Tutti, a Catania, si sono commossi davanti alla televisione quando hanno
visto Mascara cantare l'inno nazionale. E' già capitato con altri
catanesi come Anastasi e Coco, ma non vestivano la maglia rossazzurra.
L'altro ieri questo evento è entrato nella storia del Catania Calcio, a
compensare tutto quel che di buono hanno fatto Pulvirenti e Lo Monaco.
Credo
che anche Massimino, da lassù, sia contento. Lui che ha raccolto il
Catania dalla pozzanghera dove l'avevano gettato, l'ha ripulito, gli ha
rimesso le ali e lo ha fatto volare, di nuovo. Quest'immagine è anche
dedicata a lui.
Mascara
in azzurro, ed è tutta Catania in Nazionale.
Giovanni
Finocchiaro - La Sicilia 8.6.2009
PISA.
Quella tuta, liberata con inaudita violenza dal cellophane, prima dell’ingresso
in campo per il riscaldamento prepartita, è diventato l’abito
ufficiale. Peppe Mascara non se l’è tolta da dosso per dieci ore
almeno: «Non esageriamo - sbotta - Era comoda, l’ho tenuta, a fine
partita, per spostarmi in auto da Pisa a Benevento, per raggiungere la
casa d’origine di mia moglie».
Ecco, il giorno dopo le emozioni, emergono particolari curiosi,
divertenti, commoventi dell’esordio del playstation etneo in nazionale.
La maglia, Peppe. Quella usata in campo. Bisognerà abbattere la parete di
casa, come ha detto lei alla vigilia, per sistemarla tra gli altri cimeli?
«No, quella casacca è già sistemata nella camera dei bimbi». È stata
lavata a parte, per non farla rovinare, dicono in famiglia.
«Comunque, sì, questa maglia è stata oggetto di mille attenzioni».
Quant’è felice, a distanza di 24 ore, Mascara?
«Mille volte di più, perché sto realizzando quant’è successo a me e
quanto fiera sia la gente di Catania».
Partiamo dal famoso inno nazionale. Le foto la inchiodano, Peppe.
Piangeva.
«No, è un fotomontaggio».
Difficile crederla.
«Ok, ero emozionato. Da martedì scorso, primo giorno di allenamento,
fino alla fase di riscaldamento, sono rimasto impassibile. Ma al momento
degli inni...».
Grosso l’ha strattonato per farla tornare sulla terra.
«Mi ha dato una pacca sulla spalla. Loro sono esperti, io ero un
esordiente».
E se avesse segnato?
«Sarebbe stato ancora più bello. Mi basta così. Da domani guardo al
campionato del Catania. Questa è stata una bella parentesi».
Chiusa?
«No, spero ancora aperta».
Lippi dice che, in agosto, qualcuno potrebbe tornare e giocare contro la
Svizzera.
«Appunto. Un motivo in più per fare bene e meritarsi una seconda
occasione».
Quanti amici l’hanno seguita. A partire da Alessandro Di Benedetto,
partito, come molti tifosi rossazzurri, da Catania.
«Sentirmi chiamare è stato... pazzesco. Ho visto striscioni, bandiere
del Catania. Svegliatemi, sto ancora sognando».
Il giorno dopo, Mascara. Che domenica è stata, per lei?
«Sono arrivato a Benevento alle cinque del mattino. Ho dormito poco, ho
coccolato i miei bambini, ho ringraziato mia moglie Ramona, i miei parenti
che mi hanno seguito fino a Pisa».
Quindi?
«Ho giocato la partitella con i ragazzi, a casa. Soprattutto Marcello non
mi ha mollato un attimo. Il suo abbraccio, quello dei miei familiari vale
più di mille gol».
Adesso, la famiglia Mascara va in vacanza...
«Era ora. La prossima settimana torno a Catania per qualche giorno.
Giusto per salutare i miei amici etnei».
Il resto è pura privacy. La maglia messa sotto vetro, la felpa azzurra
tenuta tra le mani da Marcello per un giorno intero. Il pallone degli
azzurri portato a casa sottobraccio
dai carusitti tutti felici che saltavano sul sedile posteriore dell’auto
che volava verso Benevento. E, ancora: Mascara che - abitando dietro lo
stadio di Benevento - non resiste alla tentazione di assistere ai play off
dei campani. La cena e i brindisi, la commozione, i discorsi da persona
normale.
