Mai e poi mai avrei immaginato di trovarmi un giorno a Chinatown su un bus Muni in mezzo a studenti con gli occhi a mandorla che tornavano a casa da scuola. Eppure ero lì, sulla linea 7, all'incrocio con la Columbus quando un ubriaco stava paralizzando il traffico non permettendoci di passare. Avvertivo la stessa sensazione del casino di Via Umberto all'incrocio con Via Etnea a Catania e stavo per sbottare essendo abituato a certe scene (ogni mondo è paese). Quando poi ho chiesto alla conducente (era l'unica non asiatica a bordo, assieme al sottoscritto) di avvisarmi quando ci saremmo trovati nei pressi del Market Powell mi sono reso conto del paradossale di quel momento. In poche parole... che ci facevo li, come un cittadino che oblitera il ticket e torna casa da una fabbrica di Frisco, in un pomeriggio di settembre, a Grant Street, su un bus municipale pieno di ragazzini cinesi, a lamentarmi con una simpatica conducente per un imbecille che ci blocca mezz'ora? Tutti questi miei movimenti, stranamente, mi venivano del tutto naturali come se fossi vissuto lì da sempre. Eppure ero lì, a San Francisco! Bella, bellissima città, che merita almeno quattro giorni per essere visitata come si deve. Chissà quante vie e viuzze nascoste che non ho visto! Rispetto ad altre città americane Frisco è completamente diversa, sembra di essere in Europa e non negli States. Prendiamo, per esempio, Phoenix e Fresno. Hanno il solito Dowtown in cui nessuno ci vive e che è circondato da immensi rioni-dormitoi in periferia con caratteristiche architettoniche tipiche di Paperopoli: bellissime villette basse distanziate duecento metri l'una dall'altra, autorimessa con scivola, verdissimo prato all'inglese, il college col campo sportivo, il pullman giallo della scuola che passa... Un paesaggio a noi molto familiare, visto centinaia di volte. Anche San Francisco ha il suo Dowtown, ma la differenza è che ci dormono dentro. La città non è una spugna come le altre che si svuota a seconda del lavoro dei suoi cittadini. Qui, come una tipica città europea, è possibile trovare il negozio che cerchi, il grande centro commerciale ma anche il piccolo supermercato; le strade, i quartieri, i viali, i controviali, le piazze hanno un assetto urbanistico molto diverso dai parametri statunitensi. Anche le costruzioni, alcune con stile vittoriano, ricordano il vecchio continente. Ce lo ricordano anche il modo di vivere, di pensare, di leggere, di conoscere, di riunirsi, di suonare. Forse troppo, perchè troppa gente non fa altro che farsi vedere in "divisa": troppi intellettualoidi occhialuti vestiti esattamente come Woody Allen in "Prendi i soldi e scappa", rigorosamente in bicicletta, scarponcini, jeans, giacca di velluto, occhiali alla Gramsci, l'immancabile portatile appresso. Li vedi tutti lì, a prendere un caffè al Vesuvio sulla Columbus Avenue a North Beach o di fronte mentre timbrano il cartellino di presenza davanti alla Lights Bookstore (la libreria dove si riunivano i fondatori della Beat Generation) per far colpo sulle ragazze recitando a memoria il concetto filosofico di Schopenhauer (il suo cognome suona bene e fa fico) sul "noumeno come animale metafisico" oppure facendo uscire volutamente dalla tasca della giacca libri con titoli assurdi, che so, "Autobiografia di una sacca da golf" o "Analisi sessuologica delle frasi di Dickens". Credo che lo spirito di quel movimento creato da Kerouac & Co. sia stato molto diverso da questa sfilata di alta moda. Ecco, questa è la brutta impressione che ho avuto: molta "tendenza" a mille giri, come una gara a chi è più "chic". Per carità, mi inginocchio umilmente di fronte a tutta l'arte che sprigiona la città, luogo che molti geni delle arti più svariate hanno individuato in buona fede come culla ideale per far cultura. Però, per apprenderla come si deve non occorre far "pellegrinaggio" scrivendo cazzate sul notebook accovacciati sul marciapiede solo per assumere atteggiamenti da poeta maledetto scimmiottando Allen Ginsberg. Come a Las Vegas, anche in questa pagina mi trovo in difficoltà a descrivere tutto ciò che ho visto. Troppe, troppe cose. Mi restano le emozioni nel guardare la città sulla baia dal Golden Gate, l'immensità di un negozio di strumenti musicali (non ricordo più dov'ero) in cui navigavo in corridoi di fantastiche chitarre, la felicità d'assaggiare finalmente un espresso come si deve da Peet e la considerazione che hanno di noi italiani. Praticamente ci adorano!. Sintetizzo il resto della permmanenza all'interno dei due ponti che rappresentano questa città: la sera prima al Bay Bridge e tutto il giorno dopo al mitico Golden Gate, uno dei simboli d'America. Che altro ho fatto a San Francisco?..boh! Per sfogare la vostra curiosità perchè non vi fate un giro sulle zone cliccabili di Frisco che ho preparato qui sotto, facendo finta di obliterare il biglietto del Cable Car? Oltre alle eccellenti informazioni inserite grazie al sito di A. Arreghini, troverete anche un po' di diari di viaggio di alcuni miei "colleghi". Quando avrete finito, mi troverete ad aspettarvi in fondo alla pagina con le valigie già pronte.Domani si riparte per New York, purtroppo.
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San
Francisco è la quarta città della California, sulla costa occidentale
degli Stati Uniti, dopo Los Angeles, San Diego, e San José. La città
si trova all’estremità nord della penisola di San Francisco, fra l’oceano
Pacifico e la baia di San Francisco. I limiti amministrativi della
municipalità e della contea di San Francisco sono identici. San
Francisco è la città americana più altamente popolata dopo New York.
Quattordicesima città del paese, l’agglomerazione conta all’incirca
744 041 abitanti. Le tracce più antiche di occupazione umana sul territorio dell’attuale città risalgono a 3 000 anni a.C. circa. I primi abitanti conosciuti della regione della baia di San Francisco sono gli Amerindiani Ohlone (termine indiano che significa “il popolo dell’ovest”). Il navigatore inglese Francis Drake costeggia la costa californiana nel 1579 ma non entra nella baia di San Francisco. Gli spagnoli sono i primi europei ad esplorare e colonizzare la regione, rinforzando in questo modo il loro dominio sull’oceano Pacifico, il “lago spagnolo”, in particolare con i loro possedimenti filippini e americani. San Francisco rappresentava così l’estremità settentrionale di una serie più o meno continua di installazioni militari e religiose destinate ad proteggere fisicamente la sovranità spagnola su questo vasto territorio. La spedizione di don Gaspar de Portolà arrivò il 2 novembre 1769 nella baia di San Francisco. Il 17 settembre 1776, gli spagnoli fondano un presidio e il 9 ottobre la missione appena costruita è dedicata al patrono dei missionari: San Francisco de Asis (San Francesco d’Assisi). Come il resto della California, San Francisco passa sotto dominio messicano nel 1821. È solamente nel 1836 che si installano le prime abitazioni di un villaggio sui bordi della baia, in un luogo chiamato Yerba Buena (“la buona erba”), in riferimento alla menta che cresce sulle colline dei dintorni.
La
città si sviluppa con la febbre dell’oro nel 1848-1849, accogliendo
gli emigrati alla ricerca del prezioso minerale. È il punto d’arrivo
della prima ferrovia transcontinentale. Gli avventurieri del mondo
intero sono attirati da questo paese dell’oro dove si arriva
attraverso la porta dorata (Golden Gate). Qualche anno dopo, la scoperta
di giacimenti d’argento nella Sierra Nevada accelera lo sviluppo dell’agglomerazione. Vi si trovano numerosi parchi e giardini pubblici. Il Golden Gate Park è lo spazio verde più conosciuto e più esteso della città con oltre 70 ettari in più del Central Park di New York, ma è meno esteso del Griffith Park a Los Angeles. A sud del Golden Gate si trova un altro parco celebre, l’ex base militare del Presidio. Quest’ultimo fa parte della Golden Gate National Recreation Area, che include Alcatraz e numerose altre aree protette. Buena Vista Park, situato nel quartiere di Haight-Ashbury, creato nel 1867, è il giardino pubblico più antico della città. Non lontano, Alamo Square è celebre per le sue vedute sulla città e la sua fila di dimore vittoriane soprannominate i Painted Ladies. Un’importante lago di acqua dolce, Lake Merced, si estende a sud-ovest della città, vicino all’Università di Stato di San Francisco e Fort Funston. San Francisco comprende anche numerose spiagge pubbliche, principalmente Baker Beach e Ocean Beach, reputate pericolose per i nuotatori a causa delle loro acque fredde e le correnti che sono regolarmente fatali per i surfisti bagnati imprudenti. La città di San Francisco occupa la punta di una penisola lunga circa 50 km situata fra l'Oceano Pacifico e la Baia.Superficie della città: 125 km quadrati Popolazione: 799.000 Latitudine: 37° 46' 11" Nord Longitudine: 122° 27' 53" Ovest
TRASPORTI Cable
Car Museum
La rete di tram e autobus si chiama Muni. La metropolitana Muni percorre
in lunghezza la Market St. c le stazioni, tra Embarcadero e il Civic
Center, e sono le stesse di quelle della BART. E bene munirsi
dell'ammontare esatto. Il biglietto dell'autobus costa $1,50. Se avete
bisogno di cambiare autobus, conservate il biglietto (transfer) che vi
consentirà di salire su altri due mezzi entro un'ora e mezzo. BART CLIMA
San Francisco presenta un clima un po' particolare, proprio a causa della sua posizione geografica. Essendo situato in California, le temperature sono comunque piuttosto miti e tendenti al caldo, tuttavia, la baia da un lato e il Pacifico dall'altro, rinfrescano notevolmente il clima e lo rendono talvolta un po' imprevedibile. Le temperature raramente salgono (anche d'estate) sopra i 25-26°C e nemmeno in inverno scendono sotto i 5 °C. Spesso soffia un vento freddo (soprattutto al pomeriggio), proveniente dall''Oceano; pertanto, in ogni stagione, è sempre meglio portarsi un maglione per eventuali brusche diminuzioni di temperatura ed anche qualcosa (giubbottini tipo k-way) per ripararsi dal vento. Una caratteristica di San Francisco è anche la nebbia. Molto spesso la città è interamente avvolta in una spessa nuvola lattiginosa che la rende ancora più affascinante e misteriosa. La nebbia, che spesso si diffonde in tutta la baia, si forma a causa del brusco contrasto tra le temperature dell'Oceano e l'entroterra più surriscaldato. Quando non c'è la nebbia, la baia è caratterizzata solitamente dal bel tempo e dal sole per quasi tutto l'anno; tuttavia, soprattutto tra ottobre ed aprile, è facile imbattersi in brevi ma intensi temporali. Pertanto, bisogna attrezzarsi anche per questa eventualità... San Francisco (37,6°N), nella parte nord della fascia 2., ha profilo termico fortemente condizionato dalle nebbie di avvezione che mantengono molto fresca l'estate, creando spesso spettacoli suggestivi sul Golden Gate. All'aeroporto queste sono le temperature medie: gennaio 9,2°, aprile 13,1°, luglio 17,0°, settembre 18,0° (il mese più caldo!), ottobre 16,1°, anno 13,9°. 500 tondi i mm di pioggia che cadono in tutto l'anno, con buoni apporti invernali (gennaio 110 mm, febbraio 80, dicembre 78), discreti nelle mezze stagioni (ottobre 31 mm, aprile 35), quasi nulli d'estate (1 mm in luglio e agosto).
