ECCOCI QUA!

 

 

 

 

Eh, sì... col mio amico Forrrest vi salutiamo da Monterey, e chi si muove?. Chi sarebbe quel fesso che arrivando qui, respirando la forte brezza marina spruzzata dal Pacifico, la  vita tranquilla, un sole interminabile e che non ti  fa sudare, il tempo che scandisce lentamente le sue ore serene, farebbe il diavolo a quattro per scappare via?. 

Quel molo di pescherecci pronti a partire a caccia di Marlin, il ricco patrimonio ittico, la tipica gastronomia californiana, il contatto continuo con la fauna, la flora marina, tutto il verde privato, il bianco schiumoso delle onde, l'azzurro del mare e del cielo, ti fanno fare dei cattivi pensieri. Io stavo per dire "ragazzi, passate avanti, io resto qui". Su tutta la 17 Miles drive quello che più mi è piaciuto è appunto, Monterey. Per me è il posto ideale dove vivere, dove amare, dove invecchiare, dove andare in pensione, dove chiudere gli occhi. Dev'essere bello chiuderli qui, per l'ultima volta seduti su una sdraio in legno invecchiata di sale, con Furore di Steinbeck e gli occhiali scivolati sulle ginocchia, un cielo di fronte dipinto da nuvole barocche che si potrebbero anche mangiare e cormorani, lontre, gabbiani, leoni marini, scoiattoli e le onde del mare che ti cantano un requiem unico al mondo. Ho capito perchè i miliardari americani comprano casa qui, anche se non basta essere dei nababbi per acquistarla: a Pebble Beach (che ricade nella famosa 17 miles drive) una speciale commissione di condominio decide, come in un Consorzio, se il miliardario texano di turno pieno di soldi ma cafone fino all'ultimo sperone dei suoi stivali, è adatto o no al luogo, se stona col paesaggio: immensi campi da golf, ville stupende, piscine fantastiche, villette che sembrano costruite col pan dizucchero a Carmel by the Sea, negozi lussuosi, ecc. Però, visto che tengono tanto allo stile sobrio, mi devono spiegare che ci faceva in giro su quelle strade un burlone americano a bordo di un rosso duetto spyder Alfa Romeo targato "i am rich"! Il messaggio era preciso: sono ricco, e faccio di tutto perchè tutti ne siano al corrente!

A Monterey c'è un negozio famoso per l'enorme fornitura di shirts con tutti i colori e con tutte le scritte. Insomma, se cerchi la shirt con la faccia di Sonny Bono, qui a Monterey la trovi. Entrando ho incrociato la prima commessa: un tipico donnone americano, un metro e ottanta, bionda, occhi azzurri, carnagione chiara, novanta chili pieni pieni di gelato, popcorn e hotdogs. Se non era americana quella......... mi avvicino a lei e le chiedo, in lingua inglese, se aveva la shirt "Lifeguard Santa Monica Beach".

"Ccchhi bbboi?"  

Non il punto interrogativo finale, ma è tutta la sonorità della frase a "stroncarmi" con piacevole stupore. Eppure i miei tratti non sono proprio siculi,... in siciliano "che vuoi" si dice "cchi voi" ma in alcune zone, specialmente alle falde dell'Etna, si pronuncia proprio "cchi bboi".

Ero molto sorpreso e fortemente meravigliato che in un posto così yankee al cento per cento, dalla bocca di un soggetto così tipicamente yankee al cento per cento, uscisse fuori una frase del genere, liotrica al cento per cento. La donna si era accorta che il suo interlocutore veniva dalla terra di origine dei suoi antenati, ma non credeva proprio così vicino. In effetti, la signora non si chiamava Smith, Ford, Williams, ma Finocchiaro. Semplicemente Mr.s Finocchiaro di origini addirittura acesi, di padre con sangue italiano e di madre californiana. 

Ci siamo fatti due risate pensando a quel "cchi bboi" difficilmente da dimenticare. (P.S. la shirt era disponibile solo con taglie XXL). 

