Oggi siamo nello Utah, fra le montagne che facevano da nascondiglio a Jasse James e Buth Cassidy per sfuggire alla legge del lontano Ovest. Meglio conosciuto come Far West. Già il suo nome evoca nella nostra fantasia chissà quali duelli o quali leggendari personaggi. Si tratta di quel territorio americano che si estende tra le Montagne Rocciose e la costa del Pacifico. In particolare lo Utah, ma anche l'Arizona, il Wyoming, il Nevada, l'Idaho, l'Oregon, Washington e soprattutto la California che ai tempi della "febbre" fu presa d’assalto dai cercatori d’oro e che per questo si guadagnò il nome di Golden State. Messi tutti assieme, questi Stati rappresentavano l’ultima “frontiera” americana, allora soltanto sognata dall'uomo bianco.
Vista di persona l'immensità di quella terra, immaginandola oggi come allora tutta da conquistare con gli impervi terreni da percorrere e le ostilità (obiettive) incontrate durante il percorso, questa pagina la dedico a tutti quegli uomini e alle loro famiglie, i cosiddetti pionieri, che con grandissimo coraggio e i loro sacrifici spesso macchiati di sangue hanno fatto quei necessari "passi da gigante" in avanti per costruire un grande Paese i cui orizzonti si perdevano a vista d'occhio ma che a quel tempo facevano presagire soltanto incognite, buone e cattive. Quei pionieri le hanno affrontate di petto, mettendo quotidianamente sulle loro spalle tutti i pro e i contro di quelle incognite; perchè più non sapevano che c'era "oltre" quell'immane quantità di prateria che aspettava soltanto di essere cavalcata, più scorgevano miglia e miglia di manna dal cielo che lassù qualcuno (non certo Manitù) aveva messo loro a disposizione e ..... più aumentava il loro spirito di conquista. Dall'impavido coraggio di quei pionieri nacque lo spirito del West americano. Un mito che sopravvive fino ai giorni nostri. Dopo simili gesta, la conseguente nascita di una grande Nazione è stato soltanto un piccolissimo passo. Breve, brevissimo. (Mimmo Rapisarda) |
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L'EPOPEA DEI PIONIERI.
L'espansione a ovest da parte di coloni europei iniziò nel 1763 quasi casualmente, quando al termine della guerra dei Sette anni la Francia cedette alla Gran Bretagna il Canada e il nordovest, conservando il controllo delle isole di Saint-Pierre, Miquelon, Guadalupa e Martinica. Dopo la guerra di indipendenza americana, il Louisiana Purchase (acquisto della Louisiana, 1803) praticamente raddoppiò il territorio statunitense, un fatto la cui portata venne inizialmente sottovalutata in quanto lo scopo precipuo dell'acquisto era stato quello di ottenere uno sbocco al mare attraverso il fiume Mississippi. Gli Stati uniti ampliarono i propri territori in misura molto maggiore di ogni altra nazione. Le lotte e le altre vicissitudini legate a questo processo hanno quindi assunto un afflato epico-emotivo molto forte. Stimolata, oltre che dalla fame di terra e di opportunità degli immigrati provenienti dai paesi più poveri dell'Europa, anche dal diffondersi della teoria del Manifest Destiny (destino manifesto), che incoraggiava gli Stati uniti a estendere la loro influenza e la loro civiltà all'intero continente americano, la conquista del West ebbe vari stadi e diverse frontiere: la Connecticut Valley, la valle dell'Ohio e le estensioni erbose del Kentucky, le Montagne rocciose e, oltre il Missouri e il deserto americano, verso l'Oregon e le miniere californiane. Con la significativa eccezione dei mormoni, l'emigrazione verso ovest avvenne non per comunità, ma per individui o gruppi familiari, a iniziare dai primi frontiersmen (vedi frontiera), cacciatori e commercianti che segnarono le prime piste. I colonizzatori del West non appartenevano in genere ai ceti estremi, ma a una sorta di classe media che anche ideologicamente plasmò la società dei territori di frontiera, stimolando la pratica democratica e l'atteggiamento pragmatico, pronto ad affrontare i problemi al loro porsi e ad accettare il continuo cambiamento tipico della frontiera, che stimolava lo spirito d'avventura, l'inventiva e l'iniziativa individuale. In quello stesso contesto si formarono le basi del pensiero politico americano, soprattutto la fede nel federalismo, che