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SUFFURU!!!!
Prove tecniche di devastazione. Lungomare di Catania http://www.argocatania.org/2012/03/13/lungomare-di-catania-prove-tecniche-di-devastazione/
Prove tecniche di devastazione. Si moltiplicano le aggressioni al Lungomare catanese. Ad iniziare sono stati i lavori per il parcheggio di piazza Europa, seguiti a ruota da altri progetti, tutti distruttivi. Last but not least, quello per la creazione di un nuovo lido balneare con la cancellazione di un’isola di macchia mediterranea e la privatizzazione di un tratto di costa dalla quale si gode la vista del mare e del golfo di Catania. Anche senza far ricorso al cemento -chè la struttura sarebbe in legno- il manufatto impedirebbe, comunque, la fruizione del sito e del panorama. Il percorso è sempre lo stesso: si possiede un terreno a ridosso dell’area demaniale e poi ci si annette anche quella. Il lido dovrebbe sorgere accanto a piazza Tricolore, dal lato opposto al monumento ai caduti, su un’area in parte privata, in parte demaniale. Gli imprenditori, nel chiedere la concessione, sottolineano la mobilità della struttura ma l’ufficio urbanistica del Comune fino ad oggi si è opposto. Perché il territorio sarebbe trasformato da allacciamenti e discariche e perché l’area, vincolata, non può recepire nemmeno strutture mobili. La società, la ”Buy two build“, ha fatto ricorso e, nelle more, ha chiesto una sospensiva al Tar che non l’ha accolta. Insomma è in corso un tira e molla tra Privati e Comune, con la partecipazione non straordinaria di altri enti come il Tar, la Sovrintendenza, l’Assessorato regionale al Territorio e all’ambiente. Lo ha raccontato, con la precisione di sempre, Pinella Leocata in un articolo pubblicato da La Sicilia dell’8 marzo scorso. Il giorno dopo, è arrivata, puntuale, una nota della società che è stata pubblicata sullo stesso quotidiano. In questa, la “Buy two build” mette subito le mani avanti promettendo 35 posti di lavoro; ribadisce che il lido, con recinzione a vetri, ricade su un’area privata e solo per il 20 per cento su demanio e che, comunque, l’area é “completamente circondata da altri insediamenti balneari”. Cosa, quest’ultima, che ci sembrerebbe una ragione di più per non privatizzare altra costa. E, comunque, in quel tratto -l’unico libero da piazza Tricolore al Nautico- non ci sono lidi, presenti, invece, nel tratto della borgata di San Giovanni li Cuti. Del resto non sarebbe questo, come abbiamo detto, l’unico attentato al Lungomare. Come Argo ha già denunciato, un pericolo incombe anche su un altro tratto di costa. Il progetto è quello partorito dalla premiata ditta Scapagnini-D’Urso, con centinaia di migliaia di metri cubi di sbancamento, quasi sessantamila metri quadrati per nuovi centri commerciali e 48 mila per parcheggi. Nacque all’interno dell’Ufficio speciale per l’emergenza traffico e per la sicurezza sismica e riguarda il tratto stradale (viale Alcide De Gasperi) compreso fra piazza Europa e piazza Nettuno.
Villa
Bellini: sospiri, perle e figuracce Festeggiamo sì, esultiamo pure, ma non di quella gioia cristallina come quando ci capita un lieto evento. No. Piuttosto come quando tiriamo un profondo e benedetto sospiro di sollievo, per una disgrazia evitata per un pelo. Riapre la Villa Bellini, il 23 Settembre, riconsegnata ai catanesi ben restaurata dopo anni e anni d’interminabili lavori, carrettate di milioni d’euro, tre dei quali raccattati all’ultimo secondo utile, e una serie di solenni figuracce equamente distribuite tra responsabile dei lavori, Sindaco, Giunta e Consiglio comunale. In queste brevi righe, masochisticamente, vogliamo solo ricordarvi, e ricordarci, alcune delle perle che la turbolenta vicenda dei lavori della Villa Bellini ha regalato. Andiamo in ordine sparso e cominciamo dalla pantomima della richiesta della Commissione d’inchiesta, fieramente voluta dal Consigliere Manlio Messina insieme a quindici colleghi, per poi squagliarsi, la commissione e molti dei 15 richiedenti, al suo apparire in aula consiliare per il voto. Sonoramente bocciata dall’intera maggioranza Pdl (all’epoca era ancora intero), Mpa e Udc. Ma ricordiamoli i nomi dei richiedenti la Commissione: Manlio Messina (Pdl), Puccio La Rosa (Pdl Sicilia), Carmencita Santagati (Pdl), Andrea Barresi (Udc), Vincenzo Li Volsi (Pdl), Vincenzo Castelli (Pdl Sicilia), Carmelo Giustolisi (Pdl), Gemma Lo Presti (La Destra), Francesco Montemagno (Misto), Rosario D’Agata (Pd). Ancora ricordiamo, era il 7 Aprile, le parole pronunciate dall’Udc Valeria Sudano in Consiglio prima dell‘uccisione della Commissione d‘inchiesta: “Siamo responsabili del nostro operato innanzi ai cittadini che ci hanno accordato il loro voto”. Responsabili. Sì. Responsabili della politica che in quell’occasione arretra, si dimette dalle sue prerogative, si dichiara inutile, il Consiglio comunale dice ai catanesi che l’hanno votato che non vuole rispettare il patto d’onore con gli elettori. Non vuole farsi carico della domanda che Catania si fa da un anno: perchè ci hanno tolto la Villa Bellini? La Commissione deve accertare le responsabilità politiche sull’angosciante vicenda della Villa Bellini. Non c’entra la responsabilità penale, è in ballo quella amministrativa. E