 

Monterey ha 35.000 abitanti ed è stata dal 1770 al 1822 la capitale della California; da qui è uscito il primo giornale stampato della California e sempre qui a fine '800 le baleniere venivano a rifornirsi.
Da qui viene John Steimbeck, Nobel per la scrittura; qui c'è stato un presidio militare usato dalla CIA per l'insegnamento delle lingue straniere.

Monterey è anche famosa per il suo clima, che non scende mai sotto i 15°C in inverno e non sale mai sopra i 22 in
 estate, e per i suoi campi da golf. E' il paese dove la fantasia di un uomo ha fatto vivere Zorro...
Facilmente intuiamo che genere di persone possano abitare in questa zona; nei dintorni, infatti, c'è Seventy Miles Road: solo mega ville dove, anni fa risiedeva, tra gli altri, Tom Cruise e l'ex consorte Nicole Kidman. Qui la natura è lasciata brulla, si curano solo i campi da golf, che sono in numero spropositato riseptto al numero di abitanti straricchi che abitano lungo quei pochi chilometri di costa VIP.

La natura sembra quella di uno zoo: leoni marini in mare, foche, scoiattoli sugli scogli, caprioli che scorrazzano di qua e di là e che sembrano osservare da bordo campo i giocatori all'inseguimento della buca. Passiamo noi, col nostro pullman, ma nessuno ci degna di uno sguardo...e quando mai!

John Ernst Steinbeck (Salinas, California 1902 - New York 1968), scrittore statunitense fra i più significativi della letteratura americana.

Nacque il 27 febbraio 1902 a Salinas (California): l'origine famigliare era irlandese e tedesca, il padre era funzionario del comune di Monterey, la madre era insegnante elementare. Visse la primissima infanzia a stretto contatto con la natura, nella quale amava immergersi con infinita curiosità e intraprendenza. Dopo le scuole primarie, Steinbeck frequentò la Salinas High School, in cui ebbe il modo di esprimere la sua vena di scrittore collaborando al giornale dell'istituto scolastico.
Nel 1919, ottenuto il diploma, volle inserirsi nel mondo del lavoro e per un anno prestò la sua opera come aiuto chimico presso uno zuccherificio; poi, nuovamente attratto dallo studio, s'iscrisse ai corsi di biologia all'Università di Stanford, dedicandosi contemporaneamente alla scrittura di novelle e poemi satirici per alcune riviste locali.
Nel 1925 interruppe gli studi e lasciò l'Università per riprendere il lavoro, adattandosi a svolgere i mestieri più faticosi e umili: fece il bracciante agricolo, il muratore, il pescatore sulle rive della Monterey Bay, lo sterratore al Madison Square Garden; furono esperienze dalle quali trasse ispirazione per la creazione degli ambienti e dei personaggi dei suoi futuri romanzi.
Sempre più attratto dal mondo letterario, pur fra ristrettezze economiche e difficoltà d'ogni genere, riuscì a pubblicare articoli e racconti su alcuni quotidiani locali.
Nel 1926 la passione per la letteratura lo spinse a New Jork, in quel momento centro della vita intellettuale americana, dove iniziò l'attività di giornalista, ma, non avendo incontrato la fortuna sperata, preferì tornarsene in California per dedicarsi esclusivamente alla scrittura, circondato dai luoghi a lui più cari e congeniali. Il suo esordio letterario avvenne con il romanzo "La Santa Rossa" (1929), che passò quasi inosservato; a questa prima opera fecero seguito la raccolta di racconti "I pascoli del cielo" (1932) e il secondo romanzo "Al Dio sconosciuto" (1933), che non sollevarono particolare entusiasmo.

Il grande successo gli venne decretato da pubblico e critica con la pubblicazione del libro "Pian della Tortilla" (1935). La notorietà conquistata in tutto il Paese e il considerevole benessere economico raggiunto gli permisero anche di soddisfare l'altra sua grande passione, quella per i viaggi: in quel periodo infatti visitò il Messico, l'Europa e la Russia.