lasciava ampia autonomia ai singoli stati. Anche l'orgoglio per i risultati raggiunti autonomamente dal paese si radica nella sicurezza di sé tipica degli uomini del West. Analogamente, il Louisiana Purchase, con le possibilità di espansione e popolamento che aprì, oltre a dare agli Stati uniti la possibilità di avere una presenza significativa in campo internazionale, è stato considerato da alcuni storici alla base di un atteggiamento politico che darebbe la priorità al benessere della popolazione agevolando il credito ed evitando tassazioni troppo gravose. Inoltre la varietà stessa delle persone e dei motivi che spinsero la conquista sarebbe alla base di un atteggiamento conciliativo e disponibile al dialogo che avrebbe favorito in ultima analisi l'unità nazionale. A tutto ciò contribuì sicuramente la caratteristica peculiare del West americano che, diversamente da altre aree di frontiera quali l'Africa, le steppe russe o le lande australiane, offriva risorse più immediatamente accessibili, grazie anche a generose concessioni di terre e politiche governative favorevoli agli insediamenti, richiedendo al contempo processi di adattamento molto meno laboriosi. Mentre i pionieri consideravano il West da un punto di vista eminentemente pratico, le stesse caratteristiche di territorio praticamente illimitato in mano a un'unica nazione, ricco di risorse di ogni genere, terre fertili, foreste, minerali, clima propizio e grandi fiumi navigabili, ne fecero quasi un luogo favoloso, ove nulla era precluso a chi avesse avuto forza e volontà sufficienti. La conquista del West procedette dunque a ondate che spostarono la frontiera sempre più a ovest, dando così modo alle regioni di precedente colonizzazione di affinare i costumi e instaurare via via modelli di società più progrediti. Sin dagli anni immediatamente successivi alla rivoluzione gli Stati uniti espressero una legislazione sull'ovest, che fu poi applicata all'intera nazione: un ordinamento del 1785 regolò la vendita delle terre, un altro del 1787 vi stabilì forme di autorità costituita e definì l'impegno pubblico ad appoggiare la formazione di scuole e altri centri per l'educazione; il Pre-emption Act del 1841 difese i diritti dei frontiersmen a detenere i terreni, e nel 1862 lo Homestead Act giunse quasi a coronare il sogno di ogni famiglia di possedere un pezzo di terra. Allo stesso modo, la crescita del West favorì l'emergere di personalità politiche da tali regioni. All'epoca della guerra civile americana la maggioranza della classe dirigente era di origine western. Tuttavia proprio le grandi risorse del West, percepite come infinite, ne favorirono lo sfruttamento indiscriminato e talvolta la distruzione: lo sterminio della fauna selvatica, dai castori ai bisonti, e la distruzione delle foreste avvennero sia per profitto che per liberare le terre coltivabili. Le Grandi pianure, che componevano circa un quarto dell'intero territorio nazionale, furono quasi distrutte nel giro di una generazione dal cattivo uso che della terra venne fatto da aspiranti agricoltori, inesperti, truffati dagli speculatori terrieri. E soprattutto l'espansione a ovest portò all'annientamento delle popolazioni native sterminate da guerre ed epidemie, private di ogni diritto, poste in riserve ove persero tradizioni e identità culturale. La democrazia americana e il carattere nazionale, le cui radici sono da molti storici fatti risalire alla colonizzazione del West, erano beneficio esclusivo dell'uomo bianco, che considerava il possesso e lo sfruttamento del territorio un suo diritto naturale e con altrettanta naturalezza eliminava gli ostacoli, materiali o umani, che avrebbero potuto impedirne l'esercizio. L.Cremoni (J.C. Parish, Reflections on the Nature of the Western Movement, "Proceedings of the Pacific Coast Branch", American Historical Association, 1930) |
Il
West tra mito e leggenda Sebbene il fascino del selvaggio West, o Wild West, per dirlo all’americana, sia un argomento capace di stuzzicare la curiosità e l’interesse di giovani e meno giovani, è solo mediante una precisa e costante ricerca della conoscenza dei fatti che si possono interpretare quei drammatici anni che segnarono l’America del tempo e quella moderna.