COME MUOVERSI Muoversi a SF non è certamente problematico. I famosi
Cable Car coprono poche rotte molto turistiche ma gli autobus
completano egregiamente il lavoro. Mi raccomando di non perdervi un giro
in Cable Car sulle colline della città! E' sicuramente una delle
esperienze da non perdere! Non
avendo una idea molto chiara su ciò che più mi sarebbe potuto
interessare, alla fine io decisi di andare con le attrazioni del City
Pass. Tenete presente che se la vostra è la prima visita a SF, ci
vogliono almeno quattro giorni per dare un'occhiata alla città e vedere
tutto ciò che il City Pass offre.
L'Exploratorium è una sorta
di città della scienza dove potrete imparare cose interessanti
divertendovi con esperimenti e simulatori. Non è la Citée de Sciences
di Parigi ma un paio di ore le merita.
Un posto che vi consiglio di non perdervi, specialmente per il tramonto
è Alamo Square, dove si trova la famosa Postcard Row ...una
fila di bianche casette vittoriane estremamente fotogenica con SF di
sfondo. Recensione pubblicata la prima volta su free.it.viaggi.usa il 19 Maggio 2004
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ALAMO
SQUARE
(diario di viaggio) Sarà pure il panorama di San Francisco più famoso e più fotografato dai turisti, ma per noi Alamo Square rimane "il parchetto dietro casa", quello dove andiamo a prendere il sole nei (rari) giorni di caldo e a prendere il vento in tutti gli altri. Mi piace perchè rappresenta l'essenza di San Francisco, con le case vittoriane in primo piano e downtown sullo sfondo, i cani che corrono felici e i loro padroni un pò hippie con gli infradito anche a gennaio e accostamenti di colori a dir poco azzardati. E' anche un importante pezzo di storia della città, visto che le case vittoriane risalgono tutte al XIX secolo: ce l'hanno fatta a superare indenni il terremoto del 1906 proprio perchè costruite su una collina rocciosa che ha attutito il movimento sismico. Ho fotografato Alamo Square con la nebbia, con la pioggia, al tramonto e col sole splendente, ma una sposa non mi era ancora capitato di vederla.
PRESIDIO Il
Presidio di San Francisco, che originariamente si chiamava El Presidio
Real de San Francisco, è un parco nella estrema punta nord della
penisola dove si trova la città e, con la penisola di Marin, forma lo
stretto ingresso della baia denominato Golden Gate.
ON
THE DOCK OF THE BAY
E' la baia con il fiammeggiante Golden Gate Bridge, l'immagine più
comune e famosa della città. Anche i locali lo considerano un posto
speciale. Per un'esperienza da "Real Sanfranciscan", prendete
il Trolley, linea Powell/Hyde, fino al capolinea. Quando scendete,
vedrete il Buena Vista Cafè. Con un po' di fortuna sentirete le foche
nel vicino Pier 39 e ci sarà nebbia! Ordinate un Irish coffee, il
barista metterà in linea i bicchieri e, velocemente, vi verserà il
caffè. Poi, camminando lentamente, verserà il whiskey, aggiungerà
infine la crema e farà scivolare il bicchiere sul bancone, fino a voi:
la calda atmosfera e l'ottimo drink, vi faranno sentire riscaldati e
benissimo, in una nebbiosa notte di San Francisco! http://www.blazingsaddlessanfrancisco.com (Sittin' on) the Dock of the Bay è un brano soul scritto e cantato per la Volt Records dal cantante Otis Redding, pubblicato postumo nel 1968. Redding scrisse i primi versi della canzone con il titolo abbreviato di "Dock of the Bay", all'interno di una barca, ormeggiata a Sausalito in California, nei primi giorni del giugno 1967. Mentre viaggiava per promuovere il suo LP King & Queen (una collaborazione con la cantante Carla Thomas), continuò a scrivere i rimanenti versi del brano dove capitava. Nel dicembre dello stesso anno si unì al produttore e chitarrista Steve Cropper in uno studio di registrazione a Memphis in Tennessee. Insieme, completarono la musica e i testi di "(Sittin' on) the Dock of the Bay". In quei giorni venne fuori l'ultimo lavoro di Otis Redding, inclusa "Dock of the Bay," che è stata registrata fra il 6 e il 7 dicembre. Il risultato fu un canzone molto differente dallo stile dalle altre canzoni di Redding. Redding continuò il suo tour durante le sessioni di registrazione, fino al 10 dicembre, quando l'aereo su cui viaggiava precipitò nei pressi del Lago Monona, fuori Madison nel Wisconsin. Redding e sei suoi collaboratori morirono. "(Sittin' on) the Dock of the Bay" venne pubblicata nel gennaio 1968 subito dopo la morte di Redding. Le stazioni radio R&B aggiunsero immediatamente la canzone alle proprie playlist, già riempite dei vecchi successi di Redding. La canzone raggiunse la posizione dei brani R&B numero 1 immediatamente. Già nell'estate dello stesso anno, "Dock of the Bay" raggiunse anche la vetta della classifica "pop". L'album, che aveva lo stesso titolo della canzone, divenne il suo più longevo successo, arrivando alla posizione numero 4 dei dischi più venduti. "Dock of the Bay" divenne celebre in tutto il mondo, e di conseguenza il maggior successo del cantante. Alla fine dell'anno il brano vinse due Grammy Awards: miglior canzone R&B e miglior performance maschile R&B. La canzone, anche perché pubblicata postuma, divenne immensamente popolare in tutto il mondo. A contribuire alla sua notorietà nel corso degli anni successivi, ci pensarono alcuni film che la inclusero nella propria colonna sonora. Uno dei più celebri è sicuramente Top Gun del 1986. Inoltre Dock of the Bay ha avuto svariate cover, da parte di artisti R&B come Percy Sledge o Sam & Dave, oltre che da cantanti di altri generi, inclusi The Foundations, Willie Nelson, Kenny Rankin, Dennis Brown, Elisa, Michael Bolton, Emma con Craig David, Pearl Jam, The Format, Sammy Hagar Justin Nozuka, Sara Bareilles e Franco Battiato nel suo ultimo CD Fleurs 2. Nel 1999, BMI ha nominato la canzone come la sesta più "cantata" del secolo, con circa sei milioni di performance. La rivista Rolling Stone ha messo l'album di Redding The Dock of the Bay alla posizione 161 della sua personale classifica dei più grandi album della storia. La canzone "(Sittin' On) the Dock of the Bay" invece è alla posizione numero 26 nella classifica delle più belle canzoni della storia, sempre secondo Rolling Stone. Nel 2013 è Chiara a cantarla per la pubblicità della TIM. fonte: Wikipedia Quella baia che ispirò Otis ReddingE’ il 7 dicembre 1967 quando alle prime ore del mattino, Otis Redding conclude le registrazioni del suo nuovo album. Conosciuto come il Re del Soul, Redding aveva in realtà scritto quell’ultimo brano qualche mese prima, al termine del celebre festival Monterey Pop Festival. Il cantautore viveva in una houseboat a San Francisco, nelle vicinanze del Golden gate, e si fermava spesso ad ammirare la splendida baia della città californiana. Una mattina, incantato da quella visione marina, scrisse di getto “(Sittin’ On) The dock of the bay”, destinato a diventare il suo più grande successo. Così telefonò subito all’amico e manager Phil Walden, dicendogli di avere finalmente tra le mani il pezzo da un milione di copie. Redding registrò quel brano assieme negli studi della Stax Records di Memphis, non interrompendo il tour per le sessioni. Tre giorni dopo, nel pomeriggio del 10 dicembre, avvenne la tragedia: il piccolo aereo privato sul quale volava in direzione di Madison assieme ai suoi musicisti precipitò nelle acque gelide del lago Monona. Otis Redding aveva 26 anni e neanche un mese dopo “(Sittin’ On) The dock of the bay”, uscito postumo, era già in vetta alla classifica dei singoli negli States. A caro prezzo, il brano ebbe quel successo che Otis sapeva avrebbe conquistato.
CRISSY
FIELD
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MARINA Il
pittoresco e benestante quartiere di Marina è delimitato ad est
dalla Van Ness Avenue, a ovest dalla Lyon Street e dal Presidio
e a sud dalla Lombard Street, che lo separa da Cow Hollow.
