Ernesto Pellegrini.
Iniziò la sua carriera alla ditta
Bianchi in veste di contabile e, successivamente, capocontabile e
responsabile del servizio di ristorazione. Intuendo che, in anni di
boom economico e di forte evoluzione delle abitudini alimentari
degli italiani, la ristorazione sul posto di lavoro avrebbe
conosciuto una fase di grande sviluppo, nel 1965 fondò
l'Organizzazione Mense Pellegrini che, oltre alla ristorazione
collettiva, si occupò successivamente anche di buoni pasto, pulizie,
servizi integrati e distribuzione automatica.
Nel 2015 la Pellegrini S.p.A. e
la Pellegrini Catering Overseas S.A. (azienda che opera in Angola,
Camerun, Congo, Mozambico e Nigeria) hanno fatturato 500 milioni di
euro contando un totale di 8500 dipendenti.
L'8 gennaio 1984 acquistò l'Inter
da Ivanoe Fraizzoli. Sotto la sua gestione vennero acquistati
Rummenigge, Matthaeus, Klinsmann e Brehme; la squadra conquistò il
tredicesimo scudetto nella stagione 1988-1989, passato alla storia
come "lo scudetto dei record" per i 58 punti guadagnati in 34
partite (allora la vittoria valeva solo 2 punti). Sempre nel 1989
l'Inter vinse la Supercoppa Italiana e nel 1991, dopo ventisei anni
senza vittorie in Europa, conquistò la Coppa UEFA battendo in finale
la Roma. Nel 1990 Pellegrini venne insignito dell'onorificenza di
Cavaliere del Lavoro. L'ultimo trofeo dalla squadra sotto la sua
gestione fu la Coppa UEFA conquistata nel 1994, vincendo la finale
contro il Salisburgo. Nel 1995 lasciò la presidenza della società a
Massimo Moratti.
Nel dicembre 2013 costituisce la
Fondazione Ernesto Pellegrini ONLUS che si propone di aiutare le
tante persone che si trovano in condizione di temporanea difficoltà
economica e sociale e favorire così lo sviluppo di nuove idee e
nuove risposte a bisogni che cambiano e divengono più complessi. Il
Ristorante Ruben rappresenta l'avvio di questo progetto di sostegno.
Ha sede a Milano, in via Gonin 52, ed è in grado di servire fino a
500 pasti ogni sera.
Grazie al contribuito della
Fondazione, il costo del pasto per ogni commensale è simbolico, e
pari a € 1.
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
il cambio della guardia
Nel 1984 tocca al nuovo presidente Ernesto Pellegrini
riorganizzare la squadra per centrare nuovi successi e nella
stagione 1988/89 riesce
ad allestire una squadra da record: è l'anno dei tedeschi Lothar
Matthäus e Andreas Brehme e del record di punti, 58 (84 conteggiando
tre punti a vittoria), con 26 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte.
Tale risultato non è mai stato eguagliato nella Serie A a 18
squadre.
Nella stagione successiva l'Inter si aggiudica la Supercoppa
Italiana e nel 1991, a distanza di 26 anni dall'ultimo successo
europeo, conquista la Coppa UEFA battendo in finale un'altra squadra
italiana, la Roma.
Gli anni Novanta, tuttavia, vedono i nerazzurri
in difficoltà. Mentre i rivali storici della Juventus e del Milan
conoscono annate di successi, l'Inter ottiene mediocri piazzamenti
in campionato. Nel 1994 arriva una gioia europea, la vittoria della
Coppa UEFA dopo il successo nella doppia finale contro il Casino
Salisburgo. I
l successo in Europa si contrappone con il piazzamento
molto deludente nel campionato nazionale, che l'Inter chiude ad un
solo punto dal Piacenza retrocesso.
