuti in ogni tempo sul territorio.
La crescita e l'importanza assunta dalla comunità tremestierese è
indirettamente comprovata dalla bolla papale, emanata nel 1446 da papa
Eugenio IV, con la quale la chiesa " de tribus monasteriis",
che da tempo accoglieva anche i fedeli delle contrade circonvicine, fu
elevata alla dignità parrocchiale. http://it.wikipedia.org/wiki/Tremestieri_Etneo
Nel 1812, con l'abolizione del feudalesimo e del baronaggio, ai "Giurati" successe il "Decurionato", un gruppo di dieci uomini eletti dal popolo e approvati dal re. Con l'unità d'Italia, nel 1860, anche il "Decurionato" fu abolito e subentrò l'attuale sistema amministrativo, ad eccezione del periodo fascista durante il quale il sindaco era sostituito dal "Podestà". Il paese di San Gregorio prese nome dal suo Santo protettore Papa Gregorio Magno. Oggi San Gregorio è un rigoglioso paese ricco di attività commerciali e professionali che conta più di 10.000 abitanti. Il suo territorio, situato a 321 metri s. l. m. confina con: Catania, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta, Valverde e Aci Castello.
Il casello di San Gregorio, nota porta di Catania per chi arriva in autostrada da Messina. |
Aci S. Antonio e il carretto siciliano INTERVISTA
A DOMENCO DI MAURO MAESTRO,
MI DICA QUANDO HA COMINCIATO A CAPIRE CHE LA PITTURA AVREBBE AVUTO TANTA
IMPORTANZA NELLA SUA VITA? MAESTRO,
CHE COS’È PER LEI LA PITTURA? VUOLE
RICORDARCI QUALCHE EPISODIO DELLA SUA VITA CHE L’HA PARTICOLARMENTE
IMPRESSIONATO. LEI,
E’ UNA VITA CHE DIPINGE CARRETTI, PANNELLI, RUOTE, TAMBURI E HA
COMMISSIONI CHE VANNO OLTRE IL 2010, RIESCE A SPIEGARSI, COME MAI QUESTO
TIPO DI ARTE NON E’ SEGUITA DAI GIOVANI E VIENE COLTIVATA ORMAI DA
POCHE PERSONE?
Viscalori di Viagrande, aprile 2012
CHE
CONSIGLIO SI SENTE DI DARE AI GIOVANI CHE OGGI PENSANO DI INTRAPRENDERE
UN CAMMINO ARTISTICO E SCELGONO DI PRATICARE LA SUA ARTE? Filippo
Laganà
La chiesa madre di Aci S. Antonio
San Giovanni La Punta
Valverde si sviluppa a 305 metri sul livello del mare e raccoglie quasi 7.000 abitanti. Dal punto di vista artistico Valverde si ricorda soprattutto per i suoi edifici sacri, a partire dal Santuario della Madonna di Valverde. Tale edificio risale alla fine del 1600 e prevede l'annessione del Convento degli Agostiniani. Esso si presenta con un portale tardoquattrocentesco che raccoglie dei motivi floreali nella fascia dei capitelli. L'interno si presenta con l'impianto e gli arredi risalenti alla fine del 1600 e permette di ammirare le sepolture dei Riggio, una nobile famiglia che influi' molto sulla storia catanese del 1700. Nel vicino comune di Aci San Filippo si trova un'altro edificio sacro interessante, la Chiesa dell'Eremo di S. Anna. Il complesso si trova in una posizione davvero suggestiva: essa domina una buona parte della costa ionica ed alcuni comuni rientranti nella provincia di Catania il cui nome inizia per "Aci"; il sito e' circondato da una vasta zona comprendente numerosi agrumeti e vigneti. La Chiesa si presenta con un pavimento in maiolica ed offre la possibilita' d'ammirare una tela raffigurante la Madonna col Bambino e S.Anna. Tra le Chiese minori cittadine occorre citare quella intitolata a Santa Maria della Misericordia. l'Eremo di SantAnna a Valverde
VALVERDE - SAGRA DELLA VENDEMMIA
salendo sull'Etna
Aci Bonaccorsi
Ogni mese di luglio si tiene a Valverde il week-end della birra. La festa nacque all’inizio del nuovo secolo per ricordare la tradizione della produzione della birra che dal 1957 fa veniva prodotta nello stabilimento della birra Henninger, nota casa Tedesca, presente nel centro storico di Valverde (come da antica fotografia)