UNION
STREET I negozi cult e lo Shopping trendy a San Francisco di Annalisa Costantino Famosa per essere stata la patria del movimento hippy, San Francisco è la meta ideale per le fashion victim che amano il gusto retrò e sognante del vintage senza rinunciare ad un tocco di moderno american style. Se l'idea è quella di comprare capi in classico stile figli dei fiori, allora il posto giusto è Villains (1672 Haight Street, www.villainssf.com) situato sulla storica Haight Street, considerato uno dei negozi leader per la moda street style, giovane e insolita. Inutile dire che l'articolo più venduto e nel quale sono specializzati è il jeans vintage, in tutte le forme e i colori. Prezzi da 50 euro Un'idea in più in fatto di acquisti a tema? Considerato la mecca fashion dalle amanti del genere "flower child" anni '60, Wasteland (1660 Haight Street, www.thewasteland.com) è offre una vasta scelta tra modelli usati, vintage e nuovi in tema di moda hippy, dai gonnellini a fiori, alle camicie ricamate. I prezzi variano dai 5 € per una camicia usata ai 150 € per vestiti e jeans nuovi.
Da non mancare è l'appuntamento con Union Street, definita il "Distretto della moda", lunga ben otto isolati, da vivere up and down. Il negozio più curioso è sicuramente il Blues Jean Bar (1827 Union Street, www.thebluesjeanbar.com) ricavato all'interno di un antico locale del XIX° secolo, dove, anziché ordinare un caffè al bancone, si può visionare il "menu" dei jeans e richiedere il modello che meglio si adatta ad ognuno. Prezzi da: 70 euro Un tour all'insegna dello shopping a San Francisco non può escludere My Roomate's Closet (3044 Fillmore Street angolo Union Street), boutique-outlet dove trovare abiti, accessori, gioielli e scarpe disegnati dai migliori stilisti americani a prezzi di outlet. Costo: da 30 euro Ci sono migliaia di motivi per visitare San Francisco: per la sua reputazione di città ribelle e anticonformista, per il gusto raffinato e l'atmosfera vittoriana, per la cultura e lo shopping più cool. Sarà per la vitalità che si sprigiona ad ogni scorcio o per l'aria frizzante che si respira, ma di San Francisco ci si innamora. A prima vista. Fondata nel 1776 dagli spagnoli, la Misión de Nuestro Padre San Francisco de Asís è una della più importanti capitali culturali degli Stati Uniti. Vi si trovano infatti musei, da non perdere è il de Young Museum, raccolta di manufatti dell'epoca western, ma non solo (www.deyoungmuseum.org, Golden Gate Park), gallerie d'arte, teatri, sale per concerti, palazzi vittoriani. In una visita completa della città non può mancare un tour del porto, dal quale si può dare un'occhiata all'isola di Alcatraz, del quartiere Castro (epicentro del movimento gay degli anni '70) dove si può ammirare il Castro Theatre, splendido esempio di architettura spagnola, della zona definita Marina, ricca di negozi, boutique, locali notturni e ancora l'area di Fisherman's Wharf, la tappa dove trovare botteghe di artigianato e ristorantini tipici. Informazioni: Ufficio per il turismo di San Francisco 900 Market Square San Francisco, CA 94102 - 2804 Tel. 001 415 391 2000 e-mail: tourismsales@sfcvb.org
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LOMBARD
STREET
HAIGHT ASHBURY STREET Chiamato
così perché il suo cuore si trova alle intersezione di Haight Street e
Ashbury Street, comunemente noto come The Haight o in tempi più recenti
The Upper Haight, il quartiere ha avuto un ruolo molto importante negli
anni '60 e ha ospitato i natali del movimento hippy, derivato dalla Beat
generation che risiedeva a North Beach pochi anni prima dell'estate
dell'amore del 1967.
Forse per questo motivo, molti volti noti del
panorama rock degli anni '60 si stabilirono e si esibirono nella zona,
come Jefferson Airplane e Janis Joplin. Lo stampo del quartiere fu per
sempre alterato durante l'estate dell'amore del 1967, per la
costernazione di molti dei residenti, con l'invasione del movimento
Hippy e con tutto ciò che ne derivava. A metà degli anni '70, il 30%
del quartiere era inagibile e molte delle proprietà rimasero vuote per
un decennio. Da allora le cose sono molto cambiate, anche se permangono
ancora una serie di librerie radicali, caffè dall'atmosfera rilassata e
negozi di dischi di seconda mano che fanno un po' respirare l'atmosfera
di quegli anni.
Ma la zona è ottima soprattutto per fare acquisti a buon prezzo,
specialmente lungo i negozi che costeggiano il Panhandle, un parco lungo
quanto il quartiere che è una protuberanza del ben più grande Golden
Gate Park con cui Haight Ashbury confina. Il nome deriva dal fatto che,
essendo lungo e stretto e contiguo con il più grande Golden Gate Park,
visto dall'alto assomiglia ad un manico di una pentola. Fino a poco
tempo fa aveva una pessima reputazione, come maggiore luogo di spaccio
di stupefacenti della città; di notte era inaffrontabile, ma
recentemente la situazione è migliorata, specie per l'installazione
dell'illuminazione notturna. La zona a nord del Panhandle, circondata da
Divisadero, Fell, Turk e Masonic Street, è chiamata North Panhandle, ed
è parte del Western Addition. L'area ha subito profonde modificazioni,
come il parco stesso, nei precedenti due decenni. La strada, da Masonic a Stanyon, è fiancheggiata da caffe, ristoranti a buon mercato, librerie e negozi di articoli musicali, vecchi dischi, vestiti usati e bigiotteria degli anni '30. Praticamente, per certa gente come il titolare di questo sito, una manna!
IL MOVIMENTO HIPPY «
Quando la luna entrerà nella settima casa e Giove si allineerà con
Marte, sarà la pace a guidare i pianeti e sarà l'amore a dirigere le
stelle. E allora sorgerà l'Era dell'Acquario. » (Hair) La cultura Hippy (scritto anche Hippie) era in origine un movimento giovanile che ha avuto inizio negli Stati Uniti nel corso degli anni sessanta e si è diffuso in tutto il mondo. La parola Hippy deriva dal temine hipster, ed era stato inizialmente utilizzato per descrivere i beatnik che si erano trasferiti nel distretto di Haight-Ashbury di San Francisco. Queste persone avevano ereditato i valori controculturali della Beat generation, e avevano creato proprie comunità che ascoltavano rock psichedelico e abbracciavano la rivoluzione sessuale e l'uso di stupefacenti come gli allucinogeni LSD e la cannabis, al fine di esplorare stati della coscienza alternativi. Nel 1967 lo Human Be-In, un raduno giovanile tenutosi a San Francisco, rese popolare la cultura hippie, preparando il terreno per la leggendaria Summer of Love, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, e il Festival di Woodstock nel 1969, sulla costa est. La rivoluzione si espanse a macchia d'olio per tutto il globo, facendo creare in quasi ogni nazione una propria versione del movimento controculturale; in Messico, gli jipitecas dettero origine a La Onda Chicana e si riunirono a "Avàndaro", mentre in Nuova Zelanda, nomadi housetruckers praticarono stili di vita alternativi e promossero il culto dell'energia sostenibile di Nambassa. Nel Regno Unito, gruppi nomadi uniti nelle "carovane di pace" facevano pellegrinaggi estivi ai festival di musica libera a Stonehenge. La moda e i valori hippy hanno avuto un notevole impatto sulla cultura, influenzando musica popolare, la televisione, il cinema, la letteratura, e l'arte. Dal 1960 molti aspetti della cultura hippy sono diventati di comune dominio. La diversità culturale e religiosa abbracciata dagli hippy ha guadagnato un'ampia accoglienza, e la filosofia orientale e l'elemento spirituale hanno raggiunto un vasto pubblico. L'eredità hippy può essere osservata nella cultura contemporanea in una miriade di forme - dalla salute alimentare, ai festival di musica, ai costumi sessuali contemporanei - ed ha influenzato anche la rivoluzione del cyberspazio. Un hippy è un membro del gruppo di cultura alternativa che si manifestò nei primi anni sessanta. Dal 1965 divenne un ben individuato gruppo sociale e il movimento si diffuse in altri paesi, prima di declinare nella seconda metà degli anni Settanta. Gli Hippy, insieme alla New Left (Nuova Sinistra) e alla American Civil Rights Movement (Movimento Americano per i diritti civili), sono considerati i tre gruppi di dissenso della cultura alternativa degli anni sessanta. Originariamente il movimento hippy era composto per la maggior parte da adolescenti e giovani adulti bianchi, di età compresa tra i 15 e i 25 anni, che avevano ereditato una tradizione di dissenso dai primi Bohémien e dai beatniks. Gli Hippy respingevano con forza le istituzioni, criticavano i valori della classe media, erano contrari alle armi nucleari e alla Guerra del Vietnam, abbracciavano aspetti della filosofia orientale, promuovevano la libertà sessuale, erano spesso vegetariani ed ambientalisti, promuovevano l'uso di droghe psichedeliche per espandere la propria coscienza, e creavano comunità intenzionali e comuni. Essi utilizzavano arti alternative, il teatro di strada, la musica popolare, e le sonorità psichedeliche come parte del loro stile di vita e come modo di esprimere i propri sentimenti, le loro proteste e la loro visione del mondo e della vita. Gli Hippy si opponevano all'ortodossia politica e sociale, scegliendo una mite e non dottrinaria ideologia che favoriva la pace, l'amore, la fratellanza e la libertà personale, forse incarnata al meglio dai Beatles nella famosissima canzone All You Need Is Love. Essi percepivano la cultura dominante come corrotta, un'entità monolitica che esercitava un indebito potere sulle loro vite, e chiamavano questa cultura "L'Istituzione", "Grande Fratello", o "L'Uomo". Rilevando che essi erano "in cerca di significato e di valore ", studiosi come Timothy Miller descrivono gli hippy come un nuovo movimento religioso.