La sua parabola ascendente continuò con il romanzo di lotte sindacali "La Battaglia" (1936); con la drammatica vicenda di due braccianti che sognano di potersi comprare una piccola fattoria, dal titolo "Uomini e topi" (1937); con una nuova serie dei suoi racconti migliori, intitolata "La valle lunga" (1938); e con il romanzo "Furore" (1939), un'opera intensa e significativa che narra della disperata migrazione in cerca di fortuna di una famiglia dell'Oklahoma verso la California, durante gli anni della grande depressione. Con questa ultima opera vinse il premio Pulitzer.
Steinbeck, dopo aver divorziato dalla prima moglie, riprese a viaggiare per gli Stati Uniti e a raccogliere appunti e impressioni per le sue opere future. Vivamente legato alla sua terra, da essa trasse le storie più umili, che seppe raccontare nelle sue opere con amaro, a volte anche ironico realismo.
Nel 1942, con la seconda moglie, dalla quale avrebbe avuto due figli, si trasferì nuovamente a New York. Steinbeck, ormai divenuto scrittore di successo, venne accolto con onori e riconoscimenti dagli ambienti letterari più importanti della città. Intanto in Europa era scoppiata la seconda guerra mondiale: Steinbeck ne trasse spunto per scrivere il romanzo "La luna è tramontata" (1942). E' il suo unico romanzo di guerra e racconta la storia dell'insopprimibile anelito alla libertà di un indomito paese della Norvegia che non vuole lasciarsi calpestare dalla tirannia nazista.
Nel 1943 decise di raggiungere l'Europa, e, come inviato speciale del "New York Herald Tribune" trascorse sei mesi spostandosi sui diversi fronti di guerra.
Tornato in America riprese a scrivere intensamente, pubblicando altri romanzi di grande successo:
"Vicolo Cannery" (1945), "La corriera stravagante" (1947), "La perla" (1947), e "La valle dell'Eden" (1952), da cui il grande regista Elia Kazan trasse il film omonimo.
 Successivamente divorziò, risposandosi poi per la terza volta. Continuò a scrivere mantenendosi ancorato alla realtà umana delle sue origini e alla vita della gente semplice, mentre altri scrittori suoi contemporanei, come Hemingway, Dos Passos, Fitzgerald si confrontavano con la complessa e contraddittoria cultura europea. In quel periodo Steinbeck affrontò altri lunghi viaggi oltreoceano, rivisitò l'Italia, la Russia, raggiunse la Polonia, l'Ungheria e il Vietnam.

Negli anni successivi vennero pubblicati: "Quel fantastico giovedì" (1954), "Il breve regno di Pipino IV" (1957), "L'inverno del nostro scontento" (1961). Nel 1960 Steinbeck volle intraprendere un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti, a bordo di una roulotte e con la sola compagnia di un cane barboncino. Steinbeck si sente spinto da un fortissimo desiderio di ristabilire un contatto più vivo con il vecchio mondo, soprattutto con la gente dei piccoli paesi di provincia e delle fattorie di campagna, dove il ritmo lento delle vita consente ancora di godere serenamente delle piccole cose.

Le particolari e commoventi esperienze di questo viaggio sono raccolte nel libro "Viaggio cn Charley" pubblicato nel 1962.
Nello stesso anno gli venne conferito il premio Nobel per la letteratura. L'importante riconoscimento ottenuto non riuscì nel corso degli anni successivi a far riaffiorare in lui l'entusiasmo per la scrittura. La società americana, ormai profondamente cambiata, aveva perduto i caratteri della "frontiera" e stava avviandosi verso valori e modelli di comportamento massificati e consumistici, ormai distanti dalla visione pacifica e naturalista della realtà ancora presente nell'animo dello scrittore.

John Steinbeck morì a New York il 20 dicembre 1968, colpito da un attacco cardiaco. Nel 1976 venne pubblicato postumo il libro dal titolo "Le gesta di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri": una rivisitazione delle leggende del mitico Re di Bretagna, che aveva scritto tra il 1956 e il 1959.

 

 

Il tema di fondo della narrativa di John Steinbeck è la sua terra natia, la California, alla quale restò sempre legato.
Con lucida intelligenza e semplice realismo egli ha saputo raccontare la vita spesso molto dura dei suoi abitanti, le miserie e lo squallore della solitudine umana, la forza drammatica delle ribellioni dei più diseredati, messe in campo per conservare la propria dignità.
Con grande finezza intellettuale e travolgente capacità di coinvolgimento, attraversate da una vena di lirismo appassionato, Steinbeck ha saputo rappresentare le angosciose difficoltà del vivere e gli stati d'animo più impetuosi della sua gente, immedesimandosi pienamente nel doloroso svolgersi dei conflitti umani e sociali del suo paese, analizzando con estrema abilità le complesse dinamiche della psicologia dei suoi personaggi.