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Viagrande e' una cittadina sulle pendici sud-orientali del vulcano ETNA. Posizionato tra il vulcano e il mare sorge a circa 410 m. d'altezza. La sua popolazione, di circa 5688 abitanti, vive principalmente di agricoltura e commercio dei prodotti ad essa connessa (Agrumi e Vino). L'industria edile e le attivita' connesse ad essa sono molto sviluppate e moltissimi cittadini viagrandesi la svolgono anche nei comuni e provincie limitrofe. Anche l'artigianato e' molto sviluppato, sopratutto la lavorazione del ferro, del legno e delle pietre. Viagrande prende il nome dall'antica via regia per Messina detta appunto viagrande. La baronia di Viagrande appartenne dal 1700 sino agli ultimi tempi feudali alla famiglia Alliata dei principi di Villafranca. Il centro del paese è pavimentato a grandi lastroni di pietra lavica. La settecentesca Chiesa Madre ha una facciata scandita dalla stessa scura pietra che sottolinea le linee verticali, i portali e le finestre che li sovrastano. La pietra lavica decora sia la Chiesa Madre (S. Maria Dell'idria in Piazza S. Mauro) che la chiesa di Santa Caterina in Via Garibaldi. Gli interni di entrambe le chiese sono decorati con pregevoli stucchi ed affreschi. Passando da Viagrande non si possono non assaggiare le "Siciliane" da Urna
la frazione di Viscalori
Ma il Gran Caffè Urna è anche
finissima pasticceria etnea e non c'è dolce tipico che gli abili
pasticceri non preparino ad arte. Di Urna è anche la ricetta originale
del "Pazientino" un delicato quanto genuino biscotto che, come spiegava
Lorenzo Urna ai figli Maurino e Casimiro, necessita per la perfetta
riuscita e come dice il nome, di tanta pazienza.
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ATTENZIONE, SE TIENI ALL'EQUILIBRIO DELLE ULTIME ANALISI, NON ENTRARE IN QUESTO TRITTICO MICIDIALE! |
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UN MOMENTO DELL'OTTOBRATA
Puma Cola, regine dell’Etna di
Paola Pasetti (In Viaggio - supplemento a La Sicilia) Da
qualche decennio, però, la Cola ha dovuto cedere lo scettro della
più coltivata a sua “figlia”: la Gelato-Cola. O Cola-Gelato, se
si preferisce. Un ibrido nato dall’innesto su un’altra varietà
autoctona dell’Etna, la “Gelatu”, oggi
Le caratteristiche della “nuova nata” la rendono diversa dalla
Cola per il sapore della polpa, meno acidula, per il profumo più
intenso e per la grana più raffinata. A occhio nudo, la si riconosce
comunque per la forma tronco-cilindrica e per il colore che va dal
giallo-verdolino subito dopo la raccolta al paglierino chiaro, quando
la maturazione arriva a compimento. Per
raggiungerla, bisogna lasciare la strada asfaltata che da Zafferana
sale verso Piano dell’Acqua all’altezza del fontanile di Scalazza.
Subito sulla sinistra si apre una stretta stradina sterrata che scende
per qualche centinaio di metri all’interno della grande conca in cui
confluiscono valle San Giacomo e il vallone Cavasecca. La Scalazza
inizia proprio lì, alla base del costone che divide le due vallate.
Una visione mozzafiato: il sentiero, in gran parte lastricato, è
completamente immerso nel bosco di castagni; cento tornanti consentono
di coprire un dislivello di quasi 500 metri, dai 700 di Piano dell’Acqua
ai 1200 della zona di Cassone,
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Sant'Alfio si sviluppa a 531 metri sul livello del mare e conta 1.769 abitanti. La citta' colpisce soprattutto per la bellezza naturalistica dei dintorni. In effetti da qui e' possibile effettuare varie escursioni. La prima interessa i "Crateri del 1928" che furono creati da una potente eruzione dell'Etna. Essi sono raggiungibili partendo dalla contrada Magazzeni in direzione della contrada Ripe della Naca dove e' possibile ammirare i conetti di scorie saldate create dall'eruzione. Una seconda escursione interessa il Sentiero Natura Monti Sartorius, un'escursione che permette di ammirare i crateri a bottoniera dei Monti Sartorius, i boschetti di ginestra dell'etna e la formazione di betulla endemica. Una terza escursione riguarda il Parco Comunale di Contrada Cava, affascinante dal punto di vista naturalistico perche' raccoglie vari esempi di vegetazione, dalla macchia mediterranea ai boschi di castagno, di leccio e di cerro, ma interessante anche dal punto di vista storico perche' permette di ammirare i primi insediamenti rurali d'origine seicentesca.