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
Per la stagione 1986/87, il presidente è
deciso a dare una scossa all’ambiente, e per questo motivo decide di
affidare la prima squadra a un tecnico che si era potuto apprezzare
negli anni alla trascorsi alla Juventus, coronati da sei scudetti in
11 anni: Giovanni Trapattoni. Il Trap, era sicuro di poter replicare
i successi ottenuti in bianconero: i fatti gli daranno ragione ma
solo in parte.
La prima stagione di Trapattoni si chiude al
terzo posto, a quattro punti dal Napoli di Maradona che diventa la
squadra campione d’Italia. Dopo un buon avvio infatti, complice
anche un nuovo malanno di Rummenigge, i nerazzurri non riescono a
tener testa ai partenopei.
E in Coppa UEFA la sorte è quasi identica, con
l’eliminazione ai quarti, per mano della futura squadra vincitrice
della Competizione: Il Goteborg.
https://www.bauscia.it/storia-inter/pellegrini-trapattoni-scudetto-dei-record-1984-1989/
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
L’anno seguente va addirittura
peggio: quinti in campionato a 13 lunghezze dal Milan
campione e fuori agli ottavi di Coppa UEFA per mano
dell’Espanyol.
I risultati tardano quindi ad arrivare e la
folla rumoreggia. Lo stesso Pellegrini comincia a manifestare i suoi
dubbi nei confronti dell’allenatore. Del resto Trapattoni a sua
disposizione aveva dei giocatori di primissimo livello in ogni
settore del campo: Walter Zenga, Giuseppe Bergomi, Riccardo Ferri,
Daniel Passarella, Andrea Mandorlini, Alessandro Altobelli, Vincenzo
Scifo e Aldo Serena. Questi solo per citarne alcuni. Ma sono
ragionamenti fini a se stessi dal momento che il gioco è poco e mal
assortito. E a causa di ciò si ha una carenza di risultati.
Diventa quindi evidente per il Presidente il
fatto che deve rimettere mano al portafogli.
https://www.bauscia.it/storia-inter/pellegrini-trapattoni-scudetto-dei-record-1984-1989/
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
ARRIVANO I PANZER TEDESCHI
C’è stato un momento – che ormai quasi
trent’anni sono passati, ma paiono ancor di più – in cui Milano era
l’arena in cui si consumava lo scontro finale tra Olanda e Germania.
Non c’erano ancora i cinesi ma c’erano Rijkaard-Gullit-Van Basten
con la maglia rossonera contro Brehme-Klinsmann-Matthaus con quella
nerazzurra.
Lothar Matthaus, appunto. Fu l’ultimo dei
panzer. Potentissimo, dotato di una visione di gioco eccezionale,
tecnicamente fortissimo. Ci mise poco a riscattar l’onore della
Germania nel cuore dei bauscia, delusi dall’ondivago Kalle
Rummenigge.
L’Inter vuole vincere, Ernesto Pellegrini la
costruisce puntando in alto. In panca si siede Giovanni Trapattoni.
La società va a pescare, ancora, dal Bayern che già aveva rifilato
Rummenigge. Spende poco meno di otto miliardi di lire dell’epoca
(anno di grazia 1988) e arrivano a Milano Lothar Matthaus e Andreas
Brehme. Quello stesso anno arriverà in nerazzurro anche un altro
centrocampista che scriverà le pagine più belle della storia
interista, Nicola Berti.
uno squadrone, in porta c’è Walter Zenga, in
difesa lo zio Bergomi, Riccardo Ferri e Baresi senior. In attacco si
fa notare il giovane Alessandro Bianchi, arrivato quell’anno dal
Cesena. Poi ci sono la certezza umile di Ramon Diaz e la testa
famelica di Aldo Serena, il talento selvaggio del balente Gianfranco
Matteoli.
Non lo sanno ancora, a Milano. Ma quella sarà
una delle stagioni più belle dell’Inter. Finirà con lo scudetto dei
record, cinquantotto punti quando la vittoria ne valeva solo due. Il
titolo estorto al San Siro, al Napoli di Careca e Maradona. Estorto,
già. Perché sarà una furba punizione dal limite di Lothar Matthaus a
consegnare – a diciott’anni di distanza dall’ultimo – lo scudetto
all’Inter.