La
storia del West ci è stata tramandata dal cinema, e dalla carta
stampata, in quell’unica forma che molti di noi volevano conoscere: un
luogo di buoni e cattivi, di miseri ed eroi. Un’epopea costruita sulle
storie di coloro che, nel bene e nel male, aprirono la strada verso i
territori inospitali di un’America sconosciuta. Quell’America dove
Sioux, Apache, Cheyenne, Navajo vivevano la loro vita secondo tradizioni
che si tramandavano di padre in figlio.
La prima arroccata e nascosta dietro l’ombra di un passato storico
intenso che di fatto ne ha congelato, in parte, il processo evolutivo.
Una questione che, talvolta, assume aspetti drammatici contrassegnati da
idee ormai stereotipizzate secondo cui “…la nostra storia ci insegna
che…”. La seconda, nata da una storia molto più misera e con
origine poco lontane nel tempo (se si considerano i primi veri segni
della civilizzazione), sembra oggi procedere ad un passo superiore a
tutti gli altri. Sarà la forza di un paese giovane o il risultato di un
popolo fermamente convinto delle proprie possibilità. In ogni caso,
quale che sia la ragione di un progresso così veloce e incessante, l’America
dell’Ovest, l’America vera, è un Paese in cui si respira ancora l’atmosfera
del vecchio West e dei pionieri che, poco più di centocinquanta anni
fa, hanno realizzato quel sogno che era appunto la Conquista del West.
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Far West: Mito Necessario di Bruna Taravello
C'era una volta il mito del west e della frontiera, c'è ancora e forse non se ne è mai veramente andato: aiutato dalla scarsa fantasia dei produttori di Hollywood e dalla moda del ritorno alla natura e alle origini, se ne parla sia al cinema, sia come atteggiamento di tendenza. A Venezia abbiamo visto in concorso il film di A. Dominik "L'assassinio di Jesse James" con Brad Pitt, tratto da un libro scritto dal figlio del leggendario pistolero che uscirà a settembre. Sempre sulla Laguna si è svolta una retrospettiva dedicata al western all'italiana, che negli anni sessanta si impose sul mercato statunitense, ed è stata anche presentata un'edizione restaurata di "Per un pugno di dollari", che quel filone inaugurò. Altro western anche a Cannes, dove i fratelli Coen hanno portato "No country for old men" dal romanzo di Cormac Mc Carthy: qui però è la location a caratterizzare il film come genere, e non l'epoca. Vittorio Zucconi, corrispondente dagli Usa per Repubblica, racconta invece della moda di acquistare piccoli e remoti cottages ai margini dei grandi parchi del Midwest e del West: questa tendenza riguarda in genere coppie ormai affermate socialmente ed economicamente, spesso con i figli già al college, che decidono di abbandonare le grandi città e di andare a vivere nella "Piccola casa nella prateria" che proprio da queste parti era stato ambientato; pagano cifre astronomiche per dotarsi di ogni comfort, dall'aria condizionata all'impianto satellitare, ma ignorano di essere esposti al rischio degli incendi che, nelle ultime torride estati, sono stati la causa di tali e tanti abbandoni e disastri da far recedere dalle polizze assicurative numerose compagnie; anche i vigili del fuoco hanno dichiarato che non interverranno più per aiutare gli abitanti di case sprovviste di impianti anti incendio certificati. La moda è iniziata quasi trent'anni fa, con i divi di Hollywood in testa e altri miliardari a seguire che acquistavano tenute immense dove allevare cavalli, bisonti, e poter organizzare feste a tema. Ora gran parte di queste proprietà sono in vendita, dopo che le mogli si sono stancate di pilotare l'aereo privato per ogni uscita in città e i mariti di galoppare inseguendo animali