questa è responsabilità del Consiglio. Che la rifiuta. Perché la magistratura indaga sulla Villa Bellini. E allora ecco l’altra perla, siamo al 24 Marzo, il Sindaco Stancanelli che dopo aver annunciato la trasmissione dei documenti sulla Villa Bellini alla Procura, contatta il capo dell’avvocatura comunale per disporre appunto detto “passaggio di carte”. Ma la risposta che i legulei comunali danno al primo cittadino è da shock: “Ehm, veramente, la Procura ha già da un anno le carte sui lavori. E’ venuta la Guardia di Finanza e si è presa tutta la documentazione sulla Villa Bellini”. Un pasticcio politico-amministrativo degno di una combriccola di saltimbanchi dilettanti che ci spinse allora a chiederci: se da un anno la Procura della Repubblica ha deciso d’indagare sulla Villa Bellini com’è possibile che l’Amministrazione Stancanelli non ne sapesse nulla? Qualcuno si è dimenticato di avvertire di questo piccolissimo dettaglio il Sindaco e l’Assessore competente? Se invece l’Amministrazione sapeva, perchè a quanto pare al Comune non è più rimasta neanche una “carta” sulla Villa Bellini, perchè non ha informato il Consiglio comunale e la città? Cosa si aspettava a dirlo? E per chiudere la perla più bella, anzi la regina della perle, tanto imbarazzante da continuare ancora a turbare i sogni dei protagonisti della vicenda, essendo ancora pendente. La superperla è il bando dei lavori di restauro della Villa Bellini che doveva essere pubblicato anche sulla gazzetta ufficiale europea. Non solo su quella italiana. La gara doveva essere aperta alle aziende di tutto il continente. Ma non è stato così, non si è fatto, vi è stato un errore, forse una distrazione. L’Unione Europea se n’è accorta. Ha chiesto spiegazioni al Comune che ha risposto per email: tutto a posto, abbiamo i documenti, ve li mandiamo. Passano i mesi l’Europa si spazientisce, minaccia di inviare dei funzionari che accertino la situazione. E’ allora che si tenta il jolly, l’ultima difesa: tranquilli la documentazione l’abbiamo ed è corretta, non c’è stato possibile inviarla solo perchè non ci funziona la stampante. Non è una battuta. E’ la stampante mal funzionante la linea Maginot di Palazzo degli Elefanti, l’estrema difesa per salvare il salvabile. Ha funzionato? Pare di no, ma questa è la seconda parte della storia, quella ancora da scrivere. Ma il compito spetta alla magistratura e all’Unione Europea. Noi festeggiamo, ci ridanno la Villa Bellini. Sospiro di sollievo. http://lnx.cataniapolitica.it/wordpress/archives/15582
«Villa
Bellini, l'amministrazione risponda e faccia chiarezza» «Finalmente la città riavrà la Villa, ma sono trascorsi quattro anni e non sappiamo se i lavori saranno del tutto completati, anche alla luce dei dubbi espressi da chi ha preso a cura le sorti della Villa. L'amministrazione comunale non ha mai risposto alle nostre sollecitazioni, l'ultima del 23 agosto - dice il capogruppo Rosario D'Agata - e nonostante la maggioranza in Consiglio abbia scelto di non istituire la commissione d'indagine sui lavori di restauro della Villa come avevamo chiesto, dal sindaco e dalla Giunta ci attendiamo chiarezza su molti punti. L'amministrazione ci fornisca la documentazione che abbiamo chiesto di verificare: in primis le risultanze dell'avvenuta pubblicazione in Gazzetta europea della gara d'appalto dei lavori, visto che se non fosse avvenuta si materializzerebbe il rischio concreto di dover restituire i fondi (12 milioni di euro) all'Unione europea. Ci fornisca la variante del progetto con grafici e atti contabili per valutare perché i fondi europei non sono bastati e quali errori sono stati commessi; ci dia i verbali degli atti con cui sono stati concordati i nuovi prezzi dei lavori, i pareri della Soprintendenza e il progetto esecutivo. Inoltre - aggiunge D'Agata - ci dia ragguagli sulla spesa aggiuntiva, i 3 milioni di euro necessari a completare i lavori, finanziati con mutui accesi dal Comune e destinati ad altro scopo: una pratica di dubbia legittimità, visto che l'accensione di mutui e il bilancio sono materia di esclusiva competenza del Consiglio comunale». «Noi,
come tutta la città, chiediamo trasparenza sulla vicenda della Villa
Bellini - aggiunge Lanfranco Zappalà - Vogliamo sapere di chi è la
responsabilità dei ritardi. C'è l'indagine della Procura e se ci
saranno dei rilievi penali si vedrà, ma vogliamo conoscere gli
aspetti amministrativi e le responsabilità amministrative e
politiche». «Vogliamo che la Villa sia simbolo di una cittadinanza
partecipe - aggiunge Livio Gigliato, segretario dei Giovani
democratici -. L'amministrazione non ha coinvolto nessuno sul progetto
di restauro né tanto meno l'altra metà del cielo, i giovani, che in
questa città non hanno spazi». |
"Sfregiato"
il murales di Falcone Addiopizzo: «Un atto vile che colpisce non solo
il nostro progetto ma un'intera comunità»
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IL
WATERFRONT DI CATANIA
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Catania
sembra l'unico posto al mondo in cui l'arte dello sghignazzo non
infastidisce il potere. "Me la sono goduta tutta" scrive nel
suo blog Tony Zermo, e pubblica lo scanzonato sfottò di Nello Pica.
E' da una vita che i catanesi la mettono sul ridersi addosso.