E’ il 28 maggio del 1989. Il Napoli si
presenta al cospetto dei nerazzurri con il rientro a sorpresa di
Diego Armando Maradona. Gli azzurri vanno in vantaggio con
Careca, nel primo tempo. È una rete stupenda. Nel secondo tempo
l’Inter si scuote e una botta calciata da Nicola Berti, sugli
sviluppi di un corner, incoccia sulla schiena del povero Luca Fusi
che beffa il suo portiere. Pari, ma non basta. Vincere consegnerebbe
lo scudetto subito. Si arriva all’83esimo minuto, e l’arbitro
fischia la punizione dal limite per l’Inter.
Davanti a Lothar Matthaus c’è una barriera
foltissima, sono in sei a separare lui dal compianto Giuliano
Giuliani, estremo difensore degli azzurri. Da un tedescone ci si
aspetta la botta, il siluro terra-aria che magari si insacchi
facendo rumore. Invece Matthaus sceglie di scoccare un destro
rasoterra che beffa tutta la barriera e si infila millimetrico
vicino al palo alla destra del portiere. Gol, Milano (nerazzurra)
impazzisce: può finalmente tornare a ricamarsi lo scudetto sulla
maglia. Lothar entra nel cuore dei tifosi anche nel dopoguerra: “Uno
scudetto qui? Vale come tutti e tre quelli vinti con il Bayern”.
Tra l’Inter e Lothar Matthaus la storia
d’amore va avanti, passa per una Coppa Uefa vinta nel ’91 ai danni
della Roma ma prima si ferma a Italia ’90 quando la sua Germania
alza la Coppa sotto il cielo di un’estate italiana che non scorderà
tanto facilmente.
Un amore grandissimo, finché qualcosa non si
rompe. Nel caso specifico, i suoi legamenti crociati, a Parma, nel
1992. Tornerà a Monaco, dove – ultimo dei Panzer – firmerà tutti i
record possibili. Giocherà cinque mondiali, terminerà la carriera
come libero così come facevano i grandissimi negli anni ’60 e ’70.
http://www.barbadillo.it/65056-storiedicalcio-linter-dei-record-di-lothar-matthaus-lultimo-panzer/
Lo
scudetto dei record!
Il primo passo è l’ingaggio di due calciatori
teutonici: il terzino Andreas Brehme, accantonato dalla Sampdoria
poco tempo prima, e il centrocampista Lothar Matthäus, che tempo
prima aveva ricevuto l’interesse di Juventus e Napoli. I due
calciatori
tedeschi non sono le uniche novità di una campagna acquisti
importante del Presidente Pellegrini: Nicola Berti e Ramon Diaz
vengono prelevati dalla Fiorentina, e c’è spazio anche per il
giovane Alessandro Bianchi, acquistato dal Cesena.
Curiosa è la storia di Diaz che all’Inter non
sarebbe dovuto arrivare. Era stato infatti comprato l’algerino Rabah
Madjer, ed erano state già fissate anche la presentazione con la
conferenza stampa, tuttavia le visite mediche evidenziarono un
problema fisico che ne poteva compromettere l’integrità nel corso
della stagione. Ecco quindi al suo posto la punta argentina. Chi
saluta è invece Alessandro ‘Spillo’ Altobelli, che dopo undici
stagioni in nerazzurro si accasa alla Juventus. Spillo è tuttora il
secondo miglior marcatore nella storia dell’Inter con 209 reti
complessive.
Si parte così così visto che prima dell’inizio
del campionato i nerazzurri salutano la Coppa Italia, eliminati
dalla Fiorentina sul neutro di Piacenza. 4-3 il risultato finale.
Pellegrini però, con molta pazienza e
perseveranza rinnova la fiducia a Trapattoni e alla fine questa
decisione si rivela quella giusta.