Dopo
il 1965, la etica hippy ha influenzato i Beatles e gli altri gruppi
musicali nel Regno Unito e in Europa, e questi a loro volta
influenzarono i loro omologhi americani. Attorno al 1968, gli hippy
erano diventati una significativa minoranza, che rappresentava poco meno
dello 0,2 % della popolazione degli Stati Uniti. La cultura hippy si è
diffusa in tutto il mondo attraverso una fusione di musica rock,
soprattutto nella variante psichedelica, folk e blues; essa trova
espressione anche nella letteratura, nelle arti drammatiche, nella moda,
e nelle arti visive, compresi i film, i manifesti pubblicitari che
annunciano i concerti rock, e le copertine degli album. Alla fine, il
movimento hippy si espanse ben al di là degli Stati Uniti, del Regno
Unito e dell'Europa, manifestandosi anche in Australia, Canada, Nuova
Zelanda, Giappone, Messico, Brasile e in molti altri paesi. Lo scrittore Jesse Sheidlower, il principale editore americano della Oxford English Dictionary, afferma che i termini "hipster" e "hippy" derivano dalla parola "hip", le cui origini sono sconosciute. Il termine "hipster" è stato coniato da Harry Gibsonnel 1940, ed è stato spesso utilizzato nel 1940 e 1950 per descrivere gli esecutori di musica jazz. Anche "hippy" è un gergo usato nel 1940, e uno dei primi usi registrati della parola "hippy" è rintracciabile in un programma radiofonico il 13 novembre 1945, in cui Stan Kenton ha chiamato Harry Gibson, "Hippie". Tuttavia, pare che Kenton quando usò la parola voleva fare un gioco di parole col soprannome di Gibson "Harry l'Hipster". Tornando indietro alla Harlem della fine degli anni '40, Malcom X ricordava nella sua autobiografia del 1964 come il termine "hippie" venisse a quell'epoca utilizzato dagli afroamericani come un termine per descrivere un determinato tipo di uomo bianco, che "agiva più da nero degli stessi neri." La storia
La
fondazione del movimento hippy trova il suo più lontano precedente
storico nella controcultura degli antichi greci, esemplificati da
personaggi come Diogene di Sinope e i Cinici. Gli hippy sono stati
influenzati dal pensiero di Gesù Cristo, Hillel il Vecchio, il Buddha,
Francesco d'Assisi, Henry David Thoreau, e Gandhi. Dal 1896 al 1908, la
controcultura giovanile dei Der Wandervogel divenne popolare in
Germania, attirando migliaia di giovani tedeschi che respingevano
l'urbanizzazione e che sognavano un ritorno alla natura. Queste
convinzioni vennero introdotte negli Stati Uniti dai tedeschi che erano
andati a stabilirsi in vari suoi luoghi. I giovani americani adottarono
le credenze e le pratiche dei nuovi immigrati. Il compositore Eden Ahbez
scrisse una canzone intitolata Natura Boy, ispirata da Robert Bootzin (Gypsy
Boots), che contribuì a diffondere negli Stati Uniti lo yoga, gli
alimenti biologici e salutari. La Beat Generation di fine anni 50
influenzò lo sviluppo della controcultura degli anni 60, mentre il
termine "beatnik" dava spazio a quello "hippy".
Personaggi del Beat come Allen Ginsberg diventarono un punto fermo degli
hippy e dei movimenti contro la guerra. Le preferenze stilistiche dei
beatnicks, colori sobri, lenti scure e barbette a punta, furono
sostituite da vestiti coloratissimi e con fantasie psichedeliche, dai
capelli lunghi, da petti nudi, bandane e pantaloni blu a zampa di
elefante. Durante questo periodo, Cambridge (Massachusetts), il Greenwich Village a New York e Berkeley in California erano i centri del circuito americano della musica folk. Due coffe houses di Berkeley, la Cabale Creamery e la Jabberwock, ospitavano concerti di artisti di musica folk in uno scenario beat. Nell'aprile del 1963 Chandler A. Laughlin III, co-fondatore della Cabale Creamery, istituì una specie di rito tribale religioso, con circa cinquanta persone che partecipavano ad una tradizionale cerimonia a base di peyote in un contesto rurale, che durava tutta una notte. Questa cerimonia combinava l'esperienza psichedelica con i tradizionali valori spirituali dei nativi americani; queste persone si posero come obbiettivo di lavorare su un unico genere di espressione musicale al Red Dog Saloon, nell'isolata vecchia città mineraria di Virginia City, Nevada. Nell'estate del 1965, Laughlin reclutò gran parte del talento originaria che portò ad un amalgama unico tra musica folk tradizionale e la nascente scena di rock psichedelico. Insieme al suo gruppo creò ciò che divenne famoso come "The Red Dog Experience", con la presentazione di gruppi musicali sconosciuti - Big Brother and the Holding Company, Jefferson Airplane, Quicksilver Messenger Service, The Charlatans, Grateful Dead, e altri - che suonarono nell'intimo e completamente nuovo ambiente del Red Dog Saloon. Non vi era una netta separazione tra musicisti e pubblico in queste performance, durante le quali la musica, la sperimentazione psichedelica, un senso unico dello stile personale e i primi rozzi esperimenti di spettacoli luminosi messi su da Bill Ham si combinavano per creare un nuovo senso di comunità. Laughlin e George Hunter dei Charlatans erano veri proto-hippie, con i loro lunghi capelli, gli stivali e gli stravaganti vestiti che si ispiravano chiaramente a quelli dei primi americani e dei nativi. Il fabbricante di LSD Owsley Stanley viveva a Berkeley nel 1965 e fornì gran parte della sostanza che divenne parte seminale della Red Dog Experience, della prima evoluzione del rock psichedelico e della nascente cultura hippie. Al Red Dog Saloon, i Charlatans furono la prima rock band psichedelica che suonò dal vivo (sebbene inintenzionalmente) sotto l'effetto dell'LSD. Una volta tornati a San Francisco, partecipanti alle performance del Red Dog come Luria Castell, Eller Harman e Alton Kelley crearono un collettivo chiamato "The Family Dog". Modellandolo sulle esperienze del Red Dog, il nuovo gruppo organizzò il 16 ottobre 1965 "A Tribute to Dr. Strange" alla Longshoreman's Hall. Con un pubblico di circa 500 persone, esponenti degli hippie originali della zona, questo fu il primo evento di rock psichedelico, ballo in costume e show luminoso di San Francisco, con la partecipazione di Jefferson Airplanes, The Great Society e The Marbles. Altri due eventi ebbero luogo prima della fine di quell'anno, uno alla California Hall e la'ltro al Matrix. Dopo i primi tre eventi organizzati dai Family Dog, alla Longshoreman's Hall ebbe luogo un'occasione psichedelica molto più grande. Intitolata "The Trips Festival", ebbe luogo dal 21 al 23 gennaio del 1966 e fu organizzato da Stewart Brand, Ken Kesey, Owsley Stanley e altri. Diecimila persone parteciparono a questo evento a posti esauriti, con mille altre che ogni sera non riuscivano ad entrare. Sabato 22 gennio, salirono sul palco i Grateful Dead, Big Brother and the Holding Company, e seimila persone giunsero a bere punch corretti con l'LSD e ad essere testimoni di uno dei primi integrali show luminosi dell'era. Nel febbraio del 1966, la Family Dog divenne, sotto l'organizzazione di Chet Helms, Family Dog Productions, e promosse happening alla Avalon Ballroom e al Fillmore Auditorium, inizialmente in cooperazione con Bill Graham. Questi locali permettevano ai partecipanti di prendere parte interamente all'esperienza musicale psichedelica. Bill Ham, che era stato tra i pionieri degli spettacoli di luce del Red Dog, perfezionò la sua arte di proiezione di luce liquida, con la combinazione di luci e proiezione di film, ed il suo nome divenne sinonimo delle serate di ballo di San Francisco. L'attenzione allo stile ed ai costumi, già presente al Red Dog Saloon, si sviluppò ulteriormente quando gli hippies acquistarono il magazzino di costumi del teatro Fox di San Francisco, che aveva chiuso i battenti, e si rivelò nella libertà con cui ci si acconciava per partecipare agli eventi musicali nelle sale preferite. Scrisse il giornalista musicale del San Francisco Chronicle Ralph J. Gleason: "Ballavano tutta la notte, in maniera orgiastica, spontanea, completamente libera". Alcuni dei primi hippy di San Francisco erano ex studenti del San Francisco State College che rimasero incuriositi dalla nascente scena musicale psichedelica hippy. Essi si unirono alle band amate, iniziarono una vita comunitaria negli ampi e poco costosi appartamenti vittoriani di Haight-Ashbury. I giovani americani in tutto il paese cominciarono a muoversi verso San Francisco, ed entro il giugno 1966, circa 15.000 hippy si erano già stabiliti ad Haight. Anche i Charlatans, gli Jefferson Airplanes, i Big Brother and the Holding Company, i Grateful Dead in questo periodo si stabilirono tutti nella zona di Haight-Ashbury. Le attività ruotavano attorno ai Diggers, un gruppo teatrale che combinava teatro spontaneo di strada, azioni anarcoidi e improvvisazioni artistiche per raggiungere l'obiettivo di creare una "città libera". Verso la fine del 1966 i Diggers aprirono locali in cui, oltre a organizzare concerti musicali gratuiti e lavori di arte politica, regalavano le loro cose, cibo, droga, e denaro.
