Oggi molta strada da fare lungo la Sierra Nevada: da Las Vegas fino al ritorno in California, a Mammoth Lakes. A questo punto devo spezzare una lancia a favore dei viaggiatori "fai da te". Cominciamo con i "pro" dei viaggi organizzati: mancanza di problemi che non sono tuoi perchè te li risolvono, in tua vece, le guide dei tour operator per tutta la giornata, compresi attrazioni, soste tecniche, pranzi, biglietti, insomma tutto. Inoltre hanno dei canali preferenziali evitandoti di fare file immani davanti ai parchi nazionali; non ti fanno perdere tempo a cercare dove pranzare perchè sanno già dove portarti e, soprattutto, ti tolgono quella paura dello smarrimento evitandoti spiacevoli momenti in cui ti scoppia la testa perchè magari ti ritrovi nel deserto dell'Arizona e hai davanti a te soltanto un vecchio contadino che si sganascia dalle risate sentendo i tuoi disperati tentativi di farti capire. Se vinci queste paure e ti piace vivere alla giornata, se nella tazza della tua colazione c'è più adrenalina che caffellatte, i vantaggi del "turista fai da te" sono molto più affascinanti. Prima di tutto puoi decidere da solo senza chiedere il permesso a nessuno, consapevole che potrai anche ritrovarti nel mezzo di un temporale a un passaggio a livello fra campi di cotone, ma felicissimo di dire "mi sono perso ma me la sono voluta io. E poi, perdendomi, ho visto questo e quello. Che bello!" Per certi versi così è molto più "on the road", più alla Marlboro Country per intenderci. Però, vista l'America quant'è grande, bisogna
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anche avere un minimo di conoscenza del Paese ed esserci stato già almeno una volta, nonostante la segnaletica americana sia molto efficiente e comprensibile. Quindi potrebbe accadere lo stesso di perdersi, anche se per alcuni l'avventura fa parte del gioco. Anzi, si va cercare l'errore sulla mappa volutamente, per vedere che c'è dietro la curva. Ecco, con i tour operator questo non potrà mai capitare perchè sono pignoli, rigidi, decidono per te "in tutti i sensi", fiscali anche quando devi far pipì, e se proponi piccolissime variazioni al programma di viaggio (per esempio, un caffè a Williams distante solo un miglio dalla Interstate 40 che stai percorrendo), tosti come sono - e se sono americani ancora peggio - ti rispondono che non è possibile e che ciò provocherebbe ritardi sulla tabella di marcia. Ma se siete dei pigri e così vi va bene, questo è quello che fa per voi per vedere l'America comodamente.Tuttavia, considerate che per vederla davvero occorrono un paio di mesi. Il sottoscritto ha visto solo il 10%, ma è contento lo stesso. Chi ha letto On the road ha da sempre sognato di tagliare gli States in lungo e in largo, south to north, east to west; insomma, coast to coast attraverso le sue storiche e leggendarie "Highway". Alle sue dritte (senza mai curvarsi per migliaia di miglie) e storiche roads è dedicata questa pagina. Ragazzi, se non fate a vent'anni quello che ho scritto qui, dopo non lo farete più. Fatelo adesso, ascoltatemi, perchè quando in futuro leggerete queste pagine (se esisteranno ancora) vi mangerete le mani! Poi non dite che non ve l'ho detto.
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Il mondiale che segna l’ascesa del grande promoter Tex Rickard, l’incontro più lungo mai disputato sotto le regole del marchese di Queensberry ed il primo capitolo di una storica trilogia. In una cittadina del Nevada che si era da poco scoperta ricchissima grazie alle sue miniere d’oro, Joe Gans, il primo afroamericano della storia capace di conquistare un titolo mondiale, soprannominato “Old Master” per la sua tecnica sopraffina, difende il titolo contro il bianco danese Battling Nelson, detto “Durable Dane” per le sue straordinarie capacità di tenuta ai colpi ed alla distanza. La sfida fa registrare un incasso al botteghino senza precedenti: 90.000 dollari. Nei primi dieci round Gans infligge all’avversario una durissima punizione, mandandolo più volte al tappeto. Frustrato dalla sua abilità, Nelson si rende protagonista di ripetute scorrettezze attirandosi le ire degli 11.000 spettatori presenti, tra i quali il figlio del Presidente degli Stati Uniti Teddy Roosevelt. Malgrado una frattura alla mano destra rimediata nel corso della 33^ ripresa, Gans tiene in mano le redini dell’incontro grazie all’uso magistrale del jab sinistro fino a quando, nel 42° round, Nelson va a segno per l’ennesima volta con un plateale colpo sotto la cintura, costringendo l’arbitro George Siler ad emettere un verdetto di squalifica.
