Ci sentiamo TUTTI pronti quando
giudichiamo le decisioni che prendono o che devono prendere gli altri,
ma quando ci troviamo noi stessi di fronte a questi momenti perdiamo
TUTTE le nostre sicurezze. Ecco esattamente il mio attuale stato
d'animo!!!Sì, perchè in questi giorni ho dovuto prendere una cruda
decisione professionale che andava a contrastare con i miei naturali ed
umani sentimenti. E che solo grazie alla serietà, comprensione e
disponibilità del Presidente e del Direttore Generale del CATANIA
Calcio ho potuto prendere. "LORO" mi hanno capito!!! Pensate,
mi hanno dato da lavorare (ero a casa senza squadra), mi hanno sostenuto
durante la stagione ed adesso, dietro mia richiesta, mi hanno detto :
"Grazie Sinisa per quello che ci hai dato in questa bellissima
stagione sportiva. Abbiamo conosciuto un grande persona che resterà
sempre nei nostri cuori, e che riteniamo sia giusto che porti avanti le
sue ambizioni professionali". INCREDIBILE!!!
Una delle più belle manifestazioni di stima che abbia ricevuto in vita
mia. Mille GRAZIE al CATANIA Calcio!!! E GRAZIE mille a TUTTA Catania!!!
E scusatemi CATANESI, cercate di capirmi, vorrei (ma non lo pretendo)
che TUTTI i tifosi rossazzurri si potessero mettere al mio posto e
prendessero la decisione che ho preso io. Forse chiedo troppo. Però
almeno SCUSATEMI (so che questo lo farete) perchè ho conosciuto bene la
grandezza del Vostro
"CUORE". Eppoi, non dimenticate, che gli allenatori passano e
che la cosa più importante per Voi è che resti l'attuale SOLIDA
Società. Solida e competente tanto da mettermi a
disposizione un organico di "prim'ordine". Sì, di
"prim'ordine": TECNICO e MORALE!!!
Ho conosciuto infatti, un gruppo di calciatori a dir poco FANTASTICO.
Che mi hanno dato di più di quello che era nelle loro possibilità:
sì, mi hanno dato di più. Come hanno fatto non lo so, sono ancora a
domandarmelo. Inoltre, anche se all'interno della squadra ci sono 6/7
GRANDI calciatori ed il livello tecnico medio è MOLTO elevato, la cosa
che li ha maggiomente contraddistinti è un FENOMENALE "spirito di
squadra"!!! Calciatori ed uomini SPLENDIDI!!!
Grazie CAMPIONI.
TUTTI devono essere ORGOGLIOSI di "Voi" !!!
Sinisa MIHAJLOVIC
P.S.: Spero di trovare, presto, da lavorare
per legittimare la mia decisione e le mie ambizioni professionali e di
tornare a CATANIA da avversario leale come leali siete stati TUTTI Voi
con me.
DUE
PAROLE DA UN DISFATTISTA PENTITO.
Lo
ammetto. Faccio parte di quella schiera di disfattisti che a dicembre del 2009 vedevano
il Catania dritto dritto in serie in B, che Bizzarri e Stovini non era
stati degnamente sostituiti dalla Società e che questa, dopo anni di
miracoli, stavolta aveva fatto il botto.
Oggi
sono pentito. Non sono un addetto ai lavori né un giornalista
specializzato; non conoscendo come si vive dentro a una Società
professionistica ed
essendo all’oscuro di certi fatti, evoluzioni e malesseri che solo in
quella sede si conoscono, da profano alla fine mi son dovuto ricredere.
Avevano ragione, chiedo scusa.
Le mie
parole son cose che si dicono; come milioni di italiani anch’io mi
sono autoproclamato un estemporaneo CT della Nazionale dicendo pure la mia e annunciando
la mia ruspante formazione al Bar dello Sport di turno.
Ma solo quello, perché
la passione da tifoso rossazzurro non mi è mai mancata (come si vede
palesemente da queste pagine). E’ sempre lì, incrollabile, e se mi
sono improvvisato una pessima Cassandra l’ho fatto solo in buona fede e per amore della
squadra della mia città.
Ma
non era soltanto il sottoscritto a pensarla così, in città
erano in molti. In
effetti nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla salvezza, anche
se Lo Monaco e Pulvirenti ripetevano che la squadra era la più forte
costruita durante la loro gestione.
"Ma
che dicono? Dai, prepariamoci al peggio. Che fine faremo?"
Poi
il miracolo, anzi di più. Chi avrebbe mai immaginato tutto quel ben
di Dio dopo l’esonero di Atzori? Nove punti al girone di andata
avrebbero abbattuto chiunque, significavano l’anticamera
dell’inferno. Insomma, eravamo spacciati e solo quei due ci credevano
ancora.
I
45 punti finali hanno qualcosa dell’incredibile, un girone di ritorno
da pazzi forsennati, una media da Champions League per non dire da
scudetto, con la concentrazione a mille e un gruppo di marmittoni
trasformato da Mihajlovic in una banda di predoni che ogni domenica non
guardava in faccia nessuno, senza alcun rispetto per il blasone di
squadre che hanno fatto la storia del calcio italiano. Tutte, nessuna
esclusa, hanno dovuto chinare il capo davanti all’elefante.
Tutti
i ragazzi hanno dato l’anima. Ognuno di loro, con capacità o proprietà
diverse, per la sua parte ha sputato qualcosa per la causa comune.
Per
san Giuseppe Mascara sono stati versati quintali e quintali di
inchiostro, e altrettanti ancora non basterebbero per celebrare colui
che rimarrà per sempre nella storia del Calcio Catania. Alla pari
(ma decisamente di più) di Cinesinho, Fogli, Calvanese, Mastalli e
Prenna, Giuseppe rappresenta la storia del calcio sotto l'Etna. Perchè
lui, da solo, è il fotogramma vivente di questi anni di follia che
stiamo vivendo.
Il
portierone Andujar è “U Cani Niuri”, come lo ha definito il buon
Pennisi per quel fisico imponente e quelle manone. Come dicevo prima,
vedendo le sue prestazioni all'inizio del torneo già rimpiangevo Albano
Bizzarri ma durante il campionato Mariano è rientrato in corsa,
garantendo sicurezza fra i pali e rendendo i suoi compagni di reparto
traquilli e consapevoli che ad ogni uscita la palla era solo di questo
gigante. Due importanti interventi contro la Fiorentina valgono, da
soli, tutto il campionato. Sarà il futuro Vavassori.
Alvarez,
a guardarlo con quella pancetta (a Catania direbbero n'puppitteddu)
sembra uno di quei catanesi che giocano nei campionati aziendali serali,
in squadre tipo "Gli amici del Corso" e che dopo la doccia si
vanno a strafogare di carne di cavallo e seltz e limone a "Via 80
palmi". Ma l'aspetto fisico inganna, dopo due anni in sordina è
stato una delle sorprese di quest'anno. Oggi è un terzino di livello
internazionale. Splendido il suo assist a Lopez nella vittoria con
l'Inter.
Discorso
diverso, invece, per Bellusci e Morimoto. Mi dispiace, ma non ci siamo.
In
un panorama in cui c'è penuria di difensori italiani (figuriamoci che
ai Mondiali andiamo con Legrottaglie!), il
terzino è quel che passa il
convento. L'attenuante è che raramente ha giocato nel suo ruolo di
centrale, bensì da terzino destro e siccome lo scatto e la velocità
non sono proprio il suo forte, si è beccato due cartellini rossi
proprio perchè è ricorso al fallo quando saltato come un birillo
dall'ala avversaria. Anche sulla costruzione del gioco non mi sembra
granchè. Forse è stato sopravvalutato, mi dispiace ma non mi sento di
dire che deve ancora crescere, perchè le doti di un campione si vedono
subito. Un consiglio estetico: visto che ha delle sopracciglia a
foresta, perchè pelarsi totalmente per poi sembrare Mounsier Landrù?
Il
giapponese
non so più se definirlo una vera punta, perchè da fuori area parte
bene ma poi nell'area piccola
divora anche i più facili dei gol. Tutti
dicevano "ha dalla sua la giovane età". Son passati 4 anni, e
credo che gli sia rimasta solo la giovane età. Per lanciarlo, il
Catania gli ha offerto tutto il girone d'andata da titolare e lui l'ha
sprecato. Qualcuno dice che aveva sulle spalle grandi responsabilità.
Quando esplose, Paolo Rossi al Vicenza aveva 20 anni, come Anastasi al
Varese....... Altri suoi coetanei, che di occasioni hanno soltanto i 10
o i 5 minuti finali, lo invidiano. E' rimasto l'eterna promessa.
Gli
altri? Tutti delle vere rivelazioni: dall’estro e la classe di Llama,
sul quale non avrei scommesso un bel niente e che oggi è inseguito da
tutti, al motorino settepolmoni Izco che sotto le ali del Catania è
diventato un calciatore di rango; da Biagianti che qui da noi ha
raggiunto la Nazionale all’indimenticabile Malaka che con le sue
giocate ci ha deliziato per tre anni.
E
infine c'è lui: l’uomo
con i lunghi capelli che sembra la figurina di un album di fiabe
Manga, con la chioma bionda da bel cavaliere che svolazza al vento
dopo la liberazione dal dragone cattivo: Maxi Lopez.
Grazie
alla genialità di Lo Monaco, nei primi giorni di febbraio (sembra
avercelo mandato Sant'Agata) questo “liberatore”è arrivato qui e
…. non abbiamo capito più niente! Abbiamo visto cose
incredibili, giocate mai viste da queste parti e undici gol uno più
bello dell’altro che hanno salvato il Catania dal baratro. Non sono
sicuro che oggi avremmo festeggiato la salvezza se non fosse arrivato
lui.
Maxi
Lopez è nato per fare il centravanti. Quando i difensori avversari se
lo vedono sbucare dentro le loro retrovie, come un fantasma dalla
nebbia, è ormai troppo tardi. Quando alla fine lo vedono ben per
intero, pronto a perforarli, non c’è più tempo per rimediare al
danno: la gallina bionda sta già per colpire. E loro, portiere
compreso, non hanno più scampo.
Osservatelo
bene: vaga per il campo come una leonessa nella Savana africana mentre,
affamata, cerca l’antilope malata per abbatterla. Possiede la grande
dote di captare il difensore in difficoltà, quasi a sentirne i globuli
sanguigni in affanno, il ritmo cardiaco accelerato dalla paura di
sbagliare e corre come un felino su di lui per attaccarlo, per
togliergli la palla e andare in rete. Si muove con un’eleganza e una
plasticità che oggi è difficile vedere in giro. Non sa nemmeno lui
perchè lo fa. Lo fa e basta.
E’
un animale da area di rigore nato, completo in tutti i sensi:
elevazione, tecnica, agilità, proprietà acrobatiche, intuito,
insaziabile fame da gol, opportunismo, visione di gioco, precisione e
potenza nel tiro (destro e sinistro). Tutte doti che farebbero la gioia
di ogni presidente Paperone.
Anche
qui abbiamo avuto grandi attaccanti e di un certo valore, vedi
Cantarutti, Oliveira, Prenna, Calvanese, Bonfanti. Ma con tutto il
rispetto per loro, erano fatti su misura per gli obiettivi del Catania:
salvezza dalla B o promozione in A. Qui siamo davanti a qualcuno che non
abbiamo ancora capito perchè è qui.
Nell'ultima
partita mi sono avvicinato vicino la bandierina per vederlo in
azione e avvertivo la stessa sensazione che avevo da ragazzino: la
voglia di veder giocare da vicino il campione che calpestava il Cibali,
ma con la differenza che il campione che avevo davanti aveva
la casacca rossazzurra. Stavolta era mio!
E
poi vederlo sfondare la stessa rete sfondata da Manca una decina di
anni fa, quando la squadra ricominciò la sua risalita, fa un certo
effetto. Lopez è stato il valore aggiunto, il salto di qualità del
Catania, è qualcosa che qui non eravamo abituati ad avere, a vedere,
applaudire. Molti hanno detto “Ma che c’entra col Catania? Questo è
un fuoriclasse, che ci sta a fare qui? Non è un giocatore per noi, ce
lo possiamo permettere?”
In
effetti è sembrato un lusso, una meteora. Tuttavia, sarebbe ora di
finirla di considerare il Catania come la squadretta che non può
permettersi certe cose. Perché il Catania non potrebbe continuare ad
essere il proprietario di Maxi Lopez? Perché il Cagliari ci riuscì con
Gigi Riva, entrando nella storia con lo scudetto del 1970? Perché la
Samp tricolore si tenne stretti Vialli e Mancini? Perchè Verona e Parma
sì e noi no? Perché gli altri possono farlo e il Catania no?
Cos’hanno di più?
Se
è arrivato davvero il momento di pensare in grande, far rimanere Maxi
significa mettere realmente in atto quelle ambizioni europee dichiarate
da Nino Pulvirenti.
Intanto il diretto interessato si domanda perché tutto il clamore per
la paura di perderlo che si è creato attorno a lui. Ogni volta che la
stampa strimpella le sue imminenti partenze verso altri lidi, la Gallina
bionda smentisce puntualmente tutti dichiarando che vuole rimanere qui,
che è innamorato di Catania, del sole, del mare, del pesce, della gente.
Proprio come fece
Gigi Riva quando decise di rimanere in Sardegna), fa capire che non ne
fa una questione di soldi e ribadisce di essere già
pronto per il nuovo anno in rossazzurro promettendo faville.
Prenna si innamorò del porto di Ognina
e ci rimase tutta la vita. Come
per altri giocatori del passato, sta accadendo la stessa cosa con
questi altri; già Baiocco,
Sottil, Spinesi sono rimasti qui. Signori, non vogliono più
andarsene! E la colpa è un un po' della Società: quando cercano una
sistemazione per un nuovo arrivato lo spediscono in una casa in Riviera,
Acicastello, Acitrezza, Scogliera, ecc. Come si fa, poi, a farlo andare
via?
Anche
Maxi se n'è accorto e sa pure che qui è diventato uno Zar e la
bellissima moglie Wanda una regina, accolta in quella piccola comunità
pallonara-argentina che ha fatto base ai piedi dell’Etna e che li fa
sentire come in patria. Anche loro vogliono rimanere a Catania a vita.
Forse
questi ragazzi sono l’esempio vivente che nella vita i soldi non sono
tutto e che esistono altre soddisfazioni che meritano di essere colte.
Forse
hanno capito che vivere a Catania (per certi versi) è una di
queste.
