Il Catania vince il suo ‘scudetto’

Si, il Catania ha vinto il suo scudetto, ha ottenuto il suo trofeo. E’ la seconda salvezza consecutiva ottenuta all’ultimo istante, all’ultimo respiro. Tutta la sofferenza accumulata, la rabbia che si è sprigionata dalle nostre voci ad ogni tiro che beffardamente si è stampato sulla traversa, alla fine si è trasformata in gioia irrefrenabile, in voglia di gridare ancora, si, ma di felicità. Quando Saccani ha fischiato la fine e ha decretato la salvezza matematica per i rossazzurri, tutti i tifosi si sono riversati sul campo per abbracciare i propri idoli per strappare loro di dosso le maglie, i pantaloncini, i calzettoni, tutto quello che indossavano, ma forse in fondo volevano solo coinvolgerli nel loro delirio senza freni.

E’ stata una partita da Catania, una partita con la sofferenza nel DNA, il gol nei primi minuti di Vucinic, autore di un’azione travolgente, aveva incanalato l’incontro su binari disastrosi, ma i rossazzurri non sono uomini che mollano per così poco; certo la mazzata era stata forte ma c’era il tempo per recuperare anche se l’avversario che il Catania aveva di fronte si può considerare di un altra categoria. Così pian piano e metro dopo metro Tedesco Baiocco e Colucci hanno riportato in avanti la squadra, le prime azioni quasi di nervi, poi ragionando sempre di più: con manovre aggiranti, con i cross di Vargas, con le incursioni del funambolico Martinez. Al 34’ sul piede di Tedesco arrivava un pallone d’oro, tap-in volante del centrocampista a colpo sicuro ma Doni quasi senza accorgersene respinge di piede: incredibile, un’altro episodio da non credere. Probabilmente in tanti avranno pensato che era il destino a non volerci bene, quello stesso destino che ci aveva beffato a Torino al 90’ con un gol di Del Piero.

Nell’intervallo mister Zenga, che non crede al destino ma alla forza dei propri uomini, mischia le carte inserendo Morimoto al posto di Sabato e arretrando Vargas nella vecchia posizione di terzino; Manuel rimane in difesa ovviamente solo sulla carta, non c’era niente da difendere infatti, l’uomo da 15 milioni di euro continua le sue scorribande sulla fascia, alternandosi con Tedesco e facendo piovere in area decine di palloni. L’incantesimo che vuole vederci soffrire fino alla fine però non si rompe, le occasioni di Baiocco al 7’ e di Morimoto al 16’ non fanno altro che far imprecare ancora di più, 28 mila persone sugli spalti con le mani nei capelli, un grido che rimane ancora una volta soffocato in gola. Poi arriva la notizia tanto sperata da Parma: l’Inter è in vantaggio, una notizia che gela invece il sangue nelle vene dei romanisti che fino al quel momento stavano cullando il grande sogno di strappare il tricolore ai nerazzurri. Al Catania invece non interessa, i rossazzurri continuano a testa bassa a macinare gioco, non c’è stanchezza, non c’è caldo che tenga, ma solo voglia e grinta bagnati di sudore, quello stesso sudore che alla fine si confonderà con le lacrime. Il passare dei minuti sembra inesorabile e le occasioni sfumate per un soffio come le traverse di Biagianti al 25’ e di Morimoto al 30’ fanno temere il peggio, il Catania però ha due armi in più, quel grande cuore che non si arrende mai e uno stadio intero che lo trascina per mano, che ti permette di correre e strappare palloni dai piedi degli avversari anche quando benzina non ne hai più. Il Catania non meritava la retrocessione e nemmeno il destino poteva permettersi di prendersi gioco di un’intera città, così quando il cronometro segnava l’85’ arrivava la zampata sotto porta del ‘Malaka’ Martinez che in un sol colpo cancellava tutto, le sofferenze, la rabbia, le ingiustizie e quel sentimento di ineluttabilità che stava cominciando a farsi largo nella testa di tutti noi. No, il Catania non meritava la retrocessione, questo Catania non doveva essere nemmeno quì a lottare fino alla fine; ma va tutto bene adesso, gli abitanti di questa incredibile città sono abituati a soffrire ma anche a dimenticare in fretta, contava solo la salvezza e così è stato. Anzi, quando la fine della storia è così dolce da farti sciogliere i nodi in gola, beh allora forse tutto quel gran soffrire si può anche accettare come prezzo da pagare per poter alla fine esplodere di gioia. Il Catania è questo, signori, una squadra che ci farà sempre arrabbiare ed esultare, deprimere ed esaltare, questa è la sua storia e se la porta appiccicata sulla pelle, come una maglia, come quelle maglie rossazzurre che oggi si sono bagnate con le nostre lacrime.

Drammatici 90' finali come col Chievo e l'Albinoleffe. Pari con la Roma e salvezza

Catania, terzo miracolo. Martinez risponde a Vucinic. Gol annullato a Silvestri, due traverse, paratissime di Doni
Per il terzo anno consecutivo il Catania ha centrato il miracolo all'ultima giornata di campionato: accadde due anni fa nella sfida promozione con l'Albinoleffe, l'anno scorso nello spareggio salvezza con il Chievo e ieri è ancora accaduto con la Roma alla quale è stato strappato il pareggio che ha significato per i rossazzurri restare in serie A. Decisiva la rete di Martinez che ha risposto al gol iniziale di Vucinic. Emozionante alternarsi di risultati e tambureggiante offensiva catanese: gol annullato a Silvestri, due traverse di Biagianti e Morimoto e almeno tre parate miracolo del portiere romanista Doni. E' stata la vittoria della squadra e di tutta la città in un tripudio di caroselli e bandiere rossazzurre.