Ridiamoci addosso che ci passa. Che ne pensate? No niente, fuoco di paglia, anzi neppure quello. Catania ha già superato lo shock di Report, non oggi ma il lunedi stesso aveva dimenticato, o meglio, dovendo scegliere tra i cani incazzusi di Piazza Europa, la lampada di Scapagnini, l'Inter in posticipo o l'ennesima prodezza balistica di Mascara (ma che cognome è?!?) il liotro medio si è giocato questi ultimi due, preferendo alla fine, per ovvi motivi di tifo (non quello che verrà alla ragazza mozzicata dal canuzzo all'ultimamente, quello calcistico) il vantaggio temporaneo del folletto rossazzurro. Io però che mi guardo Amici, Bruno Vespa e Uomini&Donne, Sos Patata per puro masochismo, opterei per le cambiali, come mi disse un cliente (fantastico) tanti anni fa e quindi voto per la lampada di Scapagnini. Report però me lo ricordo parola per parola e come si dice "mi ammazzo dalle risate", chissà forse perchè è l'unica reazione sensata che riesco ad avere, di insensate, istintive me ne sono venute, ma in quel caso si tratterebbe di decidere per una pensione completa di medio-lungo periodo a spese dello Stato, arance escluse. Non fa per me, tra dire ed il fare c'è di mezzo lo Stretto di Messina dove si sa, ci sono un sacco di correnti e capace che col culo che mi ritrovo, preso di acidità lascio correre un massacane alla finestra del Comune in segno di protesta, prendo il muro di sgalleggio, il sasso mi torna in piena fronte e finisco al Garibaldi vecchio (voglio essere portato li, anche se mi spacco una gamba in Valtellina "puttatimi o garibaddi!"), se mi va bene, oppure sul cofano della mia macchina, che poi non è mia ma di mia moglie e allora.. Opterei per il Garibaldi (vecchio). Perle, vere e proprie perle si sono viste e sentite per più di un'ora su Rai Tre come quella della Farmacista. Volto oscurato, capelli vaporosi e mani ingioiellate appartenenti alla Catania bene, che indicata da Scapagnini quale ideatrice del cocktail Highlander alla semplice domanda “scusi è suo il preparato magico di Berlusconi?” questa rispondeva, la dottoressa, quella elegante della Catania bene che nei fine settimana gioca a Bridge, va alla prima al Bellini e non si perde un salotto: “ie picchì, allei chi ci interessa?”. Catania bene, anzi "LA" Catania bene. Umby, l'ex Sindaco di Catania non di Montepirocchio racconta: Berluscone arriva a Catania con la nave e un raggio di sole illumina la sua discesa al porto tutti sbandieravano e Lui, il mitico Scapagnini pure ma con tale e tanta enfasi da perdere la bandiera di forzitalia e quindi senza accorgersene scotolando la sola asta, da lontano sarebbe potuto sembrare Orlando alla riscossa contro i saraceni, “turlindana” alla mano, invece era solo un uomo di mezza età dal ghigno tutt'altro che rassicurante. Penso a questo episodio raccontato da Champagne e lo associo ad un avvenimento simile dall'epilogo amaro. All'epoca della storica promozione in serie A, era il 1983 mia mamma mi aveva cucito con una Singer a pedale la bandiera rossazzurra, "5000 mila lire per una bandiera? Jettasagnu!". Tornata vincitrice al Cibali dopo lo spareggio contro la Cremonese tutti noi aspettavamo la squadra, chi sbandierava, applaudiva, fischiava, pippo pinnacchio faceva le pernacchie per mille lire, Turi Cafudda anche lui per celebrare l'evento si era appena esibito, sotto la curva sud nella cagata più grossa degli ultimi 6 anni, con tanto di applauso di un piccolo capannello di curiosi. Pippo Titillo, campione europeo di autoerotismo per l'occasione si presentò con un personale di 12 performances in una mattinata (ci abbiamo creduto sulla parola), Bicchierai esultante per l'ennesima vittoria della Paoletti alzava due per volta i giocatori, cristianazzi alti 2 metri per 100kg, lui alto 1,50 ma largo 1,70 con ogni mano pesante circa 15kg. Normale amministrazione nella Catania dei primi ottanta. Le raccontavo di me felice come Scapagnini, agitavo la mia bandiera che, haimè, ogni uno col proprio mestiere, non era fissata sull'asta e quando Mastalli, il genietto è entrato in campo è volata in piazza Spedini dove il trisavolo del cane che ha addentato la ragazza in piazza Europa la settimana scorsa, l'aspettava su due zampe per farla a brandelli, "spacch'i'cani l'hannu ppi vi ziu". Anche all'epoca c'erano i randagi ma senza Internet ne la Gabanelli lo sapevamo in pochi. Io, Scapagnini ed il Catania o Catania dunque abbiamo avuto lo stesso strano destino. Nel 1983 agitavo la sola asta per salutare una squadra che solo 6 mesi dopo sarebbe divenuta lo zimbello dell'Italia calcistica, con gli interisti/juventini/milanisti catanesi che dopo qualche settimana di tifo locale sono tornati ad essere interisti/juventini/milanisti e quindi tifavano per Rumenigge, Falcao, Rossi e contro Predinho e Luvanor. Sa che Zico fino al mese scorso credeva che l'Udinese giocasse due volte in casa ad Udine e a Catania? Lino Banfi su Catania ci ha fatto Bar Sport, "cap'dicaz Parola!" insomma cose da ricordare. Qualche lustro dopo quindi mi sono ritrovato uno Scapagnini che come me scotolava la sola l'asta ed il cerchio miseramente si chiude... Ora, tra me e Scapagnini qualcuno porta sfiga, è sicuro. Considerando però la mia totale ininfluenza sul destino della città (se non per qualche spazzatura buttata nel cassonetto alle 08.30 del