Goldfield è un census-designated place trova a Esmeralda County, Nevada, Stati Uniti. Le sue date di origine dei primi del Novecento, l'anno 1902, quando folle di persone sono venuti a lavorare nelle numerose miniere della zona. Nel 1906 ha raggiunto il suo picco massimo di popolazione, con circa 30.000 persone intervistate, quattro anni più tardi, nel 1910 ci sono stati solo 4.838 abitanti secondo il censimento. Oggi è un census-designated place semi-abbandonato, nel 2000 vi erano 440 persone che lo abitavano. Il paese è famoso per essere stato incluso nelle città fantasma itinerari turistici e ringrazia anche gli americani serie televisiva fantasma asilo che hanno indagato il Goldfield hotel due volte in cerca di fenomeni paranormali. StoriaL'oro è stato scoperto a Goldfield nel 1902, anno della sua fondazione. Due anni più tardi, aveva distretto Goldfield prodotto circa 800 tonnellate di minerale, del valore di $ 2,3 milioni, il 30% dello stato di quell'anno. Questa notevole produzione causato Goldfield a crescere rapidamente, e presto divenne la più grande città dello stato con circa 20.000 persone. Il più ricco Goldfield residente era George Graham Rice, ex falsario controllo e giornalista, e presto si promotore di azioni minerarie. Il crollo della sua azienda e dei suoi titoli minerari associati causato il fallimento dello Stato Banca Goldfield nel 1907. Rice ha lasciato in fretta Goldfield, ma altri hanno continuato a promuovere azioni minerarie per un altro quarto di secolo. Un altro residente di spicco del 1908 è stato George Wingfield, uno degli imprenditori del Nevada, che ha costruito il Goldfield Hotel. In collaborazione con il suo partner George S. Nixon, Wingfield ha iniziato a Belmont, Nevada, nel 1901 e poi ha visto il potenziale di Goldfield dopo estrazione a Tonopah, a pochi chilometri a nord. George S. Nixon e Wingfield fatto una fortuna in Goldfield formando il Goldfield consolidato Mining Company. Nel 1906 avevano un valore di $ 30 milioni. Wingfield trasferisce a Reno, poco dopo aver realizzato che la sua grande ricchezza potrebbe diffondersi attraverso il nord del Nevada e California del Nord. Tra il 1903 e il 1918, l'estrazione mineraria nelle due città è passato da 2,8 milioni di dollari a 48,6 milioni dollari. Wyatt Earp e Virgil venuto a Goldfield nel 1904. Virgilio è stato assunto come vice-sceriffo nel gennaio del 1905 Goldfield. Quello stesso anno, ha contratto la polmonite e, dopo sei mesi di malattia, è morto il 18 ottobre 1905. Il suo compagno di squadra Wyatt Earp morì nella città subito dopo.
Goldfield ha raggiunto un picco di popolazione di circa 20.000 persone nel 1906 e ha organizzato un campionato leggero pugilato tra Joe Gans e Oscar "Battling" Nelson. Oltre alle miniere, Goldfield era sede di grandi opere di riduzione. Produzione di oro nel 1907 è stato di $ 8,4 milioni, e l'anno successivo, la città divenne la contea. Dal momento che la produzione era 4,88 milioni dollari. Nel censimento del 1910 la sua popolazione era ridotta a 4.838. Nel 1912, la produzione di minerale è sceso a $ 5 milioni e la più grande compagnia mineraria ha lasciato la città nel 1919. Nel 1923, un incendio causato da un'esplosione nel processo di vinificazione ha distrutto la maggior parte degli edifici della città infiammabile. Alcuni edifici di mattoni e pietra davanti al fuoco rimangono, tra l'hotel e la scuola. Poco dopo minerario su larga scala è iniziata, i minatori hanno organizzato una sezione locale della Western Federation of Miners, e in questo ramo sono stati inclusi molti lavoratori in Goldfield. Ci sono stati diversi scioperi nel mese di dicembre 1906 e gennaio 1907 per chiedere salari più alti. A marzo e aprile 1907, perché i proprietari hanno rifiutato di rispettare i falegnami che erano membri della Federazione Americana del Lavoro, ma non nella Federazione Occidentale dei Minatori e dei Lavoratori Industriali del Mondo membro di esso, questo Quest'ultima organizzazione è stata, a seguito dello sciopero, costretta ad uscire Goldfield. Da agosto 1907, una regola è stata introdotta in alcune delle miniere che necessitano di minatori di cambiare i vestiti prima di entrare e dopo aver lasciato le miniere di regola. Secondo gli operatori, dal furto all'ingrosso prezioso minerale. Nel novembre e dicembre 1907, alcuni dei proprietari ha adottato un sistema di controlli pagamento in contanti. Fatta eccezione per gli attacchi occasionali sulla non-lavoratori sindacalizzati, o chi non dovrebbe essere solidale con il sindacato dei minatori, si è verificato un grave turbamento Goldfield, ma nel dicembre del 1907, il governatore Sparks, su insistenza del proprietari delle miniere, appello al presidente Theodore Roosevelt di inviare truppe federali a Goldfield, sulla base del fatto che la situazione era inquietante, che la distruzione della vita e della proprietà sembrava probabile, e che lo Stato non aveva milizia e sarebbe in grado di mantenere l'ordine. Poi il presidente Roosevelt ordinò generale Frederick Funston, comandante della Divisione di California, San Francisco, a procedere con 300 truppe federali per Goldfield. Le truppe arrivarono a Goldfield il 6 dicembre, e subito dopo, i proprietari delle miniere ridotti i salari e ha annunciato che nessun membro della Western Federation of Miners successivamente essere impiegato nelle miniere. Roosevelt, per convincere se stessi che le condizioni non fossero state giustificate, immediatamente ritirato le truppe e potrebbe portare a una condizione grave, e ha convenuto che devono rimanere per un breve periodo con la condizione che lo Stato dovrebbe organizzare immediatamente una milizia adeguata o le forze di polizia. Di conseguenza, una sessione speciale del legislatore è stato chiamato immediatamente, stato di polizia è stata organizzata e 7 Marzo 1908 le truppe sono state ritirate. Da allora il lavoro a poco a poco ripreso nelle miniere, il concorso è stato vinto dai proprietari della miniera. http://vipmulher.com/contenuti/article_32845.html
I "Magnifici Sette", girato a Goldfield nel 1960
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Un
vero fuorilegge, uno che aveva messo su una banda per rapinare le
ferrovie e le banche nel sud-ovest degli Stati Uniti. Tuttavia, benché
fosse uno dei banditi più ricercati d'America, divenne noto come una
specie di "ladro gentiluomo"; una simpatica canaglia, come ce
lo tramanda la tradizione, capace addirittura di farsi benvolere e di
risultare simpatico. D'altronde la mitologia legata al personaggio
racconta che non ha mai ucciso e che fosse una persona estremamente
simpatica e alla mano.