Una città in festa - Bentornati in serie A
Per circa un'ora e mezza il Catania è sprofondato in serie B, un destino maligno pareva accanirsi ieri contro i rossazzurri, dal gol beffardo di Vucinic al pareggio liberatorio di Martineza (intervallo compreso) è stato come vivere un incubo allucinante. All'inferno e ritorno, insomma, per una squadra che sentiva di non meritare la retrecessione, che l'ha respinta con la forza della disperazione, che ha avuto gambe, cuore, testa, rabbia per opporsi a un verdetto che non le apparteneva. Alla fine, quando Doni s'è inchinato a raccogliere la palla in fondo alla rete è stato perciò come avere riconquistato la serie A.
Certo, è stata una salvezza acchiappata per i capelli, come del resto quella dell'anno scorso col Chievo o come la promozione conquistata due anni fa contro l'Albinoleffe, ma questo è un Catania ormai abbonato ai miracoli, una squadra che non s'arrende mai, capace di ribaltare sino all'ultimo la situazione.
Tra l'altro mai come stavolta i rossazzurri hanno meritato di centrare l'obiettivo attaccando per tutta la partita la corazzata giallorossa, reagendo alla grande allo svantaggio iniziale: due gol (quello valido di Martinez e quello annullato di Silvestri), due clamorose traverse, almeno tre parate miracolo del portiere Doni. E' stato un arrembaggio continuo, coraggioso, una furia della natura, come la lava che sgorga bollente in questi giorni dalle ferite apertesi sulla parte sommitale dell'Etna. Altre ferite pesavano come macigni incandescenti sulla squadra e sulla classifica: il gol-beffa di Del Piero all'ultimo minuti otto giorni addietro a Torino, il rigore fallito da Materazzi contro il Siena, la punizione maledetta di Miccoli nel finale a Palermo, le sciagurate sconfitte interne con la Reggina e il Torino, il rigore fallito di Spinesi a Empoli, il rigore pareggio della Juve al Cibali (il solito Del Piero), la bomba di Quagliarella a Udine quando il pari pareva già in cassaforte. Il Catania, insomma, ne aveva di conti in sospeso con la fortuna, era ora di regolarli, non poteva e non voleva rassegnarsi, oltretutto sentiva che accanto aveva non soltanto il sostegno dei tifosi ma quello di una intera città, della gente comune che ha come "adottato" la squadra, specie da quando è arrivato Zenga che ha portato idee, entusiasmo, visibilità, voglia di lottare.

di Saretto Magrì

Catania, salvezza al fotofinish

Sperando che in futuro non si soffra più così tanto
Quel gol di Jorge Martinez, una liberazione, una resurrezione, fate voi, ma in quel tiro a spingere il pallone in rete c'era tutta una città e non solo. Un sospirone di sollievo, la A è salva.
Un piccolo grande episodio in un campionato costellato da mille altre occasioni che hanno portato il vessillo rossazzurri "dall'altare alla polvere" e viceversa in un tourbillon di emozioni e sensazioni e da una settimana ero turbato al pensiero che il Catania potesse non farcela non per un punto in più o in meno, ma appena per un gol, quel rigore mancato da Gionatha Spinesi ad Empoli, quel ko per 2 a 0 mi stava proprio sullo stomaco, fosse andato dentro quel penalty con una sconfitta per 2 a 1 avremmo forse avuto meno patemi ieri al Cibali. Ma ovvio che gli episodi sono una sommatoria particolari di tante combinazioni e ovvio che la mancanza di un altro attaccante di peso abbia pesato in maniera evidente sul campionato del Catania.
Sappiamo come Pietro Lo Monaco avesse tentato il tutto per tutto in extremis per avere Makinwa al mercato riparazione, mentre erano state scartete altre ipotesi per non turbare e mettere in subbuglio certi equilibri che tenevano sottilmente a galla lo spogliatoio.
Era un dubbio che ci portavamo dentro, un tarlo che quel mancato intervento sul mercato di riparazione potesse influire sul risultato finale del Catania. Non un discorso fatto oggi a posteriori, ma considerazioni pacate che sempre abbiamo messo in rilievo anche perchè obiettivamente il buon girona d'andata di Martinez con le sue reti, i bersagli di Vargas e Mascara avevano attutito l'assenza soprattutto dal gol di Gionatha Spinesi, che "spremuto" in un gioco a tutto campo non sempre poteva essere utile alla squadra in fase di finalizzazione. 

di Gianfranco Troina

Grazie Roma? E perchè? Piuttosto grazie al Catania

Salvezza meritata costruita dopo un anno tormentato e difficile
Non venga nessuno a dirci che si può e, magari, si deve stabilire dall'andamento e dall'esito di una partita, l'ultima della stagione, se una salvezza è o non è meritata.
Perchè sarebbe una carognata, il tentativo di negare il risultato miracoloso costruito in un anno, un anno difficile, con uno dei campionato di serie A più incerti, insidiosi, difficili che la recente storia ricordi. Si spengano sorrisini ironici e taccia chi intona con punte di sarcasmo la canzoncina scritta dal cantautore romanista Venditti. Grazie Roma? Grazie de che? C'era una questione a due per lo scudetto, e riguardava Inter e Roma. E' stata, alla fine, più brava la squadra di Mancini. Tutto qui. Ieri si giocavano, per terribili incroci del destino a tratti beffardi, una serie di partite incrociate. L'Inter ha vinto, il Parma ha perduto. La Roma non aveva alcun interesse a mettere a rischio le gambe e le residue energie che avanzano per chiudere la stagione vincendo qualcosa. Ha lasciato, dunque, non potendo più farci nulla, che sul terreno pesante del Tardini l'Inter agguantasse il titolo che era già suo, e al Massimino ha smesso di dannarsi quando il pensiero s'è spostato dallo scudetto alla Coppa Italia. Ma il Catania la seconda salvezza consecutiva che permette alla città di restare trionfalmente in serie A, l'aveva costruita lungo tutto quest'anno difficile, bello, tormentato. Con una squadra che, va detto subito prima che qualcuno vada via e gli altri dimentichino, non ha mai tradito. Nel giorno della salvezza possiamo provare a rivedere il film dell'anno, anche le sconfitte brucianti, i dolori profondi. Non più di due o tre volte la squadra è apparsa svogliata come può accadere a qualunque altra squadra. Non più di un paio di volte è accaduto che il Catania non sia stato 'u Catania. Il resto è stato un percorso fatto di battaglie, sfide a viso aperto, vittorie, qualche pareggio, alcune beffe, alcuni errori, ovviamente. Ma squadra di lottatori, gente onesta, gente che non ha mai mollato. 

