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Via Santa Filomena la vanedda chic di Catania di Lucia Murabito Meta di turismo enograstronomico, centro della movida catanese e nuovo salotto della Catania bene: questa la descrizione che ormai da qualche tempo viene fatta di via Santa Filomena. Vanedda incastonata tra via Umberto, via Etnea e via Pacini, via Santa Filomena è ormai “sulla bocca di tutti”: non c’è catanese che non abbia testato la qualità e la varietà di prodotti che i tanti locali – tutti diversi per impostazione, target e offerta – portano in tavola.
Usciti indenni dai recenti controlli a tappeto dei Nas, i ristoranti di via Santa Filomena sono l’isola felice per i palati sopraffini e per le buone forchette, il baluardo dell’autocontrollo alimentare a Catania. Ma volendo – concedetecelo per una volta – lasciare da parte l’ormai imperante riferimento gastronomico, va ricordato come questa graziosa viuzza del centro storico nasca come via degli artigiani. In tempi non sospetti, via Santa Filomena contava numerose botteghe di produzione manufatturiera: rilegatori, pellettieri, sarti e le pioniere della produzione di oggettistica con materiali di riciclo. Pochi i superstiti, incastonati come gemme nella moltitudine di ristoranti. Preziose come gemme le realtà di cui stiamo parlando: Boudoir 36, Ibridi e la libreria Vicolo Stretto. E a parlarci della realtà di via Santa Filomena è proprio Maria Carmela Sciacca, titolare della libreria Vicolo Stretto. 23m² di legno, libri e “vibrazioni positive”, come dicono i clienti di questa perla della cultura catanese. Mari è qui da tre anni, da quando via Santa Filomena era ancora la strada degli artigiani: nella sua libreria organizza laboratori per bambini, conferenze, mostre pittoriche, performance musico-teatrali, corsi gratuiti di lingua spagnola. “E poi vendiamo libri” conclude. “Tornata dalla Spagna laureata e disoccupatissima mi hanno proposto questa botteguccia: costava poco e io non avevo la più pallida idea di che cosa significasse gestire una libreria e di cosa sarebbe diventato questo posto. Adesso, a distanza di tre anni, ho la consapevolezza che i miei clienti sono i miei e non di via Santa Filomena. Perché chi sceglie Vicolo Stretto ne sceglie la filosofia: tutto è accuratamente selezionato e organizzato secondo uno spirito. Siamo una libreria indipendente. Qui invece tutto è massificato, manca totalmente il concetto di bellezza diffusa e di varietà dell’offerta: mi piacerebbe vedere qualche negozio in più su questa strada”. Sì, perché se la via dei ristoranti ricorda tanto i boulevard parigini, a mancare è proprio la varietà delle attività commerciali che affacciano le loro porte sul vico. “Io ho un’altra concezione del social” ci dice Andrea Ganci, titolare di Ibridi.ibridi “Questa strada ha un potenziale pazzesco e l’ho sempre immaginata come un salotto elegante e rilassato. Ho aperto il mio brand 7 anni fa: non riuscivo a trovare lavoro e l’idea era quella di creare un negozio dove io stesso avrei speso volentieri i miei soldi. Da un annetto ci siamo ritrovati al centro di questo fenomeno modaiolo e mediatico, ma non mi sento parte di tutto questo: manca la leggerezza, come atteggiamento e filosofia di vita”. “Commercialmente – ci dicono entrambi – abbiamo potenzialmente ampliato il bacino d’utenza: adesso passa davvero tanta gente da qui, anche al mattino. Ma, al di là dei nostri clienti affezionati, sono i turisti ad apprezzare la nostra attività”. “Sarebbe utile un’associazione dei commercianti di via Santa Filomena”, ci dice Andrea Ganci. “L’unione fa la forza e per ora non riusciamo nemmeno a far rispettare il divieto d’accesso a macchine e motorini: questa strada dovrebbe essere pedonale sempre, non solo il sabato sera quando il muro di gente ti impedisce materialmente il passaggio.
Sarebbe bello che l’arredo urbano fosse curato in maniera uniforme, con panchine, fiori. E sono certo che la gente troverebbe utile avere a disposizione una linea wi-fi gratuita. E non solo per pubblicare le foto dei piatti su Facebook”. “Avremmo più voce in capitolo anche con l’amministrazione comunale”, conclude Mari. “Se la strada è sempre pulita dobbiamo ringraziarci a vicenda: ognuno fa la sua parte pulendo il proprio pezzo di marciapiede. Lo spazzino passa, ma sembra fare finta. Il problema però è che qui ogni commerciante parla di Via Santa Filomena, ma in realtà parla della propria attività”. Su una cosa sono tutti d’accordo però: via Santa Filomena è una realtà a sé stante, da salvaguardare e migliorare. Con qualche accorgimento e un po’ di collaborazione si potrebbe anche esportare e usare come modello per l’intero centro storico catanese. http://catania.sudpress.it/_/via-santa-filomena-la-vanedda-chic-di-catania/
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Qualunque sia il percorso scelto per trascorrere la serata, c’è un momento che accomuna tutti i nottambuli a spasso per le città dell’Isola: il rito della colazione all’alba. Che si tratti del classico cornetto appena sfornato, di una granita o di una cioccolata calda… bar, laboratori e pasticcerie cominciano ad affollarsi tra le 4 e le 6 del mattino, con le macchine per caffè espresso che producono a ritmo continuo caffè e cappuccini e l’aria che si riempie dei racconti della serata appena trascorsa. E domani è un altro giorno, o meglio, un’altra notte…
A Fera o Luni
Ricco di molteplici e caldi colori, allegre musiche, tintinnii di
campanellini degli abiti orientali, profumi intensi e coinvolgenti,
fra i tendoni rossi, blu e bianchi, si snoda il mercato storico di
Catania, in gergo a Fera o Luni.
Percorrendo tale via, fra le musiche diverse ed il vociare incessante
si incontra sempre un signore di colore, anziano, magro e pacato, il
quale, con voce gentile offre la sua merce: federe di cuscini
colorati, azzurri, verdi, bianchi e al rifiuto del passante augura
con il sorriso sulle labbra un buongiorno.
Vengono poi i banchi di frutta di stagione, sapientemente adagiata in
forma di piramide, e le ceste di verdure, di peperoni rossi e verdi,
di melanzane violacee, di pomodori indicati dai venditori con
solerzia ai passanti e i banchi dei formaggi dove una voce sovrasta
le altre urlando “Pepato vecchio”. Sia fra i venditori che fra gli acquirenti le nazionalità sono diverse: africani, asiatici, italiani di Catania e provincia, siciliani si incontrano, chiacchierano, propongono i loro prezzi, li comparano con la qualità offerta, discutono fra loro del Catania calcio o del film visto in tv la sera precedente, intessendo una vera e propria amicizia che si accresce giorno dopo giorno.
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