Negli anni successivi Robert si allontanò da casa e lavorò in diversi
ranch, seguì una strada che lo portò a essere un cowboy errante e un
fuorilegge. Nel 1892 si fermò a Rock Spring nel Wyoming dove indossò
il grembiule da garzone in una macelleria e proprio qui ottenne il
soprannome "Butch" (Macellaio).
A lui è dedicato il famoso omonimo film di George Roy Hill, del 1969, con Paul Newman (Butch Cassidy) e Robert Redford (Sundance Kid) che a tutti quelli che non lo hanno ancora visto consigliamo. Redford è rimasto tanto affezionato a quel ruolo da battezzare "Sundance" il festival del cinema da lui promosso.
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Interstate
Highway System è il nome abbreviato del sistema autostradale degli
Stati Uniti d'America. La denominazione per esteso è Dwight D.
Eisenhower National System of Interstate and Defense Highways, dal nome
del presidente che era in carica al momento della creazione della rete,
Dwight D. Eisenhower. La costruzione delle autostrade statunitensi è finanziata dal governo federale che ne stabilisce anche le norma di realizzazione; tuttavia, esse sono gestite e mantenute dai singoli stati o da autorità per la riscossione del pedaggio. La rete autostradale connette tra loro tutte le principali città degli Stati Uniti; a differenza di ciò che avviene in altri paesi industrializzati, per esempio in Europa, dove le autostrade non attraversano i centri storici ma al massimo le periferie, fungendo in tal caso da tangenziali, alcune autostrade statunitensi si addentrano nei centri urbani. Questo fatto è correlato al modello di espansione urbana diffuso negli Stati Uniti, nota come città diffusa, in cui l'automobile ad uso privato è il mezzo di trasporto più utilizzato. La rete autostradale americana fu progressivamente creata a partite dal 1956, quando fu emanato il Federal-Aid Highway Act con il quale il governo federale iniziò a finanziare la costruzione di nuove autostrade. Tra i maggiori sostenitori del progetto furono lo stesso presidente Eisenhower — ispirato dalle Autobahn tedesche — e le principali case automobilistiche americane. La nuova rete autostradale era ritenuta una componente essenziale del sistema di difesa degli Stati Uniti, in quanto era in grado di supportare il dispiego di truppe e rifornimenti militari sul territorio, in caso di conflitto.In realtà l'intenzione da parte del governo americano di realizzare un sistema federale di autostrade risale a più di trent'anni prima, precisamente al 1921. In quell'occasione, il Bureau of Public Roads (una divisione del Dipartimento ai Trasporti che si occupava della gestione delle strade statali) incaricò l'esercito di redigere una mappa delle autostrade che si riteneva fossero necessarie per la difesa nazionale.Anche se la costruzione di nuove autostrade continua tuttora, la rimozione dell'ultimo cantiere sulla Interstate 90 in Idaho, avvenuta il 15 settembre 1991, può essere considerata come il completamento dell'Interstate Highway System. La realizzazione dell'intero sistema ha comportato un costo complessivo di 114 miliardi di dollari (che in realtà, considerata l'inflazione, salgono a 425 miliardi di dollari) e 35 anni di lavori. Il costo stimato nel 1956 era invece di soli 25 miliardi di dollari, e la durata prevista di 12 anni. Le autostrade facenti parte dell'Interstate Highway System devono rispettare le norme stabilite da un ente governativo federale, l'AASHTO (American Association of Highway and Trasportation Officials, che si traduce in associazione americana per le norme ufficiali delle strade e dei trasporti). Molte di queste caratteristiche sono comuni allo standard autostradale di molti altri paesi: controllo di accesso, completa assenza di intersezioni a raso e passaggi a livello, carreggiate separate e almeno due corsie per ogni senso di marcia. Altri parametri riguardano la larghezza minima delle corsie (3,60 m) e delle banchine laterali (3 m esterna e 1,2 m interna), la forma e le dimensioni dello spartitraffico centrale (almeno 3 m in aree urbane e almeno 11 m in aree rurali, con o senza barriera), la pendenza massima (6% in aree montuose o urbane collinari). Infine, altre disposizioni riguardano l'altezza minima delle strutture (ponti, gallerie, ecc..) dal piano stradale e la pendenza orizzontale della pavimentazione, al fine di drenare correttamente la pioggia, e limitazioni al numero di connessioni con la viabilità ordinaria (la distanza tra due svincoli consecutivi non deve essere inferiore ai 5 km in aree rurali, e ai 1,6 km in aree urbane). I limiti di velocità applicati ai veicoli che circolano sulla rete sono fissati dal codice stradale in vigore nei vari stati. Ad ogni modo il limite di velocità sulle autostrade urbane varia tra le 50 e le 65 miglia orarie (cioè tra gli 80 e i 105 chilometri all'ora), mentre sulle autostrade extraurbane varia tra le 65 e le 80 miglia orarie (cioè tra i 100 e i 130 chilometri all'ora).Le autostrade della rete interstatale statunitense sono identificate dalla lettera I seguita da un numero identificativo a una, due oppure tre cifre.