di Andrea Lodato

Il talento di Martinez e Morimoto

Dopo mesi difficili i due attaccanti sono stati grandi protagonisti nella sfida decisiva
6,5 Bizzarri. Il diagonale di Vucinic è velenoso, tanto che batte persino il palo prima di entrare in porta. Per il resto normale amministrazione.
7,5 Silvestri. Aveva rifatto gol, dopo quello in Coppa Italia, alla Roma, che è la sua città e, dunque, la soddisfazione è semjpre doppia. Poteva essere la rete della salvezza, ma c'era Mascara in fuori gioco.
7 Stovini. La vera prestazione difensiva dura nel primo squarcio di gara, e include quell'errore che mette in moto Vucinic per il gol. Capita.
7 Terlizzi. Vale per lui lo stesso discorso di Stovini in questa partita. Terlizzi ci aggiunge un pò di sano agonismo e qualche faccia a faccia senza paura contro Vucinic.
7 Sabato. Prova generosa e lineare per tutto il tempo in cui rimane dentro. Cerca di far correre Vargas che sta davanti a lui, ma ragiona sempre e prova a spingere.
7,5 Baiocco. Ne eravamo praticamente certi. La rabbia di Davide, l'esperienza, il coltello tra i denti, la forza di spingere sino all'ultimo, la determinazione trasmessa ai compagni e il muso duro con cui respinge qualche accenno di prepotenza degli avversari. Grande il capitano.
7,5 Biagianti. C'era nella salvezza di un anno fa, c'è di nuovo. Sta maturando uno che gioca con la testa e con i polmoni, con i piedi con cui colpisce una traversa, con il cuore.
7,5 Tedesco. Qualcuno aveva persino ipotizzato l'addio a gennaio. Meno male che Giacomo è rimasto, perchè il suo bilancio è straordinario. Partita da gigante.
7,5 Vargas. Quelli della Roma lo conoscono e gli piazzano addosso Cassetti. Lui cerca spazi sgomitando, calcia sempre bene. Buona fortuna a lui, la merita.
6,5 Colucci. Deve faticare parecchio per fare quel che può girovagando sul fronte offensivo.
7,5 Martinez. Suo l'ultimo gol dell'anno. Recupero dopo mesi difficili, il talento c'è, la continuità potrebbe arrivare.
7,5 Morimoto. Che peccato che gli infortuni che lo hanno tenuto lontano dal campo. Ma che Lucarelli, che Budan, che Recoba, che altra punta dietro Spinesi. E' Mori, muscoli permettendo, l'attaccante in più. Una traversa e un movimento senza fine che strappano applausi.
7 Mascara. L'ultimo sacrificio dell'anno, dopo tanti, per spingere l'assalto finale. Peppe ha dato tutto, più di quel che gli toccava. Questo resta indiscutibile.

di Andrea Lodato

E Zenga si commuove "Catania, non ti lascio"

"Quando ha segnato Vucinic non ci siamo arresi"
Su quel block sgualcito, tormentato dalla tensione accumulata in panca, Walter Zenga ha scritto, a lettere cubitali, la parola fine, prima di essere trascinato in curva e, subito dopo, per il giro di campo a braccia levate. "E' stata una giornata incredibile, un mese e mezzo intenso. Ho imparato molto dal Catania e da Catania".
Dunque, resterà in Sicilia.
"Ne parliamo fra qualche giorno, ora è il momento della festa".
Il presidente l'ha confermata.
"L'ha detto lui? Sono onorato. Certo che qui l'atmosfera è sempre molto calda".
Con i tifosi c'è feeling. Perchè cambiare?
"Già, perchè? Sarei felice, ma non è il momento".
Gruppo tenace, quello che ha conquiswtato la permanenza. Pensi che l'anno scorso Biagianti, da quasi esordiente in A, firmò una salvezza storica a Bologna contro il Chievo. Qui è stato protagonista.
"Bravissimo Marco. Se l'ho fatto giocare ci sarà un motivo. Bravi tutti quanti".
Non si parla di singoli, però...
"Però vorrei ricordare 25 giocatori. Sabato, per esempio, l'ho tolto dalla partita, non per demeriti. E Baiocco?".
Inesauribile.
"Baiocco è Baiocco. Vorrei anche parlare di Stovini, Vargas, Tedesco, Morimoto...".
Basta, basta. Altrimenti li elenca tutti quanti.
"Senta, ha vinto la squadra, ha vinto Catania. Questa salvezza è meritata".
L'anno prossimo?
"Vorrei che il Catania si salvasse in anticipo".
Con o senza Zenga?
"Spero con Zenga. Dove volete che vada, dopo una stagione così coinvolgente?".
Ha mai pensato, dopo il gol di Vucinic, di non farcela?
"Mai. Ho, invece, detto alla squadra di ripartire con calma e con lucidità". [...]

di Giovanni Finocchiaro

Il punto

Un business che apre scenari impensabili
Un altro miracolo, ancora arrivato in extremis. Anzi, stavolta, a cinque minuti dalla fine del campionato. Da fare saltare i cuori deboli, anche se, alla fine, sono queste le imprese che ti piacciono di più, che non dimentichi mai, alla faccia di chi rema contro di te, non tanto perchè antipatico, ma piuttosto per questione di interessi.
E sì, la salvezza del Catania è anche e soprattutto, un business per tutti i catanesi, per una città intera, oltre che per la stessa società rossazzurra. Perchè, se è vero che l'esercizio di gestione del Catania stagionale si chiuderà con una decina di milioni d'attivo - lo ha confessato il presidente Pulvirenti nei giorni scorsi - è presumibile, di conseguenza, che al terzo campionato di fila in A, il bilancio del club etneo registri un trend più positivo. Senza contare che ci si avvia alla gestione collettiva dei diritti televisivi, alla divisione dei pani, sia pure con meccanismi legati ai piazzamenti in classifica: comunque sia, al Catania dovrebbero toccare poco più di ventisette milioni di euro a stagione. Non sono bruscolini, ma cifre importanti, che potrebbero aprire scenari impensabili anche a una squadra come il Catania.
La salvezza del Catania è meritata per quello che ha espresso l'organico rossazzurro, una "rosa" magari con alcuni limiti tecnici, ma in ogni caso compatta, capace di fare quadrato di fronte alle avversità, che non sono mancate durante la stagione. Basta citare gli infortuni, che hanno azzerato il reparto offensivo della squadra rossazzurra, già deficitario per come s'è capito nel girone di ritorno. [...]

di Michele Tosto

Il tecnico giallorosso Spalletti: "I miei ragazzi non hanno mai mollato"

Il sogno della Roma dura poco più di un'ora, giusto il tempo che separa la fulminante serpentina di Vucinic dalla velonosa rasoiata del ritrovato Ibrahimovic che spianal a strada al 16° scudetto dell'Inter. E proprio il sigillo dello svedese polverizza le residue speranze dei giallorossi che, già in affanno ed in evidente sofferenza sulle folate di un Catania arrembante e duro a morire, crolla, nella testa prima ancora che nelle gambe, sotto i colpi delle notizie che rimbalzano dalla radio.
Luciano Spalletti, alla fine, mal cela la delusione. Che c'è ed affiora, nonostante il tecnico provi a fare buon viso a cattivo gioco. "Avevamo le mani legate - afferma l'allenatore capitolino in una sala stampa piena come un uovo - purtroppo sapevamo che non dipendeva da noi e che l'Inter aveva la possibilità, non indifferente, di essere artefice del proprio destino. Se i nerazzurri hanno meritato il tricolore? Sono stati bravi e più fortunati di noi: nel momento delicato del campionato, hanno avuto l'indiscutibile merito di trarre profitto dagli episodi. E sono proprio gli episodi che, al tirar delle somme, hanno fatto la differenza. 

di Giuseppe Lo Faro

Pulvirenti: "Grande impresa nella settimana più difficile" L'applauso a Zenga: "E' stato bravo a gestire il dopo Juve, resta con noi"

