Le candelore, o cerei di Sant’Agata, sono
grosse costruzioni in legno riccamente scolpite e dorate in
superficie; fino ad un ventennio fa esse uscivano in processione a
partire dal 2 febbraio. Alcuni storici ritengono che la festa della
candelora sia stata istituita da papa Gelasio I nel 492, altri
studiosi invece accennano a papa Sergio I, palermitano, il quale la
istituì nel 687. In ogni caso la festa della candelora è la
sostituzione di un rito sacro ad un rito pagano, simboleggiando la
sua fiamma la “Luce del mondo”che squarcia le tenebre della notte.
Nel 1514 se ne contavano 22 la prima delle
quali in processione era quella dei Confettieri adorna di “cosi
zuccarati”; nel 1674 sappiamo fossero 28 , e dopo il terremoto del
1693 la processione dei cerei assunse tutte le caratteristiche di
un’autentica festa barocca, tant’è che possiamo affermare che
rappresentavano il barocco in movimento. Mentre agli inizi del ‘900
se ne contavano 15 ed esistevano pure quelle dei calzolai,
carrettieri e dei muratori., oggi sono in totale 12 pesanti dai 400 ai 900
chili, portate a spalla, a seconda del peso, da 4, 8, 10 o 12
uomini.
Ciascuna di esse è legata ad una corporazione
di arti e mestieri ad eccezione della prima, la più piccola, voluta
dal vescovo Ventimiglia dopo l’eruzione lavica del 1776 che minacciò
di invadere i paesi di Pedara e Nicolosi e dell’ultima quella del
Circolo Cittadino di Sant’Agata fondato dal Beato Cardinale Dusmet.
Le candelore, o cerei di
Sant’Agata, sono grosse costruzioni in legno riccamente scolpite e
dorate in superficie; fino ad un ventennio fa esse uscivano in
processione a partire dal 2 febbraio.
Alcuni storici ritengono che la
festa della candelora sia stata istituita da papa Gelasio I nel 492,
altri studiosi invece accennano a papa Sergio I, palermitano, il
quale la istituì nel 687.
In ogni caso la festa della
candelora è la sostituzione di un rito sacro ad un rito pagano,
simboleggiando la sua fiamma la “Luce del mondo”che squarcia le
tenebre della notte.
Nel 1514 se ne contavano 22 la
prima delle quali in processione era quella dei Confettieri adorna
di “cosi zuccarati”; nel 1674 sappiamo fossero 28 mentre agli inizi
del ‘900 se ne contavano 13.
Oggi sono in totale 11 pesanti
dai 400 ai 900 chili, portate a spalla, a seconda del peso, da 4, 8,
10 o 12 uomini.
Ciascuna di esse è legata ad una
corporazione di arti e mestieri ad eccezione della prima, la più
piccola, voluta dal vescovo Ventimiglia dopo l’eruzione lavica del
1776 che minacciò di invadere i paesi di Pedara e Nicolosi e
dell’ultima quella del Circolo Cittadino di Sant’Agata fondato dal
Beato Cardinale Dusmet.
Colpita dai bombardamenti della
seconda guerra mondiale, quella voluta da Mons. Ventimiglia, venne
ricostruita, nella seconda metà del ‘900, non del tutto fedelmente a
quella originale. Oggi è custodita nella chiesa di S. Placido ed è
gestita dall’Associazione Sant’Agata in Cattedrale.
Segue in processione la candelora
dei Rinoti, intitolata “Primo Cereo” e donata dgli abitanti di San
Giuseppe la Rena agli inizi dell’800.
A seguire la candelora degli
Ortofluricoltori (giardinieri e fiorai), la più originale, in stile
gotico veneziano restaurata interamente nel 1983, ripristinando in
quest’occasione la tradizionale boccia a corona che la sovrasta, per
la quale viene comunemente definita “La regina”. Si conserva nella
chiesa di S. Francesco all’Immacolata.
Segue quella dei Pescivendoli, in
stile rococò, di fattura ottocentesca, custodita oggi al mercato
ittico. Caratteristico il mazzetto di fiori freschi, oggi sostituito
da fiori artificiali, che un tempo completava la candelora, che, al
tempo dell’Arcivescovo Bentivoglio, veniva benedetto durante una
manifestazione nel cuore della pescheria, la mattina del 3 febbraio.
La candelora dei Fruttivendoli,
detta la “signorina” per il suo movimento e le sue forme eleganti,
scandite alla base da 4 artistici cigni, attualmente è conservata
nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata.
La candelora dei Macellai, nota
comunemente come candelora dei chianchieri, è adornata da una statua
rappresentante S. Sebastiano, patrono della corporazione dei
macellai e da sempre si conserva presso i locali annessi alla chiesa
di S. Sebastiano nei pressi del Castello Ursino.
Il cereo dei Pastai spicca per la
sua semplicità ed eleganza, in stile barocco esso è l’unico che
manca di scenografie rappresentanti il martirio di Agata,
all’interno custodisce ancora il cerone in vera cera, ed è
conservato all’interno della chiesa dedicata a S. Francesco
all’Immacolata.