Mimmo
Rapisarda
Il
miglior Catania targato Pulvirenti
Coerentemente
con la mia impostazione critica, foondata esclusivamente sul campo, sui
risultati, come avevo anticipato una settimana fa, eccomi qui a
celebrare il miglior Catania dell'Era Pulvirenti, cioè il miglior
Catania della storia del calcio moderno (il football degli anni '60 può
tranquillamente essere considerato un altro sport). La constatazione si
basa sì sul dato meramente artimetico, 45 punti (record) conditi dal
tredicesimo posto finale, ma anche sulle prestazioni, veramente
eccezionali, sciorinate da capitan Mascara e compagni nell'ambito di un
girone di ritorno stratosferico: 30 punti (il doppio della tornata
d'andata), settima difesa meno battuta in assoluto, vittorie con
Juventus, Inter, Palermo e Fiorentina. In più, considerazione non
certamente irrilevante, la valorizzazione di molti elementi ormai
definitivamente divenuti beniamini dei tifosi. Il giro finale di campo,
il tributo dato dai sostenitori a questi ragazzi costituiscono il
momento più bello di tutto il campionato. L'auspicio è che tale
idillio trovi una sua continuità d'espressione, anche quando
giungeranno momenti bui, momenti del resto trascorsi nella prima parte
di questo torneo. E' facile, infatti, salire sul carro del vincitore nel
frangente dell'esaltazione collettiva, molto più difficile tirare il
medesimo carretto quando le cose vanno maluccio. I veri tifosi non si
riconoscono al fulgido sole della vittoria, ma nella tetra oscurità
della sconfitta.
Ovazioni
e lacrime d'addio
Più che sulla partita, una meritata vittoria sul Genoa firmata
dall'undicesima rete stagionale di Maxi Lopez, è giusto concentrare
l'attenzione sui tanti motivi d'interesse che hanno fatto da contorno
all'evento. Innanzitutto Martinez e Russo. Che il Malaka, futuro
protagonista al Mondiale suidafricano, possa lasciare il Catania è
nell'ordine delle cose. Merita grandi palcoscenici. La standing ovation
tributatagli dal pubblico all'atto dell'uscita dal campo dimostra
l'affetto che ha saputo meritarsi. Nove reti, grandi giocate e
prestazioni da urlo (indimenticabile quella contro l'Inter campione
d'Italia) nel suo bagaglio stagionale. Auguri, Jorge!!! Ancor più
commovente la vicenda di Orazio Russo. Il "catanese volante",
destinato a ruoli societari da definire, è entrato a 20' dalla fine,
coronando una buona carriera segnata in maniera indelebile dal
rossazzurro. Sentire il proprio nome cantato a più riprese dalle curve
deve essere stata un'emozione impagabile per Renzo. Un'emozione da
raccontare ai nipotini. Tuttavia, il momento clou del postpartita è da
considerarsi la lacrimuccia di Marco Biagianti. Il mediano fiorentino
deve tutto al Catania, cui naturalmente molto ha dato in questi ultimi
anni. Rilevato dalla Pro Vasto in C2, Marco ha saputo imporsi come uno
dei migliori centrocampisti del campionato (a suo merito anche una
convocazione in Nazionale), divenendo un leader del team dell'Elefante.
Una delle tante "scommesse" vinte, e alla grande, dall'A.D.
etneo Pietro Lo Monaco. Anche lui lascerà lo Jonio per una nuova,
stimolante avventura. Rimarrà nella nostra storia.
Maxissimo
Anche in una partita, francamente, dai toni agonistici non eccelsi, Maxi
Lopez ha saputo infiammare il pubblico con rincorse, pressing folle,
spallate, accelerazioni, tiri e gol, un gol, l'undicesimo in 17 gare,
come già detto. Uscendo dal campo, sostituito dal nostro Orazione, è
stato osannato dal pubblico come non mai. A fine partita ha pure detto
che rimarrà, a meno di "prodigi" in fatto di offerte. Ecco,
se il Catania, come ampiamente ribadito dallo stesso presidente
Pulvirenti, vorrà fare il classico salto di qualità attestandosi nei
piani medio-alti della classifica, ripartire dalla "gallina"
argentina non sarebbe malaccio...
Europa,
non più un sogno
Giocare, almeno una volta nella vita, un match europeo non deve più
rimanere un sogno. Io sono convintissimo che questa presidenza, capace
di cose straordinarie, ci porterà a fare un viaggio a Birmingham, come
a Belgrado o a Sofia. Basta crederci e farla lavorare con serenità, non
pretendendendo tutto e subito. Il processo di crescita si sta svolgendo
in maniera graduale. Già dalla prossima stagione, probabilmente, si
potranno constatare i primi frutti di tale progresso. Tuttavia, anche
nel caso in cui tale "sogno" non dovesse verificarsi, sarà lo
stesso, perché il quinto anno di fila in Serie A, per un piazza
largamente immatura (in tutti i campi) come la nostra, costituisce un
miracolo quasi irripetibile. Quindi, tutti in vacanza con serenità.
Siamo in buone mani. Let's go, Liotru, let's go!!!
Max
Licari (calciocatania.com)
Il
Presidente
Genoa
ha permesso al Catania di centrare «quota quarantacinque», ovvero il
massimo dei punti conquistati in Serie A dagli etnei. Sarà pure un
traguardo minimo, ma è pur sempre un dato da archiviare tra le note
positive di quella che è stata la quarta stagione di fila nella massima
serie di questo club: «E’ vero - dice il presidente - e per come si
era messo il
campionato a metà del suo cammino, credo sia un segnale che serva a
darci un ulteriore soddisfazione.
La
più grande è ovviamente la salvezza, conquistata con merito e dopo
avere perso appena tre partite nelle diciannove di ritorno. Due con il
minimo scarto a Roma e a Napoli,
la terza a Livorno in una giornata storta che sarebbe stata meglio non
fosse capitata,ma che abbiamo archiviato in gran fretta».
Battuto anche il Genoa e con un’altra rete di Maxi Lopez. «Abbiamo
salutato il nostro pubblico con un bel successo e in una domenica che ha
sancito una volta di più il grande
rapporto affettivo che lega la città a questa società. Lopez ha fatto
un gol ancora una volta utile e decisivo al tempo stesso. Mi fa piacere
per il ragazzo, che ha disputato dal suo arrivo un ottimo campionato,
segnando e contribuendo con il resto della squadra al raggiungimento
della salvezza».
Potrebbe essere stata la sua ultima partita in rossazzurro.
Probabilmente non solo la sua, in lista di partenza anche Biagianti e
Martinez.
«Non lo so, questo dipenderà dal mercato e da quelli che saranno i
suoi sviluppi. Noi abbiamo detto tante volte, e anche oggi lo ribadisco,
che non abbiamo alcuna intenzione di smantellare una squadra che l’anno
prossimo sarà ancora più forte e che avrà l’obiettivo di crescere e
migliorare la classifica e la sua partecipazione al campionato. Voi dite
che Maxi, Biagianti e Martinez partiranno? Potrebbe anche essere, sento
anche io di presunti interessi da parte di più club per loro. Di
concreto però non c’è nulla. Aggiungo e vi prego di credermi, che
chiunque andrà via, sarà degnamente sostituito. Ripeto il concetto: l’ossatura
del prossimo Catania c’è ed è pure di valore. Il nostro progetto è
serio e noto, la strada prosegue e dal prossimo campionato il Catania
avrà pure una nuova casa. Sarà bene non dimenticarlo».
La classifica dice che avete chiuso davanti a Chievo, Udinese e
Cagliari, appena due punti dietro alla Fiorentina.
«E’ un’ulteriore nota che suona a nostro merito. Vuol dire che,
nonostante le traversie vissute sul piano dei risultati per una metà di
stagione, avevamo comunque ragione quando difendevamo la bontà tecnica
del gruppo».
Ci sarà ancora Mihajlovic in panchina?
«Non ho registrato alcun segnale che indichi una sua partenza. Ritengo
che il tecnico continuerà a lavorare con il Catania e questo non
può che farci piacere. Mihajlovic è un ottimo
allenatore e una persona molto intelligente».
Alla fine oggi c’erano giocatori in lacrime.
«Questo è un ottimo gruppo, che ha saputo soffrire e che non ha mai
mollato, anche quando le cose erano messe molto male sul piano dei
numeri. Sono orgoglioso di loro e se qualcuno si è pure emozionato,
vuol dire che quel che dico è la pura realtà. Permettetemi di
mensionare Orazio Russo: ha coronato un sogno e noi siamo molto contenti
di avere contribuito a raggiungerlo. Il Catania non dimentica chi
dimostra attaccamento ai colori e alla società».
Avete già il primo acquisto della prossima stagione. Si chiama
Barrientos...
«E’ vero, Pablo può essere considerato un nuovo arrivo, un rinforzo
che ci darà una grande mano. Ha sofferto molto e noi con lui. Si tratta
di un ottimo giocatore. Averlo a pieno regime non può che essere un vantaggio. Grazie a tutti i nostri tifosi, ci rivediamo presto.
A
CURA DI
CALCIOCATANIA.COM (Domenico Roberto Privitera)
ANDUJAR
voto 7,5. Chiamato a sostituire l’eccezionale Bizarri dell’anno
passato, offre un rendimento in linea con quello dell’intera squadra.
E cioè straordinariamente in crescendo. Il portiere impacciato, poco
lucido e reattivo dei primi tre mesi e mezzo cominciava a far intuire
perché a Palermo non avesse lasciato ricordi eccelsi. E invece da fine
2009 in poi una metamorfosi incredibile, palesata da una serie ad oggi
ininterrotta di prestazioni ottime. Premiato dalla convocazione con la
Selecion di Maradona ai prossimi mondiali, ha trasferito personalità e
sicurezza all’intero reparto, grazie a lui diventato difficilmente
perforabile nel girone di ritorno. Tanti gli interventi di rilievo, su
tutti mi piace ricordarne due in particolare. In casa contro la
Fiorentina un volo sotto l’incrocio su tiro di Jovetic, con
conseguente sigillo su una vittoria fondamentale per la salvezza. Più
di recente menziono una meravigliosa respinta tutta istinto e riflessi
su conclusione ravvicinata, bassa e precisa di Del Piero in
Catania-Juventus.
il
mio voto: VOTO
7,5
ALVAREZ
8. Annata da applausi. Raramente ho visto un salto di qualità così
ampio in un giocatore a distanza di pochi mesi. Non mi nascondo e dico
che dal suo arrivo sino alle ancora disastrose prestazioni di inizio
2009/2010 (ricordo ancora Parma-Catania di quest’annocon un Alvarez
sconcertante) gli avevo consegnato la palma di peggior acquisto dell’era
Lo Monaco. Oggi riconosco di meritare il patibolo mediatico, ma credo d’essere
in buona compagnia. Da brocco a beniamino del pubblico il passo è
sembrato lestissimo quanto giustificato. Una crescita che come unico
aggettivo può dichiararsi stratosferica. Raramente ho visto un terzino
destro marcare un avversario con la sua tenacia: il risultato è che in
tutto il campionato avrà perso 4 o 5 duelli uno contro uno. La miopia
riprorevole della stampa nazionale lo ha oscurato, se si pensa per
esempio alle santificazioni fatte per le rivelazioni Abate ed Antonini
di casa Milan. Giocatori non più che buoni, di cui Pablo ritengo sia 3
o 4 spanne sopra. Uno dei migliori interpreti nel ruolo dell’intera
serie A e più che un semplice punto fermo per l’anno che verrà.
il
mio voto: VOTO 8,5
SILVESTRE
voto 7,5. Non per sbaglio in occasione del suo primo gol in rossazzurro
(contro la Juve) parlammo di “Mati, giocatore vero”. In queste poche
parole vuole essere concentrato un attestato di enorme stima, che vale
per l’abnegazione, il sacrificio, l’impegno e la costanza di
rendimento non comuni. Un leader silenzioso capace di zittire coloro che
(non erano pochi) lo pronosticavano clamorosamente in sofferenza per l’assenza
di Stovini quest’anno. E’ vero, ha sofferto come tutti nel periodo
in cui girava storto, commettendo anche più di una disattenzione. Ma si
è riscattato, da un certo momento in poi non scendendo più al di sotto
di un rendimento sempre dalla sufficienza in su. Si è costruito da
solo, progredendo di anno in anno ed accumulando esperienza.
il
mio voto: VOTO
7,0
CAPUANO
6. Vale il discorso iniziale fatto per Potenza. Il Capuano di un anno fa
era obiettivamente un’altra cosa. Ha preso condizione più tardi
rispetto al gruppo e diverse sono state le occasioni che lo hanno visto
protagonista di errori eccessivamente vistosi quanto evitabili. Non
parlo di imprecisioni tecniche, ma reali disattenzioni, cali di
concentrazione. Gli va dato atto d’aver riversato comunque sul campo
tutte le energie in corpo, non lesinando mai fiato, polmoni e sacrificio
per la causa. L’esperienza ha fatto il resto. L’auspicio è che il
rinnovo del contratto restituisca il Capuano vecchio stile se non ancora
migliore, specie in una fase di spinta ancora costellata da troppo pochi
cross invitanti. Il ruolo glielo impone.
il
mio voto: VOTO
6,0
SPOLLI
voto 7,5. Per buona parte della stagione gli è toccato il compito più
oneroso: non far rimpiangere uno come Lorenzo Stovini. Lo scetticismo
iniziale non ha risparmiato nemmeno lui, ma è bastata l’iniezione di
fiducia targata Mihajlovic perché di colpo si volatilizzassero tutti i
rimpianti per “Lorenzo il Magnifico”. Spolli ha capito
progressivamente il calcio italiano, azzerando pian piano le
disattenzioni e quei cartellini gialli per i primi mesi nota immancabile
nei tabellini post-gara. Calatosi nella parte ha fatto valere fisico,
esperienza e personalità. La pubalgia lo ha debilitato nel momento di
miglior forma. Arma insidiosa sui calci piazzati, un gol all’attivo
(decisivo contro il Bologna in casa) e tanti altri sfiorati. Altro
affidabile puntello da cui ripartire nella retroguardia del prossimo
anno.
il
mio voto: VOTO
8,0
TERLIZZI
voto 7,5. Una lieta sopresa. Giudico così il suo campionato e il motivo
è presto detto. Un giocatore che ad ogni sessione di mercato è
sistematicamente dichiarato partente. Un giocatore che con un
malcapitato liscione pro Juve si auto immola a pubblico ludibrio di
tifosi che iniziano quasi istericamente a detestarlo. Un giocatore
simile che al contempo perde il posto da titolare, lavora in silenzio e
al momento giusto risponde presente, inanellando partite su partite
praticamente perfette e riacquistando con gli interessi favori, applausi
e simpatie dagli spalti. Cristian per me ha risposto da professionista
esemplare. Chissà se tra qualche settimana ricomincerà a circolare il
suo nome tra i possibili partenti…
il
mio voto: VOTO
7,5
CARBONI
voto 6,5. Stagione dai due volti per il Vichingo. Ha tirato la carretta quando
tutto girava per il peggio. Ricordo benissimo quando i risultati pessimi
facevano invocare ai più “undici Carboni in campo”. Segno che Ezequiel era
uno dei pochi e “lasciare il sangue sul campo di battaglia”, correndo a
perdifiato, randellando e balbettando improbabili (perché non nelle sue corde)
impostazioni di manovre. L’infortunio e il conseguente spostamento di
Biagianti al suo posto davanti la difesa ha però coinciso con l’assetto
finalmente vincente del Catania di Mihajlovic. Per una mediana che doveva
iniziare a costruire e non solo a distruggere Carboni non era il massimo. In
più anche l’infortunio, che giusto un paio di mesi fa ha restituito un
giocatore non lucidissimo come ad inizio torneo e comunque spesso poco a agio in
un meccanismo che durante la sua assenza aveva cambiato rodaggio.