Chissà, forse Nino Pulvirenti ci ha fatto il callo. D'altra parte, benchè nelle occasioni pubbliche si diverta a fingersi un novellino, lui è uno che questo mondo lo conosce bene e lo bazzica da anni. E in tutte le categorie. E' abituato, Pulvirenti, alle sofferenze; e anche, per fortuna sua, alle gioie. Come quella vissuta nella giornata di ieri: "Il giorno dei giorni", come qualcuno aveva significativamente titolato alla vigilia della sfida con la Roma, riprendendo il titolo di una canzone, guarda un pò, dell'interista Luciano Ligabue, uno che pochi giorni fa aveva dichiarato che oggi avrebbe fatto il tifo per il Catania.
Ci ha fatto il callo, dicevamo. Già, perchè quando ti aspetti di vederlo arrivare in sala stampa con il viso stravolto e le palpitazioni, ecco che Pulvirenti ti sorprende per l'ennesima volta: sereno, rilassato, abbronzato; indossa uno dei soliti completi blu, con i pantaloni a sigaretta, che ormai sono diventati un classico... presidenziale. Unica concessione al clima di festa, semmai, è la maglietta d'allenamento della prima squadra sotto la giacca. La camicia, probabilmente, era stata inzuppata d'acqua durante l'immancabile baraonda nello spogliatoio. E sorte analoga, probabilmente, avrà ricevuto anche l'immancabile sigaro, ieri... assente.
"No, no - attacca Pulvirenti - a volte l'apparenza inganna. Si è trattato di una sofferenza pazzesca, per fortuna ripagata dal grande risultato ottenuto dalla squadra".
Non ha sempre detto di essere certo di questa salvezza?
"Quando giochi a questi livelli, contro squadre che schierano così tanti campioni, non puoi essere certo di nulla. Per questo devo fare i miei complimenti a Zenga e a tutta la squadra: contro la Roma abbiamo portato a compimento una grande impresa".
Un'impresa su cui qualcuno ha adombrato dei sospetti, però. Da Empoli qualche bordata è arrivata, ad esempio, dal presidente toscano Corsi, che ha definito "comico" il gol di Martinez.
"Non mi sembra di essermi espresso in questi termini, l'anno scorso, quando l'Empoli passò in pochi minuti dal 3-0 al 3-3 nella gara contro una Reggina che aveva bisogno di quel punto per salvarsi. Io la polemica vorrei chiuderla, ma mi piacerebbe ricordare a Corsi che noi nella ripresa abbiamo preso d'assedio la porta della Roma e che quella giallorossa non è la sola "grande" che sul nostro campo ha dovuto registrare un mezzo passo falso. Vogliamo ricordare la Juventus, salvata da quel rigore di Del Piero? Oppure il Milan? Qui solo l'Inter ha avuto vita facile, ma solo dopo essere passata in vantaggio con quel gol di Cambiasso in netto fuorigioco". [...]

di Concetto Mannisi

Rossazzurri all'inferno e ritorno

Gara da infarto, pubblico eccezionale. Lanciato un solo petardo, i tifosi condannano il gesto
Tutti gli dei del calcio, tutti i colori dell'arcobaleno con ogni tinta di rosso e di azzurro, tutte le rondini in volo, tutte le campane a festa per annunciare che il Catania si è salvato dall'inferno e resta in paradiso. Che grandi emozioni, che partita da infarto, adrenalina a litri. Alla fine del primo tempo eravamo perduti, retrocessi, ci aveva fregato in apertura un magnifico gol di Vucinic realizzato con il compasso e una serie di tiri sfortunati.
Stavamo per abbandonare il Cibali con la morte nel cuore, vedevamo tutto nero. Poi ci abbiamo ripensato. Il Catania si batteva sì, ma non riusciva a passare, e dovevamo ringraziare la Roma se non forzava troppo per ottenere il raddoppio. Qualcosa nei rossazzurri non andava, c'era anche qualche uomo fuori forma, altri come Vargas, di solito un fulmine, che non trovava la posizione giusta. Non riuscivamo più a credere che la squadra si potesse salvare. Già vedevamo le bandiere rossazzurre ammainate, le cravatte rossazzurre riposte negli armadi, i tabelloni pubblicitari smontati, i contratti milionari delle televisioni stracciati. Il disastro appariva ineluttabile, già scritto. E che potevamo fare contro lo squadrone di Spalletti, il più forte del campionato, se non entravano nemmeno i tiri davanti alla porta di Doni? Dispiaceva anche che la Roma ricorresse ai trucchetti perditempo, si capiva che voleva vincere perchè lo scudetto pareva a portata di mano con l'Inter bloccata sul pari a Parma. E per un'ora la Roma è stata capolista e per un'ora e passa il Catania era condannato alla morte calcistica.
Poi nella ripresa un urlo sulle tribune: l'Inter è in vantaggio, ma non era vero, era un'illusione. Quattro minuti dopo il gol interista c'è davvero, lo annuncia al microfono anche la speaker Stefania Sberna. E allora tutti a gridare per far sapere ai giallorossi che il loro scudetto era andato in fumo, nella speranza che andassero in confusione per lo sconforto, che le loro ginocchia si piegassero e che non insistessero più di tanto, anche perchè in fondo il Catania quel punto lo strameritava per come si batteva, pur tra errori e prodezze. Poi è arrivato anche il raddoppio dell'Inter, sempre Ibra, benedetto Slatan, altre urla in direzione dei giocatori della Roma. Che per la verità non forzavano più i riti, ma si difendevano con i denti, perdendo anche tempo, facendo i furbi sui falli. 

di Tony Zermo

Jorge Martinez: "Quel tiro spinto in rete da 20 mila..." "Stavo male, sono guarito al momento giusto, il mio gol è di tutti"