Ottava in processione la
candelora dei Pizzicagnoli, nota per il suo stile liberty con alla
base quattro splendide cariatidi, anch’essa conservata nella chiesa
di S. Francesco all’Immacolata.
Segue quella dei Bettolieri, la
quale esce in processione a cura del comitato delle feste agatine da
quando, agli inizi degli anni ’60, la corporazione non si occupò più
della manutenzione e dell’uscita della candelora. Si conserva nella
chiesa di S. Francesco all’Immacolata.
La candelora dei Fornai e dei
Panettieri, è stata sempre la più pesante di tutte e viene
comunemente definita la “Mamma”; portata in processione da ben 12
portantini, oggi si conserva nella chiesa di S. Francesco
all’Immacolata.
L’ultima candelora quella del
Circolo Cittadino di Sant’Agata, è la più recente, realizzata nel
1874, ed adornata nel 1996 con una statua del Beato Dusmet. La
copresenza di una statua raffigurante Sant’Agata ed una
dell’Immacolata ricorda come i Catanesi, insieme a Sant’Agata, hanno
sempre venerato la Vergine Immacolata come patrona della città. Si
conserva presso la Basilica Collegiata sede del Circolo Cittadino
Sant’Agata.
Riferimento Bibliografico: G.
Lanzafame, Sant’Agata e la sua festa, Catania 2005, pp. 57-89.
COSI' IN PROCESSIONE, SECONDO
L'ANZIANITA':
1
Cereo di Monsignor Ventimiglia
Apre la sfilata, ed è
sempre la prima ad uscire. Questa piccola candelora non
appartiene a categorie, da sempre è stato il comitato a
curarne l'uscita in processione. Si tratta della più
piccola e dal popolo viene meglio conosciuta come
"a cannalora di
Sant'Aita". Fu
donata da Mons.Ventimiglia dopo l'eruzione lavica del 27
aprile 1766 che minacciava i paesi di Pedara e Nicolosi
e in quella occasione, per volontà del vescovo e del
senato, venne portata in processione la Sacra mammella
di S.Agata. È tutta indorata e consta di tre ordini: una
base, una parte intermedia e una parte superiore.
Distrutta quasi
totalmente dai bombardamenti del 1943 venne ricostruita
nel 1952 su progetto del geometra Giacomo Tropea del
Comune di Catania. E' stata restaurata nel 1985. Durante
il congresso eucaristico del 1959 venne utilizzata come
artistica base per la statua della Madonna di Fatima.
Oggi è custodita nella chiesa di
S. Placido
ed è gestita dall’Associazione Sant’Agata in Cattedrale.
|
2
Cereo de
Rinoti
E' la prima delle
grandi ‘cannalore‘ in processione, essendo la più
antica, ed è costruita in stile barocco. Intitolata “Primo
Cereo”,
difatti apre la processione dei grandi cerei.
Con quattro ordini
fregiati in stile barocco e quattro caratteristiche
aquile alla base, è da considerare un omaggio dei
giardinieri e ortolani di S. Giuseppa la Rena.
Fino al 1692 la
candelora veniva smontata in più parti e
conservata nella
piccola chiesa parrocchiale.
Attualmente si conserva in un locale appositamente
costruito. E' stata ricostruita e completata tra il 1820
e il 1852 rispettivamente al tempo dei signori don
Girolamo Messina e don Giuseppe Barbagallo, notabili
della borgata. Giunge in città dopo la festa che viene
organizzata nel rione, la mattina del 3 febbraio dopo un
percorso di circa sei chilometri. Nel secondo
dopoguerra venne restaurata dal maestro indoratore
Arancio e nel 1984 Ignazio Lo Faro.
Viene accompagnata
dal rettore, dal comitato di quartiere e dalla banda del
rione. E' tradizione che il 3 febbraio pomeriggio venga
eletto, dopo un momento di fratellanza (un bicchierotto
di buon vino tra amici e della buona musica), il rettore
per l'anno successivo. E’portata in processione da gente
della stessa borgata.
E' veramente uno
spettacolo indimenticabile vedere avanzare questa
candelora, tra gli alberi del boschetto della plaja in
un contesto paesaggistico cosi diverso dalle altre che
affrontano il traffico cittadino.
|
3
Cereo de
Giaddineri
(giardinieri, ortofloricoltori e fiorai).
Costruito in stile gotico veneziano,
è sormontato da una corona ed è per questo motivo che è
soprannominato la
Regina
delle cannalore; restaurata
interamente nel 1983.
E' la più originale
in stile gotico veneziano, consta di tre ordini: la base
, il secondo ordine dove troviamo le artistiche statue
dei santi, S. Euplio, S. Sesto, S. Quintiano, S.
Pantaleo, S. Guglielmo, S. Fortunato, S. Attanasio, S.
Stefano e S. Giuliano.
Nel terzo ordine al
centro, S. Agata legata alla colonna con il seno
tagliato circondata da otto angeli con simboli agatini.
Al di sopra la caratteristica boccia a corona.
