U Cuzzularu durante la raccolta delle telline alla Playa di Catania. Piatto prelibato della gastronomia catanese. Le Telline, che in dialetto catanese vengono chiamate “ ‘i cuozzoli dda Plaja”, necessitano di estate, mare calmo e caldo, per raggiungere la giusta maturità e raccoglierle così ben piene. Plaja è termine spagnolo che indica la spiaggia di sabbia chiara, finissima. Per antonomasia la Plaja, a Catania, è il litorale sabbioso che si estende a sud della città per oltre 3 km. Qui, facendo il bagno, basta affondare la mano tra la sabbia del sublitorale e si trovano questi bivalvi, saporitissimi che si possono consumare in tanti modi, anche crudi. Un modo per praparli è la ricetta degli Spaghetti con le Telline. Ingredienti per 2 persone: 300 gr di telline, olio EVO, tre-quattro cucchiai, 3 spicchi d’aglio, 140 gr di spaghetti, pepe nero macinato al momento, un cucchiaio di prezzemolo tritato minutamente (facoltativo), salsa di pomodoro fresco due cucchiai. In una padella di grosse dimensioni scaldare l’olio con l’aglio vestito e schiacciato, aggiungere le telline appena sciacquate e far cuocere finché si aprono (pochi minuti). Aggiungere il cucchiaio di prezzemolo (s'è gradito) e saltarvi la pasta precedentemente portata a ¾ di cottura, aiutandosi con poca acqua della cottura della pasta. Comporre il piatto aggiungendo sulla pasta un cucchiaio di salsa di pomodoro fresco (se gradita), una macinatina di pepe nero e, sopra, le telline che sono rimaste in padella. Finiti gli spaghetti ogni tellina va prelevata con le mani, rigorosamente, e portata alla bocca per gustare il mollusco che è ancora attaccato ad una delle valve. _________________________________________________________________________________________________________
Nonna Vincenza è di un paesino in provincia di Enna, Agira. Qui, sin dall’età di sei anni, aiuta zia Provvidenza, suora laica e dolciera del paese, nella produzione artigianale della tipica pasticceria tradizionale siciliana destinata ai matrimoni. Era infatti usanza per i nubendi andare a prenotare prima i dolci da Sr Provvidenza per poi pensare a tutto il resto. Così Vincenza, giorno dopo giorno, impara i segreti della zia e si appassiona al punto da aprire, molti anni più tardi, la sua pasticceria: I dolci di Nonna Vincenza. Ma andiamo con ordine. Dopo l’infanzia passata ad Agira, si innamora del capo coro della chiesa del paese, Giuseppe, lo sposa, mette su famiglia e, sempre con lui, si trasferisce a Catania. Una volta arrivata nella città barocca, la sua passione per i dolci non svanisce: lei vorrebbe aprire una pasticceria ma il marito, con la passione per la musica, non è poi molto d’accordo. La cosa non ferma Vincenza che comincia a preparare dolci per i parenti e gli amici, nel frattempo i sette figli crescono e la convincono a concretizzare il suo sogno. Arriviamo così al 5 febbraio 1997, festa di Sant’Agata, la più importante festa religiosa di Catania. È in questo giorno che viene inaugurata la sede storica della pasticceria a gestione familiare, caratterizzata da uno stile elegante, raffinato, e che sta espandendosi in Italia e prossimamente all’estero.Dal 1997 a oggi la pasticceria di Vincenza ne ha fatta di strada, anche grazie alla lungimiranza dei tre figli coinvolti a tempo pieno negli affari dell’azienda. Alessandro si occupa della produzione, Salvo dell’aspetto commerciale e Paolo Pistone, il primogenito, è colui che sceglie le materie prime. “Il tutto è coadiuvato da mamma Vincenza che, nonostante i suoi ottantatré anni, ci consiglia e ci sostiene”. Paolo parla a nome di tutti i fratelli. “È soprattutto grazie a lei che oggi abbiamo dieci punti vendita tra Catania, Roma e Bologna ed è sempre grazie alla sua capacità di appassionarsi e di appassionare che continueremo a diffondere le tradizioni siciliane in Italia e tra un po’ anche all’estero”. La prossima apertura è prevista agli inizi di dicembre nella Strada Maggiore, centro di Bologna, e tra non molto apriranno negozi a Londra, in zona Oxford Street, e a New York: “Ci stiamo già muovendo e siamo andati a vedere un po’ di location papabili. I negozi saranno a Manhattan mentre il laboratorio sarà in periferia. In questo caso il caseificio si farà in loco perché il latte di qualità lo si può procurare ma per quanto riguarda la ricotta, questa, necessita di tecniche e procedure particolari”. Tale scelta strategica, portare il loro know how siciliano a New York utilizzando le materie prime del luogo (lì dove è impossibile trasportarle da Catania), è applicabile a tutte le città e sembra vincente dal punto di vista della qualità dei prodotti. “È innegabile che la ricotta fatta al momento, con la sapienza dei casari siciliani, sia migliore di una ricotta, proveniente sì dalla Sicilia, ma