il
mio voto: VOTO
8,0
BIAGIANTI
7,5. Doveva essere l’anno della consacrazione e alla fine lo è stato. Marco
si appresta a fare il grande salto, salutando una maglia che lo ha fatto
conoscere al calcio che conta. Come accennato in precedenza non appena ha messo
le tende in posizione centrale a copertura della difesa, ha cominciato a
elargire tutto il suo valore. Come quasi tutta la squadra, anche per lui un
merito immenso: da Natale in poi non ha sbagliato una dico una partita. Ritengo
che da mezzala possa pure giocarci, a patto che faccia lievitare il numero di
inserimenti negli spazi con e senza palla. I tre gol di quest’anno li ha
realizzati tutti così, a dimostrazione di saper vedere la porta quando vuole. E’
il suo record in fatto di marcature. Deve solo convincersi che è questo l’ultimo
sentiero da compiere per diventare un centrocampista super completo, perché l’esperienza
e la personalità elevata sono doti che ha già in carniere da tempo.
il
mio voto: VOTO
7,5
LLAMA
voto 7,5. Finchè un brutto infortunio a Cagliari non lo ha messo fuori causa,
era stata per me la più bella rivelazione della stagione rossazzurra. Tanto per
intenderci, è stato sulla stessa linea di Alvarez come livello di crescita e di
esplosione. E credo fermamente che proseguendo su quella scia si sarebbe preso
un bel 9 in pagella finale, con contorno di altri gol oltre ai due già
realizzati (punizione alla Samp e prodigio contro il Bari da fuori area) e non
so quanti assist. Giocatore unico per caratteristiche nello scacchiere di
Mihajlovic, mi piace ricordare che le primissime perle con il serbo in panchina,
e prima dell’onda Maxi Lopez, si sono viste col tridente
Mascara-Llama-Martinez . Speriamo solo il ginocchio non faccia le bizze come
quello di Ledesma.
il
mio voto: VOTO
9,0
RICCHIUTI
voto 8. Da panchinaro e con le valigie pronte a gennaio, sino a
diventare assolutamente insostituibile negli equilibri del centrocampo
etneo. La voglia di emergere gli ha permesso di valorizzare la prima
stagione in A della carriera a 31 anni, che rischiava seriamente di
finire in maniera negativa quanto precoce. Insieme a Izco e Maxi Lopez
credo invece sia stato il giocatore che, in maniera se vogliamo più
visibile agli occhi, ha rivoltato l’andamento della squadra in campo.
Il suo contributo ha fatto di una mediana piatta e tecnicamente avara
una linea dotata di velocità, abilità nel saltar l’uomo e creare
superiorità numerica. Con Adrian in mezzo la manovra si è
ulteriormente sveltita, e sono lievitati gli ultimi passaggi dettati per
le conclusioni in porta. Qualche assist e 3 gol bellissimi. L’unica
pecca è la tenuta fisica nel corso dei match: le sue sostituzioni a
metà ripresa sono diventate un rituale. Ma finchè ne ha avuto ha
corso, spesso anche oltre l’ultima goccia di carburante. Encomiabile.
il
mio voto: VOTO
8,5
MARTINEZ
voto 8,5. Ha impiegato 3 anni e qualche infortunio di troppo per capire
totalmente il calcio italiano, ma anche per lui è arrivata la stagione
della consacrazione. E’ tutto scritto, sarà addìo, e lascerà un
ricordo eccezionale. I ghirigori fini a se stessi sono stati accantonati
(tanto mi hanno stizzito in passato, contribuendo a non farmelo mai
amare fino a quest’anno) e così l’estro, la potenza, la rapidità e
l’opportunismo hanno preso il sopravvento, mettendo in mostra un
attaccante delizioso. Le doti atletiche sensazionali spesso ha mi hanno
dato l’impressione netta di un giocatore con almeno due marce in più
dei difensori avversari. Detto che con Maxi abbiamo visto “cose dell’altro
mondo”, penso d poter affermare che il miglior Malaka si sia comunque
ammirato proprio da centravanti piuttosto che da ala. Una finta boa
capace di far reparto da solo e firmare la sua stagione più prolifica
in tre anni di serie A. L’istantanea più bella è sicuramente il 3-1
all’Inter, con tanto di circumnavigazione di Lucio e Materazzi al
minuto 88, con una forza nella gambe che raramente si può ammirare. 9
reti complessive che gli varranno un contratto vantaggioso (e meritato)
lontano da Catania e nell’immediato anche il Mondiale con la maglia
dell’Uruguay. A 27 anni può spiccare il volo. L’augurio delle
fortune migliori.
il
mio voto: VOTO
9,0
MASCARA
voto 8,5. Cosa non si è detto sul campionato sensazionale del capitano?
Nulla. Al di là degli arcinoti appunti sul suo immolarsi per la maglia
e il suo essere anima della squadra in tutto e per tutto (ma vittorie
meravigliose sono arrivate anche senza Peppe), mi preme più d’ogni
altra cosa sottolineare un altro aspetto di Topolinik. Ha risposto da
autentico signore e professionista a voci maligne e infondate, come
quelle che lo volevano disinteressato alla causa rossazzurra e
proiettato a un’altra esperienza lontana dall’Etna. Forse più di
tutti ha pagato l’inizio orribile di stagione, è innegabile. Ma con
quanta voglia, determinazione e carica da leader ha inciso per tutta la
trionfale marcia verso la salvezza….lo abbiamo visto tutti. 8 gol e
una perla folle, legata alla notte più bella: il cucchiaio al portiere
al miglior portiere del mondo, che travolse l’Inter di Mourinho.
il
mio voto: VOTO
9,0
MAXI
LOPEZ voto 9. Insieme al tecnico rappresenta il vero spartiacque della
stagione rossazzurra. C’ è stato un “sine Maxi” e un “cum Maxi”.
Troppa la differenza tra le due fasi, troppo elevato lo spessore di
questo centravanti. Senza mezze misure lo ritengo il calciatore più
forte del Catania degli ultimi vent’anni, per quanto la mia età mi
permette di ricordare. Un’altra categoria sotto tutti i punti di
vista. Forza fisica, rapidità, velocità d’esecuzione e fiuto del
gol, gioco di sponda e visione di gioco. Ci sono volute otto o nove
partite per vedergli fallire la prima palla gol. 11 reti su 17 gare,
addirittura 7 negli ultimi 6 match. Nemmeno una realizzazione facile o
banale, senza aver ricevuto un solo cross alto per il colpo di testa,
inizialmente considerato il suo marchio di fabbrica. In tutta onestà
dalla sua conferma o meno si capirà molto delle intenzioni della
società sugli obiettivi prossimi futuri…
il
mio voto: VOTO 10,0
IZCO
voto 8. Fatemi passare l’ironia: forse bisogna ringraziare l’annata poco
felice di Pablito Ledesma se abbiamo assistito alla progressiva affermazione di
Marianito Izco. Di lui si era sempre sottolineata l’encomiabile volontà
ridimensionata da un tasso tecnico non eccelso. Ebbene è bastato il gol alla
Juve (primo in campionato con i colori rossazzurri) per consegnarlo alla storia
del Catania e dare il là all’esplosione più fragorosa insieme a quella di
Alvarez. Un moto perpetuo tra mediana e linea offensiva, sgroppate, ripartenze,
cambi di passo e accelerazioni palla al piede dalle quali l’intera manovra ha
tratto benefici giganteschi.
il
mio voto: VOTO
9,0
AUGUSTYN
voto 5,5. Quando ad inizio stagione è stato catapultato sul palcoscenico a lui
sconosciuto della serie A, ha palesato forse le difficoltà maggiori di impatto
con la massima serie. In tutta onestà ho per lunghi tratti pensato non ne fosse
all’altezza. Gli sono piovute critiche anche aspre, senza però considerare
che atleticamente fosse ancora poco presentabile. Utilizzato senza fortune sia
da centrale di difesa che da schermo dinanzi la retroguardia, mi pare che invece
abbia fatto intravedere cose discrete quando ha sostituito Capuano sull’out
mancino. Si è visto, anche se in pochissime occasioni, che quest’ultimo ruolo
riesce ad interpretarlo con meno pressione e paura di sbagliare.
il
mio voto: VOTO
6,5
BELLUSCI
voto 5,5. La sua stagione è una miscellanea di infortuni, panchina e
qualche chance sfruttata non al massimo. Presentato come uno dei colpi
del mercato 2009 l’ex Ascoli ha giocato pochissimo, e dispiace che in
questo “pochissimo” rientrino due cattive prestazioni tra le
rarissime da titolare. Espulsioni con il Genoa in campionato e con la
Roma in Coppa Italia. Poche e concise considerazioni vanno comunque
fatte. E’ un giovane, è italiano ed è titolare dell’Under 21. In
più, seppur nell’avarizia di esperienza che ne contraddistingue il
gioco, ha dimostrato di possedere doti atletiche notevoli. Deve imparare
tantissimo, ma credo davvero che lavorandoci su ne possa venir fuori un
marcatore di ottimo valore.
il
mio voto: VOTO 4,5
LEDESMA
voto 5.E’ evidente che il mero voto è fortemente condizionato dai
problemi fisici. Atteso vanamente dopo l’infortunio, invocato nei
periodi bui come risolutore dei problemi, Pablito ha invece dimostrato
durante la stagione di non aver superato appieno il trauma, sia
psicologicamente che atleticamente. Mihajlovic gli ha concesso diverse
chance seppur a partita in corso, e le prestazioni confermavano
puntualmente il ritardo del suo stato di forma. Giusto nelle ultimissime
prove ha fatto intravedere un po’ più dell’ombra del Ledesma
delizioso e rivelazione del 2009
il
mio voto: VOTO 6,0
POTENZA
voto 6- . Del terzino che tappò a meraviglia il buco di destra a metà
del campionato scorso non si è visto tantissimo. All’inizio vittima
come tutti delle paure generali, poi per colpa dell’esplosione di
Alvarez che lo ha relegato in panchina per quasi l’intera stagione. Ho
apprezzato come, benché mai in condizioni atletiche ottimali, quando è
stato chiamato in causa specie nell’ultima trance di stagione ha
risposto in maniera comunque dignitosa. Le gambe non gli hanno girato al
massimo, ma ha sopperito con esperienza e un notevole spirito di
sacrificio.
il
mio voto: VOTO 6,0
DELVECCHIO
voto 4. Ha francamente toppato il ritorno in rossazzurro. Ci ricordavamo
un altro giocatore a Catania, così come ben diverso era quello fattosi
apprezzare alla Sampdoria. Atipico perché in realtà poco utile allo
svolgimento della manovra, in blucerchiato ha dato il massimo giocando
dietro l’unica punta o come quinto centrocampista davanti a 4 mediani.
Insomma nessun compito di copertura e tanti inserimenti a sorpresa in
zona gol. Un evidente equivoco tattico di inizio stagione lo colloca
mezzala nel 4-3-3, dove non può apportare alcun contributo essendo un
giocatore che Mourinho definirebbe “posizionale”.
il
mio voto: VOTO 5,0
MORIMOTO
voto 6 - . Troppo poco esperto per sostenere un’intero attacco, per di
più nel periodo in cui la squadra era in difficoltà. Ma era pur vero
che l’accusa mossa allo collettivo era quella di lasciar troppo
isolato il povero nipponico. Dunque colpe non solo sue. Resta comunque
secondo me il simbolo dello sfortunato Catania di Atzori, una mistione
di volontà, confusione, insicurezza ed occasioni clamorose buttate al
vento. Mori ha tempo per crescere e maturare, partendo dai 5 gol
realizzati quest’anno.
il
mio voto: VOTO
5,5
MIHAJLOVIC voto 10. Accolto con scetticismo ha fatto un capolavoro poco
preventivabile. I disfattisti ma anche qualche lucido realista ammettevano che
pensar di fare 30 punti dall’arrivo di Sinisa al termine della stagione era
quantomeno proibitivo. Il lavoro del serbo non ne ha portati 30 in effetti,
bensì 36. E non sono perfettamente d’accordo con chi afferma che Miha abbia
lavorato esclusivamente da psicologo. Molto si, solamente no. Perché il nuovo
assetto del centrocampo Biagianti-Izco-Ricchiuti, come interpreti e modo di
cucire le trame è tutta farina dell’allenatore, compreso il mitico 4-1-4-1 in
fase di non possesso oramai stracopiato da chiunque. Perché con l’allenatore
si sono viste accelerazioni e cambi di passo. Perché con l’allenatore le
caratteristiche di ciascun giocatore sono diventate armi letali. Perché con l’allenatore
si è rivisto un gran bel calcio a Catania. Onore al gran campionato di Zenga di
un anno fa, ma qualcuno osa mettere sullo stesso piano, al di là dei 2 punti in
più in classifica, quel Catania con quest’ultimo? E poi a Mihajlovic va reso
l’incommensurabile merito d’aver regalato vittorie storiche dopo lustri.
Juventus, Lazio fuori casa, Inter, e Fiorentina per finire con il derby
casalingo (l’unica a non essere storica bensì oramai consuetudine…). Quegli
acuti che hanno fatto parlare di Catania per giorni tutti i tg sportivi, nelle
passate stagioni erano rimasti gi unici sfizi che il popolo rossazzurro non si
era potuto permettere.
il mio voto: VOTO 9,0
GUARDA IL VIDEO CHE CELEBRA IL QUARTO
ANNO DI SERIE A
Catania
(4-3-3): Andujar, Sardo (5' st Potenza), Silvestre, Augustyn, Capuano,
Biagianti (41' st Izco), Carboni, Delvecchio, Martinez, Morimoto (32' st
Alvarez), Mascara. All. Atzori
Sampdoria
(4-4-2): Castellazzi, Stankevicius0, Gastaldello, M. Rossi, Zauri (40'
st Bellucci), Padalino (17' st Ziegler), Palombo, Tissone (40' st
Sammarco), Semioli, Cassano, Pazzini. All. Del Neri
Arbitro:
Banti di Livorno
Espulso
Augustyn (32' st) per doppia ammonizione. Ammoniti: Sardo, Delvecchio,
Stankevicius, Potenza, Alvarez e Ziegler per gioco scorretto.
CATANIA
(4-3-2-1): Andujar, Potenza (32' st Izco), Silvestre, Spolli, Capuano,
Ledesma (14' st Llama), Carboni, Biagianti, Ricchiuti (14' st Plasmati),
Mascara, Morimoto. All. Atzori.
CHIEVO
(4-3-1-2): Sorrentino, Sardo (26' st Frey), Yepes, Mandelli, Mantovani,
Luciano, Iori, Marcolini, Bentivoglio (34' st Ariatti), Granoche (40' st
Malagò), Pellissier. All. Di Carlo
Arbitro:
Valeri di Roma
Espulso:
Morimoto (38' st) per fallo da tergo. Ammoniti:
Ledesma, Marcolini, Capuano, Spolli Sorrentino
NOTE
– Spettatori paganti 6.039 per un incasso di euro 272.070. Ammoniti
Biagianti, Martinez, Spolli, Flamini, Inzaghi per gioco scorretto.