mattino invece delle 20.30 regolamentari) direi che è giusta la seconda che ho detto, in più Umby (esempio) essendo come il piritoliscio, quello che una volta liberato si attacca alla scia seguendoti in auto, in ufficio in banca, poichè nessuno lo ha spezzato con una giravolta o andando a zigzag, oggi ci ritroviamo Stancanelli che ad occhio e croce non ha ancora capito di quale città è diventato Signò Sindaco, l'ha sulla punta della lingua ma non se la ricorda. E' un problema di flusso, sarebbe bastata una giravolta ma anche camminare per qualche metro a zig zag, una fesseria. Tornando a La Sicilia, anzi “al giornale” come amate chiamarlo voi, vorrei tranquillizzarla Tonyzermo tutt'apposto non è successo niente, non la portiamo neppure a cafè perchè non c'è stata offesa per nessuno, continuerò a comprarlo, da buon catanese non posso fare a meno di articoli e rubriche di indubbia utilità, i famosi "cù mossi?", le signore in coro "piii mischìno!", gli annunci immobiliari e la cronaca nera con i suoi coraggiosi report... Pardon, pezzi di indubbio valore letterale con neologismi ed espressioni degne dell'accademia della Crusca, facciamo simenza/passatempo, tipo: "verso le 19.30 c'è stata una rapina" nei quali il giornalista di turno mostrando coraggio non esita a citare nomi, cognomi e foto di pericolosi malavitosi acciuffati da intrepidi falchi (il terrore di noi ragazzi degli anni 80, prima ti davano una jaggnata eppoi chiedevano il documento, tu non avevi fatto un cazzo ma accunto ti avevano stampato cinque dita sulla faccia. E se tornato a casa la raccontavi a tuo padre, lui ti dava anche il resto) dopo un inseguimento che, a Catania è sempre e comunque rocambolesco, rei, di avere posto in essere per l'ennesima volta quell'odiosa pratica criminale che è la vera emergenza sociale, ciò che scredita la nostra città agli occhi del mondo intero rendendoci insicuri e scantati: lo scippo ai danni della vecchina, il fermo al turista tedesco stordito al quale puoi dire cento volte di non camminare alla pescheria con la macchina fotografica al collo, ma quello tedesco è, il palpeggiamento della studentessa paesana sul 726 a Piazza Stesicoro oppure il furto di autoradio ad opera dell'esperto di Acicatena (Acicatena capitale mondiale dell'autoradio, che cazzo se ne faranno poi ad Acicatena di tutte quelle radio che a stento si prende il primo canale, non si sa.) In questi casi La Sicilia non perdona ne fa sconti a nessuno. Li definisce ladruncoli, coprendoli di ridicolo, spesso ironizza sulle loro gesta maldestre tipo quello che si era portato a casa il bancomat con la motopala ma non avendo staccato la telecamera si era tirato dietro anche due pattuglie della Polizia. Un giornale cattivo, alcuni non meritano trattamenti migliori. Alcuni. Ciò che la Gabanelli non capisce, ne capirà mai non essendo catanese (per questo ci da addosso è mmiriusa, come tutti gli altri italiani del resto, mmiriusi e cunnuti) è che il Suo giornale è anche un irrinunciabile “must” estivo, la domenica mattina dopo avere lasciato in cabina la cronaca nazionale (magari gli butto l'occhio dopo pranzo quando mi cala la catena) che secondo me leggono in tre e Domenico Tempio nel loculo con l'aria condizionata affittato a 200 euro a posto letto con due studenti fuoricorso di Vizzini, Tutankhamon e Moctezuma II e da dove ogni tanto tira fuori la mano per scrivere quattro cose a caso o correggere le bozze dei giovani reporter, pardon giornalisti, dicevo, mi prendo la Sicilia di Catania, sigaretta d'ordinanza e sotto l'ombrellone mentre squaro la giornata inizia davvero. "Accunto, vediamo a chi hanno attaccato oggi", poi nella cronaca cittadina, tra uno scippo, un pensionato dato per disperso nei pressi di una buca in via Leucatia, i titoli del Supercinema e la ricetta della domenica unitamente all'imperdibile Riunione pomeridiana del Lions/Rotary/Clebdellastampa (per 15mila euro in contanti, di certa gente non mi fido, potrei presenziarne una, massimo due) sbillico per vedere se trovo la vera ed unica ragione del mio investimento di 1 euro o 20 euro di benzina alla SP: gli articoli sulla “movidacatanese” tutto unito, di Eva Spampinato. Io questa donna pur non avendola mai vista la ammiro Ma si perchè non è da tutti disattivare miliardi di neuroni per usarne uno solo e scrivere puntualmente anche bisettimanalmente articoli sul nulla, in altre parole le serate catanesi ed i suoi protagonisti, con una verve poi che guardi, è come se alla festa dei soliti quattro ex ex ex ragazzi che non si arrizzettano e sono sempre gli stessi nomi da una vita anzi due, come se li conoscessi uno per uno e invece non ne conosco manco mezzo ma campo vergognosamente lo stesso. Per carità niente in contrario, certo una rubrica simile te l'aspetti dal Corriere di Buccheri non dal Suo giornale che bene o male viene distribuito in Sicillia a 5 milioni di potenziali lettori e non a Lisca Bianca. Nell'editoriale di Domenico Tempio del 17 marzo, martedi col fuso orario di Tebe, sotto al titolone a quattro colonne “I cani in fuga continuano a fare paura” in qanto a titoloni non siete secondi a nessuno, si accusava di Report di avere politicizzato l'inchiesta danneggiando volutamente "il giornale". Ha presente Liverani del... Di quel posto appena dopo Bagheria (non riesco a scriverlo)? Ai