Davanti allo Stretto: Castelmola, Taormina, Giardini e la Baia di Naxos viste dalla piazza Belvedere di Milo (CT)
Completa
l'aspetto naturalistico della citta' il cosi' chiamato "Castagno dei
100 cavalli" Il
Castagno dei Cento Cavalli secondo il noto botanico torinese Peyronal ha
un'età di 3000 - 4000 anni ed è l'albero più antico d'Europa e il più
grande d'Italia. Il Comune di Sant'Alfio negli ultimi anni ha profuso un forte impegno per salvaguardare il millenario Patriarca; sono stati eseguiti diversi interventi sulla pianta consistenti essenzialmente nella potatura delle parti secche e nella cura e manutenzione dell'albero. Tali interventi sono stati operati seguendo i suggerimenti tecnici per il risanamento e la conservazione guidata dell'albero tratti da uno studio eseguito dai docenti Oscar Alberghina, Giovanni Granata e Santi Longo dell'Università di Catania nonchè sotto la sorveglianza di un'apposita commissione tecnico scientifica composta da rappresentanti del Comune, della Forestale, della Soprintentenza BB.CC. e dell'Università e con la collaborazione della Provincia Regionale di Catania. In atto l'albero gode di buona salute ed è ricoperto di una sana e rigogliosa vegetazione. E' considerato l'albero più antico e più grande d'Europa. Il nome è legato alla tradizione secondo cui, sotto le sue enormi chiome, durante un temporale trovarono piacevole... riparo la regina Giovanna d'Aragona e il suo seguito di cento cavalieri. Cantato e descritto da numerosi viaggiatori e studiosi nel '700 e nell'800, il Castagno è oggi meta di visitatori di tutto il mondo oltre che di botanici per i quali costituisce interessante oggetto di studio. Dal punto di vista artistico la citta' si ricorda soprattutto per la seicentesca Chiesa Madre intitolata ai "tre fratelli martiri" S. Alfio, San Filadelfo e San Cirino che da qui passarono seguendo il loro percorso per il luogo destinato al loro martirio. La Chiesa e' impreziosita dalla presenza di alcuni altari in marmi policromi e svariati affreschi tra i quali spiccano quelli ottocenteschi presenti nell'abside che rafffigurano il "Trionfo dei Tre Martiri". Tra le Chiese minori cittadine occorre citare quella ottocentesca del Calvario, situata in un luogo privilegiato che consente di ammirare splendidi panorami sullo Ionio che domina nella parte bassa del paese, e quella dei Nucifori che si ricorda soprattutto il busto della Madonna di Tindari, molto venerato dagli abitanti di S. Alfio. Mick Hucknall canta l’Etna Tra
un concerto e un'esibizione trova anche il tempo per produrre del vino, del
buon vino siciliano. Mick Hucknall, voce storica del gruppo inglese dei
Simply Red, ha scovato la sua isola di Paradiso nelle pendici dell'Etna, in
una cantina-palmento del 1760 adibita a museo vitivinicolo e sala
degustazione nella zona di Sant'Alfio e in un vigneto di circa 5 ettari che
si trova ad Alberello. Dopo
10 anni dal tuo investimento in Sicilia, sei ancora contento? Cosa
pensi del vino siciliano in genere? Quando
bevi il tuo vino? Nel
Regno Unito come hanno accolto la notizia che sei un produttore di vino? Ci
puoi suggerire uno slogan per promuovere la Sicilia o l'Etna del vino? Cosa
ne pensi della cucina siciliana?
P.Pi.
Eruzione del 07-Ago-2014
L'ALBERO PIU' GRANDE E VECCHIO D'EUROPA - Il Castagno dei Cento Cavalli Autorevoli
studi botanici lo descrivono come l'albero più grande (per la sua
circonferenza di circa 52 metri) e più vecchio d'Europa (la sua età è
stimata tra i 2000 e i 4000 anni). In
questo modo Jean Houl dopo una sua visita al castagno dei cento cavalli ne
rese la storia. Oggi non c'è più la casa al suo interno ma tuttavia
conserva un fascino ed una floridezza inalterati, a testimonianza che spesso
, le meraviglie della natura sono superiori a quella dell'arte. http://www.prolocosantalfio.it/ilcastagno100cavavalli.htm
Lucio Dalla al Castagno dei Cento Cavalli per una Lectio Magistralis Nello spiazzo attiguo al Castagno dei Cento Cavalli – un esemplare botanico tra i più antichi d’Europa – accanto alle coltivazioni tradizionali della vite e del nocciolo, nel territorio di Sant’Alfio, nel catanese, si è svolta, al calar del sole, la lectio magistralis di Lucio Dalla.
L’iniziativa è stata patrocinata dalla Provincia regionale di Catania per
sviluppare il tema “il mito e leggenda tra passato e presente; la funzione
pedagogica e sociale dell’immaginario fantastico”. All’incontro hanno
partecipato l’assessore provinciale alla Pubblica istruzione Salvo
Licciardello e il consigliere provinciale Salvo Patanè. E trattando un argomento così fortemente evocativo e dominato dal racconto dell’immaginario fantastico, non ha potuto fare a meno di concludere con due tra le più amate canzoni del suo vasto repertorio musicale: “Itaca” e “4 Marzo 1943. L’assessore Licciardello, ringraziando il musicista per la sua Lectio Magistralis ha invitato Dalla a rendersi disponibile ad altre iniziative promosse dalla Provincia regionale di Catania. “La valorizzazione del territorio – ha affermato l’assessore – ha bisogno di uomini straordinari come Dalla, che ha sempre dimostrato un amore viscerale per l’Etna e i nostri paesini pedemontani ”.