da catturare; arrivano comunque sempre nuovi e volenterosi candidati, attratti anche dal prestigio che il possedere un ranch conferisce. Wyoming, Colorado, Utah, Nevada e Montana: questi stati, al di là della porzione di territorio occupata dai grandi parchi e dalle piccole cittadine, devono fare i conti con spazi immensi, spesso monotoni e senza attrattive, con un clima certamente non facile: persino i nativi ne fuggivano alcune zone perchè ritenute troppo inospitali. In una superficie grande quanto Francia, Svizzera, Germania e Paesi Bassi vivono circa 2.600.000 persone, un quarto di quelle che popolano Parigi. Eppure i Rockies, chiamati così per la posizione a ridosso delle Montagne Rocciose, sono fra i pochi stati che possono vantare una popolazione e un'economia costantemente in crescita, pur avendo un livello di reddito pro capite ancora molto inferiore a quello medio americano. Qui si sono trasferite numerose aziende dalla California, attratte dal basso costo dei terreni e dalla tranquilla situazione politica: il Colorado ha segnato per due anni consecutivi il tasso di crescita più alto del paese ed è anche esploso il numero degli abitanti, sempre in termini relativi s'intende.Nel divertente libro di Bill Bryson "America perduta" è ben raccontato lo spaesamento che prende il turista quando scopre che città dai nomi evocativi, ripetutamente protagoniste di film e libri di ogni genere, non sono altro che piccoli centri con immensi negozi di souvenirs e gadgets di dubbio gusto che riproducono il monte Rushmore o la battaglia di Little Big Horn. L'individualismo tipico della cultura americana qui è portato ai suoi massimi livelli: in Montana i limiti di velocità sono stati alzati di 20 miglia orarie rispetto al resto del paese e le pene per chi trasgredisce sono ridicole; nel Wyoming, il più fieramente western degli stati del west, il locale Parlamento ha dovuto emanare un'apposita ordinanza per obbligare i legislatori a non entrare armati nell'aula e a depositare le pistole al bancone. Ancora, qui il diritto alla caccia e alla pesca è stato inserito nella Costituzione con un apposito referendum. Ecco, questi sono gli abitanti di queste terre, i figli di quei pionieri che si spinsero oltre la frontiera, una linea immaginaria che separava la civiltà dal nulla dei grandi territori, insidiosi ma anche fertili, ricchi di materie prime e di spazi liberi: qui non contava la tua origine ma quello che sapevi fare con le tue mani, e qui un qualsiasi relitto umano aveva una possibilità di riscatto. Questo è il mito a cui si aggrappa l'America, la gloriosa giustificazione della propria storia e della propria presenza: questo forma l'intima convinzione, che ogni abitante degli Stati Uniti ha, di vivere nel paese più ricco e più potente, con la miglior forma di governo e il cibo più abbondante, abitato dal popolo più cordiale e amato della terra e dotato delle più ampie possibilità di successo. A nulla valgono le riletture del mito della frontiera, i pionieri non più eroi e cavalieri erranti ma avventurieri disposti a tutto, in grado sì di riconoscere il male ma non di evitarlo. Il mito per alimentarsi necessita di bugie, e necessita di chi abbia fede in esse: fra le Ombre Rosse di John Ford e gli Spietati di Clint Eastwood, gli abitanti dei Rockies non hanno alcun dubbio su chi scegliere.
Kanab è un comune degli Stati Uniti d'America nella contea di Kane nello stato dello Utah,. Contava una popolazione di 3.564 abitanti secondo il censimento del 2000, 3.769 secondo una stima del 2007. Viene chiamata dagli abitanti del posto "La piccola Hollywood" in quanto nel tempo è stata luogo di riprese di diversi film e serie televisive western.