Il Festival di Monterey

Il Festival Internazionale di Musica Pop di Monterey si svolse dal 16 giugno al 18 giugno 1967. Vi parteciparono più di 200,000 persone ed esso è anche riconosciuto come l'inizio del movimento hippie e il precursore del festival di Woodstock, che si svolse due anni più tardi.

Allestito vicino al paese di Monterey, California, il festival fu organizzato dal produttore discografico Lou Adler, dai cantanti Michelle Phillips e John Phillips dei The Mamas & The Papas, dal produttore Alan Pariser, e da Derek Taylor. La scaletta del festival incluse membri dei Beatles e dei Beach Boys. Il poster pubblicitario fu disegnato dall'art director Tom Wilkes.

Gli artisti suonarono gratis e tutto il ricavato fu donato in beneficenza, con l'unica eccezione di Ravi Shankar che fu pagato $ 3,000 per la sua lunga performance pomeridiana con il sitar. Il biglietto di ingresso costava un dollaro. Il festival è tipicamente ricordato (con l'album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band uscito due settimane prima) come l'apice della cosiddetta "Summer of Love".

Il festival entrò nella storia per la prima grande apparizione americana di Jimi Hendrix, permessa grazie all'insistenza di Paul McCartney, e dei The Who. Fu anche il debutto di Janis Joplin, che apparse come membro dei Big Brother and The Holding Company, e Otis Redding, nei Booker T. & The MG's. Redding morì pochi mesi dopo.
Musicisti 

Venerdì, 16 giugno: The Association, The Paupers, Lou Rawls, Beverly Johnny Rivers The Animals Simon and Garfunkel 

Sabato, 17 giugno: Canned Heat Big Brother & The Holding Company Country Joe and The Fish Al Kooper The Butterfield Blues Band Quicksilver Messenger Service Steve Miller Band The Electric Flag Moby Grape Hugh Masekela The Byrds Laura Nyro Jefferson Airplane Booker T. & The MG's Otis Redding 

Domenica, 18 giugno: Ravi Shankar The Blues Project Big Brother & The Holding Company The Group With No Name Grateful Dead Buffalo Springfield The Who The Jimi Hendrix Experience  The Mamas & The Papas

 

 

Pacific Grove. La penisola di Monterey e la 17 Mile Drive.   Io cerco un po' di blu, sognando California.....

 

Uno spettacolo di cittadina, anche lei straricca e dove certamente i turisti sono i più poveri tra quelli che si vedono per le strade...Negozi piccoli ma chiaramente oltre, di èlite. Carmel è tutta un fiore, con case che sembrano rifugi di bambole. E' un mondo fuori dal mondo, con una ricchezza palpabile dalla sola vista delle strade..
Carmel un paesino delizioso, conosciuto anche per un noto ex sindaco della città: Clint Eastwood. 
Descritta come città pittoresca, è un paese da cartolina, gallerie d'arte, negozi di antiquariato, sale da tè. Le abitazioni sono in stile normanno, con tetti di pietra, per le strade non troverete nemmeno un semaforo e neppure cartelloni pubblicitari o insegne luminose; tutto questo perché giudicato antiestetico dai cittadini. Addirittura non troverete nemmeno i chioschi per panini e neanche un Mc Donalds simbolo del consumismo americano.Ocean Avenue è il fulcro della zona lungo il mare (Carmel-by-the-Sea), che ovviamente è la parte più interessante da vedere e che vi porterà alla lunghissima spiaggia di sabbia fine, quasi bianca. Luogo suggestivo e carico di forte impatto storico è la Mission Carmel (la missione di Carmel), una delle più importanti all'interno del "El cammino Real", poichè conserva le spoglie del padre fondatore Junipero Serra.
Se dovete fermarvi nella zona di Carmel, sappiate che questa area è una delle più care d'America. Andate sia a dormire che a mangiare a Monterey, li spenderete qualcosina in meno. Se passate in zona percorrete assolutamente la 17-Mile-Drive, è la parte migliore della penisola di Monterey.
 