Profumo è la parola chiave che descrive meglio di ogni altra la pasticceria Russo, piccolo e storico laboratorio di Santa Venerina, paese etneo. Profumo di dolci, di cannella, mosto cotto, canditi, chiodi di garofano, mandorle e liquirizia in un mix che ci riporta indietro. Al tempo in cui a spadroneggiare non erano solo cannoli e cassate, di cui qui per scelta non parleremo, ma i mille altri dolci di Sicilia, quelli creati in varietà infinite nei piccoli borghi di provincia. Delizie aromatiche, paste secche e biscotti di ogni tipo. E’ il 1880 quando il signor Lucio, nonno dei fratelli Russo, attuali proprietari dell’omonima pasticceria, appena diciannovenne e figlio di ebanisti, decide di partire per Catania e lavorare in una bottega di dolci. Gli basta un mese per fare bagaglio della propria esperienza, ritornare al paese, aprire un suo laboratorio e inventare i “biscotti ca’ liffia” da vendere nei battesimi organizzati dalle famiglie benestanti. Per ogni battesimo chili e chili di paste tra cui ne spiccavano tre, come piramidi: uno per il parroco, uno per la levatrice e uno per la madrina, ospiti d’onore. Sono passati 135 anni da quel momento, ma la specialità dei fratelli Russo è sempre la stessa. Stessa ricetta, stessa preparazione, stesso ingrediente: la “liffia”. Cacao con aggiunta di zucchero e acqua, un’emulsione che viene “alliffiata”, raffinata, con la sua lavorazione. Ne viene fuori una glassa che mani sapienti fanno scivolare sul biscotto. Il profumo diventa allora quello della storia. Tre generazioni che continuano nello stesso mestiere. A impastare, mescolare, riempire, decorare, infornare con la calma e la pazienza che solo i veri pasticceri e i veri artigiani possono avere. Da buon figlio di ebanista, il signor Lucio diede la giusta importanza all’arredamento acquistando un mobile da una antica farmacia in chiusura, che servisse da vetrina per i dolci e separé tra la bottega aperta al pubblico e il piccolo laboratorio. Quel mobile è ancora li, imponente e caldo, vigile pastore dei dolci esposti in vetrina. Ancora è lì, presentato con lo stesso orgoglio da Anna, la sorella più piccola dei Russo. Un po’ in contrasto con la sala destinata ai clienti, meno curata nei dettagli, poco accogliente e fredda d’inverno. Un contrasto accettabile perché rispecchia autenticamente le peculiarità dei fratelli, divenuti pasticceri contro la volontà dei loro genitori. Accogliente, fiera e intelligente, Anna è l’anima della pasticceria Russo. E’ lei che tiene unita la famiglia mediando tra il laboratorio e la sala, tra i fratelli, tra l’azienda e i clienti, tra il passato e il futuro della pasticceria. E’ l’unica dei tre ad avere una figlia e due nipoti, speranza di continuità di una tradizione ormai secolare nella produzione di dolci che va preservata e tramandata. Introverso, delicatamente schivo, Salvatore sta alla cassa, accenna un sorriso distaccato senza mai riuscire a lasciarsi andare. Gentile su richiesta, senza troppo pretendere, è lui che si occupa con attenzione e meticolosa dedizione della contabilità dell’azienda familiare. E poi Maria Nevia. Curiosa, creativa, vivace e testarda. La vera pasticcera: il cuore dei Russo. Infinitamente appassionata. Da 49 anni lavora, stampa e decora la pasta reale. Altra specialità composta da zucchero e mandorle che insieme danno vita ad un’imitazione della natura nelle sue infinite forme. Una pasta che si trasforma nei frutti locali, nelle mele dell’Etna (le cosiddette puma cola) o nelle fragole di Maletto, nei fichi d’india, negli agrumi (mandarini e tarocchi), e poi frutta secca come i pistacchi di Bronte. E ancora in ortaggi, cozze, “masculine ra magghia” e pesci di ogni tipo, tutto rigorosamente siciliano. Impossibile alla vista distinguere tra il vero e il falso. Dai Fratelli Russo non potete perdere la mostarda fatta con mosto cotto, ridotto della metà, e cenere di sarmenti in infusione. Niente zucchero aggiunto. Bastano i sarmenti (tralci di viti) ad addolcire l’uva ed eliminarne l’acidità. Il tutto viene poi filtrato, addensato e messo negli stampi per la stagionatura. Ne vengono prodotte due tipologie. La mostarda fresca, consigliata per i più golosi, è una crema gelatinosa e scura ricoperta di cannella, da mangiare al cucchiaio. A pezzi invece quella stagionata, presentata