che ha dovuto subire ore e ore di volo”. Se da una parte c’è questo slancio verso l’estero, dall’altra Paolo e i suoi fratelli stanno puntando molto sul loro territorio. “Stiamo investendo molto sull’agricoltura: abbiamo undici ettari di mandorleto ad Avola e un pistacchieto di cinque ettari a Bronte. Sempre a Bronte, abbiamo gli aranceti e vogliamo istallare delle arnie per il miele (che ora comprano a Zafferana Etnea e a Sortino), tra le coltivazioni. L’obiettivo? L’auto approvvigionamento, anche se per ora la produzione non è sufficiente”. Oltre alle coltivazioni, Paolo, vorrebbe aprire un caseificio anche a Catania. Per ora la ricotta arriva dal caseificio Fioretta e dal consorzio Ragusa Latte. Questa viene poi trasportata a Roma e a Bologna dentro dei furgoni di loro proprietà, rispettando la catena del freddo a 4° C. Oltre alla ricotta, vengono trasportati tutti i loro prodotti: pasticceria secca alle mandorle, ai pistacchi, al mandarino, all’arancia; infasciatelli, buccellati, nocatole, olive di sant’Agata, pesto di pistacchi, creme in barattolo. E ancora cassatine e cassatelle, pasta di mandorla, dalla frutta martorana ai pasticcini aromatizzati al limone, al mandarino, al caffè o al pistacchio. Non solo dolci ma anche i rosoli della Nonna, al limone, alla cannella, all’alloro, ai fichi d’india, al latte, al finocchietto… Ogni giorno arriva tutto dalla Sicilia, insieme al resto della materia prima per la produzione fresca che, nella maggior parte dei punti vendita, avviene nel laboratorio per garantire la qualità dei prodotti. E negli altri punti vendita, quelli che il laboratorio non ce l’hanno, come vi organizzate? “In questi casi facciamo arrivare i cannoli già pronti: all’interno della cialda c’è uno strato di cioccolato per evitare che si inzuppi la cialda stessa. Lo sappiamo che non è il massimo ma secondo noi è il male minore. Tra l’altro quando nell’aeroporto di Catania proponevamo i due tipi di cannoli, quelli classici e quelli con copertura di cioccolato, vincevano i secondi”. E a proposito di aeroporti, ci sono due punti vendita in quello di Catania (agli arrivi e alle partenze), uno nell’aeroporto di Bologna e, ultimo in ordine di apertura, in quello di Roma Ciampino. Ma cosa li ha spinti ad aprire dei negozi in luoghi così spiccatamente non luoghi? “Dopo l’apertura nella piazza della chiesa barocca di san Placido a Catania ci siamo resi conto che i nostri prodotti sono apprezzati sia dagli italiani che dagli stranieri. Nonostante oggi la percentuale di vendite agli italiani sia del 60%, contro il 40 di quelle destinate agli stranieri, queste ultime stanno aumentando moltissimo. Così abbiamo pensato di aprire negli aeroporti, dove si possono intercettare anche molti stranieri. L’investimento sta dando i suoi frutti, basti pensare che il punto vendita dell’aeroporto di Catania è il nostro maggior store a livello di fatturato”. È ovvio dunque che la famiglia Pistone abbia dovuto investire molto ma è altrettanto evidente che le cose stiano girando bene sia a livello economico (dato che dalla loro parte c’è anche un’economia di scala che permette di trattare sul costo delle materie prime) sia a livello di immagine. Sì, perché nei loro punti vendita viene proposta la tradizione siciliana, quella giusta, quella vera, che non ha nulla a che fare con i cannoli ingialliti che si vedono in molti bar e pasticcerie. “Per mantenere qualità e artigianalità ci deve essere prima di tutto una selezione spietata delle materie prime. Poi un controllo costante su tutti i prodotti che escono dal magazzino centrale di Catania e infine bisogna avvalersi di personale preparato: tutte le persone che lavorano nei nostri store sono formate. Ciascuno di loro sa come riconoscere una ricotta buona. Così, anche se ci dovesse essere un intoppo durante il trasporto, tutti sono in grado di accorgersene. Il segreto è assaggiare. E loro lo devono fare sempre, perché ci sono ingredienti che all’olfatto sembrano buoni e poi, al gusto, si rivelano difettosi. Per esempio, se il miele surriscaldato ha un retrogusto di fumo, non va bene”. E un cliente che prima di comprare, e dunque assaggiare, deve giudicare attraverso la vista, come fa a riconoscere un buon cannolo? “Diffidate dai colori sgargianti: no ai pistacchi verde fluo o ai canditi arancione fosforescente. A proposito di canditi, io li eviterei perché coprono il sapore delicato della ricotta che deve essere bianca. Il color giallino è intollerabile. Poi tra cialda e ricotta non ci deve essere spazio, se c’è, i cannoli hanno più di un giorno”. E così, oltre ad aver scoperto una bella storia imprenditoriale tutta italiana, abbiamo anche il tutorial per riconoscere il cannolo impeccabile…
a cura di Annalisa Zordan
E A POCHE CENTINAIA DI METRI.........