 

 

 

 

UNO DEI TANTI CAMPI DI GOLF A CARMEL

 

 

 

 

 

 

 

Si tratta di una strada lunga 13 miglia (non so perchèla chiama 17 mile...) che costeggia la penisola di Monterey (ingresso a pagamento per le automobili, libero per le biciclette), passerete tra campi da golf (Pebble Beach uno dei più famosi campi del mondo), ville miliardarie, tutto immerso in una vegetazione costituita dai classici cipressi che si piegano alla forza del vento.

 Uno dei punti più visitati, e simbolo della zona, è il Lone-Pine, ovvero il cipresso solitario, posto solitario su di un promontorio verso il mare.
Fattorie a perdita d'occhio, serre, campi di cipolle e carciofi (e molto altro) sembra quasi essere lontano migliaia di chilometri dal paesaggio tipicamente "oceanico"...sembra quasi di essere in una dele pianure del middle east americano.
La 17 Mile Drive è una strada privata costellata di case bellissime e costosissime (il prezzo di alcune di esse arriva anche a 20 milioni di dollari!), nonché immersa in un oasi naturale protetta dalle leggi della California.
Oltre alle già citate case molto esclusive e caratteristiche, avrete la possibilità di attraversare boschi di pini marittimi e cedri modellati dal vento e di percorrere la costa che si affaccia sull'Oceano Pacifico, che con le sue bianche onde bagna la costa ed i "faraglioni".
Vi troverete in una specie di costiera Amalfitana Californiana!
Durante il tragitto, inoltre, si intersecano numerosi campi di golf dal "green" verdissimo e molto curato.
I punti di interesse della 17 Mile Drive che ho più apprezzato sono: a) "Bird Rock Hunt Course": si affaccia sull'oceano e vi si trovano (allo stato brado!) foche, pellicani, scoiattoli e vari tipi di uccelli marini, tutti molto socievoli e per niente timorosi dell'uomo; b) "Fashel Overlook": si colloca sopra di una spiaggia bianchissima, affollata di foche marine con i loro piccoli. Unico inconveniente la recinzione che non permette di avvicinarli; c) "The Lone Cypress": uno dei luoghi più suggestivi di questo tragitto è caratterizzato dalla presenza di un bellissimo cipresso che si staglia da sopra un'enorme scoglio sul Pacifico. L'azzurro verde dell'oceano, il bianco della costa ed il verde dei pini creano un suggestivo contrasto cromatico. L'ora del tramonto è una vera emozione!; d) "Pebble Beach": questa località è famosa per i suoi campi da golf molto esclusivi e per un grande Open di Golf che si svolge ogni anno.
Un'avvertenza per i fumatori: nell'area della 17 Mile Drive non è possibile fumare in nessun luogo (neanche all'aperto!) a causa delle leggi californiane che vogliono proteggere questa oasi di verde.

 

 

 

I primi abitanti della regione oggi conosciuta come Big Sur furono tre tribù di nativi americani: gli Ohlone, gli Esselen ed i Salinian. I reperti archeologici mostrano che queste tribù vissero nel Big Sur per centinaia di anni, conducendo un'esistenza da cacciatori-raccoglitori nomadi.[2] Sono sopravvissute poche tracce della loro cultura materiale. Le punte delle loro frecce erano fatte di ossidiana; questo indica che avevano rapporti commerciali con altre tribù distanti anche centinaia di miglia, dato che le fonti più vicine di ossidiana si trovano nelle montagne della Sierra Nevada e nella costa Nord della California. Attraverso tutto il Big Sur si trovano numerosi mortai, cioè rocce che queste tribù scavavano a forma di ciotola per schiacciare le ghiande di quercia fino a farne una farina.

I primi europei a vedere il Big Sur furono i marinai spagnoli condotti da Juan Cabrillo nel 1542, che risalirono la costa senza sbarcare. Trascorsero due secoli prima che gli spagnoli tentassero di colonizzare l'area. Nel 1769 una spedizione capitanata da Gaspar de Portolà fu la prima, tra quelle europee, a mettere piede nel Big Sur, nel profondo Sud vicino il San Carpoforo Canyon.[4] Intimiditi dalle scogliere ripide, questi primi colonizzatori abbandonarono l'area e si spostarono verso l'interno.