su foglie di alloro che anticamente avevano la funzione di allontanare gli insetti durante la stagionatura. In un’antica pasticceria siciliana è obbligatorio assaggiare la cotognata. Provarla significa entrare nelle case di ogni singola famiglia dell’isola ossessionate dalle tradizionali e cicliche preparazioni legate ai periodi dell’anno. Preparata con mele cotogne, frutto aspro utilizzato solo per preparare marmellate e, per l’appunto, le cotognate, fatte indurire in stampi di terracotta, talmente belli da diventare col tempo oggetti di arredo. Consigliamo di assaggiare le tortine paradiso, versioni in miniatura della torta paradiso, inventate dal padre dei Russo, Giuseppe, che volle trovare il modo di non buttare via i tuorli delle uova usate per creare le paste di mandorla. Ne vennero fuori delle tortine golose ma un po’ dure, motivo per cui vennero in seguito ammorbidite con l’aggiunta di albume. Da provare anche i pasticcioni o le paste secche fatte con la “zuccata”, una zucca lunga dalla buccia verde e dalla pasta bianca, che viene fatta decantare su sale grosso per perdere acidità e lavorata poi con lo zucchero. Ottima anche come frutta candita. Infine, nonostante la nostra scelta iniziale, non possiamo fare a meno di consigliare il cannolo, meglio ancora se con crema pasticciera e spolverata di cannella regina. Se poi fate colazione e i vostri palati non si sono stancati di peccare di gola, prendete una granita alla mandorla amara e un croissant al miele dell’Etna. Lo so, siamo in Sicilia, mica in Francia, ma sappiamo fare tutto.
Via Vittorio Emanuele, 105 – S. Venerina (CT) Tel/Fax +39 095 953202 email: informazioni@dolcirusso.it http://www.dissapore.com/grande-notizia/pasticceria-russo-santa-venerina-recensione/
IL VANTO DI SANTA VENERINA SONO DUE FAMIGLIE. NON SONO PARENTI TRA LORO, MA IL LORO COGNOME E' UN MARCHIO DI QUALITA'.
La Valle del Bove è un’immensa depressione di origine vulcanotettonica posta sul fianco orientale dell’Etna derivata dallo sprofondamento di antichi complessi eruttivi. E’ una delle emergenze naturalistiche più importanti del Parco. Ha una forma a ferro di cavallo con un fondo pressoché piatto che degrada verso Est. E’ delimitata a Nord, Ovest e Sud da tre ripide pareti costituite da un’alternanza di colate laviche e prodotti piroclastici eruttati a partire da 50.000 anni fa. La sua superficie è di circa 24 Kmq con una lunghezza di 6 Km circa lungo la direzione Nord – Sud. Nella parete occidentale si trova la Serra Giannicola Grande: un’area di eccezionale interesse vulcanologico per la presenza dei “dicchi”. Sono lunghi muraglioni di roccia che costituiscono uno scenario di straordinaria bellezza. Il paesaggio della valle è selvatico, per la presenza di numerose colate laviche storiche, tra cui la colata del 1991- 1993, con una morfologia aspra e irregolare. Il silenzio è il grande dominatore della valle. Ad interromperlo solo il rumore del vento, delle esplosioni vulcaniche, della caduta di massi e il canto degli uccelli.
Non si può dire di aver visto veramente l'Etna se non ci si affaccia sulla Valle del Bove. Questa fantastica caldera di collasso , la cui origine sembra essere stata causata dallo sprofondamento di uno dei crateri più vecchi dell'Etna, si può ammirare da molteplici punti di osservazione, ma uno dei panorami più belli sicuramente si gode dalla Schiena dell'Asino. L'itinerario
parte dalla strada provinciale 92. Lasciata l'auto dal bivio tra le
strade provinciali che salgono da Pedara e Zafferana, a circa un
chilometro dal rifugio Sapienza, si supera la sbarra della forestale e
il cartello che indica l'inzio del sentiero. Il percorso inizia con una
forte pendenza che degrada dopo circa 600 metri. Dopo di che si
lasceranno i pini larici e si dovrà continuare a camminare attraverso
un paesaggio lunare colorato da pulvini di saponaria, romice e
astragalo.
Piano del Lago, inebriante terrazzino dall'orlo della Valle
numeri
utili
RIFUGIO RAGABO strada Mareneve - Linguaglossa (CT)
www.ragabo.it Tel. 095.647841 -
339.6150989 RIFUGIO
CITELLI Contrada Citelli - Sant’Alfio (CT) www.rifugiocitelli.net
Tel. 095.930000 - 348.9546409
Linguaglossa
(m 550 s.l.m., 5534 ab., 58,38 kmq) si trova alle pendici nord orientali
dell’Etna, nella radura sottostante il meraviglioso Bosco Ragabo.