Negli anni '50, a
seguito della controversia legale per motivi di
precedenza che la categoria ebbe col comitato dei rinoti,
non usci in processione fino al 1960. D'allora,
sottoposta ad alcuni restauri, partecipa alle
processioni con regolarità.
Fino al 1917 si
conservava accanto alla chiesa della Madonna delle
Grazie a Cibali, poi a S. Agata la Vetere ed attualmente
si conserva nella chiesa di
S.
Francesco all’Immacolata.
Negli anni '50 la
categoria ebbe una causa con il comitato dei Rinoti per
motivo di precedenza e per un lungo periodo, fino al
1960, non usci in processione.
|
4
Cereo de
Pisciari (pescivendoli).
In stile rococò, detta anche “a
Bersagliera”, si
distingue per una corona floreale, pendente dagli
altorilievi del secondo ordine, che conferisce una
sensazione di movimento durante le evoluzioni
dell’annacata.
Al centro l'enorme cerone offerto dalla categoria alla
Patrona.
E' stata restaurata
nel 1986 mentre era rettore Salvatore Romeo. Ogni
rettore cura annualmente lo stato della candelora, si
interessa assieme ai collaboratori per la scelta dei
portatori
detti " a chiumma"
per il complesso bandistico e per tutto ciò che è
necessario alla festa.
Caratteristico il mazzetto di fiori freschi, oggi
sostituito da fiori artificiali, che un tempo completava
la candelora, che, al tempo dell’Arcivescovo
Bentivoglio, veniva benedetto durante una manifestazione
nel cuore della pescheria, la mattina del 3 febbraio.
In essa si ammirano i
palcoscenici inneggianti al Martirio di Sant'Agata. Gli
altarini sono cinti da una ghirlanda che dondola al
procedere, rendendola così inconfondibile rispetto alle
altre. La parte apicale, con corona a cimosa floreale
artificiale, è cinta da tripudio di bandiere e
gagliardetti ex-voto.
Sempre alla base
il nome del presidente della casa del pesce. Assieme ai
festoni, segno dell'eternità, troviamo scolpiti dei
pesci. Alla base vengono inserite due resistenti
stanghe
con al centro due trasversali per sollevarla da terra.
Le stanghe vengono poste sulle robuste spalle dei
portatori, lateramente a destra e a sinistra sono poste
le "
currie
"
delle grosse
cinghie per bilanciare il peso e dare alle candelore
quella grottesca e caratteristica andatura detta
" annacata ".
Il centro della
candelora è costituito da una sorta di piccoli
palcoscenici che riproducono scene della " Passio
Agathae" , cioè del martirio della Santa, come ad
esempio l'interrogatorio dinanzi a Quinziano , lo
stranno delle mammelle, la visita di San Pietro in
Carcere, il martirio del fuoco.
Ai quattro angoli di
questo ordine quattro preziosi angioletti che sorreggono
nelle loro mani simboli agatini. Sotto la corona
troviamo le statue di S Sebastiano, S. Giovanni
Battista, S. Francesco di Paola preotettore della gente
di mare, S. Pietro, S. Giuseppe, S. Paolo, S.Giorgio e
S. Placido.
Caratteristico è il
mazzetto di fiori freschi realizzato all'epoca dal
fioraio Giovanni Milici che completa la candelora (oggi
purtroppo di fiori artificiali). Questo mazzetto veniva
benedetto durante una suggestiva manifestazione nel
cuore della pescheria, la mattina del 3 febbraio dall'
Arcivescovo Bentivoglio. la Bandiera tricolore fu dono
del re Vittorio Emanuele III , in visita a Catania alla
categoria. Caratteristica di questa candelora è la
ghirlanda di fiori posta al di sopra della scenografia
che oscilla al movimento del passo rendendola
inconfondibile rispetto alla altre. Nel restauro
l'antico cerone interno venne sostituito con uno in
legno più leggero, quello antico si trova ora nella
cappella della Madonna in Cattedrale. Si conserva
all'interno del
mercato ittico.
|
5
Cereo de
Fruttarola (fruttivendoli).
Per
la sua cadenza leggiadra ed aggraziata è denominata
"la signurina".
Durante i lavori di
restauro eseguiti 1959, è stata rinvenuta la data del
1888 forse di un precedente restauro avvenuto in
quell'anno. Alla base di questa candelora sfolgorante di
luci, figurano quattro artistici cigni. Il fusto mostra
scene del martirio, un trionfo di statue. Sotto la
corona spicca la statua di S.Agata. Nel 1988 ebbe un
nuovo restauro. E' conservata nella chiesa di
S. Francesco
all’Immacolata.
|
6
Cereo de Chiancheri (Macellai)
Detta comunemente dei
"chiancheri",
è quella che ancor oggi conserva il legame più vivo con
la sua corporazioni di cui il patrono è S. Sebastiano.
Si distingue
moltissimo per la sua forma dalle altre: è un'artistica
torre che consta di quattro ordini alla base quattro
artistici leoni (simili a quelli dei bettolieri) nel
secondo ordine angeli e scenografie, nel terzo ordine
dentro nicchie ornate da colonne corinzie quattro statue
: S. Sebastiano al centro, S.Antonio di Padova, S.