Il
6 ottobre 1966, lo stato della California dichiarò l'LSD sostanza
controllata, ciò che ha di fatto rese la droga illegale. In risposta
alla criminalizzazione della sostanza, gli hippie di San Francisco
organizzarono un raduno hippy sulla striscia del Golden Gate Park,
chiamato Love Pageant Rally, che attirò circa 700-800 persone. Come
spiegato da Allan Cohen, co-fondatore del San Francisco Oracle, lo scopo
della manifestazione era duplice - attirare l'attenzione sul fatto che
l'LSD era stato appena resa illegale, e dimostrare che le persone che
utilizzavano LSD non erano criminali, né malati mentali. Suonarono i
Grateful Dead, ed alcuni sostengono che nell'occasione si consumò LSD.
Secondo Cohen, quelli che assunsero LSD "non erano colpevoli di uso
di sostanze illegali... Noi stavamo celebrando la conoscenza
trascendentale, la bellezza dell'universo, la bellezza
dell'essere".
Per
quanto riguarda questo periodo della storia, il 7 luglio 1967 la rivista
TIME si presentò con una copertina intitolata "Gli Hippy: La
filosofia di una subcultura". L'articolo descriveva le linee guida
del codice hippy: "Fai le tue cose, ovunque devi farle e ogni volta
che vuoi. Ritirati. Lascia la società esattamente come l'hai
conosciuta. Lascia tutto. Fai sballare qualsiasi persona normale con cui
vieni in contatto. Fagli scoprire, se non la droga, almeno la bellezza,
l'amore, l'onestà, il divertimento". Si stima che circa 100.000
persone si siano recate a San Francisco nell'estate del 1967. I mezzi di
informazione li seguirono, rivolgendo i riflettori sul distretto di
Haight-Ashbury e rendendo popolare i costumi hippie. Con questa maggiore
attenzione, gli hippy trovarono sostegno per i loro ideali di amore e di
pace, ma furono anche criticati per le loro lotta contro il lavoro e
pro-droga, e per la loro etica permissiva. Timori riguardo alla cultura
hippy, in particolare per quanto riguarda l'abuso di droga e l'assenza
di moralità, alimentarono le ansie morali della fine del decennio. Nell'agosto 1969, a Bethel, New York, ebbe luogo il Woodstock Music and Art Festival (Festival di Woodstock), che per molti rimane il miglior esempio di controcultura hippy. Oltre 500.000 persone vi si recarono per ascoltare i musicisti e le band più notevoli del tempo, tra cui Richie Havens, Joan Baez, Janis Joplin, The Grateful Dead, Creedence Clearwater Revival, Crosby, Stills, Nash and Young, Carlos Santana, The Who, Jefferson Airplane, e Jimi Hendrix. Le condizione di sicurezza e la logistica furono garantite dalla HWavy Gravy's Hog Farm, e gli ideali hippy di amore e di fratellanza umana sembrarono aver acquisito espressione concreta.
Nel
dicembre 1969, un evento simile ebbe luogo a Altamont, in California,
circa 45 km a est di San Francisco. Inizialmente annunciata come la
"Woodstock West", il suo nome ufficiale fu The Altamont Free
Concert. Circa 300.000 persone vi convennero per ascoltare i Rolling
Stones, Crosby, Stills, Nash and Young, Jefferson Airplane e altri
gruppi. Furono gli Hell's Angels ad occuparsi della sicurezza, ma il
livello fu molto meno di successo rispetto a quello raggiunto
nell'evento di Woodstock: la diciottenne Meredith Hunter fu pugnalata a
morte durante il concerto dei Rolling Stones. Molti dei costumi hippie nei primi anni '70 erano diventati molto diffusi. Gli affollati concerti rock, iniziati con il Monterey Pop Festival del 1967 e con l'Isle of Wight Festival del 1968, erano diventati la norma. Alla metà degli anni '70, con la fine della leva obbligatoria e della guerra del Vietnam, e con la ripresa di sentimenti patriottici associati all'approssimarsi del Bicentenario degli Stati Uniti, i principali media persero interesse alla cultura hippie. L'acid rock dette strada all'heavy metal, alla disco e al punk rock. Gli hippie divennero bersaglio di scherno. Mentre molti di loro si confermarono per un lungo periodo nello stile di vita adottato, i nuovi giovani sostennero che gli hippie avevano esaurito la loro storia nel corso degli anni '80 ed erano diventati parte della cultura consumista e materialista.
Sebbene
non visibile come una volta, la cultura hippie non è mai del tutto
scomparsa: hippie e neo-hippie si possono trovare ancora nei campus dei
college, nelle comuni e ai raduni musicali. Molti abbracciano i valori
di pace, amore e comunanza, e gli hippie possono ancora essere
rintracciati in enclave di bohéme in tutto il mondo. Dal 1971, per
esempio, esiste in pieno centro a Copenaghen, un quartiere autogestito
dagli hippie chiamato Christiania. Il
villaggio gay di San Francisco per eccellenza è il quartiere di Castro.
Si trova alla fine di Market Street, tra la 18th, Market, Church, Eureka
e Sanchez Street. È confinante con il Mission, Noe Valley, Twin Peaks e
Haight-Ashbury; nel suo territorio si trovano le alture di Dolores
Heights. Il fulcro del quartiere si snoda però da Noe Valley alla 24th
street.
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FISHERMAN'S
WHARF Costruito
dalle vecchie famiglie di pescatori italiani, si sono aggiunti centri
commerciali ricavati da vecchi edifici industriali e magazzini in
disuso. I centri commerciali principali sono: PIER 39, The Anchorage,
The Cannery e Ghirardelli Square. "Ferry
Building Marketplace:
La porta d'ingresso della città a luogo ove si celebra il cibo, in
tutte le sue forme"
ALCATRAZ
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COSA E DOVE MANGIARE A SAN FRANCISCO
California dreamin'...E quando si dice California il pensiero corre a San Francisco. Il carattere cosmopolita, la ricca varietà di prodotti freschi della regione e l'abbondanza di pesce hanno reso San Francisco il paradiso della gastronomia americana e la culla della "California Cuisine". Molti ristoranti però non accettano prenotazioni, sopratutto durante il weekend, come per esempio gran parte dei ristoranti al Fisherman's Wharf e quelli in voga al momento. Si usa lasciare una mancia del 15% sul conto. In tutti i ristoranti di San Francisco è vietato fumare. Francisco, una città particolarmente amata dagli europei, perchè è un'anomalia tra le città americane che città non sono in quanto agglomerati immensi e senza fine. San Francisco, nonostante la skyline del centro storico, conserva un suo fascino urbano d'altri tempi, grazie ai popolarissimi tram, grazie ad alcuni quartieri che sembrano essere sfuggiti all'implacabile avanzata del progresso. Una città di grandi contrasti, che è riuscita a fare in rapida successione ben due rivoluzioni a prima vista antitetiche, come quella degli hippies e quella informatica della Silicon Valley. Uno spirito innovativo a largo spettro che si manifesta anche a tavola. La cucina californiana, ammesso che esista, ha pochi anni di vita e crediamo di potere azzardare una data ben precisa. Era il 1971 quando Alice Waters aprì Chez Panisse. Una piccola influenza francese nel nome e nello stile che in breve diede forma all'eperienza forse piú significativa tentata oltre oceano in questo campo. Alimentata dal vento libertario del '68, dalla vicinanza dell'università di Berkeley, dalla convivenza con i movimenti giovanili e di contestazione del popolo di Haight Asbury, ecco che questo locale elaborò senza saperlo una linea di cucina che fece e fa ancora oggi tendenza. Cosa significa “libertà in cucina”? Alice Waters ci ha fornito risposte ben precise con il suo esempio: significa fare un menú rispettoso della natura e quindi delle stagioni, significa adoperare ingredienti sani, naturali, “organic”, cioè biologici. E, visto che a quell'epoca ce n'erano pochi, eccola propugnare un ritorno alle tecniche tradizionali del passato, incoraggiando le comunità dei giovani a coltivare in modo “giusto” la terra. Ma tutto questo non basta. Non è sufficiente partire da una buona selezione di materia prima, occorre non disperdere questo patrimonio in cucina. Una cucina basata sulla freschezza che aboliva tutto quello che era pesante e complicato in nome di una leggerezza e spontaneità che partivano dalle tecniche culinarie, fino a coinvolgere anche la gestione stessa del locale. In cucina comandavano le idee e non le regole, erano abolite le divisioni dei compiti, di gerarchie e delle partite in favore della libertà di espressione di chi ci lavorava dentro. E costoro, andando poi in giro per il mondo, hanno divulgato questo stile che favoriva come pochi la libera creatività senza sprofondare nella confusione. Nasce così una cucina californiana che nella sua migliore espressione si riallaccia ai principi di quella mediterranea per i profumi e la freschezza, ma che ha alla sua base una gamma di ingredienti molto piú eterogenea, quella che gli immigrati del mondo intero sono riusciti a coltivare con successo in questa terra meravigliosa e feconda. Ma San Francisco è questo e altro ancora. I ristoranti italiani anche qui mietono allori, e convivono (come nel resto degli USA) con quelli di altre etnie, in particolare asiatiche. Qui è sorta la piu antica Chinatown degli USA, qui è nata la cucina cinese di America, detta comunemente “chop suey”, chop (significa tagliare) suey (piccoli pezzi, per via dell'usanza di tagliare in pezzi piccoli per risparmiare prezioso combustibile e cuocere rapidamente nel wok l'insieme degli ingredienti). Nome che si è poi diffuso nel mondo. La tavola odierna risente di queste culture e anche se la rivoluzione dei fiori è finita, permane nella città una grande attenzione al cibo “sano”, agli ambienti informali, e sono relativamente pochi i locali esclusivi ed elitari. Quali sono i ristoranti migliori? Dove bisogna andare? Non ci sono zone speciali, certo permane la raffinatezza di Nob Hill, il quartiere residenziale piú chic, l'oriente tende a concentrarsi intorno a Chinatown e