Angoli 4-4. Recuperi 0’ e 5’
SIENA:
Curci; Fini, Terzi, Brandao, Del Grosso; Vergassola, Codrea, Ekdal (34'
st Jarolim); Reginaldo, Maccarone, Ghezzal (1' st Paolucci). All:
Malesani.
CATANIA:
Andujar; Bellusci, Spolli, Silvestre, Capuano; Carboni, Biagianti,
Ledesma (20' st Ricchiuti); Martinez, Mascara; Morimoto (32' st Llama).
All: Atzori.
Note:
Mascara (C) fallisce un calcio di rigore al 23' del primo tempo
Catania
(4-3-3): Andujar, Alvarez, Silvestre, Spolli, Capuano, Ricchiuti (20' st
Izco), Carboni, Biagianti, Martinez, Maxi Lopez (10' st Morimoto), Llama.
All.: Mihajlovic
Udinese
(4-3-3): Handanovic, Isla, Zapata, Lukovic, Pasquale, Inler, D Agostino,
Sammarco (33' st Corradi), Sanchez (44' st Lodi), Floro Flores (27' st
Basta), Di Natale. All.: De Biasi
Arbitro:
Romeo di Verona Reti:
nel pt 32' Floro Flores, nel st 35' Biagianti.
Ammoniti:
Silvestre, Sanchez, Llama, D'Agostino e Zapata per gioco falloso;
Handanovic per comportamento non regolamentare.
LAZIO
(4-3-1-2): Muslera; Biava, Radu, A. Dias, Kolarov; Firmani(70' Diakhitè),
Baronio, Hitzlsperger; Mauri (76' Cruz); Floccari, Zarate. A disp.: 88
Berni, 28 Stendardo, 3 Scaloni, 6 Dabo, 9 Rocchi. All. Ballardini.
ARBITRO:
Gava di Conegliano Veneto (Altomare-Rubino/Giancola). SQUALIFICATI:
Mihajlovic. AMMONITI:
Llama, Radu. RECUPERO:
0' e 4'. ANGOLI: 5-0
per la Lazio. SPETTATORI:
20.000 circa.
NOTE:
angoli 6-6. Recupero 1' e 4'. Espulso: Bellini (29' st) per doppia
ammonizione. Ammoniti: Manfredini e Ricchiuti per gioco scorretto; Maxi
Lopez per proteste; Biagianti e Guarente per comportamento non
regolamentare.
INTER:
12 Julio Cesar; 13 Maicon, 6 Lucio, 23 Materazzi, 4 Zanetti; 5 Stankovic
(32' st 27 Pandev), 19 Cambiasso (34' st 11 Muntari), 17 Mariga (1' st 7
Quaresma); 10 Sneijder; 22 Milito, 9 Eto'o. A disposizione: 1 Toldo, 21
Orlandoni, 2 Cordoba, 15 Krhin.
Allenatore: José Mourinho. Arbitro:
Paolo Valeri (sez.arbitrale di Roma).
Note. Ammoniti: 24' Biagianti, 45' Zanetti, 6' Stankovic, 31' st
Martinez, 34' e 36' st Muntari. Espulsi: 36' Muntari. Tempi
supplementari: 1'-4
Am...Mouccamu!!!
di
Maxi Licaropez (calciocatania.com) - le
foto sono di Lasicilia.it
Topolinik, "cucchiaio" da leggenda...Notte da leggenda,
notte da Ma-Ma-Ma
Fuochi d'artificio. Mi mancavano. Ci mancavano. Stasera ho aggiunto
pure questa alla mia personale galleria di "evergreen" in
chiave rossazzurra. Quindici minuti dopo il fischio di Valeri, seduto
sulla mia panca in tribuna stampa, ancora inebetito e quasi debilitato
dalle fibrillazioni cardiache procuratemi dal mitologico spettacolo
cui avevo assistito, ecco fiorire al mio sguardo, provenienti dalle
adiacenze dello stadio, le pirotecniche "accensioni"
colorate di giallo, rosso, verde, blù che qualche tifoso aveva
preventivamente apparecchiato, incurante di scaramanzie, corni,
cornetti, tocchi ai gemelli di famiglia e consimili facezie.
Incredibile? No, assolutamente no. E, lo anticipo subito, non si
tratta di provincialismo come a qualche distratto osservatore potrebbe
apparire. E' solo genuina felicità, carnale letizia, dilettoso amore,
delirante liberazione. Ci sta. Ci sta perché troppa è la gioia per
l'ennesima pagina di storia scritta dal Catania targato Pulvirenti.
Forse la più fulgida. Dopo 44 anni, scacco matto all'Inter. L'Inter
dei 4 scudetti consecutivi, l'Inter prossima a giocarsi la Champions
League a Londra con il Chelsea di Ancelotti, l'Inter dei milionari,
l'Inter del "Comunicattore" (due "t" d'obbligo), e
chi più ne ha più ne metta. Non starò a scadere nelle banalità che
leggo e sento in queste oreda più parti. "Clamoroso al
Cibali"? Ma quando mai. Troppo facile. Troppo scontato. Di
clamoroso, in questa lezione di calcio inflitta ai presuntuosi
nerazzurri dell'unico tecnico al mondo ad aver scomodato per sé
l'ormai usurata prova ontologica di anselmiana memoria, non c'è
proprio nulla. Il Catania ha giocato meglio, assai meglio per tutti i
90' e ha vinto di conseguenza, in virtù di tre eccezionali
"perle" tecniche esibite dal Ma-Ma-Ma, il tridente che fa
sognare i tifosi del Liotru. Un successo, dunque, senza "se"
e senza "ma" (questo "ma", come vedete, torna
sempre in primo piano, che sia il destino?). Piuttosto, mi sia
consentito un paragone, appunto, mitologico, considerata la portata
eroica dell'impresa compiuta da Mascara e soci. Gli etnei si sono
proposti come moderni emuli di Teseo guerreggiante nel labirinto. Alla
spasmodica ricerca di un pertugio nella guardia del Minotauro
interista, gli uomini di Miha sembravano essersi persi, loro malgrado,
nel cieco tunnel abitato dai fantasmi delle piccole grandi
imprecisioni sotto porta (Ricchiuti), delle sfortunelle, dei colpi
d'ala del più potente avversario (Eto'o-Milito). Poi, come per magia,
ecco ricomparire il filo d'Arianna, mai realmente smarrito durante
tutto l'arco del match. Così, niente da fare per il mostro.
Abbattuto, umiliato, distrutto, in ultimo abbandonato fra i tortuosi
budelli del labirinto grazie alle preziose ali fornite dall'impagabile
ululato della "torcida" catanese, numerosa, calda,
palpitante come mai. Non un volo d'Icaro, ma un volo stile Jet. Anzi,
"Wind" Jet.
"A
facci de' caravigghiari"
Così come mi ero sbilanciato durante la scorsa stagione, in occasione
della fondamentale vittoria interna sulla Reggina, ugualmente lo
faccio adesso, assumendomene tutte le responsabilità: il Catania,
grazie a questa storica "scoppola" inflitta alla ben pagata
cucciolata del presidente Moratti, si è praticamente salvato. Sì, si
è salvato. Giocherà il suo quinto anno consecutivo in Serie A.
"A facci de' caravigghiari", in puro idioma siculo. E,
attenzione, non mi riferisco al mero dato numerico, pur rilevante: 31
punti, sostanzialmente a 7/8 lunghezze (massimo, proprio volendo stare
larghissimi) dalla quota necessaria alla realizzazione dell'impresa.
No, mi riferisco all'incalcolabile portata psicologica della vittoria
odierna. Un'autentica overdose di autostima e fiducia per il Catania,
una spaventosa tranvata per le rivali che vedono il team su cui
(improvvidamente) avevano puntato tutte le fiches -a "s" non
ma scoddu, malgrado siano le 3 di mattina, s'annunca appoi mi
massacrate...- di riaggancio conquistare tre pesantissimi e inopinati
punti in una partita considerata "impossibile"; veri e
propri macigni sulla strada della salvezza. Del resto, siamo al
ventottesimo turno, mancano 11 gare in cui racimolare quei 7/8 punti
sopra citati. Sempre che Livorno e Atalanta riprendano a conquistare
qualche punticino. Domenica l'uno va a Roma contro i giallorossi di
Ranieri, l'altra a Parma. Vedremo...
Miha
stende Mou
22 punti in 13 gare. Non vi sarebbe necessità di ulteriori
specificazioni. Ma ve le do lo stesso. Da quando il tecnico serbo è
alla guida del Catania, i rossazzurri hanno vinto 7 gare, incassato
pochissimi gol (settima difesa con 34 reti subite) e ricominciato a
segnare con una certa regolarità (32 gol complessivi). Tanto per
gradire, 2 "polpette" alla Juve, 3 al Parma, 4 al Bari, 3
all'Inter... Merito di un assetto tattico stabile e ben oliato, di un
"lavaggio del cervello" perfettamente riuscito, di scelte
tecniche precise, di un nuovo centravanti, di una scarica adrenalinica
trasmessa in maniera immediatamente percebile, di un pizzico di
fortuna. In una parola, Miha. Quello che fa specie a chi non segue
abitualmente il Catania è che abbia potuto infinocchiare con una
certa semplicità il tanto celebrato Mou, superfigo tra i superfighi,
beato tra cannoli e arancini all'interno di un boxetto in tribuna.
Eppure, l'allenatore del Catania questo scherzetto lo aveva giocato
anche alla Juve! 4-1-4-1 in fase di non possesso, 4-3-3 in quella
d'attacco; due esterni offensivi (Mascara e Martinez) tecnicamente
avvertiti, entrambi in grado di creare superiorità dalle parti di
Maicon o Zanetti, costringendoli contestualmente a limitare le
proverbiali discese palla al piede; un centrocampista di qualità (Ricchiuti)
capace di guidare le ripartenze in percussione centrale e di inserirsi
nel cuore dell'area interista; un centravanti di stazza in grado di
rompere le scatole ai due lenti centrali difensivi, tenendoli sempre
sul "chi va là?". Il tutto, mantenendo sempre compatezza e
coesione fra i reparti. Cioè, aspetti, prendi palla e riparti con
velocità. Semplice, ma geniale. Una tattica micidiale per questa
Inter, che qualcuno definisce sorniona e che io, invece, reputo poco
brillante, come testimoniato dal mesetto di risultati balbettanti in
campionato (peraltro pienamente riaperto da questo risultato). Male
gli esterni, maluccio i centrali difensivi, lenti i centrocampisti (Stankovic
e Cambiasso sovrastati da Izco e Ricchiuti), così così Snejider,
soffocato da un ottimo Biagianti, abulico Eto'o. Benino il solo e
solito Milito, autore del gol dell'effimero vantaggio al 53'.
L'impresa da leggenda del Catania si commisura proprio sull'immeritato
svantaggio subito nella ripresa, dopo aver condotto un primo tempo
garibaldino, condito da due clamorose palle gol fallite da Ricchiuti,
peraltro tra i migliori in campo. Certo, Mou il colpo d'ala tenta
sempre di porgerlo. Il riuscito cambio Mariga-Quaresma proposto a
inizio ripresa, condito dal passaggio a un 4-2-3-1, si rivela capace
di costringere Martinez e Mascara, autentici "castighi di
Dio" per la difesa nerazzurra, a limitare le scorribande
offensive. E per una quindicina di minuti funziona. Sembra che la
solita maledizione aleggi sul "Massimino" quando la classica
mannaia dei fuoriclasse si abbatte su Andujar. In sostanza, Eto'o e
Milito azzeccano l'unica ripartenza della loro partita, nobilitata
dalla diciannovesima segnatura del "principe" argentino.
Un'altra squadra si sarebbe rassegnata al destino rio e malvagio. Non
il Catania di questi tempi. Splendido il pareggio di Maxi Lopez dopo
una ventina di minuti; adidrittura "avatariano", 7' dopo, il
"cucchiaio" di Mascara a trasformare il netto rigore
susseguente a un miserrimo tocco di mano in area di Muntari (che
stabilisce un record: due ammonizioni in poco più di un minuto; meno
di due primi in campo); da brividi i dribbling su Lucio, Materazzi e
Julio Cesar operati da Martinez in occasione della magnifica terza
rete che, al 90', chiude i conti. Cose mai viste. Cose reali. Reali
come la grinta di "Comu finiu" Alvarez, come la sicurezza di
Silvestre (migliore prestazione stagionale) e Terlizzi, come la
ritrovata verve di Capuano (mai così positivo nell'ambito
dell'attuale stagione), come la forza fisica di Izco, anche oggi
protagonista di una percussione centrale seguita da assist vincente
(ad Alvarez, da cui scaturirà il cross al bacio per il primo gol di
Maxi). Insomma, apoteosi pura. Un'apoteosi meritata, sancita da quella
corsa in mezzo al campo del presidente Pulvirenti a fine gara. Uno che
ci ha sempre creduto, anche nei tempi bui. E non si era in molti...
Muntari,
uno di noi
E' "sparo", come si dice dalle nostre parti. Cioè,
banalizzando, non c'entra nulla con il resto della squadra. Quello sul
simpatico ghanese non è, naturalmente, un giudizio riferibile alla
sola partita del "Massimino", ci mancherebbe. Troppe
risultano le ricorrenti "imprecisioni" del centrocampista ex
udinese nell'ambito di un team imbottito di campioni che parlano una
lingua del tutto diversa. La sua irruenza, la sua scarsa destrezza
tecnica, la sua mancanza di freddezza rischiano di diventare un
fardello pesantissimo per l'Inter. Come detto, la sua partita è
durata 2'. E il suo incomprensibile fallo di mano potrebbe valere un
campionato. Una cosa è certa, detta senza polemiche: se Muntari gioca
nell'Inter, un buon medianone come Biagianti dovrebbe perlomeno
accasarsi nel Real Madrid. Avrebbe di certo maggiori chance di ben
figurare... Che Mou lo faccia giocare spesso titolare nell'ambito di
uno fra i più attrezzati organici d'Europa appare ascrivibile ai più
grandi misteri dell'umanità, non meno rilevante del famoso video del
1994 con l'autopsia del presunto alieno di Roswell. Comunque, se Mou
preferisce portarsi dietro il Muntarone e lasciare a casa Balotelli,
vittima di presunti e non meglio precisati infortuni, deve per forza
essere considerato un emulo del celebre Tozzi-fan, kamikaze in salsa
di pomodoro che tutti noi ricordiamo con affetto.