Il Malaka nella storia del Catania. Era scritto fin dal giorno in cui, l'uruguaiano con la visiera del cappellino sugli occhi, mise piede a Catania. Chi lo vide all'opera a Paternò, nella sua prima amcihevole, lo descrisse così: "Piedi favolosi, uno spettacolo". Ecco, signori: lo spettacolo è servito. Lezioso, Martinez. Ma fa rima con prezioso, come il gol salvezza firmato ieri pomeriggio.
Era scritto, dicevamo. Anche nei giorni della sofferenza, come quella sera quando, insieme, tornammo a casa da Bergamo, era la vigilia di Pasqua, con un punticino in tasca, frutto dello 0-0 che diede ossigeno alla classifica. Martinez era uno dei pochi che non sorrideva: "Non sto ancora bene - ci confidò - non posso star fuori e guardare gli altri giocare. Soffro troppo, credi che la gente mi amerà lo stesso? Io non sono quello degli ultimi tempi, non sto rendendo come vorrei". L'incoraggiamento non fu di circostanza.
Avevamo visto il vero Martinez in avvio di stagione e lo tranquillizzammo: "Tornerai decisivo alla fine della stagione, quando i gol peseranno il triplo".
Al Massimino, ieri, Jorge cerca l'ultimo dribbling. Era impossibile sfuggire alla morsa di giornalisti che non aspettavano che lui. Lo blocchiamo con il pretesto di quel dialogo che si svolge tra le nuvole, mentre la testa ci girava forte per via delle continue turbolenze.
Ricorda, Jorge, i giorni della sua personale sofferenza?
"Un momento terribile, questa festa cancella tutti i cattivi pensieri".
Oggi Catania esulta grazie a lei.
"Il gol è di tutti quanti".
Si sono messi in movimento i suoi piedi.
"La palla l'hanno spinta in rete ventimila persone. Dire che sono felice è dire poco".
Cos'ha pensato dopo aver visto la palla scivolare alle spalle di Doni?
"Alla salvezza, nient'altro".
Soltanto a quello?
"Alla mia famiglia. Ricordate il primo gol italiano? Disegnai con le braccia la "elle" di Lara, mia figlia".
La gente ha salutato Vargas, ma chiede la sua conferma.
"Resto, resto. Qui è tutto bellissimo".

di Giovanni Finocchiaro

Mascara: "Emozioni da ultrà in panchina e poi in campo ma non c'è stata mai paura"

Basta così, per favore. Non andiamo oltre. La richiesta, quasi una supplica per i più suggestionabili, emerge tra il tormento e l'estasi di una domenica memorabile.
Due anni fa, Umberto Del Core siglò il gol che valse la promozione in A al 7' del secondo tempo della sfida con l'Albinoleffe. Nello scorso campionato, sul neutro di Bologna, Fausto Rossini sbloccò il risultato contro il Chievo, nel faccia a faccia decisivo tra pericolanti, al 20' della ripresa. Stavolta, Jorge Martinez ha fatto saltare il fortino della Roma a 5' dallo scadere, al termine di un forcing che aveva ormai assunto i connotati dell'assedio.
Continuando così, nel prossimo torneo il Catania si salverà nei minuti di recupero del posticipo in notturna - concesso ad hoc per tirarla ancor di più per le lunghe - dell'ultima giornata. Al solo pensiero, tremano pure le fondamenta del Massimino.
Se c'è uno, tra i rossazzurri, che ne sa qualcosa è Peppe Mascara. Che, ora, può sorridere di fronte un'ipotesi simile: "No, per carità. NOn ne parliamo. Nella stagione che verrà bisognerà salvarsi prima".
Non è una frase di circostanza. Peppe parla col cuore e con la sincerità di chi, abituato a vivere certe giornate da protagonista, si è ritrovato, complice un problema al ginocchio sinistro, a fare da spettatore, in panchina per quasi tre quarti di incontro.
Il suo ingresso allo scoccare dell'ora di gioco, in pieno assalto rossazzurro, è stata una liberazione. Mascara conferma: "E' vero. Ho sofferto come un tifoso, ho vissuto le stesse emozioni di chi era sugli spalti o a casa incollato davanti alla televisione. Terribile". [...]

di Alberto Cigalini

Stovini, trionfo con ironia "Mi manca solo l'azzurro"
"Voglio restare per le emozioni vissute e per quelle che vorrei vivere"

Ma vuoi vedere che Donadoni ci ripensa e lo convoca in Nazionale. Come si fa a trascurare Stovini dopo una stagione così? A Lorenzo basta l'urlo della gente: "Una sensazione unica al termine di un campionato che, forse, non ripeterò in maniera così intensa".
Ci aspettiamo il bis, ma con la stessa casacca.
"Non sono parole di circostanza, io voglio restare a Catania per le emozioni vissute e per quelle che vorrei vivere anche l'anno venturo".
Si fermi a parlare di questa stagione.
"Forse non la ripeterò, con questa intensità. Se ci rifletto, dico che è tutto bello così, quasi quasi smetto".
E invece...
"Sono così felice che continuere a giocare anche domenica prossima".
Con la carica che le regala il pubblico osannandola.
"Una tifoseria così ti permette di volare. Abbiamo sofferto, ma quant'è gratificante un applauso che dura un'ora dopo la fine della partita".
Come ha esultato, alla fine?
"Avrei voluto ripetere l'urlo disumano di Bologna, alla fine della partita con il Chievo. Il pubblico mi ha sommerso, mi sono accasciato sul pallone che, in quel momento, stavo gestendo. Qualcosa ho gridato accanto alla curva. Meglio che niente".

di Giovanni Finocchiaro

Gli altri protagonisti
Silvestri: "L'Inter? Non ci pensavo". Biagianti: "Nella lotta ci esaltiamo"

Coro rossazzurro. In ventunomila sugli spalti, in ventiquattro, tanti quanti gli effettivi in organico, nello spogliatoio. Una voce unica, un solo grido di festa. Titolari e riserve, italiani e stranieri, infortunati e squalificati. Insieme. Accenti, toni e frasi che si legano, si intrecciano, si richiamano. Una galleria da fare scorrere senza interruzioni.
Bizzarri. "La felicità della nostra gente è la cosa più bella. La Roma ha onorato la gara, ma il Catania ha fatto molto meglio. Abbiamo giocato con grinta, aggressività e intensità. Il gol in extremis non inganni, siamo stati molto più pericolosi di loro. Ci abbiamo messo il cuore, non potevamo sbagliare. Anche se i giallorossi sono passati presto in vantaggio, abbiamo capito sin dai primi minuti che potevamo farcela perchè la sfida non ci è mai scappata di mano. Il mio futuro? Devo ancora parlare con la società. Un altro anno così, in tutta onestà, non mi starebbe bene".
Silvestri. "Vi giuro che in campo non ho fatto caso al gol dell'Inter. Ero talmente preso dalla caccia al pareggio da non notare altro. Quando l'arbitro ha annullato la rete sul mio colpo di testa non ho saputo cosa pensare. Avevo percorso cento metri di corsa nell'esultanza, temevo che quella potesse essere una delle nostre ultime occasioni per pareggiare. Per fortuna, dopo due soli minuti, è arrivato il gol di Martinez. Il pubblico ci ha dato un sostegno prezioso. Non potevamo perdere la serie A in casa". 