Infatti le cose cominciano
a
girare per il verso giusto, con ogni giocatore che si assesta in
determinati ruoli. Inamovibile il portierone della nazionale Zenga
che a fine torneo, assieme a Diaz, vanterà 33 presenze su 34
incontri.
Il libero è un ruolo ricoperto da Mandorlini e
Corrado Verdelli, mentre i due marcatori sono stabilmente Ferri e
Bergomi. In cabina di regia c’è Gianfranco Matteoli, sostenuto da
Berti e Matthäus nel ruolo di interni. Le ali sono Brehme, che
ricopre anche il ruolo di terzino e Bianchi, dotato di grande
resistenza nonostante il fisico all’apparenza inadeguato. In attacco
i due tiratori scelti sono Serena e Diaz. Alla fine del girone di
andata i nerazzurri, che avevano già estromesso dalla lotta per il
titolo i cugini, vengono sconfitti ancora dalla Fiorentina con il
medesimo punteggio ottenuto in Coppa. Questa rocambolesca sconfitta
permette al Napoli, l’unica squadra in grado di sostenere il ritmo
nerazzurro, riduce la distanza dai nerazzurri a un punto.
Ma è l’unico spavento per i tifosi dato che
nelle giornate successive l’Inter ottiene un successo dietro
l’altro, arrivando così allo scontro diretto del 28 maggio 1989,
quando un siluro su punizione del centrocampista Matthäus trafigge
il portiere partenopeo e sancisce di fatto il tredicesimo tricolore
dei nerazzurri. È il trionfo di Trapattoni, con quel momento che
aveva atteso sin dal 1986.
Per dare un’idea della distanza dal calcio
attuale, anche il Presidente degli acerrimi nemici della Juventus,
Giampiero Boniperti, dovette levare il cappello di fronte a
quest’Inter inarrestabile. Unica nota negativa di questa stagione è
la sciagurata eliminazione dalla Coppa UEFA ad opera del Bayern
Monaco. Dopo aver vinto in Germania per 2-0 la partita che verrà
ricordata per la stupenda rete di Berti (cavalcata di 80 metri e
pallonetto sul portiere), a Milano ci fu un suicidio calcistico.
Infatti dopo il sollecito vantaggio conseguito da Serena, a causa di
una sostituzione ritardata di Brehme i tedeschi seppero segnare tre
reti in 7’ sancendo di fatto l’eliminazione dalla Coppa europea. Con
buona (o meno) pace di noi interisti.
https://www.bauscia.it/storia-inter/pellegrini-trapattoni-scudetto-dei-record-1984-1989/
Chi negli anni ’90
era ancora bambino se la faceva raccontare fino alla
noia dal papà o dal nonno, senza stancarsi mai. E’ la
storia dello Scudetto dei record, quello dell’88-89 e
quella del suo artefice principale, Giovanni Trapattoni
da Cusano Milanino. Il Trap all’Inter era arrivato due
anni prima, chiamato dal presidente Ernesto Pellegrini
con un obiettivo: ricucire il tricolore sulle maglie
nerazzurre. Il compito non era facile: da contrastare
c’erano il Napoli di Maradona e il nuovo Milan di
Sacchi, oltre alla Fiorentina di Baggio, la Samp di
Mancini e Vialli, . Le prime due stagioni furono avare
di soddisfazioni per il Trap, con un terzo e un quinto
posto in Serie A, ma il capolavoro stava soltanto
prendendo forma. L’Inter nell’estate del 1988 si
rinforzò con l’acquisto di grandi campioni come Bianchi,
Berti, Matthaus, Brehme e Diaz.