Topolinik
29
Ce l'ha fatta, Peppe, a raggiungere il mitico Memo Prenna, il quale da
lassù starà applaudendo. Topolinik, grazie al "cucchiaio"
(rimarrà indelebile nei ricordi dei tifosi, non meno del pallonetto
da centrocampo infilato a Palermo) adagiato alle spalle di Julio
Cesar, tocca quota 29, miglior realizzatore rossazzurro di sempre in
Serie A. Un traguardo importante, raggiunto con pieno merito. Adesso,
a pieno titolo, può essere considerato come uno dei più grandi
calciatori della storia del Catania. Non solo, si tratta della sua
settima rete stagionale. Non male per uno che stava disputando
un'annata grigia... Oggi ha giocato come vogliamo noi: con qualità,
spesso in attacco, seppur non trascurando, come da caratteristiche,
l'aiuto ai compagni, ma in attacco. Tirando in porta. Come sempre deve
fare, dato che ha una stoccata micidiale. Congratulazioni, Peppe.
Maxi
7
Qualcuno già aveva sentenziato: bidone. Risposta: due reti
consecutive, contro Cagliari e Inter, bellissime entrambe (il
"taglio" in area in faccia a Lucio esibito oggi è da grande
centravanti). Tre complessivamente, contando quella di Roma contro la
Lazio. In tutto, facendo il conto del macellaio, 7 punti portati a
casa. 7 punti. 7 punti. Ah, poi magari gli esperti di cui sopra si
facciano spiegare da Mihajlovic, uno che propriamente capisce
qualcosina di calcio, a cosa servono in campo, dal punto di vista
squisitamente tattico e al di là delle capacità realizzative, le
punte come la "galina de oro"...
Malaka
9
Un marziano. Il migliore in campo. Dribbling, assist, tiri, gol da
leggenda. 90' di pura poesia targata Jorge Martinez, alla stagione
della definitiva consacrazione. Sta bene l'uruguagio e si vede. In
ogni caso, ogni dubbio è svanito: se fa queste cose davanti a Zanetti
o Lucio, le può fare contro chiunque. Merita una grandissima squadra,
un top team, a fine campionato. E l'avrà. Per adesso, che salvi il
Catania...
Valeri
promette
Non mi sbilancio spesso sugli arbitri, ma questa volta (spero di non
pentirmene) farò un'eccezione: questo direttore di gara ha un roseo
futuro. Mi è piaciuto per personalità e preparazione tecnica. Si
vede che ne capisce di calcio dal modo in cui applica correttamente
l'opzione del vantaggio. Non ha sbagliato nulla, aiutato anche dal
guardalinee Romagnoli, un tantinello fortunato, ma bravo, a pizzicare
la posizione regolare di Eto'o in occasione del vantaggio nerazzurro.
Inappuntabile sul rigore, accompagnato da sacrosanta espulsione a
Muntari. Sperem...
Ologramma
Maradona
Sembrava Startrek. Tutti in tribuna a cercare Maradona,
fantomaticamente (chissà da chi, poi...) annunciato in tribuna al
"Massimino". Chi con metal detector, chi con raggi laser,
chi con marchingegni in grado di captare anche lievissime attività
neuronali. Come ampiamente previsto, c'era il suo ologramma, magari
proiettato dall'astronave madre a opera del dottor Spock. Ma il vero
"pibe" era probabilmente a Buenos Aires a ingurgitare "asado".
I viaggi transoceanici stancano...
A
Verona per la "mazzata" finale
L'errore più grave da compiere ora sarebbe quello di
"sedersi" dopo la grande impresa. Un errore già commesso un
anno fa dopo il vittorioso derby di Palermo, durante il match casaligo
giocato in casa contro il Siena. Ma, se allora in fatto di punteggio
potevamo anche permettercelo, adesso no, o meglio, non ancora. Servono
sempre i celebri 7/8 punti. Prima li facciamo e meglio è. Anche
perché, ci si potrebbe guadagnare la fantastica chance di far giocare
qualche partita a Barrientos... E, quindi, a Verona con la stessa
cattiveria, con la stessa grinta, con la stessa qualità di oggi.
Giocando come contro l'Inter si potrebbe aggiungere un ulteriore,
decisivo mattone all'edificio salvezza. Mancherà Martinez, assenza
grave, ma riposerà. E Morimoto scalpita. Let's go, Liotru, let's
go!!!
ANDUJAR:
6.5 - Puntuale sul tentativo di Sneijder nel primo tempo. Nella
ripresa si disimpegna con sicurezza.
ALVAREZ: 7 - La gran palla messa in mezzo per il pareggio di Maxi
Lopez è da applausi. In più ci mette un cospicuo contributo in
copertura e costanti sovrapposizioni per creare spazi a Martinez.
SILVESTRE: 6.5 - La coppia Milito-Eto'o ha potenzialità da far paura,
eppure non passa mai, se non sul filo del fuorigioco. Per il resto
c'è poco da fare per gli attaccanti nerazzurri.
TERLIZZI: 6.5 - Da ultima ruota del carro (come lui stesso si è
definito) a titolare ritrovato. Gioca con autorevolezza, sovrasta di
testa le punte interiste e fa muro quando gli avversari provano a
buttarsi avanti.
CAPUANO: 6.5 - Dalle sue parti era atteso un certo Maicon, ma il
brasiliano si vede poco e non sfonda mai. Al contrario, è Ciro a
proporsi costantemente in avanti mettendo in mezzo palloni
interessanti e cercando anche la via del gol nel primo tempo.
IZCO: 7 - Tenuta atletica sopra la norma e accelerazioni importanti.
Contribuisce a spegnere il centrocampo interista tenendo a bada
Stankovic. Prova nobilitata dall'ottima apertura per Alvarez che
propizia il pareggio.
BIAGIANTI: 7 - Sneijder ha messo in crisi un bel po' di squadre
quest'anno. Se con il Catania non succede è perchè Marco non lo fa
respirare tallonandolo con tenacia e levandogli spazi vitali per la
manovra offensiva dell'Inter.
scarica
e conserva queste pagine storiche de La Sicilia
RICCHIUTI: 6.5 - Non era facile per lui che non è un gigante farsi
valere contro una squadra fisica come l'Inter, eppure l'argentino si
fa rispettare. Peccato per quel gol solo sfiorato.
MARTINEZ: 8 - Straripante. Il modo in cui dopo pochi minuti lascia sul
posto Stankovic e Cambiasso è eloquente. Serpentine, dribbling e
spunti che spesso costringono al fallo gli avversari e culminano con
il gol da fuoriclasse giunto dopo aver fatto fare una figuraccia a
Lucio.
MAXI LOPEZ: 7 - Un attaccante vero si vede dalla percentuale di
occasioni trasformate. Maxi tiene sotto pressione i centrali interisti
e quando vede la palla servitagli da Alvarez brucia Lucio tagliandolo
fuori con un anticipo da grande bomber.
MASCARA: 7.5 - Potremmo magnificarne le chiusure da difensore
navigato, le intuizioni che aprono varchi in attacco o la personalità
da uomo-squadra sempre più pronunciata. Ma ci fermiamo solo a
ricordare il folle cucchiaio dal dischetto con il quale batte Julio
Cesar ed entra a pieno titolo nella storia del Catania. Impagabile.
MIHAJLOVIC: 8 - Stravince su Mourinho. Il portoghese sbilancia la
squadra, opta per la disastrosa mossa Muntari e alla fine lascia i
suoi senza centrocampisti. Il serbo schiera una formazione senza paura
e azzecca tutte le mosse, dalla marcatura di Biagianti su Sneijder
alla spinta sulle fasce alimentata con raddoppi puntuali. E poi la
personalità di questo gruppo è ormai una certezza.
c'erano
questi
...
e
questi
No,
basta, va bene così. Va bene così? O va bene c'Jose? Perché qualche
cosa bisognerà pur dirla al senor
Mourinho, quello che tutti sappiamo, che se l'Inter perde lo scudetto,
saranno pure fatti suoi, ma che a Catania ci ha rimesso malamente le
penne. Allora, chiediamo all'amministratore delegato del Catania,
Pietro Lo Monaco, se, per caso, ha qualche cosa ancora da dire sullo
showman portoghese. Ma, per oggi, buttiamola sul tecnico. E allora?
"E che devo dire, ancora 'sta storia. Ma no, avete visto tutti
com'è andata, la forza del Catania e le responsabilità del tecnico
avversario, che non ne ha azzeccata una nel momento in cui doveva
mettere la sua impronta su una partita già difficile per l'Inter. Ha
confermato quel che ho detto io".
Lo Monaco non lo dice, anzi lo dice, ma sussurra e niente più:
"lo Special jumento". Cioé? Cioé, speciale sì, ma come
dicono dalle sue parti, in Portogallo, al massimo speciale come
asinello, se si tratta di modificare l'assetto tattico della sua
squadra. Ma, forse, abbiamo sentito male, lasciamo stare Mourinho.
Pietro Lo Monaco deve spiegare la crescita progressiva del Catania,
che oggi fa spalancare gli occhi a tutta l'Italia calcistica, perché
i rossazzurri di Mihajlovic marciano a ritmo da zona Champions.
"Eh, ripeto, ripeto, ripeto. Ci voleva pazienza, ci voleva amore,
pazienza, passione, e attendere che venisse fuori un gruppo che
avevamo profondamente rinnovato, abbassando di cinque o sei anni
l'età media. L'ho detto quando le cose andavano male, lo ribadisco
oggi: noi ci abbiamo sempre creduto, sapevamo di avere allestito la
squadra più completa e con la migliore proiezione anche nel tempo di
questi quattro anni di Serie A. Certo, abbiamo sofferto in quella
fase, ma giocando quasi sempre un buon calcio, quindi non ci siamo mai
sentiti schiacciati dalla classifica deficitaria. La prova sta nella
classifica di oggi, sta nella partita di venerdì sera, sta in una
capolista che, già nel primo tempo, poteva stare sotto di due gol.
Poi, abbiamo quasi regalato noi il vantaggio, su un errore di
piazzamento, ma la reazione è stata da grande squadra, Maxi Lopez ha
fatto quel che sa fare, Mascara lo stesso, Martinez è in forma
strepitosa. Ma gira tutta
la squadra, eccome gira".
Di più, e va detto. Gira chi gioca, gira chi non gioca per il
momento, ma entra e sa essere protagonista.
"Certo, è così. Prendete Potenza, Delvecchio e Carboni, per
citare i ragazzi che sono entrati a partita cominciata, sono stati
importanti, erano pronti, concentrati, hanno offerto un contributo
importante.
La squadra, tutta la squadra, ha carattere, ha determinazione, ha
voglia di lottare e di salvarsi, giocando anche un buon calcio,
divertendo il pubblico, divertendosi. Questa è la nostra squadra,
questa è la squadra della città. Questa è la squadra che sempre di
più, anche quando non c'è l'Inter, vengono a vedere da Messina, da
Siracusa, da Enna, da Ragusa, da mezza Sicilia".
Anche su questo converrà fare spiegare sino in fondo un concetto a
Pietro Lo Monaco, perché è importante
chiarire la filosofia della società, il modello imposto, la cultura
che sta alla base di tutto.
"Esattamente
al contrario di quel che qualcuno può pensare, visto che abbiamo
tanti stranieri in squadra, questo Catania nasce, si sviluppa e sta
andando avanti seguendo quello che ci piace definire un
modello-Sicilia. Cioé, l'unico modello che, secondo noi, ha una
logica, un presente e un futuro in un territorio dove ci sono molti
problemi, disagi economici, gap sociali. Non si può pensare qui di
fare calcio a buon livello, andando oltre il rispetto di certi
parametrici economici, restando con i piedi ben saldi a terra,
costruendo risultati giorno dopo giorno, con sacrifici, cercando le
soluzioni che possono coniugare economia della società, equilibrio
delle casse e, naturalmente, aspirazioni sportive e ricerca delle
vittorie. Noi lo stiamo facendo e i siciliani se ne stanno accorgendo
sempre di più, per questo dico, senza alcuna polemica ma come
semplice constatazione di filosofia societaria, appunto, che tra noi e
il Palermo ci sono sostanziali differenze, scelte e strategie molto
diverse. Quel che oggi ci fa felici è, appunto, scoprire ogni
domenica di più che Catania è tornata ad amare profondamente questa
squadra, che sta regalando grandi prove e risultati di prestigio, ma
che siamo anche, come ho detto, la squadra in cui tantissimi siciliani
si identificano".
Grande ambizione, unire l'amore per il calcio, la passione di mezza
Isola almeno, sotto il segno di questa società che sta dietro i
successi di ieri e di oggi e che prepara giorno dopo giorno il futuro.
Scegliendo con oculatezza, ma anche con una capacità straordinaria il
materiale umano. I risultati di questa stagione fanno di Pietro Lo
Monaco uno stratega del mercato internazionale, uno che, se calcoliamo
i risultati che hanno dato e stanno dando gli uomini che ha pescato
nel mercato argentino, può benissimo passare o per uno che trasforma
tutto in oro, un nuovo re Creso, oppure, com'è, uno che ha contatti
straordinari e competenza infinita. Ripassare per credere: Vargas, e
va bene. Martinez, e stiamo arrivando a quelle valutazioni. Llama
tornerà più forte di prima, ma basterebbe anche forte come prima per
essere un fenomeno. Silvestre, indiscutibile. Alvarez, non ne
parliamo. Carboni, prezioso. Spolli, solido e insuperabile. Andujar si
sapeva, ma l'uomo della tavoletta dell'anno si chiama Izco. Una
crescita inarrestabile.
"Sappiamo sempre che cosa scegliamo, non prendiamo nulla al buio.
Non avete visto ancora Barrientos, speriamo di riaverlo presto, ma non
è possibile fare una classifica, questo è il Catania, tutta gente
scelta, perché sappiamo che viene qui a sudare, a lavorare, a giocare
per la nostra squadra, per quella maglia, per quei tifosi eccezionali.
Questa è la nostra prima vera forza, quella di scegliere giocatori,
tecnici, staff che s'integrano nel meccanismo, ed ognuno sa che cosa
deve fare, la propria parte al meglio, nulla che riguardi altre
competenze, perché la confusione in equilibri precari come quelli del
calcio porta spesso a rovesci nei risultati, nella serenità dei
rapporti".
Potrebbe continuare, Pietro Lo Monaco, spiegare ancora e bisogna
credere al direttore, perché la storia parla, dice, spiega, conferma,
avvalora. La storia è ieri, è oggi, è domani, quella del Catania di
Nino Pulvirenti e di Pietro Lo Monaco, quella che i "clamoroso al
Cibali" servono solo per comodità di amarcord e di titolazione.
Perché solo quest'anno il Catania ha vinto a Torino con la Juventus,
a Roma con la Lazio, in casa con l'Inter. Che altro, signore e
signori? Ah, la vittoria contro l'Inter porta dell'altro.
"Abbiamo riaperto la lotta per lo scudetto, l'Inter dovrà
giocarselo sino in fondo e in calendario i nerazzurri hanno Livorno,
Siena e Atalanta. Abbiamo fatto un grande colpo venerdì, non c'è che
dire".
Mezzo secolo, da
un'impresa all'altra
Il
clamoroso e sonante successo appena conseguito dalla squadra
rossazzurra sull'Inter propone e suggerisce un confronto fra il
lontano Catania del "Clamoroso al Cibali" e quello di oggi
che ha strappato commenti altrettanto entusiasti e spedito
letteralmente in Paradiso il pubblico appassionato che aveva gremito
il Cibali sino all'ultimo spazio utile.