l'Italia a North Beach, il trendy imperversa a SoMa (south of the Market st, la via che taglia in due la città). Ma ristoranti buoni li troverete un po' ovunque. Tra gli italiani ci pare doveroso citare l'antico Alioto's, forse il primo ristorante italiano della città, assieme a quel Cioppino's al quale si deve l'invenzione dell'omonimo piatto, ormai largamente diffuso e proposto ovunque, una specie di zuppa di granchi e crostacei con brodo di finocchio, vino e pomodoro. Piú recenti e sicuramente piu attendibili come linea di cucina di credibile ispirazione italiana sono il Delfina e l'Oliveto. Il primo si riallaccia fin dal nome alla cucina toscana: Craig Stoll, lo chef, ha trascorso un lungo periodo alla Delfina di Artimino, un eccellente ristorante di cucina tradizionale toscana, e ripropone qui con successo quanto appreso. All'Oliveto lo chef Paolo Bertolli fa onore al suo nome usando con accortezza l'olio di oliva e proponendolo di diverse regioni con diversi abbinamenti studiati. E passiamo alla carne: è un rifugio sicuro per i non avventurosi del palato. La carne è infatti quasi sempre eccellente. Leggermente piu frollata rispetto all'Italia, viene rigorosamente venduta in base al peso dichiarato. I tagli piu comuni sono la ribeye (la nostra bistecca semplice), la T-bone steak con l'osso, la Strip steak, la Porterhouse steak, simile alla fiorentina, che può arrivare alle 30 e piú ounces. Il prezzo di un filetto (eccellente) varia nelle steak houses dai 30$ per 10 ounces, ai 48$ per le 18 ounces. Normalmente servito alla griglia, molto popolari sono le versioni marinate: barbecued style, mesquite style, cajun style che comportano aromatizzazioni esotiche, piccanti di varia intensità. Segnaliamo la Bob's steak&chop house dentro all'Omni Hotel, per il buon rapporto prezzo qualità, (propone anche l'aragosta), o la piú cara Harrìs Grill (ha anche la carne di Kobe). A proposito di Kobe, ve la potete cuocere direttamente al tavolo allo Juban per soli 40$, e infine, se siete insaziabili, l'Alfred's propone doppio filetto da 20 ounces a 53$ e la kingdom porterhouse steak da 60 ounces (tempo di cottura un'ora) a 63$. Passando al pesce, è difficile resistere ad una passeggiata al Fisherman Wharf, l'antico porto convertito in una zona commerciale ad alta vocazione gastronomica, senza assaggiare i crostacei e i frutti di mare cucinati continuamente di fronte ai vostri occhi. I ristoranti di pesce sono logicamente posizionati lungo i “pier” (moli) del porto e della Marina del Golden Gate. Tra i tanti è da segnalare Dantès seafood grill per il “dungeness crab” servito “sizzling hot” con bruschetta, l'Hyde seafood restaurant specializzato nel pesce e nei crostacei al cartoccio. Piú vicini al vero spirito della città sono però i locali di cucina fusion e ci pare sia giusto cominciare da Baraka, un moderno locale che propone una doppia fusion, fondendo prima la Spagna con il Marocco e poi trasportando il tutto in California. Un doppio passaggio che viene interpretato con finezza tramite una gradevole sequenza di minipiatti dove abbondano hummus e harissa che finiscono per mescolarsi a frutti di mare e coda di rospo, passando per un cus cus alla cannella e finendo con una creme caramel all'acqua di rose. Al Bacar situato nel SoMa troverete musica jazz dal vivo, oltre a 200 vini alla mescita. Anche il cibo merita la menzione, basti pensare alle sensazionali cozze cotte nel wok a fuoco vivo. Collegato per gestione al Bacar ecco il locale forse piú in voga del momento, l'Eos. Qui lo chef Arnold Eric Wong offre la migliore cucina fusion della città: piatti che denotano tecnica e misura come le capesante in spuma di carote al profumo di zenzero e basilico o il petto di anatra affumicato al tè, senza dimenticare l'audacia della spettacolare tuna tower. Intramontabile, ma a noi piace citarlo sempre, è Zuni, uno storico bistrot, informale e simpatico, gestito splendidamente da Judy Rodgers. Venimmo qui la prima volta tanti anni fa durante un viaggio al Culinary Institute of California con Lidia e Alfonso Jaccarino. Oggi come ieri Judy continua a proporre una cucina allegra e divertente, soprattutto di mare, che trova l'eccellenza nella selezione di ostriche del Pacifico, con selezioni di provenienza Fanny bay, Sinku bay, Cortes Islands. Ma a proposito di ostriche come non citare il glorioso Swan Oyster Depot, quasi un secolo di vita, un locale rimasto semplice che offre però l'eccellenza del genere, comprese le famose ostriche di Hog Islands. Tornando alla cucina fusion, ecco un altro indirizzo da non perdere. Siamo nel SoMa in un locale scintillante fin dall'arredo che fa di tutto, e ci riesce, per non passare inosservato: l'Asia SF. La cucina è in linea con il nome ed ha il Pacifico come suo baricentro: cozze cotte nel sakè, agnello laccato all'arancio con riso al cocco e altre delizie del genere accompagnate da una buona carta di vini californiani e da un servizio al femminile mozzafiato, che non è facile dimenticare! Per gli amanti della griffe, da non perdere il Caffè Niebaum Coppola (Niebaum è il nome dell'azienda vinicola acquistata dal famoso regista) e, restando nel genere, un locale ancora piú interessante: Fanny and Alexander, un sofisticato ristorante che riprende il nome di un celebre film di Ingmar Bergman e offre un'eccellente e inventiva cucina. Atmosfera sofisticata della vecchia Hanoi la trovate invece in un locale molto alla moda, perfetto nella sua ambientazione con belle foto in bianco e nero dell'Indocina francese, sapientemente nascosto all'interno di una corte. Si sviluppa su due livelli e riesce ad ospitare a prezzi non lievi oltre un centinaio di persone, mentre la clientela in esubero aspetta il suo turno nel bel patio che precede la sala. Non sarete delusi da questa cucina che rende opulenta la povera cucina vietnamita con un menu raffinato pieno di interessanti proposte. Da provare il tasting platter (selezione di food fingers vietnamita) per poi passare all'eccellente Cari Tom (gamberoni in curry di cocco e mango) il delicato Ca Hap La Chuoi (pesce stufato in foglia di banana con zenzero, coriandolo, lime e spaghettini in agrodolce) o l'Hai San (zuppa di frutti di mare e crostacei al lime e tamarindo). Tutti piatti che vengono proposti a circa 30$. Se invece volete inseguire i miti dell'upper class di San Francisco, lasciate il superlusso del Four Seasons e puntate verso il SoMa, per altro poco distante. Ecco i due Hotels forse piú trendy del momento (ma le mode cambiano velocemente da queste parti!): il Clift hotel e il W hotel. Il Clift Hotel è stato completamente rinnovato e tra le sue attrattive è sicuramente la Redwood Room, un bar dall'arredo scioccante che cavalca eclettismo e art deco mescolando Dalì ad arte africana, in un tripudio di corna di gazzella e pelli di struzzo. Ma qui vedrete passare la gente piú elegante della città. W è la nuova catena della Starwood che interpreta con successo uno stile minimalista raffinato che cerca di non scivolare nell'asettico (sono alberghi in genere situati nel centro delle città piú importanti). Questo di San Francisco è adiacente al Museo di Arte Moderna e
di fronte al nuovo Yerba Buena Park. Andate al bar al secondo
piano, l'XYZ bar per ammirare un decoro studiato nei minimi
particolari e le bellissima clientea che lo frequenta. Se poi
scegliete il W come vostro albergo, sappiate che nel minibar
troverete tutto quello che serve, anche il preservativo. Sarà il clima della Baia (qui la nebbia può arrivare all'improvviso e far calare la temperatura di molti gradi anche in piena estate) sarà l'acqua o il territorio, o forse le varie cose assieme, ma ecco che a San Francisco il pane acquista un sapore particolare. Merito dei lieviti che qui si sono sviluppati e danno vita al famoso “sourdough” (questo il nome del pane locale) che si giova di una lunga lievitazione naturale e che potete acquistare in una delle tante panetterie che lo propongono. Famose e ben distribuite (anche all'aeroporto) sono le Boudin Bakeries, che offrono il sourdough (la pagnotta è rotonda) anche scavato con dentro la classica clam chouder. Con alcuni amici abbiamo provato alcuni vini californiani comprati al supermercato a costo inferiore ai 10$. Segnaliamo l'Esser Cellars per la sua eccellente gamma di prodotti, merlot, cabernet sauvignon e chardonnay, annata 2002, e l'ottimo shiraz Delicato 2002. Salendo un poco di prezzo, mediamente 15$, segnaliamo con un ottimo rapporto prezzo qualità: lo zinfandel Sausal Alexander valley 2000, lo zinfandel Markham Napa valley 2000, il viognier Sobon Estate 2002 Shenandoah valley e l'intrigante (leggermente piú caro) 2002 Vos vineyards un viognier di Carneros suadente e profumato. L'ultima avvertenza è per il cioccolato. Proposto ovunque in confezioni fantasiose e appariscenti, in genere sotto il marchio Ghilardelli, alla degustazione si rivela di scarsa qualità come per altro la pralineria rozza e approssimata in mostra nelle vetrine lascia presagire. Tra l'altro le etichette riportano numerose indicazioni, ma tralasciano quella piú importante: la percentuale di cacao!
Gli indirizzi :
Luigi Cremona, tratto da La Madia TravelFood |
UNION
SQUARE
CIVIC CENTER
MARKET STREET Market
Street è una delle più importanti strade che attraversano San
Francisco. Inizia all'Embarcadero, di fronte al Ferry Building nel lato
nordest della città e continua verso sudovest tagliando diagonalmente
il reticolato di strade ortogonali del centro cittadino. Attraversa il
Financial District, delimita il quartiere di SOMA, attraversa Downtown,
il Tenderloin nell'area nota come Mid-Market, il Civic Center e quindi
si dirige verso Castro, dove continua con Portola Drive e costeggia le
colline di Twin Peaks.