Questo
sistema di numerazione fu introdotto nel 1957 dall'AASHTO, che tuttora
è responsabile dell'assegnazione dei numeri alle nuove autostrade che
entrano a far parte della rete, eccezion fatta per i casi in cui il
numero di una certa strada è imposto per legge federale.La maggior
parte delle strade che compongono il sistema ha un numero a due cifre
(le uniche che detengono un numero a una sola cifra sono la I-4, la I-5
e la I-8), mentre i numeri a tre cifre sono destinati alle diramazioni.
Un viaggio "On the road" sulle orme di Jack Kerouac. Il viaggio, la liberta’, la scoperta, la solitudine, la gioventu’. Cinque parole che accomunano la vita e le opere di Jack Kerouac, lo scrittore americano autore di un libro mito degli anni Cinquanta e Sessanta: "Sulla strada" ("On the road"). Un libro che segnato la vita di molti viaggiatori, la cui influenza sulle generazioni successive e’ stata e continua ad essere moltissima. Kerouac (nato a Lowell nel 1922), scrisse il libro nel 1957, in sole tre settimane su una rotolo di carta da telescrivente lunga quaranta metri. Protagonista del romanzo e’ Sal Paradise, uno scrittore di novelle del New Jersey, e del suo viaggio "coast to coast" attraverso l’America , sul pullman, in autostop ed infine nell’auto guidata dal folle compagno Dean Moriarty, vero "cowboy su quattro ruote". Pur essendo un romanzo il libro e’ fortemente autobiografico, raccontando le vere esperienze che Kerouac visse in prima persona assieme all’amico e meccanico Neal Cassady. Quattro sono i viaggi raccontati da Kerouac in "On the road", il primo dei quali e’ sicuramente il piu’ affascinante: il viaggio da New York sino a Los Angeles, passando per Chicago, Denver e San Francisco. Attraversando i Grandi Piani ed il le terre del West e della Frontiera. E’ sulle orme del viaggio intrapreso da Kerouac-Paradise, che presentiamo il nostro consiglio di questa settimana. Un viaggio in auto non-stop dalla costa Atlantica a quella Pacifica, attraverso le grandi strade americane.
Un viaggio lungo la memoria per scoprire davvero l’America, luogo perfetto, con i suoi grandi spazi e gli immensi panorami, le sue sterminate highway e interstate, i suoi motel tutti uguali e le sue gas station, per il viaggiatore "da strada" che ama scoprire i paesaggi macinando chilometri su chilometri. Che, da costa a costa, sono quasi 5.500, attraversando tredici stati e quattro fusi orari. Si parte allora, come fece proprio Kerouac, da Paterson, venti minuti d’auto da New York sulla statale 21 del New Jersey. Da li’ si comincia il viaggio verso West, attraversando con l’interstate 78 le colline della Pennsylvania e le campagne dell’Ohio e dell’Indiana. Uno degli itinerari preferiti dei viaggiatori "coast to coast" e’ quello che segue il percorso della vecchia Lincoln Highway. Costruita nel 1915, fu la prima strada a dividere in due l’America collegando New York a San Francisco. Per rintracciarne i resti occorre seguire la US 30 fino in Wyoming e poi proseguire sulla 50, definita la "strada piu’ solitaria d’America". Lungo queste strade si possono trovare i veri "monumenti storici" di un paese che non ha memoria: i Lincoln Motel o i numerosi snack bar che riportano ai mitici anni Cinquanta descritti dal telefilm "Happy Days" (vi consigliamo a questo proposito l’Al Diner di Valparaiso, in Indiana), o le rivendite di auto storiche e usate (tra questi il Lincoln Highway Packard di Schellsburg in Pennsylvania, o il Car Antiques a St. Thomas, o ancora meglio da Duffy’s, a Cedar Rapids nello Iowa, la piu’ grande esposizione e vendita d’auto d’epoca degli Stati Uniti). Al confine tra Ohio e Indiana si incontra il grande Mississippi, per ammirare il quale conviene pero’ fare un salto al Palisades State Park, in Illinois. Prima tappa importante del nostro viaggio e’ Chicago, da vedere soprattutto la vecchia Chicago che ancora si puo’ ammirare a West Belmont, con i suoi rigattieri e i robivecchi, i negozi di antiquariato e quelli per collezionisti.
Il libro cult della Beat generation "- ...dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo. - - Per andare dove, amico? - - Non lo so, ma dobbiamo andare. -" Jack
Kerouac nasce il 12 marzo 1922 a Lowell, Massachusetts, e
rappresenta, per la sua generazione, il simbolo della ribellione
e del rifiuto di tutti i canoni sociali e politici.
.......Fu il momento più bello. Il pazzo
era un frenatore della Southern Pacific e abitava a Fresno;
anche suo padre era un frenatore. Aveva perso l'alluce negli
scali di Oakland azionando uno scambio, non avevo capito bene
come. Mi portò in una Fresno brulicante e mi fece
scendere nella parte sud della città. Andai a bere una Coca
veloce in un piccolo negozio vicino alle rotaie..........