Non è un paragone facile, quello a cui siamo invitati, perché in
cinquant'anni molta acqua è passata sotto i ponti e molto è cambiato
nel modo di giocare e di proporsi sul campo.
Si può dire che il Catania di allora molto affidava allo slancio e
all'entusiasmo per travolgere ogni ostacolo; oggi invece c'è più
studiata raffinatezza tattica nel cercare la sorpresa, senza
naturalmente che restino da parte quei fattori e quelle spinte di
passione, di capacità di sacrificio che sono da sempre alla base di
qualsiasi successo. E non soltanto calcistico.
Il Catania di Carmelo Di Bella era bello a vedersi per il gioco
spumeggiante che sapeva offrire; oggi le mosse sono più calcolate, i
colpi portati con maggior freddezza, magari dopo aver lasciato che
l'avversario si sfogasse: praticamente quel che è successo nello
scontro con l'Inter, deciso alla distanza, addirittura dopo aver
rovesciato un vantaggio avversario.
L'importante, in definitiva, è che il risultato finale sia stato
identico nella sostanza e altrettanto importante ed esaltante. Altro
confronto di preciso interesse: allora il Catania veniva da un
campionato in cui aveva figurato come matricola di lusso, oggi era ed
è in piena risalita dagli sprofondi della bassa classifica, che
vincendo ha potuto migliorare in modo pressochè decisivo.
Nessuno lo avrebbe giudicato all'altezza di rovesciare il confronto
durissimo con una "grande", anzi grandissima, per giunta
portatasi per prima in vantaggio.
Sono queste le imprese che meritano lungo ricordo, che spruzzano oro
sul blasone, che esaltano la capacità di rovesciare una situazione
sfavorevole. Di ciò il Catania ha mostrato di essere capace, oggi
come allora: è quel che conta, nel cammino sempre arduo e fra le
insidie di un campionato fra i più difficili e combattuti
in assoluto.
In questa continuità ideale fra gli allori di un giorno e quelli
appena raccolti c'è tutto il significato della partecipazione della
squadra rossazzurra al campionato maggiore, un impegno difficile e
qualificante per tutte le formazioni fuori dal giro delle metropoli:
allora, ai tempi del "Clamoroso" al Cibali", come
adesso che fa sempre chiasso e richiama gli sguardi l'impresa di una
"provinciale" capace di venire così spavaldamente alla
ribalta.
Identica, oggi come allora, la volontà di emergere, di essere
qualcuno, di richiamare su sè i riflettori della fama: cose che
contano, che accendono gli entusiasmi, che ti fanno figurare sui
grossi titoli della stampa. E di che altro vivrebbe una società che
deve sempre forzare le porte dei quartieri alti?
Luigi Prestinenza (La Sicilia 14.3.2010)
Il capo di quei
figli di....
CATANIA,
13 marzo 2010 - "Qui quando si vince vinciamo tutti così come,
quando si perde, si perde tutti". Sinisa Mihajlovic, il giorno
dopo la netta e sorprendente vittoria contro l'Inter, non perde di
vista la realtà e, ai microfoni di Sky Sport 24, analizza il grande
momento del suo Catania. "Siamo molto contenti per quello che
abbiamo fatto ieri e per quello che stiamo facendo adesso, ma dobbiamo
continuare così - spiega -. Notte insonne dopo la vittoria di ieri?
No, per fortuna io dormo bene sia prima che dopo, non so cosa hanno
fatto i giocatori, ma io sono andato al ristorante con degli amici,
abbiamo mangiato e poi sono andato in albergo a dormire. Oggi vado a
casa per rivedere la mia famiglia".
i
complimenti di mou — A fargli piacere è stato soprattutto il saluto
di Mourinho a fine gara: "Lo ringrazio dei complimenti. È una
bella soddisfazione. Non capita spesso di vincere partite così".
Subito dopo la partita Mihajlovic ha rivelato di aver ricevuto una
settantina di sms di congratulazioni. "Non li ho letti tutti, me
ne mancano ancora una trentina - spiega -. Mancini mi ha scritto
"not bad", ormai srive questo tipo di sms, mi ha fatto
piacere e oggi lo sento". Intanto voti altissimi nelle pagelle di
tutti i giornali. "Non ho mai guardato i voti, non me ne sono mai
preoccupato da giocatore, figuriamoci adesso che faccio l'allenatore.
Mi fa piacere sapere dei voti alti, ma non è questa la cosa che più
mi interessa". Il 2-1 è arrivato dopo un tocco di classe di
Mascara: rigore a cucchiaio, bello ma rischioso. "Non ne sapevo
nulla, se l'avessi saputo non gli avrei fatto tirare il rigore. È
stato fortunato, se avesse sbagliato l'avrei attaccato al muro".
terza
grande k.o. — Intanto con questa sconfitta l'Inter ha rimesso più
che mai in discussione un campionato che sembrava già finito.
"Non mi sono giocato la partita per riaprire il campionato -
spiega l'ex nerazzurro Mihajlovic -, io cerco di fare il possibile per
il Catania e per salvare la squadra, sono contento per la mia
società, i miei giocatori e tutti i tifosi. Mi dispiace per l'Inter,
martedì hanno una partita molto importante e in questo momento la
sconfitta di ieri non ci voleva. Ma noi siamo una piccola squadra e
non capita spesso di battere una grande, quando ci riesci sono
soddisfazioni che ti restano per tutta la vita e io spero di viverne
ancora di queste gioie, intanto quest'anno siamo riusciti a battere
già tre grandi: Juventus, Inter e Lazio".
Alvaro
Biagini: Che bello rivivere quell'emozione cinquant'anni dopo
"Sono stato uno dei cosi impietosamente definiti
'postelegrafonici' in maglia rossazzurra strabattuti dall'Inter (0-5)
a San Siro nel 1960; ma sono stato in campo nel Catania quando nella
rivincita umiliammo i 'ferrotramvieri' nerazzurri nel 1961. Il Mago
Herrera quel giorno pianse al Cibali".
Alvaro Biagini parla ed è
un fiume in piena: "L'altra sera ho gioito davanti alla Tv ed
avrei voluto abbracciare tutti i giocatori del Catania, principalmente
Mascara, neogoleador principe etneo in serie A alla pari con il povero
Memo Prenna, e Ricchiuti, un ex cannoniere che oggi si sacrifica a
centrocampo, a 31 anni, tanti quanti ne avevo io
quando andai via dalla società etnea".
- In chi si è identificato?
"In nessuno, poichè oggi è cancellata la funzione
dell'uomo-faro di centrocampo che doveva tirare le castagne dal fuoco.
Oggi corrono tutti come assatanati e sono fisicamente più forti di
noi".
- E' un Catania che sta risalendo prepotentemente la china.
"Direi che lo stramerita, anche se penso che all'inizio Atzori
non fosse stato accompagnato dalla dea bendata. Oggi comunque la
squadra guidata da Mihajlovic ha assunto una notevole mentalità
vincente, dimostra di non avere paura di nessuno, supera spietatamente
nella corsa qualunque avversario, gode dei funambolismi più
spettacolari di Martinez e sta valorizzando atleti che prima forse
erano o sconosciuti o comunque operavano in sordina".
- Biagini, il suo fu il 'Clamoroso al Cibali'; quello di Mascara forse
è stato ancor più 'clamoroso'.
"Non ci avevano neanche mandati in ritiro il sabato. Ma noi con
quella vittoria dell'orgoglio donammo alla città un onorevolissimo
ottavo posto; il Catania odierno cerca la salvezza che merita, ma non
dimentichiamo che pochi mesi orsono era il fanalino di coda. Dunque le
sue sono imprese più che apprezzabili".
- Quale differenza fra il suo Catania e quello odierno?
"Eh..., qui casca l'asino. Quello attuale è costruito con
saggezza da un grande scopritore di talenti qual è Pietro lo Monaco,
coadiuvato da un presidente, Pulvirenti, che è disposto a mettere
ragionatamente in gioco capitali cospicui. Noi eravamo una squadra che
vedeva gli stipendi con il cannocchiale, che aveva vinto la serie B
con i rifiuti di magazzino degli altri (compreso me, quasi regalato
dal Palermo), rinforzata con due scarti del Genoa (Calvanese) e del
Mantova (il povero Giavara). Dando la stura alle nostre risorse,
grazie anche alle sollecitazioni di Carmelo Di Bella, riuscimmo poi a
salire in cattedra in serie A".
- Sappiamo che quel 2-0 del 'Clamoroso al Cibali' è per lei un
ricordo felicissimo.
"Esatto, fu il mio autoregalo di nozze: tre giorni dopo mi sposai
a Palermo, dove risiedo ancora".
GAETANO SCONZO (La Sicilia, 14.3.2010)
Marcoccio
elogia il suo Catania
LORENZO
MAGRÌ (La Sicilia, 14.3.2010)
Presidente
del Catania Calcio dal 16 marzo del 1959 al 25 ottobre del 1969,
Ignazio Marcoccio verrà ricordato nella storia della squadra
rossazzurra insieme all'attuale presidente Antonino Pulivirenti, per
aver battuto l'Inter in campionato.
Marcoccio, classe 1913, attuale presidente onorario, grazie alla
carica conferitagli proprio da Pulvirenti nel 2004, è legato ai
momenti più belli della squadra rossazzurra e la vittoria di venerdì
sera a spese della squadra di Mourinho ha reso felice l'ex sindaco di
Catania che per anni, come presidente del Coni etneo, ha retto le
sorti dello sport catanese.
"Non è stato facile nel 1961 vincere contro una squadra
nerazzurra che era stata beffata dalla Juve nella corsa scudetto -
ricorda commosso Marcoccio - come non potrò dimenticare quella
splendida giornata di fine settembre e poi, ancora il 20 febbraio del
1966 quando battemmo per la terza volta Inter di Helenio Herrera, ma
penso che questa quarta storica vittoria della squadra rossazzurra,
assuma un particolare significato. Di fronte l'undici nerazzurro
campione d'Italia e leader del campionato e soprattutto guidato da un
tecnico come il portoghese Josè Mourinho che ha poco da invidiare al
"mago" Herrera".
Una quarta vittoria storica contro l'Inter che esalta non poco il
dott. Ignazio Marcoccio che ricorda i momenti eroici dei suoi primi
anni di presidenza, quando più che ai risultati in campo doveva
pensare a risollevare il Catania che si trovava sull'orlo del
fallimento.
"Quando ho preso in mano le redini della squadra - ci dice il
dott. Marcoccio - c'era poco da stare allegri. Riuscì comunque a
salvare le sorti della società grazie anche al sindaco di Catania
Luigi La Ferlita che concesse alla società un mutuo di 120 milioni di
lire. Con Michele Giuffrida e Silvestro Stazzone riuscì così a
ricostruire la squadra e con panchina un tecnico bravo come Carmelo Di
Bella toglierci anche qualche bella soddisfazione come queste tre
belle vittorie contro l'Inter di Herrera".
E il dott. Marcoccio oltre ai grandi colpi sul mercato come gli
acquisti di giocatori come Ferretti, Vavassori, Calvanese, Danova,
Facchin, Petroni, Cinesinho e Szymaniak, era anche famoso per avere
intavolato grandi rapporti con le più importanti società calcistiche
italiane, Inter su tutti e così nella giornata di festa rossazzurra
ha anche un parola per la squadra del presidente Massimo Moratti.
"Ho conosciuto Angelo Moratti presidente della grande Inter -
conclude con la solita grande carica il dott. Marcoccio che il
prossimo 7 novembre compirà 97 anni, anche se l'emozione è stata
tanta per lui - e l'allora giovanissimo figlio Massimo e così non
posso che dire un grande grazie ai giocatori rossazzurri del
presidente Pulvirenti che hanno fatto questo grande regalo alla città
intera, ma voglio anche consolare gli amici dell'Inter ricordando che
le ultime due volte che il Catania ha battuto l'Inter, poi, i
nerazzurri hanno vinto lo scudetto".
Un
altro "sfizio" che vuol dire salvezza
Dopo Juventus, Lazio e Inter, tocca alla Fiorentina. Mai battuta da
quando i rossazzurri sono tornati in A, 46 anni tondi tondi senza
vittorie sui viola, un altro tabù "impossibile" da sfatare
puntualmente abbattuto dal grande cuore rossazzurro. Mai più di oggi la
vittoria è giunta grazie a una grinta e uno spirito di scrificio
immensi, incarnati nella figura del capitano, quel Topolinik Mascara
capace di cantare e portare la croce, segnare e salvare gol fatti,
stoccare e randellare, fino al 94'. E anche in virtù di una buona dose
di fortuna, questa come sempre targata Mihajlovic. Gli uomini di
Prandelli, infatti, si sono dimostrati la miglior squadra, per gioco,
presentatasi quest'anno al "Massimino". Tante, almeno sei, le
occasioni limpide create dagli ospiti nel corso della partita (in
particolare nella prima frazione), grazie a uno strepitoso Jovetic,
campione vero, e agli inserimenti di Santana, Gobbi e Montolivo. Ma la
palla non è andata dentro e il Catania ha avuto il grande merito di
saper soffrire, combattere come un sol uomo fino all'ultima goccia di
sudore. Così gioca una squadra in lotta per la evitare il baratro,
così ci si salva. E la salvezza, possiamo dirlo, virtualmente è stata
raggiunta con questo straordinario risultato. Non tanto per il mero dato
numerico, pur rilevante: 35 punti sono tanti a questo punto del
campionato, a 8 turni dalla fine, malgrado le contemporanee vittorie di
Atalanta e Lazio abbiano forse innalzato la quota salvezza di qualche
punto (e il Catania rimane a +7 rispetto agli orobici terz'ultimi).
Piuttosto per una considerazione psicologica: Miha ha prodotto 26 punti
complessivi, vincendo ben 4 partite in casa con una caterva di gol. Non
solo, ha distrutto l'Inter capolista e sconfitto uno dei team più in
forma del momento, la Fiorentina appunto. Il "pieno" di
autostima è cosa fatta, i giocatori volano in campo e fuori.
L'importante sarà mantenerli a terra durante la settimana... In questo
senso, l'opera di un "duro" come il serbo può farci dormire
sonni tranquilli.
Oltre
le assenze
Il dato più confortante, a mio parere, è quello relativo alla grande
dimostrazione di coesione e forza psicologica sciorinate dai rossazzurri
in tutte le situazioni tattiche e tecniche, al di là di assenze e
acciacchi. Stasera mancava Alvarez, uno dei punti fermi della difesa, e
lo stesso Capuano non era in buone condizioni, tanto che a fine primo
tempo ha dovuto lasciare il campo sostituito da Bellusci. Ebbene, il
Catania dei giovani ha emesso il proprio ruggito. Il polacco Augustyn,
schierato a destra (a dimostrazione di una grande duttilità tattica) e
lo stesso nazionale Under 21, posizionato a destra come nel team azzurro
di Casiraghi, hanno retto la botta, malgrado gli avversari (De
Silvestri, Santana, Gobbi e Jovetic) sciorinassero gran calcio.