microfoni di Sky Sport, prima delle quattro scoppole prese dal Catania ha dichiarato: “soffriamo contro le piccole” forse il pur bravo calciatore non sa di giocare per il appena-dopo-Bagheria e non per il Real Madrid cosi come forse, e dico forse, Domenico Tempio non ha capito dopo tanti anni che La Sicilia non è il Washington Post, però ad onor del vero con le sue pagine il “mauro” si incarta a meraviglia perdendo tra l'altro il tipico sapore di gasolio di Ognina e forse Sigfrido Rannucci proprio alla pescheria ha scoperto l'esistenza del Suo quotidiano (mi ci faceva riflettere un mio amico più "liscio" di me), o magari passando nei pressi di uno dei tanti cantieri aperti in città dove per ovvi motivi climatico-folkoristici chi ci lavora non usa l'elmetto giallo ma la barchetta di giornale dove svetta la solita pubblicità dell'ennesimo orologio in vendita presso una famosa gioielleria. A tal uopo mi permetta una storiella. Incuriosito dalla puntuale pubblicità a tutta pagina di questo bell'orologio, le cose giuste, io che ne capisco poco o niente ho pensato tra me e me “ppi talia cchebbello, cu sapi quantu costa, macari picca (la Sicilia non è Capital, non siamo a Montecarlo ma a Montepalma) visto che nell'altra pagina ci sono i tappeti Toluian scontati del 98%”, cosi mi prendo mezz'ora e vado ad informarmi:” Minchia Tonyzermo, non l'avessi mai fatto, 22mila euro!”,”A chi siti mpreni?!?”. Da prima, istintivamente, mi sono sentito uno straccione dopo riflettendoci con calma ho fatto qualche considerazione su alcuni dei miei concittadini. Evidentemente
c'è gente che si accontenta di stare immersa, al buio nella munnizza
di una città dove praticamente non funziona niente ma all'orologione
non rinuncia e di conseguenza se lo può permettere, forse...Si
perchè, detto tra noi, volendo aprire questa chianca, glielo dico con
cognizione di causa in molti per esempio esibiscono l'esenzione ISE
quando si tratta di partorire o farsi visitare, ma certe
gioiellerie/negozi di abbigliamento (dove, ora si sono presi il vizio,
se ti vuoi comprare un paio di scarpe invernali a marzo che le tue
sono incerte, prima cercano di venderti un paio di infradito da 180
euro poi quando capiscono senza offesa passano al cliente successivo)
sono sempre pieni, specialmente il sabato pomeriggio e guardi Zermo
non è affatto folla e mala vendita ma l'effetto quella tanta voglia
di MilanoNewYorkLondra tipica di una certa Catania, piccola ma
rumorosa (si crede rappresentativa di una città, ma non lo è, non lo
è mai stata) che purtroppo non capisce che qui il livello è quello
di Mazzarone, anche se laggiù producono l'uva migliore del mondo,
ogni chicco è un orgasmo citrigno, qui invece è solo fumo, e neppure
di quello buono... Chiusa la chianca. Ripenso a chi faceva la fila per
comprare, scontati del 40% maglioncini a 300,00 euro al pezzo e sono
d'accordo con Lei o Tutankhamon ora non me lo ricordo, dovremmo essere
noi cittadini per primi a migliorare ne gioverebbe la comunità,
sacrosante parole, inutile lamentarsi del Sindaco se poi parcheggiamo
male o sgamiamo la fila. Ridicolo è presentarsi alla SERIT di Via
Calipso col "vucchiareddo" pregando il direttore di non
pignorarti la casa per un Sostare grattato male se 8 minuti prima ti
hanno visto papariato davanti al Bar Epoca al cellulare sul
rengerover. Paesani di città. E
chennesanno quelli di Report, a Roooma si devono lamentare!
QUANDO PIOVE A CATANIA
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Sulla
puntata di Report dedicata a Catania, Enzo Bianco scrive al Dito. «Un
pugno allo stomaco, ma che lascia amarezza. I filoni dell'inchiesta di
Report li abbiamo denunciati da anni, dando il via alle indagini della
magistratura. Un'inchiesta che racconta le nostre denunce, eppure
siamo stati "condannati" giornalisticamente assieme ai
responsabili dello sfascio di Catania» Caro
Direttore, Un’inchiesta molto dura, forte, efficace, un vero pugno nello stomaco, condotta con professionalità, anche se con qualche presa di posizione di parte. Catania è stata rivoltata come un calzino, mostrata senza veli a tutti i catanesi, anche a chi, senza alcuna responsabilità, ha trovato talvolta più comodo guardare da altre parti. E anche a noi, che - persi tra mille emergenze – forse non siamo andati sempre a fondo in tutte le situazioni denunciate. Una constatazione, però, è da fare. Non è stato fatto cenno alcuno all’Altra Catania. E non penso solo alla Catania di dieci anni fa, che era diventata punto di riferimento tra le città ben amministrate, pur rimanendo moltissime le cose da fare e le emergenze da superare. Penso alla città dei ricercatori universitari più brillanti, a quella delle imprese all’avanguardia nel settore tecnologico nonostante la crisi che attanaglia tutti; ai tanti, privati e associazioni, che continuano a fare cultura. Al volontariato, a chi rispetta le regole, a chi non si è rassegnato. Quest’altra Catania è stata cancellata nel servizio di Report. Come se i catanesi siano condannati geneticamente ad essere sempre male amministrati, qualche sia il colore politico di chi li governa. Non è così! Infine, caro Direttore, provo anche un sentimento personale di profonda amarezza. Perché l’inchiesta – con qualche caduta di stile come nelle modalità dell’intervista al cavaliere Maina - si è sviluppata su cinque filoni, tutti sfociati in indagini giudiziarie. Che, guarda caso, hanno tratto spunto dalle mie, dalle nostre denunce. Primo, le infiltrazioni mafiose nella festa di Sant’Agata: le denunciai pubblicamente il 12 agosto del 2005. Parte della città e i miei avversari politici dissero: “Bianco attacca Sant’Agata”. Al contrario, io volevo difendere la festa da condizionamenti inaccettabili. E la successiva inchiesta della magistratura confermò tutte le mie preoccupazioni. Secondo, il dissesto finanziario del Comune: è noto a tutti che lo denunciammo per la prima volta nel 2003, e nel 2005 in Consiglio comunale feci le cifre dello sfascio dei conti di Palazzo degli Elefanti. Anche qui seguì l’inchiesta della magistratura. Tre, i parcheggi: l’inchiesta giudiziaria è partita proprio dall’articolo pubblicato sul Dito in seguito a un mio intervento in Consiglio comunale. Quattro, il voto di scambio e il processo per i contributi cenere che ha visto la condanna di Scapagnini: è nato dalle nostre denunce, tutti sanno che mi sono costituito parte civile e che ho perso quelle elezioni per l’uso spregiudicato di fondi pubblici e di clientele. Io ho perso le elezioni per questo! Cinque, in ultimo la vicenda del sequestro dell’ex Mulino Santa Lucia: anche qui fu il capogruppo del mio partito in Consiglio ad avere sollevato la questione. In più, non è stato detto che chi ha accompagnato i giornalisti di Report a Librino, è un consigliere di quartiere della lista con Bianco per Catania. Qualcuno mi dice che s’è voluta rispettare una superficiale par condicio, vista la spietata disamina dei guai combinati dal centrodestra, in questi anni. Una sciagurata tesi, confermata dal finale. In chiusura della puntata, infatti, con un frase, come una sentenza, vengo condannato per “non avere commesso i fatti, anzi per averli denunciati!”. |
I VICERE’
RAI
TRE - Report - 15 marzo 2009
Il professore Umberto Scapagnini, medico di fiducia di Silvio Berlusconi ha amministrato Catania per otto lunghi anni, dal 2000 al 2008. Avrebbe voluto somministrare l’elisir di lunga vita anche alla città oltre che al premier. Non gli è riuscito: ha lasciato un buco di bilancio di oltre 360 milioni di euro e un indebitamento complessivo di circa un miliardo di euro. Lo scorso inverno a causa delle casse vuote, Catania è rimasta al buio. L’ha temporaneamente salvata un decreto del Governo che ha destinato i 140 milioni che il Cipe aveva concesso per la realizzazione di alcune opere urgenti, alla copertura dei disavanzi di bilancio degli anni passati evitando così all’amministrazione siciliana la dichiarazione di dissesto finanziario. Il comune non aveva pagato le bollette all’Enel: il segno più evidente di una città sull’orlo del fallimento. Duecento aziende fornitrici non sono state pagate, gli automezzi del trasporto urbano hanno viaggiato con l’assicurazione scaduta e a singhiozzo perché non avevano i soldi per pagare il gasolio, i servizi sociali non erano più in grado di fornire assistenza, ancora oggi uffici giudiziari, scuole, commissariati rischiano lo sfratto perché il comune da mesi non paga l’affitto. Come si è arrivati a questo? Come sono stati spesi i soldi che hanno provocato il buco? Con una gestione fatta di opere inutili e abbandonate, con milioni di euro spesi per i piccoli appalti alcuni dei quali finiti in mano ai clan, oppure per consulenze e progetti mai realizzati, o con una gestione dei 4 mila dipendenti comunali che ha trasformato l’amministrazione siciliana in un gigantesco pachiderma che costa 400 mila euro al giorno. Umberto Scapagnini è stato poi nominato commissario straordinario per il traffico e per l’emergenza sismica: ma ha lasciato l’ ufficio con poche opere realizzate, molti debiti causati dall’appetito dei soliti imprenditori. Soldi spesi sempre alla ricerca del consenso elettorale. Tutto in una città dove l’informazione è in regime di monopolio e ha un nome ben preciso: Mario Ciancio editore e direttore de “La Sicilia”. La salverà la patrona Sant’Agata?
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140
milioni, effetto Report - Atti sequestrati al Comune ULTIM'ORA
/ Stamattina la polizia giudiziaria ha sequestrato documenti negli
uffici comunali. Si tratterebbe di atti relativi alla lista delle
infrastrutture inviata al Cipe per accedere ai fondi Fas, che poi il
governo, con decreto, ha permesso di utilizzare per ripianare il
bilancio del Comune Stasera del sequestro s'è parlato anche in Consiglio Comunale. Il consigliere Rosario D'Agata ha chiesto se fosse vera la notizia e se si trattasse di atti relativi alla lista di infrastrutture fornita al Cipe. Il segretario generale del Comune ha confermato che il sequestro c'era stato, in mattinata, ma su documenti prelevati dalla magistratura non ha dato indicazioni.
Nel
grande calderone televisivo la mia Catania cotta e mangiata "L'inchiesta
di Report ha scosso la città, ha messo una dietro l'altra molte
realtà molte "storture" che io in prima persona e il mio
partito abbiamo denunciato da tempo. Ma non compare mai come
contraltare quell'ampia parte di Catania che è sana, creativa,
propositiva, con punte di eccellenza". Ecco la lettera di Enzo
Bianco a "La Sicilia" Report
dunque ha confermato, tra l'altro, molte delle nostre preoccupazioni.