Credici, Peppe, portando sul petto lo scudetto a quattro stelle, sei
entrato nella storia del Catania
Una
stagione da incorniciare
di
Max Licari (www.calciocatania.com)
Predisporre un’analisi tecnico-tattica di questa tipica gara di
fine stagione sarebbe a dir poco pleonastico, così come giudicare il
singolo giocatore, da Acerbis a Llama, per menzionare i meno positivi,
piuttosto che Sciacca o Morimoto, per ricordare i più "in
palla". Di contro, appare il momento giusto per abbozzare un primo
consuntivo della stagione e, soprattutto, affrontare il tema relativo al
futuro, alla prossima "tornata", quarta consecutiva in Serie
A. Il Catania, numeri alla mano, ha disputato la sua miglior stagione
dagli anni ’60 a oggi, malgrado il posizionamento finale, sest’ultimo
posto, possa far pensare il contrario a osservatori distratti. Record di
punti, 43, alcune significative vittorie contro la Roma e nei due derby
con il Palermo (con annessa l’apoteosi del ‘Barbera’) e,
soprattutto, la salvezza conquistata con due mesi d’anticipo, questi i
tratti salienti del torneo in chiave rossazzurra. Se, difatti, si va ad
analizzare a quanti punti si sia attestata la quota salvezza (37), si
può facilmente constatare con quanto anticipo Walter One e soci abbiano
potuto prenotare le vacanze. Un “salto di qualità” importantissimo
rispetto al passato. In questa cornice, rimarcare come si sia uguagliato
il record di vittorie interne (11) e, contestualmente, battuto quello
meno "edificante" riferibile al numero massimo di sconfitte al
“Massimino” (7) risulta esercizio meramente statistico. Magari, in
futuro, un ulteriore salto di qualità potrà essere costituito da un
maggiore equilibrio fra prestazioni casalinghe e prestazioni esterne
(una sola vittoria fuori casa, peraltro “storica”, a Palermo) e fra
punti conquistati nel girone d’andata e punti conquistati nel girone
di ritorno (sebbene quest’anno, considerando il dato numerico
attestato a 25/18, un passo avanti sia stato innegabilmente compiuto).
Ma ciò di cui si parla sempre troppo poco è l’aspetto meno “seducente”
del processo di crescita del Catania, quello lontano dai riflettori del
campo, dalle giocate “pazzesche” di Mascara, dagli scatti fulminei
di Morimoto. La realtà è solo una: il Catania è adesso una società
radicata nel calcio che conta, inserita a pieno titolo nei circuiti
nazionali e internazionali, arricchita da una struttura ben definita, da
un bilancio sano, da un parco giocatori di un certo rilievo, da un
settore giovanile in grande crescita, da una notevole capacità di
programmare il futuro prossimo non solo dal punto di vista tecnico,
leggasi Centro Sportivo di Massannunziata, un’opera fondamentale che
in passato nemmeno era mai stata pensata dalle nostre parti. Tutto ciò
adesso è o sarà realtà. Realtà solida, certa, tangibile, da guardare
con gli occhi e toccare con mano. Tutto questo non può non essere
sottolineato, essendo un dato di fatto incontrovertibile, non il
consueto “slinguazzamento” del lacchè di turno, sempre d’attualità
nella “terra dei lecchini” (per i meno informati, la Sicilia).
Walter
One l’Italiano
Non
sappiamo le reali motivazioni dell’addio anticipato di Zenga. Siano
“divergenze di vedute” con Pietro Lo Monaco oppure legittima
aspirazione al miglioramento, poco importa. Di sicuro, qualcosa è
accaduto nel periodo intercorso tra il rinnovo del contratto e la
separazione consensuale verificatasi ad aprile e comunicata a fine
stagione. Giustamente il tecnico meneghino non vuole parlarne,
sottolineando come le “cose di casa” proprio lì debbano rimanere.