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A cura di Rino Albertarelli
Il
detto che intitola questa rapida scorsa della questione indiana
negli Stati Uniti (dalle origini alla strage di Ash Hollow) è
stato attribuito gratuitamente al generale Philip Sheridan.
I fisiocrati erano convinti - e con buone ragioni - che l’agricoltura
fosse la base stessa del benessere e del progresso. “Lasciate
che l’Europa ci mandi i suoi prodotti industriali in cambio
dei nostri prodotti agricoli”, dicevano. “L’Unione
americana deve diventare una repubblica di piccoli proprietari
terrieri, liberi da servitù, virtuosi come gli antichi romani e
felici di produrre il necessario alla vita con il loro lavoro”.
Non tutti, però, la pensavano allo stesso modo e alla lunga
furono i contrari a prevalere.
il capezzale del mio letto
QUANTO DURO' LA TORMENTOSA INVASIONE -
Nel 1755 gli Inglesi e i Francesi iniziano una guerra per
possedere la valle dell'Ohio. Anche gli Indiani partecipano a
questa guerra; gli Irochesi alleati agli Inglesi, mentre gli
Algonchini si alleano ai Francesi. La guerra termina nel 1763
(verrà così chiamata "la guerra dei sette anni") con
la vittoria degli Inglesi, siglata dal trattato di Parigi. Dal
1900 in poi,nascono associazioni sensibili ai problemi degli
Indiani che cercano di salvaguardare la cultura e la vita dei
popoli nelle riserve e nel 1934 nasce l'Indian Reorganization
Act,con il quale gli Indiani riescono ad ottenere qualche
diritto in più e vedono aumentare i territori a loro
disposizione.
NON VOGLIONO PIÙ ESSERE “AMERICANI”
I
discendenti dei fieri Lakota, i nipoti di Toro Seduto e Cavallo
Pazzo che vivono nelle grandi riserve del Nebraska, del Dakota,
del Montana e del Wyoming, dopo 150 anni di promesse non
mantenute hanno chiesto l’indipendenza da Washington
stracciando simbolicamente i Trattati. I territori in cui vivono
queste tribù Sioux dovrebbero costituire la base del nuovo
Stato “indiano”.
NON CHIAMATECI PIU' SQUAW Di Vittorio Zucconi WASHINGTON
- Erano le prime a essere massacrate e ora sono le ultime a
ribellarsi contro l´uomo bianco che le umiliò e le violentò
nel corpo e nello spirito. Dai casinò che hanno ormai
sostituito i «tipì» e i bisonti nella grande prateria,
scendono in guerra le donne indiane e dissotterrano un´arma
infinitamente più formidabile delle asce: la parola. Questa
volte sono le donne di Nuvola Rossa, di Cavallo Pazzo, di Capo
Osceola, di Geronimo, a battersi. Le squaw sono in rivolta
contro la parola squaw perché sanno che nelle parole sta il
potere, e nei nomi che i forti appiccicano ai più deboli sta la
manifestazione della loro oppressione. Si sono stancate di
essere conosciute come squaw, un´espressione che nei primi
capoverso di un giornale per famiglie non si può neppure
tradurre. Anche se gli studiosi di lingue e dialetti originali
dei nativi dissentono e dibattono sul significato e
sull´etimologia, nell´accezione comune dare a una donna della
squaw significa riferirsi ai suoi genitali. Provate con la
moglie, la collega, la sorella o la compagna per vedere come
reagirebbe, anche senza essere una Navajo, una Lakota o una
Cherokee. La «rivolta delle squaw» contro la parola divenuta
parolaccia è più della solita battaglia per la political
correctness, per quella, spesso stucchevole, semantica
dell´eufemismo che ha vietato da tempo, almeno in pubblico,
l´uso di epiteti come negroe per gli afro-americani, mick per
gli irlandesi, spic per gli ispanici, raghead o camel fucker,
testa di stracci e amatore di cammelli per gli arabi, wop. da
«senza documenti» o greaseball, palla di brillantina unta, per
gli italiani. Le 55 fra nazioni e tribù americane, guidate
dalle attiviste dei «Coeur d´Alene» nell´Idaho (altro nome
affibbiato dai primi avventurieri francesi), che chiedono di
cancellare questo insulto alle femmine sono parte di una lunga
marcia che da ormai oltre un secolo cerca di ripercorrere alla
rovescia quel «sentieri delle lacrime» e delle umiliazioni che
i conquistatori bianchi inflissero ai «selvaggi». |