di Alberto Cigalini

Conquista eroica

Cala il sipario sul campionato di serie A e il Catania concede il bis meritando una standing ovation per una salvezza che non è esagedrato definire eroica, per come i rossazzurri si sono battuti. Undici leoni in campo a Torino contro la Juventus, con la beffa del pareggio a un minuto dalla fine e, ancora, undici indomiti guerrieri al Cibali per lottare contro la Roma e anche contro l'incredibile coincidenza negativa che incrociava il destino del Catania con quello di due squadre in lotta per lo scudetto.
E' caduto il gelo sul vecchio Cibali al gol di Vucinic, ma lo smarrimento è durato poco. Il Catania ha messo sul piatto agonismo, cuore, determinazione per controbilanciare la superiore qualità di gioco della Roma. Zenga ha dato il suo contributo determinante, azzeccando i cambi e rischiando coraggiosamente il tutto per tutto.
Il Catania ha schiacciato la Roma nella sua area, un vero assedio, con tanta rabbia in corpo, ma anche con razionalità e buona gestione di palla. Tutta Catania ha spinto con il cuore il pallone di Martinez alle spalle di Doni, ma la zampata vincente del sudamericano ha regalato un'emozione indelebile a tutti gli appassionati tifosi sugli spalti e non.

di Gianni Di Marzio

I soliti tifosi semplicemente straordinari

Un psicodramma tra paura e orgoglio invocando il terzo miracolo consecutivo
Ognuno ha i tifosi che si merita. Giusto? Sì, bene. Allora il Catania devono davvero essere una società e una squadra che, da questo punto di vista, il destino ha voluto premiare. Perchè il Catania ha tifosi straordinari. Che possono chiedere alla squadra di non mollare mai. Perchè non mollano mai loro. Che possono chiedere l'impossibile, perchè loro ci credono sempre e lo inseguono con la testa, con il cuore, con i muscoli, con quanta voce hanno in gola.
Lo stadio ieri è tornato rossazzurro per l'occasione, tutto. Curve, tribuna A e B, uno spettacolo. Dalla paura iniziale alla gioia finale. Dentro questo psicodramma vissuto c'è un piccolo striscione appeso in tribuna B: "Vi prego, non voglio retrocedere". Dice tutto, per conto di tutti. Quasi un'implorazione, sussurrata, perchè retrocedere sarebbe stato terribile.
I tifosi c'erano tutti, loro hanno onorato il loro ruolo, hanno fatto quel che potevano, anche quando hanno vissuto per quasi mezz'ora una fase di inevitaqbile depressione. Quel silenzio seguito al gol della Roma è stato spettrale. Facce di ultras nelle curve che facevano cantare e cantavano ancora, ma era come se i cori restassero in gola. Facce di bambini che si facevano piccole piccole, con qualche lacrima nemmeno trattenuta. Facce di adulti stravolte, incredule. Il silenzio è durato per quel tempo in cui si è temuto che, davvero, il pomeriggio della speranza potesse trasformarsi in dramma sportivo.

di Andrea Lodato

Una domenica nel pallone. Come i catanesi hanno vissuto la giornata calcistica "più lunga" della stagione

Ore 15, si svuota la città: tutti davanti alla tv
Strade desolate come a Ferragosto. Ma siamo ancora al 18 maggio, la giornata di Catania-Roma. Sensazioni già vissute, scene già viste che ricordano la domenica di due anni che lanciò i rossazzurri in A con la vittoria sull'Albinoleffe.
Il catanese si consegna al suo grande amore, il Catania, ad una passione che coinvolge davvero tutti e a tutte le età. Dopo il pranzo domenicale ci si organizza per seguire la partita in famiglia o con gli amici, oppure, per i meno fortunati, tocca rispolverare la storica radiolina. L'effetto è uguale perchè l'adrenalina sale.
Alle 14,55 in un locale di piazza Rosolino Pilo fervono gli ultimi preparativi per assistere alla partita con un pubblico composto principalmente da studenti. In piazza Trento il chiosco non fa grandi affari. Un solo cliente, in abito bianco, gusta un mandarino al limone. Colpisce la nostra attenzione un maratoneta con un look totalmente nero e con cuffiette per ascoltare la radio. Porterà male?
In corso Italia regna il silenzio, senti dalle case il volume delle televisioni e noti passeggiare alcune famiglie che ne approfittano per guardare le vetrine dei negozi. In piazza Europa, nascosti dagli alberi, la coppia di fidanzati si godel il relax. Nell'unica bancarella, attrezzata di gadget rossazzurri, si fermano due tifose per acquistare il cappello del jolly, ma il loro desiderio è frenato dal gol di Vucinic (ore 15.08). L'acquisto sarà rinviato.

di Nunzio Currenti

In città impazza la gioia rossazzurra

Franco: "Ho esultato come un matto". Onofrio: "Un'emozione forte che condivido con la famiglia"
CATANIA. Non c'è due senza tre si diceva alla vigilia di quest'ultima decisiva giornata di campionato. Contro l'Albinoleffe nell'anno della promozione in A, lo scorso anno contro il Chievo a Bologna, ieri al Massimino contro la Roma.
La terza festa rossazzurra in altrettante stagioni: i vecchi proverbi non sbagliano mai. Il Catania salva la serie A, era questo l'obiettivo, ed è stato centrato. Una salvezza strappata con le unghie e con i denti al termine di una partita contraddistinta da non poche sofferenze.
Per 85' l'impeto e la voglia del Catania di raggiungere il gol salvezza sì è stampato sulla traversa, poi il gol di Martinez accolto come una vera liberazione da tutti i tifosi. Al 90' impazza la festa tra le strade della città, caroselli di auto e moto sventolano vessilli rigorosamente rossazzurri. E la festa proseguirà così per ore e ore, senza riuscire ad esaurire la gioia irrefrenabile dei tifosi.
Sciarpe, bandiere, magliette con i nomi dei protagonisti: Vargas, Mascara, Martinez, Morimoto, Spinesi. La hit parade del pomeriggio della festa rossazzurra è la stessa che accompagna il pre partita al Massimino, "i tifusi do Catania semu tutti pari cà una Catania è squadra di serie A".

di Andrea Rapisarda

Il supertifoso

Quel magico numero tre e i campioni da celebrare
E tre! Come gli anni di fila che la squadra rossazzurra si appresta a giocare nella massima serie.
Come le tre partite spareggio giocate nell'ultima di campionato. Come le squadre che in classifica ci lasciamo alle spalle. Ma quanta fatica, che stress. Forse la sofferenza aiuta a far diventare grande una squadra, a fortificare una società. Di sicuro chi ne viene fuori da campione è il "tifoso". Anche nei momenti più bui ha saputo dare quella spinta alla sua squadra, senza mai chiedersi il perchè di alcune scelte piuttosto che di altre. Il tifoso rossazzurro che è stato tirato in ballo nei momenti meno opportuni. Se nell'angolo più sperduto del pianeta qualcuno commetteva qualche scorrettezza, non si è esitato nel tirare fuori delle immagini di repertorio che hanno visto tristemente protagonista una Catania "non sportiva". Per comparare, confrontare, bollare una città intera senza alcun distinguo. Ora basta! Tre volte basta. Dimenticare no, ma cominciare a costruire sì. [...]