Fu la base di una
squadra vincente. L’Inter in campionato macinò vittorie
su vittorie. Un solo brivido con la Fiorentina
all’ultima del girone d’andata: 4 a 3 per i viola e il
Napoli che si riportò a un punto. Ma dalla prima del
girone di ritorno la squadra condotta dal Trap riniziò
la sua marcia trionfale: 11 vittorie in 13 partite e
vittoria dello Scudetto a San Siro battendo proprio il
Napoli di Maradona con 5 giornate d’anticipo. Trapattoni
mise in fila tutti. Si tolse anche qualche sassolino
dalle scarpe per chi gli aveva dato del difensivista.
“Non mi piacciono, le etichette. La più pesante, poi…
quella maledetta storia secondo cui sarei un allenatore
difensivista. Le mie squadre hanno sempre segnato più
delle altre”. E la sua Inter aveva sì la miglior difesa
ma anche di gran lunga il miglior attacco.
Ho fatto l’allenatore
perché non mi immaginavo altrove. Amo troppo il verde
dei prati, e il pallone.
Discorsi superflui:
quell’Inter era prima in tutto. 58 punti su 68 e
avversarie distrutte, come titolò la Gazzetta dello
Sport il giorno della conquista matematica del titolo,
con quattro giornate di anticipo. L’Inter del Trap era
già leggenda.
fonte
www.inter.it
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
Trentaduesimi di finale
Vienna
19-09-1990 Rapid Vienna - Inter 2-1
Verona 03-10-1990 Inter – Rapid Vienna 3-1
|
Sedicesimi di finale
Birmingham 24-10-1990 Aston Villa - Inter
2-0
Milano 07-11-1990 Inter – Aston Villa 3-0
|
Ottavi di finale
Milano
28-11-1990 Inter - Partizan 3-0
Belgrado 12-12-1990 Partizan - Inter 1-1
|
Quarti di finale
Bergamo
06-03-1991 Atalanta - Inter 0-0
Milano 20-03-1991 Inter - Atalanta 2-0
|
Semifinale
Lisbona
12-04-1991 Sporting Lisbona - Inter 0-0
Milano 24-04-1991 Inter – Sporting Lisbona
2-0 |
|
WALTER
ZENGA. Nato a Milano il 28 aprile del 1960, inizia a
giocare a 9 anni nell’ A.C. Macallesi 1927 di Milano, poi a 11 anni
viene acquistato dall’Inter che lo inserisce tra i pulcini. Appena
compiuti 18 anni, i nerazzurri lo prestano in varie squadre di Serie
C1 tra le quali la Salernitana, il Savona e la Sambenedettese con
cui conquista una promozione in serie B.
Nell’ estate del 1982 fa ritorno all’Inter:
nella prima stagione è il secondo di Bordon, ma dalla stagione
1983/84
diventa titolare inamovibile e con il passare degli anni anche uno
dei leader dello spogliatoio nerazzurro, diventando anche uno dei
giocatori più amati della storia interista. Con l’Inter Zenga
giocherà fino al 1994 totalizzando 328 presenze e vincendo 1
scudetto (quello dei record) e 1 Supercoppa Italiana nel 1989, e 2
Coppe UEFA nel 1991 e nel 1994 (quest’ultima finale fu la sua ultima
partita con la maglia nerazzurra).
Nell’ estate del 1994 passa alla Sampdoria in
una trattativa che portò Pagliuca in nerazzurro. Nella prima
stagione in blucerchiato gioca titolare, ma nella seconda, complici
vari infortuni e scelte tecniche, vede il campo solo per 7 volte e
così a fine stagione decide di svincolarsi.
Nell’ estate del 1996 firma con il Padova in
Serie B dove gioca 21 partite. Nel marzo del 1997 si trasferisce
negli Stati Uniti ai New England Revolution che militano nella Major
League Soccer (MLS) con cui gioca 22 partite.