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La Harley-Davidson nacque nel 1901 a Milwaukee quando William Harley, all’età di 21 anni, e Arthur Davidson, di 20, costruirono un prototipo di una bicicletta motorizzata. I primi tre 3 anni per i due giovani non furrono facilissimi visto che di quel prototipo furono venduti 3 esemplari soltanto. Nel 1906 venne costruito il primo stabilimento, in questi anni la produzione delle Harley-Davidson crebbe gradualmente e con i nuovi impianti fu possibile produrre, nel 1907, 150 motociclette. Il 17 settembre dello stesso anno viene ufficialmente fondata la Harley-Davidson Motor Company. Le prime moto erano tutte monocilindriche. Il primo motore bicilindrico a V di 45° venne introdotto nel 1909. La velocità massima che potevano raggiungere le moto di questo periodo era di 97 km\h, un valore che poteva essere considerato buono per quell’epoca. La produzione fu di 1.149 esemplari. Nel 1913 lo stabilimento originale venne ingrandito e raggiunse una superficie di 28.000 mq. Nonostante la dura competizione la Harley-Davidson restava il costruttore più importante e dominava anche le competizioni motociclistiche. In questo anno la produzione raggiunse i 12.904 esemplari.
Nel 1920 la Harley-Davidson era divenuto il più grande costruttore di motociclette al mondo. La fine del primo conflitto mondiale aveva portato ad un periodo di crisi nel quale molte piccole case erano scomparse mentre la casa del Wisconsin aveva sviluppato la sua rete di vendita ed ora era presente in 67 paesi producendo 28.189 motociclette. Uno dei modelli più riusciti della storia Harley-Davidson, lo Sportster fu messo in produzione nel 1957. La semplicità motoristica e della linea ne decretarono il successo sia come modello da strada che da pista nella versione “R”. Ancora oggi è possibile trovare in catalogo diversi allestimenti dello Sportster. Nel 1998 la Harley-Davidson ha acquistato Buell Motorcycle Company con cui collaborava da anni. Infatti la Buell nacque da una collaborazione tra la ditta di Milwaukee e Eric Buell, ex ingegnere della ditta stessa. Inizialmente veniva montato il motore della Harley-Davidson Sportster su un telaio progettato da Buell. Nel 1999 viene prodotto il primo motore Twin Cam 88 (1450 cc)e compare la prima iniezione elettronica sui motori Harley. Nel 2000 esce il primo motore Twin Cam 88 controbilanciato, con il pressoché totale annullamento delle vibrazioni del motore, che viene montato sui modelli Softail.
Nel 2001 Harley Davidson commercializza la V-Rod, ultima nata, con un look che coniuga la tradizione con la modernità. Il motore è un bicilindrico raffreddato a liquido dalla potenza di 120 cavalli, realizzato in collaborazione con Porsche. Viene dato, a metà 2006, l’annuncio che la nuova gamma Harley Davidson 2007 eliminerà il carburatore dai modelli 883 e 1200, gli ultimi ad usare questo sistema di alimentazione, mentre i motori dei restanti modelli passeranno a 1584cc.
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Nata
nel 1926, la ROUTE 66 nel 1985 è stata dichiarata “dismessa” o
meglio “non più autorizzata” secondo quanto stabilito dalla legge.
Adesso non esiste più. La buona notizia e’ che alcuni tratti di quella strada, che simboleggiava un tempo il non plus ultra dei juke-box e dei flippers d’America, vengono oggi recuperati da comunità locali.
I
fanatici degli anni ’50 possono trovare ancora una alternativa
nostalgica alle autostrade interstatali 55, 44, 40 che collegano Chicago
a Los Angeles (n.d.r. quello che ha cercato di fare il sottoscritto).
La
Mother Road. La US Route 66 è la lunga strada americana del coast to
coast, che appunto va “da
costa a costa” dall’Illinois alla California: circa 4.000 km che uniscono
Chicago (punto di partenza in Adams Street) a Los Angeles (punto di arrivo all’incrocio
del Santa Monica Boulevard con Ocean Avenue), attraversando otto stati e tre
fusi orari. BARTON ( NEW MESSICO). Dopo essersi autoproclamato "guardiano della strada" Bob Audette ha tirato fuori un vecchio cinturone da cowboy, con una regolamentare pistola a tamburo infilata nella fondina, e lo ha appeso ad un chiodo accanto alla porta d’ingresso di casa sua. Un modo per far sapere a tutti che faceva sul serio. E’ successo una quindicina di anni fa . "Anzi, siccome ci sono date che passano alla storia, è il caso di essere più precisi. Era il 13 ottobre 1984" dice lui. Quel giorno a Williams, in Arizona, venne inaugurato l’ultimo tratto della I-40. Lungo una decina di chilometri, era una sorta di tangenziale che evitava il centro-città e sfiorava la periferia settentrionale. Con un paio di decenni di ritardo sul programma lanciato a metà degli anni ’50 dal presidente Dwight Eisenhower, la vecchia Route 66 era così definitivamente by-passata. Ormai si poteva andare da Chicago a Los Angeles senza mai uscire dall’autostrada ( se non per fare benzina ). Ci fu una parata con la banda, le majorette, i discorsi e tutto il resto. Venne anche sepolto un semaforo, simbolo di un’epoca che tramontava. Le cerimonie ebbero molto spazio sui giornali e nei notiziari televisivi. Qualche giorno dopo a Washington si riunì la commissione federale Strade e Trasporti. All’unanimità, i suoi membri votarono per derubricare la Sixty-six dall’elenco ufficiale. Forti delle loro burocratiche certezze, erano onestamente convinti che un atto notarile, nella sua banale solennità, sarebbe bastato a fare sparire per sempre quella che John Steinbeck aveva definiti "la madre di tutte le strade". Non si cancella così una strada di 3.666 chilometri lungo la quale, per più di mezzo secolo, l’America ha srotolato la sua anima, si è cercata ed è fuggita da sé, in qualche modo continuando a inseguire quella felicità con cui la Dichiarazione di Indipendenza le dà diritto. Non si può cancellare una strada che, dice Audette, "è come Elvis Presley: non morirà mai".