Il nucleo storico si è sviluppato a ridosso della reggia
trazzera, in passato importante via verso l’interno dell’isola.
Da qui transitavano il legname e la resina provenienti dalla
Pineta e diretta agli imbarchi jonici. Il toponimo
Linguagrossa compare in un documento del 1145, quando Ruggero d’Altavilla
stabilisce i confini per l’archimandrita di Messina, e la fondazione dei
primi borghi è di certo medievale. Resti di epoca
anteriore, rinvenuti nei colli vicini, dimostrano la frequentazione di
questa regione fin dall’antichità. Linguaglossa è anche e soprattutto la montagna: l'Etna.
Linguaglossa è infatti una stazione
turistica estiva ed invernale di livello internazionale. http://www.prolocolinguaglossa.it/comune.htm
La Pineta Ragabo a Mareneve. I due paesi sono maggiormente conosciuti per le attrattive naturalistiche, dal momento che buona parte del territorio e' inclusa nel Parco dell'Etna. Salendo da Linguaglossa per la Provinciale Mareneve si giunge a 2.1 - Piano Provenzana, a circa 1900 m. di quota: momentaneamente non raggiungibile a causa dell'eruzione dell'ottobre 2002. Costituisce la base di partenza per le escursioni alle bocche del vulcano (con i mezzi autorizzati della S.T.A.R. oppure a piedi). Qui troviamo diversi alberghi, ristoranti, bar, rivendite di souvenir, ma soprattutto 5 ski-lift ed una bella pista per lo sci da fondo. Riscendendo a Linguaglossa dalla Mareneve incontriamo
2.2 - Piano Pernicana: e' un pianoro incluso nella Pineta Ragabo (dall'arabo "rahab" = bosco). Si tratta di un'ampia pineta, un tempo molto sfruttata per l'estrazione della resina. Infatti sui tronchi dei pini piu' grossi si possono ancora vedere le incisioni a spina di pesce praticate per raccogliere la resina. Piano Pernicana comprende un'area attrezzata con punti di cottura ed aree ristoro. In fondo troviamo l'altarino della Madonnina della Pineta, presso il quale ogni Ferragosto si celebra la Santa Messa. Poco sopra c'e' un ristorante che dispone anche di alcune camere, come il vicino Rifugio Brunek. Qui durante l'estate si trova un maneggio che organizza gite a cavallo nei bellissimi dintorni. Dietro il rifugio inizia un sentiero non percorribile con mezzi a motore, il 2.3 - Percorso altomontano: si tratta di una pista sterrata che attraversa a mezza costa (fra 1.500 e 1.800 m. s.l.m.) un fianco del vulcano. Esso conduce al versante sud dell'Etna tracciando un anello incompleto: si tratta di una pista lunga circa 35 km, di media difficolta' e di incomparabile bellezza. Il sentiero, da affrontare con l'aiuto di una guida, attraversa una varieta' di ambienti naturali (sciare, boschi, dagale, etc...) che offrono un quadro della flora e della fauna etnea. Piu' a valle di Piano Pernicana si puo' ammirare lo 2.4 - "Zappinazzo": in dialetto il pino viene chiamato "zappino", ed infatti lo "Zappinazzo" e' un grosso esemplare di Pinus nigra o laricio, uno dei piu' vecchi (oltre 300 anni). Si puo' imboccare una delle piste sterrate che scendono da Piano Pernicana, oppure risalire lo stesso sentiero da Piano Donnavita, il pianoro situato appena al di sotto di Piano Pernicana. http://www.agriturismoetna.it/itinerari_linguaglossa_piedimonte.htm
Rifugio Ragabo Da non dimenticare, la vicinanza cittadina con il superbo bosco di Linguaglossa ed alcune interessanti grotte, come la Grotta delle Femmine, la Grotta delle Palombe e la Grotta dei Lamponi. La Pro Loco di Linguaglossa, lungo la via principale del paese, funge da principale punto di riferimento per le escursioni sull'Etna. Materiale e pannelli esplicativi all'interno della sede aiutano a conoscere il parco ed il vulcano, a programmare le gite. Lungo la strada Mareneve, fiancheggiata da una bella pineta di pini lanci, si giunge fino a Piano Provenzana dove si può lasciare la vettura per effettuare l'escursione ai crateri sommitali. Etna - Ascesa al versante nord - In un bellissimo percorso, il pulmino fuoristrada raggiunge i 3000 m ca di altitudine. Su questo versante è stato installato il nuovo osservatorio che ha sostituito quello distrutto dalla lava durante l'eruzione del 1971 (durata 69 giorni) che ha interessato sia il versante sud (ove oltre all'osservatorio viene "cancellata" la vecchia funivia), che il versante orientale ove la colata lavica arriva a minacciare alcuni centri abitati (Fornazzo, Milo) per fermarsi a circa 7 km dal mare. Dalle vicinanze dell'osservatorio, a 2750 m ca, si gode di una magnifica vista.