C'è, però, un limite grave a questo tipo di inchiesta: non compare
mai come contraltare quell'ampia parte di Catania che è sana,
creativa, propositiva, con punte di eccellenza, presenza che avrebbe
dato valore all'inchiesta stessa. Così come viene offerta allo
spettatore solo la visione di una città sempre governata da gruppi di
potere che fanno e disfanno; ciò che suona come una condanna senza
appello, come se Catania fosse una città irredimibile e rassegnata e
i catanesi condannati geneticamente a questo destino. Negli
ultimi venti anni Catania ha vissuto stagioni assai diverse e negli
anni Novanta, pur con tutti i problemi di fondo, non era certo la
città disastrata che gli ultimi anni di governo del centrodestra ci
hanno consegnato. Ma più in generale, si può ignorare chi ha fatto
cosa, e quando, senza offrire i necessari riferimenti alla memoria -
già virtù molto labile nei catanesi - dei telespettatori? Occorre
dunque distinguere i piani, i momenti storici. Per esempio, di un
immobile oggi abbandonato e vandalizzato - come il teatro di Librino o
Palazzo Bernini - sarebbe utile sapere quando, perché e da chi è
stato costruito, come doveva essere utilizzato, cosa è successo, chi
ha amministrato gli anni in cui è finito nel degrado. Certo, i tempi
della televisione spesso impongono la sintesi e la semplificazione e
questo talvolta non giova alla completezza dell'informazione, che ne
può uscire dimezzata. E una verità "visiva", parziale,
diviene verità assoluta o, viceversa, menzogna faziosa tout court da
tacciare come pretestuosa. Sulle
intercettazioni di cui ha parlato Report non credo ci sia nemmeno
bisogno di precisare che ogni illazione è priva di qualsiasi
fondamento. Questo lo sanno veramente tutti i catanesi: sanno che il
mio impegno è stato sempre di scontro fermo e duro non solo contro la
mafia, ma anche contro l'indifferenza o la semplice minimizzazione del
fenomeno. Lo sanno questi signori chi ha abbattuto le costruzioni
abusive a piazza Carlo Alberto e nell'Oasi del Simeto? Chi ha fatto
costituire, sempre, il Comune parte civile nei processi contro mafia,
usura ed estorsione? Suvvia... Da
"La Sicilia" del 26 marzo 2009 |
CATANIA — Volendo il tour nella Catania by night ha anche il suo
fascino. Nell'aria c'e già odore di primavera e le luci spente di
strade e piazze sembrano una trovata per turisti. Catania e una città
al buio, non solo nei quartieri ghetto come Librino ma anche in
centro. Da giorni none illuminata Piazza Roma e persino un tratto
della mitica Via Etnea, buio pesto anche nelle stradine dei pub e
della movida. In Corso Italia la luce e tornata solo venerdì dopo una
settimana di tenebre ma a macchia di leopardo — confermano i vigili
urbani — le luci sono ancora spente in tante zone del centro». Alfio Sciacca dal Corriere della Sera del 28/1/08 __________________________________________________________ Il filosofo Manlio Sgalambro CATANIA
— "Sanno tutti che io non amo la luce e che le tenebre sono
connaturate al mio temperamento. Ma questo un buio diverso. E il buio
di una città che ha toccato il suo punto pia basso". Corriere della Sera del 28/1/08
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Tutto
quello che avreste voluto sapere sull'affaire Piazza Europa
(www.ildito.it) - Piazza
Europa e lo scempio - Silenzio sul progetto tra ruspe e parcheggi Dopo
piazza Sciascia, adesso le ruspe hanno colpito una delle piazze più
amate dai cittadini: piazza Europa. Gli
alberi sono stati sradicati, senza alcun riguardo per le bellissime
palme e il verde secolare, nonostante il grido di allarme degli
ambientalisti. Al loro posto “catrame e cemento” come direbbe
Celentano. Motivo? La costruzione dell’ormai famigerato parcheggio
multipiano, con annesso centro commerciale. Nei
giorni scorsi, con le macchine appena in movimento, i consiglieri
comunali della Margherita, hanno cercato di riportare il buon senso;
hanno chiesto all’amministrazione Scapagnini di ragionare sulle
conseguenze del progetto. Fino all’accorato appello di Enzo Bianco
che, da sindaco, in quella piazza era riuscito a riportare all’antico
splendore. Obiettivo: “verificare se fosse opportuno continuare ciò
che era stato iniziato”. Gli
appelli, però, sono rimasti inascoltati, gli alberi non ci sono più e
ai cittadini non è dato sapere cosa riserva il sindaco per quell’area. Non
è dato conoscere la copia del progetto esecutivo, e quello dell’atto
di convenzione stipulato tra il comune di Catania e la ditta
appaltatrice dei lavori. Tutto
segreto, insomma, tra i muri di Palazzo di Elefanti, un po’ come è
avvenuto per la delibera sull’aumento dell’Ici, la cui esistenza fu
negata dal sindaco nonostante fosse già stata approvata. E
mentre l’amministrazione comunale si trincera dietro silenzi e
bisbigli, affermando che questi sono progetti realizzati grazie ai
cosiddetti “poteri speciali” del sindaco, il mistero continua, alla
faccia della trasparenza. Intanto, i “poteri” sono scaduti e
l’ufficio non ha più un responsabile. Sarebbe
interessante capire il motivo di tanta fretta, nonostante la
mobilitazione dei consiglieri comunali e dei cittadini. E nonostante il
sindaco in persona, il 26 aprile, abbia assicurato in una seduta della
commissione Urbanistica “che con estrema urgenza avrebbe relazionato
al consiglio per offrire massima chiarezza sull’attività svolta
attraverso i Poteri speciali”. Cosa che, ad oggi, due mesi dopo, non si è mai verificata.
Ma vuoi mettere un parcheggio interrato per 397 autovetture, funzionante
ventiquattr’ore su ventiquattro con una tariffa, diciamo così, “politically
correct”? E che dire dei 600 ( seicento) parcheggi auto a raso,
limitrofi a quelli interrati?