Nel gennaio del 1998 decide di appendere le
scarpe al chiodo, ma nell’agosto dello stesso anno i New England
Revolution lo nominano allenatore-giocatore della squadra fino
all’ottobre del 1999 quando viene esonerato. In seguito, Zenga
proseguirà la sua carriera di allenatore in varie parti del mondo,
iniziando dalla Romania (dove vince uno scudetto con la Steaua
Bucarest), poi in Serbia dove vince anche qui il titolo con la
Stella Rossa. Allena poi varie squadre degli Emirati Arabi fino
all’aprile del 2008, quando viene chiamato dal Catania in piena
lotta per non retrocedere, e lui riesce nell’impresa meritandosi la
riconferma per la stagione successiva dove raggiunge una salvezza
tranquilla.
Nell’ estate del 2009 viene ingaggiato dal
Palermo ma la sua avventura in rosanero dura pochi mesi, quando per
scarsi risultati il presidente Zamparini decide di esonerarlo. È
così, Zenga torna ad allenare all’estero in particolare negli
Emirati Arabi e in Arabia Saudita fino al giugno del 2015 quando fa
ritorno in Italia voluto sulla panchina della Sampdoria dal
presidente Ferrero.
Dopo pochi mesi però Zenga viene esonerato a
causa risultati negativi come l’eliminazione dai preliminari di
Europa League. Terminata la sua esperienza alla Sampdoria, Zenga
firma un contratto di 6 mesi con l’ Al-Shaab, ma nel febbraio scorso
ha rescisso consensualmente il contratto.
Con la maglia della Nazionale Italiana, Zenga
ha partecipato ad 1 Europeo (quello del 1988) e 2 Mondiali: in
Messico nel 1986 dove però non ha giocato nemmeno un minuto e quello
di in Italia nel 1990 da assoluto protagonista. La sua esperienza in
Nazionale si conclude nel 1992 quando il neo C.T. Arrigo Sacchi gli
preferisce Pagliuca e Marchegiani. Zenga è il terzo portiere con più
presenze in Nazionale (58) e detiene il record d’imbattibilità in un
mondiale con 518 minuti senza subire gol.
Per quanto riguarda la sua vita privata,
Zenga si è sposato 3 volte: la prima con Elvira Carfagna con cui ha
avuto suo figlio Jacopo (che gioca come attaccante nelle serie
minori), poi ha sposato la conduttrice Roberta Termali con cui ha
avuto Nicolò e Andrea, ed infine la sua attuale moglie è la rumena
Raluca Rebedea da cui ha avuto Samira e Walter Jr. Il suo soprannome
più celebre, cioè “uomo ragno“, deriva da una domanda fatta a lui
dai giornalisti riguardo la sua esclusione in Nazionale da parte di
Arrigo Sacchi e lui rispose canticchiando il brano degli 883 “hanno
ucciso l’ uomo ragno“.
http://www.calciogazzetta.it/altro/la-storia-di-un-campione-trattata-da-calcio-gazzetta/storie-di-calcio-walter-zenga-luomo-ragno/
|
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
inizio pagina
GUARDA L'INTER IN QUESTO TORNEO |
|
|
|
Trentaduesimi
di finale
Milano
15-09-1993 Inter – Rapid Bucarest 3-1
Bucarest 29-09-1993 Rapid Bucarest - Inter
0-2 |
Sedicesimi di finale
Milano
20-10-1993 Inter – Apollon Limassol 1-0
Limassol 03-11-1993 Apollon Limassol - Inter
3-3 |
Ottavi di finale
Norwich
24-11-1993 Norwich City – Inter 0-1
Milano 08-12-1993 Inter – Norwich City 1-0
|
Quarti di finale
Dortmund
01-03-1994 Borussia Dortmund - Inter 1-3
Milano 17-03-1994 Inter – Borussia Dortmund
1-2 |
Semifinale
Cagliari
30-03-1994 Cagliari - Inter 3-2
Milano 12-04-1994 Inter - Cagliari 3-0 |
|
CARO MORATTI, LE VENDO L' INTER'
MILANO - Ernesto Pellegrini e Massimo
Moratti si sono incontrati nella mattinata di ieri ed hanno avviato
ufficialmente la trattiva per la cessione del pacchetto azionario di
maggioranza dell' Inter. Non siamo all' ennesima "voce" , questa volta c' è