Isidoro Agricola, la Madonna del Carmine.
La scelta di
quest'ultima è motivata in quanto il simulacro
settecentesco di S. Sebastiano patrono della
corporazione e confraternita dei macellai, durante la
processione veniva un tempo portato presso il santuario
della Madonna del Carmine, a piazza Carlo Alberto; come
pure è da ricordare che all'interno della pesceria,
teatro naturale per la manifestazione delle candelore,
si trova la monumentale chiesa della Madonna del Carmine
all'Indirizzo, la cui festa, da qualche anno viene
preparata dai macellai. L'ultimo ordine è costituito da
quattro angeli che trattengono nelle loro mani la
corona.
La fattura di
quest'ultima fa pensare che in una delle
ristrutturazioni della candelora abbia collaborato
Vincenzo Cuscunà o qualcuno dei suoi figli.
Danneggiata dal
bombardamento del 1943, venne restaurata nel 1947. Un
nuovo restauro si ebbe nel 1972.
Si conserva presso i locali annessi alla chiesa
di S. Sebastiano nei pressi del Castello Ursino.
|
7
Cereo de Pastari (produttori di
pasta).
E' l’unico che ha
conservato il settecentesco candelone centrale in cera,
le altre candelore hanno un cereo in plastica. L’ultima
candelora che effettuò il cambio fu quella dei
fruttivendoli, il vecchio cereo è visibile nella
cappella dell’addolorata nella parte destra della
basilica cattedrale di Catania, vicino alla cappella di
Sant’Agata, risale ai primi anni del settecento ed è
costruito in stile barocco.
E' un enorme
candeliere semplice e bello, in stile barocco. E'
l'unico dei grandi cerei in cui mancano le scenografie.
Consta di tre ordini. Al centro le antiche statue di S.
Agata , S. Pietro, S. Euplio, S. Berillo, secondo la
tradizione primo vescovo di Catania.
Su di esse spicca la
scritta "cereo dei padroni pastai". Al di sotto della
corona quattro grandiosi angeli con simboli agatini in
mano. All'interno si trova anche il cerone originale.
Fu la prima candelora
ad essere restaurata per interessamento del cavaliere
Luigi Maina, capo del cerimoniale del Comune e membro
del comitato agatino, nel 1970.
E' conservato
all’interno della chiesa dedicata a
S. Francesco
all’Immacolata.
|
8
Cereo dei
Pizzicagnoli (alimentaristi).
E' Riconoscibile per
lo stile art nouveau o liberty.
Consta di quattro
ordini e alla sua ristrutturazione collaborò lo scultore
Vincenzo Cuscunà con i figli Rosario e Sebastiano,
intorno al 1914. Venne indorata per la seconda volta nel
1946 dall'indoratore Andrea Lombardo. nel secondo ordine
troviamo le scenografie dl martirio di fine fattura. Nel
terzo ordine furono scolpiti nei quattro angoli eleganti
testine di angeli, viene arricchita da otto angioletti
svolazzanti. Al di sotto della corona troviamo le statue
di quattro apostoli : Andrea, Pietro , Paolo e Giovanni.
La base della
candelora è costituita da quattro bellissime cariatidi.
Nuovi restauri sono
avvenuti nel 1980 e 1996 ad opera, rispettivamente di
Ignazio Lo Faro e Sabina Fisichella.
Per un lungo periodo
dal dopoguerra agli anni sessanta veniva adornata con
artistici mazzetti di fiori dalle forme più strane: una
enorme corona o una grande stella. Dopo l'ultimo
restauta è stato allungato il cerone interno, rimessa
una boccia di vetro secondo l'uso originale.
|
9
Cereo dei
Putiari (bettolieri)
E' il più alto di
tutti. È il
secondo più pesante dopo quello dei panificatori ed è
portato da 10 persone; la quale esce in processione a
cura del
comitato delle feste agatine da quando, agli
inizi degli anni ’60, la corporazione non si occupò più
della manutenzione e dell’uscita della candelora.
Consta di tre
ordini:alla base troviamo quattro artistici leoni e
grifoni che sorreggono delle volute su cui poggiano
quattro graziosi angeli ai lati; al di sotto della
corona, molto originale per la sua forma una serie di
ben 12 artistici piccoli simulacri di santi.
All'interno di
piccoli palcoscenici sono rappresentati quattro dei più
significativi momenti del Martirio. Nell'arco del tempo
questa candelora ha subito profonde trasformazioni. La
candelora venne ristrutturata nel 1913 da Vincenzo
Cuscunà e figli, poi nel 1935 e nel 1982. Furono
totalmente sostituiti due ordini, si scambiarono le
scenografie. Furono aggiunte al di sopra di esse le
statue di quatto apostoli : S Paolo, S. Giovanni ,S.
Pietro e San Bartolomeo e la corona che viene sorretta
da quattro angeli barocchi, furono sostituiti anche gli
angeli centrali.