Nonostante sia difficile confrontare e dare un valore alla bellezza dei cinque parchi nazionali dello Utah lo splendore scenico del Zion National Park "Parco Nazionale del Zion" , é indubbiamente di un'indefinibile bellezza che lascia, sia i turisti che vedono la zona per la prima volta che quelli abituali, letteralmente senza parole. Qui, nel sud-ovest dello Utah, si trova una delle bellezze naturali più imponenti del nostro pianeta, aspra e allo stesso tempo maestosa. Creato da milioni di anni di evoluzione geologica, il Zion National Park è caratterizzato da enormi lastre verticali di sabbia rocciosa che si innalzano per oltre 350 metri / 1.000 piedi da una graziosa vallata i cui campi erbosi e abissi di rocce rosse sono bagnati dal Virgin River "Fiume Virgin." Per anni, le macchine hanno potuto viaggiare lungo il Virgin River fino al Parco, e fermarsi nelle numerose aree di parcheggio e picnic. Nonostante l'accesso ai veicoli sia tutt'oggi consentito, la progressiva notorietà del parco ha reso necessaria l'istituzione di un sistema chiamato "parcheggia e cammina", a seconda del quale i turisti possono usare autobus che vanno avanti e indietro lungo tutto il parco.
Recentemente, i pianificatori del Zion National Park hanno perfezionato il sistema dei sentieri in modo da semplificare e incrementare il "contatto con la natura" ricercato da molti turisti. La sua bassa altitudine (il Parco si trova a 1.000 metri / 3.000 piedi sopra il livello del mare) e il suolo relativamente pianeggiante, consentono l'esplorazione del Zion Park sia a piedi che in bicicletta. Una nuova compagnia nella cittadina limitrofa di Springdale noleggia biciclette elettriche! La maggior parte dei percorsi "non necessitano di una guida", perciò tutto ciò che dovrete fare è godervi la passeggiata. Il centro turistico all'entrata sud del Zion National Park (e della graziosa cittadina di Springdale) è fornito di libri e depliant che descrivono la geologia, la storia, la flora e la fauna del parco; per di più potrete ottenere consigli su escursioni da fare a piedi su sentieri straordinari, sui campeggi e sulle scalate in montagna. Apprenderete, inoltre, quanto questo ambiente straordinario sia fragile ... e come aiutare a proteggerlo mentre visitate il parco. Per via della natura aspra e remota del parco e la possibilità di inondazioni nel canyon da parte del Virgin River, il turista in cerca di "avventure estreme" dovrebbe essere sempre accuratamente informato e munito del permesso adatto prima di addentrarsi nel parco.
una volta all'interno del parco, i turisti più intraprendenti, debitamente premuniti di viveri e acqua, potranno avventurarsi in uno dei numerosi sentieri. Durante i mesi estivi, cercate di iniziare le escursioni nelle prime ore del mattino perché in pieno giorno le temperature estive sono talvolta assai elevate. Indossate scarpe da tennis oppure scarpe da montagna e cercate di portare con voi un cappello e una crema solare. Non fate mai le escursioni senza una scorta di acqua! I periodi migliori per una permanenza più lunga sono la primavera e l'autunno, ma bisogna ammettere che anche l'inverno ha il suo fascino, caratterizzato da un'indefinibile solitudine, temperature pungenti e la possibilità di vedere la neve o il ghiaccio risplendere al sole sui pendii spettacolari di roccia rossa. La comunità limitrofa di Springdale ha attraversato, in questi ultimi anni, un periodo di rinnovamento il quale ha permesso la costruzione di una vasta gamma di alloggi tra cui motel di lusso tipo resort e centri per conferenze attrezzati con tutte le comodità immaginabili. Le numerose pensioni familiari con prima colazione "bed-and-breakfast" offrono un servizio personalizzato ed un carattere locale spesso richiesto dai turisti intenditori. I turisti di buon appetito apprezzeranno i ristoranti pittoreschi e intimi, i posti in cui bere l'espresso o mangiare la pizza e la possibilità di mangiare nel noto ristorante messicano. I negozi di regali e le gallerie d'arte che si trovano sullo Zion Park Boulevard (la "Strada Principale" di Springdale) renderanno la vostra passeggiata più piacevole. Il teatro cinematografico IMAX del posto presenta documentari di viaggio su uno schermo di dimensioni enormi assolutamente da vedere. In poche parole, se voi non avete visto lo Zion National Park, non avete visto lo Utah.