addirittura
un comunicato ufficiale congiunto, diffuso nel primo pomeriggio dall'
ufficio stampa della società nerazzurra su carta intestata del club, che
mette fine alla rincorsa di voci e all' accavallarsi di ipotesi. Dopo il
lavoro preliminare sui bilanci da parte degli esperti contabili ieri Pellegrini e Moratti si sono seduti allo
stesso tavolo e dopo aver messo da parte timori, diffidenze e incomprensioni
si sono messi al lavoro con un preciso obiettivo: arrivare nel più breve
tempo possibile alla firma definitiva. L' Inter presto avrà un nuovo
presidente, la giornata di ieri ha segnato indubbiamente l' inizio di una
nuova storia. "E' intendimento del signor Pellegrini valutare la possibilità
di una cessione del pacchetto azionario di maggioranza" annuncia il primo
comunicato ufficiale uscito su questo argomento dal club di Piazza Duse in
tanti mesi. E poi si aggiunge: "E' intenzione del signor Moratti valutare la
possibilità di acquisto del predetto pacchetto azionario". Siamo alla svolta
chiarificatrice e definitiva invocata nelle settimane scorse dal petroliere
milanese e siamo al traguardo che stava a cuore a Pellegrini, che ieri nella
sede della Pefin, a due passi da Piazza San Babila, ha fatto sapere con tono
scopertamente soddisfatto di essere arrivato a questo punto. "Ho pensato con
grande serenità prima di arrivare a questo appuntamento e sono contento di
averci pensato per bene". Un passo importante, che avvicina la soluzione
della sofferta vicenda ma che non significa la caduta delle difficoltà che
questa trattiva porta con se. Il lavoro di contabili e avvocati non è certo
finito, ma ieri i due contraenti-contendenti hanno deciso di superare i
reciproci sospetti e di incontrarsi a metà strada, mossi dalla
consapevolezza che l' Inter è rimasta da troppo tempo in mezzo ad un
insidioso guado. "Nell' interesse prioritario dell' Internazionale FC - si
dice nel comunicato - la trattativa dovrà essere confinata in tempi brevi".
Subito dopo però Pellegrini e Moratti fanno anche sapere che "trattiva
aperta" non significa anche scontata conclusione. Precisazioni d' obbligo.
E' certo che da ieri, 1 febbraio, il dosso è stato superato e si è messo in
moto il meccanismo che porterà alla tanto attesa svolta societaria, quel
passaggio dall' era Pellegrini a quella di Massimo Moratti, come chiesto a
gran voce in quella tesa e difficile domenica dell' 11 dicembre dai tifosi a
San Siro mentre la squadra cadeva di fronte al Napoli. L' incontro è
avvenuto forse sulla famosa cifra dei 40 miliardi? Il comunictato di ieri è
servito anche per chiedere agli organi di informazione di non diffondere
notizie incontrollate. Di questo avviso non è il quotidiano britannico "Daily
Star" che ha rilanciato l' operazione Moratti- Cantona parlando di una
trattiva segreta in corso con il giocatore che avrebbe promesso all'
industriale milanese una risposta. Interessamento si, ma nessuna intesa
aveva fatto sapere Moratti che ieri ha dovuto prendere la parola per una
precisazione a proposito di un presunto suo coinvolgimento, annunciato da un
quotidiano, in una inchiesta sulla attività del comitato per portare a
Milano le olimpiadi del 2000. "Non ho ricevuto nessuna richiesta da parte
della Corte dei Conti. Il Coni ha già ricevuto il rendiconto relativo alle
attività svolte e ai loro costi, rendiconto che il dottor Moratti non ha
alcuna difficoltà a presentare".
di GIANNI PIVA
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/02/02/caro-moratti-le-vendo-inter.html
|