Non è poco. Se aggiungiamo la buona attenzione mostrata al centro del
reparto arretrato da Terlizzi (preferito a Spolli) e Silvestre, la
solidità di Izco e Biagianti in mezzo (e poi dei subentrati Carboni e
Delvecchio) e la grande disponibilità al sacrificio di Maxi Lopez (a
mio avviso protagonista di una partita a dir poco eccezionale per corsa
e capacità di tener palla e far salire la squadra) e Martinez (meno
brillante in fase offensiva, ma disciplinatissimo dal punto di vista
tattico sulla corsia destra), otteniamo la ricetta precisa precisa della
"pietanza" servita da Miha a un grandissimo allenatore come
Prandelli. Era difficile fermare gente come Montolivo, Jovetic, Santana
o Gilardino, e il campo lo ha confermato. Almeno tre le parate decisive
di un Andujar sempre più convincente, altrettante le occasioni
clamorosamente sciupate dalla Fiorentina. Ma i ragazzi sono riusciti
nell'impresa, e il merito va tutto a loro e all'allenatore, capace di
"martellarli" psicologicamente, convincendoli di poter
compiere, anche soffrendo, qualsiasi impresa contro qualsivoglia
avversario.
Peppe
nel mito
Era nell'aria. e puntualmente si è avverato. Magari non si pensava che
il "dente" il caltagironese potesse toglierselo dopo due
minuti, ma l'ineluttabile prima o poi si sarebbe dovuto verificare.
Meglio prima... Un Peppe immenso, ormai entrato nella leggenda del
popolo etneo. Con la rete messa a segno in faccia a Frey (ottava
stagionale), raggiunge quota 30, miglior cannoniere di sempre in Serie
A, oltre il compianto Prenna. Un nome, quello di Mascara, che rimarrà
indelebile nel firmamento delle stelle rossazzurre anche nel caso in
cui, in futuro, un altro giocatore dovesse riuscire nell'impresa di
superarlo in fatto di prolificità. Un mito, insomma. Vorrei segnalare
solo un tratto della sua epica serata antiviola: al 91' recupera una
palla fondamentale sulla fascia sinistra difensiva, di fatto frustrando
le ultime velleità di recupero fiorentino. Il pubblico catanese, sempre
restio ad abbandonarsi a cori "ad personam", lo beatifica con
un ripetuto "Peppe-Peppe-peppe". Solo questo vale una
carriera.
Catania
(4-3-3): Andujar; Alvarez, Silvestre, Terlizzi (44' st Spolli), Capuano;
Izco, Biagianti, Ricchiuti (27' st Sciacca); Martinez (dal 35' pt
Ledesma), Maxi Lopez, Mascara. A disposizione: Campagnolo, Potenza,
Bellusci, Morimoto. All.: Mihajlovic (squalificato)
Palermo (4-3-1-2): Sirigu; Cassani, Goian, Kjaer, Balzaretti;
Migliaccio, Liverani (17' st Bertolo), Nocerino; Pastore (44' st Budan);
Miccoli (25' st Hernandez), Cavani. A disposizione: Benussi, Blasi,
Celustka, Calderoni. All.: Rossi
Arbitro: Tagliavento
Note. Ammoniti: Balzaretti (P), Silvestre (C), Liverani (P)
"A
levapilu" (di Max Licari - calciocatania.com)
Lo
avevamo invocato alla vigilia, Topolinik e compagni hanno eseguito.
"A levapilu", senza pietà, hanno bastonato sportivamente i
rosanero come tutti i tifosi si attendevano, ripagandoli e
rinfrancandoli delle sofferenze patite all'epoca del "Miccoli
cacciatore", quando due stagioni fa nel capoluogo siciliano, con la
consueta dose di provincialismo tipica del trinacride di non eccezionale
cultura, si gridava "Serie B, Serie B", come
se la retrocessione (a quel punto assai probabile) dei rossazzurri
potesse redimere secoli e secoli di insuccessi calcistici della nostra
martoriata isola. Non solo. Il sogno è divenuto realtà: apoteosi nel
derby e salvezza quasi matematica raggiunta. Il massimo della goduria.
Una Pasqua da ricordare. Tuttavia, "a levapilu" come stasera,
mai. Mai. Nemmeno in occasione del mitico 0-4 targato Mascara
"dalla Via Etnea". Una vittoria netta, meritata,
inequivocabile, ottenuta da una compagine impeccabile in tutti i
reparti, corta e compatta fin dal primo minuto, subito arrembante in
pressing e molto più "cattiva" e convinta di un Palermo
svagato, molle e presuntuoso. Eppure le due squadre si presentavano
sostanzialmente con gli schieramenti titolari; solo il Palermo doveva
soffrire l'assenza del centrale difensivo Bovo (non un fuoriclasse, se
ci è consentita la licenza), sostituito dal romeno Goian (a dire il
vero, una sciagura peggiore del fratello di Kakà, di cui non ricordo il
nome...). Eppure, i 16 punti di distacco non si sono visti. Anzi, è
parsa quella catanese la squadra maggiormente dotata
tecnicamente, in virtù di una interpretazione del match inappuntabile
dal primo all'ultimo istante. Reattivi in difesa; stratosferici a
centrocampo con Biagianti, Izco e soprattutto Ricchiuti, abile a
pressare e ripartire con velocità e tecnica; addirittura mostruosi in
avanti con Martinez, Mascara e Maxi tragicamente mortali per gli
avversari nelle ripartenze sulle corsie laterali e nelle percussioni
centrali, un mix di quantità e qualità che, al momento, trova pochi
riscontri in Serie A. Basti guardare i due gol che, nel giro di mezzora,
chiudono la pratica. Al 14' Maxi ruba palla allo sconcertante centrale
difensivo romeno, si invola in solitudine e batte in diagonale Sirigu.
Al 32' Martinez dribbla anche sé stesso sulla corsia destra e fornisce
un assist al bacio per la stessa "galina de oro", la quale
festeggia il proprio ventiseiesimo compleanno con una doppietta da urlo,
da centravanti di valore mondiale. Peccato che il Malaka nell'occasione
si infortuni. La speranza è che non si tratti di nulla di serio. In
mezzo e dopo, altre due grandi occasioni di Maxi, assolutamente
inprendibile per i centrali rosanero (malissimo anche il reclamizzato
Kjaer, che contro il Catania sfodera sempre pessime prestazioni) e tre o
quattro ripartenze letali non finalizzate da Ricchiuti e soci in una
ripresa in cui gli ospiti sì tentano di reagire chiudendo i rossazzurri
nella propria metà campo, tuttavia quasi mai impensierendoli
seriamente, se non quando tardivamente entra in campo l'uruguagio
"giusto", quell'Hernandez che, a mio avviso, diverrà in
futuro un autentico fuoriclasse del calcio mondiale.
Da
solo, in un quarto d'ora, il giovane rosanero si procura le uniche due
occasioni serie della sua squadra, peraltro sventate dalla reattiva
difesa etnea, imperniata su un Alvarez sontuoso, un Terlizzi da
Nazionale e un Andujar sempre più leader. Gli ultimi due, fra l'altro,
ex di turno... Una riflessione sul difensore centrale romano la vorrei
fare. Mi fa rabbia vederlo "maramaldeggiare" così. Rabbia
perché, se fosse riuscito a mantenere questo tipo di concentrazione in
maniera più prolungata durante la sua carriera, adesso giocherebbe in
un top team europeo e sarebbe un punto fermo del team azzurro di
Marcello Lippi. Non un intervento sbagliato, addirittura irriverente
nelle uscite palla al piede e negli appoggi, figli di tecnica ed
eleganza. Uno "spreco" incredibile per il nostro calcio. Ma
ancora non tutto è perduto. Se riuscisse a continuare così, magari
qualche ulteriore soddisfazione ad alti livelli potrebbe essere in grado
di prenderla. Alla fin dei conti, sintetizzando sommariamente, un
coniglietto pasquale assai irriverente per i rosanero, un uovo di
cioccolato più che indigesto. Una considerazione, inoltre, mette fine a
qualunque possibile (e immotivata) recriminazione: le tre sostituzioni
di Rossi si chiamano Miccoli, Liverani e Pastore, alla vigilia segnalati
come i "fuori categoria" in maglia rosanero. Il loro flop è
il flop del Palermo, una squadra in grado ancora di centrare il quarto
posto, ma rivelatasi psicologicamente e atleticamente troppo fragile,
proprio nella "partita delle partite", nel match che pure a
livello mentale avrebbe potuto e dovuto rappresentare il clou del
campionato. Un gap, questo, che la società di Zamparini si porta dietro
da almeno un paio di anni, come dimostrano inequivocabilmente,
inesorabilmente i numeri degli ultimi 4 derby: punti Catania 10, Palermo
1; gol realizzati Catania 10, Palermo 2; reti subite Catania 2, Palermo
10. Qualunque altro commento sarebbe inutile.
La
vittoria di Miha
Innanzitutto, un appunto scaramantico: con il bravo Marcolin in panca,
sono giunti 7 punti. Le squalifiche di Mihajlovic non è che portino
male... Cionondimeno, rivolgiamoci ai numeri, ai santi numeri. Il
Catania, con la netta vittoria odierna, si attesta con 23 punti al
secondo posto assoluto della classifica relativa al girone di ritorno,
un'impressionante andatura da Champions che incrementa i rimpianti di
tutto il popolo rossazzurro. Se, come invocato ripetutamente, il serbo e
il "centravanti serio" (al secolo Maxi Lopez) si fossero fatti
beatametne il ritiro estivo ad Assisi, adesso il Catania dove sarebbe?
Forse già da ora tutti noi daremmo ragione al presidente Pulvirenti e
all'AD Lo Monaco, pronti in agosto a proclamare di aver costruito il
Catania "più forte di tutti i tempi". Ma la storia è
un'altra. E la storia, in ogni caso, dice che il Catania disputerà il
suo quinto campionato di fila in A. La salvezza non è ancora
matematica, ma è come se lo fosse. Miha ha fatto 29 punti in 17 gare,
con 8 vittorie complessive (diventano 9 con il solitario successo sul
Cagliari ottenuto da Atzori), 6 in casa (il "Massimino" è
tornato a essere fortino inespugnabile) e 2 fuori (Juve e Lazio).
Qualcosa di mostruoso, impensabile nemmeno dal più sfrenatamente
ottimista dei tifosi rossazzurri. In pratica, dopo la sconfitta interna
con il Livorno, solo soddisfazioni, e che soddisfazioni (Juve, Lazio,
Inter, Fiorentina, Palermo...) per il popolo del Liotru. Miha sta
facendo benissimo, si sta imponendo come un ottimo trainer di Serie A,
alla sua seconda esperienza da primo allenatore (la prima fu breve e
amara, a Bologna). E già si parla di Fiorentina, Lazio e chi più ne ha
più ne metta. Mi permetto di sottolineare alcuni punti: a Catania è
benvoluto, addirittura osannato dai tifosi; ha a disposizione una buona
squadra perfezionabile in sede di campagna acquisti; gode della fiducia
della società; ha tutto il tempo che vuole (basti pensare quanto ne
hanno avuto, anche a torto, Baldini e Atzori) per crescere e
consolidarsi come tecnico vincente. Mi auguro che non faccia l'errore di
Walter Zenga...
Rossi,
un rospo duro da in...Goia(n)re
Goian, uno di noi! Così cantano i tifosi rossazzurri. Certo, dare la
croce addosso al lentissimo romeno significherebbe sminuire la prova
eccezionale del team allenato da Mihajlovic, ma obiettivamente in Serie
A non si può scendere in campo -in specie in occasione di match così
decisivi- condizionati da una "palla al piede" così
ingombrante, per non dire imbarazzante. Meno che mai può permetterselo
una squadra in lotta meritatamente (e, sottolineo, meritatamente) per la
Champions League. Una considerazione basti a fotografare il paradosso:
in panchina il Catania, fino a oggi in lotta per evitare la
retrocessione (adesso non più...), si permette di tenere uno dei
centrali a più alto gradimento in questa stagione caratterizzata da un
rendimento difensivo assai buono (quella etnea è la sesta miglior
difesa del campionato), alias l'argentino Nicolas Spolli. Il Palermo,
dietro Bovo (peraltro protagonista di diversi errori fin qui), propone
Goian. Non ci siamo, assolutamente. Comunque, ribadisco che Delio Rossi,
grande tecnico il cui valore una partita andata male non può in alcun
modo "sminuire", il match non lo perde per gli errori di Goian,
ma perché la sua compagine viene letteralmente sommersa a centrocampo.
Il lento Liverani annullato da una gabbia composta da Ricchiuti e Izco;
Pastore francobollato da Biagianti; Mascara e Martinez a rinculare in
fase di non possesso palla e a ripartire in "uno contro uno"
sulle fasce. Tutto qui. E non possono, naturalmente, essere i pur
lodevoli "faticatori" Nocerino e Migliaccio, giocatori normali
di massima serie, né più né meno validi degli stessi Izco e Biagianti,
ad "accendere la luce". Il solo Balzaretti, poi, non può
bastare. Il laterale sinistro ex juventino, per come sta giocando (anche
oggi il migliore dei suoi), non può trovarsi davanti in ottica
Nazionale gente come Grosso (glorioso ma inguardabile in questa
stagione) o Criscito. Inoltre, non mi pare che possa essere considerata
una mossa vincente l'aver lasciato in panchina un giocatore che nella
partita precedente aveva giocato da 10, il già ricordato Hernandez. Le
risultanze del campo successive all'ingresso del ragazzo sudamericano
"condannano" la scelta del tecnico ex laziale, seppure Cavani
abbia avuto forse le uniche occasioni decenti della nefasta serata in
tinte rosanero.
Maxidecisivo
Facciamo un rapido conto. Il bomber della Pampa ha siglato 6 reti in 11
gare, media da più di mezza rete a partita. Ma, cosa più importante,
le 6 prodezze hanno fruttato 11 punti. "Undici punti". Cioè,
trequarti di salvezza. Una mostruosità in fatto di efficacia. Il suo
rendimento spazza via ogni dubbio sulla bontà dell'acquisto invernale
della società di Via Ferrante Aporti. Trattasi di grande giocatore,
centravanti vero, in grado di fare la differenza sia in fatto di
realizzazioni, sia di gioco, grazie al gran movimento, al pressing
continuo (vedasi il primo gol odierno) e a un coefficiente tecnico
tutt'altro che disprezzabile (a un certo punto, è riuscito a dribblare
mezza difesa rosanero e a sparare da posizione impossibile, trovando un
grande Sirigu, aiutato oltre tutto dal palo). Il problema, adesso, sarà
trattenerlo. Come di consueto in frangenti simili, si comincia a
vociferare dell'interessamento di grandi squadre nei suoi confronti. Ma
se il Catania, come dichiarato dallo stesso presidente Pulvirenti, è
intenzionato a fare il salto di qualità a partire fin dal prosimo
campionato, non potrà in alcun modo far partire la "galina de
oro", cui a fine gara sono stati dedicati cori "ad personam",
una rarità al "Massimino".