Finalmente ce l'ho fatta! Ho visto una partita di baseball nel nuovo stadio di San Francisco, il Pacific Bell Park, direttamente sulla baia...che spettacolo! Non avevo mai visto una partita di baseball ma mi ha sempre incuriosito e quale partita migliore se non una dei SF Giants? L'occasione era irripetibile, la giornata è stata 'gentilmente' offerta dalla compagnia di Ale: hanno pagato tutto, dai biglietti d'ingresso, a quelli del treno (da Sunnyvale a San Francisco, un'ora e mezza e lo stadio è a 5 minuti a piedi dalla stazione, posizione strategica), ai panini (comprati la mattina stessa, dopo aver preso le 'ordinazioni' il giorno prima), alle bibite (più che altro birra, ma a caval donato...), agli snack (due pacchi formato famiglia di sacchetti di patatine e simili)...meglio di così! Siamo arrivati circa mezz'ora prima dall'inizio e c'era già un sacco di gente dentro e altrettanta fuori, in vari gruppetti, pronti per entrare. Noi ci siamo ritrovati accanto all'entrata e, dopo aver bevuto una birra (dentro non si possono portare, ma le vendono all'interno) siamo entrati. WOW che stadio! E che panorama! La baia era li', di fianco a noi, si potevano vedere le barche ormeggiate e quelle 'in navigazione'. La cosa che mi ha colpito di più (e di cui ancora non mi capacito), aldilà dello spettacolo in se', è stato vedere 5 o 6 imbarcazioni, tra le più diverse (dalla canoa alla barchetta di legno da 3 o 4 persone) ferme in acqua accanto allo stadio...la cosa strana non è tanto questa, quanto il fatto che fossero li' per aspettare un fuoricampo in modo da impossessarsi della palla. Allucinante! E pensare che c'era addirittura uno completamente 'a mollo', senza alcun tipo di imbarcazione...ed è rimasto li' per almeno 5 ore...sono rimasta senza parole. Va bene che se si prendeva la palla del 60mo homerum di Bonds ci si poteva assicurare qualche migliaio di dollari rivendendola, ma a tutto c'è un limite...bah! Bonds è il giocatore dei Giants con all'attivo il maggior numero di homerun per questo campionato...era arrivato a quota 59 e il prossimo sarebbe stato 'storico' in quanto solo altri 4 giocatori nella storia del baseball hanno raggiunto 60 (o più) homerun in una stagione e lui. Come se non bastasse, è anche sulla strada per battere il record assoluto (70) o il secondo (67) o il terzo (61). E noi abbiamo assistito a questo 'evento storico'...non male! ;-) Durante i momenti morti della partita vengono organizzati 'quiz' con persone fra il pubblico, a volte bambini. Alla fine di ogni inning, durante il cambio, c'è un naturale viavai di gente su e giù per le scale, un po' per sgranchirsi le gambe un po' per andare a comprare una delle decine di 'porcherie' vendute allo stadio (una fra tutte, le patate fritte con una salsa all'aglio...).
Ma la cosa più divertente la si vede al metà del settimo inning...è automatico, a metà 'inning tutti (dico tutti) scattano in piedi e si stiracchiano: è il "Seven Inning Stretching". E' una regola non scritta, alla fine del sesto inning ci si sgranchisce. Io lo sapevo, non l'ho fatto perchè non ne avevo bisogno, ma se sapevo che sarei stata l'unica a non farlo...mi sarei alzata al volo! Credo che tutti abbiamo capito che non ero 'del posto' ... ;-))) Davanti allo stadio c'è la statua di Willie Mays, uno dei migliori (se non il migliore) giocatore dei Giants. La statua è stata eretta in suo onore in occasione del 70mo compleanno. http://www.usaonline.it/sport/giants/chikka_giants.asp
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WATERFRONT
Conosciuta anche come "Soma", la zona di South of
Market è diventata negli ultimi anni molto alla moda. Vi si
trovano rinomati ristoranti, musei, teatri sperimentali,
night-club, centri d'arte e centri commerciali. Le attrazioni
principali sono il Museo d'Arte Moderna, Contemporary Jewish
Museum, Yerba Buena Center.
TELEGRAPH HILL
Manifestazioni anche in Italia per ricordare un mito che, pur in
aria di crisi, appassiona da generazioni di Alessandra Retico Dalle ciminiere alle passerelle, dalla polvere alle stelle. Poche sono le cose che possono vantare percorsi così luminosi e durevoli, assumendo su di sé il peso e l'onore di essere simbolo, cultura e persino emozione condivisa da generazioni e Paesi distanti nella geografia e nel tempo. Poche cose, come le cose, e cioè tutto ciò che rientra in quella che viene detta "cultura materiale", sanno allacciare nessi tra persone ed esperienze. I jeans sono tra queste, e gli strafamosi Levi's, riconosciuti i padri generatori di una prole feconda, ancor di più. L'occasione per ricordare quanta forza si nasconda nella trama di una semplice tela di denim, il 150esimo compleanno dalla nascita della Levi's (e il 130esimo del famoso modello 501) che cade questa settimana. Occasione pubblicitaria per la celebre casa di San Francisco, certo. Ma anche di riflessione, leggera eppure attenta, sulla potenza e pervasività delle icone nel nostro immaginario e nella nostra quotidianità. Partiamo dalla cronaca delle celebrazioni: mentre negli Usa il gigante dei jeans ha organizzato una caccia al tesoro 24 carati, nascondendo in una località segreta del vecchio West un paio di jeans, con bottoni di pietre preziose e tasche imbottite di lingotti d'oro, in Italia, più modestamente, ha previsto festeggiamenti nei Levi's store di Roma e a Milano tra l'8 e il 10 maggio (con Morgan, il cantante dei BluVertigo come testimonial), con distribuzione di gadget e offerte promozionali. Le scelte di marketing non sono mai neutre, ovvio. Musica e jeans è un connubio originario nella storia del pantalone più famoso al mondo: dal rock and roll a Woodstock a Seattle e fino alla Mtv generation, i jeans nascono in sinonimia con la trasgressione, la voglia di svecchiamento, di libertà, di creatività. E d'America. Indossati dai miti del cinema e della musica di tutti i tempi, da Marilyn Monroe a James Dean a Marlon Brando a Grace Kelly, da Bob Dylan a Bruce Springsteen, fino ai giorni nostri a Madonna, sono passati nei guardaroba di uomini politici e guru della finanza. Subendo cambi di segno in questi traslochi "sociali", ma senza mai perdere quella matrice di giovinezza, "diversità", temperamento, sessualità, anche quando il jeans è entrato negli atelier delle grandi firme e addosso a personaggi difficilmente percepibili come "sovversivi" (vedi il presidente americano George W. Bush: l'obiezione che è texano e quindi ha nei cromosomi il jeans, regge, ma non è sufficiente ci pare). Insomma, la vulgata della resistenza del tessuto è pari a quella della sua tenuta simbolica. Il pantalone a cinque tasche ha conquistato il suo posto nell'armadio e nell'immaginario collettivo lungo un travagliato cammino che inizia nella seconda metà dell'800. Levi's è il marchio che per gran parte del '900 è stato al primo posto nella produzione dei jeans (dai Settanta comincia a perdere seduttività e se la deve vedere con "brand" più giovani e innovativi, come Diesel). Il suo fondatore, Levi Strauss, un immigrato 24enne bavarese che andò come tanti a San Francisco per cercare l'oro (nel 1853), con l'aiuto di Jacob Davis, sarto del Nevada che per primo mise al denim i celebri bottoni di metallo, fondò le prime basi dell'impero al numero 90 di Sacramento Street: da allora oltre due miliardi di paia di blue-jeans porteranno il marchio Levi's in tutto il mondo. E tante leggende, come quella secondo cui Levi Strauss abbia fabbricato i primi jeans con la stoffa delle tende: in realtà comprava le tele in Francia, a Nimes (che poi per sempre si chiamera Denim) e ha l'idea di utilizzarlo per farne indumenti da lavoro. Ma è il 1873, il 20 maggio, che tutti considerano la data da fissare per la nascita del mito: è il giorno in cui i Levi's furono brevettati. La storia seguente è piuttosto nota: da pantaloni da lavoro insostituibili perché indistruttibili, a oggetto di moda e strumento di comunicazione. Soprattutto dagli anni Cinquanta, i "red label" entrano nelle case dei giovani insieme ai primi idoli del cinema e del rock'n'roll. La popolarità dell'azienda di San Francisco è inarrestabile almeno fino agli anni '70. Poi, è venuta la concorrenza, da una parte dei marchi di lusso, dall'altra della grande produzione "low cost". Guai per la Levi's, che nell'ultimo trimestre del 2002 accusa perdite di 24 milioni di dollari negli Stati Uniti e in Europa e dal '97 sta chiudendo fabbriche e tagliando migliaia di posti di lavoro. Nel logo della casa, quella targhetta di cuoio sul retro dei jeans, ci sono due cavalli che tirano i pantaloni per provarne la resistenza. Anche con strappi e scuciture e ferite, quella tensione "mitica", faticosamente, continua a durare. (2 maggio 2003)
NORTH
BEACH
La Beat Generation fu un movimento artistico letterario e musicale sviluppatosi attorno agli anni cinquanta e sessanta negli Stati Uniti. Questo movimento modificò non solo la letteratura e la cultura dell'epoca, ma la stessa visione della vita e la coscienza collettiva di una società che portava ancora le ferite causate dalla grande guerra. Questo movimento orbitava attorno a figure come Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Borroughs, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, Gary Snyder, Michael McClure, Charles Olson, rappresentanti della nuova cultura americana. Non fu facile per questi ragazzi che gravitavano prima attorno alla Columbia University, poi attorno alla Lights Books, portare avanti le proprie idee, accusati come furono di oscenità e di infamie varie. Il termine Beat venne coniato da Jack Kerouac nel 1947, ma l'atto di nascita ufficiale fu il 1952, anno di pubblicazione di Go, un racconto di John Clellon Holmes, che venne considerato il primo racconto beat, e dall'articolo "This is the Beat Generation" (Holmes, New York Times, novembre 1952), che segnò l'avvio dell'esistenza pubblica del Beat. Beats erano i "battuti", gli sconfitti, definiti così in senso dispregiativo in riferimento alla loro presunta instabilità, all'uso frequente di alcool e marijuana, al disprezzo per l'ordine stabilito. Ma i beats non furono battuti né vinti. Andarono avanti incoraggiandosi a vicenda, trovando sostegno l'uno nell'altro, rifuggendo quella pubblicità negativa che li voleva ad ogni costo annientare "Beat - diceva Kerouac - vuol dire beatitudine, non battuto". Gli autori beat ripresero e amplificarono i temi della contestazione giovanile della loro epoca che, partendo da una critica radicale nei confronti della guerra del Vietnam, si estesero all'intero sistema americano, mettendo in discussione la segregazione razziale dei neri, la condizione subordinata della donna, le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale. Beat è ribellione. Beat è battito. Beat è ritmo. Quello della musica jazz, che si ascolta in quegli anni, quello del be-bop, quello della cadenza dei versi nelle poesie. Beat è la scoperta di se stessi, della vita sulla strada, del sesso liberato, della droga, dei valori umani, della coscienza collettiva. I viaggi che essi descrissero non sono solo viaggi fisici da un luogo a un altro degli USA, ma anche viaggi mentali, mediante l'uso di sostanze psichedeliche come l'acido lisergico (LSD) o il Peyote, volti ad accrescere le conoscenze degli uomini, mediante l'abbattimento di ogni barriera prestabilita. All'origine del movimento in America ci sono probabilmente figure più o meno vicine al movimento del Trascendentalismo ottocentesco, fra cui spiccano Ralph Waldo Emerson, Henry David Thoreau e Walt Whitman. Fra i movimenti affini, ma storicamente troppo distanti, ci sono quelli cinici della Grecia antica. In Italia fu Fernanda Pivano, con le sue traduzioni, a far conoscere e diffondere la cultura Beat. Attraverso le traduzioni di Fernanda Pivano l'atto del tradurre diviene un gesto di creazione e non di pura riproduzione. Molte prefazioni alle opere di artisti Beat in Italia appartengono a lei.