La Route 66 cominciava a Chicago, all’incrocio fra Jackson Boulevard e
Michigan avenue, proprio davanti al Museo d’Arte Moderna. Attraversava
3 fusi orari e otto stati: Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas,
New Messico, Arizona, California. Finiva a Los Angeles, sul Pacifico,
dove Santa Monica Boulevard si consegna a Ocean Avenue. L’avevano
costruita sovrapponendola in parte ad antichi sentieri indiani, in parte
a vecchie piste di pionieri e in parte facendola correre parallela a una
delle ferrovie che avevano conquistato l’West, la Santa Fè. Era stata
inaugurata nel 1926. Calvin Coolidge era presidente. La metà femminile
del paese era in lutto per la morte, a 31 anni, di Rodolfo Valentino, un
emigrato italiano venuto in America sognando di fare l’agricoltore e
diventando invece il primo fenomeno di idolatria da celluloide. Fred
Astaire, non avendo ancora scoperto Ginger Rogers, ballava con sua
sorella Adele. Henry Ford abbassava il prezzo delle automobili, una
decisione che avrebbe cambiato per sempre la vita degli americani.
Barton era ancora una vera cittadina con un funzionante ufficio postale
e Bob Audette nasceva a Tulsa, in Oklahoma, due stati più a est.
Molto di più, quelle di un intero paese.
Per un insieme di circostanze, sogni, ricordi, canzoni, avventurieri,
disperati, emigranti e gente che se ne andava semplicemente in vacanza,
sulla Route 66 si sono uniti nell’immaginario americano la strada e l’automobile.
Insieme combinano novità e nostalgia. Confermano quel verso di Walt
Whitman, il poeta laureato americano dell’ottocento, che molti
considerarono un inno premonitore:"oh, strada aperta, tu mi esprimi
meglio di quanto non riesca io stesso". Permettono di riaprire
quella frontiera che la ferrovia aveva chiuso dentro i binari obbligati,
restituendo libertà individuale e un senso di scoperta perduto.
Consentono di abbandonare una vecchia vita, di cercarne una nuova e
magari, nel frattempo, di essere se stessi. Per tutti - quelli che
guidano per ricordare o per dimenticare, per perdersi o trovarsi –
ribadiscono l’elemento centrale dell’American way of life: il
cambiamento come immutabile premessa, il movimento come comportamento
fisso, la precarietà come condizione permanente e un orizzonte che
svanisce come obbiettivo duraturo. Alla periferia di quella che era
allora Chiacago, dove Jackson Boulevard diventa Ogden Avenue, la Route
66 attraversa Cicero. Al Capone e la sua banda ne avevano scavato i
sotterranei fino a ottenere una serie di gallerie che collegavano
depositi clandestini di alcool, case da gioco e bordelli, alla faccia di
Elliott Ness e degli Intoccabili (fino a quando il presidente Franklin
Delano Roosevelt annunciò alla nazione che "è venuto il momento
di farci una birra"). Poi infilava le cittadine in cui Abramo
Lincoln aveva fatto l’avvocato e aveva cercato invano di dissuadere
alcuni entusiasti cittadini a intitolargliene una ("purtroppo
niente di memorabile porta il mio nome"), prima di entrare alla
Casa Bianca e nella storia.
Passava il Mississippi, il grande fiume di Mark Twain, con forse l’unico
ponte ad angolo ottuso mai costruito e oggi chiuso ma, per fortuna, non
smantellato: John Carpenter l’ha fatto addirittura diventare il set
del film "Fuga da New York". Quasi entrava nelle grotte di
Meramec, che Jesse James, il bandito, usava come nascondiglio fra una
rapina e l’altra, compresa quella alla Banca di Baxter Springs,
Kansas; dove nel 1876 rubò l’incredibile somma si di 2.900 dollari:
è più avanti sulla Sixty-six che una targa ricorda l’avvenimento sul
muro esterno dell’edificio diventato sede del Murphey’s restaurant.
Arriva a Springfield, Missouri, la nota per almeno tre cose memorabili.