Si prosegue poi fino a quota 3000. Qui si abbandona il fuoristrada per procedere a piedi e vedere da vicino quelle terribili sbuffanti bocche che a seconda del loro umore decidono di risparmiare le terre attorno o di mondane di una sciara, o di fuoco vivo. Il percorso varia a seconda dei capricci del vulcano. Lungo il ritorno, viene effettuata una sosta a 2400 m d'altitudine, per vedere i crateri protagonisti dell'eruzione del 1809. La strada orientale - Una volta ritornati a Piano Provenzana si può proseguire lungo la strada panoramica Mareneve che costeggia la zona sommitale dal lato est. Sulle basse pendici del versante orientale dell'Etna, si trovano numerosi paesini agricoli che sfruttano la fertilità del suolo vulcanico per coltivare vite ed agrumi. In località Fornazzo, appena prima di immettersi sulla strada che collega Linguaglossa con Zafferana Etnea, si giunge fino all'incredibile colata lavica che, nel 1979, ha "rispettato" la piccola Cappella del Sacro Cuore (sulla sinistra) sebbene addossandosi ad uno dei muri e riuscendo a penetrare un poco all'interno. Oggi è meta dei numerosi fedeli che vedono in questo un evento miracoloso e vi portano numerosi ex-voto. Da Fornazzo una breve deviazione sulla sinistra permette di raggiungere Sant'Alfio.
Linguaglossa - Pineta Ragabo Il torrente Sciambro è uno dei pochi corsi d'acqua osservabili in quota sull'Etna. Dovrebbe trattarsi del torrente localmente noto come "Quaranta ore", a sottolineare il breve lasso di tempo in cui è percorso dall'acqua subito dopo le giornate di pioggia. E' possibile osservarlo solo inverno e a volte in primavera. Sembra che le eruzioni del 2002 abbiano modificato la morfologia del terreno, diminuendo la quantità d'acqua raccolta dal torrente durante lo scioglimento delle nevi. Per essere sicuri di trovarci l'acqua occorre dunque aspettare un giorno di pioggia e andare sul posto il giorno dopo. E' possibile raggiungerlo da Zafferana Etna, proseguendo verso Milo. Seguite le indicazioni per il rifugio Citelli, ma giunti all'ultimo bivio girate a destra, verso piano Provenzana. Dopo un paio di km, sulla sinistra si notano le indicazioni per il torrente. Torrente Sciambro
Lo
Sciambro passa praticamente sotto la strada. Noi lo
abbiamo trovato in secca, la foto che lo mostra
pieno d'acqua ci è stata inviata da Francesco, uno
dei nostri lettori. Una volta sul posto, potete
andare verso uno dei due punti panoramici segnalati
nelle vicinanze. Noi siamo andati verso il punto
"Secondo Monte". Si tratta di una breve passeggiata
che, dopo un paio di curve, porta ad una scalinata e
da qui in cima ad un antico cratere, da cui si
osserva un panorama stupendo: Monte
frumento delle Concazze con la colata del 2002 con
la foresta pietrificata
Monte Frumento delle Concazze
dall'autostrada Catania-Messina uscire a Fiumefreddo e proseguire in direzione Linguaglossa. Dal centro del paese proseguire sulla strada mareneve seguiendo le indicazioni per Etna Nord - Piano Provenzana. (Da Catania 40 Km - da Messina 60 Km). In aereo: l'aereoporto Fontanarossa di Catania è lo scalo più vicino al vulcano. Possibilità di noleggio auto all'interno dell'aereoporto. Noleggio auto: in aereoporto sono numerose le agenzie di noleggio auto.
Autobus:
dalla stazione di Catania è possibile prendere il
bus per Nicolosi o Linguaglossa.
Il
Castello di Lauria Non
abbiamo notizie certe sulla sua origine, ma le due
finestre bifore della parte ovest ci lasciano
intuire che il nucleo principale sia stato edificato
molto probabilmente durante il periodo
normanno-svevo.
LA CUBA. Raro esempio di architettura bizantina in Sicilia, la chiesetta si trova nelle campagne di Castiglione di Sicilia. Progetti e iniziative culturali riaccendono l’attenzione sul sito di Maria Enza Giannetto - In viaggio - supplemento al quotidiano La Sicilia
Quando
ero bambina, per me e i miei cuginetti era un
rifugio segreto. Trascorrevamo lì ore intere, a
inventare giochi, leggende, storie misteriose e
affascinanti su questo edificio di cui conoscevamo
solo il nome: “A Cuba”. Allora, circa 25 anni fa,
era ricovero per pastori e contadini che si
riparavano dalle piogge improvvise.