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CHINATOWN La Chinatown di San Francisco è considerata una delle comunità cinesi più grandi fuori dai confini asiatici e rappresenta una delle principali attrazioni turistiche di San Francisco. Questa cittadella nel centro della città occupa 24 isolati, otto di lunghezza e tre di larghezza. La strada principale, Grant Avenue, un tempo chiamata Dupont Street e considerata la strada più vecchia della città. Gli edifici, con i loro tetti a pagoda, così come i lampioni e le cabine telefoniche, hanno un aspetto orientale e le strade e i vicoletti portano le segnalazioni in cinese ed inglese. I negozi che si affacciano su Grant Avenue sfoggiano un vasto assortimento di cianfrusaglie cinesi, preziosi vasi antichi, gioielli di giada, tovaglie ricamate e stoffe di sera. Minuscole erboristerie offrono polverine e pozioni in grado di curare dai reumatismi all'impotenza. Ma se la Grant Avenue è la strada più frequentata dai turisti, la parallela più in alto, Stockton Street, offre un'immagine più autentica della vita cinese. Qui, fra i negozi di pesce, di frutta e verdura e le rosticcerie con le anatre laccate esposte in vetrina, si può vedere un incessante brulichio di donne che fanno la spesa, anziani che leggono i quotidiani cinesi, camion parcheggiati in doppia fila che scaricano casse di came e verdure. Assieme ai ristoranti che offrono una svariata selezione di cucine regionali esistono le Tea Houses dove si pub gustare il Mim sud, classico pranzo costituito da vari bocconci di pasta di farina di riso ripieni di carne, pollo, pesce o verdura. Situata nel pieno centre, della città, Chinatown offre una piacevole passeggiata senza pericoli sia di giorno che di sera.
FINANCIAL
DISTRICT
Lungo il vostro percorso attraverserete la Grant Avenue di Chinatown e
passerete davand al quartiere generale della Banca dArnerica. Questo
edificio di 52 piani, costruito nel 1970, è il pia alto di San
Francisco. La Banca d'America, una volta chiamata la Banca dAmerica e d'ltalia,
era stata fondata all'inizio del 1900 dall'italiano Amadeo Giannini.
Prendete la linea del cable car su Powell Street e scendete all'angolo della Washington Street con la Mason Street. Davand a voi c'è il Cable Car Museum, dove potrete vedere in funzione il meccanismo del Cable Car e osservare una mostra permanente sulla sua storia. Risalite poi la Mason Street fino alla California Street. Siete arrivati a Nob Hill, il colle dei nababbi, dove, nel secolo scorso, sorgevano le imponenti ville dei miliardari che avevano accumulato enormi fortune con I'estrazione dell'argento dalle miniere del Nevada e con la costruzione della ferrovia che collegava le due coste. In questo quartiere molto elegante sorgono oggi alcuni degli alberghi più prestigiosi della città come il Fairmont, il Mark Hopkins, I'Huntington e lo Stanford Court. La Flood Mansion, di fronte al Fairmont Hotel, costruita nel 1886 e ristrutturata in seguito al terremoto del 1906, ospita l'esclusivo Pacific Union Club. Il piccolo giardino pubblico adiacente alla Flood Mansion si chiama Huntington Square. Sulla piazza si affaccia la cattedrale protestante Grace Cathedral, costruita nel 1928. Un'architettura delle sue torri si ispira a quella di Notre Dame di Parigi. I portali in bronzo sono copie dei portali del duomo di Firenze. |
TIBURON - ANGEL ISLAND Tiburon è uno dei sobborghi
residenziali più eleganti della baia di San Francisco. Questa
incantevole e soleggiata cittadina assomigliante ad un villaggio
del New England, ha degli splendidi panorami della baia,
ristoranti con terrazze all'aperto ed un clima mite. Si può
raggiunge in mezz'ora di traversata in traghetto da San
Francisco con la Blue and Gold Fleet . Da Tiburon parte il traghetto per Angel Island, la grande isola in mezzo alla Baia. Prima dell'arrivo degli spagnoli, Angel Island era meta degli indiani Miwok per la caccia di cervi, lontre marine e otarie e per la pesca del salmone. L'isola, che venne chiamata Isla de los Angeles dal tenente spagnolo Juan Manuel de Ayala che A approdò nell'agosto 1775, divenne una postazione militate sia sotto dominio spagnolo che messicano. Quando la California divenne americana, Angel Island venne adibita a centro di quarantena per gli emigranti e durante la seconda guerra mondiale divenne sede di una prigione ed ospedale militare. Oggi è un parco statale frequentato dagli amanti della mountain bike che ne godono le numerose piste ciclabili ed è meta preferita dai locali per le scampagnate domenicali. Si può noleggiare una mountain bike sul posto oppure fare un tour su un tram all'aperto dal quale avrete delle spettacolari vedute di San Francisco e del Golden Gate Bridge.
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SAN FRANCISCO OAKLAND BAY BRIDGE - YERBA BUENA ISLAND - TREASURE ISLAND Il
San Francisco-Oakland Bay Bridge (conosciuto in città
semplicemente come Bay Bridge) è un ponte a pedaggio che
attraversa la Baia di San Francisco e collega la città di
Oakland a San Francisco stessa. È parte della Interstate 80 ed
è uno dei ponti più trafficati degli Stati Uniti, portando
quasi 280 mila veicoli al giorno.
Il pedaggio viene esatto sul lato di Oakland e soltanto per il traffico diretto verso San Francisco; ci sono 20 caselli molti dei quali dedicati alle corsie FasTrak. Il traffico viene quindi smistato sue due diversi piani: quelli superiore diretto ad ovest e quello inferiore diretto ad est. Ogni piano ha cinque corsie. Un tempo anche il treno utilizzava il ponte, ora invece il BART sfrutta una galleria sotterranea costruita sul fondale della baia. L'idea
di un ponte sulla baia tra San Francisco ed Oakland è stata
studiata e presa in considerazione fin dai primi anni del 1900.
Nel 1921 si prese in considerazione un tunnel sottomarino, ma
questo era chiaramente incompatibile con il traffico
automobilistico. Nel 1926 il governo della California stabilì
l'autorità dei Ponti a Pedaggio; questa prese in esame subito i
casi delle contee di San Francisco ed Alameda. Per rendere il
ponte più semplice, si scelse di utilizzare un approdo
intermedio sull'isola di Yerba Buena, riducendo così il
materiale necessario per la costruzione. Al tempo Yerba Buena
era una base della marina contigua alla nascente Treasure
Island. Il progetto ebbe il via libera dal Congresso degli Stati
Uniti nel 1931 e nel 1933 iniziò la costruzione del ponte.
Una serie di luci addobba i cavi di sospensione: fu aggiunta nel
1987 nell'ambito delle celebrazioni per il cinquantesimo
anniversario della costruzione.
L'intero ponte era stato fabbricato usando rivetti di acciaio
fuso, che non è possibile trattare a caldo e perciò rimasero
relativamente morbidi. Le analisi mostrarono che questo fatto
poteva causare il collasso della struttura se sottoposta ad un
grave carico. Per questo furono rimossi quasi ovunque (con una
speciale tecnica) e sostituiti: era un'operazione molto più
difficile di quanto possa sembrare, sia per il loro numero, sia
per la loro posizione spesso proibitiva, sia per la verniciatura
del ponte a base di piombo e quindi tossica. Modifiche furono
fatte anche ai supporti di cemento nella parte ovest del ponte
per assicurare una sua maggiore resistenza in caso di sisma.
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