Virgin River
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Al confine tra
utah e Arizona, la Monument Valley, a lungo considerata l'ottava
meraviglia del mondo, è lo scenario immancabile di numerosi film
western.
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Benvenuti a St. George, il punto di partenza per l'esplorazione di "Dixie", nello Utah.
La parola "Dixie" è stata introdotta durante le prime fasi d'insediamento da parte dei pionieri Mormoni. Il capo dei Mormoni, Brigham Young, inizialmente vi immaginò dei campi di cotone. Oggi, St. George è una località di villeggiatura per tutto l'anno, particolarmente per i "pensionati attivi." I primi promotori della Camera del Commercio, lo chiamarono il luogo "dove il sole estivo splende tutto l'anno." Per dimostrare che questo era vero, i motel offrivano camere gratis quando non splendeva il sole! Sfortunatamente, l'offerta non è più valida. Ma il turista apprezzerà lo splendore autunnale, invernale ed estivo, particolarmente se è un appassionato di attività all'aria aperta. Per esempio, potrete praticare lo Sci alpino o nordico, oppure fare "snowmobiling" tutto il giorno nel Brian Head "Capo di Brian" (una località di villeggiatura aperta tutto l'anno a soli 90 minuti di macchina a nord di St. George) e poi potrete trascorrere il giorno seguente in pantaloncini e giacca leggera giocando a golf in uno dei magnifici e ben tenuti campi da golf di St. George. IConsigliamo il soggiorno di uno o due giorni nella comunità limitrofa di Springdale, dove si trovano caffè, gallerie e confortevoli motel e pensioni familiari con prima colazione "bed-and-breakfast," ideali per qualsiasi condizione finanziaria. Le passeggiate ed escursioni lungo il parco vi riveleranno una sorprendente varietà di ere geologiche e piante--dalle variopinte formazioni sabbiose degli alti versanti rocciosi alle piante delicate che adornano le pareti dei pendii e ai ruscelli pittoreschi che si insinuano nei canyon contorti, durante il loro corso verso il Virgin River "Fiume Virgin." Il fortunato turista invernale potrà trovare un'imprevista leggera nevicata sulle cime del Zion Canyon, nonché rocce ricoperte di ghiaccio, e alberi sotto graziose cascate. Le guide turistiche della zona organizzano passeggiate a cavallo nel Parco quasi tutti i giorni. A breve distanza da St. George si trovano altre località ben conosciute tra cui il Cedar Breaks National Monument "Monumento Nazionale di Cedar Breaks," il Bryce Canyon National Park "Parco Nazionale di Bryce Canyon" e il Grand Canyon. Altre destinazioni interessanti includono Snow Canyon State Park "Parco Statale di Snow Canyon," il settore Kolob del Zion National Park, il Virgin River Gorge "Strettoia del Fiume Virgin", il Lake Powell "Lago di Powell", e il Lake Mead "Lago di Mead." Las Vegas, nel Nevada, si trova a solo 90 minuti di macchina a sud di St. George. A St. George, e nelle vicinanze, sono presenti numerosi centri storici i quali testimoniano la presenza della cultura Mormone in questa località meridionale dello Utah. Nel sud-ovest dello Utah, l'avventura comincia a St. George.
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