PIAZZA BELLA PIAZZA
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COME SARA'
Parcheggi Ct, Licandro: «È allarme generale!» Cannata: Al via petizione popolare.-
3 giugno 2007 Catania, 28 maggio 2007
Totò,
Peppino e il parcheggio Europa La Parcheggio Europa s.p.a. mette in vendita locali commerciali nel futuro parcheggio scambiatore. I dubbi sulla legittimità dell’operazione sono parecchi e fondati giuridicamente. Totò in un suo celebre film riuscì a vendere perfino la fontana di Trevi, ma quello era pur sempre un film… Il parcheggio in piazza Europa che ha fatto discutere (forse non quanto avrebbe dovuto) fino a qualche mese fa, non si stanca di stupire. Da quando sono iniziati gli scavi infatti non è difficile notare un bel cartello che pubblicizza l’opera nel quale, ai più attenti, non sarà sfuggito di leggere la messa in vendita di locali commerciali, da realizzarsi dentro il colosso di cemento armato, da parte della ditta appaltatrice, una non ben precisata Parcheggio Europa s.p.a. Il dubbio sul reale significato della scritta e sulla legittimità dell’operazione ha sorvolato giuristi e non, e noi fra essi. C’è
da sapere che il parcheggio Europa, facente parte delle opere
pubbliche messe in progetto nel piano triennale del Comune di Catania
nel 2003, è stato messo in bando utilizzando la forma del Project
Financing. Tale strumento permette al Comune, che deve realizzare un’opera
pubblica ma non ha i soldi per farlo, di dare in appalto il progetto a
una ditta privata, che si occupa di investire il proprio denaro per la
realizzazione dello stesso. Lo stesso privato godrà del diritto di
gestire e sfruttare economicamente l’opera pubblica per un
determinato periodo di tempo, così da recuperare il denaro investito
e guadagnare un utile. Punto fondamentale e imprescindibile del
Project Financing è il piano economico-finanziario che la ditta
appaltatrice deve presentare al Comune. In tale piano infatti deve
essere ben chiaro il programma economico attraverso il quale la ditta
riuscirà a completare i lavori e ricavarne un utile dalla sua
gestione nel tempo prestabilito. Se il piano economico-finanziario non
rispetta dei requisiti ben severi di equilibrio e fattibilità, l’opera
non può essere appaltata al privato. Oltre queste voci ce n’è un’altra però, che fa riferimento al cartello citato, che fa sorgere i dubbi maggiori. Si legge infatti nel bando che il concessionario (la Parcheggio Europa s.p.a.) può incrementare i ricavi attraverso “la realizzazione di superfici commerciali che possono essere cedute a terzi o concesse in locazione” e che “Il prezzo di cessione è lasciato alla libera contrattazione tra le parti”. Ora,
è prevista dalla legge la possibilità, come abbiamo visto, di cedere
in proprietà o godimento beni immobili dell’opera pubblica, ma allo
scopo di garantire l’equilibrio economico-finanziaro ed assicurare
così che il privato riprenda i suoi soldi e un utile. Ciò, tuttavia,
deve essere previsto nel bando con riferimento preciso alla natura e
alla destinazione dell’immobile, in quanto ciascun concorrente deve
essere a conoscenza degli strumenti finanziari di cui può disporre.
Se non viene specificata il tipo di esercizio che può nascere all’interno
del parcheggio, come si può sapere quali saranno i guadagni e quindi
preservare il tanto osannato equilibrio del piano economico (un
autolavaggio concede delle entrate ben diverse da quelle di un negozio
di elettrodomestici)? Inoltre, come specificato dalla legge sempre al
comma 2 dell’articolo 19, l’utilizzazione dell’immobile deve
essere strumentale e connessa all’opera pubblica. Ad un parcheggio
scambiatore potrà essere strumentale e connesso un autolavaggio.
Sicuramente non lo è il già citato negozio di elettrodomestici.
Senza queste specifiche, non solo non è assolutamente garantito l’equilibrio
del piano economico-finanziario (la matematica non è un’opinione e
questo gli esperti dovrebbero saperlo), ma l’operazione di Project
Financig non sembra rispettare il suo interesse, che è quello
relativo alla realizzazione di una specifica opera pubblica, un
parcheggio, e non ad un nuovo potenziale centro commerciale (peraltro
illegale) in una zona che, fino a poco tempo fa, era tra le più belle
del territorio catanese.
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«Era
meglio non fare» Quest’estate
una nonna ha scritto a questa rubrica perché la nipotina piangeva per
gli alberi di Piazza Europa, tolti per far spazio alle ruspe. E ha
chiesto una promessa ai nostri amministratori: quella di far tornare il
sorriso alla bambina rimettendo gli alberi al loro posto. Credo che la
bambina piangerà ancora di più. Piazza Europa era già bella com’era,
non era necessario stravolgerla per far spazio a negozi sotterranei,
parcheggi dai costi proibitivi, ecc. Dovunque stanno andando avanti da
soli, senza il parere di illustri urbanisti, senza comitati cittadini,
senza chiedere il consenso della cittadinanza. Il vecchio cavalcavia di Ognina era perfetto, funzionale. Adesso per tornare a Ovest occorre
arrivare quasi alla Scogliera schivando un pericoloso albero senza
nessun valore. Ma il ponte sì è dovuto abbattere perché siamo in zona
sismica, caratteristica che perdiamo già a pochi chilometri, a Fasano,
con viadotti alti venti metri e una metropolitana che percorrerà le
viscere del vulcano più grande d’Europa! In
edicola ho visto un giornalino locale dove in prima pagina c’è
scritto, a caratteri grossi "Ecco come vi sto cambiando
Catania". Non sarebbe stato meglio scrivere, con più umiltà e nei
tempi giusti, "Ecco come avrei intenzione di cambiarvi Catania. Voi
cosa ne pensate?".
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Sul
sito ufficiale del Calcio Catania, Lo Monaco ha lanciato l'allarme: lo
stadio non è pronto. Queste le sue parole: "Catania, non
soltanto il Catania, non si può permettere di non avere lo stadio
pronto. Se per la prima giornata l'impianto non dovesse essere
funzionale, sarebbe una vergogna per la città." MIMMO RAPISARDA - La Sicilia 6.7.2007
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