Nel dopoguerra ebbe
un periodo di grade splendore durante le feste agatine
grazie alla famiglia Bruno commercianti di vino,
all'epoca rettori della candelora.
Esce a cura del
comitato delle feste agatine, da quando agli inizi degli
anni '60 la categoria come alcune altre non si occupa
più della manutenzione e restauro e dell'uscita della
candelora. Si conserva nella chiesa di
S. Francesco
all’Immacolata.
|
10
Cereo dei
Pannitteri (panificatori).
E' il più grande e pesante di tutti ed è trasportato da
ben 12 portatori, portantini o vastasi. La prima sua costruzione
risale al 1731 ad opera dell'intagliatore Santo
Guarnaccia ed è costruito su di una base
costituita da quattro statue di Atlanta. La parte
successiva custodisce la raffigurazione "Vicende agatine"
suggestive nei loro ampi incavi.
Caratteristici nella
parte finale erano due angeli che con una mano
sorreggevano la corona e con l'altra una tuba. il
terminale del cerone è con una grossa boccia a corona;
Negli anni venti una
ulteriore trasformazione; della vecchia candelora si
conservano gli otto grossi angeli e la base, nel terzo
ordine sotto la corona furono aggiunte le seguenti
statue dei santi: Metodio, Everio, Berillo, il beato
Pietro Geremia.
Per la sua
caratteristica andatura, è meglio conosciuta come
"la mamma".
Fu quello più gravemente danneggiato tra le "cannalore"
che durante il bombardamento dell'aprile del 1943 si
trovavano in deposito nella "casa della Vara". È stato
ripristinato nel 1972 dall'indoratore Alfio Grasso. Oggi
si conserva nella chiesa di
S. Caterina in Via
Umberto.
|
11
Cereo del Villaggio Sant’Agata.
E' la candelora più
giovane ,voluta dal sig Salvatore Russo ed inaugurata
nel 2010. a ricevuto il benestare dal comitato dei
festeggiamenti per partecipare alle processioni dei tre
giorni nel 2012 e il 3 febbraio 2012 ha fatto la sua
prima uscita in occasione dell’offerta della cera.
Gia negli anni 80
venne costruita una piccola candelora che girava nel
quartiere, ma si è voluta donare alla cittadinanza del
villaggio Sant'Agata una candelora degna delle altre 11.
Il Cereo è stato
progettato nel 2007; è stato scolpito dalla ditta Scirè
di Emanuele Branchitta ed assemblata dal fratello
Eliseo. È alto, con il mazzo di fiori che la sovrasta,
quasi 4,90 metri, pesa circa 600 kg ed è portato da 8
persone. Alla base vi sono quattro basamenti con teste
di leone, mentre le statue dei santi e le scene del
martirio di Agata sono state realizzate dalla illustre
ditta Ferdinand Stuflesse di Ortisei.
“Lo scrivente Russo salvatore, nella qualità di
proprietario dell’omonimo Cereo Villaggio S.Agata, dopo
aver allungo riflettuto, considerato il momento di
difficoltà e di motivi strettamente personale di cui lo
stesso preferisce mantenere il massimo riservo. Comunica
a tutte le Istituzioni, Civili e Religiosi, che
il Cereo Villaggio S.Agata, per quest’anno non
parteciperà all’edizione S.Agata 2024.
A tale decisione, comunico che in tanti si sono fatti
avanti per gestire anche temporaneamente il Cereo, ma
per mia volontà non ho acconsentito. Ritengo che il
Cereo debba essere gestito dallo scrivente così come da
progetto originale, cioè quello devozionale nei
confronti della nostra Santa Patrona e non per motivi
solo di folclore. Resta inteso, che mi riservo di
rientrare quanto prima risolti i problemi personali. Il
suddetto ritiro temporaneo per l’anno 2024 resta
insindacabile ed irremovibile”.
|
12 Cereo dei Mastri Artigiani (nuova
candelora)
Si vociferava già da tempo e
adesso è arrivata l’ufficialità: la festa di Sant’Agata 2018 avrà
una nuova protagonista tra le candelore in omaggio alla Santa
Patrona. Il Comitato dei festeggiamenti Agatini ha infatti aperto le
porte, dopo una trafila burocratica non indifferente, al nuovo Cereo
dei Mastri Artigiani della Parrocchia Maria Santissima Assunta,
della zona popolare del Tondicello della playa.
Il parroco don Santo Conti, dopo
aver portato con impegno e dedizione l’istanza per l’ingresso della
13esima candelora in onore di Sant’Agata, ha avuto esito positivo
per la felicità dei molti abitanti del quartiere. La candelora in
legno, costruita nel recente 2009, è stata accettata dal Comitato
tenendo conto della mancata considerazione ricevuta in passato
durante la sua presentazione al Comune di Catania, a differenza del
Cereo del Villaggio Sant’Agata, costruito nel 2011, che invece
ricevette parere positivo, nonostante da anni si fosse tentato di
entrare in processione con una candelora più piccola. “Preso atto
che nel 2011 è stata aggiunta una Candelora alle undici già
esistenti – si legge nel comunicato – non tenendo invece conto della
analoga richiesta da parte della Candelora dei Mastri Artigiani, si
è deciso di sanare questo vulnus. Pertanto, analizzato lo statuto
dell’associazione e verificate le condizioni di sicurezza e di
legalità, tale Cereo è ammesso alla Festa di Sant’Agata“.