A
Milano pe la vendetta
La ciliegina sulla torta di un girone di ritorno pieno di incredibili
soddisfazioni, addirittura storico (vittorie dopo millenni su Inter,
Juve e Fiorentina), potrebbe essere costituita dalla dolce vendetta sul
Milan di Huntelaar. In occasione della partita d'andata, al culmine di
un match di bruttezza epica, lo sfiorito "tulipano" olandese
mise dentro una doppietta in "zona Cesarini" capace di mettere
in ginocchio moralmente squadra e ambiente etneo. Rompere le uova nel
paniere-scudetto rossonero (il Milan si trova a -3 dall'Inter capolista)
e, contestualmente, conquistare gli ultimi punticini buoni a conseguire
la matematica salvezza, sarebbe il massimo dell'orgasmo. Questa squadra,
giocando concentrata come oggi, potrebbe farcela. Ma, per stasera,
godiamoci "questo" orgasmo. Felici polluzioni notturne. Let's
go, Liotru, let's go!!! E... Buona Pasqua!!!
MILAN
(4-2-1-3): Dida; Abate, Thiago Silva, Favalli (18' st Flamini), Antonini;
Pirlo, Ambrosini; Seedorf (30' st Mancini); Ronaldinho, Borriello,
Huntelaar (30' st Inzaghi). A disp. Roma, Zambrotta, Kaladze, Gattuso.
All. Leonardo.
CATANIA
(4-3-3): Andujar; Alvarez, Spolli, Terlizzi, Capuano; Ricchiuti (27' st
Delvecchio), Carboni (16' st Ledesma), Biagianti; Izco (38' st Potenza),
Maxi Lopez, Mascara. A disp. Campagnolo, Bellusci, Morimoto, Russo. All.
Mihajlovic.
ARBITRO:
Orsato di Schio NOTE:
Ammoniti: Pirlo, Ambrosini, Borriello (M); Alvarez, Carboni, Mascara
(C). Rec.: pt 3'; st 5'.
SIENA
(4-3-3): Curci; Rosi (50' Reginaldo), Malagò, Cribari, Del Grosso;
Vergassola, Ekdal (76' Jarolim), Tziolis; Ghezzal, Larrondo (50' Calaiò),
Maccarone. A disp.: 31 Pegolo, 6 Terzi, 88 Odibe, 24 Jajalo. All.
Malesani.
ARBITRO:
Gava di Conegliano Veneto (Viazzi-Liberti/Guida). INDISPONIBILI:
Llama, Augustyn, Plasmati, Martinez; Parravicini, Fini.
SQUALIFICATI:
Mascara (1); Pratali (1).
LIVORNO
(3-4-2-1): De Lucia, Bernardini, Knezevic, Galante, Raimondi (34' st
Modica), Moro, Bergvold, Vitale, Di Gennaro (17' st Mozart), Bellucci
(20' st Danilevicius), Lucarelli. (25 Rubinho, 5 Marchini, 22 Prutsch,
90 Simeoni). All.: Ruotolo
CATANIA (4-3-3): Andujar, Alvarez, Silvestre, Terlizzi, Capuano,
Delvecchio (19' st Morimoto), Biagianti, Ricchiuti (8' st Potenza), Izco
(30' st Ledesma), Mascara, Maxi Lopez (30 Campagnolo, 3 Spolli, 5
Carboni, 26 Sciacca). All.: Mihajlovic
Arbitro: Pierpaoli di Firenze Reti: nel st 5' Lucarelli su rigore, 15'
Bellucci, 20 Bergvold, 42' Maxi Lopez.
Note: Angoli: 3-3. Recupero: 1' e 3'. Espulsi: 5' st Capuano per doppia
ammonizione. Ammoniti: Capuano per gioco scorretto. Spettatori: un
migliaio circa.
CATANIA
(4-3-3): Andujar; Potenza, Silvestre, Terlizzi, Alvarez; Biagianti (23'
st Spolli), Carboni, Ricchiuti (12' st Ledesma); Izco (41' st Sciacca),
Mascara, Lopez. A disp. Campagnolo, Marchese, Delvecchio, Morimoto. All.
Mihajlovic.
JUVENTUS
(4-3-1-2): Buffon; Zebina (32' st Salihamidzic), Chiellini, Cannavaro,
De Ceglie; Melo, Poulsen, Marchisio; Diego (38' st Candreva); Iaquinta,
Del Piero (1' st Amauri). A disp. Manninger, Grosso, Legrottaglie,
Camoranesi. All. Zaccheroni.
ARBITRO:
Orsato di Schio
BOLOGNA
Viviano; Raggi, Moras, Britos, Lanna; Buscè, Guana, Casarini (36’ pt
Modesto); Adailton (13’ st Succi); Zalayeta (1’ st Appiah), Di Vaio.
A disp.: Colombo, Santos, Pisanu, Gimenez. All.: Franco Colomba
CATANIA
Andujar; Potenza, Silvestre, Spolli, Capuano; Ledesma, Carboni, Bigianti
(24’ st Moretti); Izco (17’ st Barrientos), Maxi Lopez (10’ st
Martinez), Mascara. A disp.: Campagnolo, Alvarez, Ricchiuti, Morimoto.
All.: Sinisa Mihajlovic
Arbitro:
sig. Giannoccaro di Lecce Assistenti: Alessandroni, Chiocchi -
Marcatori: 15’ pt Di Vaio (Bo), 6’ st Maxi Lopez (Ca) Note.
Recupero: 2’ pt, 2’ st. Ammoniti: Britos (Bo, 16’ st)
GENOA
(4-2-4): Amelia; Mesto, Tomovic, Papastathopoulos, Criscito; Milanetto
(64' Zapater), Juric; Sculli, Suazo (50' Boyake), Acquafresca, Palladino
(42' Fatic). A disp: 1 Frison, 34 Terigi, 31 Cofie, 11 El Shaarawi. All.
Gasperini (squal., in panchina Caneo).
RETI:
63' Maxi Lopez. ARBITRO:
Candussio di Cervignano (Cini-Bagnoli/Velotto).
AMMONITI:
Juric, Biagianti, Papastathopoulos. ESPULSI:
Juric per doppia ammonizione.
RECUPERO:
1' e 3'. ANGOLI: 9-2
per il Catania. SPETTATORI:
20.000 circa.
Il
Catania più forte di sempre
I numeri dicono inequivocabilmente che questo è il Catania più
forte di sempre. Qualcuno lo aveva detto in tempi non sospetti, anzi, l’affermazione
del presidente Pulvirenti era arrivata quando ancora i rossazzurri
navigavano in bruttissime acque nei bassifondi della
classifica. Adesso
i 45 punti in graduatoria confermano in maniera oggettiva ed
indiscutibile quello che già da settimane si era capito semplicemente
vedendo giocare i ragazzi di Mihajlovic domenica dopo domenica; la
qualità delle giocate, la forza, il carattere, la grinta hanno
contribuito a plasmare una squadra perfetta per superare di slancio l’ostacolo
della salvezza, che era diventato un percorso ad handicap dopo il quasi
disastroso, ma sfortunato, inizio di stagione. Il Catania è adesso una
squadra ‘giovane’ ma con esperienza in molti dei suoi elementi
cardine, possiede pedine importantissime in chiave mercato e gioielli
che hanno triplicato se non di più il proprio valore d’acquisto,
tutte virtù che per una società come la nostra sono indispensabili se
si vuole competere ai livelli più elevati. Un bravo va dunque a tutti
quelli che si sono spesi e si sono dannati l’anima per raggiungere
questo traguardo: società, dirigenti, tecnico ma un bravo va
soprattutto alla squadra, o meglio ai tanti ragazzi encomiabili che la
compongono, alla grande colonia di giocatori argentini che proprio nella
nostra città si sentono a casa loro ma ovviamente anche allo zoccolo
duro italiano, con Mascara a capostipite a rappresentare e mostrare i
valori della sicilianità doc. Queste sono certezze, questo Catania è
diventato una sicurezza per tutti i tifosi che col passare delle
giornate e vittoria dopo vittoria hanno abbandonato le paure e le ansie
e si sono dedicati alle feste e alla gioia per una salvezza insperata.
Purtroppo e’ arrivato il momento di archiviare questa splendida
stagione, i rossazzurri di Mihajlovic le vacanze se le sono certamente
meritate ma con una squadra così forte e bella da vedere bisogna
ammettere che ci avevamo preso gusto ad incontrarli tutte le domeniche e
ad accompagnarli nelle sfide settimana dopo settimana; invece dobbiamo
salutarci adesso con una grande festa e darci appuntamento al via delle
prossima avvincente stagione, stagione nella quale il Catania vorrà
ritagliarsi ancora una volta un ruolo da protagonista.
Mister Mihajlovic premia Campagnolo e lo inserisce come titolare tra i
pali sin dal primo minuto, davanti a lui agiscono Alvarez Silvestre
Terlizzi e Capuano, in mezzo Biagianti con Ricchiuti e Ledesma, in
avanti larghi Martinez e Mascara e prima punta Maxi Lopez. Il Genoa
dello squalificato Gasperini, al suo posto Caneo, risponde con Amelia in
porta, Papastathoupoulos Tomovic e Criscito in difesa, Milanetto Juric
Mesto e Sculli a centrocampo, Palladino Suazo e Acquadresca in avanti.
La sfida non comincia su ritmi elevatissimi, il finale di stagione non
suggerisce di strafare soprattutto in virtù anche della temperatura che
non aiuta sicuramente. Il primo squillo è di Ricchiuti che poco fuori
area riceve palla sfruttando una sponda, scarica il sinistro e impegna
Amelia sulla sua sinistra. Qualche minuto dopo una palla filtrante per
Maxi Lopez trova l’argentino pronto per la conclusione anche se da
posizione molto defilata, la sfera colpisce l’esterno della rete. Il
Catania dopo i primi minuti di studio adesso riesce a mantenere il
pallino del gioco e a farsi pericoloso dalle parti di Amelia con una
certa continuità, al 10° sul sinistro di Maxi Lopez arriva una buona
palla ma la conclusione del biondo attaccante rossazzurro non è all’altezza
della sua fama; Mihajlovic chiede ai suoi di fare densità a centrocampo
e di ripartire velocemente, Ledesma Biagianti e Ricchiuti spendono molte
energie per coprire il campo inseguendo gli avversari, gli sforzi però
in qualche modo premiano, il Catania in questo modo si presenta spesso
pericolosamente dalle parti dell’area genoana. Al 17° ancora Maxi
Lopez al limite dell’area, spalle alla porta, si gira in un attimo e
scarica un sinistro improvviso sul secondo palo, palla fuori di poco; il
tema della sfida è chiaro, il Catania mette pressione ai portatori di
palla rossoblù e riparte mentre il Genoa quando riesce a bucare la diga
mediana rossazzurra prova a pungere specialmente con Palladino a
sinistra. Al 28° ci prova dalla distanza Mascara, ancora tiro di poco a
lato, un minuto dopo invece arriva la prima vera occasione per i il
Genoa: i rossoblù partono in contropiede con Suazo servito in
verticale, l’attaccante riesce a superare anche Campagnolo in uscita,
lo specchio della porta però è chiuso per la conclusione e quindi
prova il passaggio arretrato per l’accorrente Palladino, pallonetto
morbido del fantasista che finisce di pochissimo sul fondo con l’estremo
difensore etneo praticamente battuto. Al 32° ci prova Acquafresca con
un’apprezzabile girata di collo pieno sinistro ad incrociare, palla a
lato oltre il secondo palo. L’ultima occasione del primo tempo è per
Mascara che al 38° tutto solo da buona posizione si fa deviare la
conclusione in angolo. Prima della fine il Genoa sostituisce Palladino
con Fatic. La ripresa si apre con altro cambio sempre nelle fila
genoane, al 50° fuori Suazo e dentro Boakye, risponde Mihajolovic con
Barrientos per un applauditissimo e commosso Martinez che lascia il
campo in un tripudio di applausi. Il gioco in questa seconda frazione è
meno veloce, le squadre rallentano le frequenze e le occasioni diventano
davvero rare; al 60° ci prova Mesto con una punizione con esiti
trascurabili, al 62° invece un bell’assist in verticale trova
Acquafresca lanciato in area da solo davanti a Campagnolo, il tiro dell’attaccante
rossoblù viene respinto brillantemente dall’estremo difensore etneo,
davvero un pericolo scampato per il Catania. Intorno al ventesimo del
secondo tempo gli episodi chiave che determinano l’esito dell’incontro,
prima al 62° Juric si fa espellere per doppia ammonizione lasciando i
suoi compagni in inferiorità numerica, poi al 64° arriva l’undicesimo
sigillo di Maxi Lopez di questo strepitoso girono di ritorno: Capuano
scende a sinistra e serve un pallone rasoterra ficcante per l’accorrente
Lopez, intervento in scivolata e pallone deviato verso l’angolino
basso sul secondo palo, 1-0! Il Catania merita il vantaggio soprattutto
per quello che ha fatto vedere nel primo tempo, i rossazzurri adesso
devono solo controllare e ripartire sfruttando anche l’uomo in più.
Al 65° mister Caneo, Gasperini è squalificato, inserisce Zapater per
Milanetto ed esaurisce i cambi a sua disposizione, nel Catania invece
entra Marchese per Ricchiuti ma soprattutto Orazio Russo, al suo esordio
‘premio’ in serie A con la maglia del Catania, al posto di Maxi
Lopez, capitan Mascara gli cede addirittura la fascia da capitano sotto
una pioggia di applausi che travolge l’intero stadio. Poco prima di
uscire Ricchiuti aveva avuto un’occasione d’oro per chiudere i
conti, servito di tacco da Ledesma all’altezza dell’area di porta
tirava però fuori con Amelia in uscita. Il Genoa ormai non aspetta
altro che la fine dell’incontro, riesce a farsi vivo ancora una volta
con un calcio da fermo, la punizione di Zapater però finisce
abbondantemente sul fondo. L’arbitro segnala tre minuti di recupero ma
già sugli spalti si festeggia e si attende solo il giro di campo e i
saluti dei ragazzi di Mihajlovic, rossazzurri che con questa vittoria
sul Genoa e con i 45 punti finali in classifica hanno confermato che
quello di quest’anno è il Catania più forte di sempre.
Di Orazio Cutrona
IN
USCITA: Gionatha
SPINESI (fine contratto) - Michele
PAOLUCCI (Siena) - Nicolae
DICA (Ikralis Salonicco) - Andrea CATELLANI (Modena)
Vito
FALCONIERI (Taranto) - BABU' : in qualsiasi posto, l'importante che (solo
dal punto di vista calcistico) sia almeno a 50 chilometri distante da Catania
Allenatore
Allenatore in 2°
Preparatore atletico
Preparatore portieri
Medico sociale
Massaggiatore
Direttore
sportivo
Team
Manager
Dirigente
P.R.
Resp.
Settore Giovanile
Direttore
Generale
Presidente
La
precedente guida tecnica
Anche
per quest'anno.... Buon lavoro! E comunque vada, sempre grazie per quello che
fate per noi
perchè i campi della Rossanese, del Castrovillari e del Tricase sono ancora
vivi nei nostri ricordi.