Nel 1865 Wild Bill Hickok, più noto come Buffalo Bill, fece fuori in
duello un tale Dave Tutt, colpevole di averlo ripulito a poker e,
soprattutto, di avere mostrato in pubblico l’orologio che gli aveva
dato in pegno nella speranza di guadagnare tempo e di rifarsi. Nel 1947
Sheldon "Red" Chaney aprì una finestra laterale nella casetta
di legno in cui vendeva Hamburger e fu il primo a chiamarlo drive-in (o
almeno così pretendeva).Qualche tempo dopo , ci è nata l’attrice
Kathleen Turner e da allora non è più successo niente. In Oklahoma la
Route 66 raccoglieva i disperati emigranti raccontati da Steinbeck in
"Furore". Raggiungeva Amarillo , Texas, dove nel 1882 due
allevatori, J.F. Glidden e H.B Sanborn, inventarono il filo spinato, lo
usarono per delimitare i loro ranch e lo brevettarono. Poi, finalmente,
si apriva il West. Nel dopoguerra vi si riversarono otto milioni di
americani, un esodo, 16 volte superiore a quello degli anni ’30. Erano
in cerca di fortuna e, contrariamente ai protagonisti del libro di
Steinbeck, sapevano di trovarla. L’America era un Paese ricco, ormai,
e la sua colonna sonora non erano le strazianti ballate di Woody Guthrie
ma l’ottimista pop-swing-blues di Bobby Troup. |
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La costruzione della Ferrovia Transcontinentale
La realizzazione della ferrovia transcontinentale venne affidata a due grosse società da poco costituite, la Union Pacific e la Central Pacific. Le due società avrebbero dovuto costruire due diversi tragitti, e si sarebbero dovute incontrare in un punto non definito del tragitto centrale. La linea doveva attraversare la California, il Nevada, lo Utah, il Wyoming e lo Stato di recente costituzione del Nebraska. La Union Pacific, fondata nel 1861, avrebbe dovuto iniziare la linea da Omaha, nel Nebraska, mentre la Central Pacific, fondata a Sacramento nel 1858 da quattro imprenditori noti come i “Big Four”, avrebbe dovuto cominciare la posa delle rotaie dalla città californiana. Il finanziamento di una così onerosa opera non poteva essere direttamente sostenuta dal governo, per cui il Pacific Railroad Act decretava che, oltre al prestito di una somma per ogni miglio di ferrovia realizzata, alle due compagnie venissero assegnati lotti di terreno nelle zone disabitate in cui la linea si sarebbe trovata a passare. Il Congresso stabilì che per ogni miglio di linea sarebbero stati prestati alle società 16.000 dollari nei terreni pianeggianti, 32.000 su fondo collinoso e 48.000 per le linee di montagna. Inoltre si stabiliva che per ogni miglio di ferrovia costruita veniva concessa alle compagnie la proprietà di venti miglia quadrate di terreno ai margini della linea ferroviaria, concedendo alle due società di attraversare liberamente e senza impegni di indennizzi il territorio demaniale. In tal modo, le società venivano in possesso di terreni che sulla carta non valevano nulla, ma che ben presto sarebbero stati venduti a peso d'oro con le opportunità commerciali offerte dalla contiguità della ferrovia. La costruzione della linea venne avviata nel 1863 da parte della Union Pacific, mentre in California i lavori ebbero inizio due anni più tardi. La manovalanza utilizzata dalle compagnie ferroviarie fu costituita da operai di varie nazioni, e, al termine delle ostilità, dai veterani della guerra civile. In particolare, viste anche le difficoltà delle due compagnie di reclutare lavoranti per un lavoro che si presentava rischioso, duro e sottopagato, la Central Pacific sfruttò la manodopera a basso costo cinese (i cosiddetti coolies), che veniva anche reclutata direttamente in Cina. Oltre ai cinesi, lavorarono alla costruzione della grande ferrovia americana i nuovi immigrati irlandesi (i paddies), italiani, tedeschi, polacchi, e collaborarono alla difesa della linea molte tribù indiane. Le difficoltà tecniche affrontate dalle compagnie erano spaventose: nella traversata della Sierra Nevada si resero necessarie numerose gallerie, e viadotti su burroni, che procurarono numerose vittime tra i lavoratori in mancanza di adeguate misure di sicurezza e di strumenti moderni come l'argano a vapore e le scavatrici meccaniche. La linea ferroviaria fu costruita pressoché letteralmente a mano. La costruzione proseguì velocemente da Omaha verso occidente, seguendo le piste dei Mormoni e dell'Oregon, superando le Montagne Rocciose per discendere nel bacino del Gran Lago Salato. Nel medesimo tempo, la Central Pacific sormontava le Sierre e avanzava lungo le valli del Nevada. I lavori delle due compagnie proseguirono a tempo di record, con ventimila operai che, nelle ultime fasi del lavoro, riuscirono a porre fino a otto miglia di binari al giorno. I motivi di questa febbrile corsa alla posa dei binari non dipesero tanto dalla volontà delle due compagnie di stabilire quale di esse fosse più solerte nella costruzione della grande ferrovia, bensì derivava dai generosi incentivi in termini di terreno statale che il Governo assegnava a chi riusciva a coprire il maggior numero di miglia, e portò le società a lesinare sui criteri di qualità della linea e a velocizzare le operazioni di posa dei binari. i due tronchi si incontrarono a Promontory Point, una località presso Ogden nello Utah, il 10 maggio 1869. Le “nozze dei binari” vennero annunciate dal semplice telegramma Done! di Lelan Stanford, uno dei Big Four, al presidente americano Ulysses S. Grant e furono celebrate da manifestazioni solenni in tutto il paese. La Union Pacific aveva costruito 1086 miglia di ferrovia, la Central Pacific si era fermata a 689. Solo per raggiungere la California o l'Oregon partendo dal fiume Missouri, quindi da approssimativamente metà del continente, i pionieri con i loro conestoga impiegavano dai quattro ai sei mesi; i commerci tra la costa atlantica e quella pacifica della giovane nazione si svolgevano prevalentemente per nave, via Capo Horn, e anche i viaggiatori con opportune disponibilitò economiche spesso sceglievano tale percorso, paradossalmente più sicuro, magari traversando lo stretto Istmo di Panama.