Catania si prepara alla movida estiva: ecco le regole dei "caffè concerto" La Giunta municipale di Catania ha approvato la delibera con cui viene varata la nuova stagione dei Caffé concerto, che quest'anno prenderà il via il 30 maggio per concludersi il primo di novembre La Giunta municipale di Catania ha approvato la delibera con cui viene varata la nuova stagione dei Caffé concerto, che quest'anno prenderà il via il 30 maggio per concludersi il primo di novembre. Le domande saranno esaminate da un Tavolo tecnico composto da rappresentanti delle direzioni Attività produttive, Ecologia, Cultura e Polizia Municipale. Rispetto allo scorso anno ci sono alcune novità riguardanti i criteri di amplificazione, gli orari della cessazione della musica, della chiusura dei locali e l'esclusione di un tratto della via dei Crociferi da piazza San Francesco d'Assisi a via Antonino di Sangiuliano, perché sottoposta a tutela storica e monumentale, viene esclusa dall'area dei Caffé concerto. L'orario della concessione di suolo pubblico è stato stabilito dalle 20 alle 2 del mattino. Dall'amplificazione, realizzata con un unico impianto, sono esclusi gli strumenti a percussione. Inoltre i locali dovranno rispettare il limite di decibel previsto dalla normativa: 65 dalle 20 alle 22 e 55 dalle 22 alle 0,30, quando la musica dovrà cessare del tutto. Nelle aree Ztl dovrà essere garantito il passaggio di mezzi di soccorso e di vigilanza lasciando liberi almeno tre metri di carreggiata e l'accesso dei residenti alle proprie abitazioni e ai garage. Gli arredi dovranno essere amovibili e rimossi al termine dell'orario di concessione e sulle aree non potranno essere collocati banchi frigoriferi o altre attrezzature.
Le sanzioni per coloro i quali non rispetteranno questi parametri sono state inasprite rispetto allo scorso anno: alla seconda violazione nel biennio, infatti, sarà considerata decaduta la concessione di suolo pubblico. E per coloro i quali, decaduta la concessione, dovessero continuare, ci potrebbe essere la sanzione accessoria della revoca della licenza.
"La delibera - ha sottolineato il sindaco di Catania Enzo Bianco - vuole contemperare le esigenze degli esercenti con quelli dei residenti. Siamo pronti a controllare con estrema attenzione attraverso squadre dotate di apposite apparecchiature che i parametri sulle emissioni sonore siano rispettati e non ammetteremo furbizie o forzature. I Caffé concerto devono ritrovare il loro spirito originario, quello che fece balzare la movida catanese all'attenzione dell'intero Paese". "Questa iniziativa - ha aggiunto l'assessore alle Attività produttive Angela Mazzola - si inserisce in quell'opera di riqualificazione dell'intero centro storico condiviso da residenti ed esercenti. Questi ultimi potranno utilizzare lo stesso modulo con cui si chiede la concessione di suolo pubblico per richiedere anche la possibilità di effettuare esibizioni musicali all’aperto".
La pasticceria catanese Fra i dolci più tipici e tradizionali il primo posto va al cannolo di ricotta, composto da una cialda croccante ripiena di crema di ricotta e decorato con scaglie di cioccolato e granella di pistacchio, farcito rigorosamente al momento della degustazione. Altrettanto famose sono la cassata e le più piccole cassatelle, i minuzzi ‘i Sant’ Aita , sempre a base di ricotta, nonché la Frutta Martorana. Quest’ ultima è una specialità a base di farina di mandorle e zucchero, caratteristica perché riproduce perfettamente frutta, ortaggi e pesce. In occasione della tradizionale festa di Sant’ Agata, la patrona di Catania, si preparano le olivette di Sant’ Agata, squisiti dolcetti di pasta di mandorla verde a forma di olive, da cui prendono il nome. E ancora possiamo citare le paste di mandorla, di nocciola e di pistacchio. Le gelaterie a Catania sono particolarmente rinomate per gli squisiti gelati artigianali, prodotti nei più svariati gusti, e i cosiddetti pezzi duri, spesso decantati dagli scrittori siciliani come un trionfo della gola. Un’ altra specialità tipica di Catania sono i biscotti della monaca, biscotti secchi a forma di “S” aromatizzati con semi di finocchio, chiamati così perché verso la fine dell’8oo una monaca di casa cominciò a confezionarli e a venderli. ex Provincia Regionale di Catania.
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