Nonostante le richieste avanzate
per tempo, quest’anno la candelora dei Mastri Artigiani non potrà
partecipare alla processione con le altre sorelle, ma sarà visibile
esclusivamente nella mattinata del 5 febbraio in piazza Duomo
insieme alle altre, dopo il riuscito esperimento dello scorso anno
di porle attorno al “Liotru” in conclusione del giro esterno della
Santa.
Diverse sono state le polemiche
in queste settimane per l’entrata del nuovo cereo, soprattutto tra
diversi fedeli che ne hanno rivendicato la mancata appartenenza a
Sant’Agata; infatti, voci di corridoio, più di una per l’esattezza,
rivelano che fu costruita per essere dedicata alla Madonna Assunta e
solo successivamente si prese in considerazione l’entrata tra le
candelore Agatine. Sui social è scattata la polemica, tra molti che
criticano la mancanza di scene del martirio Agatino tra le statuette
presenti all’interno del corpo ligneo, a conferma di una prima
dedica alla Madonna Assunta, e altri che parlano di una sostituzione
delle stesse con la presenza di nuove scene. Altri, invece, pensano
che faccia parte di un’arte che non deve rischiare di essere messa
da parte e che comunque sia andata la storia, si debba avere il
piacere e l’onore di farla sfilare insieme alle altre.
Il Comitato, invece, dal canto
suo “non ritiene opportuna una indiscriminata proliferazione di
nuove Candelore e a tal proposito nel regolamento apposito prevedrà
che eventuali nuove richieste in futuro dovranno dimostrare di
rispettare stingenti criteri religiosi, artistici e storici, di
essere associate ai mestieri, come da tradizione, e di dar prova di
una lunga ed effettiva partecipazione alla vita civile e religiosa
della città. Anche quest’anno, infine, grazie al lavoro proficuo ed
incessante delle forze dell’ordine e all’impegno delle associazioni
delle candelore, il regolamento redatto con il contributo di tutti i
soggetti interessati, dalla Curia al Comune, fino alle associazioni
per la Legalità è stato finora applicato con efficacia“.
http://catania.liveuniversity.it/2017/02/02/santagata-festa-nuova-candelora-mastri-artigiani-foto/
|
13
Cereo Devoti di Sant’Agata.
14
Cereo Comm.
Luigi Maina
15
Cereo del Circolo Cittadino di Sant’Agata.
Realizzata nel
1874 e adornata nel 1996 con una statua del Beato Dusmet.
La copresenza di una statua
raffigurante Sant’Agata ed una dell’Immacolata ricorda come i
Catanesi, insieme a Sant’Agata, hanno sempre venerato la Vergine
Immacolata compatrona della città. Si conserva presso la
Basilica Collegiata
sede del Circolo Cittadino Sant’Agata.
Non appartiene
a categorie, ma al Circolo Cittadino di S. Agata fondato
nel 1874; La candelora venne realizzata alcuni anni dopo
nel 1876, di stile composito, consta di quattro ordini.
La base ricorda quella dei pescivendoli, su di essa
quattro angeli che furono aggiunti intorno agli anni
Venti; nel secondo ordine le scenografie; nel terzo
quattro statue, della Santa Patrona, di S. Euplio,
dell'Immacolata. Quattro volute a forma di piccoli
grifoni sorreggono la corona.
La candelora nella
parte finale fino alla festa del 1987 portava la
tradizionale boccia di vetro; nel restauro del 1988,è
stata sostituita con un mazzetto realizzato dal fioraio
Samperi. Nel 1988 è stata restaurata.
ricostruzione resa possibile grazie alle informazioni
tratte dal libro di Mons. Giovanni Lanzafame di Bartolo.
|
La festa di
Sant'Agata è inscindibile dalla tradizionale sfilata delle
«candelore», enormi ceri rivestiti con decorazioni artigianali,
puttini in legno dorato, santi e scene del martirio, fiori e
bandiere. Le candelore precedono il fercolo in processione,
perché un tempo, quando mancava l'illuminazione elettrica,
avevano la funzione di illuminare il passo ai partecipanti alla
processione. Sono portate a spalla da un numero di portatori
che, a seconda del peso del cero, può variare da 4 a 12 uomini.
I maestri orafi del
Trecento avevano realizzato il Busto di sant'Agata, un
capolavoro d'arte raffinato e prezioso. Ma il popolo, da sempre
vicino alla patrona, ha voluto essere presente nella festa con
creazioni proprie, opere di fattura artigianale che
rappresentassero, inoltre, associazioni di varie categorie di
lavoratori.
Ognuna delle il
candelore possiede una precisa identità. Sulle spalle dei
portatori, essa si anima e vive la propria unicità, che si
compone di diversi elementi: la forma che caratterizza il cero,
l'andatura e il tipo di ondeggiamento che gli viene dato, la
scelta di una marcia come sottofondo musicale.