Improvvisamente,
si poteva salire su un treno alla stazione di New York 42a strada, e
dopo sette giorni e sei notti di viaggio via Chicago ed Omaha si
scendeva nel centro di Sacramento o di San Francisco. La maggior parte di queste terre non sarebbero state di nessun valore finché le zone non si fossero adeguatamente popolate e avessero prodotto merci da trasportare, e così le nuove società ferroviarie promossero la colonizzazione nei territori che attraversavano le loro linee, perché nuovi centri abitati significavano aumento dei passeggeri e apprezzamento dei terreni demaniali che le compagnie avevano incamerato. Ma negli anni successivi al boom delle nuove linee ferroviarie, l'entusiasmo per le strade ferrate si raffreddò di fronte ai primi difetti del sistema. Il rapido estendersi delle ferrovie nel paese non fu seguito dall'attesa ondata di prosperità: nel giro di pochi anni i coltivatori delle regioni dell'Ovest furono colpiti dalla deflazione del dopoguerra, cui seguì il panico del 1873, e le ferrovie vennero da molti accusate della mancata crescita delle zone che avevano contribuito a popolare. Gli attacchi alle corporation ferroviarie erano giustificati dai gravi abusi che le compagnie avevano commesso ai danni degli agricoltori e dello Stato negli anni della grande corsa alla posa dei binari. Pochi anni dopo il completamento della prima ferrovia transcontinentale, infatti, venne a galla lo scandalo delle spese gonfiate dalle due compagnie che avevano realizzato la linea, e che per questo lavoro erano state lautamente sovvenzionate dal Governo. I dirigenti della Union Pacific avevano escogitato un ingegnoso sistema per truffare l'erario e ingigantire i costi sostenuti: avevano costituito una società fittizia, denominata Crédit Mobilier, e avevano concesso il contratto di costruzione della ferrovia a questa società, cioè a sé stessi; tramite questa società si accreditarono oltre 40 milioni di dollari in più di quanto costassero i lavori. I dirigenti della Central Pacific, a loro volta, gonfiarono le spese dai 58 milioni di dollari effettivamente spesi a 120 milioni, nonostante la stima di una Commissione del Congresso che affermava che il percorso realizzato dalla compagnia californiana avrebbe potuto probabilmente venire costruito per soli 22 milioni di dollari. Oltre alle spese gonfiate e alla supercapitalizzazione, che arricchirono le grandi corporation e alcuni politici corrotti che avevano coperto le truffe in cambio di remunerative azioni ferroviarie, le due compagnie avevano ottenuto in cambio della costruzione della ferrovia transcontinentale una quantità enorme di terreno pubblico: le società che avevano costruito la prima linea ottennero la concessione di circa centocinquanta milioni di acri di terreno, un'area più grande della Francia. I vantaggi degli agricoltori in base all'Homestead Act erano scarsi in confronto a quelli che gli speculatori avevano ricavato dalla cessione dei terreni per la ferrovia, ma le scelte erano state fatte anni prima dal Governo nazionale che aveva deciso di appoggiare senza condizioni l'iniziativa privata nella costruzione delle linee ferrate. Le elargizioni di enormi quantità di terreni demaniali erano state motivate dalla necessità di costruire in breve tempo le infrastrutture ferroviarie necessarie allo sviluppo del paese, ma la convinzione che porre controlli e vincoli all'iniziativa privata avrebbe impedito la costruzione delle ferrovie alla lunga produsse grossi sprechi di denaro pubblico e abusi da parte di chi deteneva il monopolio sulle linee di comunicazione. Del resto, quando le risorse sembrano illimitate uno sconsiderato spreco è abbastanza naturale, e il Congresso aveva avuto modo di offrire ricchi doni a chi prometteva la garanzia dell'espansione economica del paese. |
La regione di Mammoth Lakes è situata nella zona Est-centrale della
California (2400m sopra il livello del mare), a Sud-Est della lago Tahoe
e di Yosemite National Park. Costituita da più di 100 laghi e fiumi, è
diventata famosa in tutto il mondo per la pesca. Numerosi sentieri si
diramano attraverso le aree quasi deserte di John Muirand e Ansel Adams
offrendo magnifici scenari e opportunità di girare intorno ai picchi
della Sierra. Un modo originale per trascorrere un sereno e divertente
pomeriggio è quello di noleggiare un kayak o una canoa e avventurarsi
in Crowley Lake o in Mono Lake. Quest'ultimo è un lago salato delle
dimensioni di circa 60 miglia quadrate, caratterizzato da formazioni di
tufo che spuntano dall'acqua e dal terreno. L'alta concentrazione
di
tufo pervade l'aria del proprio forte ed unico odore e rende l'acqua del
lago particolarmente salata rendendo impossibile la vita di pesci. La
cosa che più sorprende è l'inattesa ricchezza della fauna in un
ambiente apparentemente arido in cui a parte qualche fiore, si trovano
solo molti cespugli di piante desertiche. Tutta la spiaggia è ricoperta
da un sottile strato nero. Basta poco per scoprire che si tratta di
mosche (più piccole delle nostre, somiglianti a moscerini), le famose
mosche che danno il nome al lago. Infatti gli indiani Kutzadika'a, che
originariamente abitavano la zona, avevano come fonte primaria di cibo
proprio le larve di queste mosche chiamate nella loro lingua "mono".
Mammoth Lakes
Affittare una mountain bike può offrire emozioni uniche e irripetibili,
per non parlare poi della possibilità di arrampicare sulle pareti delle
montagne che circondano Mammoth Lakes. Perché invece non optare per un
tour guidato a cavallo? Ci sono itinerari e percorsi adatti a tutti.
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