Anche questa presa di posizione ne evidenzia le qualità di “uomo di
spogliatoio”, di tecnico capace di tenere in pugno una squadra con
carisma e competenza. A Catania ha fatto benissimo, dimostrando di poter
essere allenatore importante da calcio italiano, tanto ha dato (non solo
sotto il profilo professionale, ma anche mediatico, regalando una
inattesa notorietà a una città nel calcio spesso snobbata), tanto ha
ricevuto. Io posso solo fargli i complimenti e augurargli i migliori
successi, seppur sottolineando che, da domani, qualora si accasasse in
Italia (Lazio o altro team), sarà un avversario da sconfiggere
lealmente per tutti i tifosi del Liotru.
Nuovi
Atz…orizzonti Il nuovo tecnico etneo dovrebbe essere Gianluca Atzori, artefice del
miracolo Ravenna in Lega Pro, nonché ex allenatore in seconda (con
Baldini e Zenga) della società rossazzurra. Una scelta assolutamente in
linea con la nota politica societaria, tesa a valorizzare gli emergenti,
alias coloro che hanno “fame” di arrivare. Naturalmente, rispetto a
Zenga, la situazione cambia in maniera totale in fatto di
riconoscibilità mediatica e di carisma iniziale, in quanto le due
carriere da giocatore risultano incommensurabili. Ma nel calcio, Sacchi
insegna, ciò che maggiormente conta è saper lavorare. E Atzori lo sta
facendo bene. Accogliamolo, nel caso, con fiducia e sostegno congiunta a
curiosità. Soprattutto, nessun pregiudizio. Solo il campo, come sempre,
dirà della bontà della scelta. In caso di successo loderemo allo
spasimo (Marino e Zenga docent), in caso di insuccesso criticheremo
anche duramente (Baldini insegna). Di certo, il compito che lo attende
non è facile, in quanto dovrà gestire la prima “rivoluzione tecnica”
dell’era Pulvirenti. La squadra verrà “svecchiata” e giungeranno
almeno sette/otto nuovi elementi che dovranno essere inseriti, gestiti e
amalgamati in un telaio già collaudato dall’eccellente lavoro di
Zenga. Auguri.
I
punti fermi La positiva stagione del Catania ha, fortunatamente, goduto di molte
“certezze”, cioè di giocatori di buon livello che hanno onorato al
meglio il campo e la maglia, meritando l’applauso dei tifosi. Punti
fermi veri e sicuramente futuribili sono il “capitano in pectore”
Mascara (cannoniere della squadra con 12 reti), la cui convocazione in
Nazionale dice tutto di una stagione meravigliosa impreziosita da
capolavori da brivido perpetuo, e il venticinquenne mediano Biagianti,
anch’egli convocato da Lippi. Il buon Marco, la cui collocazione più
consona appare da “frangiflutti” davanti alla difesa, è cresciuto
tanto e sarà il cardine del prossimo centrocampo etneo, “sirene”
laziali permettendo. Non da meno risultano i “laterali bassi”
Potenza e Capuano, esterni di categoria che hanno fatto compiere un vero
e proprio salto di qualità al gioco del Catania da gennaio in poi. La
riconferma appare scontata. Certezza granitica si è dimostrato anche
Takayuki Morimoto, 7 reti in campionato e movenze da “crac”. Il
ventenne nipponico, prima punta velocissima, tecnica e letale sotto
porta, reca in sé le stimmate del campioncino. Deve però completare la
sua crescita, diventando maturo e concreto. Nel novero delle “sicurezze”
di un Catania da Serie A
vanno inseriti anche: Tedesco, protagonista di una stagione da
incorniciare in fatto di assist (ben 8) e suggellata dalla soddisfazione
del primo gol in rossazzurro; Silvestre, difensore centrale argentino
adattabile a destra che, presumiamo, l’anno prossimo sarà anche
pronto per la Nazionale di Maradona; Carboni, buon centrocampista di
fatica dalla grande esperienza che sa cosa fare pure nei momenti più
delicati; Ledesma, sfortunatissimo centrocampista argentino dalle
indiscusse qualità tecniche e tattiche, purtroppo condizionato in
questa stagione da due infortuni importanti (pubalgia e rottura del
crociato), il quale ha dimostrato di essere giocatore vero, quasi
imprescindibile per il gioco del Catania (tornerà a pieno ritmo
presumibilmente a fine anno); Sciacca, giovanissimo centrocampista della
“cantera” che evidenzia doti tecniche e mentali importanti (il
catanesino dovrà crescere senza montarsi la testa, ma il futuro è
tutto suo). Fra le certezze da inserire anche il Malaka Martinez,
sebbene più propriamente il suo rendimento stagionale complessivo vada
ascritto alla categoria del “flop”. Tuttavia, l’età, le doti
tecniche e fisiche e le potenzialità certe ne impongono la riconferma e
l’attesa della definitiva esplosione. La prossima sarà per lui la
stagione della verità: o “mezzo giocatore” o campione. Vie di
mezzo, considerato il suo tipo di gioco, non paiono essercene. “Punto
fermo” potrebbe rivelarsi anche Plasmati, se l’Atalanta non lo
riscatterà. Ha siglato 5 reti nel suo primo torneo di Serie A,
mostrando doti fisiche importanti. È un tipo di centravanti, fisico e
propenso al gioco aereo, di cui il Catania ha necessità. Potrebbe
essere lui il prescelto.