Le candelore sfilano
sempre nello stesso ordine. Ad aprire la processione è il
piccolo cero di monsignor Ventimiglia. Il primo grande cero
rappresenta gli abitanti del quartiere di San Giuseppe La Rena e
fu realizzato all'inizio dell'Ottocento. È seguito da quello dei
giardinieri e dei fiorai, in stile gotico-veneziano. Il terzo
in ordine di uscita è quello dei pescivendoli, in stile
tardo-barocco con fregi di santi e piccoli pesci. Il suo passo incònfondibile ha fatto guadagnare alla candelora il soprannome
di «bersagliera».
Il cero che segue è
quello dei fruttivendoli, che invece ha passo elegante ed è
dunque chiamato la «signorina». Quello dei macellai è una torre
a quattro ordini. La candelora dei pastai è un semplice
candeliere settecentesco senza scenografie.
La candelora dei
pizzicagnoli e dei bettolieri è in stile liberty, quella dei
panettieri è la più pesante di tutte, ornata con grandi angeli,
e per la sua cadenza è chiamata la «mamma». Chiude la
processione la candelora del circolo cittadino di sant'Agata che
fu introdotta dal cardinale Dusmet. In passato le candelore sono
state anche più numerose: esistevano quelle dei calzolai, dei
confettieri, dei muratori, fino a raggiungere in alcuni periodi
il numero di 28.
Il «rinoto» per
passione che tramanda la tradizione
Il legame che unisce
Rosario Carmelo Parisi a Sant'Agata è forte, così come
la sua fede. Si emoziona quando parla della «sua Santa».
Quando ricorda come da bambino attendeva il suo
passaggio in processione tra le vie. «Avevo appena
quattro anni - ricorda l'uomo oggi sessantaduenne - e
aspettavo il fercolo tra via Principe angolo via Plaia.
Da bambino facevo il chierichetto a padre D'Arrigo e
ogni volta che potevo correvo a vedere i cerei».
Un uomo attivo, un
gran lavoratore. Ogni mattina già all'alba è sul posto
di lavoro, la sua pasticceria, nei pressi
dell'aeroporto. Niente sconti, sebbene adesso lo aiuti
anche il figlio Giuseppe (nella foto insieme al padre).
Eppure quest'uomo tutto di un pezzo quando parla di
Sant'Agata si ammorbidisce e gli occhi cominciano a
brillare. «Il mio è un amore profondo - confessa - al di
là dei festeggiamenti ogni anno per me rivedere
Sant'Agata è una grazia e una speranza».
Una grande passione,
Parisi è stato anche uno dei 71 tesorieri della
candelora dei Rinoti che si fregia del titolo di "primo
cereo" ed apre la processione dei grandi cerei. Secondo
gli storici questa candelora venne ricostruita per
volere del massaro Girolamo Messina tra il 1820 e il
1852. «Questo cereo è stato realizzato dai grandi
feudatari e noi lo custodiamo in un locale che è stato
donato dal commendatore DiStefano conosciuto nel
quartiere come don Turiddu "un dollaro". Sono stato
tesoriere nel '86, un grande onore per me che di nascita
non sono "rinoto"».
E' come una grande
famiglia: gli otto portatori del cereo sono tutti del
quartiere. Quando iniziano i festeggiamenti, dopo la
processione dell'offerta della cera alla Cattedrale alla
casa del fercolo di san Giuseppe La Rena i soci si
riuniscono nella sede «per eleggere i due nuovi
tesorieri per la festa dell'anno successivo. Tesorieri
che sono tenuti a rispettare e tramandare le tradizioni.
Quando parte il cereo in processione anche i bambini si
affacciano ai balconi e a San Giuseppe La Rena è festa.
Poi ci si sente come svuotati, sensazione che svanisce
quando il cereo dopo l'ottava di Sant'Agata ritorna a
"casa"».
L. G.
La Sicilia, 5.2.2015
E l'«annacata» si fa
sulle note di Bob Sinclair
Sabato 04
Febbraio 2012
Segno dei tempi se
le candelore, nell'incedere lungo le vie della città -
preludendo ai festeggiamenti agatini veri e propri - adeguino il
proprio ritmo alle hit del momento. Sarà un segno dei tempi e
delle moderne "contaminazioni", se l'inconfondibile "annacata"
degli storici cerei, non venga scandita soltanto da motivetti
evergreen - come "Nel blu dipinto di blu", "L'alligalli" o "Come
facette mammeta" - ma niente di meno che da Bob Sinclar.
E in particolare
dal tormentone del momento: "A far l'amore comincia tu",
remixato dall'originale della Carrà. E, per analogia, anche da
"Come bello far l'amore da Trieste in giù".
Ebbene sì. In effetti, il ritmo c'è, trattandosi di disco music,
e la trovata, improvvisata da chissà quale o quali musicisti, fa
sorridere e lascia interdetti nel contempo.