Portolà sbarcò nella baia di Monterey nel 1770 e, con padre Junìpero Serra, che aiutò ad istituire molte missioni in California, fondò la città di Monterey, che divenne la capitale della colonia spagnola di Alta California. Gli spagnoli diedero al Big Sur questo nome proprio in quel periodo, chiamando la regione el paìs grande del sur o "Grande Paese del Sud", poiché era un territorio vasto, inesplorato ed impenetrabile, situato a sud della loro capitale Monterey. La colonizzazione spagnola devastò la popolazione dei nativi americani. Molti membri di queste tribù morirono a causa di malattie portate dagli europei, o a causa dei lavori forzati e della malnutrizione presente nelle missioni del XVIII secolo, mentre alcuni altri nel XIX secolo vennero assimilati come membri nei ranch di spagnoli e messicani.

 

 

Il Big Sur, come il resto della Califronia, divenne parte del Messico quando questo ottenne l'indipendenza dalla Spagna nel 1821. Nel 1834 il governatore messicano José Figueroa assegnò un terreno di 9.000 acri nel nord del Big Sur a Juan Batista Alvardo. In seguito suo zio acquisito, il capitano J.B.R. Cooper, ne assunse la proprietà. La più vecchia struttura ancora esistente nel Big Sur, la cosiddetta Cooper Cabin, fu costruita nel 1861.[6] Nel 1848, a seguito della guerra contro gli Stati Uniti, il Messico cedette a questi la California. Dopo l'approvazione dell'Homestead Act nel 1862 alcuni pionieri americani si trasferirono nel Big Sur, attirati dalla promessa della proprietà di 160 acri di terreno. Molte località con nomi ricorrenti come Pfeiffer, Post, Partington e McWay, vennero denominate proprio in quel periodo, dopo l'arrivo dei pionieri.

Dagli anni 1860 ai primi decenni del XX secolo, l'attività dei boscaioli produsse l'abbattimento di gran parte delle sequoie. Grazie a questa e alle industrie basate sulla raccolta delle corteccie del Lithocarpus densiflorus, sull'estrazione dell'oro e sulla lavorazione del calcare, l'economia locale forniva più posti di lavoro e sosteneva una popolazione più grande di quella odierna. Negli anni 1880, una città del boom della corsa all'oro, Manchester, sorse ad Alder Creek, nell'estremo sud. La città vantava una popolazione di 200 abitanti, quattro negozi, un ristorante, cinque saloon, una sala da ballo e un hotel, ma venne abbandonata poco dopo l'inizio del nuovo secolo e ridotta in cenere da un incendio nel 1909.[7] Non esistevano strade affidabili per rifornire queste industrie, così gli imprenditori locali costruirono piccoli attracchi per imbarcazioni in alcune piccole cale lungo la costa. Nessuno di questi attracchi esiste oggi, e pochi altri segni di questo breve periodo industriale sono visibili al viaggiatore casuale. Il terreno rugoso e isolato tenne alla larga tutti, ad eccezione dei coloni più tenaci ed autosufficienti. Un viaggio di 45 km fino a Monterey poteva richiedere tre giorni in carrozza, lungo un percorso duro e pericoloso.

Con l'affievolimento del boom industriale i primi decenni del ventesimo secolo trascorsero con pochi cambiamenti e il Big Sur restò quasi come una giungla inaccessibile. Sino agli anni 1920 nessun abitante aveva l'elettricità e anche quando arrivò, essa fu disponibile soltanto in due abitazioni in tutta la regione, generata localmente da mulini ad acqua e a vento. La maggior parte della popolazione visse senza elettricità finché non fu stabilita la connessione con la rete elettrica della California durante gli anni 1950. Il Big Sur si modificò rapidamente a seguito del completamento nel 1937 della Highway 1, dopo diciotto anni di lavori, grazie ai fondi del New Deal ed all'utilizzo dei lavori forzati.