di Gino Astorina

Il bilancio

Risultato costruito su una grande difesa ma l'attacco non ha reso come sperato
E' finita come ci si aspettava o, se preferite, come ci si augurava. Il Catania centra la salvezza, soffre come mia era capitato in passato, anche quando si giocò tutto negli ultimi novanta minuti, con l'Albinoleffe due anni fa e con il Chievo l'anno scorso. Un segnale che indica come non sia più il caso di sfidare oltre la sorte, evitando di rischiare anche le coronarie. Salvezza però meritata. Nonostante il tentativo, peraltro ben riuscito, di complicarsi la vita cedendo nel ritorno in casa a Torino a Reggina e perdendo incredibilmente in trasferta con due delle tre retrocesse, Empoli e Livorno. Come si dice, "si impara sbagliando" e la massima non fa eccezione anche nel calcio. E' stata una stagione tormentata, controversa, folle se volete. Grande girone di andata, finale a parte, quando da Napoli in poi è cominciata una serie di sconfitte che è diventata anche esagerata. Controversa dicevamo. Male con le piccole, con le dirette concorrenti, bene, molto bene, anche nelle sconfitte, con le grandi. Molte note positive. Da Martinez a Vargas, esploso definitivamente. Da Mascara, grandissima stagione almeno fino a trequarti di campionato, a Stovini, il cui rendimento è stato di altissimo livello, il migliore in assoluto. Si è andato avanti tra alti e bassi, tra fasi esaltanti, squadra che ha centrato la semifinale di Coppa Italia, cedendo proprio alla Roma, e altre piuttosto deludenti, fino a dilapidare il suo vantaggio sulla bassa classifica, facendosi risucchiare dal gruppo di pericolanti. [...]

di Orazio Provini

 

(rassegna stampa proveniente dal sito ufficiale)

 

 

 

 

 

  P.ti G V N P F S
Inter CAMPIONE D'ITALIA
85
38
25
10
3
69
26
Roma
82
38
24
10
4
72
37
Juventus
72
38
20
12
6
72
37
Fiorentina
66
38
19
9
10
55
39
Milan
64
38
18
10
10
66
38
Sampdoria
60
38
17
9
12
56
46
Udinese
57
38
16
9
13
48
53
Napoli
50
38
14
8
16
50
53
Atalanta
48
38
12
12
14
52
56
Genoa
48
38
13
9
16
44
52
Palermo
47
38
12
11
15
47
57
Lazio
46
38
11
13
14
47
51
Siena
44
38
9
17
12
40
45
Cagliari
42
38
11
9
18
40
56
Torino
40
38
8
16
14
36
49
Reggina
40
38
9
13
16
37
56
Catania
37
38
8
13
17
33
45
Empoli
36
38
9
9
20
29
52
Parma
34
38
7
13
18
42
62
Livorno
30
38
6
12
20
35
60

In rosso le retrocesse  C = Champions League PCL = Preliminari Champions League U = Coppa Uefa I=Intertoto

 

 