Del resto, perché «Come facette mammeta» sì e «A far l'amore
comincia tu» no?, si potrebbe obiettare. I più e meno giovani
non ci avranno neanche badato, assimilando la novità come cosa
normale; gli anziani, forse, non ci avranno neanche prestato
attenzione, non riconoscendo il pezzo.
Del resto, la Candelora, al di là degli ex-voto, è ormai simbolo
di folklore puro. E dunque di tradizione. Di una tradizione che,
però, segue anch'essa il corso dei tempi, arricchendosi di
novità che vengono di volta in volta assorbite. (In questo caso
è ancora presto per dire se si tratti o no di una meteora).
Il fatto è che Sant'Agata è un po' una festa in progress,
rinnovata dagli stessi catanesi. Trent'anni fa non si era mai
vista la fiumana di enormi ceri del 5. Oggi sono una tradizione
consolidata e intoccabile.
Vent'anni fa non si sarebbe mai immaginato di assistere al canto
delle monache alle dieci del mattino. Fino allo scorso anno l'"annacata"
era scandita dalle hit di Edoardo Vianello. Oggi l'"annacata" è
alla Bob Sinclar. E tra dieci anni chissà cosa accadrà.
Alessandra Belfiore (La Sicilia, 4.2.2012)
I calciatori del Catania
Chiavaro, Morra, Casale, Borghi, Leonardi, Castagnini, sulla
Candalora per le vie della città (anni Ottanta). |
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LE CANDELORE PIU' BELLE
Realizzata a regola d'arte dai
genitori, il piccolo cereo è stato tra i protagonisti della
domenica: applauditi i bambini e saluto con le "grandi".
È stata tra le protagoniste di
questa prima domenica di festeggiamenti nel pieno centro storico di
Catania: la nuova candelora dei bambini è stata accolta con gioia in
piazza Duomo, attirando subito l’attenzione dei tanti devoti e
curiosi che hanno immortalato il momento.
Catania si prepara ad accogliere
con grande fermento le spoglie di Sant’Agata e, come succede spesso
da qualche anno a questa parte, sono tanti i bambini che entrano nel
vivo della festa, tra divertimento, religiosità e tanto folklore,
come si denota dalle candelore realizzate con materiali di fortuna.
Ma ce n’è stata una, in
particolare, che quest’anno ha attirato su di se grandissima
curiosità e attenzione: la candelora dei bambini del Villaggio
Ippocampo di Mare nel pomeriggio di domenica ha fatto il suo
ingresso in piazza Duomo, andandosi a posizionare davanti la
cattedrale insieme alle “sorelle maggiori”. Approfittando delle
bande musicali delle candelore Monsignor Ventimiglia e Circolo
Cittadino di Sant’Agata, nella loro tradizionale domenica di festa,
i bambini si sono destreggiati con la classica annacata dei cerei
votivi.
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Realizzata a regola d’arte, da
due padri dei ragazzi, e rifinita di tutto punto senza lasciare
nulla al caso, la candelora è interamente in legno intagliato e
portata a spalla da quattro ragazzi, agghindata da candelabri
illuminati, iconografie di Sant’Agata e perfino gagliardetti e
tricolore a muoversi in modo cadenzato.
“La candelora pesa molto in
quanto realizzata in legno – ci racconta un genitore artefice
dell’opera -, i ragazzi portano sulle spalle un peso davvero enorme
in relazione alla loro statura. Fanno davvero fatica, ma lo fanno
con piacere e soprattutto tanta devozione verso Sant’Agata. Abitiamo
nei pressi del Villaggio Ippocampo di Mare e, su richiesta dei
nostri figli, ci siamo ingegnati nel costruirla prendendo esempio
dalle 13 candelore votive odierne“.
Si danno il cambio in alcuni
tratti di via Vittorio Emanuele II sino a piazza dei Martiri, luogo
della festa e dell’omaggio alla stele di Sant’Agata, tra il sudore e
la fatica, che è tutto tranne che finta. Accompagnati lungo il
percorso da genitori e parenti, hanno un’età media di soli 12 anni
Samuele M., Francesco D., Christian C., Samuele G. e Agatino I. e
quello che portano sulle loro spalle ha tutti i requisiti per essere
considerato un vero e proprio cereo: dall’imponente mazzetto di
fiori finti in cima, alle curie anteriori e posteriori, fino alla
ghirlanda di fiori sovrastante che emula quella della “Bersagliera”,
la bellissima candelora dei Pescivendoli.
Non hanno potuto fare a meno di
notarla anche i portatori delle candelore Agatine lungo il percorso,
con il cereo Monsignor Ventimiglia che ha onorato la presenza con il
classico bacio tra le due curie anteriori. “Non siamo dei falegnami,
ma l’abbiamo realizzata con il cuore: è una gioia vedere contenti i
nostri figli, piccoli devoti ma innamorati follemente di Agata“, ha
continuato Rosario, padre di uno dei ragazzi.
http://catania.liveuniversity.it/2018/01/29/festa-santagata-candelora-bambini-video-foto/
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foto ricordo del Cereo dei
Panettieri
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