La Highway 1 modificò drammaticamente l'economia locale e avvicinò molto il mondo esterno, con ranch e fattorie che lasciavano rapidamente strada a località turistiche e seconde case. Anche con queste modernizzazioni, al Big Sur vennero risparmiati i peggiori eccessi dello sviluppo, grazie soprattutto alla previdenza dei residenti, che lottarono per mantenere incontaminate le loro terre. Il governo della Contea di Monterey vinse uno storico caso giudiziario nel 1962, affermando il suo diritto di vietare cartelloni pubblicitari e altre distrazioni visive lungo la Highway 1. La contea adottò quindi uno dei piani più stringenti a livello nazionale sulla pianificazione dell'uso del suolo, proibendo qualsiasi nuova costruzione che fosse visibile dalla highway.

 

 

A metà del XX secolo, il relativo isolamento e la bellezza naturale del Big Sur iniziarono ad attirare un diverso tipo di pionieri - scrittori e artisti, tra cui Henry Miller, Robinson Jeffers, Edward Weston, Richard Brautigan, Hunter S. Thompson, e Jack Kerouac. La regione divenne anche sede di centri di studi e meditazione, di un monastero cattolico il New Camaldoli Hermitage, fondato nel 1958, e dell'Esalen Institute, un laboratorio e centro di ritiro fondato nel 1962. Esalen ospitò molte figure del nascente movimento "New Age", e negli anni 1960 giocò un ruolo importante nel popolarizzare le filosofie orientali, il "movimento per il potenziale umano" e la terapia gestalt negli Stati Uniti. Il Big Sur acquisì una reputazione bohemienne grazie a questi nuovi arrivati. Henry Miller raccontò che un viaggiatore bussò alla sua porta, alla ricerca del "culto del sesso e dell'anarchia". Apparentemente senza aver trovato né l'uno né l'altro, il visitatore deluso fece ritorno a casa.

Il Big Sur resta scarsamente popolato, con meno di 1.500 abitanti, secondo il censimento statunitense del 2000. La popolazione del Big Sur oggì è una miscela di discendenti dei colonizzatori originari e delle famiglie di allevatori, di artisti e altri personaggi creativi, oltre a proprietari benestanti del mondo del commercio e dell'intrattenimento. Non esistono aree urbane, anche se tre piccoli ammassi di stazioni di rifornimento, ristoranti e motel, sono spesso segnati sulle mappe come "città": Big Sur, nella valle del fiume Big Sur, Lucia, vicino al Parco Statale di Limekiln, e Gorda, sulla costa meridionale. L'economia è quasi completamente basata sul turismo. Gran parte del terreno lungo la costa è di proprietà privata o è stato donato al sistema statale dei parchi, mentre la vasta Foresta Nazionale di Los Padres e la riserva militare di Fort Hunter Liggett occupano gran parte delle aree interne. Il terreno montuoso, residenti ambientalmente consapevoli e la mancanza di proprietà disponibili per lo sviluppo, hanno mantenuto il Big Sur praticamente incontaminato, e intatta la sua isolata mistica di frontiera.

 

 

 

 

LA BEACH MUSIC

 

 

 

I Beach Boys si formano nel 1961 a Hawthorne, California, per iniziativa dei fratelli Wilson – Brian, Dennis e Carl, abituati a cantare e ad armonizzare assieme fin da piccoli -, del loro cugino Mike Love e di un amico di scuola di Brian, Al Jardine. L'anno dopo la band pubblica il primo album, SURFIN’ SAFARI, che - trainato dall'omonimo singolo - ottiene subito grande successo bissato nel 1963 da SURFIN’ U.S.A e SURFER GIRL (il secondo contiene anche la gemma "In my room", che per la prima volta rivela il lato più malinconico e intimista di Brian Wilson, autore e leader del gruppo). Nel '64 "I get around" diventa la prima canzone dei Beach Boys a raggiungere il primo posto in classifica, spianando la strada all'Lp BEACH BOYS CONCERT che rimane per cinque settimane in vetta; altri grandi successi del biennio '64-'65 sono "Help me Rhonda", "California girls" e "Barbara Ann", cover di un brano dei Regents datato 1961 che diventa uno dei pezzi più popolari del catalogo. Brian Wilson, intanto, ha già deciso di rinunciare ad andare in tour (lo sostituiscono prima Glen Campbell e poi Bruce Johnston) per dedicarsi esclusivamente al lavoro di studio e la sua maniacale dedizione alla composizione, alla produzione e all'arrangiamento produrrà, dopo due album "regolari" come SUMMER DAYS (AND SUMMER NIGHTS!!!) e BEACH BOYS’ PARTY (1965), un capolavoro destinato a segnare indelebilmente la storia del gruppo e della musica rock: a dispetto della tiepida accoglienza iniziale, PET SOUNDS (1966) si rivela un sofisticatissimo e grandioso affresco di "art pop" che Wilson confesserà di aver concepito in risposta a "Rubber soul" dei Beatles e che segna per sempre il distacco dei "ragazzi da spiaggia" dal repertorio scanzonato e adolescenziale delle origini.