I
flop Troppo facile puntare i riflettori sul romeno Dica, il “Baggio dei
Carpazi”. Io direi di non menzionarlo nemmeno, perché “non
pervenuto”.
Doveva essere l’erede di Platini, si è rivelato il figlioccio di
Messera, con l’aggravante della “svogliatezza” che non gli ha
consentito, al pari del suo predecessore, di rendersi utile nello
smontaggio delle cabine alla Playa. Si rifarà nella metropoli greca di
Salonicco, nel famoso Iraklis. Veri “flop” sono sicuramente
Terlizzi, centrale difensivo dalle notevoli qualità fisiche e tecniche
la cui carriera dimostra come nel calcio la tenuta mentale sia spesso
più importante della bontà del piede, il portiere Polito, girato a
gennaio in prestito al Grosseto, e la coppia di esterni Sardo-Sabato,
anch’essi “sbolognati”, dopo varie “incomprensioni”, a inizio
2009 (ma il laterale destro campano tornerà indietro dal Chievo, così
come il portiere). Puntare ancora su uno di questi ultimi quattro
elementi significherebbe mettere in difficoltà il giocatore stesso,
considerato il rapporto assai difficile instaurato con il pubblico
catanese.
Le
delusioni Non veri e propri “flop”, in quanto sempre pronti al sacrificio
e utili alla causa in svariate situazioni, ma in ogni caso deludenti, i
due esterni argentini Izco, i cui limiti tecnici appaiono evidenti e non
colmabili, e Llama, dalle buone qualità potenziali ma al momento alieno
da qualsivoglia comprensione delle dinamiche tattiche del calcio
italiano. Non pronto per la Serie A anche il portierino slovacco
Kosicky, il quale comunque mostra qualità fisiche rilevanti. Da
valutare se tenerli in “rosa” o far loro maturare nuove formative
esperienze in giro per l’italia, in team in grado di assicurare
continuità d’impiego.
Paolucci,
un caso a parte Un caso a parte si è rivelato Paolucci. Il centravanti marchigiano
ha disputato una grande stagione, contribuendo con 7 pesantissime
segnature alla salvezza anticipata del Catania, nonché mostrando doti
tecniche e fisiche di primissimo ordine. In buona sostanza, questo è un
giocatore vero che, a mio parere, farà una grossa carriera. Tuttavia,
non potendo per varie ragioni essere “incamerato” dal sodalizio di
Via Ferrante Aporti, ha in pratica saltato mezza stagione, sacrificato
sull’altare delle ovvie priorità societarie. Un peccato. Un vero
peccato. A lui, comunque, il plauso per aver disputato un’ottima
stagione e i migliori auguri per il futuro.
Morituri
te salutant Era il grido di saluto dei gladiatori nell’arena. E di gladiatori
veri che salutano con l'onore delle armi il Catania ne ha cinque.