Classifica Marcatori

21 Del Piero A. (21 Juventus, 3 rig.)
20 Trezeguet D. (20 Juventus, 2 rig.)
19 Borriello M. (19 Genoa, 5 rig.)
17 Di Natale A. (17 Udinese, 2 rig.) , Ibrahimovic Z. (17 Inter, 8 rig.) , Mutu A. (17 Fiorentina, 6 rig.)
15 Amauri C. (15 Palermo, 2 rig.) , Kaka' R. (15 Milan, 6 rig.)
14 Pandev G. (14 Lazio, 1 rig.) , Rocchi T. (14 Lazio, 3 rig.) , Totti F. (14 Roma, 3 rig.)
13 Cruz J. (13 Inter, 1 rig.) , Maccarone M. (13 Siena, 2 rig.)
12 Amoruso N. (12 Reggina, 3 rig.) , Bellucci C. (12 Sampdoria, 2 rig.) , Doni C. (12 Atalanta, 4 rig.) , Quagliarella F. (12 Udinese)
11 Inzaghi F. (11 Milan)
10 Acquafresca R. (10 Cagliari, 2 rig.) , Cassano A. (10 Sampdoria) , Tavano F. (10 Livorno, 3 rig.)
9 Hamsik M. (9 Napoli) , Maggio C. (9 Sampdoria) , Pato A. (9 Milan) , Pazzini G. (9 Fiorentina) , Vucinic M. (9 Roma)
8 Brienza F. (7 Reggina, 1 Palermo) , Domizzi M. (8 Napoli, 6 rig.) , Floccari S. (8 Atalanta) , Iaquinta V. (8 Juventus, 1 rig.) , Langella A. (8 Atalanta) , Lavezzi E. (8 Napoli) , Mancini A. (8 Roma) , Martinez J. (8 Catania) , Miccoli F. (8 Palermo, 1 rig.) , Rosina A. (8 Torino, 4 rig.) , Suazo D. (8 Inter) , Zalayeta M. (8 Napoli)
7 Budan I. (7 Parma, 2 rig.) , Gilardino A. (7 Milan) , Pozzi N. (7 Empoli) , Seedorf C. (7 Milan) , Spinesi G. (7 Catania, 2 rig.)
6 Cambiasso E. (6 Inter) , Cozza F. (6 Reggina) , Di Michele D. (6 Torino, 1 rig.) , Giovinco S. (6 Empoli) , Giuly L. (6 Roma) , Matri A. (6 Cagliari) , Santana M. (6 Fiorentina) , Sosa R. (6 Napoli) , Taddei R. (6 Roma) , Vieri C. (6 Fiorentina, 1 rig.)
5 Camoranesi M. (5 Juventus) , Cavani E. (5 Palermo) , Conti D. (5 Cagliari) , Corradi B. (5 Parma) , De Rossi D. (5 Roma, 2 rig.) , Foggia P. (5 Cagliari, 4 rig.) , Gasbarroni A. (5 Parma, 2 rig.) , Loria S. (5 Siena) , Osvaldo P. (5 Fiorentina) , Panucci C. (5 Roma) , Perrotta S. (5 Roma) , Sammarco P. (5 Sampdoria) , Simplicio F. (5 Palermo) , Vannucchi I. (5 Empoli, 1 rig.) , Vargas J. (5 Catania) , Vigiani L. (5 Reggina)
4 Ambrosini M. (4 Milan) , Bianchi R. (4 Lazio, 1 rig.) , Crespo H. (4 Inter) , Diamanti A. (4 Livorno) , Ferreira Pinto A. (4 Atalanta) , Frick M. (4 Siena) , Leon J. (4 Genoa) , Lucarelli C. (4 Parma) , Mascara G. (4 Catania) , Montella V. (4 Sampdoria) , Paci M. (4 Parma) , Pisanu A. (4 Parma) , Salihamidzic H. (4 Juventus) , Saudati L. (4 Empoli, 1 rig.) , Sculli G. (4 Genoa) , Ventola N. (4 Torino)
3 Aquilani A. (3 Roma) , Asamoah G. (3 Udinese) , Balotelli M. (3 Inter) , Barreto E. (3 Reggina) , Bogliacino M. (3 Napoli) , Chiellini G. (3 Juventus) , Cigarini L. (3 Parma, 2 rig.) , Cordoba I. (3 Inter) , Di Vaio M. (3 Genoa) , Diana A. (2 Torino, 1 Palermo) , Figueroa L. (3 Genoa) , Fini M. (3 Cagliari, 1 rig.) , Firmani F. (3 Lazio) , Floro Flores A. (3 Udinese) , Jeda J. (3 Cagliari) , Jimenez L. (3 Inter) , Kharja H. (3 Siena) , Knezevic D. (3 Livorno) , Konko A. (3 Genoa) , Ledesma C. (3 Lazio) , Locatelli T. (3 Siena) , Mauri S. (3 Lazio) , Morrone S. (3 Parma) , Padoin S. (3 Atalanta) , Pepe S. (3 Udinese) , Pirlo A. (3 Milan, 1 rig.) , Pizarro D. (3 Roma, 1 rig.) , Reginaldo F. (3 Parma) , Rossini F. (3 Livorno) , Stellone R. (3 Torino) , Tissone F. (3 Atalanta) , Vieira P. (3 Inter) , Zampagna R. (3 Atalanta, 1 rig.)
2 Bellini G. (2 Atalanta) , Bianco P. (2 Cagliari) , Bogdani E. (2 Livorno) , Bonazzoli E. (2 Sampdoria) , Budel A. (2 Empoli) , Busce' A. (2 Empoli) , Calaio' E. (2 Napoli) , Capelli D. (2 Atalanta) , Carrozzieri M. (2 Atalanta) , Cicinho C. (2 Roma) , De Ceglie P. (2 Siena) , Delvecchio G. (2 Sampdoria) , Donadel M. (2 Fiorentina) , Dossena A. (2 Udinese) , Franceschini D. (2 Sampdoria) , Galloppa D. (2 Siena) , Gargano W. (2 Napoli) , Gastaldello D. (2 Sampdoria) , Grandoni A. (2 Livorno) , Inler G. (2 Udinese) , Jankovic B. (2 Palermo) , Juan S. (2 Roma) , Legrottaglie N. (2 Juventus) , Loviso M. (2 Livorno, 1 rig.) , Mesto G. (2 Udinese) , Montolivo R. (2 Fiorentina) , Muslimovic Z. (2 Atalanta) , Mutarelli M. (2 Lazio) , Nedved P. (2 Juventus) , Palladino R. (2 Juventus) , Paloschi A. (2 Milan) , Papa Waigo N. (2 Fiorentina) , Pulzetti N. (2 Livorno) , Rinaudo L. (2 Palermo) , Ronaldo L. (2 Milan) , Rossi M. (2 Genoa) , Semioli F. (2 Fiorentina) , Tedesco G. (2 Palermo) , Volpi S. (2 Sampdoria)
1 Abate I. (1 Empoli) , Accardi P. (1 Sampdoria) , Adriano L. (1 Inter) , Baiocco D. (1 Catania) , Barone S. (1 Torino) , Behrami V. (1 Lazio) , Bergvold M. (1 Livorno) , Bertotto V. (1 Siena) , Biondini D. (1 Cagliari) , Bottone D. (1 Torino) , Bresciano M. (1 Palermo) , Brighi M. (1 Roma) , Burdisso N. (1 Inter) , Cafu M. (1 Milan) , Caracciolo A. (1 Sampdoria) , Caserta F. (1 Palermo) , Cassani M. (1 Palermo) , Ceravolo F. (1 Reggina) , Cesar R. (1 Inter) , Colucci G. (1 Catania) , Coly F. (1 Parma) , Comotto G. (1 Torino) , Contini M. (1 Napoli) , Corini E. (1 Torino) , Corvia D. (1 Siena) , Cossu A. (1 Cagliari) , Danilo S. (1 Genoa) , De Vezze D. (1 Livorno) , Dellafiore P. (1 Torino) , Felipe D. (1 Udinese) , Ferronetti D. (1 Udinese) , Figo L. (1 Inter) , Forestieri F. (1 Siena) , Galante F. (1 Livorno) , Gamberini A. (1 Fiorentina) , Garics G. (1 Napoli) , Gattuso G. (1 Milan) , Gobbi M. (1 Fiorentina) , Gourcuff Y. (1 Milan) , Grella V. (1 Torino) , Grygera Z. (1 Juventus) , Joelson I. (1 Reggina) , Kolarov A. (1 Lazio) , Kuzmanovic Z. (1 Fiorentina) , Lanna S. (1 Torino) , Larrivey J. (1 Cagliari) , Lucarelli A. (1 Genoa) , Maicon D. (1 Inter) , Maldini P. (1 Milan) , Malonga D. (1 Torino) , Maniche N. (1 Inter) , Mannini D. (1 Napoli) , Marchionni M. (1 Juventus) , Marconi M. (1 Atalanta) , Marzoratti L. (1 Empoli) , Masiello A. (1 Genoa) , Masiero M. (1 Genoa) , Materazzi M. (1 Inter) , Matteini D. (1 Parma) , Mexes P. (1 Roma) , Milanetto O. (1 Genoa) , Missiroli S. (1 Reggina) , Modesto F. (1 Reggina) , Morfeo D. (1 Parma) , Morimoto T. (1 Catania) , Motta M. (1 Torino) , Natali C. (1 Torino) , Nesta A. (1 Milan) , Oddo M. (1 Milan, 1 rig.) , Palombo A. (1 Sampdoria) , Pavan S. (1 Livorno) , Pellegrino M. (1 Atalanta) , Portanova D. (1 Siena) , Raggi A. (1 Empoli) , Recoba A. (1 Torino) , Rigano' C. (1 Siena) , Rivalta C. (1 Atalanta) , Rossi M. (1 Parma) , Sala L. (1 Sampdoria) , Sardo G. (1 Catania) , Silvestri C. (1 Catania) , Sissoko M. (1 Juventus) , Siviglia S. (1 Lazio) , Stankovic D. (1 Inter) , Stendardo G. (1 Juventus) , Stovini L. (1 Catania) , Tare I. (1 Lazio) , Terlizzi C. (1 Catania) , Tonetto M. (1 Roma) , Tristan D. (1 Livorno) , Vailatti T. (1 Torino) , Vergassola S. (1 Siena) , Vidigal J. (1 Livorno) , Zaccardo C. (1 Palermo) , Zanetti J. (1 Inter) , Zapata C. (1 Udinese)

 

ORGANICO 2007-08