E' il momento più creativo e avventuroso della carriera dei Beach Boys, come testimonia poco dopo l'epocale singolo "Good vibrations" (una "sinfonia tascabile", secondo la definizione dello stesso Brian, che diventa il terzo singolo a raggiungere la vetta delle charts). In piena trance creativa e stimolato dalla competizione con i Fab Four, Wilson si immerge nella realizzazione di un'opera ancora più ambiziosa e visionaria, "Smile", che vedrà la luce solo 44 anni dopo anche perché nel frattempo la salute psichica del musicista comincia a mostrare segni di deterioramento, mentre si allarga il solco tra lui e i compagni di band (Love in particolare). I brani migliori di quell'opera incompiuta affiorano su dischi come SMILEY SMILE (1967), la raccolta 20/20 (che include anche un lato b di 45 giri firmato da "Satana" Charles Manson, "Never learn not to love"), SUNFLOWER (1970) e SURF'S UP (1971), coppia di dischi che sancisce il passaggio dell'etichetta del gruppo, Brother Records, alla Reprise ma anche l'accomodarsi dei Beach Boys nel solco di un onesto mestiere che non produce più risultati artisticamente eclatanti. HOLLAND, nel 1974, documenta il temporaneo trasferimento in Olanda (dove la band ha allestito un costosissimo studio di registrazione), 15 BIG ONES (nel '76), il rientro ufficiale di Brian Wilson in formazione (nel ruolo di produttore) dopo anni di relativa inattività che inducono Carl a prendere in mano le redini del gruppo.

Alla fine degli anni Settanta, tuttavia, i Beach Boys danno segni definitivi di cedimento, soprattutto a causa di dispute manageriali tra Mike Love e i fratelli Wilson; nel 1980 Carl e Dennis (che morirà tre anni dopo annegando nell'oceano) lasciano il gruppo, mentre Brian ne viene nuovamente estromesso nel 1982. Anche dopo la morte di Carl, avvenuta nel 1998, i rimanenti membri del gruppo non riescono a trovare un punto di contatto (mentre Love continua a guidare varie incarnazioni del gruppo in tournée): la riappacificazione avviene solo nel giugno del 2006, quando Wilson, Love, Jardine e Johnston (affiancati da David Marks) appianano le loro divergenze per festeggiare i quarant’anni dalla pubblicazione di PET SOUNDS con una antologia intitolata SOUNDS OF SUMMER: THE VERY BEST OF BEACH BOYS. Nel 2011, mentre si fanno insistenti le voci di una reunion per un nuovo tour mondiale (ma senza Wilson), esce THE SMILE SESSIONS, doppio Cd e cofanetto che compila gran parte del materiale composto e registrato 45 anni prima per il leggendario "album perduto" dei Beach Boys.

A fine 2011 le voci trovano conferma: il gruppo infatti si ritrova per un nuovo tour a cui fa seguito un nuovo lavoro. A giugno 2012 esce un disco con dodici nuove tracce prodotte da Wilson dal titolo THAT'S WHY GOD MADE THE RADIO. Prima della fine del tour che celebra il 50esimo dalla fondazione del gruppo, Love annuncia che ci saranno delle date aggiuntive ma senza Brian Wilson, Jardine, or Marks.

http://www.rockol.it/artista/Beach-Boys

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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