Bizzarri, Stovini e Baiocco, per motivi diversi, abbandoneranno il
rossazzurro, ma nessuno può negare che abbiano disputato prestazioni
fantastiche e contribuito in maniera determinante alla salvezza. L’auspicio
è che i sostituti, almeno, siano alla loro altezza. Accostabili all’argentino,
al fiorentino e al perugino, anche il Gabbiano Spinesi e il Mostro
Silvestri i quali, sebbene siano stati impiegati poco o pochissimo,
hanno tuttavia scritto la storia del Catania e lasceranno la nostra
città con tutti gli onori del caso.
Mercato
da godere
La
“rivoluzione” presuppone l’addio a giocatori importanti come
Bizzarri, Stovini, Baiocco, Paolucci, Silvestri, Spinesi, tutti elementi
che hanno contribuito alle fortune passate e recenti del Catania. Il
mercato dovrà portare alle falde dell’Etna giocatori di pari levatura
per proseguire nella costruzione di un progetto che veda i rossazzurri
stabilmente in Serie A. Allo stato attuale mancano all’appello due
portieri, i sostituti di Potenza e Capuano, due centrali difensivi da
affiancare a Silvestre, un centrocampista di propulsione alla Baiocco,
una punta centrale da alternare con Morimoto (dalle caratteristiche
possibilmente differenti); il sostituto di Paolucci, insomma. Fanno otto
“pezzi” buoni buoni. Più un nono elemento, la “ciliegina”, già
"inglobato", fra l’altro. Il “pitu” Barrientos,
fantasista argentino nell’orbita della Nazionale “albiceleste”, ha
tutte le carte in regola per far dimenticare Dica alla “torcida”
catanese. Attendiamo che si rimetta al meglio dall’infortunio al
legamento occorsogli e poi, si spera, ne vedremo delle belle. Le
referenze parlano di un grande giocatore. L’incipit di mercato del
Catania fa sognare…
Peccato.
Peccato che a causa delle ultime restrizioni la curva Nord del
Massimino non abbia mai potuto esibire quello striscione raffigurante
Ylary Blasi con una dedica, tutta marca Liotru, indirizzata a Capitan
Totti. Peccato che quella "sciccheria" lunga cento metri sia
rimasta nei ripostigli, perché oggi sarebbe servita a smorzare
l'arroganza di certi centurioni che, dopo duemila anni, si credono
ancora di essere i padroni del mondo.
Grande Catania, specialmente nel secondo tempo. Specie quando si è
giocato (è il caso di dirlo) a "Porta Romana", quanto
Martinez sembrava Hamrin, quando Mascara emulava Platini, quando Llama
ricordava il brasiliano Eder. Quando tutta la squadra potevamo
chiamarla "Real" Catania mentre metteva in ginocchio una
spaventatissima Roma che rischiava di perdere l'Europa.
Totti. Oggi questo signore, che di campione mi ricorda soltanto lo
scudetto con Batistuta e Cassano perché del Mondo lo è diventato
solo da spettatore di lusso (non ricordo altro), signore oggi non lo
è stato per niente. Quel "che …….. vuoi?" a Mascara,
sul 3-1 nel primo tempo, lo abbiamo visto tutti e conferma la sua
indole coatta, il perchè meritò la squalifica nell'episodio dello
sputo.
Negli spogliatoi, sarà volata qualche parola di troppo da parte
giallorossa, e siccome quella nostra famosa frase "ora a parratu
troppu assai!" in certi frangenti diventa intercontinentale, nel
secondo tempo i giocatori del Catania, italiani, argentini, uruguagi,
slovacchi, ecc., rientrando in campo hanno riaperto la valigia già
pronta per le vacanze ed hanno tirato fuori soltanto le loro palle.
Sì, solo le palle del Catania si sono viste nel secondo tempo. Una di
Mascara e l'altra di Morimoto, quanto basta per fronteggiare
l'arroganza di una Roma da sempre raccomandata dal Coni che si è
premurato, attraverso l'arbitro, a non concedere rigori e a sorvolare
su parecchie cose….. salvando il salvabile (compresi i fischi degli
stessi tifosi).
Sior Capitano, non si preoccupi, l'Europa è sua… ma oggi, come si
dice a Catania "vu ficiumu teniri……".
Che ci vuole fare, LIFE IS NOW!