Nelle
giornate primaverili, una gita alla Cuba, con
annesso pic-nic alle piccole gole a circa 200 metri
dalla Chiesa, è davvero impagabile. Certo, mancano
i servizi: qualche panca in legno, un totem con le
informazioni posto fuori e non dentro l’edificio, un
progetto di illuminazione che lo rendesse visibile
anche di notte, maggiore controllo, non
guasterebbero.
foto di Antonio Treccarichi
Castiglione di Sicilia
Calici di stelle, la guida ai migliori vini Storia e leggende si intrecciano per descrivere questo suggestivo centro medievale le cui origini affondano nel passato remoto. Più che le parole e i racconti a descrivere Castiglione ci sono i suoi monumenti, il suo centro storico, quelle testimonianze che lo hanno fatto entrare a pieno titolo nei Borghi più Belli d’Italia. Ma è proprio in quel patrimonio di arte, architettura, cultura, nel cui territorio alcune emergenze architettoniche impreziosiscono ancor di più questa zona tra l’Alcantara e l’Etna, come la Cuba bizantina (chiesa di Santa Domenica), già monumento nazionale, e che ha consentito al Comune di parte dell’Aceb, l’Associazione delle Città Eredi di Bisanzio. Castiglione già da tempo rappresenta una delle più dinamiche realtà turistiche del versante Nord Etna, con i suoi oltre 700 posti letto costituiti da: 6 aziende agrituristiche, 4 turismi rurali, 5 bad & breakfast, 3 affittacamere, 3 alberghi, 2 case vacanza, 1 ostello. A questi si aggiungono 7 ristoranti, 3 enoteche, 1 campo da golf, 3 società di escursioni e servizi turistici. Ma è la produzione di vini Doc dell’Etna che uno dei settori trainanti del turismo, così che l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Salvo Barbagallo, punta molto alla valorizzazione dei prodotti tipici locali, con una maggiore valorizzazione di quelle che sono state tradizioni attraverso eventi mirati.
“Calici di Stelle”, la notte del 10 agosto, è ormai l’evento top per quanto riguarda la presentazione e la degustazione di vini siciliani, grazie all’adesione di aziende vitivinicole che provengono da tutta la Sicilia, ma anche per quanto riguarda la sagra enogastronomica, durante le 3 giornate che precedono Calici di Stelle, divenuta ormai una preziosa rassegna di sapori e gusti del territorio castiglionese, le cui eccellenze agroalimentari, ricordiamo, sono vino, olio, formaggi, nocciole e frutta secca in genere, dolciumi. Castiglione ha un’offerta turistica variegata, potendo contare su alcune eccellenze naturalistiche, come l’Etna e le Gole Alcantara. Ma è il Castello di Lauria, i vicoli tutt’intorno e il borgo medievale che sono la grande attrazione turistica, in una cornice architettonica e storica dove è possibile visitare pure la Basilica della Madonna Maria Santissima della Catena, la chiesa di Sant’Antonio con i suoi intarsi marmorei e quella dei Santi Pietro e Paolo e la meridiana solare. Ritorna in voga l’antica arte e tradizione dei ricami, dove il punto inglese nel passato ha costituito una fiorente attività artigianale contando anche centinaia di ricamatrici, tanto che l’Amministrazione comunale ha avviato delle iniziative per far riscoprire e valorizzare quest’arte. MICHELE LA ROSA DOMENICA 3 AGOSTO 2014 LA SICILIA
Il territorio castiglionense è percorso, da est ad ovest lungo lo sviluppo etneo, dalla SS120 che rappresenta l'asse principale della viabilità, collegando il comune alla A18 Messina-Catania, ed alla statale 114, ambedue sulla costa. E' inoltre attraversato da una maglia ortogonale di strade provinciali che collegano il centro alle frazioni a monte ed alla vicina Francavilla. E' previsto, ed in parte esistente, un asse di collegamento lungo il fiume che collegherà al centro urbano. Suggeriamo, infine, un arrivo a Castiglione di Sicilia alquanto romantico: con la ferrovia circumetnea, che partendo da Catania prosegue per Randazzo e la Valle dell'Alcantara, attraversando paesaggi di incontestabile bellezza. Con la stessa FCE si può raggiungere Castiglione da Riposto, porto turistico dell'Etna. La stessa società di trasporti durante l'estate organizza delle escursioni guidate per i turisti, partenza con la littorina da Catania Borgo e il tragitto in parte su ferrovia e in parte con gli autobus.
nei pressi di Castiglione
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